chio, che conosce almeno di vista: lo avrà <strong>in</strong>crociato piùvolte percorrendo quella strada.38 Bilóra vuole fra<strong>in</strong>tendere: il vecchio non può farle i servizisessuali che sa fare lui. Pitàro precisa: c’è un servo cheli serve tutti e due.39 Va a or<strong>in</strong>are. Così ha la possibilità di sganciarsi da Bilórae di non perdere tempo. Poteva ritornare e poteva fare ameno: l’avrebbe deciso poi. Il motivo di questo andarseneemerge chiaramente <strong>in</strong> seguito. Qui e altrove Pitàro confermasempre ciò che Bilóra vuole sentirsi dire: Andrónicoè impotente, c’è soltanto D<strong>in</strong>a <strong>in</strong> casa... Bilóra non si accorgemai che è lui la fonte delle notizie del bugiardo Pitàro.40 Potta del cànchero è un’espressione oscena, ma è ancheuna comb<strong>in</strong>azione senza senso di parole. “Ma potta purecosì” significa “ma vada pure così”. Nel l<strong>in</strong>guaggio normalizzatole parole hanno un significato diretto e descrittivo,cioè sono usate <strong>in</strong> senso proprio, anche se permettonopoi un oculato uso improprio; <strong>in</strong> quello dialettale hanno<strong>in</strong>vece un significato per lo più <strong>in</strong>diretto ed emotivo. Quicome altrove emerge la pratica scorretta del l<strong>in</strong>guaggio daparte di un appartenente al popolo: la conv<strong>in</strong>zione che leparole si possano assemblare tra loro senza nessun limite esenza nessun divieto. Questa pratica è presente anche <strong>in</strong>seguito.41 Le còlzere sono i pium<strong>in</strong>i per le coperte. È abituato aprenderle.42 Trema dalla paura.43 In senso affettuoso.44 Parlare. La favella è la l<strong>in</strong>gua, il parlato. L’etimologia èlat<strong>in</strong>a: fabulor, parlo. Il term<strong>in</strong>e è popolare. In <strong>italiano</strong> diventaconfabulo, parlo con qualcuno.45 Sopra l’aveva chiamata la mia cristiana, qui si presentacome il tuo cristiano. Il term<strong>in</strong>e cambia però significato: lamia poveretta (<strong>in</strong> senso affettuoso) diventa colui che tivuol bene.46 D<strong>in</strong>a si preoccupa della presenza di Bilóra, ma sùbitodopo gli ubbidisce. L’abitud<strong>in</strong>e alla sottomissione ha il sopravvento.La moglie da del voi al marito, mentre Bilóra ledà del tu.47 La donna obbedisce sùbito. Tra i due non c’è né litigioper la fuga della donna (e per i motivi che l’hanno portataalla fuga) né alcuna manifestazione visibile di affetto. Icontad<strong>in</strong>i non ci sanno fare. Non ci sono abituati. Per farciò, serve cultura. Non ce l’hanno.48 “Dà pure per scontato che la costr<strong>in</strong>gerò a darmi qualcosa.”Bilóra parla tra sé e sé. La sus<strong>in</strong>a è un frutto, ma qui<strong>in</strong>dica qualche soldo, come è detto sùbito dopo, o qualchevantaggio. Altrove <strong>in</strong>dica le batoste che Bilóra si è preso(scena prima). Questo è uno dei tanti casi <strong>in</strong> cui il l<strong>in</strong>guaggioè usato <strong>in</strong> modo non normalizzato, improprio, metaforico.D<strong>in</strong>a si comporta allo stesso modo. Poco dopo rispondecon un “Buonasera!”, che significa “Non ci credoproprio!”. Il potere e l’efficacia sulla realtà del l<strong>in</strong>guaggionormalizzato sono legati proprio al suo uso diretto (ogniterm<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dica un unico oggetto) e alla normalizzazionedel suo uso <strong>in</strong>diretto (le figure retoriche). In tal modo sielim<strong>in</strong>a qualsiasi fra<strong>in</strong>tendimento fra chi parla e chi ascolta.49 Bilóra pensa a quel che può guadagnarci: qualcosa, qualchedenaro. È la terza volta che lo dice. La fuga della mogliepuò diventare la sua fortuna economica: bisogna saperesfruttare le occasioni favorevoli... La fame di cibo e lapovertà economica gli fanno dimenticare tutto, il motivoper cui è venuto a Venezia e le capacità amatorie di cui siera vantato poco prima. Egli è capace di pensare soltantouna cosa alla volta, non riesce a pensare <strong>in</strong> modo organizzatoe a largo respiro. Ad esempio: conv<strong>in</strong>co mia moglie atornare a casa e, già che ci sono, cerchiamo <strong>in</strong>sieme di derubarei vecchio.50 La donna è senza volontà: pensa di dovere ubbidire, comeal solito. Ma teme di essere picchiata per quel che hafatto.51 Bilóra la rassicura e trova una giustificazione per lei, maanche per lui: non sei andata via volentieri con il vecchio.Nessun riferimento al fatto che lei faceva la fame e che luiper di più la batteva. Ma i panni sporchi si lavano <strong>in</strong> famiglia!Un’altra omissione è costituita dalle corna che il protagonistasi prende o gli vengono messe <strong>in</strong> testa. Non se neparla mai. Ma, quando lo stomaco brontola di fame, non sipuò guardare a particolari <strong>in</strong>significanti come questo. Nonc’è tempo per il delitto d’onore.52 “Ti giuro sopra la mia fede...” La fede è chiaramente lafede <strong>in</strong> Dio. La cultura contad<strong>in</strong>a deve molta alla culturaecclesiastica. Il rapporto con la religione è però ancipite:accanto alle <strong>in</strong>vocazioni ci sono le imprecazioni. E <strong>in</strong> propositoBilóra, ma anche Pitàro ci sanno fare! I loro discorsisono pieni d’<strong>in</strong>tercalari che uniscono il nome di Dio e deisanti con term<strong>in</strong>i sessuali.53 La donna <strong>in</strong>dica i difetti del vecchio. Li dice al marito,per non toccare i motivi per cui se n’è andata da casa e pernon dire che lì sta meglio. Tutto ciò avrebbe potuto irritareil manesco Bilóra. I difetti sono veri, come risulta anchedal monologo di Andrónico (scena quarta) e la disturbano,ma li usa anche ist<strong>in</strong>tivamente per sviare il discorso e perfarsi compatire. Ha per la testa i piccoli problemi dellanuova casa, mentre del marito ricorda soltanto che la picchiava.54 A partire da questa battuta Bilóra cerca di persuadere lamoglie a tornare a casa. L’argomentazione è <strong>in</strong>diretta (igiovani non si capiscono con i vecchi ). D<strong>in</strong>a non lo ascoltae cont<strong>in</strong>ua con il filo dei suoi pensieri (il vecchio le faschifo). Bilóra allora entra nel discorso di D<strong>in</strong>a (il vecchioè un letamaio). La donna s’<strong>in</strong>albera (sa dire soltanto cosesporche). Bilóra riprende l’opera di persuasione con unaltro argomento, che non è privo di una sottigliezza psicologica(vuoi ritornare a casa tua?). La donna dice che leivorrebbe ma che l’amante non vorrebbe, e riprende a direquel che l’amante le fa. Bilóra <strong>in</strong>siste (ma tu vuoi o nonvuoi?). La donna dà una risposta ancipite (vorrei e nonvorrei). Allora Bilóra devia il discorso sull’amante. Ladonna lo <strong>in</strong>vita ad andare via (caro fratello, andate via...).Bilóra non dice le parole che la controparte vorrebbe sentirsidire (ti voglio bene, ti amo più di lui, a casa nostra staimeglio), perché non le sa dire e perché è vero proprio ilcontrario.55 D<strong>in</strong>a ha anche bisogno di sfogarsi, perché è caduta dallapadella alla brace. Lo può fare soltanto con Bilóra, l’unica<strong>Beolco</strong>, Bilóra, a cura di P. Genes<strong>in</strong>i 32
persona che conosce a Venezia. Se poteva scegliere, l’avrebbefatto con un’altra donna.56 La vergogna o, meglio le vergogne sono gli organi genitali.L’uso traslato si trova già <strong>in</strong> Omero (Odissea, VI,129). Qui però il term<strong>in</strong>e per metonimia <strong>in</strong>dica la merda,che è il soggetto della frase successiva: “...ma [la merda]gli deve essere andata da un’altra parte, non è vero?”