- 30 -determinato concorso di cause fisiche determina o ha determinato, per es., all’iniziodell’universo. In tal caso, se continuiamo a perseverare nel pregiudizio fisicalista, secondoil quale l’unica modalità di esistenza causalmente determinata è quella fisica, ladistinzione fra l’essere di Socrate e di Pegaso, molto meglio che con i due quantificatoriesistenziale e universale, può essere resa con le seguenti formule (ibid., 17):( xSocrate) E! ( x) e ( xPegaso) E!( x)∃ ∃ ¬ (3.3)Certamente, pur con i suoi limiti, la posizione di Cocchiarella è molto migliore diquella di Meinong con la sua nozione autocontradditoria di “enti che non esistono”, conbuona pace di Parmenide e <strong>dei</strong> suoi seguaci. Nondimeno, è chiaro che avendo preziosamenterecuperato la distinzione fra essere ed esistere come legata ad un determinatoconcorso causale sull’esistenza, occorre andare fino in fondo, estendendo ad ogni ente— sia esso fisico o no — una simile distinzione. Distinguendo cioè fra la nozione di essere,essenza e fra diverse modalità d’esistenza, fisica o meno, degli enti, come legate adiversi concorsi causali in grado di far esistere quel dato ente a suo modo, e quindi legatealle diverse essenze <strong>dei</strong> vari enti, come vedremo. In tal modo, apparirebbe chiaro comela nozione di “essere” è quella che in qualche modo viene prima e dopo quella di“essere dell’esistenza” e “essere dell’essenza”, includendole come il più perfetto ecompleto include il meno perfetto e l’incompleto.In altri termini, ciò che come logici e metafisici non possiamo accettaredell’approccio di Cocchiarella è che l’<strong>ontologia</strong> <strong>formale</strong> del realismo concettuale possafornire la base formalizzata, tanto di una teoria <strong>dei</strong> <strong>fondamenti</strong> della logica <strong>formale</strong> inlogica, quanto di un’<strong>ontologia</strong> generale dell’essere in metafisica. Se il realismo concettualefosse la base <strong>formale</strong> di una teoria <strong>dei</strong> <strong>fondamenti</strong> in logica, si ricadrebbe in unaforma di trascendentalismo intersoggettivo a base naturalistico-culturale, come va dimoda oggi in certe riletture “naturalizzate” e/o “sociologizzate” del trascendentalismofenomenologico husserliano. Ugualmente, in <strong>ontologia</strong> e in metafisica, l’<strong>ontologia</strong> generale(dell’essere in quanto essere) viene prima delle diverse ontologie speciali(dell’essere relativo a diverse modalità di esistere). Come una teoria <strong>dei</strong> <strong>fondamenti</strong> dellalogica dev’essere capace di fondare la logica in ogni suo aspetto (logica <strong>formale</strong> emodale, logica come calcolo e come linguaggio) senza uscire dall’ambito della puraformalità senza contenuti, così un’<strong>ontologia</strong> <strong>formale</strong> generale non è la somma o la collezionedi una molteplicità di ontologie formali speciali. Né si può accettare chel’<strong>ontologia</strong> <strong>formale</strong> del modo di essere <strong>dei</strong> concetti, socio-fisicamente realizzati in strutturedisposizionali del linguaggio — fosse anche “il linguaggio della mente” degliscienziati cognitivi funzionalisti à la Fodor —, possa costituire l’<strong>ontologia</strong> <strong>formale</strong> generaledi alcunché.
- 31 -3.1.2 Il realismo concettuale intensionaleIn questo senso l’<strong>ontologia</strong> <strong>formale</strong> del realismo concettuale non può costituireun’<strong>ontologia</strong> <strong>formale</strong> fondamentale di tutte le altre, ma può solo rivestire il ruolo diun’<strong>ontologia</strong> <strong>formale</strong> speciale, quella relativa alla costituzione dell’ente logico attraversole operazioni della mente; per questo non ci sembra il caso di considerare il realismoconcettuale intensionale come un’<strong>ontologia</strong> a parte da quella del realismo concettuale,come invece Cocchiarella pretende. Con la teoria del realismo concettuale “intensionale”,infatti, Cocchiarella vuol solo rendere capace la sua <strong>ontologia</strong> <strong>formale</strong> d’includereanche l’<strong>ontologia</strong> platonica dell’esistenza degli enti logici, in quanto indipendenti dallamodalità di esistenza degli enti naturali, sebbene non si tratti di una sussistenza indipendentedal ruolo che essi svolgono negli usi concreti del linguaggio e dalla sua evoluzionenella cultura: è in tal senso che si deve parlare di un realismo concettuale intensionale.Il <strong>problema</strong>, sintetizza il Nostro, consiste nel definire la categoria ontologica di appartenenzadi quei predicati nominalizzati, prodotti dalla capacità riflessiva della nostraintelligenza (p. es., quando nominalizziamo il predicato “essere-uomo” come “umanità”o “l’uomo”, rendendolo così un possibile soggetto di predicazione). Il <strong>problema</strong> cioè èdi decidere se questi predicati nominalizzati denotano un ulteriore classe di referenti —immateriali e/o a-temporali — come nell’<strong>ontologia</strong> platonica, oppure denotano <strong>dei</strong>semplici correlati intensionali <strong>dei</strong> nostri concetti — degli stati disposizionali insaturidelle nostre menti —, sviluppati attraverso l’istituzionalizzazione delle regole del processolinguistico della nominalizzazione, e che la capacità riflessiva della nostra intelligenzaci fa considerare “come se” fossero oggetti. Ma, una volta ammessa la natura insatura<strong>dei</strong> concetti, la formalizzazione della nominalizzazione di un predicato, ovvero:( F j)( x )( F x )∀ ∃ = , (3.4)ci fa comprendere immediatamente che essi non possono essere, propriamente, <strong>dei</strong> referenti,visto che solo per espressioni logicamente sature, ovvero enunciati predicativi incui per ogni predicato sia definita la sua estensione, è possibile parlare di referentidell’enunciato medesimo. In tal caso, referenti dell’enunciato predicativo saranno propriamenteenti appartenenti ad un dato genere naturale (denotati da nomi) con le loroproprietà/relazioni naturali (denotati da predicati) e dove il nesso predicativodell’enunciato (con il suo grado di necessità/contingenza dell’appartenenza soggetto–predicato) rifletterà in qualche modo il nesso causale fondante la relazione fra l’ente e larelativa proprietà. Nel caso si tratti di una proprietà essenziale dell’ente in questione, ilnesso sarà quello necessario fra due generi naturali appropriatamente subordinati (p.es.:tutti i cavalli sono mammiferi); nel caso si tratti di una proprietà accidentale dell’ente in
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