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Voci dalla rete 2 1..228 - Manuscritto.it

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120 Nicolò La Roccaaltrimenti tutti i vecchi si sarebbero svegliati eavrebbero attaccato a urlare peggio di Arturo. Eper tutta la nottata non avrebbero dorm<strong>it</strong>o più. Imonaci, certo, il saio ce l’avevano, e l’amore pure,ma gana di sentirsi tutta la notte le urla senza nétesta né piede dei vecchi, no no, proprio non sela sentivano.Così tutti si calmavano, anche quella sera. Arturo,ormai a letto, si accorse che non vedeva più ilsuo pensiero. Al buio non lo scorgeva più. Per annigli era parso di poterlo vedere con gli occhi, ilsuo pensiero. Ora non trovava di meglio che ispezionareil tartaro tra le gengive, quello che perventura rimaneva ancorato ai suoi quattro denti superst<strong>it</strong>i.Se lo spolpava con una molletta da femmina,il tartaro. Poi l’odorava e infine lo buttavaai lati del letto. Fuori non si sentiva più niente, comese, per il fatto che al Divina Car<strong>it</strong>à si fosserospente le luci, anche tutto il mondo si fosse fermato,bloccato, magari per finta. Ma sempre impressionefaceva. Un silenzio da desiderare solo disprofondare sotto le lenzuola. Così fece e non cipensò più. Peròpoi attaccò Saverio, era un tormentostarlo a sentire. Pareva una voce dall’oltretomba,fredda come il marmo delle lapidi del cim<strong>it</strong>ero,insistente come certe fotografie appiccicatesulle tombe con troppa passione dai congiuntiancora vivi. Saverio si lamentava, un gem<strong>it</strong>o lungoe molle, come un rosario snocciolato sempre con

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