. Daun’altra parte, cioè nel membro di Andrónico. Bilóra <strong>in</strong>tendealludere all’impotenza del veneziano e, <strong>in</strong>direttamente,al suo vigore sessuale.57 Bilóra, che non ha capito la piccola strategia della moglie,r<strong>in</strong>cara la dose, ma la donna lo ferma: si comportamale come sempre. Poco dopo la donna gli dice che Andrónicole vuole bene. Bilóra, che ancora non capisce, lechiede un tozzo di pane. La donna si prende un’ultimavendetta...58 Nessuna scenata: vuoi tornare a casa o vuoi rimanerequi? Bilóra si comporta come se la cosa non lo riguardasse.Altrove Pitàro gli aveva detto di comportarsi come se lafuga della moglie non lo riguardasse (scena seconda). Ilcomportamento di Bilóra è comprensibile: non è mai statoprotagonista nella vita, non riesce a capire la realtà, né lamoglie, né Pitàro, né il vecchio.59 La donna non ha una volontà propria: il vecchio nonvuole che lei se ne vada, perciò neanche lei vuole andarsene.Per di più è servita e riverita...60 Lo giuro sopra l’anima mia. Il dialetto e chi parla il dialettoricorre alle ellissi al di là del ragionevole. La l<strong>in</strong>guaufficiale <strong>in</strong>vece fa il contrario: già normalmente le cosesott<strong>in</strong>tese sono troppe, e possono dar luogo ad <strong>in</strong>convenienti.Se poi si va nella direzione opposta di aumentarle...La differenza tra <strong>in</strong>terlocutori normali e <strong>in</strong>terlocutori dialettaliè questa. I primi sanno che nella comunicazione c’èuna fonte emittente e una fonte ricevente e che convieneessere chiari, cioè ridurre al m<strong>in</strong>imo i rumori, le espressioniambigue, i fra<strong>in</strong>tendimenti, sempre <strong>in</strong> agguato e semprepericolosi. I secondi fanno il contrario, credono alla letturadel pensiero, e sono costantemente conv<strong>in</strong>ti che quel chepensano, quel che sanno e quel che vogliono sia immediatamenteconosciuto e capito dalla controparte, nell’accezione<strong>in</strong> cui essi lo pensano e con i sott<strong>in</strong>tesi o i presuppostiche essi vi hanno <strong>in</strong>cluso. Insomma costoro credonoalla telepatia. Il fatto è che non hanno esperienza della comunicazionee, quando succedono fra<strong>in</strong>tendimenti, dannola colpa alla controparte o all’<strong>in</strong>terlocutore, che non li a-vrebbe capiti. Non danno mai la colpa a se stessi, che hannoemesso un messaggio, una comunicazione, che si prestavaanche ad altre <strong>in</strong>terpretazioni.61 Dopo le critiche i complimenti: il vecchio è uno schifoma mi vuole bene e mi fa star bene. La donna aveva bisognoanche di un po’ di amore e di affetto (e di benessere),oltre che di attività sessuale, di stenti e di percosse, a cui lasottoponeva il marito.62 Mi farai andare <strong>in</strong> collera. Più avanti Andrónico, che èun altolocato, avrà <strong>in</strong>vece le fumane.63 Bestemmiare. Bilóra fa una specie di m<strong>in</strong>accia preventiva,per far cedere la donna ai suoi propositi. L’anconéta èl’immag<strong>in</strong>e sacra o l’immag<strong>in</strong>e votiva.64 La donna non sa a quale delle due volontà maschili vuoleo deve sottomettersi. Anche nella risposta successiva siconsidera un semplice oggetto, come se non avesse volontàe come se la decisione non la riguardasse.65 Con Bilóra. D<strong>in</strong>a ha abbassato la voce e parla tra sé e sé.A parole ha ceduto al marito, ma di fatto sceglie di rimanerecon il vecchio. Forse ha pensato che di lì a poco potevamorire e lasciarla unica erede del patrimonio.66 Crìbele vale Cristo. Crìbele è una deformazione eufemisticadi Cristo, che deriva dal tardo lat<strong>in</strong>o criblum (
- Page 1 and 2: Angelo Beolcodetto RuzanteBilórapi
- Page 3 and 4: INDICEIL MONDO DISPERATO DEL CONTAD
- Page 8: del contado e il mondo della città
- Page 11 and 12: vano-veneziano di Pitàro e ancora
- Page 13 and 14: cide. È tutto soddisfatto: “Damm
- Page 15 and 16: apporto privilegiato con la Grecia
- Page 17 and 18: BILÓRAI PERSONAGGIBILÓRA, villano
- Page 19 and 20: SCENA PRIMABILORA, solo.Orbèntena,
- Page 21 and 22: BILORA An? Ma che crìu vu, crìu c
- Page 23 and 24: DINA A guagnarè de queste mi, vi,
- Page 25 and 26: SCENA QUINTABILORA, PITARO, DINA.BI
- Page 27 and 28: PITARO No, no, messiere: no ve scor
- Page 29 and 30: Làgame vere se la luse. Càncaro,
- Page 31: ed esprime rispetto per la persona,
- Page 35 and 36: smette a Bilóra la sicurezza che c
- Page 37 and 38: sarebbe stato particolarmente poten