<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong> Maggio/Giugno 2004STORIAIl parroco che <strong>di</strong>videva <strong>il</strong> paeseNelle prime tre puntate la <strong>Rocca</strong>ha raccontato come DonBonaccorsi sia riuscito a<strong>di</strong>ventare parroco <strong>di</strong> S. Agata <strong>di</strong>videndo<strong>il</strong> paese, creando scandali e grossiproblemi alla Giunta Comunale, alleorganizzazioni politiche guidate dairepubblicani e al Vescovo, al punto chela Curia decise <strong>di</strong> inviare in paese DonBaldassini per rimettere or<strong>di</strong>ne . Il giovanesacerdote però non riesce a tenerea freno <strong>il</strong> più “navigato” DonBonaccorsi. Ecco l’ultima puntata.Il 9 marzo del 1912 la GiuntaComunale <strong>di</strong> S. Agata esprime compiacimentoal Vicario della Diocesi perl’apertura del concorso per laParrocchia <strong>di</strong> S. Agata che ha bisogno“<strong>di</strong> un degno pastore”, dopo “le lunghesofferenze patite dalla popolazioneper una scelta infelice”. <strong>La</strong> GiuntaComunale guidata da Giuseppe Celliinvita a considerare se in paese tra iSacerdoti della Parrocchia non vi siagià “la persona adatta”. Tra le firmedella giunta quella <strong>di</strong> Rodolfo Luchesi.Il 25 marzo un elenco <strong>di</strong> 146 firme <strong>di</strong>“signore e signorine” parte da S. Agataper chiedere al Vicario che la Chiesanon resti chiusa durante la settimanasanta come accaduto l’anno precedente.Tra le firmatarie troviamo AdeleBuffoni vedova Celli, Maria Ragazzinie Maria Bellocchi.Il 30 dello stesso mese <strong>il</strong> sacerdoteF<strong>il</strong>ippo Baldassini, inviato dalla Curia aseguire <strong>di</strong> persona gli avvenimenti,invia una lunga lettera nella qualedescrive la situazione che si è venutaa creare in paese: “Riguardo allaProcessione, non so come potrà andare.Se Bonaccorsi chiude la Chiesa gliandrà male. Se apre la Chiesa ma, onasconde, o non vuol dare gli oggettie la cera solita, andrà egualmentemale. Certo che esso sceglie una <strong>di</strong>queste due vie”, e inoltre i preti litiganotra loro creando scandalo nelpopolo che non sa più chi sia <strong>il</strong> veroGiuda, molti fedeli non voglionoandare in Collegiata dal Bonaccorsi elui impe<strong>di</strong>sce ai frati <strong>di</strong> fare comunionipasquali. Pare ad<strong>di</strong>rittura che colpretesto della richiesta <strong>di</strong> permessoper la processione <strong>il</strong> Bonaccorsi facciafirmare un foglio che non si sa cosacontenga, e voci a non finire. “Siamoin piena Tripolitana” - conclude - e luistesso corre <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> finire in galeraper le querele del Bonaccorsi o <strong>di</strong>perdere la fede.<strong>La</strong> situazione sembra precipitare allorquando<strong>il</strong> Bonaccorsi nel mese <strong>di</strong> apr<strong>il</strong>edel 1912 chiede all’AmministrazioneComunale <strong>di</strong> S.Agata <strong>di</strong> poter effettuarela processione del Venerdì Santo (<strong>il</strong>giorno 14 alle ore 20). Alla vig<strong>il</strong>ia delVenerdì Santo <strong>il</strong> Sindaco in considerazionedel fatto che “per la persona delpromotore della processione detta delVenerdì Santo, Sig. Bonaccorsi DonCarlo, la processione suddetta può darluogo a serie perturbazioni dell’or<strong>di</strong>nepubblico” vieta clamorosamente laprocessione.Visto poi come la citta<strong>di</strong>nanza accoglie<strong>il</strong> decreto <strong>il</strong> Sindaco fa almeno in partemarcia in<strong>di</strong>etro: <strong>il</strong> giorno dopochiarisce pubblicamente che qualunquealtro sacerdote avrebbe potutopromuovere la processione tranqu<strong>il</strong>lamente.Ed invita la popolazione a noninterpretare male <strong>il</strong> decreto delSindaco.Quel che accadde lo appren<strong>di</strong>amo dauna lettera del 4 maggio che VittorioBuffoni e Paolo Bartoletti scrivono alVicario. I due lamentano che la promessa<strong>di</strong> allontanare Don Bonaccorsinon sia ancora stata mantenuta, “inveceegli è ancora qui”. Se la processionedel Venerdì Santo è stata fatta e tuttoè proceduto senza <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni - <strong>di</strong>cono- è merito <strong>di</strong> don Baldassini, sacerdoteamato dal popolo “che ad ognicosto voleva sollevarsi”. Ma <strong>il</strong> futuronon è roseo perché si attende la festadel