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FuoriAsse #18

Officina della cultura

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Sergio Atzeni<br />

ovvero come narrare<br />

le frontiere della Sardegna<br />

di Giuseppe Lo Castro<br />

©Arash Ashkar<br />

La narrativa italiana della fine del<br />

secolo scorso e del nuovo millennio si<br />

propone come policentrica. Alla dominante<br />

culturale centripeta milanese,<br />

legata alla grande editoria, ha fatto<br />

seguito una scrittura delle periferie che,<br />

dal margine, si candida per capacità<br />

inventiva e interesse come un contraltare<br />

alle proposte dominanti dell’industria<br />

culturale. Bologna, Napoli, la Sardegna<br />

e altri “fuochi” locali assumono una visibilità<br />

inedita e si impongono all’attenzione.<br />

In particolare in Sardegna, almeno da<br />

Satta in poi, si è affermata una teoria di<br />

scrittori e un dibattito culturale che<br />

nelle sue forme più mature travalica i<br />

limiti della scrittura identitaria. Partendo<br />

da un sostrato antico di tradizioni,<br />

miti e da un sentimento di appartenenza<br />

comune, gli scrittori sardi intraprendono<br />

una ricerca sulla percezione collettiva<br />

di un immaginario condiviso e sulle<br />

sue relazioni col mondo. Tra gli autori:<br />

Salvatore Mannuzzu, Giulio Angioni,<br />

Salvatore Niffoi, Marcello Fois, Antonello<br />

Rubattu, Giorgio Todde, Flavio Soriga,<br />

Michela Murgia e Milena Angus. In<br />

questo contesto, l’autore più rappresentativo<br />

è però Sergio Atzeni (1952-1995),<br />

che si caratterizza per una peculiare<br />

ricerca letteraria e come punto di osservazione<br />

sul proprio territorio, sulle radici<br />

profonde della sua storia e sulle<br />

nuove forme dell’identità eterogenea del<br />

presente.<br />

Molti scrittori italiani contemporanei,<br />

abbandonata la fiducia nella possibilità<br />

di narrare le grandi questioni del vissuto,<br />

concepiscono un’immagine bloccata<br />

della società: quando non è apocalitticamente<br />

disgregata dagli stereotipi uniformanti<br />

della televisione, è ritratta con<br />

una scrittura agile e affabulatoriamente<br />

dominata da generi di successo (giallo o<br />

thriller in primis). Al contrario, Atzeni,<br />

che pure non ignora certi temi, affronta<br />

un’inchiesta sociale da cui traspaiono<br />

compresenza di linguaggi, molteplici<br />

stratificazioni di mentalità e costumi,<br />

FUOR ASSE<br />

14<br />

Il rovescio e il diritto

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