Licio Gelli e “L’abito <strong>del</strong> dolore”Una raccolta di sessanta poesie inedite dal profondo contenuto umanoL’abito <strong>del</strong> dolore è,secondo le intenzioni<strong>del</strong>l’Autore, “l’ultimae definitiva raccoltadi poesie” <strong>del</strong>la lunga e intensaproduzione letteraria<strong>del</strong> poeta Licio Gelli. Conl’essenzialità e la perspicaciache caratterizzano l’uomo-Gelli,giunto a sera nelpieno <strong>del</strong>le facoltà mentalied in fervente attività produttiva,egli crede ancora nellapoesia ed ad essa si affidaper fare un resoconto <strong>del</strong>lapropria vita e mettere a nudose stesso, il proprio mondointeriore, i propri affanni e lapropria ricerca di assoluto.Lo fa con il coraggio di chiguarda al passato con occhidistaccati che vedono leluci e le ombre con la stessapassione, tesa ancoraa “fantasmi e geometrie dascoprire”.Lo fa col cuore “di una rondineche svolazza nell’etere incerca di pace”.Ne scaturisce una creaturasquisitamente manzoniana,divisa tra le aspirazioni <strong>del</strong>cuore e la forza implacabiledegli eventi. Una figura dieroe romantico, tormentatoe dolente, combattuto tral’ideale ed il reale. Una figurache “inventa” una propria spiritualità,così come vorrebbeche fosse. Quella di un personaggio“nuovo” che esuladalla propria storia reale edesprime il mondo morale <strong>del</strong>particolare momento <strong>del</strong>lastoria intima da lui vissuta alpresente.Tutta la raccolta è un’altissimameditazione su cuicampeggia tutto il dramma<strong>del</strong>l’uomo pervenuto ad altezzevertiginose, quasi unsuperuomo, e poi tornato aproporzioni umane. Senteche la realtà è amara, tantoamara da imprigionarlo, anchese in una gabbia doratae si chiede chi veramente siao sia stato quando sul palcoscenico<strong>del</strong>la vita ha calcatole scene come un istrione.Di tutto il passato non sonorimaste che tracce perdute, ilricordo di una vita “inzuppatain un sogno”. Quel sogno oragli “palpa il cuore con pressantefrenesia” che scomparenel buio <strong>del</strong>la casa, divoratadalla solitudine.Si sente debole e indifeso,soverchiato dal peso dei ricorditumultuosi e abbaglianti,ma non si arrende. Sa cheè arrivato il tempo “di ritrovarela dignità perduta”e nonchiede elemosine per il propriocorpo sfibrato, ma cercadi sopravvivere nel tempoprima che la sera annulli ilricordo <strong>del</strong>le ore passate conil loro far<strong>del</strong>lo di angosce.L’autunno è carente di promessee le parole sono comele foglie: una poltiglia che sispegne nel nulla. Forse nonvale la pena di parlare <strong>del</strong>lapropria storia. A che servirebbevantarsi <strong>del</strong>le glorieconquistate e <strong>del</strong>le “ricchezzeche traboccano dal palmo<strong>del</strong>le mani / ormai stanche evecchie in cui pesante somaè il / loro peso?”Le parole di “dopo”, non lointeressano. Le ha sentitetutte. Quelle <strong>del</strong>l’encomio equelle <strong>del</strong> dileggio. Lo hannoconfortato e lo hanno ferito.Ma ora non contano più.Sono soltanto chiacchiericcioinsignificante e inutile.La sua storia “è vitto per glisciacalli che hanno divoratoanche il cuore lasciandomimorire solo”. Ciò che c’è dadire di sé, vuole dirlo eglistesso.La raccolta è unaaltissima meditazionesu cui campeggiatutto il dramma<strong>del</strong>l’uomopervenuto ad altezzevertiginose......e si chiede chiveramente sia o siastato quando sulpalcoscenico <strong>del</strong>lavita ha calcatole scene come unistrione. . .Wanda divental’anello di congiunzioneche riportal’animo stancoverso Dio per farlosmarrire nella scia<strong>del</strong> Suo amore.In attesa <strong>del</strong>l’ultimoappello che glifarà attraversarela grande parete<strong>del</strong>l’oscurità. . .La