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Voci dalla rete 2 1..228 - Manuscritto.it

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92 Giovanna De Rosavrebbero chiamato come lui, il bambino che aspettavano.Ero certa di sì, e così gli risposi. « È davverobravo », disse poi, senza aggiungere altro, enon gli domandai perché l’avesse detto a me enon a lui, conoscevo già la risposta. Amava adoperarele parole per spiegare, per commentare, percr<strong>it</strong>icare e giudicare. Parole di lode, parole d’amore,quelle non le pronunciava volentieri, credevache non fosse necessario. A me non importava.A me bastava un lampo degli occhi, un mutamentod’espressione, un contatto anche lieve, e non capivo,neppure quella volta lo capii, come tutto sarebbecambiato, diversamente, quanto avremmo potutoessere felici.Lo squillo del telefono, di nuovo, mentre eroancora in quella stanza, e ho es<strong>it</strong>ato a rispondere.Era Laura, questa volta, parlava a voce bassa, comequando in casa c’è un bambino che dorme. Edifatti, mi ha detto, era appena riusc<strong>it</strong>a a farlo addormentare.Aveva dovuto dargli un sedativo, e luiintanto non smetteva di piangere, l’aveva pregatadi stargli accanto, mano nella mano, perché avevapaura, ed erano rimasti così, finché si era assop<strong>it</strong>o.Per fortuna Mauro già dormiva (Mauro, sì, gliel’-hanno dato davvero il suo nome). Non hanno volutofarmi preoccupare, ha aggiunto, lui soprattuttoripeteva che tanto sarebbe passata, ma è daquando suo padre è morto che sta male. È depresso,più di una volta – qui la voce s’è incrinata – ha

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