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Autobiografia Incompiuta.pdf - Alice Bailey

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consentiva che mi rifiutassi di parlare in pubblico e poco a poco mi abituai a commentare laBibbia davanti a una folla di uomini.Il processo però fu penoso. Rimanevo sveglia tutta la notte prima della conferenza apreparare cosa dire, e anche la notte dopo, per l’orrore del terribile modo in cui l’avevo detto.Questo ridicolo andamento continuò finché una notte mi esaminai per bene e scoprii ciò chenon andava. Convenni che soffrivo di puro egoismo, ero troppo accentrata in me stessa; mipreoccupavo troppo di ciò che si pensava di me. Tutta la mia iniziale educazione riceveva ilprimo duro colpo. Conclusi che, se avevo un vero interesse per il mio tema, se amavo davverol’uditorio più di <strong>Alice</strong> La Trobe-Bateman e se insomma me ne infischiavo, ce l’avrei fatta eavrei svolto un buon lavoro.Strano a dirsi, ma non ebbi più problemi dopo quella notte. Mi abituai in India a salegremite di quattro o cinquecento soldati e, salendo su una tavola attiravo la loro attenzione, maciò che più conta la trattenevo. Divenni una brava oratrice, parlare cominciò a piacermi, e orasono veramente molto più a mio agio su una pedana che in qualsiasi altro posto. Belfast vide lamia liberazione in questo campo.57 Ricordo di essere stata sinceramente lusingata per l’enorme successo delle mie lezionibibliche della domenica sera tenute svariati anni dopo a Lucknow, in India. Una quantità diistruttori militari presero l’abitudine di venire ad ascoltarmi (sempre con centinaia di altriuomini) e cominciai a montarmi la testa. Pensai che dovevo essere davvero brava se uominicosì intelligenti venivano a sentirmi una domenica dopo l’altra. Mi lasciai andare. Alla fine delcorso mi fecero un omaggio. Il più anziano si fece avanti alla fine del mio lungo discorso e miconsegnò un rotolo di pergamena quasi lungo un metro, legato con un largo nastro blu, e mirivolse un bel discorso. Anche allora ero troppo timida per srotolare la pergamena di fronte aloro ma, tornata nella mia stanza, slegai il nastro e, in bellissima grafia, vi lessi ogni singoloerrore grammaticale e tutte le metafore fuori luogo perpetrate durante il ciclo. Mi consideraiguarita e liberata per sempre quando scoprii che ci potevo ridere sopra, fino alle lacrime.Come molti bravi oratori che usano solo brevi appunti e parlano a braccio, sviluppando ipensieri necessari secondo il clima del pubblico, non prendo appunti in modo stenografico.Guardo poi le relazioni e dico: “L’avrò detto proprio così?”. Sono sicura che il segreto delparlar bene, se si ha una certa facilità di parola, sia di amare il pubblico e metterlo a suo agiocon la propria umanità. Io non ho mai voluto tenere una conferenza vera e propria. Parlo conl’uditorio come farei con un essere umano. Mi confido. Non mi atteggio a saper tutto. Dico:“Così la vedo ora; quando la vedrò altrimenti, ve lo dirò”. Non presento mai una verità (comela intendo) in modo dogmatico. Spesso dico: “Tra cinquemila anni questo insegnamento chepare avanzato sarà l’abc per i bambini, il che dimostra quanto siamo infantili oggi”. Alla finedella conferenza, al momento degli interventi — che a me piace molto — non ho problemi adammettere che non so, quando non so, il che accade sovente. Quei conferenzieri che pensanodi perdere il loro prestigio se riconoscono di non sapere e sono quindi evasivi o pomposi,hanno molto da imparare. Al pubblico piace che l’oratore li guardi e dica: “Santo cielo, non neho la minima idea”.58 Per tornare a Belfast, i miei superiori scoprirono che avevo una certa abilità nel salvare leanime, e riuscivo così bene che Miss Sandes mi mandò a chiamare da lei al CampoAddestramento di Artiglieria nell’Irlanda centrale, per un vero tirocinio. Era una bellacampagna tutta verde e non dimenticherò mai il giorno del mio arrivo. Malgrado la bellezza,però, ciò che mi colpì furono le uova. Dappertutto non c’erano altro che uova. C’erano uovanella vasca da bagno; uova in ogni tegame; uova nei cassetti della mia scrivania; uova inscatole sotto il mio letto. Se ben ricordo, c’erano centomila uova in quella casa e dovevano purstare in qualche posto. Scoprii che ogni sera si consumavano settantadue dozzine di uova nellospaccio della Casa del Soldato e, dato che erano tre le case nel distretto da noi assistito, neoccorrevano una gran quantità. Le uova, quindi, avevano la precedenza su tutto — eccetto chesul Vangelo.27

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