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FuoriAsse #18

Officina della cultura

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scevo affatto…<br />

Nel frattempo andavo a scuola, facevo il<br />

Liceo classico, diversi anni persi a non<br />

fare niente, a parte le amicizie che mi<br />

sono restate fino ad adesso.<br />

E nel frattempo, sempre in quell’adolescenza<br />

strana come molte adolescenze,<br />

approfondivo la mia passione per la<br />

natura, passando dall’entomologia all’ornitologia.<br />

Viaggi per andare a inanellare<br />

gabbiani còrsi in Sardegna con mio<br />

cugino Luca Fiorentino o spedizioni a<br />

Montecristo o in Islanda a vedere i pulcinella<br />

di mare… Sì, un giovane ecologo;<br />

feci amicizia con un altro socio del<br />

WWF, Giovanni Ubaldi, più grande di<br />

me, che aveva una grande passione per<br />

la musica e per il teatro. Mi fece conoscere<br />

un tipo bizzarro, Adriano Dorato,<br />

che diceva di aver lavorato col Living<br />

Theatre e che era stato in India. Avevo<br />

17 o 18 anni. A scuola avevamo fatto<br />

degli esperimenti teatrali, in prima Liceo<br />

avevamo messo in scena una specie di<br />

natività anarchica, Guidarello Pontani<br />

faceva il Bambinello Gesù sotto la cattedra<br />

come grotta, io facevo il Battista, le<br />

ragazze belle le Marie… (c’era anche di<br />

mezzo Jesus Christ Superstar).<br />

Continuai a fantasticare sul teatro con<br />

altri amici che non cito, perché magari<br />

potrebbero ora disconoscere quelle espe -<br />

rienze. Poi, al terzo anno di Liceo, il professore<br />

di Religione, il gesuita padre Stefano<br />

Salviucci, mi prestò Per un teatro<br />

povero di Jerzy Grotovski, e mi diede le<br />

chiavi di un casello ferroviario in Abruzzo,<br />

che aveva affittato da tempo per gite<br />

scoutistiche, dove andai solitario per<br />

una specie di settimana bianca “autogestita”,<br />

in mezzo alla neve, a febbraio.<br />

Lessi con passione quel libro. L’altro<br />

libro che avevo con me era Tecniche<br />

dello Yoga di Mircea Eliade.<br />

Da questo groviglio casuale e passionale,<br />

pensai che il teatro mi riguardava. Lì,<br />

recluso a Campo di Giove, mi vennero a<br />

trovare l’amico Paolo Lepri con Papi<br />

©Carlo Maria Causati - Archivio privato Marco Solari<br />

Bronzini, sfottendomi in modo amichevole.<br />

Tornato a Roma, con un altro compagno<br />

di Liceo, ecologista ante litteram anche<br />

lui, ma anche compromesso con le arti,<br />

Franco Paolinelli, iniziammo a buttare<br />

giù un canovaccio che si ispirava a una<br />

vicenda tragica ma antropologicamente<br />

molto interessante: un aereo era caduto<br />

in mezzo alle Ande e per sopravvivere<br />

si erano verificati casi di cannibalismo<br />

(ancora non avevamo visto Il signore delle<br />

mosche); poi non se ne fece più nulla,<br />

ma in qualche vecchia agenda dovrei<br />

averne traccia.<br />

Protostoria (1973 – 1974)<br />

Dopo la Maturità classica nel 1973 e le<br />

successive vacanze in autostop, tornato<br />

a Roma, ci rivedemmo nell’umidissima e<br />

angusta cantina che Giovanni Ubaldi<br />

aveva affittato a Trastevere. L’appuntamento<br />

per ricominciare il lavoro era il<br />

primo settembre. Naturalmente all’appuntamento<br />

non c’era nessuno, ma dopo<br />

un po’ di giorni qualcuno si riaffacciò.<br />

Iniziavo a misurarmi con i celebri<br />

ritardi romani. Eravamo un gruppetto<br />

molto eterogeneo: c’era chi lavorava all’Alitalia,<br />

e chi terminava gli studi di Filosofia<br />

all’Università, gli altri studenti<br />

ancora liceali. Lo spettacolo si chiamava<br />

Z come ecologia, un mix di testi che andavano<br />

da brani di Jean-Jacques Rousseau<br />

e del Marat Sade di Peter Weiss ad<br />

altri testi scritti da noi attori. Una visio-<br />

FUOR ASSE<br />

41<br />

Redazione Diffusa

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