n. 80 Aprile 2013
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ziali al Quadro Finanziario Pluriennale. C’è da sperare che queste<br />
ultime non peggiorino la situazione di compromesso descritta<br />
poc’anzi.<br />
Venendo alla PAC e, in particolare, ai pagamenti diretti, riportiamo<br />
una sintesi dei punti più rappresentativi della posizione approvata<br />
dal Parlamento europeo il 13 marzo <strong>2013</strong> e contenuta nel<br />
“mandato negoziale” (documento sulla base del quale la Commissione<br />
Agricoltura del Parlamento europeo si confronterà con<br />
il Consiglio e con la Commissione durante i cosiddetti “triloghi”).<br />
Agricoltore Attivo<br />
Sinora per la Commissione l’agricoltore attivo (soggetto a cui<br />
saranno erogati i pagamenti diretti) doveva semplicemente dimostrare<br />
di percepire aiuti diretti in misura maggiore al 5% del<br />
reddito derivante da attività non agricole. Questa definizione era<br />
apparsa assolutamente inadeguata ad evitare che una parte consistente<br />
degli aiuti diretti continuasse ad essere percepita da soggetti<br />
totalmente od in buona parte estranei al settore agricolo. Il<br />
Parlamento demanda invece ora agli Stati membri la definizione<br />
dell’agricoltore attivo e definisce una lista negativa di soggetti<br />
(quali, ad esempio, le aziende di trasporto, gli aeroporti, le società<br />
immobiliari, ecc.) che non possono beneficiare di pagamenti<br />
diretti.<br />
Giovani agricoltori<br />
Il parlamento intende rafforzare il sostegno ai giovani, già previsto<br />
dalla Commissione, che dovrebbero ricevere pagamenti maggiorati<br />
del 25% su un massimo di 100 ettari.<br />
Capping (tetti aziendali)<br />
Viene confermata la riduzione progressiva degli aiuti ed il tetto<br />
massimo per azienda a 300.000 euro così come proposto dalla<br />
Commissione, stabilendo però che queste norme non si applichino<br />
alle cooperative, qualora ridistribuiscano i pagamenti ai propri<br />
soci, ma a questi ultimi presi singolarmente. I fondi risparmiati,<br />
inoltre, dovrebbero restare allo Stato membro.<br />
Greening (norme ambientali)<br />
Le misure ecologiche obbligatorie, di difficile applicazione in Italia<br />
(almeno in alcuni settori), dovrebbero comunque rappresentare<br />
il 30% del plafond nazionale, ma attraverso regole più flessibili<br />
e graduali. Le colture permanenti, al pari di prati permanenti e<br />
pascoli, dovrebbero essere esentate dall’applicazione della misura<br />
delle aree ecologiche. Le norme del greening, inoltre, si intenderebbero<br />
automaticamente rispettate non solo dalle aziende biologiche,<br />
ma anche da quelle che aderiscono alle misure agro-climatico-ambientali<br />
(l’evoluzione delle attuali misure agroambientali) e<br />
da quelle che sono situate in aree “Natura 2000”.<br />
Diritti all’aiuto e convergenza<br />
La Commissione prevedeva che gli attuali diritti scadessero a fine<br />
<strong>2013</strong>. Il Parlamento concederebbe invece agli Stati membri di proseguire<br />
con il regime attuale sino al 2020. In alternativa il primo anno di<br />
applicazione della riforma si dovrebbe distribuire a tutti il 10% del plafond<br />
per il pagamento di base (la Commissione prevedeva il 40%). Nel<br />
2019 all’interno dello Stato o dell’area regionalizzata l’aiuto di base<br />
potrebbe ancora variare del 20% rispetto al valore medio e comunque<br />
a livello aziendale la riduzione dell’aiuto non dovrebbe essere superiore<br />
al 30% (la Commissione prevedeva invece che nel 2019 l’aiuto<br />
di base, all’interno dello Stato o dell’area regionalizzata, fosse uguale<br />
per tutti). Il Parlamento prevede ancora la possibilità di procedere con<br />
un ulteriore metodo per ridurre la differenza di valore tra i titoli, che<br />
mutuerebbe le regole di funzionamento da quelle della convergenza<br />
tra gli Stati.<br />
Ricordiamo che la proposta della Commissione aveva destato parecchia<br />
preoccupazione per i possibili effetti sulle aziende che attualmente<br />
godono degli aiuti più consistenti e, di conseguenza, per<br />
i corrispondenti settori produttivi (in Piemonte riso e allevamento<br />
da carne su tutti). La proposta del Parlamento, se venisse approvata<br />
tal quale, lascerebbe le cose come stanno per un lungo periodo,<br />
rimandando l’applicazione del principio di una maggior equità per<br />
un periodo talmente lungo da essere difficilmente giustificabile nei<br />
confronti dei possessori dei titoli di minor valore. Ricordiamo che in<br />
Italia il valore dei titoli varia da poche decine di euro ad ettaro ad<br />
oltre 4.000 ed in regime di disaccoppiamento totale questa situazione<br />
non è certamente tollerabile.<br />
Aiuti accoppiati<br />
Il Parlamento ritiene che gli aiuti accoppiati possano rappresentare<br />
il 15% dei plafond nazionali, a cui si potrebbe aggiungere<br />
un ulteriore 3% da destinare alle colture proteiche. Questo strumento<br />
dovrebbe essere destinato a compensare proprio i settori<br />
più penalizzati dal processo di convergenza e può costituire un<br />
potente strumento di politica agraria, utilizzabile dagli Stati per<br />
orientare la produzione sulla base di obiettivi ben precisi. L’Italia<br />
lo ha fortemente sostenuto, ma certo perderebbe di significato<br />
qualora si optasse per la conservazione dello status quo rispetto<br />
al valore dei titoli.<br />
Agricoltura <strong>80</strong><br />
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