- 16 -quanto nome “corpo”, né qualsiasi altro si predicano univocamente <strong>dei</strong> corpi corruttibili e incorruttibili,come si evince dal X Libro della Metafisica secondo il Filosofo (Aristotele N.d.R.) e il suoCommentatore (Averroè N.d.R.).3) Oppure, sia secondo il contenuto concettuale, sia secondo il contenuto ontologico. E ciò accadequando (i molti) non sono equiparati né secondo il contenuto concettuale, né secondo quello ontologico,come il nome “ente” si predica della sostanza e dell’accidente. Per tali oggetti, infatti, occorredire che la natura comune abbia un qualche essere in ciascuno di loro di cui si predica, ma differentesecondo l’essenza di una maggiore o minore perfezione. E similmente affermo che la verità, la bontàe tutte le nozioni di questo tipo (i trascendentali N.d.R.) si predicano solo analogicamente. Quindi ènecessario che tutte queste cose abbiano il loro essere in Dio e nelle creature secondo un rapporto(ratio) di maggiore o minore perfezione. Dal che ne consegue che, non potendo esistere secondo unmedesimo essere in ambedue, vi sono diverse verità.Dall’esame di questo testo si evince chiaramente come la mia correzione della formalizzazionedi Bochenski renda conto in maniera molto più adeguata della prima delletre classi di <strong>analogia</strong> di attribuzione individuate da Tommaso, che potremmo definire<strong>analogia</strong> di attribuzione logica e non ontologica. Nel testo presentato, appare chiarissimala distinzione tommasiana fra contenuti semantici concettuali e ontologici (naturali)nonché il ruolo che gioca l’altra relazione, quella intenzionale, per un’adeguata semanticadell’<strong>analogia</strong> in logica <strong>dei</strong> predicati e dell’<strong>ontologia</strong> soggiacente. Addirittura,Tommaso in una forma ellittica, assai poco <strong>formale</strong>, ma certamente comunicativamenteefficace, definisce intentiones quelli che noi, per porci in continuità critica col testo diBochenski abbiamo definito contenuti concettuali.D’altra parte, appare altrettanto chiaro come la formalizzazione di Bochenski nonpossa render conto affatto delle altre due forme di <strong>analogia</strong> di attribuzione, quelle doveentra in gioco l’<strong>analogia</strong> ontologica di attribuzione, rispettivamente in disgiunzione e incongiunzione con quella logica, dove cioè l’ambiguità sistematica si gioca nonsull’equivocità <strong>dei</strong> contenuti concettuali, ma su quella <strong>dei</strong> contenuti ontologici dellapredicazione. Tale impossibilità sistematica non deriva soltanto dalla mancanza di simbolisufficienti per una formalizzazione adeguata, ma anche da un’altra e più sottile motivazione— sebbene di eccezionale rilevanza teoretica per l’<strong>ontologia</strong> tommasiana e lasua formalizzazione.Credo che non sia sfuggito al lettore più attento la “stranezza” che qui Tommaso,apparentemente, non faccia mai riferimento esplicito alla relazione causale come costitutivadell’<strong>analogia</strong> di attribuzione ed invece usi al suo posto una relazione di ordinamentoper prius et posterius. Che il “prima” e il “dopo” cui qui si fa riferimento denotinouna relazione di successione temporale e che in questo senso connotino una semplicerelazione causale univoca può pensarlo solo chi ancora è schiavo dello schema moder-
- 17 -no, humiano-kantiano di relazione causale, sia in fisica che in metafisica 10 . Per inficiaretale interpretazione, a parte ogni altra considerazione, basta leggere il seguito del testo:in esso Tommaso applica questa relazione di ordinamento che sembra sostituire quellacausale, esplicitandola come una relazione gerarchica fra livelli di perfezionenell’essere (fra corpi celesti e terrestri, fra sostanza e accidente, fra Dio e creature)È chiaro che qui Tommaso faccia riferimento ad un genere diverso di causalità,quello che, a differenza dell’altro, univoco, che si muove su un solo livello ontologico,per enti appartenenti ad un medesimo genere o categoria ontologica, è caratterizzatoformalmente da necessità senza simmetricità delle relazioni fra causa ed effetto, dovecioè l’effetto rimanda necessariamente alla causa, ma non viceversa, così che la causadebba essere definita equivoca o, appunto analoga. All’azione della causa non segueunivocamente un effetto, ma una molteplicità di effetti di livello ontologico inferiore,sebbene tutti gli effetti rimandino univocamente alla medesima causa. Ed infatti Tommasodefinisce in molti testi col medesimo termine di causa equivoca o analoga sia lacausalità sull’essere della forma <strong>dei</strong> corpi terrestri da parte <strong>dei</strong> celesti, sia la causalitàdell’essere dell’esistenza degli accidenti da parte della sostanza, sia la causalitàdell’essere totale, <strong>formale</strong> ed esistenziale (esse ut actus), delle creature da parte di Dio,denotandola — ma con un contenuto semantico completamente diverso — col termineplatonico di partecipazione. E la differenza principale con la metafisica platonica èproprio nel fatto che, mentre in Platone l’<strong>ontologia</strong> della partecipazione è di tipo esemplarista,di chiara derivazione geometrica 11 , in Tommaso è di tipo causale. Dio è causaesemplare di tutti gli enti non perché in Lui esistono i modelli esemplari primi (paradigmi)di tutte le forme degli enti, ma perché Dio è Causa Prima di tutto l’essere deglienti, loro forme incluse.All’<strong>analogia</strong> ontologica di attribuzione, multi ad unum fa riscontro dunque una causalitàanaloga unum ad multos 12 . Ecco il nucleo teoretico di un’<strong>ontologia</strong> <strong>formale</strong>, anco-10 Per una discussione sull’indaguatezza di tale schema — che fa della successione temporale un ingredienteessenziale della causalità —, non solo per la metafisica, ma anche per l’<strong>ontologia</strong> della fisica contemporanea,in particolare della fisica quantistica e <strong>dei</strong> sistemi complessi [cfr. Basti 2002].11 È intuitivamente evidente che la struttura <strong>formale</strong> dell’esemplarismo platonico coincide in larga partecon quello della geometria proiettiva.12 La teoria <strong>dei</strong> sistemi dinamici stabili fuori dall’equilibrio (sistemi complessi) fornisceun’esemplificazione nella fisica contemporanea di questo genere di causalità analoga. In tali sistemi(p.es., i sistemi caotici) un unico insieme di condizioni iniziali è compatibile con una molteplicità di statifinali della dinamica, secondo traiettorie nello spazio delle fasi che, almeno nei sistemi instabili generatida un unico insieme di equazioni differenziali non lineari, sono passo passo, grazie alla condizionedi differenziabilità, determinabili (l’impredicibilità è solo nel lungo periodo). E’ chiaro allora che, in talisistemi, la causalità che determina ciascuno <strong>dei</strong> molteplici stati stabili (pseudo-periodi) della dinamica,compatibili con l’unico insieme di condizioni iniziali non è riducibile a tale insieme. In tali sistemi sidovrà parlare di una causalità simultanea, globale, che determina l’intero processo. Cfr. su questo punto[Basti 2002, 142-182] e bibliografia ivi citata. Per la continuità fra questa fisica <strong>dei</strong> sistemi complessi, e
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