02.02.2017 Views

GEOmedia_6_2016

La prima rivista italiana di geomatica

La prima rivista italiana di geomatica

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Rivista bimestrale - anno XX - Numero 6/<strong>2016</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA<br />

URBANISTICA<br />

GNSS<br />

BIM<br />

RILIEVO TOPOGRAFIA<br />

CAD<br />

REMOTE SENSING SPAZIO<br />

EDILIZIA<br />

WEBGIS<br />

UAV<br />

SMART CITY<br />

AMBIENTE<br />

NETWORKS<br />

LiDAR<br />

BENI CULTURALI<br />

LBS<br />

Nov/Dic <strong>2016</strong> anno XX N°6<br />

La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />

Mappe<br />

di Rischio<br />

e impatto<br />

potenziale<br />

DECOSTRUZIONE<br />

SELETTIVA<br />

ISOLE DI CALORE IN<br />

AMBIENTE URBANO<br />

EMERGENZE DA<br />

RISCHI NATECH


trimBle SX10<br />

la rivoluzione<br />

è appena cominciata<br />

abbiamo creato uno strumento innovativo, versatile<br />

e integrato. trimble SX10 coniuga la tecnologia di una<br />

Stazione totale robotica di alta precisione con quella di uno<br />

Scanner ad alta velocità e funzionalità imaging reale, senza<br />

alcun compromesso prestazionale.<br />

noleggialo, anche solo per un giorno.<br />

Soluzioni innovative per il rilievo, la misura e la modellazione.<br />

Transforming the way the world works<br />

Spektra Srl, a Trimble Company<br />

039.625051 | info@trimble-italia.it | www.trimble-italia.com


Chi è il garante dell’infrastruttura geografica?<br />

Il potenziamento dell’Infrastruttura di dati territoriali, con il dettaglio e l’accuratezza che serve a fornire<br />

cartografie e mappe del territorio affidabili per gli interventi istituzionali, è una operazione che deve<br />

essere garantita con norme di uniformazione ed omogeneizzazione, nonché di produzione, che siano<br />

rispettate ed applicate in maniera uniforme sul territorio nazionale.<br />

Attualmente il lavoro di produzione di specifiche e norme sui dati territoriali non è tutelato e<br />

garantito ma solamente condiviso ed approvato, in un consesso allargato di tecnici ed esperti del<br />

settore, che hanno prodotto una serie di documenti con prescrizioni e suggerimenti che basterebbe<br />

aggiornare al vaglio delle opportune tecnologie che si sono oggi rese disponibili, per renderli applicabili<br />

universalmente.<br />

Siamo carenti anche di un elemento istituzionale di raccordo dei vari organi, enti e amministrazioni che<br />

operano sulla acquisizione di Dati Territoriali e possa fungere da interfaccia per il raccordo istituzionale<br />

internazionale.<br />

Numerose amministrazioni, ignare o a vario titolo impossibilitate dalla farraginosità di meccanismi<br />

burocratici, non riescono ad avvalersi di quanto già rilevato da altre amministrazioni e viene spesso<br />

duplicata o triplicata la spesa globale in tale settore.<br />

La attuale situazione si origina, come molti di noi sanno bene, da uno stato di confusione generato<br />

dalla mancata riorganizzazione dei servizi cartografici, seguita all'abrogazione di Enti considerati inutili<br />

avvenuta durante il primo passaggio legislativo di competenze dallo Stato alle Regioni negli anni ‘70.<br />

All’epoca gli organi cartografici nazionali erano solo 5 (Istituto Geografico Militare, Istituto Idrografico<br />

della Marina, Servizio geo-topo-cartografico dell’Aeronautica Militare, Servizio Geologico di Stato,<br />

Catasto), oggi incrementati di almeno 20 organi cartografici delle Regioni oltre a vari altri organi di<br />

amministrazioni che operano a vario titolo acquisendo dati territoriali. Abbiamo però finalmente<br />

un organo centrale come catalogo di dati territoriali che sta spingendo fortemente sulla creazione di<br />

metadati che possano riuscire ad aiutare nella ricerca dei dati territoriali già in possesso della PA. Il<br />

Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali (RNDT) è l’unica novità di rilievo che possiamo notare nel<br />

settore proponendosi come ente istituzionale e rappresentativo in grado di acquisire informazioni da<br />

tutte le amministrazioni. Ma quello che ci chiediamo è se questa istituzione abbia poi il potere effettivo<br />

di far rispettare a tutti la compilazione e l’uso del sistema centralizzato.<br />

Una carenza che si manifesta, oltre che nelle normali operazioni di pianificazione del territorio, in<br />

occasione delle emergenze per disastri naturali. Valga per tutti considerare la necessaria realizzazione<br />

di modelli idrografici del territorio, per un effettivo piano di prevenzione del rischio idrogeologico,<br />

basato su un quadro di riferimento dato da modelli digitali del terreno che oggi è possibile realizzare con<br />

accuratezza estrema.<br />

La problematica della gestione dell’emergenza in caso di disastri naturali è evidente nel momento in<br />

cui squadre di soccorso ed operatori dell’emergenza non dispongono di dati affidabili, come purtroppo<br />

di nuovo ha dimostrato il recente sisma in Italia Centrale, verificatosi a cavallo di ben 4 Regioni,<br />

non riuscendo nelle poche ore a disposizione per i primi soccorsi, ad interrogare un sistema centrale<br />

affidabile, né ad integrare la realtà di organizzazioni che si prodigano per mappare il territorio con<br />

operazioni di volontariato geografico.<br />

Un garante del coordinamento dell’infrastruttura geografica territoriale nell’emergenza dovrebbe far si<br />

che tutta la documentazione territoriale sia disponibile immediatamente in caso di emergenze e che si<br />

colmino lacune ormai primordiali, come ad esempio la carenza dell’assegnazione di numeri civici e la<br />

loro georeferenziazione.<br />

la prossima volta<br />

#mappiamoprima<br />

http://rivistageomedia.it/cartografia-per-emergenza<br />

Buona lettura,<br />

Renzo Carlucci


In questo<br />

numero...<br />

FOCUS<br />

REPORT<br />

GUEST<br />

LE RUBRICHE<br />

Nuove prospettive<br />

per l’utilizzo del<br />

remote sensing<br />

nella gestione delle<br />

emergenze da rischi<br />

Natech e l’uso della<br />

terminologia specifica<br />

di Sabina Di Franco,<br />

lena Rapisardi,<br />

Rosamaria Salvatori<br />

6<br />

11 TECHNOLOGY for ALL<br />

24 ASSOCIAZIONI<br />

26 IMMAGINE ESA<br />

42 MERCATO<br />

48 SMART CITY<br />

50 AGENDA<br />

Il 20 gennaio 2017, il Moderate<br />

Resolution Imaging Spectroradiometer<br />

(MODIS) a bordo del<br />

satellite Aqua della NASA ha catturato<br />

una immagine true-color<br />

della neve nell'Europa centrale.<br />

Le nuvole sovrastano l'Italia<br />

orientale innevata, mentre le<br />

Alpi sono ricoperte da una fitta<br />

coltre di bianco. La neve si estende,<br />

ad Est, sopra la Slovenia, la<br />

Croatia e la Bosnia Erzegovina.<br />

14 Telerilevamento<br />

e GIS per la<br />

valutazione e il<br />

monitoraggio delle<br />

isole di calore in<br />

ambiente urbano<br />

di Sabrina Adelfio,<br />

Caterina Enea, Giuseppe Bazan,<br />

Pietro Orlando<br />

Crediti immagine: Jeff Schmaltz,<br />

MODIS Land Rapid Response<br />

Team, NASA GSFC<br />

In copertina una<br />

rappresentazione della<br />

mappa del rischio di impatto<br />

potenziale del cinghiale<br />

in formato raster, circa il<br />

comprensorio di Lucca.<br />

20<br />

Soluzioni<br />

informatiche<br />

innovative a supporto<br />

della Decostruzione<br />

Selettiva<br />

di Antonio Bottaro<br />

geomediaonline.it<br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI<br />

3D Target 52<br />

28<br />

Analisi GIS<br />

applicate alla<br />

gestione faunistica<br />

Le mappe di rischio<br />

di impatto degli<br />

ungulati<br />

di Alessandro Giugni, Marco<br />

Ferretti, Leonardo Conti<br />

AerRobotix 37<br />

Aeropix 50<br />

Epsilon 42<br />

Esri Italia 41<br />

Flytop 43<br />

GEOCART 48<br />

ME.S.A 40<br />

Planetek Italia 13<br />

Sinergis 51<br />

Sistemi Territoriali 49<br />

Teorema 47<br />

Topcon 23<br />

UNIcuIque<br />

SUUM<br />

di Attilio Selvini<br />

38<br />

Trimble 2<br />

34<br />

A Digital “New World”<br />

The Big Fusion between<br />

Ubiquitous Localization<br />

(GNSS), Sensing (IOT)<br />

and Communications<br />

(5G) by Marco Lisi<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

Comitato editoriale<br />

Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />

Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio,<br />

Michele Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia,<br />

Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro Salvemini,<br />

Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />

Direttore Responsabile<br />

FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />

Redazione<br />

VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />

Comunicazione e marketing<br />

ALFONSO QUAGLIONE, marketing@rivistageomedia.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95 00185 Roma<br />

Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />

info@rivistageomedia.it<br />

ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Stampa: SPADAMEDIA srl<br />

VIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)<br />

Editore: mediaGEO soc. coop.<br />

Condizioni di abbonamento<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista Science è di € & 45,00. Technology Communication<br />

Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 9,00. Il prezzo di<br />

ciascun fascicolo arretrato è di € 12,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.<br />

L’editore, al fine di garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita<br />

revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza<br />

dell’abbonamento, si riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.<br />

La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in regola con i pagamenti.<br />

Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della Rivista non costituiscono disdetta<br />

dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere<br />

richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo.<br />

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />

riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />

qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />

sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />

Numero chiuso in redazione il 22 gennaio <strong>2016</strong>.


FOCUS<br />

Nuove prospettive per l’utilizzo del remote<br />

sensing nella gestione delle emergenze da<br />

rischi Natech e l’uso della terminologia specifica<br />

di Sabina Di Franco, Elena Rapisardi, Rosamaria Salvatori<br />

Le tecniche di remote sensing hanno assunto un ruolo fondamentale<br />

nella gestione dei rischi, come è dimostrato anche dal programma<br />

Copernicus, fase operativa del GMES (Global Monitoring for<br />

Environment and Security), che offe tra i suoi servizi l’Emergency<br />

Management Service.<br />

Fig. 1 - Ciclo dell’emergenza.<br />

La gestione del rischio è<br />

un’attività complessa che<br />

richiede un approccio<br />

multidisciplinare. Quando avviene<br />

un disastro ogni minuto<br />

è fondamentale per salvare vite<br />

umane, limitare i danni, proteggere<br />

persone, cose e ambiente.<br />

Gli eventi che si susseguono<br />

durante il verificarsi di un<br />

disastro sono, in una certa misura,<br />

ripetitivi e possono essere<br />

schematizzati in un ciclo: il cosiddetto<br />

“ciclo dell’emergenza”<br />

o del disastro. Il ciclo dell’emergenza<br />

può essere suddiviso<br />

in quattro fasi: mitigazione e<br />

prevenzione (prima dell’evento)<br />

e risposta e recupero, ripristino<br />

o superamento (post evento)<br />

(Di Franco, Salvatori, 2015).<br />

La mitigazione consiste in tutte<br />

quelle azioni necessarie per ridurre<br />

l’impatto dei disastri futuri<br />

(Menoni et al., 2012). La fase<br />

di prevenzione comprende le<br />

attività necessarie per ridurre gli<br />

impatti in previsione o nell’imminenza<br />

di eventi disastrosi. La<br />

fase di risposta attiene a tutte<br />

quelle azioni intraprese durante,<br />

o immediatamente dopo l’evento,<br />

con l’intento primario di<br />

salvare e proteggere le vite umane.<br />

Infine il termine recupero<br />

riguarda le attività relative al<br />

processo di ripristino dei servizi,<br />

alla ricostruzione delle opere e<br />

la riparazione dei danni, dopo<br />

l’evento (Alexander, 2002).<br />

Nella letteratura internazionale<br />

vengono definiti rischi Natech<br />

(Natural - Technological) quegli<br />

incidenti tecnologici innescati<br />

da disastri naturali, si tratta di<br />

tutti quegli incidenti che si verificano<br />

in impianti, nella rete<br />

di distribuzione o durante il<br />

trasporto di sostanze pericolose,<br />

a seguito del verificarsi di un<br />

terremoto, un’alluvione, uno<br />

tsunami o altro evento naturale.<br />

(Clerc, Le Claire, 1994; Lindell,<br />

Perry, 1996; Cruz et al., 2004).<br />

Questi rischi sembrano essere<br />

in aumento, non solo per la<br />

crescita delle zone industrializzate,<br />

ma anche in relazione<br />

ai cambiamenti climatici<br />

(Karusman et al., 2011, Salzano<br />

et al., 2013). Le peculiari caratteristiche<br />

degli eventi Natech,<br />

rapidità di svolgimento, possibilità<br />

dell’innesco di catene di<br />

eventi, variabilità dell’estensione<br />

areale, rendono la loro gestione<br />

particolarmente complessa. Il<br />

Joint Research Centre - JRC<br />

della Commissione Europea ha<br />

Fig. 2 - Incendio di un serbatoio di gas naturale a seguito del terremoto del 2011 a Ichihara,<br />

Prefettura di Chiba, Giappone. Foto: Reuters.<br />

6 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

Fig. 3 - Numero di eventi calamitosi per attività industriali. (2002–2012) eMARSJRC –<br />