certezza che Dionon è soltanto unsogno, placa tuttele ansie e lo portaa non opporsial destino perchésarebbe come chiederealle foglie diresistere al vento.. . .Non è un vinto, maun vincitore perchéha tra le mani ilproprio destino cheliberamentee consapevolmenteindirizza verso laFede.Rivisita le convinzioni moraliche danno un senso ed unoscopo all’esistenza e le assapora,proprio mentre sfoglia ipetali “dal fiore <strong>del</strong> dolore”.Le riconosce nel ripercorrerela propria storia, una storiache oggi rifarebbe “senzaafflizioni e senza più rancori”perché essa “manifestaamore per chiunque / ancheper quelli che non mi hannoamato”.Al ricordo di Wanda, che nonriesce a dimenticare, si vestedi sostanza la parola amoreche accende la speranza edallontana dal cuore la solitudine.Con lei idealmenteaccanto si mette sulla sciadi quel tenue filo che conducealla Verità, a quella veritàche ha sempre inseguito eche non ha ancora trovato.L’uomo che tanto ha amatola propria donna e che dopola sua scomparsa ha fermatoil tempo e si è “incarceratonella prigione <strong>del</strong>la vita”, siarrampica sulle felicità vissutee, annaspando alla ricercadi ricordi, trova “quellatenerezza / che riempiva disperanza la sera”. Non sentepiù la sinistra e triste melodia<strong>del</strong>l’ignoto.Non è più “come una barcaalla deriva” ma sa che nelcielo c’è una stella accesanell’ultimo tratto <strong>del</strong> suocammino: “Se non è troppotardi, amore, accetta di venirmi/ ancora una volta insogno per invecchiare serenoinsieme a te…”.Consapevole che la propriastagione è esaurita, sa chec’è un solo modo per renderemeno triste il suo invecchiare:attendere la propria orasperando di poterla rivedere:“E quando a capo basso appariròdinanzi a Dio, / io pregheròsoltanto di poterti vederedi nuovo, amore / cheabiti da troppo tempo a melontano”.Wanda diventa l’anello dicongiunzione che riportal’animo stanco verso Dio perfarlo smarrire nella scia <strong>del</strong>Suo amore. In attesa <strong>del</strong>l’ultimoappello che gli farà attraversarela grande parete<strong>del</strong>l’oscurità e gli farà respirarel’attimo in cui la notte eil giorno si confondono nell’“infinito che senza volere cifa da cornice”, l’uomo trovala pace.Il pensiero di Dio dissipa ildramma <strong>del</strong>la sua solitudineed è la risposta più convincentealle parole “allegorichee contorte” che è costrettoad ascoltare e che lo fannosentire come un cervo cheva verso la morte senza alcunasperanza, inseguito daicacciatori.La certezza che Dio non èsoltanto un sogno, placa tuttele ansie e lo porta a nonopporsi al destino perchésarebbe come chiedere allefoglie di resistere al vento.In lui matura una nuova consapevolezzadi esistere chelo mette in attesa di una Vocee di un segno che gli indichidove andare.Convinto che la vita “è soloun viaggio e che la morte èsolo un cambio di residenza”non si sente più “come unpupazzo di neve che dondolaal sole / per dissolversitra i sentieri <strong>del</strong> tempo, né unciottolo levigato dalla risacca,/ abbandonato sulla rivacome materia morta”. Masi percepisce come anima,“covo di amore e perdono”,voce capace di rivolgersi alCielo. Rinchiude il propriopassato nella scatola dei ricordie lo avvolge nell’ “abito<strong>del</strong> dolore”, quello più idoneoper proporsi alla presenza diDio e chiedere la Sua comprensionee il Suo perdono.Si rivolge a Lui con l’imbarazzodi “un giovane innamoratoal suo primo appuntamento”.Lo fa contimida voce <strong>del</strong>lapoesia che diventapreghiera. Col pudore<strong>del</strong>l’uomo chepiange “come ruscellolento e monotono”,felice di sciogliersie di perdersinel Suo abbracciod’amore.La poesia gli fa travalicareil sogno e lofa approdare in Dio,come unico porto<strong>del</strong>la sua tormentataricerca. Diventaessa stessa verità,capace di evocarela misteriosa genesi deglistati interiori, <strong>del</strong>le sensazionie <strong>del</strong>le vibrazioni <strong>del</strong>l’anima.