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L’arte dell’accoglienza, Bergamo non sprechi talenti e bellezze Strana giornata, quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> oggi. Ho appena raccolto le civili rimostranze <strong>di</strong> un visitatore straniero atterrato al nostro aeroporto: nessuno gli ha saputo in<strong>di</strong>care dove prendere un mezzo pubblico che lo avvicinasse al centro citta<strong>di</strong>no. E nemmeno <strong>la</strong> frequenza dei passaggi e dove <strong>di</strong>avolo si potessero acquistare i biglietti. Probabilmente è stato assai sfortunato nel<strong>la</strong> scelta degli interlocutori, lo mettiamo in preventivo, ma abbiamo <strong>la</strong> sensazione che si potrebbe fare qualcosa <strong>di</strong> meglio. Restiamo in tema <strong>di</strong> approccio al<strong>la</strong> città per segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> storia, perlomeno singo<strong>la</strong>re, dell’ingresso dall’autostrada e dei suoi cartelli che invece <strong>di</strong> essere segna<strong>la</strong>tori sono ingannatori: come se, passateci l’esempio, <strong>gioca</strong>ssimo tutti ad una gigantesca caccia al tesoro e, per far fuori gli avversari, invertissimo <strong>di</strong> nascosto tutte le frecce per depistarli ignobilmente. Il fatto è che, non da pochissimo, un povero <strong>di</strong>sgraziato senza navigatore satellitare che avesse l’incauta idea <strong>di</strong> avvicinarsi al<strong>la</strong> nostra città, dopo aver pagato il pedaggio, si troverebbe <strong>di</strong>fronte a svariate in<strong>di</strong>cazioni per il centro, <strong>la</strong> prima delle quali lo incanalerebbe dritto sull’asse interurbano che, come noto, smista agevolmente verso tutte le parti tranne che in Porta Nuova. <strong>La</strong> questione davvero curiosa è che <strong>di</strong> questa faccenda noi ci occupiamo da parecchio tempo. Personalmente e senza mai ottenere uno straccio <strong>di</strong> risposta. Figuriamoci se speriamo nel<strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. Strana giornata, quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> oggi. Ho chiacchierato al telefono col mio amico Marco Perego e l’ho trovato fuori dal<strong>la</strong> grazia <strong>di</strong>vina per colpa <strong>di</strong> un vigile urbano che sarà anche vigile, ma non è urbano <strong>di</strong> sicuro. Marco gli si avvicina per chiedere un’informazione e, per prima cosa, da persona perbene qual è, lo saluta con un buongiorno. Il rappresentante dell’or<strong>di</strong>ne citta<strong>di</strong>no, uno che è al nostro servizio ed è stipen<strong>di</strong>ato da noi, oltre a non ricambiare il saluto lo apostrofa con un: “Dica!” che, considerando anche come viene pronunciato, si può facilmente tradurre con “Fammi sapere un po’ al<strong>la</strong> svelta perché hai scel- PENNA ALL’ARRABBIATA <strong>di</strong> Pier Carlo Capozzi to <strong>di</strong> scocciare proprio me e togliti poi dal<strong>la</strong> visuale con altrettanta rapi<strong>di</strong>tà”. Marco ci rimane male e non glielo manda a <strong>di</strong>re, assicurandosi un’arrabbiatura gratis e rischiando le manette. Mi mancava solo <strong>di</strong> leggere che Gigi Parma, altro amico, appena <strong>di</strong>messo dall’ospedale, dopo più <strong>di</strong> un’ora <strong>di</strong> attesa per un taxi, ha dovuto pregare per averne uno (dall’aeroporto!) che lo riportasse a casa. Ho usato storie personali e <strong>di</strong> gente cara per far capire che abbiamo ancora tanta strada da fare, nell’accoglienza del prossimo (sia in<strong>di</strong>geno che straniero) e nel rendere <strong>la</strong> vita meno <strong>di</strong>ffi cile <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> che normalmente è già. Il mese scorso ci compiacevamo degli sforzi degli operatori per rendere <strong>la</strong> nostra s provincia una meta sempre s più allettante anche per p l’offerta enogastronomica. c Ma è perfettamente inutile organizzare eventi golosi, l specializzarsi in ricette per p valorizzare il territorio, promuovere p vini, salumi, formaggi, f inventarsi nuovi dolci e a<strong>la</strong>mbiccare <strong>di</strong>stil<strong>la</strong>ti se poi non abbiamo taxi a suffi cienza, non riusciamo ad in<strong>di</strong>care con precisione il centro citta<strong>di</strong>no, non ce <strong>la</strong> facciamo ad ottimizzare il servizio bus dall’aeroporto e, invece <strong>di</strong> avere gente in <strong>di</strong>visa <strong>di</strong> cui andar fi eri (che sono, per inciso, <strong>la</strong> stragrande maggioranza), caschiamo a volte preda <strong>di</strong> qualche vigile frustrato che non conosce nemmeno <strong>la</strong> buona creanza del saluto. Così, amici miei, non andremo molto lontano e non è davvero il caso <strong>di</strong> fare progetti mirabo<strong>la</strong>nti sull’Expo del 2015 se siamo ancora mentalmente fermi a Italia ’90. Come già riba<strong>di</strong>to, non è concepibile sprecare le tra<strong>di</strong>zioni a tavo<strong>la</strong> e le bellezze naturali e artistiche, che abbiamo ere<strong>di</strong>tato, sull’altare <strong>di</strong> un pressappochismo e una sciatteria che ci ricacciano in<strong>di</strong>etro nel tempo. Se vogliamo <strong>di</strong>ventare davvero una città e una provincia accoglienti dobbiamo ripartire da uno sforzo comune <strong>di</strong> tutti. Non conosciamo un’altra via. E se ci fosse, state attenti a chi <strong>la</strong> chiedete. <strong>Affari</strong> <strong>di</strong> Go<strong>la</strong> maggio 2011 5