European Commission, MajorAccidentHazardsBureau.<br />

richiesto nel 2004 alle autorità<br />

nazionali europee, l’identificazione<br />

delle aree potenzialmente<br />

soggette a questi eventi e ha<br />

sviluppato RAPID-N, uno<br />

strumento per mapppare e valutare<br />

rapidamente i danni, che<br />

opera a scala globale (Girgin,<br />

Krausmann, 2013).<br />

Il contributo della comunità<br />

scientifica e l’uso di tecnologie<br />

innovative come quelle connesse<br />

all’osservazione della terra,<br />

sono di importanza strategica<br />

durante tutte le fasi della gestione<br />

dell’emergenza (Joyce et<br />

al., 2009). Gli eventi causati<br />

dai rischi Natech sono caratterizzati<br />

da una rapida dinamica<br />

evolutiva con scenari che si<br />

modificano in un breve arco di<br />

tempo, e in molti casi il lavoro<br />

dei soccorritori è ritardato o<br />

reso particolarmente difficile<br />

dall’impossibilità di raggiungere<br />

le zone colpite e di operare in<br />

sicurezza. Ad esempio, nel caso<br />

di un incidente con rilascio<br />

di sostanze tossiche nell’aria,<br />

le squadre di soccorso devono<br />

evacuare rapidamente i residenti<br />

dell’area a rischio, di cui vanno<br />

definiti dimensioni e contorni.<br />

Per fare ciò è necessario avere<br />

informazioni come il punto<br />

di emissione, la direzione e la<br />

velocità del vento e le condizioni<br />

meteorologiche generali<br />

nel momento del verificarsi<br />

dell’evento. E’ anche necessario<br />

conoscere le caratteristiche geografiche<br />

dell’area, la presenza e<br />

lo stato delle reti stradali e delle<br />

infrastrutture, la cartografia, di<br />

base e tematica è quindi indispensabile.<br />

Inoltre la complessità intrinseca<br />

nei rischi Natech, rende particolarmente<br />

efficace l’uso di<br />

strumenti terminologici dedicati<br />

come glossari e thesauri che<br />

facciano chiarezza sui concetti e<br />

sui termini specifici del dominio,<br />

specialmente nel momento<br />

del verificarsi dell’emergenza.<br />

Le tecnologie<br />

dell’osservazione della<br />

terra e la gestione dei<br />

rischi Natech<br />

I sistemi per l’osservazione della<br />

terra nell’ambito della gestione<br />

delle emergenze rivestono un<br />

ruolo di importanza crescente,<br />

attraverso di essi si possono ricavare<br />

dati tempestivi e accurati<br />

non solo per la valutazione dei<br />

danni durante un evento, ma<br />

anche tutte le informazioni necessarie<br />

per le attività pre e post<br />

emergenziali.<br />

I satelliti orbitanti intorno alla<br />

Terra sono numerosi ed equipaggiati<br />

con sensori attivi e passivi<br />

che operano coprendo tutte<br />

le lunghezze d’onda dall’ultravioletto<br />

alle microonde, si può<br />

supporre quindi che la superficie<br />

della terra sia monitorata<br />

dallo spazio, anche nei momenti<br />

e nei luoghi in cui accadono<br />

le emergenze. Le missioni spaziali<br />

in atto sono versatili e utili<br />

per vari obiettivi, i sensori montati<br />

sui satelliti, possono essere<br />

dedicati a tematiche specifiche<br />

(es. l’osservazione del ghiaccio<br />

polare, la vegetazione, la qualità<br />

dell’acqua, ecc.). I dati attualmente<br />

provenienti dai sensori<br />

sono comparabili con i dati<br />

provenienti dalle prime missioni<br />

spaziali, questo consente di<br />

eseguire analisi multi-temporali<br />

impossibili fino a poco tempo<br />

fa, come la misura dell’urban<br />

sprawl o l’estensione delle calotte<br />

polari.<br />

Le missioni dell’ESA<br />

(European Space Agency),<br />

dell’EUMETSAT (European<br />

Organisation for the<br />

Exploitation of Meteorological<br />

Satellites), della NASA<br />

(National Aeronautics and<br />

Space Administration), del<br />

NOAA (National Oceanic and<br />

Fig. 4 - Numero di eventi per tipo di incidente. (2002–2012) eMARSJRC – European<br />

Commission, MajorAccidentHazardsBureau.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 7


FOCUS<br />

Atmospheric Administration),<br />

del DLR (Deutschen Zentrum<br />

für Luft- und Raumfahrt),<br />

e dell’ASI (Agenzia Spaziale<br />

Italiana), forniscono un’ampia<br />

varietà di sistemi osservativi che<br />

verrano ulteriormente arricchiti<br />

dalle missioni Sentinel, nell’ambito<br />

del programma europeo<br />

Copernicus. La maggior parte<br />

dei programmi spaziali europei<br />

sono indirizzati verso la gestione<br />

delle emergenze, non solo<br />

da un punto di vista tecnicoscientifico,<br />

ma anche come<br />

impegno economico da parte di<br />

paesi ed imprese. Ad esempio<br />

nel programma GMES (Global<br />

Monitoring for Environment<br />

and Security), ora Copernicus,<br />

la gestione delle emergenze<br />

ha avuto da subito un ruolo<br />

cruciale, è infatti uno dei “Fast<br />

Track Services”, i servizi forniti<br />

e finanziati dal programma. Il<br />

servizio è attualmente operativo<br />

e svolge attività di “rapid<br />

mapping”, a richiesta fornisce<br />

informazioni geospaziali immediatamente<br />

dopo (ore o giorni)<br />

il verificarsi di un evento: dal<br />

2012 il servizio ha fornito<br />

mappe a seguito di circa un<br />

centinaio di richieste, correlate<br />

ad eventi idro-meteorologici e a<br />

incendi (European Commision.<br />

Copernicus Emergency<br />

Management Service - www.<br />

emergency.copernicus.eu). In<br />

quest’ambito la geomatica sta<br />

studiando come migliorare,<br />

semplificare e rendere più rapidi<br />

ed efficienti i flussi per la realizzazione<br />

di mappe tematiche<br />

(Ajmar et al., 2015).<br />

Le immagini satellitari non solo<br />

sono utili nel fornire dati “realtime”,<br />

o “near real-time” per la<br />

gestione dei disastri, ma diventano<br />

fondamentali anche nelle<br />

fasi di prevenzione e mitigazione<br />

(Showalter et al., 1999). Gli<br />

incidenti industriali, sia quelli<br />

causati direttamente dalle attività<br />

umane che quelli innescati<br />

da eventi naturali, ad eccezione<br />

degli sversamenti di petrolio in<br />

mare aperto, sono meno “imprevedibili”<br />

dal punto di vista<br />

della localizzazione spaziale,<br />

poiché avvengono in aree industriali<br />

note e definite (Marzo et<br />

al., 2015).<br />

I fenomeni naturali, anche se<br />

intrinsecamente caratterizzati da<br />

una maggiore “imprevedibilità”<br />

geografica, di solito coinvolgono<br />

porzioni di territorio più<br />

ampie e grazie alla loro scala è<br />

stato possibile utilizzare i satelliti<br />

anche quando le risoluzioni<br />

delle immagini non avevano<br />

il dettaglio e la scala di quelle<br />

odierne. Proprio il progresso<br />

tecnologico su risoluzione e scala,<br />

nonché il maggior numero<br />

Fig. 5 - Campi di applicazione dei dati dell’osservazione della terra. Modificato da Sandau (2010).<br />

di satelliti disponibili, permette<br />

l’uso di questi ultimi anche per<br />

l’analisi e il monitoraggio dei rischi<br />

industriali e, di conseguenza,<br />

dei cosiddetti Natech.<br />

Nell’ambito del progetto<br />

GEOSS i sensori satellitari<br />

attualmente disponibili sono<br />

stati utilizzati sia per attività di<br />

prevenzione, che per il monitoraggio<br />

dei danni provocati<br />

da disastri naturali (terremoti,<br />

piene, incendi boschivi, ecc…).<br />

Gli eventi Natech possono essere<br />

più complessi da analizzare<br />

in remoto, in quanto l’area in<br />

cui avviene l’incidente innescato<br />

dalle cause naturali può essere<br />

piccola. Se però si considera la<br />

durata nel tempo dell’evento e<br />

gli effetti che l’evento produce,<br />

l’area che subisce danni può<br />

essere anche molto estesa. Per<br />

analizzare le zone colpite dagli<br />

eventi calamitosi è necessario<br />

avere cognizione di causa del<br />

tipo di dati da utilizzare in<br />

relazione anche all’estensione<br />

geografica e alla risoluzione<br />

spettrale. Ad esempio immagini<br />

multispettrali ad alta risoluzione<br />

possono essere utilizzate per ottenere<br />

delle mappe dell’uso del<br />

suolo necessarie per derivarne<br />

mappe multi-rischio (Sengupta,<br />

2007).<br />

I grandi incidenti negli impianti<br />

industriali, sia innescati da<br />

eventi naturali che antropici,<br />

provocano spesso la repentina<br />

fuoriuscita di sostanze chimiche<br />

pericolose e possono innescare<br />

degli “effetti domino”, che<br />

causano danni gravi ed estesi<br />

(Antonioni et al., 2009); i dati<br />

del telerilevamento, anche se<br />

difficilmente possono venire<br />

usati per le attività di “previsione”<br />

di questi incidenti, sono<br />

però fondamentali, se raccolti<br />

tempestivamente, nella fase<br />

di intervento per formulare le<br />

strategie di azione e migliorare<br />

le attività di primo soccorso.<br />

Sono inoltre essenziali per la<br />

8 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

valutazione dei danni sia sulle<br />

costruzioni, sia sull’ambiente -<br />

aria, acqua, suolo - (Galderisi et<br />

al., 2008).<br />

Opportunità future: piccoli<br />

satelliti e UAV<br />

Considerando quanto detto nei<br />

paragrafi precedenti, tra i servizi<br />

di EO, in caso di incidenti in<br />

cui è necessaria un’informazione<br />

immediata, possono essere<br />

molto utili i dati forniti dalle<br />

costellazioni di “piccoli” satelliti<br />

(Kucera et al., 2012); i satelliti<br />

tradizionali infatti hanno tempi<br />

di rivisitazione non adatti per<br />

questo tipo di servizio. Le missioni<br />

con i “piccoli” satelliti, di<br />

contro, possono essere appositamente<br />

progettate per un scopo<br />

specifico quale, ad esempio, il<br />

monitoraggio di un’area industriale<br />

(Sandau, 2010) utilizzando<br />

tecnologie già pronte, le<br />

cosiddette (off-the-shelf technologies).<br />

E’ possibile, inoltre,<br />

creare sistemi molto piccoli (bus<br />

and payload) rivedendo l’ingegneria<br />

di sistemi già esistenti e<br />

cercando di miniaturizzarli. In<br />

generale, piccoli satelliti sono<br />

equipaggiati con spettroradiometri<br />

in VIS-nearIR e i dati<br />

sono disponibili in giornata; in<br />

futuro, si prevede di aumentare<br />

la capacità di elaborazione a<br />

bordo e inviare i dati agli utenti<br />

già corretti ed appositamente<br />

elaborati per la specifica applicazione<br />

(Sandau, 2006). Nei<br />

prossimi anni lo sviluppo di<br />

missioni con piccoli satelliti sarà<br />

inoltre favorita dalla comparsa<br />

sul mercato di nuovi sistemi di<br />

lancio dedicati dalla necessità<br />

di “testare” le diverse componenti<br />

prima di una missione<br />

più articolata e costosa, dallo<br />

sviluppo di sistemi interconnessi<br />

di piccole stazioni di ricezione<br />

e, ultimo ma non meno importante,<br />

dalla richiesta di dati<br />

in tempo reale per gli eventi<br />

con rapida evoluzione, come<br />

incidenti industriali o disastri<br />

naturali (Sandau, 2010). Verrà<br />

sicuramente implementata l’interferometria<br />

3D che può essere<br />

estremamente utile nel monitoraggio<br />

dei cambiamenti di uso<br />

del suolo, tra cui lo studio delle<br />

deformazioni in aree urbanoindustriale<br />

e la stima dei danni<br />

derivanti da incidenti industriali<br />

(Sandau e Briess, 2010).<br />

In futuro, aumentando della<br />

risoluzione spaziale delle immagini<br />

aumenterà la domanda di<br />

dati ottici da integrare con i dati<br />

acquisiti dai sensori a microonde<br />

e con i dati rilevati dai sensori<br />

montati su droni ((Lewis,<br />

2011, Sandau, Briess, 2008)<br />

o UAV (Unmanned Aerial<br />

Vehicle). In particolare, i micro-<br />

UAV (peso inferiore a 2 kg) rappresentano<br />

l’ultima frontiera per<br />

l’osservazione della Terra ad alta<br />

risoluzione e bassa quota. Su i<br />

micro-UAV possono essere installati,<br />

infatti, vari sensori che li<br />

rendono utilissimi per le attività<br />

di monitoraggio del territorio<br />

nelle aree urbane e naturali.<br />

Recentemente i micro-UAV<br />

hanno avuto un notevole sviluppo<br />

in seguito alla maggiore<br />

affidabilità e ai costi ridotti per<br />

l’utilizzo di sensori basati sulle<br />

nano-tecnologie (AA. VV.,<br />

2011).<br />

Con UAV, è anche possibile<br />

Fig. 6 - Il termine e le sue relazioni, un diagramma.<br />

osservare la superficie terrestre,<br />

con vista nadirale e prospettica,<br />

ottimi requisiti per valutare i<br />

danni derivanti da incidenti<br />

industriali quali, ad esempio il<br />

crollo degli edifici. I dati prodotti<br />

possono inoltre essere condivisi<br />

come livelli informativi<br />

su piattaforma web (geoSDI) in<br />

pochissimo tempo (dell’ordine<br />

di dieci minuti) fondamentali in<br />

caso di emergenza, poichè hanno<br />

una risoluzione molto alta<br />

ed un corretto posizionamento<br />

geografico (AA. VV., 2011).<br />

I dati acquisiti con gli UAV<br />

saranno sempre più richiesti in<br />

particolare per eventi calamitosi,<br />

sia di origine naturale, antropica<br />

o Natech. Essi, infatti, possono<br />

montare a bordo contemporaneamente<br />

sia fotocamere sia<br />

strumenti dedicati ad acquisire<br />

informazioni specifiche sull’evento<br />

da analizzare. In caso di<br />

incidenti su aree industriali, per<br />

esempio, in cui è possibile la<br />

fuoriuscita di gas tossici e nocivi,<br />

noti in precedenza, i sensori<br />

possono essere progettati ad hoc<br />

per campionare il particolato<br />

atmosferico, rilevare la concentrazione<br />

delle sostanze tossiche e<br />

raccogliere campioni da analizzare<br />

in laboratorio (Wang et al.,<br />

2013). Questi sensori possono<br />

quindi fornire informazione sulle<br />

aree in cui particolato (fumo<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 9


FOCUS<br />

e ceneri) e/o inquinanti possono<br />

ricadere, con evidenti vantaggi<br />

per l’organizzazione delle procedure<br />

di intervento sul territorio.<br />

Inoltre possono monitorare le<br />

zone a rischio più elevato dove è<br />

impossibile l’accesso ai soccorritori.<br />

L’uso di questi mezzi è particolarmente<br />

efficace nel caso di<br />

incidenti in cui si prevede una<br />

reazione a catena (esplosioni,<br />

incendi e crolli) per la formulazione<br />

di un piano di ricerca e<br />

salvataggio e per la prevenzione<br />

dell’effetto domino stesso.<br />

Durante gli incidenti in impianti<br />

che contengono sostanze<br />

chimiche pericolose, possono<br />

essere prodotti gas facilmente<br />

infiammabili, che generano<br />

esplosioni. Queste esplosioni<br />

causano improvvisi movimenti<br />

delle masse d’aria e temperature<br />

molto elevate. Gli UAV, però,<br />

spesso non sono in grado di far<br />

fronte a temperature elevate;<br />

non possono nemmeno mantenere<br />

la stabilità sufficiente per<br />

minimizzare le deformazioni<br />

delle immagini. L’equilibrio, la<br />

stabilità e il controllo del velivolo<br />

durante il volo nonché la durata<br />

delle batterie sono oggetto<br />

di studio per poter minimizzare<br />

questi inconvenienti (AA. VV.,<br />

2011). Di contro, questi velivoli<br />

possono essere di notevole<br />

supporto in quanto, volando<br />

a bassa quota, a differenza dei<br />

satelliti, possono acquisire<br />

immagini sotto la copertura<br />

nuvolosa e sono estremamente<br />

meno costosi di aeromobili con<br />

equipaggio.<br />

Lo sviluppo di sistemi unmanned<br />

non richiede fondi eccessivi<br />

e potrebbe combinare gli<br />

interessi del mondo scientifico<br />

e di quello industriale. Nel<br />

caso di monitoraggio pre- o<br />

post- incidente, infatti, la possibilità<br />

di utilizzare dati acquisiti<br />

da sensori dedicati prevede il<br />

coinvolgimento della piccola e<br />

media industria; la possibilità<br />

di finalizzare le acquisizioni a<br />

specifici utilizzi può diversificare<br />

e aumentare notevolmente i<br />

potenziali utenti.<br />

Fig. 7 - Il Natural Hazards Wikisaurus (NHW), (Wiki + Thesaurus), propone un set di strumenti<br />

terminologici per la conoscenza dei pericoli naturali (http://www.nhwikisaurus.com/).<br />

