Nel corso degli anni ho abbandonato me stessa, la parte più profonda dime, per diventare un'altra persona, quella che i miei genitori si aspettavanoche diventassi. Ho lasciato la mia person<strong>ali</strong>tà per acquistare un carattere. Ilcarattere, avrai modo di provarlo, è molto più apprezzato nel mondo diquanto lo sia la person<strong>ali</strong>tà.Ma carattere e person<strong>ali</strong>tà, contrariamente a quanto si crede, non vannoassieme anzi, <strong>il</strong> più delle volte uno esclude perentoriamente l'altra. Miamadre, ad esempio, aveva un forte carattere, era sicura di ogni sua azione enon c'era niente, assolutamente niente, che potesse incrinare questa suasicurezza. Io ero <strong>il</strong> suo esatto contrario. Nella vita di ogni giorno non c'erauna sola cosa che mi provocasse trasporto. Davan<strong>ti</strong> a ogni sceltatentennavo, indugiavo così a lungo che alla fine chi mi era accanto,spazien<strong>ti</strong>to, decideva per me.Non credere che sia stato un processo naturale lasciare la person<strong>ali</strong>tà perfingere un carattere. Qualcosa in fondo a me con<strong>ti</strong>nuava a ribellarsi, unaparte desiderava con<strong>ti</strong>nuare a essere me stessa mentre l'altra, per essereamata, voleva adeguarsi alle esigenze del mondo. Che dura battaglia!Detestavo mia madre, <strong>il</strong> suo modo di fare superficiale e vuoto. Ladetestavo, eppure lentamente e contro la mia volontà, stavo diventandoproprio come lei. Questo è <strong>il</strong> ricatto grande e terrib<strong>il</strong>e dell'educazione,quello a cui è quasi impossib<strong>il</strong>e sfuggire. Nessun bambino può viveresenza amore. È per questo che ci si adegua al modello richiesto, anche senon <strong>ti</strong> piace per niente, anche se non lo trovi giusto. L'effetto di questo
meccanismo non scompare con l'età adulta. Appena sei madre riaffiorasenza che tu te ne renda conto o lo voglia, plasma di nuovo le tue azioni.Così io quando è nata tua madre, ero assolutamente certa che mi sareicom<strong>porta</strong>ta in modo diverso. E in effet<strong>ti</strong> così ho fatto, ma questa diversitàera tutta di superficie, falsa. Per non imporre un modello a tua madre, cosìcom'era stato imposto a me in an<strong>ti</strong>cipo sui tempi, l'ho sempre lasciat<strong>ali</strong>bera di scegliere, volevo che si sen<strong>ti</strong>sse approvata in tutte le sue azioni,non facevo altro che ripeterle: «Siamo due persone diverse e nella diversitàdobbiamo rispettarci».C'era un errore in tutto questo, un grave errore. E sai qual era? Era lamia mancanza di iden<strong>ti</strong>tà. Anche se ero ormai adulta, non ero sicura diniente. Non riuscivo ad amarmi, ad avere s<strong>ti</strong>ma di me. Grazie allasensib<strong>il</strong>ità sot<strong>ti</strong>le e opportunista che caratterizza i bambini, tua madre l'hapercepito quasi subito: ha sen<strong>ti</strong>to che ero debole, frag<strong>il</strong>e, fac<strong>il</strong>e dasopraffare. L'immagine che mi viene in mente, pensando al nostrorapporto, è quella di un albero e della sua pianta infestante. L'albero è piùvecchio, più alto, sta lì da tempo e ha radici più profonde. La pianta spuntaai suoi piedi in una sola stagione, più che radici ha barbe, f<strong>il</strong>amen<strong>ti</strong>. Sottoogni f<strong>il</strong>amento ha delle piccole ventose, è con quelle che si arrampica super <strong>il</strong> tronco. Trascorso un anno o due, è già in cima alla chioma. Mentre <strong>il</strong>suo ospite perde le foglie, lei resta verde. Con<strong>ti</strong>nua a diffondersi, adabbarbicarsi, lo copre interamente, <strong>il</strong> sole e l'acqua colpiscono lei soltanto.A questo punto l'albero inaridisce e muore, resta lì sotto soltanto <strong>il</strong> tronco
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