Harrisonhanno insistito non tanto sul suo relativismo culturale quanto sul suoconvenzionalismo. Come sostiene Paul de Man, il primo problema cobconvenzionalismo retorico è di ordine epistemologico. Secondo de Mane altri, la lettura fishiana è un'attività troppo compiaciuta, un'attività checonsiste interamente nell'incontro di una convenzione interpretativacon un'altra (oppure con se stessa sotto una nuova forma). Il testo concepitoda Fish non <strong>of</strong>fre mai punti semiotici che resistono ai mezzi interpretatividel lettore, costringendolo a ripensare i propri orizzonti d'attesa,e magari spingendolo verso i margini della comprensione in cui sitroverà al cospetto di insuperabili trabocchetti interpretativi (de Man,1972: 181-92). Secondo de Man, le teorie della lettura di Fish non teorizzanol'epistemologia della lettura stessa la quale invece sembra esserecondotta in base alle regole di una retorica che permette a ogni significantedi trovare il suo significato corrispettivo. Respingere la teoria, sostienede Man, è in fondo respingere la lettura stessa, intesa come ricercadell'alterità (de Man, 1986: 17-18). Anche il fatto che Fish si ostina anon ammettere differenze fra linguaggio poetico e linguaggio comunerivela la sua resistenza a un tipo di lettura «pr<strong>of</strong>onda» da cui sorgel'esperienza della retorica intesa non come persuasione, ma come criticalinguistica, come spunto proprio per quella ricerca epistemologica cheFish non ritiene valida. Avendo ricondotto tutte le funzioni linguistiche agesti di persuasione. Fish evita gli ostacoli che la retorica stessa pone aogni tentativo di ridurre il senso al consenso.Inoltre, viene spesso messo in evidenza che la retorica del consensonon <strong>of</strong>fre una spiegazione convincente dei mutamenti storici del senso.La lettura convenzionalistica di Fish tende ad escludere dal processo ermeneuticoquei fraintendimenti che <strong>of</strong>frono la possibilità di un dialogocritico. Imprigionato nelle norme comunitarie di interpretazione, e addiritturasottomesso alla loro autorità, il soggetto fishiano non può avventurarsinei tratti più complessi, individuali e problematici di un testo.Egli può «solo appropriarsene ciecamente», sostiene Freund, «come sesi trattasse di elementi sempre disponibili ad un processo di normalizzazione.Non può neanche conoscere le condizioni che determinano ilsuo sapere o la sua ignoranza; può solo ripeterle. E questo lettore le ripeteràsenza angoscia o ansia, in quanto, basandosi sempre su atti di fede,non inciampa e non perde mai l'equilibrio: esiste sempre la rete di108
Stanley Fishun'altra convenzione a fermare la sua caduta» (Freund, 1987: HO). Dalmomento in cui la teoria di Fish non è in grado di spiegare « l'autoesamecritico e l'incontro con casi resistenti o problematici» che spesso scuotonole discipline intellettuali, diventa difficile comprendere il modo in cuivengono effettuati cambiamenti radicali nella storia del pensiero (Norris,1990: 126). Questa critica a Fish proviene non solo dal campo decostruzionistadi de Man e Norris ma anche da quello ermeneutico di HansRobert Jauss e Wolfgang Iser con cui Fish ha tenuto un dibattito moltoteso negli anni ottanta. Il circolo ermeneutico di Fish ribadirebbe semprela «pre-comprensione» del lettore e, di conseguenza, escluderebbela possibilità di pervenire a risultati imprevedibili o a scoperte radicalirese fattibili dagli scontri inattesi di idee.Una delle altre critiche rivolte alle teorie di Fish accentua il loropragmatismo paralizzante. Proprio in quanto l'ermeneutica delle comunitàinterpretative riduce ogni atto interpretativo ad un inevitabile giocodi convenzioni, non può proporre nessun cambiamento nell'operazioneattuale del pensiero storico. «L'imperialismo del consenso», secondoFreund, non presenta nessuna aspirazione verso nuove idee o impresesociali. Qui la teoria è davvero senza conseguenze in quanto non riescea liberarsi dalla prassi attuale. Non potendo liberarsene non può neanchecambiarla. L'unico consiglio di Fish è quello di abbandonare persempre la teoria e lasciar correre il mondo a modo suo - che è poi ilmodo in cui viviamo, ma non necessariamente quello che avremmo voluto.Dopo aver letto Fish (il quale è sempre pronto ad accettare questecritiche alle sue teorie, e non solo alle sue), il critico o il teorico si ritrovaa dover compiere questa scelta: respingere del tutto l'attività teorica,convinto della sua inutilità, o proseguire a sviluppare le proprie teoriecome se niente fosse. In entrambi i casi le idee di Fish non potrannoaiutarlo a prendere quelle decisioni che dovrà tuttavia prendere, decisionidi ordine politico, morale e anche teorico.Thomas HarrisonUniversity <strong>of</strong> Pennsylvania109