La terminologia<br />

Le parole assumono significati<br />

diversi a seconda del contesto<br />

nel quale sono utilizzate e molte<br />

ambiguità emergono quando il<br />

dominio di conoscenza al quale<br />

appartengono è complesso o<br />

poco chiaro. Gli strumenti terminologici,<br />

ovvero strumenti<br />

come glossari, lessici e thesauri,<br />

aiutano sia chi produce, organizza<br />

e cataloga l’informazione,<br />

qualunque essa sia, sia quanti<br />

usufruiscano delle informazioni<br />

stesse. In particolare rendono<br />

la ricerca di queste ultime efficace<br />

e rapida, minimizzando<br />

l’effetto del rumore di fondo<br />

e massimizzando la precisione<br />

nel recupero delle informazioni<br />

cercate. Questi concetti, validi<br />

ogni qual volta si utilizzi il linguaggio<br />

per la comunicazione,<br />

divengono ancora più discriminanti<br />

in domini che utilizzano<br />

termini specialistici e tecnici<br />

come quelli legati alle attività<br />

di osservazione della terra e<br />

della gestione delle emergenze.<br />

Inoltre, la necessità di liberare<br />

il campo da ogni “ambiguità<br />

semantica” diventa ancora più<br />

pressante nel momento della<br />

pianificazione del rischio e del<br />

soccorso. La mole di dati attualmente<br />

a disposizione è un vero<br />

e proprio tesoro di informazioni,<br />

ma un tesoro di cui non<br />

possediamo la mappa, un modo<br />

per costruirla è partire dalle<br />

“parole”. Le parole sono quelle<br />

che usiamo quando facciamo<br />

una ricerca e sono i machinereadable<br />

metadata come le key<br />

words associate a i prodotti e<br />

servizi relativi all’earth observation<br />

(EO), che ci permettono<br />

di trovare le informazioni ricercate;<br />

usiamo le parole quando<br />

classifichiamo e organizziamo le<br />

informazioni; usiamo le parole e<br />

le relazioni tra i concetti definiti<br />

da esse quando organizziamo i<br />

contenuti.<br />

Molto si sta facendo nel<br />

campo dell’informatica dove<br />

con le SDI (Spatial Data<br />

Infrastructure) si è raggiunto<br />

un elevato grado di interoperabilità<br />

anche grazie al brokering<br />

approach (Nativi et al., 2013),<br />

per il recupero e la gestione<br />

dei dati. Queste infrastrutture<br />

10 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

permettono, anche attraverso<br />

l’uso di ontologie, la gestione<br />

semantica del sistema, ma alcuni<br />

bisogni rimangono ancora<br />

non soddisfatti soprattutto<br />

quando le query vertono su<br />

qualcosa di molto specifico,<br />

o al contrario quando non si<br />

è esperti nel settore e non si<br />

sa bene cosa cercare. Di fatto<br />

la “componente umana” del<br />

sistema utilizza i termini per<br />

interrogare il sistema stesso e<br />

avere a disposizione un chiara<br />

semantica sui rischi e sui sistemi<br />

di EO, significa innanzitutto<br />

avere dei risultati migliori nel<br />

recupero delle informazioni ed<br />

impegnarsi in una prospettiva<br />

di «conoscenza resiliente», in<br />

grado di usare le conoscenze<br />

scientifiche e degli esperti in<br />

un ottica di «spiegazione» e<br />

«comprensione», elementi chiave<br />

per prendere la decisione<br />

migliore di fronte a un disastro.<br />

Se in qualche modo tecniche e<br />

conoscenze scientifiche hanno<br />

una sorta di “interoperabilitàcontestuale”,<br />

le gestione del rischio<br />

e le attività operative sono<br />

strettamente legate ai domini<br />

semantici determinati anche da<br />

differenze politiche e culturali;<br />

ciò significa che vi è la necessità<br />

di rendere esplicite le relazioni<br />

esatte e precise tra concetti (e<br />

termini) appartenenti ad una<br />

ampia gamma di discipline e<br />

anche a lingue diverse.<br />

Si propongono qui due strumenti<br />

utili per affrontare le<br />

criticità connesse al corretto<br />

utilizzo di linguaggi specifici:<br />

l’NHWikisaurus (http://www.<br />

nhwikisaurus.com/) e Earth<br />

Observation Systems Thesaurus<br />

- EOSterm (http://thesaurusonline.iia.cnr.it/vocabs/eosterm/en/index.php).<br />

Il NHWikisaurus, nasce dalla<br />

collaborazione tra la facoltà<br />

di Scienze della Terra dell’<br />

Università di Torino e del’IIA<br />

- CNR (Rapisardi et al., 2014)<br />

e propone un prototipo collaborativo<br />

di produzione dei<br />

contenuti nella parte wiki e per<br />

gli articoli di approfondimento,<br />

mentre nel contempo offre strumenti<br />

teminologici “classici”<br />

(thesaurus, glossario e ontologia),<br />

per una corretta comprensione<br />

dei concetti e delle parole<br />

legate ai rischi naturali. In una<br />

tematica complessa come quella<br />

della gestione dei pericoli e dei<br />

rischi, lo sforzo di costruire una<br />

mappa tra i concetti aiuta molto<br />

a ridurre ed organizzare la complessità<br />

di tutto il sistema, nelle<br />

sue diverse fasi dalla prevenzione,<br />

alla gestione dell’emergenza,<br />

dal superamento delle crisi<br />

all’analisi migliorativa del processo.<br />

Sono stati identificati i<br />

fenomeni, i processi, gli attori e<br />

le azioni e sono state costruite le<br />

relazioni tra questi “entità”.<br />

EOSterm - Earth Observation<br />

Systems Thesaurus, nasce da un<br />

progetto del CNR IIA (Plini<br />

et al., 2007, 2014), volto alla<br />

costruzione di un sistema terminologico<br />

per telerilevamento<br />

e GIS. I termini selezionati<br />

ed organizzati con relazioni<br />

gerarchiche, di equivalenza e<br />

associative, contiene circa 3.000<br />

termini in italiano ed inglese.<br />

Le principali fonti dalle quali<br />

è stata ricavata la terminologia<br />

sono le seguenti: AGI, CCRS<br />

Remote Sensing Glossary of<br />

Canada Centre, ATIS Telecom<br />

glossary 2000, Glossary of<br />

Cartographic Terms” of Texas<br />

University, Dictionary of<br />

Abbreviations and Acronyms<br />

in GIS, Cartography and<br />

Remote Sensing of the<br />

University of California,<br />

Glossary of Oceanography,<br />

Climatology and the Related<br />

Geosciences, GIS Glossary”<br />

of Environmental Systems<br />

Research Institute Inc. (ESRI),<br />

Glossary of GIS and Metadata<br />

terms of Environmental On-<br />

Line Services (ERIN).<br />

Conclusioni<br />

Negli ultimi anni si è dimostrato<br />

come l’integrazione ed il confronto<br />

delle immagini raccolte<br />

attraverso diverse piattaforme,<br />

satelliti, aeroplani, elicotteri,<br />

UAV, possa fornire informazioni<br />

utili ai soccorritori e a chi<br />

gestisce l’emergenza. Inoltre l’e-<br />

Fig. 8 - EOSterm - Thesaurus su i sistemi di osservazione della terra (http://thesaurusonline.iia.cnr.<br />

it/vocabs/eosterm/it/index.php).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 11


FOCUS<br />

laborazione dei dati provenienti<br />

dall’EO costituisce una base<br />

conoscitiva per creare scenari<br />

incidentali, individuare le zone<br />

a rischio Natech e di conseguenza<br />

creare piani per la pianificazione<br />

dell’emergenza, dalla<br />

prevenzione alla ricostruzione,<br />

così come fornisce dati utili per<br />

le analisi post evento. La visone<br />

di insieme mostra chiaramente<br />

come i dati del remote sensing<br />

siano una fonte di informazioni<br />

sempre più importante, sia per i<br />

rischi Natech che per tutte le altre<br />

tipologie di rischio, in tutte<br />

le fasi del ciclo dell’emergenza,<br />

dalla fase di prevenzione a quella<br />

della gestione dell’emergenza,<br />

alla ricostruzione, per poi tornare<br />

di nuovo alla prevenzione<br />

secondo un ciclo di miglioramento<br />

continuo.<br />

Una delle sfide cruciali dei prossimi<br />

anni sarà quella di pianificare<br />

accuratamente le missioni<br />

dei micro-satelliti al fine di<br />

massimizzarne l’uso per l’osservazione<br />

delle aree potenzialmente<br />

a rischio per migliorarne<br />

la valutazione e la gestione e per<br />

studiare i fattori di causalità e le<br />

connessioni tra rischi antropici<br />

e rischi naturali.<br />

Inoltre gli UAV sembrano essere<br />

particolarmente adatti nelle<br />

operazioni di soccorso, anche in<br />

quelle situazioni o luoghi dove<br />

per le squadre di soccorso non<br />

è sicuro intervenire (ad esempio<br />

per la presenza di crolli o sostanze<br />

nocive).<br />

Inoltre la gran mole di dati a<br />

disposizione rende utile l’uso<br />

di strumenti terminologici che,<br />

attraverso i concetti e i termini<br />

in essi contenuti, ne facilitino<br />

la catalogazione, la gestione e il<br />

recupero, in modo da rendere le<br />

informazioni fruibili in tempi<br />

rapidi. Sarebbe utile disporre di<br />

glossari e thesauri relativi specificamente<br />

ai rischi Natech e alla<br />

tecnologia necessaria per la loro<br />

gestione.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

AA. VV. (2011), “Dipartimento IUAV per la Ricerca. Unità di Ricerca: Nuove tecnologie per la conoscenza del territorio e<br />

dell’ambiente. “City Sensing” e “Near Mapping” microdrone i-uav piattaforma aerea leggera a bassa quota per il monitoraggio citta’<br />

ambiente e territorio, rilievi di parchi, infrastrutture, aree industriali, edifici, aree in dissesto idrogeologico, applicazioni tematiche<br />

di protezione civile”, Rapporto Conclusivo, http://www.ricercasit.it/smartcities/ricerca/Pervasive%20Real%20Time%20Sensing/<br />

MicrodroneUAV/Progetto%20I-UAV.pdf<br />

Alexander D. (2002), “From civil defence to civil protection and back again”, Disaster Prevention and Management, 11, (3): 209-213<br />

Ajmar A, Boccardo P, Disabato F, Giulio Tonolo F. (2015), “Rapid Mapping: geomatics role and research opportunities”, Geodesy<br />

And Geomatics To The Edge. Rendiconti Lincei, 26, 1: 63-73 DOI: 10.1007/s12210-015-0410-9<br />

Antonioni G, Bonvicini S, Spadoni G, Cozzani V. (2009), “Development of a framework for the risk assessment of Na-Tech accidental<br />

events”, Reliability Engineering & System Safety, 94, 9: 1442-1450<br />

Clerc A, Le Claire G. (1994), “The environmental impacts of natural and technological (Na-tech) disasters”, Background discussion<br />

paper for The World Conference on Natural Disaster Reduction, Yokohama, Japan, 23–27 May 1994<br />

Cruz AM, Steinberg LJ, Vetere Arellano L, Nordvik JP, Pisano F. (2004), “State of the Art in Natech Risk Management (NATECH:<br />

Natural Hazard Triggering a Technological Disaster)”, EUR 21292 EN, © European Communities<br />

Di Franco S, Salvatori R. (2015), “Current situation and needs in man-made and Natech risks management using Earth<br />

Observation techniques”, Remote Sensing Applications: Society and Environment, 1: 72–84. DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.rsase.2015.06.004<br />

European Commision. Copernicus Emergency Management Service, http://emergency.copernicus.eu/mapping/#zoom=2&lat=20.<br />

25728&lon=17.0555&layers=0B000000T<br />

Galderisi A, Ceudech A, Pistucci M. (2008), “A method for Na-tech risk assessment as supporting tool for land use planning mitigation<br />

strategies”, Nat Hazards, DOI 10.1007/s11069-008-9224-8<br />

Girgin S, Krausmann E. (2013), “RAPID-N: Rapid Natech risk assessment and mapping framework”, Journal of Loss Prevention in<br />

the Process Industries, 26: 949 - 960, DOI:10.1016/j.jlp.2013.10.004<br />

Joyce KE, Wright KC, Samsonov SV, Ambrosia VG. (2009), Remote sensing and the disaster management cycle. Advances in Geoscience<br />

and Remote Sensing, Gary Jedlovec (Ed.), ISBN: 978-953-307-005-6, InTech, DOI: 10.5772/8341<br />

Krausmann E, Cozzani V, Salzano E, Renni E. (2011), “Industrial accidents triggered by natural hazards: an emerging risk issue”,<br />

Nat. Hazards Earth Syst. Sci., 11: 921–929, DOI:10.5194/nhess-11-921-2011<br />

Kucera J, Lemoine G, Kemper T. (2012), “Post-Disaster Needs Assessment: the role of remote sensing and geospatial information”,<br />

IPSC - Institute for the Protection and Security of the Citizen. JRC- European Commission. Vienna, PDNA training, https://www.gfdrr.<br />

org/sites/gfdrr.org/files/3_JRC-Remote_Sensing.pdf<br />

Lewis PE. (2011), “The Evolution of Airborne Chemical and Radiological Remote Sensing For Emergency and Natural<br />

Disaster Response”, National Geospatial-Intelligence Agency (NGA) - USA. SPIE 2011 Remote Sensing PlenaryTalk, http://spie.org/<br />

Documents/AboutSPIE/PDF/ERS11-plenary-Lewis.pdf<br />

Lindell MK, Perry RW. (1996), “Identifying and managing conjoint threats: earthquake-induced hazardous materials releases”. The<br />

US. J Hazard Mater 50: 31–46<br />

Marzo E, Busini V, Rota R. (2015)), “Definition of a short-cut methodology for assessing the vulnerability of a territory in naturaltechnological<br />

risk estimation”, Reliability Engineering and System Safety, 134: 92–97<br />

Menoni S, Molinari D, Parker D, Ballio F, Tapsell S. (2012), “Assessing multifaceted vulnerability and resilience in order to design<br />

risk-mitigation strategies”, Nat Hazards, 64: 2057–2082, DOI 10.1007/s11069-012-0134-4<br />

Nativi S, Craglia M, Pearlman J. (2013), “Earth Science Infrastructures Interoperability: The Brokering Approach”, IEEE Journal of<br />

selected topics in applied earth observations and remote sensing, 6, 3, DOI: 10.1109/JSTARS.2013.2243113<br />

Plini P, Di Franco S, De Santis V, Salvatori R. (2015), “EOSterm - Earth Observation Systems Thesaurus”, http://thesaurusonline.<br />

iia.cnr.it/vocabs/eosterm/en/index.php<br />

Plini P, Salvatori R, Di Franco S, De Santis V. (2007), “L’organizzazione di metadati e dati relativi a piattaforme aeree e satellitari per<br />

il telerilevamento”, 11ª Conferenza Nazionale ASITA, Torino<br />

Rapisardi E, Di Franco S, Giardino M. (2014), “Web Participatory Framework for Disaster Resilience: Coping with Information<br />

Deluge”, Conference: IAEG 2014, Engineering Geology for Society and Territory, 7<br />

Salzano E, Basco A, Busini V, Cozzani V, Marzo E, Rota R, Spadoni G. (2013), “Public awareness promoting new or emerging<br />

risks: Industrial accidents triggered by natural hazards (Natech)”, Journal of Risk Research, 16, 3-4: 469-485, DOI:<br />

10.1080/13669877.2012.729529<br />

Sandau R. (2006), International Study on Cost-Effective Earth Observation Missions, Balkema A.A. Publishers, Taylor & Francis<br />

Group, Leiden, The Netherlands, 160. ISBN10:0-415-39136-9, ISBN13:9-78-0-415-39136-8<br />

Sandau R, Briess K. (2008), “Potential for advancements in remote sensing using small satellites”, The International Archives of the<br />

Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences. XXXVII, B1, Beijing<br />

