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Prof. Enrico Morini - diocesi.rimini.it

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La Chiesa di Costantinopoli – che è la vera cap<strong>it</strong>ale dell’Ortodossia greca – haavuto anch’essa i suoi “barbari” – cioè gli Slavi stanziatisi, dalla fine del VI secolo, intutta la penisola balcanica o presenti ai confini settentrionali dell’impero, oltre il Danubioe a nord del Mar Nero –, che erano ancora pagani, a differenza di molti “barbari”dell’Occidente romano, che erano già cristiani ariani. L’evangelizzazione degli Slavi daparte di Costantinopoli fu un’operazione di straordinarie dimensioni – e di enormeportata per il continente europeo, che nasce pertanto ecclesiasticamente e culturalmentebipolare –, accuratamente programmata da un impero in piena espansione terr<strong>it</strong>oriale,culturale ed artistica ed avviata nel giro di pochissimi anni: tra l’863 e l’867 si s<strong>it</strong>uanoinfatti la missione dei santi fratelli, Cirillo e Metodio, nella Grande Moravia, laconversione della Bulgaria, la tradizionale nemica di Bisanzio, con il battesimo del reBoris, nonché l’invio di un vescovo negli ostili principati della Rus’, mentre nell’879 cisarebbe stato il battesimo del re serbo Mutimir.Con il tragico fallimento della missione cirillo-metodiana in Moravia e inPannonia fallisce anche il tentativo di creare un terzo polo linguistico-culturale nellacristian<strong>it</strong>à – quello slavo in aggiunta al greco e al latino –, suddiviso tra le duegiurisdizioni patriarcali romana e costantinopol<strong>it</strong>ana. Con il passaggio però in Bulgariadei superst<strong>it</strong>i discepoli slavi dei due fratelli di Tessalonica, latori di tutto il patrimoniofondativo per una Chiesa slava, questa progettata operazione si realizzerà solo all’internodel cristianesimo ortodosso. Un confronto tra i due alfabeti, il glagol<strong>it</strong>ico, cioè quellocirilliano, ed il cirillico, cioè quello bulgaro – quest’ultimo, a differenza del primo, con lasua stretta dipendenza dalle lettere greche –, è la più efficace visualizzazione del cambiodi destinazione, per così dire, della missione cirillo-metodiana, nonché della grec<strong>it</strong>àculturale dell’Ortodossia slava. Tale patrimonio fondativo, ulteriormente elaborato edellenizzato in Bulgaria, divenne poi uno strumento indispensabile per la missionecostantinopol<strong>it</strong>ana verso gli Slavi da convertire oltre i confini della Bulgaria stessa, cioèper i principati della lontana e sconfinata Rus’. Fin quasi alla metà del XV secolo questiprincipati formarono una smisurata metropoli nell’amb<strong>it</strong>o del patriarcato diCostantinopoli – che non vorrà mai suddividerla –, governata da metropol<strong>it</strong>i greci ogrecizzati, che seppero coniugare l’appoggio all’azione del Gran Principe di Mosca perunificare il paese con la romaiosynê, cioè con una tenace fedeltà alla lontanaCostantinopoli. Qui il patriarca assumeva sempre di più, di fronte al declinare delprestigio imperiale, la connotazione di supremo pastore di tutta l’Ortodossia, giàcost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a, anche in Europa, da una plural<strong>it</strong>à di giurisdizioni: il patriarcato bulgaro diTărnovo, l’autocefalia serba di Peć (nel XIV secolo, per breve tempo, anch’essapatriarcato) e quella greco-slava di Ochrida, in Macedonia.Nel 1448, per aperti dissensi con la pol<strong>it</strong>ica unionistica di Costantinopoli – che aFirenze nel 1439 aveva sottoscr<strong>it</strong>to l’unione con Roma – anche la Chiesa russa si decise,dopo lunghe es<strong>it</strong>azioni, al gran passo dell’autocefalia: la figlia si staccò dalla madre, dicui era già più estesa e questa cresc<strong>it</strong>a a dismisura della prima in rapporto alla seconda siè accentuata in epoca moderna, con la straordinaria espansione missionaria russanell’Asia siberiana, arrivando persino, oltre lo stretto di Bering, nel continenteamericano. I rapporti numerici tra le due Chiese sino pertanto invert<strong>it</strong>i rispetto ai lororuoli: oggi il settantadue per cento di tutti gli ortodossi – ha rilevato Andrea Pacini – vivenel terr<strong>it</strong>orio canonico della Chiesa russa. Nondimeno la Chiesa madre, il tronoecumenico, non ha mai cessato di rivendicare questa sua qualifica nei confronti dellaChiesa russa: il patriarca Demetrio, nel 1988, lo ha voluto ribadire in una lettera enciclicainviata al pleroma dell’Ortodossia in occasione del millenario del battesimo della Rus’ enel luglio 2008 la solenne celebrazione dei Vespri, da parte del suo successoreBartolomeo, sotto le volte di S. Sofia di Kiev – la cattedrale storica dei metropol<strong>it</strong>i di4

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