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anno I, n. 5 - Dipartimento della Protezione Civile

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2 Focusmare sul territorio gli avvisi, prescrivendo perogni tipo di criticità un tipo di attenzione o diallerta specifica.U Allerta: proceduree comunicazione non uniformiGabrielli sottolinea come esista un problemadi uniformità delle procedure e delle forme dicomunicazione. “Ci sono Regioni che riferisconoalla criticità elevata l’allerta 2, altre l’allerta3, altre il preallerta”. Una complessitànella comunicazione delle allerta che non rendefluido il flusso informativo nel Sistema. E unodei primi compiti del Comtato Paritetico previstodalla legge 401/2001 che il <strong>Dipartimento</strong><strong>della</strong> <strong>Protezione</strong> <strong>Civile</strong> s’accinge a riattivare,conclude Gabrielli, sarà proprio cercare diuniformare procedure e comunicazione.16U Prevenzione strutturaleCentrale nella relazione il tema <strong>della</strong> prevenzione.“Esiste – sostiene Gabrielli – una prevenzionestrutturale. Se ci si soffermasse aparlare delle condizioni delle scuole, degli ufficistrategici e delle abitazioni, si vedrebbeche esiste un problema di interventi preventiviper mettere in sicurezza gli edifici e ilterritorio”. Questa attività di prevenzione nonè in carico alla <strong>Protezione</strong> <strong>Civile</strong>. Piuttosto alleRegioni e agli Enti locali che devono provvederead un’attenta e lungimirante progettazioneurbanistica dei centri urbani, ad attivitàdi indagine e consolidamento strutturaledi strutture di propria pertinenza. Molto spesso,tuttavia, la mancanza di risorse fa sì checerti interventi restino incompiuti. Manca unavisione d’insieme, un piano di interventi sistematicia medio e lungo termine. Uno statusquo che non può essere superato con interventispot, con singole e isolate iniziative.Eticamente, ribadisce il Capo <strong>Dipartimento</strong>, èimpensabile non dotare gli enti locali di risorseper intervenire: “i morti di questi giornici impongano interventi immediati”. Maogni intervento, ogni stanziamento di risorseè sterile se non si comprende che previsionee prevenzione sono presupposti di un Sistemadi protezione civile che gira bene solo conil concorso di ciascuno: istituzioni, componentie cittadini.U Il rischio accettabilePoiché la cementificazione e il dissesto sonoun dato di fatto decennale e gli interventi suldissesto h<strong>anno</strong> tempi lunghi, Gabrielli insistesulla sottoscrizione di un patto sociale fra cittadinie istituzioni basato sul concetto di “rischioaccettabile”. Certe emergenze non determinerebberoi danni che invece provocano, segli Enti locali diffondessero la cultura dell’auto-protezionee se il cittadino la facesse propria.Di contro cittadini, media e stakeholdernon possono “crocifiggere” quegli amministratoriche responsabilmente e coraggiosamente– a volte anche rischiando, ma nell’interessegenerale – prendono decisioni anche impopolariin emergenza ma quantomeno non si nascondonodietro un pavido immobilismo.U L’auto-protezioneRicorrente il tema dell’auto-protezione. “Qualcunoha ironizzato – dice Gabrielli – quandoho sottolineato l’aspetto dell’auto-protezione,contrabbandandola come se significasse‘ognuno faccia come meglio crede o si arrangi’,al contrario l’auto-protezione è uno deiconcetti basilari di un Sistema di protezionecivile. Dispone l’interruzione di tutte le attivi-

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