Sandau R, Briess K. (2010). “The role of small satellite mission in global change studies- Advances”, Chuvieco, E., Li, J., Yang, X.<br />

(Eds). Earth Observation of Global Change. Springer Science & Business Media, 298<br />

Sandau R. (2010), “Status and trends of small satellite missions for Earth observation”, Acta Astronautica, 66: 1 - 12<br />

Sengupta A. (2007), “Industrial hazard, vulnerability and Risk Assessment for land use Planning: A case study old Haldia, west<br />

Bengal, India”, International Institute for Geo-information Science and Earth Observation (ITC), http://www.itc.nl/library/papers_2007/msc/iirs/sengupta.pdf<br />

Showalter PS, Ramspott M. (1999), “The use of remote sensing in detecting and analyzing natural hazards and disaster, 1972-<br />

1998. A partially annotated Bibliography”. J.M. Lovell Center for Environmental Geography and Hazards Research, Southwest Texas<br />

State University., 1<br />

Wang L, Zhou W, Zhao S.(2013), “Application of Mini-UAV in Emergency Rescue of Major Accidents of Hazardous Chemicals”,<br />

International Conference on Remote Sensing, Environment and Transportation Engineering (RSETE 2013)<br />

ABSTRACT<br />

The Earth Observation (EO) techniques are becoming increasingly important in risk management activities not only for natural hazards<br />

and natural disaster monitoring but also to ride out industrial and Natech accidents. The latest development in the aerospace industry such<br />

as sensors miniaturization and high spatial and temporal resolution missions devoted to monitoring areas of specific interest, have made the<br />

use of EO techniques more efficient and ready to use in near real time conditions. This paper summarize the current state of knowledge on<br />

how EO data can be useful in manage all the phases of the Natech disaster, from the environmental conditions before the accident strikes to<br />

the post accident relief, from the scenario setting and planning stage to damage assessment. Moreover some terminological tools are proposed<br />

NHWikisaurus and EOSterm thesaurus, that could be useful for semantic knowledge spreading in EO and risk managment.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Gestione del rischio; Natech; remote sensing; telerilevamento; Copernicus; GMES; emergenza<br />

AUTORE<br />

Sabina Di Franco<br />

difranco@iia.cnr.it<br />

Rosamaria Salvatori<br />

Istituto sull'InquinamentoAtmosferico – CNR<br />

via salaria Km 29,300<br />

Elena Rapisardi<br />

NatRisk, Università di Torino<br />

NOTA REDAZIONE<br />

Il tema di questo articolo è stato presentato per la prima volta nella XIX Conferenza ASITA.<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 13


REPORT<br />

Telerilevamento e GIS per la<br />

valutazione e il monitoraggio delle<br />

isole di calore in ambiente urbano<br />

di Sabrina Adelfio, Caterina Enea, Giuseppe Bazan, Pietro Orlando<br />

Fig. 1 – Strisciata immagine MIVIS 2002.<br />

Le tecniche di analisi spaziale e di telerilevamento costituiscono uno strumento molto utile per la conoscenza e lo<br />

studio del fenomeno dell’isola di calore urbano (indicata anche come UHI, dall’acronimo inglese Urban Heat Island).<br />

Nel presente studio, tra le molteplici cause che portano alla generazione di questo fenomeno, sono state approfondite<br />

quelle relative alle caratteristiche fisiche delle superfici e alla presenza delle diverse coperture di uso del suolo.<br />

Negli ultimi secoli l’aumento<br />

demografico<br />

mondiale e la crescita<br />

incontrollata delle città hanno<br />

causato significativi cambiamenti<br />

del territorio da parte dell’uomo.<br />

Una delle conseguenze provocate<br />

da questa trasformazione è la<br />

formazione dell’UHI. Questa si<br />

presenta come un evento microclimatico<br />

che si verifica nelle aree<br />

urbanizzate e consiste in un notevole<br />

aumento della temperatura<br />

nell’ambito urbano rispetto alla<br />

periferia della città e, in particolare,<br />

alle aree rurali circostanti<br />

(Oke, 1973). Nonostante il fenomeno<br />

sia noto almeno dal XIX<br />

secolo, solamente negli ultimi<br />

decenni ha suscitato l’interesse<br />

del mondo scientifico, divenendo<br />

una problematica su cui i pianificatori<br />

urbani stanno ponendo<br />

una grande attenzione. Gli studi<br />

finora effettuati ne distinguono<br />

tre tipologie:<br />

4Isola di calore atmosferica<br />

(Atmospheric UHI - AUHI),<br />

che si distingue ulteriormente<br />

in:<br />

o Isola di calore dello strato<br />

limite urbano, situato al<br />

di sopra dell’altezza media<br />

degli edifici (Urban<br />

Boundary Layer – UBL);<br />

o Isola di calore dello strato<br />

della copertura urbana,<br />

ubicato sotto l’altezza<br />

media degli edifici (Urban<br />

Canopy Layer - UCL);<br />

4Isola di calore di superficie<br />

o epidermica (Surface UHI –<br />

SUHI);<br />

4Isola di calore del sottosuolo<br />

(Subsurface UHI).<br />

Questi diversi tipi di isola di<br />

calore sono certamente correlati,<br />

infatti l’interazione tra il<br />

Boundary Layer, il Canopy Layer e<br />

il Surface Layer genera o meno la<br />

presenza sopra la città di un’isola<br />

di colore. Tuttavia è importante<br />

distinguerli, poiché differiscono<br />

per cause, strumenti di misurazione<br />

e dinamiche temporali.<br />

Le isole di calore atmosferiche<br />

si manifestano in prevalenza di<br />

notte e possono essere negative<br />

di giorno, viceversa quelle di superficie<br />

raggiungono la massima<br />

intensità durante le ore diurne.<br />

Per dedurre con sufficiente precisione<br />

la temperatura superficiale<br />

delle coperture al suolo è stato<br />

utilizzato il Telerilevamento<br />

Termico (Thermal Remote Sensing<br />

- TRS), effettuato con sensori che<br />

acquisiscono informazioni nella<br />

sottobanda dell’infrarosso termico.<br />

Il TRS permette, dunque, di<br />

misurare la quantità di radiazione<br />

elettromagnetica emessa dalla superficie<br />

terrestre nelle lunghezze<br />

d’onda che appartengono alla<br />

regione dell’infrarosso termico.<br />

In seguito, attraverso l’utilizzo<br />

integrato delle tecnologie di telerilevamento<br />

implementate in<br />

ambiente GIS, è stato possibile<br />

analizzare le caratteristiche della<br />

struttura urbana e, in particolare,<br />

comprendere come variano le<br />

temperature all’aumentare della<br />

distanza dalle aree verdi.<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Area di studio<br />

La città di Palermo si trova ad<br />

una latitudine di 38°06’56”N<br />

e longitudine di 13°21’41”E,<br />

con un’altitudine di 14 m s.l.m.<br />

Il Comune si estende per una<br />

superficie pari a 160,59 Km 2<br />

con una popolazione di 678 492<br />

abitanti. La città è caratterizzata<br />

da un clima temperato delle medie<br />

latitudini con estati asciutte e<br />

calde e inverni freschi e piovosi.<br />

Nell’analisi condotta è stata presa<br />

in considerazione una strisciata<br />

corrispondente alla zona Ovest di<br />

Palermo delimitata a nord dalla<br />

borgata marinara di Mondello e a<br />

sud dalla valle del fiume Oreto.<br />

La scelta dell’area è stata orientata<br />

dalla presenza di differenti tipologie<br />

di tessuto urbano, al fine<br />

di verificare il comportamento<br />

delle temperature al variare delle<br />

differenti coperture di uso del<br />

suolo. Sono, infatti, presenti aree<br />

consolidate ad alta densità, con<br />

tessuto diffuso a media e bassa<br />

densità e aree verdi di notevole<br />

estensione. Tra le infrastrutture<br />

presenti, Viale della Regione<br />

Siciliana è quella che segna<br />

maggiormente il territorio,<br />

attraversandolo da nord a sud.<br />

Questa, se da un lato rappresenta<br />

un fondamentale elemento di<br />

decongestionamento del traffico<br />

urbano, dall’altro provoca un inquinamento<br />

acustico e atmosferico<br />

tale da ridurre la qualità della<br />

vita e della salute dei cittadini.<br />

Tale impatto viene testimoniato<br />

da dati relativi alle emissioni di<br />

CO (g/Km) ricavate con l’applicazione<br />

del metodo COPERT<br />

II (COmputer Programme to<br />

calculate Emission from Road<br />

Traffic) nell’ambito delle attività<br />

del progetto CORINAIR<br />

(COoRdination Information<br />

AIR) (Corriere, 2011). Da qui la<br />

necessità di eseguire analisi più<br />

approfondite con l’obiettivo di<br />

quantificare le variazioni di temperatura<br />

dovute all’aumento delle<br />

distanze dalla vegetazione.<br />

Materiali e metodologia<br />

L’immagine è stata acquisita dal<br />

sensore MIVIS (Multispectral<br />

Infrared and Visible Immaging<br />

Spectrometer) che opera con<br />

un’elevata risoluzione spettrale<br />

e spaziale. I dati sono stati rilevati<br />

con un volo effettuato sulla<br />

città di Palermo nel luglio del<br />

2002, intorno alle ore 12, ora<br />

che ha permesso di ridurre le<br />

zone d’ombra data la posizione<br />

zenitale del sole. L’immagine è<br />

stata calibrata radiometricamente<br />

e corretta geometricamente al<br />

fine di eliminare le distorsioni<br />

geometriche e radiometriche<br />

dovute al sistema di acquisizione,<br />

al mezzo di propagazione del<br />

segnale, all’angolo di ripresa e<br />

all’effetto della curvatura terrestre.<br />

Successivamente l’immagine<br />

MIVIS è stata georeferenziata<br />

nel sistema cartografico di riferimento<br />

WGS84 UTM33.<br />

Per elaborare l’immagine in<br />

esame si è fatto uso del software<br />

ENVI (Environment for<br />

Visualizing Images), realizzato<br />

dalla Research Systems Inc., nella<br />

versione 4.3. Questa è stata<br />

sottoposta inizialmente ad una<br />

fase di calibrazione mediante<br />

l’utilizzo del metodo empirico<br />

lineare che rimuove approssimativamente<br />

l’irradianza solare,<br />

l’assorbimento atmosferico, gli<br />

effetti di scattering e permette di<br />

passare da valori di radianza a valori<br />

di riflettenza. A tal proposito<br />

si è fatto riferimento ad alcune<br />

misurazioni condotte su alcune<br />

porzioni di asfalto, messo in opera<br />

da poco, e su della ghiaia.<br />

Sono state compiute molteplici<br />

elaborazioni con le tecniche di<br />

classificazione pixel-based, utilizzando<br />

i differenti algoritmi implementati<br />

nel software ENVI, al<br />

fine di valutare e confrontare le<br />

mappe tematiche risultanti dalle<br />

differenti metodologie di classificazione.<br />

Si è potuto constatare<br />

che il risultato qualitativamente<br />

migliore e più rappresentativo<br />

per il territorio osservato è stato<br />

ottenuto con l’algoritmo SAM.<br />

Questo richiede come input un<br />

numero di aree di prova (training<br />

areas) o spettri di riferimento,<br />

derivanti da specifiche ROI<br />

(Region of Interest). Nel presente<br />

studio gli spettri input<br />

sono stati ricavati da ROI<br />

individuate nella scena, dove la<br />

metodologia seguita si è avvalsa<br />

di un’analisi visiva di sintesi<br />

additive in RGB. Ogni ROI è<br />

costituita da raggruppamenti di<br />

pixel il più possibile omogenei<br />

e rappresentativi, che serviranno<br />

ad addestrare l’algoritmo di<br />

classificazione affinché associ<br />

ogni pixel dell’immagine ad<br />

una data categoria. Le ROI<br />

utilizzate per la classificazione<br />

fanno riferimento a 5 classi<br />

di copertura del suolo (Asfalto,<br />

Vegetazione, Edifici con Tetto<br />

bianco, Edifici con Tetto rosso)<br />

più la classe Ombra. La distinzione<br />

tra Tetti rossi e Tetti<br />

bianchi è servita non solo ad individuare<br />

la tipologia di uso del<br />

suolo, ma anche ad analizzare<br />

le caratteristiche termiche dei<br />

ROI NAME COLOR PIXELS POLYGONOS FILL ORIEN ORIENT<br />

Ombra Sea Green 38 3/38 Solid 45 0.10<br />

Asfalto Magenta 186 4/186 Solid 45 0.10<br />

Vegetazione Green 472 12/147 Solid 45 0.10<br />

Edifici con Cyan 60 5/60 Solid 45 0.10<br />

tetto bianco<br />

Edifici con Red 30 3/30 Solid 45 0.10<br />

tetto rosso<br />

Suolo nudo Yellow 34 2/34 Solid 45 0.10<br />

Fig. 2 – ROI strisciata immagine MIVIS 2002<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 15