Corpus Domini, “guai se quel giornochiesa e canonica non sarannolibere”.Il 25 giugno 1912 Don ErcoleBartolini, cappellano della Collegiata,scrive da S. Agata al Vicario Generale<strong>di</strong> Pennab<strong>il</strong>li. Don Ercole sostiene <strong>di</strong>aver prestato 300 lire a DonBonaccorsi, <strong>il</strong> quale però <strong>di</strong>sse inseguito che <strong>il</strong> biglietto da 100 lire erafalso (ed accusò per questo donErcole) e aggiunse <strong>di</strong> aver restituito le200 lire. In più don Bartolini si trovaora citato in Tribunale con una richiesta<strong>di</strong> danni per 40 m<strong>il</strong>a lire. “Mi consigliMonsignore come agire” conclude.<strong>La</strong> situazione si ingarbuglia ulteriormente:<strong>il</strong> 9 <strong>di</strong>cembre arriva infatti aDon Bonaccorsi la tanto attesa BollaPontificia, manca ancora però l’exequatur.Ormai sotto accusa è lo stesso Vicarioal quale giungono lettere <strong>di</strong> santagatesiche lo accusano apertamente <strong>di</strong> nonaver mantenuto e fatto quanto promesso.Girolama Rossi in Celli chiede<strong>di</strong> “smettere questa prudenza” chepermette ad un “sacerdote indegno <strong>di</strong>tenere in agitazione <strong>il</strong> paese”, e <strong>di</strong>chiarache farà conoscere a Roma <strong>il</strong> “contegnopoco decoroso del VicarioVescov<strong>il</strong>e” che si limita a cercare <strong>di</strong>accontentare con buone parole.Lo stesso Don Baldassini si ribella alVicario e scrive <strong>il</strong> 16 febbraio 1913:“Da oggi non farò più cose o<strong>di</strong>osecontro Bonaccorsi, siano pure comandatedai Superiori: Esso ha tentatoogni via per sacrificarmi, ed io horimesso anche <strong>di</strong> salute; ma è giustoperò che io non sia sempre lo strumentoin mano ai Superiori che offendeBonaccorsi, e nello stesso tempo iSuperiori si <strong>di</strong>cono salvi”.Una lettera datata 23 gennaio 1913, efirmata Brigida Buffoni, sembra spezzareuna lancia a favore <strong>di</strong> DonBonaccorsi. In essa infatti si accusaDon Baldassini <strong>di</strong> volere “<strong>il</strong> dominiodella Parrocchia”, e per far questomina la cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> Don Bonaccorsicon <strong>di</strong>ffamazioni e calunnie “insinuandoal popolo che egli è scomunicato esospeso, che la sua Messa non è valida”.Senonchè, pochi giorni dopo,un’altra lettera - che chiarisce i fatti -giunge al Vicario. <strong>La</strong> scrive ClementinaMazzoni Casadei “Il 23 scorso hodovuto ricopiare una lettera a lei <strong>di</strong>retta.Non volevo farlo ma non ho potutoesimermi riguardo che ho un interessecon la Signora che gliel’ha spe<strong>di</strong>ta,quin<strong>di</strong> ho dovuto farlo controvolontà. Da quel giorno non ho piùavuto l’animo contento essendo <strong>il</strong> contenutodella lettera una calunnia contro<strong>il</strong> Cappellano <strong>di</strong> qui (cioè donBaldassini), buono e zelante sacerdote.Il mio confessore mi ha detto <strong>di</strong>scrivere a lei e <strong>di</strong> farle conoscere laverità. <strong>La</strong> lettera che ho dovuto ricopiareera stata scritta da Donsegue nella pagina a fianco6
Maggio/Giugno 2004Bonaccorsi, ne ho conosciuta la calligrafia,e la Signora stessa me l’ha confermato.I documenti che abbiamo potuto consultarefiniscono qui. Il prete contestatorimarrà a S. Agata ancora qualchetempo, poi finalmente se ne andrà.G.D.Qualche considerazione finaleC’è poco da <strong>di</strong>re a proposito del comportamentopoco cristallino delBonaccorsi e dei suoi evidenti limiti <strong>di</strong>carattere, anche se in molte delle accusesi sente <strong>il</strong> clima culturale <strong>di</strong> queglianni, ed anche <strong>il</strong> clima del piccolopaese pieno <strong>di</strong> rancori personali. Vadetto che alcune accuse mosse contro<strong>di</strong> lui sono poco cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i come <strong>il</strong> fattoche abbia sostenuto la campagna elettoraledei socialisti. Ciò che meraviglia<strong>di</strong> più è <strong>il</strong> lento <strong>di</strong>panarsi della vicenda,dovuto tra l’altro:- al fatto che <strong>il</strong> Bonaccorsi aveva rottoi ponti alle spalle e non aveva alternative<strong>di</strong> impiego,- al fatto che <strong>il</strong> Vescovo prima, e <strong>il</strong>Vicario successivamente, portati a temporeggiarenon