10.07.2015 Views

Autobiografia Incompiuta.pdf - Alice Bailey

Autobiografia Incompiuta.pdf - Alice Bailey

Autobiografia Incompiuta.pdf - Alice Bailey

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

imasto nessuno. Non voleva altro che una buona parola da me. Gli parlai, perché cominciavaa piacermi. Quando stava per morire mi mandò a chiamare. Io non ci andai, e me ne dolgo.Da quel momento in poi la mia vita divenne febbrile. Dovevo (in assenza della signorinaSchofield) rispondere di numerose Case del Soldato — Quetta — Meerut — Lucknow —Chakrata — e di altre due che aiutai ad aprire — Umballa e Rhanikhat — nell’Himalaya, nonmolto lontano da Almora. Chakrata e Rhanikhat erano a circa milleseicento metri di altezza ederano stazioni estive. Da maggio a settembre diventavamo “pappagalli di collina”. Un’altracasa era a Rawalpindi, ma di quella non dovetti mai occuparmi, salvo per un mese, allorchésostituii la responsabile, Miss Ashe. In ognuna di queste Case c’erano due donne e duedirettori responsabili dello spaccio e della manutenzione generale. Erano di solito ex soldati,così gentili e servizievoli che ne serbo un bellissimo ricordo.69 Ero così giovane e inesperta; non conoscevo nessuno nell’intero continente asiatico eavevo bisogno di protezione più di quanto credessi. Ero incline a fare le cose più stupide, soloperché non conoscevo il male e non avevo la più pallida idea di cosa può succedere a unaragazza. Una volta, per esempio, ero in preda a un terribile mal di denti, al punto da nonpoterlo sopportare. Allora non c’era un dentista in quel dipartimento e solo ogni tanto necapitava uno itinerante, (normalmente americano), il quale s’installava nel “dak” (o locanda)ed eseguiva il suo lavoro. Seppi che ce n’era uno in città e così andai, tutta sola, senza farneparola alla mia collega. Trovai un giovane americano e un altro uomo, suo assistente. Il denteera in brutte condizioni e doveva essere estratto, così lo pregai di anestetizzarmi e di toglierlo.Mi guardò in maniera alquanto strana, ma fece quanto gli avevo richiesto. Quando mirisvegliai e ripresi i sensi, mi fece una specie di predica, dicendo che non avevo modo disapere se lui era un uomo per bene, che mentre ero addormentata ero in suo potere e chesapeva per esperienza che i vagabondi dell’India non erano migliori degli altri. Prima dilasciarmi andare mi fece promettere di essere più attenta in futuro. In generale lo sono stata elo ricordo con gratitudine, anche se ne ho dimenticato il nome. Allora non avevo la minimapaura; ignoravo cosa volesse dire avere paura. Ciò in parte era dovuto a una naturaleincoscienza, in parte all’ignoranza e in parte alla sicurezza che Dio si curava di me. A quantopare supponevo che Egli operasse secondo quel principio per cui ubriachi, bambini e sciocchinon sono responsabili e devono essere sorvegliati.Dapprima dunque andai a Meerut, dove conobbi Miss Schofield che mi insegnò le cosenecessarie per poterla temporaneamente sostituire. La difficoltà maggiore era che, in realtà,ero troppo giovane per quella responsabilità. Si richiedeva troppo da me. Non avevoesperienza e quindi nessun senso dei valori. Cose senza importanza mi terrorizzavano, altremolto serie mi lasciavano indifferente. Nel corso degli anni, e ripensando a quel periodo, tuttosommato non penso di essermela cavata tanto male.70 All’inizio fui quasi stordita dalla bellezza dell’Oriente. Tutto era così nuovo, strano e deltutto diverso da quanto mi ero immaginata. Il colore, i bellissimi edifici, lo sporco e il degrado,le palme e i bambù, i bambini deliziosi e le donne (a quei tempi) con le brocche sul capo;bufali acquatici e strane carrozze quali i gharries e gli ekkas (chissà se ci sono ancora), bazaraffollatissimi e stradine piene di botteghe, monili d’argento e bellissimi tappeti, indigeni dalpasso felpato, mussulmani, induisti, sikhs, rajputs, gurkhas, soldati indigeni e poliziotti, ognitanto un elefante con il suo mahout, odori strani, lingue sconosciute, e sempre il sole, salvo nelperiodo dei monsoni — e caldo sempre e ovunque. Ecco alcuni ricordi di quel tempo. Amavol’India. Ho sempre sperato di tornarci, ma temo che mi sarà impossibile in questa vita. Homolti amici in India e molti amici indiani in altri paesi. So qualcosa del problema dell’India,della sua aspirazione all’indipendenza, dei suoi conflitti e lotte interne, delle sue molteplicilingue e razze, della sovrappopolazione e dei suoi tanti credo. Non ne ho una conoscenzamolto profonda perché ci sono rimasta pochi anni, ma adoravo quel popolo.71 La gente qui negli Stati Uniti non sa niente di questo problema, ed è la ragione per cuidanno consigli alla Gran Bretagna sul da farsi. I discorsi fanatici dei focosi induisti qui32

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!