REPORT<br />

materiali utilizzati. Anche la<br />

classe Ombra, fornisce più che<br />

informazioni relative all’uso del<br />

suolo, informazioni termiche,<br />

in quanto temperature inferiori<br />

nella classe dell’asfalto o dell’urbanizzato<br />

non sarebbe state<br />

altrimenti spiegate.<br />

Nel processo decisionale di<br />

classificazione sono state utilizzate<br />

le bande da 1 a 32 e da 93<br />

a 102. Le bande centrali sono<br />

state escluse al fine di evitare sovrapposizioni<br />

tra le firme spettrali,<br />

con conseguenti errori di classificazione<br />

dei pixel. Attraverso<br />

il processo di classificazione si<br />

passa da un’immagine composta<br />

da Digital Number ad un’immagine<br />

di classi corrispondenti<br />

alle categorie di usi del suolo.<br />

Nonostante la classificazione<br />

ottenuta mediante l’utilizzo<br />

dell’algoritmo SAM sia stata la<br />

migliore, si è potuto riscontrare<br />

come una medesima classe tematica<br />

fosse al suo interno molto<br />

variegata e risultasse costituita da<br />

classi spettrali differenti fra loro.<br />

L’errore che può essere commesso<br />

durante il processo di classificazione<br />

è quello di assegnare un<br />

pixel ad una categoria o classe<br />

diversa da quella a cui appartiene.<br />

Per avere contezza dell’errore<br />

commesso, si ricorre alla “verifica<br />

di accuratezza” che prevede la<br />

realizzazione di una matrice di<br />

confusione, ovvero una matrice<br />

quadrata in cui vengono riportati<br />

i risultati dal confronto tra<br />

la mappa tematica prodotta in<br />

seguito alla classificazione e la<br />

verità di riferimento. La matrice<br />

ha dimensione q×q, dove q è il<br />

numero delle classi o categorie<br />

nella mappa; le colonne rappresentano<br />

i dati di riferimento<br />

(verità), mentre le righe rappresentano<br />

i dati della classificazione.<br />

Il software ENVI può calcolare<br />

una matrice di confusione<br />

utilizzando la ground true image<br />

oppure le ground true ROIs. Nel<br />

presente lavoro è stato utilizzato<br />

CLASS TETTI SUOLO ASFALTO OMBRA TETTI VEGETAZIONE TOTALE<br />

ROSSI NUDO<br />

BIANCHI<br />

Unclassified 0 0 0 0 69 0 69<br />

Tetti rossi 127 0 0 0 0 0 127<br />

Suolo nudo 40 111 0 0 0 0 151<br />

Asfalto 0 54 46 0 0 0 100<br />

Ombra 0 35 55 108 0 0 198<br />

Tetti bianchi 0 0 0 0 50 0 50<br />

Vegetazione 0 0 0 0 0 175 175<br />

Totale 167 200 101 108 119 175 870<br />

Fig. 3 – Ground Truth (pixels).<br />

il secondo metodo che prevede la<br />

realizzazione di ulteriori ROI di<br />

verità a terra, che saranno confrontate<br />

con le ROI utilizzate per<br />

la classificazione delle immagini.<br />

Il prodotto dell’analisi comprende<br />

una valutazione di accuratezza<br />

totale in percentuale (Overall<br />

Accuracy), data dal rapporto tra<br />

i pixel classificati correttamente<br />

e i pixel totali; il coefficiente<br />

kappa; la matrice di confusione,<br />

nella cui diagonale vengono<br />

rappresentati i pixel classificati<br />

correttamente; gli errori di commissione<br />

(percentuale di pixel<br />

in più nella classe); gli errori di<br />

omissione (percentuale di pixel<br />

lasciati fuori dalla classe di appartenenza);<br />

le precisioni producer<br />

and user (utente e produttore)<br />

per ogni classe. La precisione<br />

producer è la probabilità che un<br />

pixel nell’immagine classificata<br />

venga assegnato alla classe x<br />

dato che la classe di verità a<br />

terra è x. La precisione user è la<br />

probabilità che la classe di verità<br />

a terra sia x dato che il pixel è<br />

CLASS<br />

COMMISSION<br />

stato assegnato alla classe x nella<br />

classificazione.<br />

Di seguito si riportano la verifica<br />

di accuratezza dell’intera strisciata<br />

presa in esame.<br />

Overall Accuracy: (617/870)<br />

70,9195%; Coefficiente Kappa:<br />

0,6547<br />

Si è cercato a questo punto di<br />

migliorare i risultati fin qui ottenuti<br />

eseguendo un’operazione<br />

di filtraggio che consiste nell’eliminare<br />

i pixel che in realtà non<br />

appartengono alla classe corretta.<br />

Tale operazione sfrutta, per determinare<br />

il valore del pixel di<br />

destinazione, il valore di alcuni<br />

pixel ad esso più vicini. Nel caso<br />

specifico si è scelto un quadrato<br />

di 3x3 pixel in cui quello in esame<br />

si trova in posizione centrale.<br />

In questo modo è stato possibile<br />

risolvere le problematiche connesse<br />

alla presenza di pixel isolati<br />

presenti in altre classi.<br />

Successivamente l’immagine<br />

classificata è stata importata in<br />

ambiente GIS come shapefile,<br />

elaborata con il software ArcGis<br />

OMISSION<br />

COMMISSION<br />

OMISSION<br />

%<br />

%<br />

(pixels)<br />

(pixels)<br />

Tetti rossi 0 23,95 0/127 40/167<br />

Suolo nudo 26,49 44,50 40/151 89/200<br />

Asfalto 54,00 54,46 54/100 55/101<br />

Ombra 45,45 0 90/198 0/108<br />

Tetti bianchi 0 57,98 0/50 69/119<br />

Vegetazione 0 0 0/175 0/175<br />

Fig. 4 – Errori di commissione e omissione.<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

10.0 e ulteriormente corretta,<br />

in quanto sono state riscontrate<br />

anomalie nella classificazione del<br />

suolo nudo, erroneamente individuato<br />

come Edifici con tetto<br />

rosso. È stata quindi fatta una<br />

query selezionando tutti i poligoni<br />

classificati come Tetti rossi<br />

che presentavano una superficie<br />

maggiore di 5000 mq, per verificare<br />

di volta in volta la reale<br />

classe di appartenenza. Si sono<br />

riscontrati, inoltre, degli errori<br />

relativi alla classe dell’Asfalto che<br />

spesso presentava al suo interno<br />

porzioni rocciose di Suolo nudo;<br />

anche queste sono state di volta<br />

in volta verificate e corrette.<br />

Non avendo, inoltre, inserito<br />

all’interno delle ROI la classe<br />

Acqua il mare viene classificato<br />

come Ombra. In questa fase di<br />

correzione, pertanto, il mare è<br />

stato ritagliato dall’immagine<br />

in modo da non tenerne conto<br />

nelle successive elaborazioni. Pur<br />

non essendo l’Ombra, una tipologia<br />

di copertura di uso del suolo,<br />

è stato necessario mantenerla<br />

come classe a sé, in quanto le<br />

zone d’ombra creavano dei problemi<br />

nella classificazione. Sono<br />

state così ottenute le immagini<br />

finali, sulle quali sono state calcolate<br />

le percentuali di coperture<br />

di uso del suolo. Nella strisciata<br />

si ha il 27,80% di Suolo nudo,<br />

il 22,53% di Vegetazione, il<br />

19,52% di Ombra, il 13,03% di<br />

Asfalto, il 9,52% di Edifici con<br />

tetto rosso e il 7,60% di Edifici<br />

con tetto bianco.<br />

Dall’immagine MIVIS è stata<br />

poi realizzata una termografia<br />

prendendo in considerazione le<br />

bande dell’infrarosso termico<br />

CLASS PROD. ACC.<br />

%<br />

USER. ACC.<br />

%<br />

PROD. ACC. USER. ACC.<br />

(pixels<br />

(pixels)<br />

Tetti rossi 76,05 100,00 127/167 127/127<br />

Suolo nudo 55,50 73,51 111/200 111/151<br />

Asfalto 45,54 46,00 46/101 46/100<br />

Ombra 100,00 54,55 108/108 108/198<br />

Tetti bianchi 42,02 100,00 50/119 50/50<br />

Vegetazione 100,00 100,00 175/175 175/175<br />

Fig. 5 – Precisioni utente e produttore.<br />

(dalla 93 alla 102 corrispondenti<br />

alle lunghezze d’onda comprese<br />

tra 8,2 e 12,7 μm). In particolare<br />

estraendo la banda 93 (con<br />

lunghezza d’onda compresa tra<br />

8,20 e 8,60 μm) è stato possibile<br />

ricavare valori di emissività delle<br />

superfici, ossia valori di temperatura.<br />

Le informazioni ottenute<br />

con la realizzazione dell’immagine<br />

termica sono servite a comprendere<br />

come le componenti<br />

del paesaggio urbano influenzino<br />

le dinamiche della radiazione<br />

termica e come vi sia dunque<br />

una forte correlazione tra caratteristiche<br />

delle superfici urbane<br />

e temperatura. Per rappresentare<br />

le variazioni di temperatura è<br />

stata utilizzata una graduazione<br />

di colori che va dal verde delle<br />

zone più fredde al rosso delle<br />

zone più calde. Importando le<br />

immagini in ambiente GIS è<br />

stato possibile calcolare le temperature<br />

medie di ogni classe<br />

di uso del suolo. Nell’intera<br />

strisciata la temperatura media<br />

più elevata si ha per il Suolo<br />

nudo con 36,99°, seguono gli<br />

Edifici con tetto rosso e l’Asfalto<br />

con 36,02°, gli Edifici<br />

con tetto bianco con 34,47°,<br />

la Vegetazione con 30,81° e per<br />

ultima l’Ombra con 28,99°.<br />

Nonostante il Suolo nudo sia<br />

caratterizzato da una superficie<br />

permeabile in cui si ha il processo<br />

di evapotraspirazione, l’assenza<br />

totale di vegetazione e di zone<br />

d’ombra lo rende la superficie<br />

più calda. Gli Edifici con tetto<br />

rosso hanno una temperatura<br />

più elevata rispetto a quelli con<br />

Tetto bianco, in quanto superfici<br />

con vernici o materiali chiari<br />

riflettono gran parte della radiazione<br />

proveniente dal sole,<br />

assorbendone quantità irrisorie.<br />

Inoltre, un tessuto a bassa densità<br />

intervallato da vegetazione<br />

può contribuire all’abbassamento<br />

delle temperature; tuttavia<br />

anche il tessuto consolidato<br />

presenta temperature inferiori a<br />

causa della formazione di zone<br />

d’ombra tra gli edifici. L’asfalto<br />

delle strade e dei grandi parcheggi<br />

crea delle vaste superfici<br />

impermealizzate e assorbe una<br />

quantità notevole di radiazione,<br />

a causa del colore scuro dei manti<br />

bituminosi. Al contrario i tetti<br />

bianchi, per le loro proprietà<br />

riflettenti, e la vegetazione presentano<br />

temperature inferiori.<br />

Quest’ultima, infatti, caratterizza<br />

i suoli permeabili favorendo<br />

Fig. 6 – Classificazione finale – Strisciata immagine MIVIS 2002.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 17


REPORT<br />

Fig. 7 – Termografia – Strisciata immagine MIVIS 2002.<br />

il processo di evapotraspirazione<br />

e garantisce la presenza di zone<br />

d’ombra. Le informazioni ottenute<br />

dall’analisi termica hanno<br />

confermato la presenza di elevate<br />

temperature in corrispondenza<br />

di forti emissioni di CO, nello<br />

specifico l’attenzione è stata<br />

rivolta su due tratti stradali di<br />

Viale della Regione Siciliana,<br />

quantificando le variazioni di<br />

temperatura dovute all’aumento<br />

delle distanze dalla vegetazione.<br />

Al fine di verificare il comportamento<br />

delle temperature in aree<br />

con tipologie di tessuto urbano a<br />

bassa densità edilizia e in assenza<br />

di forti emissioni di CO, sono<br />

state prese in considerazione due<br />

porzioni di territorio caratterizzate<br />

dalla presenza di aree verdi.<br />

L’analisi prevede innanzitutto<br />

di estrapolare la vegetazione<br />

dalla classificazione effettuata<br />

precedentemente e importarla in<br />

ambiente GIS, dove saranno costruiti<br />

cinque buffer con larghezza<br />

di 3 m attorno alle aree verdi,<br />

aumentando progressivamente la<br />

distanza da queste. Il primo parte<br />

direttamente dal limite esterno<br />

della vegetazione (si indicherà<br />

in seguito a una distanza di 0<br />

m), il secondo da una distanza<br />

di 3 m, il terzo di 6 m, il quarto<br />

di 12 m e infine l’ultimo di 18.<br />

Successivamente i buffer così costruiti<br />

vengono intersecati con la<br />

classificazione, al fine di calcolare<br />

le temperature medie di ogni<br />

classe all’interno di ogni buffer,<br />

per comprenderne il comportamento<br />

all’aumentare delle distanze<br />

dalla vegetazione. Sotto si<br />

riportano le variazioni di temperatura<br />

in C° (asse Y) rapportate<br />

all’aumento delle distanze in m<br />

dalla vegetazione (asse X).<br />

Nelle immagini si può notare<br />

come le classi di uso del suolo<br />

presentino un cambiamento<br />

repentino delle temperature alle<br />

distanze di 0, 3 e 6 m dalla vegetazione,<br />

mentre le variazioni<br />

diventano meno evidenti dai 6<br />

ai 18 m, ad eccezione della classe<br />

Ombra. In particolare le temperature<br />

di tutte le classi tendono<br />

ad innalzarsi all’aumentare della<br />

distanza dalla vegetazione, ad<br />

esclusione delle classi Asfalto e<br />

Ombra. Nello specifico si può<br />

notare come tutte le classi, ad<br />

esclusione dell’Ombra, presenti-<br />

Fig. 8 – Variazioni di temperatura a diverse distanze dalla vegetazione per classi di copertura di uso del suolo.<br />

Fig. 9 - Variazioni di temperatura a diverse distanze dalla vegetazione per classi di copertura di uso del suolo.<br />

Fig. 10 - Variazioni di temperatura a diverse distanze dalla vegetazione per classi di copertura di uso del suolo.<br />

Fig. 11 - Variazioni di temperatura a diverse distanze dalla vegetazione per classi di copertura di uso del suolo.<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


no un andamento logaritmico<br />

con coefficiente di determinazione<br />

(più comunemente<br />

R 2) che varia da un minimo di<br />

circa 0,70 per l’Asfalto ad un<br />

massimo di 0,98 per il Suolo<br />

nudo. Si può scrivere, quindi,<br />

la seguente equazione:<br />

∆T= k (lnxi-lnxi-1)<br />

Dove ∆T rappresenta la differenza<br />

di temperatura tra il<br />

buffer nella distanza xi e il precedente<br />

xi-1; k è una costante.<br />

Pertanto è possibile determinare<br />

la differenza di temperatura<br />

in funzione della distanza<br />

dalla vegetazione, in quanto a<br />

valori bassi di ∆T corrispondono<br />

distanze ridotte tra le<br />

diverse piantumazioni di verde;<br />

viceversa fissato ∆T è possibile<br />

quantificare le distanze<br />

tra le diverse piantumazioni.<br />

Tuttavia la temperatura media<br />

dell’intero buffer non dipende<br />

più soltanto dalla distanza dalla<br />

vegetazione ma anche dalle<br />

percentuali di copertura di<br />

ogni classe presente.<br />

Inoltre, come si evince dalle<br />

ultime due immagini e grafici,<br />

una distribuzione diffusa nel<br />

territorio di aree verdi (Fig.<br />

11) favorisce un significativo<br />

abbassamento delle temperature<br />

di circa 2 gradi, rispetto<br />

alla presenza della stessa quantità<br />

di verde (circa il 50% per<br />

entrambe le figure). concentrato<br />

in determinate aree (Fig.<br />

10).<br />

Conclusioni<br />

Le aree urbane rappresentano<br />

gli ambiti più a rischio per<br />

i cambiamenti climatici, in<br />

quanto laddove è più alta la<br />

densità abitativa maggiori<br />

sono i rischi ambientali e<br />

sociali. Le città dovranno contribuire<br />

ad adattarsi al cambiamento<br />

climatico e allo stesso<br />

tempo mitigarlo, adottando<br />

politiche che affrontino le due<br />

problematiche in maniera integrata.<br />

Mentre l’adattamento<br />

richiede strategie,<br />

politiche e azioni specifiche a<br />

livello locale per aumentarne<br />

la resilienza al cambiamento,<br />

la mitigazione è un’azione<br />

globale che richiede sostanziali<br />

cambiamenti del comportamento<br />

individuale ed importanti<br />

innovazioni tecnologiche.<br />

Pertanto se gli interventi<br />

vengono applicati sul singolo<br />

edificio si ha come conseguenza<br />

una riduzione della temperatura<br />

delle superfici delle<br />

singole abitazioni, consentendo<br />

di ridurre il consumo<br />

di energia elettrica. Ma se le<br />

azioni di mitigazione vengono<br />

effettuate da molte strutture,<br />

le numerose riduzioni di temperatura<br />

locale e di emissioni<br />

di calore antropogenico provocano<br />

una diminuzione della<br />

temperatura di tutta la città,<br />

apportando un vantaggio per<br />

l’intera collettività e di conseguenza<br />

una migliore qualità<br />

dell’aria. Fondamentale risulta<br />

quindi contribuire alla conoscenza<br />

dei fenomeni in atto ed<br />

alle possibilità di adattamento<br />

che i centri urbani possono<br />

attuare. Nel presente studio<br />

il telerilevamento si è rivelato<br />

una tecnica eccellente per la<br />

rilevazione delle temperature,<br />

confermando che la presenza<br />

di superfici asfaltate, la<br />

continua cementificazione e<br />

l’inquinamento atmosferico<br />

sono le principali cause della<br />

generazione di calore urbano.<br />

Da qui la necessità di attuare<br />

interventi di greening urbano<br />

con un’ottica multiobiettivo<br />

che affianchi alle funzioni termoregolative,<br />

anche quelle di<br />

ottimizzare la risposta idrologica,<br />

apportando conseguenze<br />

positive sotto il profilo ambientale,<br />

ecologico ma anche<br />

estetico, sociale e culturale.<br />

REPORT<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Arnfield A. J. (2003), Two decades of urban climate research: a<br />

review of turbulence, exchanges of energy and water, and the urban heat<br />

island, in “International journal of climatology” 23<br />

Brivio P. A., Lechi G., Zilioli E. (2006), Principi e metodi di Telerilevamento,<br />

