FuoriAsse #18
Officina della cultura
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Antica; Giacomo Verde, lucchese d’adozione,<br />
del quale ho sempre apprezzato la<br />
maestria e la leggerezza con la quale ha<br />
saputo dar vita a video, installazioni,<br />
eventi multimediali; l’attore Marco Brin -<br />
zi, col quale ho trovato comunanza di<br />
visioni e di esperienze. Il risultato è stata<br />
una performance che credo abbia rispettato<br />
il carattere multiforme dell’autore,<br />
la sua varietà di interessi e di<br />
scrittura, anche se lo spazio un po’<br />
troppo compresso del palco del Teatro<br />
San Girolamo ha leggermente penalizzato<br />
la struttura scenica.<br />
©Archivio privato Marco Solari<br />
opere teatrali del dopoguerra, alla saggistica,<br />
fino alla produzione dei suoi<br />
ultimi anni. Poi ho chiamato a raccolta i<br />
miei abituali collaboratori e complici di<br />
tante avventure teatrali, Gustavo Frigerio,<br />
Alessandra Vanzi, Patrizia Bettini,<br />
con i quali ci siamo scambiati i diversi<br />
testi di Terra che avevo preselezionato.<br />
Abbiamo iniziato la lettura dei frammenti<br />
che ognuno di noi aveva individuato<br />
come interessanti. Successivamente<br />
ho composto un primo canovaccio,<br />
suddiviso tra brani da recitare a memoria,<br />
parti da leggere, parti da registrare.<br />
Le registrazioni le abbiamo fatte<br />
nello studio OASI di Paolo Modugno, il<br />
quale ha poi curato la fonica ed è intervenuto<br />
dal vivo con percussioni. Ho<br />
coinvolto alcuni artisti dell’area lucchese:<br />
Francesca Bertolli, danzatrice con<br />
Carolyn Carson e tra le fondatrici della<br />
compagnia Sosta Palmizi, con la quale<br />
c’erano state altre collaborazioni nel pas -<br />
sato, dal 1978 fino alle Baccanti a Ostia<br />
FUOR ASSE<br />
54<br />
Altre attività – Video e multimedialità<br />
Da sempre ho considerato il teatro come<br />
una fucina alchemica, un luogo dove<br />
sperimentare materiali e tecnologie diverse,<br />
intendendo per tecnologie le tecniche,<br />
le discipline che riguardano la<br />
percezione, ma anche l’assemblaggio del<br />
prodotto teatrale, che è fatto di senso,<br />
spazio, tempo. Questo è stato fin dall’inizio<br />
e questo continua a essere, fino<br />
ad adesso, per me.<br />
Quindi, oltre al ragionare sullo spazio<br />
scenico, nelle sue caratteristiche strutturali,<br />
utilizzare fonti luminose molto<br />
varie (dai proiettori specificamente teatrali<br />
a lampade e lampadine, dal neon a<br />
lampade a acetilene, a corpi luminosi<br />
creati appositamente), giocare con materiali<br />
naturali e artificiali, usare proiezioni<br />
in super 8 e diapositive e poi video,<br />
all’interno delle performances.<br />
Molti lavori furono ripresi in video; in<br />
altri casi si cercò di andare oltre la ripresa<br />
documentaristica per creare delle<br />
opere originali che, partendo dal lavoro<br />
teatrale, lo reinterpretassero usando le<br />
tecniche di ripresa e montaggio che il<br />
video poteva offrire. Si era oltretutto<br />
creato per un breve periodo un piccolo<br />
eroico mercato parallelo tra rassegne e<br />
festival video a livello nazionale e internazionale,<br />
in Europa e America, che<br />
Redazione Diffusa