FuoriAsse #18
Officina della cultura
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poliedricità di riferimenti culturali. La<br />
periferia italiana dello scrittore cagliaritano<br />
si presenta in una forma complessa<br />
e le vite degli uomini che la abitano<br />
meritano di essere osservate e narrate:<br />
«se avrò vita cercherò di raccontare tutti<br />
i paesi, uno per uno, e tutte le persone,<br />
una per una. Non credo che avrò vita<br />
per fare questo, ma cercherò di farlo<br />
perché tutto merita di essere narrato.<br />
Credo che le vite di tutti gli uomini meritino<br />
di essere in qualche modo ricordate,<br />
trasmesse», leggiamo in Il mestiere<br />
dello scrittore 1 .<br />
Per questa via Atzeni rinuncia alla<br />
caratterizzazione mitica della Sardegna<br />
di tanti suoi scrittori corregionali, aspiranti<br />
a fabbricare l’immagine ancestrale<br />
di un’ipotetica identità “nazionale” sar -<br />
da; primo fra tutti Niffoi. Il programma<br />
di Atzeni, come mostra con evidenza il<br />
suo secondo romanzo Il figlio di Bakunìn<br />
(1991), ha piuttosto i connotati di un’in -<br />
chiesta. Qui Atzeni compone una narrazione<br />
corale in cui, in capitoli di misura<br />
variabile, spesso assai brevi, si alternano<br />
varie voci a restituire l’immagine con -<br />
troversa e trasfigurata dalla memoria<br />
di Tullio Saba, detto Bakunìn. Interrogando<br />
e registrando testimonianze anche<br />
antitetiche, piuttosto che delineare<br />
l’identità di un solo individuo, si arriva a<br />
comporre il quadro vivo delle lotte minerarie<br />
in Sardegna e a mostrare quanto i<br />
suoi attori hanno custodito a distanza<br />
nella memoria. In questa varietà di voci<br />
e punti di vista contrastanti risiedono<br />
uno sguardo problematico e una verità<br />
da esperire ed emerge l’impatto che i fatti<br />
hanno lasciato sulle vite individuali,<br />
dando corpo a emozioni, gioie e rancori.<br />
Ne viene fuori una ricostruzione mitizzante<br />
che produce effetti di realtà e che<br />
è possibile riscostruire soltanto attraverso<br />
la parola della narrazione. Così<br />
Atzeni contestava la verità della storia a<br />
vantaggio della letteratura: «È bene<br />
allora che lo si sappia: la storia è una<br />
costruzione fatta dall’uomo tanto quanto<br />
il romanzo, sebbene gli storici asseriscano<br />
di dire il vero. Credere che la<br />
storia dica verità e il romanzo falsità è<br />
pericoloso. Poiché gli uomini si muovono<br />
sulla base di informazioni false e tendenziose,<br />
bisogna convincersi che spesso<br />
gli storici non dicono la verità; mentre<br />
i romanzi, a volte, raccontano più<br />
verità degli storici» 2 .<br />
Di una compresenza tra storia e leggenda<br />
danno conto altri due romanzi di<br />
Atzeni: il primo Apologo del giudice bandito<br />
(1986) interamente ambientato nel<br />
1492 e l’ultimo Passavamo sulla terra<br />
leggeri (1996), una sorta di grande poema<br />
di tradizione orale dell’identità fondativa<br />
della Sardegna, che ne narra le<br />
vicende da un passato preistorico fino al<br />
1492 in un ideale ricongiungimento col<br />
romanzo precedente. Nell’Apologo è in<br />
scena un evento che Atzeni definisce<br />
storicamente accaduto, un surreale processo<br />
alle cavallette, accusate di portare<br />
la peste nell’anno della scoperta dell’America<br />
3 . Intorno a questo evento, alle<br />
sue premonizioni e agli avvertimenti di<br />
una fine epocale, Atzeni fa agire il protagonista,<br />
l’ultimo «giudice» dei sardi, impegnato<br />
di fronte alla conquista spagnola.<br />
Sul crinale di una fine (o di un inizio<br />
ignoto) lungo un viaggio tra Sardegna e<br />
continente si colloca Il quinto passo è<br />
l’addio (1995). Qui il tema dell’identità<br />
si attualizza e il passaggio in mare,<br />
insieme alla perdita di un amore, coincide<br />
con uno spaesamento geografico ed<br />
esistenziale.<br />
In forme diverse, indagando le origini<br />
più profonde o le trasformazioni più<br />
1 S. ATZENI, Il mestiere dello scrittore, in Sì… otto!, Cagliari, Condaghes,1996, p. 79.<br />
2 Cfr.B. CAGLIERO, Letteratura e storia, «La grotta della vipera», XXI, 72-73, 1995, p. 36.<br />
3 S. ATZENI, Il mestiere dello scrittore, cit., p. 78.<br />
FUOR ASSE<br />
15<br />
Il rovescio e il diritto