Città Studi Edizioni<br />

Corriere F. (2011), Impianti ettometrici e infrastrutture puntuali per i<br />

trasporti, FrancoAngeli<br />

Department of Environmental Science and Engineering, Fudan University<br />

(2009), Remote sensing evaluation of urban heat island and its<br />

spatial pattern of the Shanghai metropolitan area, China, in “Ecological<br />

Complexity” 6<br />

Department of Physics, Faculty of Science, Mahasarakham University<br />

and Department of Geoinformatics, Faculty of Informatics,<br />

Mahasarakham University (2012), Urban heat island monitoring<br />

and analysis by using integration of satellite data and knowledge based<br />

method, in “International Journal of Development and Sustainability,<br />

Vol. 1 Number 2<br />

Institute of Space and Earth Information Science, Yuen Yuen<br />

Research Centre for Satellite Remote Sensing, The Chinese<br />

University of Hong Kong (2011), Urban Heat Island Analysis Using<br />

the Landsat TM Data and ASTER Data: A Case Study in Hong Kong,<br />

in “Remote Sensing” 3<br />

Key Laboratory of Soil & Water Conservation and Desert Prevention,<br />

Ministry of Education, Beijing Forest University (2008), Study<br />

on the distribution changes of urban heat island based on heat-grenness<br />

feature space, in “The International Archives of the Photogrammetry,<br />

Remote Sensing and Spatial Information Sciences” Vol. XXXVII.<br />

Part B7<br />

Oke T. R. (1973), City size and the urban heat island, Atmospheric<br />

Environment, 7.<br />

Oke T. R. (1995), The heat island characteristics of the urban boundary<br />

layer: Characteristics, causes and effects, in “Wind Climate in Cities”<br />

Oke T.R. (1997), Urban Climates and Global Environmental Change,<br />

in “Thompson, R.D. and A. Perry (eds.) Applied Climatology: Principles<br />

& Practices”, New York<br />

Rizwan, Ahmed Memon, Leung Dennis Y.C. e Chunho Liu (2008),<br />

A review on the generation, determination and mitigation of Urban<br />

Heat Island, in “Journal of Environmental Sciences” 20<br />

Stanganelli M., Soravia M. (2012), Consumo energetico e caratteristiche<br />

della morfologia urbana, in “Planum. The Journal of Urbanism”, n.<br />

25, vol 2<br />

State Key Laboratory of Information Engineering in Surveying,<br />

Mapping and Remote Sensing (LIESMARS) and Marine Science<br />

and Environmental Studies, University of San Diego (2006).<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Telerilevamento; analisi spaziale; isole di calore urbano; territorio<br />

ABSTRACT<br />

The techniques of spatial analysis and Remote Sensing represent an useful tool for<br />

the knowledge and the study of the Urban Heat Island phenomenon (English acronym<br />

UHI). In this study, among the different causes that lead to the generation<br />

of the event, those regarding physical features of the surface and the presence of<br />

different land use/cover such as: the high cover of urban areas and the lack of green<br />

areas have been examined. The Remote Sensing techniques allow to create maps<br />

of the land use/cover, then, in order to estimate the different in temperature due<br />

to the distance to the vegetation, the temperature of the bodies already tested have<br />

been compared with a thermal map. In detail the aim of the research is to examine<br />

the presence of the phenomenon in Palermo, through the analysis of portion of soil<br />

with different morphological features.<br />

AUTORE<br />

Sabrina Adelfio,<br />

sabrina.adelfio@gmail.com<br />

Caterina Enea<br />

eneakatia@libero.it<br />

Università di Palermo, Scuola Politecnica, Dipartimento<br />

di Architettura, Viale delle Scienze, Edificio 14, Palermo.<br />

Giuseppe Bazan<br />

Giuseppe.bazan@unipa.it<br />

Pietro Orlando<br />

pietro.orlando@unipa.it<br />

Università di Palermo, Scuola Politecnica, Viale delle<br />

Scienze, Edificio 14, Palermo.<br />

NOTA DELLA REDAZIONE<br />

Il tema di questo articolo è stato presentato per la prima volta<br />

nella XIX Conferenza ASITA. <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 19


REPORT<br />

Soluzioni informatiche innovative a<br />

supporto della Decostruzione Selettiva<br />

di Antonio Bottaro<br />

Soluzioni informatiche<br />

innovative per ridurre<br />

l'impatto del processo edilizio<br />

sull'ambiente e sul riuso<br />

dei materiali da costruzione<br />

intesi come risorse da reimpiegare<br />

nell’intervento<br />

edilizio stesso. È necessario<br />

volgere verso un modello<br />

a “zero energia” e a “zero<br />

rifiuti”.<br />

Dobbiamo sentirci tutti<br />

coinvolti nel portare<br />

un contributo all’elaborazione<br />

di una risposta<br />

collettiva di contrasto rispetto<br />

ai cambiamenti climatici che<br />

affliggono i nostri tempi.<br />

Un contributo in tal senso può<br />

venire dall’adeguamento del<br />

ciclo di vita del ‘Fabbricato’ che,<br />

considerato alla stregua di un<br />

’organismo edilizio’, può essere<br />

riportato in linea con la natura<br />

ciclica di fenomeni naturali (paradigma<br />

ecologico).<br />

Questo vuol dire orientare le<br />

attività di ricerca all’individuazione<br />

di soluzioni atte alla<br />

‘chiusura del cerchio’ inerente<br />

il ciclo di vita del fabbricato in<br />

modo che venga modificata la<br />

tradizionale risposta ‘lineare’<br />

(Cradle to Grave: dalla culla alla<br />

tomba), grandemente energivora,<br />

verso la realizzazione di<br />

diversi cicli di decostruzione/ricostruzione<br />

che consentano, l’adozione<br />

di un sempre maggior<br />

contenuto di ‘riuso’ dei materiali<br />

(Cradle to Cradle: dalla culla<br />

alla culla).<br />

Le ristrutturazioni cicliche infatti<br />

ben si adattano al naturale<br />

processo di efficientamento del<br />

Fabbricato che si adegua, nel<br />

tempo, all’evoluzione delle tecnologie<br />

e dei materiali connessi<br />

ai diversi aspetti che lo riguardano:<br />

energetico, di sicurezza,<br />

sismico, etc.<br />

Al fine di ridurre effettivamente,<br />

ed in modo complessivo gli<br />

impatti ambientali dovuti agli<br />

interventi edilizi, appare necessario<br />

ed imprescindibile, che il<br />

progetto si faccia carico del tema<br />

dei materiali in modo complessivo.<br />

Il processo edilizio ed il<br />

progetto tecnologico devono essere<br />

rinnovati per far sì che possano<br />

accogliere le istanze ambientali<br />

in modo completo. In<br />

questo senso, al modello a ‘zero<br />

energia’ (ciascun fabbricato deve<br />

produrre almeno l’energia che<br />

consuma) si deve integrare l’aspetto<br />

della costruzione a ‘zero<br />

rifiuti’. Con questa espressione<br />

si intende richiamare il nuovo<br />

paradigma progettuale nel quale<br />

i materiali di scarto, derivanti<br />

dalle demolizioni, siano intesi<br />

come risorse da re-impiegare<br />

nell’intervento edilizio stesso.<br />

Riuscire a tenere conto dei<br />

materiali in sede di progetto<br />

è un tema importante anche<br />

nella governance delle politiche<br />

di incentivazione al riuso. Le<br />

amministrazioni necessitano di<br />

strumenti idonei al computo ed<br />

anche al controllo delle quantità<br />

oggetto di riuso o di avvenuto<br />

‘smaltimento’ nelle corrette filiere<br />

di recupero.<br />

Servono quindi nuovi strumenti<br />

per tenere in debito conto, nel<br />

ciclo di vita di un manufatto,<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

il trattamento digitale dei ‘materiali’<br />

nel tempo, supportando<br />

nuove esigenze di progetto quali:<br />

il Design for Deconstruction,<br />

il Design for Recycling ed il<br />

Design for Waste.<br />

Andranno prodotte scene di<br />

realtà aumentata, georiferite al<br />

territorio, innestate su modellazioni<br />

3D veloci, facilmente<br />

navigabili e misurabili. I materiali<br />

dovranno essere ’battezzati’<br />

secondo codifiche internazionalmente<br />

riconosciute.<br />

Tutti i cicli di ristrutturazione<br />

prevedono atti preliminari di<br />

decostruzione e di successiva<br />

ri-costruzione mirati alla<br />

sostituzione di ‘materiali’ per<br />

il raggiungimento di stati di<br />

maggiore efficientamento.<br />

Contemplare i materiali in questo<br />

nuovo contesto comporta<br />

il loro riporto, nei Data Base<br />

associati, attraverso codifiche<br />

idonee sia al loro smaltimento<br />

(in Europa sono le codifiche<br />

CER – Codifica Europea dei<br />

Rifiuti) che, ad esempio, per la<br />

fase di progettazione del ‘nuovo’,<br />

dall’utilizzo di codifiche<br />

conformi a quanto richiesto<br />

dal BIM (Building Information<br />

Modeling).<br />

La tendenza a non antropizzare<br />

più nuovo terreno ma a meglio<br />

riutilizzare quanto ‘costruito’ ed<br />

in disuso, o non efficientatile, è<br />

una necessità che sta diventando<br />

sempre più cogente nelle<br />

società avanzate. A tale proposito<br />

si rileva che si possiede<br />

una ottima conoscenza dei costi<br />

di costruzione (ex-novo) ma si<br />

conosce poco dei prezzi di sostituzione<br />

(completa demolizione<br />

selettiva). Una moderna demolizione<br />

selettiva richiede l’intervento<br />

umano che comporta costi<br />

assicurativi elevati in ragione<br />

della ovvia pericolosità di detta<br />

classe di interventi. Questo<br />

aspetto apre quindi il tema della<br />

‘guida’ automatica di automi<br />

in grado di sostituire l’uomo.<br />

E’ necessaria quindi una modellazione<br />

3D, aumentata dal<br />

punto di vista metrico mediante<br />

contributi fotogrammetrici per<br />

una definizione utile di tipo<br />

centimetrico. In tale contesto<br />

dovrà essere possibile guidare<br />

automi senza la presenza umana<br />

(Droni) che saranno in grado di<br />

operare in un contesto, anche<br />

semanticamente conosciuto, restituendo,<br />

in tempo quasi reale,<br />

gli aggiornamenti sulla realtà<br />

che contestualmente contribuiscono<br />

a ‘modificare’.<br />

La demolizione selettiva è però<br />

un processo che si ‘innesta’ su<br />

un ‘quadro’ di espletamenti<br />

burocratici che attualmente<br />

affiancano il processo con un<br />

notevole ‘peso’. I processi di<br />

informatizzazione della componente<br />

‘burocratica’ nascono,<br />

comunemente, come mera<br />

trasposizione, in formati digitalmente<br />

memorizzabili, di quanto<br />

precedentemente richiesto sotto<br />

forma ‘cartacea’. L’effettuazione<br />

di questo passo consente di<br />

certo il superamento della carta<br />

e, nella migliore delle ipotesi,<br />

con la standardizzazione dei<br />

formati e dei processi, si può<br />

raggiungere un più elevato livello<br />

di automazione attraverso<br />

il trattamento digitale dei dati<br />

ottenibile mediante elaborazione<br />

informatica. Sono risultati<br />

importanti ma che non colgono<br />

a pieno le positività insite in<br />

un vero processo di digitalizzazione.<br />

Anche il documento<br />

noto come ‘Piano di gestione<br />

dei rifiuti’, in tal senso, non<br />

costituisce un’eccezione. Tutte<br />

le informazioni codificate al suo<br />

interno sono infatti 'digitalizzate'<br />

solo ai sensi di una dematerializzazione<br />

del documento e<br />

non per un possibile loro riutilizzo<br />

in un processo digitale.<br />

Un’informatizzazione di solo<br />

primo livello può fornire la<br />

possibilità di riporto dei dati<br />

previsti per detto documento,<br />

ospitabili in un opportuno<br />

‘cartiglio’, redatto a partire da<br />

‘dati’ che il professionista compila<br />

e correda attraverso il loro<br />

reperimento con un processo<br />

di acquisizione, per ispezione<br />

diretta sul posto, eventualmente<br />

arricchito da elementi della propria<br />

conoscenza professionale<br />

supportata da archivi (codici,<br />

foto, manuali, abachi…) che<br />

consente, ovviamente, la formalizzazione<br />

di un lavoro serio di<br />

perizia, ma non è in grado di<br />

ottimizzare a pieno il portato<br />

di un processo che, ove svolto<br />

in una filiera ad elevato livello<br />

di contenuto di servizi digitali,<br />

vedrebbe il tutto dipanarsi ad<br />

un più elevato livello di risoluzione<br />

automatica delle complessità<br />

sottese.<br />

Provare a pensare l’intero processo<br />

trasposto in un’ottica<br />

digitale significa affrontarlo in<br />

un contesto di trasposizione<br />

della realtà in realtà aumentata<br />

che coinvolge una modellazione<br />

3D, opportunamente ‘aumentata’<br />

nel senso della ‘vestizione’<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 21


REPORT<br />

degli spazi con le informazioni<br />

provenienti dai consueti processi<br />

di 3D‘data capture’. In<br />

tale processo va logicamente<br />

separato quanto utile alla ‘navigazione’<br />

da quanto necessario<br />

al processo di misura. Per avere<br />

rappresentazioni fedeli a livelli<br />

di precisione elevata servono<br />

grandissime moli di dati, mentre,<br />

per una corretta navigazione<br />

in una realtà virtuale, molto<br />

simile alla vera, è sufficiente<br />

solo un piccolo sottoinsieme di<br />

punti.<br />

Ai professionisti andranno forniti<br />

servizi e processi digitali<br />

in grado di operare su scenari<br />

di realtà virtuale/aumentata<br />

che consentano di ‘entrare’ in<br />

un modello evoluto di ‘modellazione<br />

3D’ (quest’ultima<br />

sviluppata da RomaTre nell’ambito<br />

del Computational Visual<br />

Design (CVD-Lab) e denominata<br />

LAR -Linear Algebraic<br />

Representation) sulla quale è<br />

‘strutturalmente’ possibile operare<br />

anche con i consueti operatori<br />

matematici differenziali.<br />

Questa realtà virtuale dovrà<br />

essere servita della possibilità di<br />

georiferire le informazioni proprie<br />

alle diverse specializzazioni<br />

professionali che operano sullo<br />

steso contesto (e sulla medesima<br />

rappresentazione) consentendo<br />

la disamina delle diverse ‘viste’<br />

secondo gli specifici argomenti<br />

che si desidera affrontare:<br />

Design for Deconstruction,<br />

il Design for Recycling ed il<br />

Design for Waste.<br />

L’avere il tutto contestualizzato<br />

secondo i codici CER consente<br />

di avere in automatico sia la<br />

valutazione del costo finale di<br />

smaltimento dei diversi cicli<br />

di ristrutturazione che i dati<br />

connessi al ‘riuso’ con l’annessa<br />

produzione automatica del carico<br />

‘burocratico’ (es. Piano di<br />

smaltimento dei rifiuti, Registro<br />

di carico e scarico, FIR, componente<br />

MUD). Nel caso ‘terminale’<br />

della Sostituzione Edilizia<br />

viene prodotto un GANTT<br />

relativo alle ‘fasi’ della decostruzione<br />

selettiva con stima dei<br />

tempi e computo della gestione<br />

ottimizata delle aree di buffer<br />

(scarrabili).<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Altamura, P. (2012). Gestione eco-efficace dei<br />

materiali da costruzione nel ciclo di vita del fabbricato.<br />

Tesi di Dottorato, Sapienza Università<br />

di Roma.<br />

DiCarlo, A., Paoluzzi, A., and Shapiro, V.<br />

(2014). Linear algebraic representation for<br />

topological structures. Comput. Aided Des.,<br />

46:269–274.<br />

Paoluzzi, A., Pascucci, V., Vicentino, M., Baldazzi,<br />

C., and Portuesi, S. (2001). Geometric<br />

Programming for Computer Aided Design.<br />

John Wiley & Sons, Inc., New York, NY, USA.<br />

815 pages.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Soluzioni informatiche; decostruzione;<br />

riuso; rifiuti; modellazione<br />

3D; droni; servizi digitali; realtà<br />

aumentata; PA<br />

ABSTRACT<br />

Building processes and designs have to be renewed<br />

to take account of environmental concerns.<br />

To reduce the impact of construction<br />

projects on the environment, the design needs<br />

to take the issue of building materials into consideration.<br />

Public administrations need suitable<br />

tools for the calculation and the control of reused<br />

or disposed materials. Innovative IT tools<br />

should handle the digital processing of materials<br />

throughout the project, supporting new project<br />

requirements such as: Design for Deconstruction,<br />

Design for Recycling and Design for<br />

Waste.<br />

AUTORE<br />

Antonio Bottaro<br />

abottaro@geoweb.it<br />

GEOWEB S.p.A.<br />

Viale Luca Gaurico 9/11 00143-Roma<br />

http://www.geoweb.it<br />

22 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

SOLUZIONI DI GEOPOSIZIONAMENTO<br />

topconpositioning.com/hiper-hr<br />

PRESENTA HIPER HR<br />

CONNETTIVITÀ AVANZATA<br />

FORMA<br />

E FUNZIONE<br />

ALTAMENTE<br />

CONFIGURABILE<br />

PRESTAZIONI<br />

SUPERIORI<br />

A PROVA<br />

DI FUTURO<br />

MODERNA TECNOLOGIA DI POSIZIONAMENTO IBRIDO<br />

Traccia tutti i segnali satellitari con la versatilità di gestire qualsiasi progetto. La tecnologia all’avanguardia,<br />

brevettata di HiPer HR, offre elevata ripetibilità di posizionamento in un design compatto.<br />