affrontarono nei terminidovuti la questione. Meraviglia <strong>il</strong>tono quasi ricattatorio più che <strong>di</strong>sperato<strong>di</strong> alcune lettere del Bonaccorsi alsuo Vescovo, ma meravigliano anchele ripicche personali non degne <strong>di</strong> unsacerdote (come quando impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong>far suonare le campane a mezzanottein occasione della messa solenne perl’ottavo centenario <strong>di</strong> santa Chiaracelebrato presso le Clarisse da DonBartolini, o durante le solennitàpasquali, o le infinite querele cheminaccia e sporge).Restano come macigni i pareri negatividei Tribunali, e soprattutto la conclusionedella “conc<strong>il</strong>iazione” avvenutaprima <strong>di</strong> quel che avrebbe potutoessere un processo spettacolare.Quanto alla Curia, resta inspiegab<strong>il</strong>e<strong>il</strong> fatto che fosse stato dato l’incarico <strong>di</strong>Economo Spirituale a Bonaccorsiquando era ancora Parroco aMontriolo, un incarico che finiva pertenerlo lontano e gli impe<strong>di</strong>va <strong>di</strong>rispettare gli impegni con <strong>il</strong> Vescovo <strong>di</strong>Mo<strong>di</strong>gliana. <strong>La</strong> lettera <strong>di</strong> DonBaldassini del 1913 apre uno squarciosu un atteggiamento p<strong>il</strong>atesco che finoad allora si era solo potuto intravvedere,che è in fondo, forse, <strong>il</strong> vero granderesponsab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> tutta la vicenda..STORIA<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>Valmarecchia:viaggio nelle chiese mignonSi è rimboccato <strong>il</strong> saio, ha reclutatoun secchio, una cazzuola ecoppi a volontà con un obiettivo:curare <strong>il</strong> tetto della chiesa. “<strong>il</strong>luogo è incantevole, l’e<strong>di</strong>ficio pure:non meritava una fine ingloriosa -spiega <strong>il</strong> frate cappuccino - così nel1995, ho sistemato <strong>il</strong> tetto e ripulito lafacciata”. Il restauro non è completo,ma padre Giacomo, cappuccino <strong>di</strong>Sant’Agata Feltria, <strong>il</strong> suo dovere l’hafatto. Casciaio oggi può accogliereanche piccoli gruppi <strong>di</strong> ospiti. <strong>La</strong>canonica <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> mansarda, cucinae legnaia e un pavimento in legnoche “regge” fino a quin<strong>di</strong>ci persone.“In estate ci vengono i ragazzi” confessasod<strong>di</strong>sfatto <strong>il</strong> frate 60enne.Casciato, nel bosco a venti minutid’auto da Sant’Agata Feltria, non èl’unico esempio <strong>di</strong> chiesette mignonin alta Valmarecchia. Si tratta <strong>di</strong> curiositàarchitettonica e <strong>di</strong> culto <strong>di</strong>ffusa atappeto in tutta la vallata. Chiese piccolecosì che avrebbero fatto cantare<strong>di</strong> stupore anche Fred Buscaglione.Non si tratta infatti, <strong>di</strong> cellette votivema <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto veri e propri, ma<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione mignon. Se Cà Rosellodetiene a due passi da Secchiano <strong>il</strong>primato per <strong>di</strong>mensioni ridotte, la storia<strong>di</strong> questi e<strong>di</strong>fici e soprattutto laloro “resurrezione” è spesso fruttodella passione dei residenti e dellafedeltà <strong>di</strong> emigranti che in questafetta <strong>di</strong> terra hanno lasciato almeno <strong>il</strong>cuore. Pie<strong>di</strong>monte ad esempio. Inquella proprietà battente ban<strong>di</strong>eraperticarese i cappuccini hanno piantatole tende per nove anni, prima <strong>di</strong>cedere <strong>il</strong> testimone ai ragazzi <strong>di</strong> donOreste Benzi. Ripulita e sistemata, lacasa ospita sei giovani dell’associazionepapa Giovanni XXIII, mentre lachiesa arriva a contenere venti persone.Qualcuno <strong>di</strong> questi a Botticelladovrebbe star fuori: capienza massimaquin<strong>di</strong>ci fedeli. Dimensioni piùcomunitarie si ritrovano a Schigno,Senatello e alla Madonna del Piano,in comune <strong>di</strong> Casteldelci. Stesso<strong>di</strong>scorso a Uffogliano mentre aMonterotondo, patria del “mago”Gambetti, la chiesa <strong>di</strong> forma romanicaè uno spettacolo per gli occhi eper <strong>il</strong> cuore.(p.g.)Il Maestro FaustoRinal<strong>di</strong> agli inizidella sua carrieracostellata<strong>di</strong> successi7