È per Gelli come l’ultimoapprodo <strong>del</strong>la ragione, l’unicaforza capace di esprimereil grido di angoscia e disolitudine <strong>del</strong>l’uomo, l’unicomezzo attraverso il qualeegli riesce ad esprimere lapropria liberazione.A differenza di Napoleoneche più volte invano tentòdi raccontare ai posteri leproprie imprese ed il propriotormento esistenziale, LicioGelli, con il tocco leggeroed impalpabile <strong>del</strong>la poesia,narra tutta la sua lunga vita.La poesia gli è compagna edamica, è la sintesi <strong>del</strong>la suafilosofia esistenziale. “La vitavissuta con l’entusiasmo <strong>del</strong>lafede e <strong>del</strong>la gioia di donareè poesia”.Con la poesia egli campeggiasugli eventi, li vivifica allaluce <strong>del</strong>lo spirito e riesce adessere protagonista ancorauna volta, impegnato a vincerela sua ultima battagliacontro la morte ed a rimanerevivo per sempre.L’eroe manzoniano perde lapropria identità, non è più unacreatura uscita dalla mente<strong>del</strong> Manzoni ed improntataalla spiritualità <strong>del</strong>l’Autore, alsuo mondo morale, figlio <strong>del</strong>lasua ispirazione, ma è eglistesso autore e protagonista,artefice <strong>del</strong> proprio destino.In “L’abito <strong>del</strong> dolore”, LicioGelli è l’eroe che cantase stesso. Un personaggio“vivo” che esprime un particolaremomento <strong>del</strong>la propriastoria intima.Non è come Napoleone uno“strumento” <strong>del</strong>la Provvidenza,oggetto di pietà da partedi Dio che scende in suosoccorso per trarlo dalla disperazioneed avviarlo suisentieri sempre fiorenti<strong>del</strong>la Speranza,ai beni eterni, alpremio che superaogni desiderio.Ma è egli stessoautore <strong>del</strong> propriocammino verso Dio.In lui non c’è la minimatraccia <strong>del</strong>ladisperazione, mauna caparbia volontàdi uscire dallasofferenza e dallasolitudine, da dubbioe dall’incertezzae di scovare nel mistero<strong>del</strong>la vita unaLuce che illumini ilsuo ultimo tratto distrada, dissipi i suoi dubbi elo conduca verso la certezza.È egli stesso artefice <strong>del</strong>lapropria “conversione”.Non è un vinto, ma un vincitoreperché ha tra le maniil proprio destino che liberamentee consapevolmenteindirizza verso la Fede.È in essa che si rifugia ilGrande Vecchio, come l’unicoapprodo <strong>del</strong>la propria lunga,esaltante e tormentatastoria.Esterina Basilone
Giugno 2010 • politicaDALLA PRIMAFesta di una Repubblica da riformare(...) note <strong>del</strong> Silenzio suonate dallabanda dei carabinieri a villa Recalcati,e non l’inno di Mameli chel’Italia… “Schiava di Roma Iddiola creò”. Certola scelta <strong>del</strong>laRepubblica èstato un passaggiostorico,cruciale, per lademocrazia nelnostro Paese.Giusto onorarlo.Ma nondimentichiamoche la primaparte <strong>del</strong>la nostrastoria repubblicanasiidentifica conla Prima Repubblica.Natada uno spiritodi entusiasmo e morta annegata nellacorruzione. In un mare di debitiche ci pesano ancora sulla gobba,e fanno camminare a stento questovecchio stivale. E se la Prima Repubblicae defunta, la Seconda potràdirsi matura e compiuta solo quandole vere riforme andranno in porto.Mai come adesso il Nord <strong>del</strong> Paeseha avuto una classe politica cosìrappresentativa,mai comeoggi la Legaha avuto il potereanche nelleregioni doveraccoglie maggiorconsenso,in primisin Veneto. Unpatrimonio politicoche devetradursi in fortiriforme federali,per sopravvivereai danni<strong>del</strong> passatoad adeguarsialle