© <strong>2016</strong> Topcon Positioning Group<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 23


REPORT<br />

Forum TECHNOLOGY for ALL<br />

Pubblicate le date 2017 - online gli atti dell'edizione <strong>2016</strong><br />

Si svolgerà dal 17 al 19 ottobre<br />

2017 la quarta edizione<br />

del Forum TECHNOLOGY<br />

for ALL, evento dedicato alle<br />

soluzioni tecnologiche d’avanguardia<br />

per i settori del territorio,<br />

dei beni culturali e delle<br />

smartcity storiche. Giunto alla<br />

sua quarta edizione, il Forum<br />

TECHNOLOGY for ALL si<br />

propone in maniera sempre più<br />

innovativa, con workshop in<br />

campo, formazione e conferenze<br />

per comprendere e diffondere<br />

le applicazioni delle nuove<br />

tecnologie. Come nelle precedenti<br />

edizioni le tre giornate saranno<br />

dedicate a test in campo,<br />

alla formazione e allo scambio<br />

di esperienze in quanto il Forum<br />

è un momento informativo, ma<br />

anche formativo, che segue<br />

l’intero processo di applicazione<br />

delle tecnologie innovative,<br />

dall’acquisizione dei dati all’elaborazione,<br />

dalla strutturazione<br />

all’organizzazione per la diffusione<br />

agli utenti finali. Tra le<br />

novità di quest’anno uno sguardo<br />

alla crescita dell’arte mediatica<br />

nella misura e documentazione<br />

di precisione, vista nella<br />

diffusione anche ai non esperti<br />

degli applicativi per usare semplicemente<br />

tecniche complesse.<br />

Uno sguardo al ruolo dell’Italia<br />

nello sviluppo e conservazione<br />

del patrimonio dell’Umanità e,<br />

a fronte delle recenti emergenze<br />

affrontate, una analisi degli<br />

strumenti per mitigare gli eventi<br />

potenzialmente disastrosi.<br />

Proseguirà il dibattito aperto<br />

sull’apporto ponderato delle<br />

tecnologie che, superato l’entusiasmo<br />

del primo impatto innovativo,<br />

possano effettivamente<br />

essere ammesse a un ciclo di<br />

produzione normato con standard<br />

condivisi per uno sviluppo<br />

socio-economico sostenibile<br />

in cui l’innovazione intelligente<br />

giochi un ruolo chiave<br />

per il Territorio, il Patrimonio<br />

Culturale e le Smart City.<br />

Stiamo progettando anche un<br />

percorso itinerante e distribuito<br />

nel tempo per presentare test sul<br />

campo eseguiti preventivamente<br />

in accordo con le istituzioni<br />

e i siti che parteciperanno all’evento.<br />

La precedente edizione<br />

<strong>2016</strong> con oltre mille visitatori,<br />

80 relatori, 28 sponsor e 19 patrocini,<br />

iniziata nella splendida<br />

cornice dell’Area di Massenzio<br />

sulla Via Appia Antica a Roma,<br />

si è conclusa negli spazi articolati<br />

dell’Auditorium della<br />

Biblioteca Nazionale Centrale<br />

di Roma. Nello stile anche fieristico<br />

ed istituzionale il Forum<br />

allargato alla cittadinanza e dedicato<br />

all’innovazione, ha promosso<br />

con sessioni, dibattiti,<br />

incontri e discussioni aperte,<br />

un’interattività tra produttori,<br />

esperti, studiosi, ricercatori,<br />

studenti, utenti ed operatori, disposti<br />

al confronto negli organismi<br />

conferenzieri ed espositivi<br />

che hanno ad3erito all’iniziativa,<br />

strumentale ad un vero<br />

e proprio campus di formazione<br />

con decine di ‘workshops’.<br />

Per consultare gli<br />

Atti del Forum vai su:<br />

http://www.technologyforall.it/<br />

24 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


ASSOCIAZIONI<br />

XXXII Congresso<br />

dei Geografi Italiani<br />

Convegno FOSS4G-IT 2017<br />

Il XXXII Congresso geografico italiano, promosso dall’Associazione<br />

dei geografi italiani, si svolgerà a Roma dal 7 al 10 Giugno<br />

2017. Nell’anno in cui ricorrono il centenario della Rivoluzione<br />

d’Ottobre, e il cinquecentenario della Riforma luterana, il tema<br />

del Congresso saranno appunto le rivoluzioni e le riforme. Si<br />

tratta di un tema con il quale la geografia si è confrontata più<br />

volte. In questi ultimi anni si sono poi modificati profondamente<br />

sia i contenuti sia le pratiche della ricerca. Interventi legislativi<br />

e tagli hanno comportato una progressiva precarizzazione e una<br />

sostanziale diaspora dei geografi italiani. Se, da una parte, sono<br />

scomparsi insegnamenti, corsi di laurea e di dottorato, linee di<br />

indagine, dall’altra la ricerca, così come la formazione geografica,<br />

si confronta oggi più che mai con un contesto transdisciplinare e<br />

transnazionale. Il riferimento a paradigmi scientifici unificanti e<br />

a tradizioni consolidate si è indebolito. I linguaggi, gli interessi e<br />

i metodi si sono frammentati anche per via di fenomeni più generali<br />

quali la globalizzazione della ricerca, l’inevitabile ricambio<br />

generazionale, le difficoltà che il mondo contemporaneo pone<br />

in termini di comprensione, rappresentazione, progettualità. Il<br />

Congresso vuole valorizzare questo mosaico di diversità, ma al<br />

tempo stesso ricostruire il senso di un’appartenenza attraverso un<br />

confronto aperto sia all’interno sia e soprattutto verso l’esterno.<br />

Si adottano per questo modalità organizzative inedite rispetto<br />

alle edizioni precedenti: qualsiasi studioso o studiosa potrà proporre<br />

e gestire specifiche sessioni tematiche in autonomia, e la<br />

gran parte del programma congressuale sarà strutturato in sessioni<br />

parallele. L’idea è che il Congresso non debba essere un palcoscenico<br />

per pochi, ma un luogo che si nutre di varietà, confronti<br />

e relazioni orizzontali, aperto al contributo di tutti. L’ambizione<br />

è mostrare come la geografia, una delle forme più antiche di conoscenza<br />

del mondo, sia più che mai viva e vitale: una chiave<br />

di lettura cruciale per comprendere l’attualità e per progettare<br />

alternative, tra nuove riforme e rivoluzioni.<br />

La deadline per la sottomissione degli abstract è il 15 febbraio 2017.<br />

Per maggiori informazioni:<br />

http://www.congressogeografico.it<br />

Per il primo anno tale convegno raccoglie insieme il “XVIII<br />

Meeting degli utenti italiani di GRASS GIS e GFOSS” e il “X<br />

GFOSS DAY” e dedicherà la giornata di sabato a OpenStreetMap.<br />

Date dell’evento<br />

6-11 febbraio 2017 GRASS Community Sprint<br />

8 febbraio 2017 Giornata dedicata ai Workshop<br />

9-10 febbraio 2017 Convegno<br />

11 febbraio 2017 Giornata dedicata a Open<br />

Quanto ne sa la Pubblica Amministrazione di Open Source?<br />

Una recente indagine dell'ISTAT su ICT e Pubblica Amministrazione<br />

ha fatto un quadro non lusinghiero della situazione<br />

Italiana per le PA locali.<br />

In questo senso i software open source possono dare un grande<br />

supporto. Per monitorare questa situazione un gruppo di lavoro<br />

che ha racchiuso personalità universitarie appartenenti al gruppo<br />

degli utenti italiani di GRASS e membri dell'associazione<br />

GFOSS.it ha predisposto un semplice e veloce questionario<br />

(http://goo.gl/forms/tAAXJsIlPZ) utile per raccogliere alcune<br />

indicazioni circa l'utilizzo del software free e open source in<br />

ambito geografico (Geographical Free and Open Sorce Software<br />

- GFOSS) da parte della Pubblica Amministrazione.<br />

Il questionario potrà mettere in luce timori e limiti del software<br />

GFOSS, ma anche evidenziare buone pratiche ed esempi di<br />

amministrazioni virtuose, con l'obiettivo di redigerne un cosiddetto<br />

libro bianco e di presentarne i primi risultati nel corso del<br />

prossimo XVIII meeting che si terrà a Genova il 9 - 10 febbraio<br />

2017.<br />

E' disponibile il programma dettagliato dell'evento,<br />

vedi news qui:<br />

http://www.geoforall.it/kwpy3<br />

grass.gfoss.genova@gmail.com<br />

Convegno AIC 2017<br />

Il convegno annuale dell’AIC del 2017 si terrà a Genova presso il Museo<br />

del Mare dal 10 al 12 maggio del 2017. Organizzato in collaborazione con<br />

l’Istituto Idrografico della Marina, con il Museo del Mare e con l’Università<br />

di Genova, tratterà di Cartografia e crescita blu: conoscenza, politiche,<br />

gestione e rappresentazione di una tematica sensibile. E’ disponibile la<br />

prima circolare con la tempistica per la sottomissione degli articoli e le condizioni<br />

di partecipazione, mentre a breve saranno attivati i link per la diffusione della call e per la trasmissione diretta<br />

di abstract e articoli.<br />

Per maggiori informazioni vedi: http://www.aic-cartografia.it/news/convegno-aic-2017cartografia-e-crescita-blu/<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 25


I Monti Virunga<br />

L’immagine satellitare è di tipo radar-composito<br />

ed è stata ottenuta da Sentinel-1:<br />

mostra il sistema dei monti Virunga in Africa<br />

orientale, una catena di vulcani che si estende attraverso<br />

il confine settentrionale del Ruanda con l’Uganda e verso est<br />

all’interno della Repubblica Democratica del Congo.<br />

Mentre la maggioranza di questi otto vulcani è dormiente, due<br />

di essi sono ancora attivi, con le eruzioni più recenti che risalgono<br />

al 2006 ed al 2010. Queste montagne sorgono sull’Alberine Rift,<br />

dove la Placca Somala si allontana dal resto del continente africano.<br />

Quest’area è una delle regioni africane a più alta diversità biologica,<br />

ma l’elevata densità di popolazione umana, la povertà ed i conflitti<br />

costituiscono una sfida alla conservazione. In ogni caso, all’interno<br />

dell’area montuosa è stata realizzata una serie di parchi<br />

nazionali allo scopo di proteggere la<br />

Credits: ESA.<br />

Traduzione: Gianluca Pititto


REPORT<br />

Analisi GIS applicate alla gestione faunistica<br />

Le mappe di rischio di impatto degli ungulati<br />

Fig. 1 - Mappa di impatto in formato<br />

raster. Esempio per il cinghiale comprensorio<br />

di Lucca.<br />

di Alessandro Giugni,<br />

Marco Ferretti,<br />

Leonardo Conti<br />

Gli ungulati selvatici sono<br />

ormai diffusi nella quasi<br />

totalità della penisola italiana.<br />

La loro presenza crea criticità<br />

sia alle colture agricole che<br />

alle strutture e alle attività<br />

antropiche. Una corretta<br />

pianificazione territoriale può<br />

attenuare le problematiche ad<br />

oggi presenti. Gli strumenti<br />

GIS possono aiutare in questa<br />

elaborazione, partendo da<br />

open data disponibili sul web.<br />

La fauna selvatica, ed<br />

in particolar modo gli<br />

ungulati, hanno subito<br />

un incremento demografico e<br />

geografico significativo negli<br />

ultimi decenni, soprattutto in<br />

regioni come la Toscana dove<br />

l’habitat ed il clima sono ideali<br />

per la loro proliferazione. Gli<br />

Ungulati presenti in Toscana<br />

sono i seguenti: Cinghiale<br />

(Sus scrofa L.), Cervo (Cervus<br />

elaphus L.) , Capriolo (Capreolus<br />

capreolus L.), Daino (Dama<br />

dama L.), Muflone (Ovis<br />

musimon P.) (Regione Toscana<br />

2012). Le cause principali<br />

dell’aumento di ungulati sono<br />

l’abbandono delle coltivazioni<br />

in ambiente montano, la<br />

diminuzione della pressione<br />

venatoria, l’aumento delle<br />

aree protette e l’immissione<br />

incontrollata di specie come il<br />

cinghiale (Riga et al. 2011). La<br />

maggiore presenza sul territorio<br />

delle popolazioni di ungulati<br />

selvatici ha portato ad un aumento<br />

di vantaggi e di benefici<br />

sociali ed economici, come il<br />

possibile utilizzo per attività<br />

turistico-venatorie, ma ha<br />

causato anche un aumento di<br />

problematiche relative alla loro<br />

convivenza con l’uomo e alla<br />

loro presenza in zone antropizzate<br />

(Riga et al. 2011, Banti et<br />

al. 2009). Attraverso l’utilizzo<br />

di programmi GIS è però possibile<br />

pianificare strategie gestionali<br />

che possono diminuire<br />

l’impatto di queste specie sul<br />

territorio e favorire un equilibrio<br />

di essi con l’ambiente e le<br />

attività umane.<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Obiettivo dello studio<br />

