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Voci dalla rete 2 1..228 - Manuscritto.it

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114 Nicolò La Roccaquello! Era molle come sempre, come il cap<strong>it</strong>aleche ormai non ne voleva sapere più di raddrizzarsi,neanche davanti alle cosce di qualche bella ballerina,di quelle che per la sagra dell’ulivo venivanoa ballare sopra il palco che l’amministrazionecomunale posizionava nella piazza. Arturo Vivianoe Salvatore Lazanca ne avevano di sistemarsicome due pupi sotto il palco. Ma che!... mancola vista delle brache bianche delle femmine cheballavano alla sagra li faceva attisare, manco ilconcime che Salvatore spruzzava sopra il cap<strong>it</strong>ale.Arturo lo afferrava per i coglioni e glieli stringevacome quando erano piccililli. E quello gridava comeun agnello scannato, che non c’era verso dichiudere le persiane quando lo spettacolo partiva.Quei due vecchiacci maledetti non avevano riguardoper la convivenza civile. Ma Lazanca garantiva:« Non sento niente! Non sento niente! »Arturo sapeva che l’amico suo era locco, lo erastato sempre, perché avrebbe dovuto cessare di esserloora che aveva ottantotto anni? Come lui, paroparo, né un anno di più né un anno di meno. Macon quella storia del diserbante sul cap<strong>it</strong>ale si stavarovinando la salute, Salvatore Lazanca. Veramente.Pisciava sangue nero, attorno ai pantalonigli si accumulava un bolo scuro e marcio che ormaineanche i dottori sapevano più che casp<strong>it</strong>inafosse. Salvatore era locco, sì, locco come era statosempre. Non era mica come Arturo Viviano l’ex

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