istanze<strong>del</strong> futuro. Quando il percorso saràcompiuto festeggeremo tutti con piùentusiasmo la nostra Repubblica Italiana.Alessandro BizDALLA PRIMAL’Europa che vogliamoAl Complesso <strong>del</strong> Vittoriano,la sera <strong>del</strong> 9 maggio, abbiamocelebrato il 60esimo anniversario<strong>del</strong>la Dichiarazione di Schuman,considerato l’atto di nascita<strong>del</strong>l’Unione Europea.Una data fondamentale, quella<strong>del</strong> 9 maggio 1950, per unainiziativa politica che l’Italiacon Alcide De Gasperisposò immediatamente eche accese il fuoco <strong>del</strong>l’integrazionecontinentale.Sette anni dopo, a pochipassi dal Vittoriano, nellaSala degli Orazi e dei Curiazi,i rappresentanti di seiPaesi, Francia, Germania,Belgio, Olanda, Lussemburgoe Italia, firmarono,con il sottofondo <strong>del</strong>la“Patarina”, la campana <strong>del</strong>Campidoglio, i Trattati diRoma, istituendo così laComunità Economica Europea.Da allora sono stati compiutipassi importantissimi. Libertà,pace e democrazia sono penetratecosì profondamente nell’animoeuropeo da essere datequasi per scontate. Il compitomorale e storico <strong>del</strong>la riunificazioneè stato realizzato. E oggipossiamo salutare una Unionein cui 27 popoli hanno liberamentescelto di rinunciare aporzioni sempre più ampie <strong>del</strong>laloro sovranità a favore di ungrande progetto comune.Lo straordinario cammino cheè stato compiuto non deve,però, farci chiudere gli occhi difronte alle sfide e alle incogniteche si profilano all’orizzonte.Abbiamo abbattuto le frontiere,creato un mercato comune,coniato una moneta unica mamanca ancora una politica economicadavvero coordinata tra iPaesi europei, anche se, con ilpacchetto a sostegno <strong>del</strong>la zonaEuro varato dall’Ecofin, l’UnioneEuropea ha probabilmenteconsumato un passo fondamentaleverso una vera politica economicacomune. Proprio la crisidi oggi dimostra quanto sia necessariapiù Europa, non menoEuropa e quanto tutti dobbiamosforzarci di individuare ognistrumento e opportunità per rafforzarnel’azione. Ecco perchèla Dichiarazione Schuman restanello spirito ancora oggi attualissima.Il ministro francese immaginavae desideravaun’Europa basata suprogetti concreti, capacidi creare innanzituttouna solidarietà di fatto.Credo che oggi questasolidarietà debba essereriportata al centro <strong>del</strong>lamissione politica <strong>del</strong>l’Unione.Un compitocomplesso ma anche stimolante,fondamentaleper restituire all’Europaquell’entusiasmo, quellacredibilità e quella forzapropulsiva contenuta nellaDichiarazione che i cittadinieuropei oggi fanno fatica a riconosceree individuare nelleistituzioni di Bruxelles. Unascintilla di cui l’Europa, e i suoipopoli, non possono permettersidi fare a meno.Viva l’Italia e viva l’EuropaAndrea RonchiMinistro per le politicheeuropeeDOVE TROVARE IL PIAVETreviso in tutte le edicoleVENETO<strong>del</strong>la provinciaBelluno edicole <strong>del</strong> FeltrinoVenezia edicole <strong>del</strong> Basso <strong>Piave</strong>Padova distributore via Umberto, 101nel nostro sitowww.ilpiave.it trovi il pdf ultima ediz.ABBONAMENTOabbonamento Italia € 12 - estero € 38abbonamento pdf € 0chiama la redaz. +39 0438 1791484Fondato nel 1974dal Comm. Redo Cescon (1929 - 2007)Reg. Tribunale Treviso n.412Iscritto all’USPIDirettoreResponsabileAlessandro BizSupervisionegiornalisticaGianluca VersaceDirezioneAlessandro Biz Roberto MomoAndrea Catra Mattia PerencinFabio Celant Valentino VenturelliGiovanni Cescon Fabiano ZuccoRedazioneVia Monticano, 12/D31015 Conegliano / TVTel. 0438 1791484 - 349 4081615Fax 0438 6945889e-mail: redazione.ilpiave@libero.itEditoreAss. 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