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Documento PDF - OPAR L'Orientale Open Archive - Università degli ...

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Guerra Mondiale, proprio i Giapponesi. Nei decenni precedenti il Perù ne avevaaccolto circa 30.000 e molti di questi, con l’inasprirsi dell’atteggiamento delgoverno nei loro confronti, avevano lasciato il Paese per spostarsi in Brasile oArgentina in cerca di migliori opportunità sia nel settore agricolo che nelcommercio urbano. Nel frattempo si era consolidato il trend dell’abbandono dellepiantagioni, come già era successo all’inizio del secolo, provocando unconsolidamento della comunità giapponese nelle città peruviane, più di quantonon fosse successo per altri gruppi di immigrati. La creazione della Camera diCommercio giapponese, dell’Associazione ristoratori, delle scuole giapponesi,dei giornali in lingua giapponese, sono testimonianza concreta di questoimportante inserimento nella società peruviana, ma lo sono anche della volontàdel gruppo di preservare la propria cultura, di proteggerla, di organizzarsi in unacomunità chiusa. Proprio l’immagine di comunità chiusa data da questeiniziative, contribuì alla formazione di un sentimento anti-giapponese che andòcrescendo tra i peruviani e che si manifestò in una serie di provvedimenti politici.Così nel 1933, vennero emanati una serie di decreti atti a limitare sostanzialmentei diritti e gli ingressi dei Giapponesi, ridotti a meno di 600 all’anno, fino aquando, nel 1936 ci fu una totale chiusura delle frontiere all’immigrazione dalpaese asiatico, ritenuta composta da persone che, per cultura e attitudini troppodiverse, costituivano una minaccia per i peruviani. A seguito di notizie false, iGiapponesi già residenti in Perù, nel 1940, furono oggetto di una sollevazionepopolare durante la quale furono assaltati e devastati case e negozi e la comunitàaccusata di volersi impadronire del Perù e di aver trasformato le proprieabitazioni in depositi di armi. Il momento peggiore fu quello successivoall’attacco alla flotta americana a Pearl Harbor, quando il governo peruviano, inaccordo con quello statunitense, ne confiscò i beni; tra il 1942 e il 1943, molti,ritenuti pericolosi per la sicurezza dello stato, furono “rimpatriati” in Giappone oinviati negli Stati Uniti sotto detenzione come “nemici” (il governo statunitensetentò anche di usare questi detenuti come merce di scambio con i propri soldatiresi prigionieri, ma lo scambiò non avvenne). 194.3 La nuova distribuzione territoriale19Col tempo tutti i Giapponesi-peruviani che non furono né deportati né rispediti inGiappone, si sono organizzati in una solida comunità della quale, oggigiorno, fanno parteanche la seconda, terza e quarta generazione, ancora prevalentemente concentratinell’area urbana di Lima. Paradossalmente, a causa delle difficili condizioni economichein cui versa il Perù e a seguito del rapido sviluppo economico del Giappone, moltigiovani stanno formando una corrente di “immigrati di ritorno”, inseriti come stagionalidi carattere economico nella terra d’origine dei propri avi; migrazione necessaria per ilsostentamento proprio e delle famiglie in Perù (Masterson & Funada, 2003).- 38 -

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