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Numero 4 - La rivista dei Rodmakers

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Pagina 36Bamboo JournalE’ come per gli apprendisti <strong>dei</strong> giardini Bonsai descrittisopra. L’unica attività che gli è concessa durante i primianni è l’annaffiatura e la pulitura <strong>dei</strong> vasi. Una imposizioneapparentemente inutile e dispotica che in realtàobbliga gli apprendisti ad assimilare concetti estetici etecnici attraverso la continua osservazione.Maneggiare queste canne da un sottile piacere tattile evisivo. Se queste poi sono canne d’epoca allora si aggiungeil sapore del passato, il pensiero delle mani cheun tempo ne plasmarono la bellezza, mani di artigianisolitari o di lavoratori salariati. E capita di chiedersi achi mai appartennero tanti anni prima, chi fecero sognaree da quali acque furono bagnate. Quasi mai siriesce a rispondere a queste domande e quindi nonresta che portarle con se sul fiume per far ciò per cuifurono costruite. Ammirare le sezioni di una bella canna,appoggiata sulla propria fodera, con l’odore dellavernice, la bellezza delle legature e <strong>dei</strong> particolari, haun vago sapore mistico .Sono enormemente attratto dal rod making, devo ammetterlo,ed è solo per una questione di tempo disponibileche ancora non mi sono lasciato andare a questaavventura. Le frequentazioni con gli amici dell’IBRA econ il caro Marco Giardina sono uno stimolo enorme acui però devo resistere. Ci sono in qualche modo similitudinicon il montare mosche da salmone, l’applicazionedelle sete, le sete stesse, la rifinitura e la cura delparticolare. Per il momento mi limito a prendere confidenzacon alcune tecniche di restauro delle canne antiche.Credo sia un buon esercizio per abituare occhi emani a trattare con il materiale e con tecniche che sarannopoi applicabili al processo costruttivo di una cannacompleta. Le legature, la riparazione delle ferrule, laverniciatura. Maneggiare canne datate, non necessariamente<strong>dei</strong> pezzi da museo, credo aiuti a creare nellanostra mente quella propensione per l’eleganza delleproporzioni e <strong>dei</strong> particolari.Esattamente come avviene con le mosche classiche e dasalmone. Niente è più utile che studiare e imprimerenella mente lo stile e le proporzioni classiche delle moscheantiche, ovviamente quando è possibile averne adisposizione. I libri poi, ancora una volta, affiancano ecompletano il processo di crescita.Le canne in bambù, come le mosche classiche, richiedonoun approccio mentale di un certo tipo e il processodi apprendimento e di perfezionamento delle tecnichedi costruzione è composto da tappe obbligate.L’opposto del concetto del tutto e subito al quale lenuove generazione rischiano di abituarsi. Siamonell’era dell’”esperto istantaneo”, <strong>dei</strong> quattro salti inpadella, della mediocrità in busta chiusa, della plasticae delle “K” nell’italiano scritto sui messaggi. <strong>La</strong> pesca amosca merita di non essere chiamata nel linguaggio daforum come un supermercato e tanto meno come unafamosa bagnina americana. In effetti di PAM ricordopiù volentieri il costumino rosso.Credo quindi che le canne in bambù aiutino a tornarealla “bellezza” e all’apprezzamento del valore intrinsecodella pesca a mosca e di tutti i suoi aspetti.Italian Bamboo <strong>Rodmakers</strong> Association

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