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Piano di Zona Ambito di Carate Brianza Minori e Famiglia

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Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> <strong>Ambito</strong> <strong>di</strong> <strong>Carate</strong> <strong>Brianza</strong> - <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2012-2014Provincia <strong>di</strong> Monza e <strong>Brianza</strong>, Aziende Ospedaliere <strong>di</strong> Monza e <strong>di</strong> Desio-Vimercate, Armadei Carabinieri e Commissariato della Polizia <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Monza.L’obiettivo del lavoro è stato quello <strong>di</strong> mettere in rete tutte le risorse, le strutture, leprofessionalità che sul territorio si occupano <strong>di</strong> dare risposte e tutela alle donne vittime <strong>di</strong>abusi e violenze, e <strong>di</strong> promuovere quin<strong>di</strong> la costruzione <strong>di</strong> un sistema interistituzionale peril sostegno delle donne vittime <strong>di</strong> violenza famigliare, che superasse le frammentazioni, lecomplessità, gli stereotipi e che favorisse l’emersione del fenomeno, partendo dalla vocedelle donne stesse. Punto <strong>di</strong> arrivo è stato quello <strong>di</strong> costruire prassi con<strong>di</strong>vise all’internodelle <strong>di</strong>verse istituzioni ed accor<strong>di</strong> interistituzionali per sancire la collaborazione fra tutti gliattori.Il progetto si è sviluppato nelle seguenti azioni:a) Indagine relativa alla sensibilità/cultura degli operatori ed ai bisogni delle donneb) Mappatura dei servizi delle azioni in essere sul territorioc) Azione formativa rivolta ai decisori/operatorid) Modellizzazione e sviluppo <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> supporto basata sulle best practicee) Diffusione e promozione dell’iniziativa attraverso strumenti informativi ad hoc.Il risultato finale è stata la sigla ad ottobre 2010 <strong>di</strong> un protocollo d’intesa e delle linee guida<strong>di</strong> intervento che ha portato con sé l’incremento della professionalità e della sensibilitàdegli operatori nonché strumenti e competenze per riconoscere meglio il fenomeno,modelli e processi con<strong>di</strong>visi per contrastarlo ed offrire alle donne il supporto necessario.Ad oggi il progetto prosegue con la messa in pratica <strong>di</strong> quanto costruito in modopartecipato e siglato: l’obiettivo attuale è che gli impegni si traducano in prassi, processi.Inoltre, sono rimaste aperte alcune questioni da trattare: il pronto intervento e case rifugio,il trattamento degli uomini maltrattanti, la sensibilizzazione e la prevenzione, l’educazionedei bambini e dei ragazzi.2.2.4 Progetto consultoriSul versante socio-sanitario, va sottolineato che nel giugno 2011 su impulso della DGR937 del 1 <strong>di</strong>cembre 2010, la Asl ha pre<strong>di</strong>sposto un “<strong>Piano</strong> area consultori – gli interventisocio-sanitari a sostegno della famiglia” che prevede, oltre a percorsi formativi per glioperatori (cui possono accedere anche assistenti sociali dei Comuni), l’attivazione <strong>di</strong> unpunto <strong>di</strong> ascolto ed orientamento per la famiglia per meglio orientarla e in<strong>di</strong>rizzarlanell’utilizzo della rete dei servizi (con l’ampliamento della <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> orari <strong>di</strong> aperturaal pubblico in orario tardo pomeri<strong>di</strong>ano) nonché percorsi <strong>di</strong> sostegno rivolti a soggettiparticolarmente vulnerabili (anziani, care giver, neo-mamme lavoratrici, donne cheintendono ricorrere a IVG,…).2.3 Il contesto italiano evidenziato dal piano biennale nazionaleIl <strong>Piano</strong> biennale nazionale segnala che l’azione programmatica deve tenere inconsiderazione il contesto in cui si trovano a crescere i 10 milioni <strong>di</strong> bambini/e e ragazzi/ein Italia. In particolare viene sottolineata un’emergenza educativa che investe la societàintesa come <strong>di</strong>fficoltà degli adulti <strong>di</strong> trasmettere un senso della vita, <strong>di</strong> favorireun’esperienza quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> impegno e responsabilità in una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> benecomune.Nel documento viene messa in evidenza la caduta della fecon<strong>di</strong>tà che ha portato afamiglie sempre più piccole e con meno figli, producendo effetti anche sulle opportunità <strong>di</strong>socializzazione delle generazioni più giovani.<strong>Minori</strong> e <strong>Famiglia</strong> – sezione 5 – Pagina 12 <strong>di</strong> 67

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