era molto appassionato all'argomento della predes<strong>ti</strong>nazione. «Nella vita diogni uomo», diceva, «esiste solo una donna assieme alla quale raggiungerel'unione perfetta e, nella vita di ogni donna, esiste un solo uomo assieme alquale essere completa.» Trovarsi però era un des<strong>ti</strong>no di pochi, dipochissimi. Tut<strong>ti</strong> gli altri erano costret<strong>ti</strong> a vivere in uno stato diinsoddisfazione, di nostalgia perpetua. «Quan<strong>ti</strong> incontri ci saranno così»,diceva nel buio della stanza, «uno su diecim<strong>il</strong>a, uno su un m<strong>il</strong>ione, su diecim<strong>il</strong>ioni?» Uno su dieci m<strong>il</strong>ioni, sì. Tut<strong>ti</strong> gli altri sono aggiustamen<strong>ti</strong>,simpa<strong>ti</strong>e epidermiche, transitorie, affinità fisiche o di carattere,convenzioni soci<strong>ali</strong>. Dopo queste considerazioni non faceva altro cheripetere: «Come siamo sta<strong>ti</strong> fortuna<strong>ti</strong>, eh? Chissà cosa c'è dietro, chi losa?»Il giorno della partenza, aspettando <strong>il</strong> treno nella minuscola stazione, miha abbracciato e mi ha bisbigliato in un orecchio: «In quale vita ci siamogià conosciu<strong>ti</strong>?» «In tante», gli ho risposto io, e ho cominciato a piangere.Nascosto nella borsetta avevo <strong>il</strong> suo recapito di Ferrara.Inu<strong>ti</strong>le che <strong>ti</strong> descriva i miei sen<strong>ti</strong>men<strong>ti</strong> in quelle lunghe ore di viaggio,erano troppo convulsi, troppo «l'un contro l'altro arma<strong>ti</strong>». Sapevo, in quelleore, di <strong>dove</strong>r effettuare una metamorfosi, andavo avan<strong>ti</strong> e indietro dallato<strong>il</strong>ette per controllare l'espressione del mio volto. La luce negli occhi, <strong>il</strong>sorriso, <strong>dove</strong>vano andare via, spegnersi. A conferma della bontà dell'aria<strong>dove</strong>va restare soltanto <strong>il</strong> colorito delle guance. Sia mio padre che Augustomi trovarono straordinariamente migliorata. «Sapevo che le acque fanno
miracoli», ripeteva mio padre in con<strong>ti</strong>nuazione mentre Augusto, cosa perlui quasi incredib<strong>il</strong>e, mi circondava di piccole galanterie.Quando anche tu proverai l'amore per la prima volta capirai quanto varie buffi possano essere i suoi effet<strong>ti</strong>. Fino a che non sei innamorata, fino ache <strong>il</strong> tuo <strong>cuore</strong> è libero e <strong>il</strong> tuo sguardo di nessuno, di tut<strong>ti</strong> gli uomini che<strong>ti</strong> potrebbero interessare, neppure uno <strong>ti</strong> degna di attenzione; poi, nelmomento in cui sei presa da un'unica persona e non <strong>ti</strong> im<strong>porta</strong>assolutamente niente degli altri, tut<strong>ti</strong> <strong>ti</strong> inseguono, dicono parole dolci, <strong>ti</strong>fanno la corte. È l'effetto delle finestre di cui parlavo prima, quando sonoaperte <strong>il</strong> corpo dà una gran luce all'anima e così l'anima al corpo, con unsistema di specchi si <strong>il</strong>luminano l'un l'altro. In breve tempo si formaintorno a te una specie di alone dorato e caldo e quest'alone at<strong>ti</strong>ra gli altriuomini come <strong>il</strong> miele at<strong>ti</strong>ra gli orsi. Augusto non era sfuggito aquell'effetto e anch'io, anche se <strong>ti</strong> parrà strano, non trovavo difficoltà aessere gen<strong>ti</strong>le con lui. Certo, se Augusto fosse stato soltanto un po' piùdentro alle cose del mondo, un po' più m<strong>ali</strong>zioso, non ci avrebbe messomolto per capire cos'era successo. Per la prima volta da quando eravamosposa<strong>ti</strong> mi sono trovata a ringraziare i suoi orrip<strong>il</strong>an<strong>ti</strong> inset<strong>ti</strong>.Pensavo a Ernesto? Certo, non facevo pra<strong>ti</strong>camente altro. Pensare perònon è <strong>il</strong> termine esatto. Più che pensare, esistevo per lui, lui esisteva in me,in ogni gesto, in ogni pensiero eravamo una sola persona. Lasciandoci, cieravamo accorda<strong>ti</strong> che la prima a scrivere sarei stata io; perché lui potessefarlo, <strong>dove</strong>vo prima trovare un indirizzo di un'amica fidata alla quale farmi
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tavolo.Rimasta sola a casa feci que
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senza accorgertene, qualcun'altra n
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gli altri.È strano, ma rivivendo a
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parlare con tutti gli animali del m
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su queste cose, lo sai, vige il seg
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contrario? Se fosse questo eccesso
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