Nel corso del 2013 sono state<br />

pubblicate dall’ISPRA (Istituto<br />

per la Protezione e la Ricerca<br />

Ambientale) le Linee Guida per<br />

la Gestione degli Ungulati (Raganella<br />

Pelliccioni et al. 2013).<br />

Una parte di queste riguarda<br />

l’importanza di una corretta<br />

pianificazione territoriale per<br />

la gestione delle criticità legate<br />

agli ungulati, in particolare<br />

nel testo si sottolinea come sia<br />

importante individuare aree<br />

problematiche (dette anche in<br />

un’accezione gestionale non<br />

vocate ad una determinata specie),<br />

dove programmare una<br />

gestione di tipo non conservativo.<br />

Queste aree devono essere<br />

scelte tramite parametri oggettivi,<br />

attraverso strumenti informatici<br />

(GIS) e con tecniche<br />

ripetibili e controllabili. L’obiettivo<br />

di questo studio è stato<br />

quello di creare una mappa di<br />

impatto potenziale degli ungulati<br />

a livello regionale toscano,<br />

secondo le modalità dettate da<br />

ISPRA. Partendo da questa,<br />

si sono poi individuate aree<br />

dove poter svolgere interventi<br />

di controllo faunistico ai sensi<br />

dell’art. 19 L.N. 157/92, per il<br />

contenimento delle specie nei<br />

confronti delle colture agricole<br />

e delle aree antropizzate.<br />

n. Ucs2013 Descrizione Cinghiale Capriolo Cervo Daino Muflone<br />

1 111 Zone residenziali a tessuto continuo 5 5 5 5 5<br />

2 112 Zone residenziali a tessuto discontinuo 5 5 5 5 5<br />

3 1121 Pertinenza abitativa, edificato sparso 5 5 5 5 5<br />

4 121 Aree industriali, commerciali e dei servizi pub. 5 5 5 5 5<br />

5 1211 Depuratori 5 5 5 5 5<br />

6 1212 Impianto fotovoltaico 5 5 5 5 5<br />

7 122 Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecnici 5 5 5 5 5<br />

8 1221 Strade in aree boscate 5 5 5 5 5<br />

9 123 Aree portuali 5 5 5 5 5<br />

10 124 Aeroporti 5 5 5 5 5<br />

11 131 Aree estrattive 5 5 5 5 5<br />

12 132 Discariche, depositi di rottami 5 5 5 5 5<br />

13 133 Cantieri, edifici in costruzione 5 5 5 5 5<br />

14 141 Aree verdi urbane 5 5 5 5 5<br />

15 1411 Cimitero 5 5 5 5 5<br />

16 142 Aree ricreative e sportive 5 5 5 5 5<br />

17 210 Seminativi irrigui e non irrigui 3 2 2 2 2<br />

18 2101 Serre stabili 5 5 5 5 5<br />

19 2102 Vivai 4 4 4 4 4<br />

20 213 Risaie 4 4 4 4 4<br />

21 221 Vigneti 4 4 4 4 4<br />

22 222 Frutteti 4 4 4 4 4<br />

23 223 Oliveti 2 3 3 3 3<br />

24 2221 Arboricoltura 2 2 2 2 2<br />

25 231 Prati stabili 2 1 1 1 1<br />

26 241 Colture temporanee associate a colture perm. 2 1 1 1 1<br />

27 242 Sistemi colturali e particellari complessi 4 1 1 1 1<br />

28 243 Colture agrarie con presenza di spazi naturali 2 1 1 1 1<br />

29 244 Aree agroforestali 1 1 1 1 1<br />

30 311 Boschi di latifoglie 0 0 0 0 0<br />

31 312 Boschi di conifere 0 0 0 0 0<br />

32 313 Boschi misti di conifere e latifoglie 0 0 0 0 0<br />

33 321 Pascolo naturale e praterie 2 1 1 1 1<br />

34 322 Brughiere e cespuglieti 0 0 0 0 0<br />

35 323 Vegetazione sclerofilla 0 0 0 0 0<br />

36 324 Vegetazione boschiva ed arbustiva in evol. 0 0 0 0 0<br />

37 331 Spiagge, dune e sabbie 3 3 3 3 3<br />

38 332 Rocce nude, falesie, rupi affioramenti 0 0 0 0 0<br />

39 333 Aree con vegetazione rada 0 0 0 0 0<br />

40 3331 Cesse parafuoco 0 0 0 0 0<br />

41 334 Aree percorse da incendio 0 0 0 0 0<br />

42 411 Paludi interne 3 3 3 3 3<br />

43 421 Paludi salmastre 3 3 3 3 3<br />

44 422 Saline 5 5 5 5 5<br />

45 423 Zone intertidali 3 3 3 3 3<br />

46 511 Corsi d'acqua, canali e idrovie 0 0 0 0 0<br />

47 512 Specchi d'acqua 0 0 0 0 0<br />

48 5124 Acquacoltura 0 0 0 0 0<br />

49 521 Lagune 0 0 0 0 0<br />

50 523 Mare 0 0 0 0 0<br />

Tab.1 - Categoria uso del suolo con valori di impatto.<br />

Area di studio e software<br />

utilizzato<br />

L’ area di studio è la Regione<br />

Toscana. Il territorio toscano<br />

è per la maggior parte collinare<br />

66,5%, comprende anche<br />

zone di pianura (circa l’8,4%)<br />

e importanti massicci montuosi<br />

(25,1%) (Regione Toscana<br />

2012).<br />

Per la produzione della cartografia<br />

oggetto dello studio<br />

è stato utilizzato un software<br />

GIS, nello specifico ArcGIS<br />

10.2 di ESRI. Il GIS comprende<br />

una serie di strumenti<br />

software per acquisire, memorizzare,<br />

estrarre, trasformare<br />

e visualizzare dati spaziali dal<br />

mondo reale (Burrough 1986).<br />

Si basa su un DBMS (Data<br />

Base Management System)<br />

spaziale che è capace di gestire<br />

le posizioni degli elementi sul<br />

territorio poiché sono associate<br />

all’informazione geografica oltre<br />

che all’informazione testuale<br />

e numerica.<br />

Produzione della mappa di<br />

impatto potenziale<br />

Dal portale cartografico della<br />

Regione Toscana Geoscopio<br />

(www.regione.toscana.it/<br />

geoscopio) è stato scaricato<br />

l’open data geografico vettoriale<br />

“ucs2013”, che contiene<br />

l’uso e la copertura del suolo<br />

realizzato analizzando le foto<br />

aeree raccolte nel 2013. Tale<br />

file risulta il più aggiornato, in<br />

quanto prodotto dalla Regione<br />

Toscana nel 2015, ed è in formato<br />

vettoriale poligonale, versione<br />

shape file. Il file vettoriale<br />

contiene diversi campi (fields),<br />

il campo che descrive i valori<br />

delle 50 categorie dell’uso del<br />

suolo è ucs2013. Le categorie<br />

sono basate sui tre livelli del<br />

Corine Land Cover (European<br />

Environment Agency 2000),<br />

per alcune di esse la Regione<br />

Toscana ha prodotto un quarto<br />

livello. Sempre dal portale<br />

Geoscopio è stato scaricato il<br />

file poligonale vettoriale con<br />

i confini amministrativi delle<br />

province toscane, è stato quindi<br />

creato un nuovo file nel<br />

quale sono state unite quelle<br />

di Firenze e Prato, essendo da<br />

un punto di vista gestionale un<br />

unico comprensorio omogeneo.<br />

Con la funzione GIS clip l’uso<br />

del suolo regionale è stato suddiviso<br />

nei 9 comprensori del<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 29


REPORT<br />

Livello di impatto Categorie Superficie (ha)<br />

0 Nullo 118.154<br />

1 Irrilevante 2.507<br />

2 Aree coltivate, impatto scarso 14.937<br />

3 Aree coltivate aperte, impatto probabile 16.661<br />

4 Aree coltivate di pregio, impatto molto probabile 4.329<br />

5 Aree urbane e similari, impatto certo 20.774<br />

Tab.2 - Tabella categoria uso del suolo con valori di impatto.<br />

territorio regionale: Firenze e<br />

Prato, Arezzo, Grosseto, Livorno,<br />

Lucca, Massa Carrara, Pisa,<br />

Pistoia, Siena.<br />

È stata poi creata una tabella,<br />

denominata Tabella di Impatto<br />

(Tab. 1), con cinque colonne,<br />

una per ogni specie di ungulati<br />

presente in Toscana, e 50 righe,<br />

una per ogni categoria dell’uso<br />

del suolo. Per ogni categoria di<br />

uso del suolo sono stati assegnati<br />

nella tabella suddetta dei<br />

valori che vanno da 0 (impatto<br />

nullo) a 5 (impatto certo), differenziato<br />

a seconda della specie<br />

ungulata. In sintesi i valori<br />

degli impatti sono stati suddivisi<br />

nelle seguenti categorie:<br />

• 5: aree urbane e similari<br />

(impatto certo)<br />

• 4: aree coltivate di pregio<br />

(impatto molto probabile)<br />

• 3: aree coltivate (aperte)<br />

Fig. 2 - Mappa di impatto in formato raster. Esempio per il capriolo nel comprensorio di Lucca<br />

dove l’impatto è possibile<br />

• 2: aree coltivate dove<br />

l’impatto è scarso<br />

• 1: impatto non rilevante<br />

• 0: impatto da considerarsi<br />

nullo<br />

Le prime elaborazioni per arrivare<br />

a definire delle mappe<br />

di impatto potenziale hanno<br />

riguardato operazioni di geoprocessing,<br />

in particolare con la<br />

funzione join field è stata agganciata<br />

la Tabella di Impatto<br />

contenente i valori di impatto<br />

potenziale, ad ogni file vettoriale<br />

poligonale di uso del suolo,<br />

a livello di comprensorio.<br />

Come risultato è stato prodotto<br />

un file poligonale vettoriale<br />

per ogni comprensorio similare<br />

a ucs2013, con la presenza dei<br />

5 campi in più derivanti dalla<br />

tabella (5 impatto certo, 0<br />

impatto nullo), uno per ogni<br />

specie ungulata. Il primo file<br />

creato (vettoriale poligonale,<br />

per ogni comprensorio) è stato<br />

nominato ucs_nomecomprensorio.<br />

Agendo sulla simbologia<br />

è possibile, utilizzando la<br />

classificazione di impatto nei<br />

campi di ogni specie ungulata,<br />

visualizzare facilmente l’impatto<br />

potenziale di ciascuna<br />

specie a livello di comprensorio.<br />

Successivamente sono stati<br />

creati dei file in formato raster,<br />

mediante la funzione convert<br />

polygon to raster, che facilitasse<br />

l’analisi e la lettura (Fig. 1).<br />

Questi file raster hanno celle di<br />

dimensioni 10 m x 10 m, contenenti<br />

i valori di impatto potenziale<br />

per ogni specie ungulata<br />

del file poligonale vettoriale<br />

riferita ad ogni singola cella. Il<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Sup. Tot. (ha) Sup. Agro-forestale Sup. Intervento Liv. impatto Sup. % Sup. ha<br />

177.363 152.815 86.136 0 14 12.059<br />

1 3 2.584<br />

2 8 6.891<br />

3 35 30.148<br />

4 11 9.475<br />

5 29 24.979<br />

Tab.3 - Tabella superfici per il controllo del cinghiale per ogni livello di impatto.<br />

seguito quanto prodotto per la<br />

specie cinghiale e capriolo.<br />

Selezionando da ucs_nomecomprensorio<br />

i poligoni aventi impatto<br />

più elevato per il cinghiale<br />

(cioè 3-4-5 rispettivamente<br />

seminativi in aree aperte, aree<br />

con colture pregiate, aree urbane)<br />

è stato elaborato un ultefile<br />

è stato prodotto per ogni<br />

specie e per ogni comprensorio,<br />

ed è stato nominato usosuolospecie_comprensorio.<br />

Analizzando la mappa del comprensorio<br />

di Lucca presa come<br />

esempio del lavoro svolto a<br />

scala regionale, è evidente l’impatto<br />

potenziale del cinghiale<br />

maggiormente significativo<br />

nelle aree urbane (ad est Lucca<br />

ed a ovest la Versilia) e nelle<br />

aree agricole di pianura e della<br />

Valle del Serchio. Nella Tabella<br />

2 si riporta l’esempio del<br />

Comprensorio di Lucca. Dalla<br />

tabella si evincono i dati relativi<br />

alle superfici (ha) in relazione<br />

ai diversi livelli di impatto e<br />

alle diverse categorie.<br />

Medesima operazione è stata<br />

svolta per le altre quattro<br />

specie di ungulati per i nove<br />

compresori gestionali. A titolo<br />

di esempio si riporta la<br />

mappa di impatto potenziale<br />

del capriolo nel comprensorio<br />

lucchese. Queste mappe sono<br />

di fondamentale importanza<br />

per la definizione delle aree<br />

problematiche (dette anche<br />

non vocate) agli ungulati, così<br />

come previste da ISPRA.<br />

riore file vettoriale poligonale.<br />

Questo ha consentito di individuare<br />

esclusivamente le zone<br />

dove il cinghiale ha un impatto<br />

significativo. Sono stati eliminati<br />

i poligoni con codice strade<br />

e strade in ambiente boscato<br />

(codici 122 e 1221) e quelli<br />

aventi superficie inferiore ad<br />

Produzione delle mappe<br />

per il controllo art. 19<br />

L.N. 157/92<br />

Successivamente è stato creato<br />

un file per rappresentare le aree<br />

dove è più importante svolgere<br />

il controllo delle specie ai<br />

sensi dell’art. 19 L.N.157/92,<br />

per contenerne il numero. Di<br />

Fig. 3 - Aree da sottoporre al controllo ai sensi dell’art. 19 L.N. 157/92. Esempio per il cinghiale<br />

comprensorio di Lucca.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 31


REPORT<br />

Sup. Tot. (ha) Sup. Agro-forestale Sup. Intervento Liv. impatto Sup. % Sup. ha<br />

177.363 152.815 63.964 0 12 7.676<br />

1 4 2.529<br />

2 7 4.477<br />

3 15 9.595<br />

4 24 15.351<br />

5 38 24.306<br />

Tab. 4 - Tabella superfici per il controllo del capriolo per ogni livello di impatto.<br />

un ettaro. A questo punto, per<br />

i restanti poligoni è stata utilizzata<br />

la funzione buffer, che ha<br />

permesso di creare un contorno<br />

(buffer zone) di 300 metri dagli<br />

stessi. Infine con la funzione<br />

dissolve sono stati uniti i precedenti<br />

buffer in un unico file.<br />

Il file prodotto per ogni comprensorio<br />

è stato denominato<br />

comprensorio_ctrcinghiale.<br />

Da qui si nota che le aree di<br />

Fig. 4 - Aree da sottoporre al controllo ai<br />

sensi dell’art. 19 L.N. 157/92. Esempio per il<br />

capriolo comprensorio di Lucca.<br />

intervento per il controllo del<br />

cinghiale si sovrappongono alle<br />

zone dove il rischio di impatto<br />

è maggiore. Nella Tabella 3<br />

le superfici di riferimento per<br />

ogni livello di impatto.<br />

Per il capriolo, Selezionando<br />

dal file dell’uso del suolo<br />

ucs_nomecomprensorio i poligoni<br />

aventi impatto 4-5 per la<br />

specie (in sintesi aree urbane,<br />

aree con colture pregiate come<br />

vivai o vigneti) è stato elaborato<br />

un ulteriore file vettoriale<br />

poligonale, con ben individuate<br />

le aree a maggiore impatto. Da<br />

questo file sono stati poi eliminati<br />

i poligoni con codice strade<br />

e strade in ambiente boscato<br />

(122 e 1221) e quelli aventi superficie<br />

inferiore ad un ettaro.<br />

Per i restanti è stata utilizzata la<br />

funzione buffer, che ha permesso<br />

di creare un contorno di 300<br />

metri dai poligoni. Infine con<br />

la funzione dissolve sono stati<br />

uniti i precedenti buffer in un<br />

unico file. Il risultato è un file<br />

comprensorio_ctrcapriolo dove è<br />

possibile visualizzare l’area sovrapposta<br />

alla mappa di impatto<br />

potenziale del capriolo.<br />

E’ possibile verificare che l’area<br />

è diversa e inferiore rispetto a<br />

quella del cinghiale (Tabella<br />

4) che si concentra nelle aree<br />

urbane e nelle colture di pregio<br />

e non considera i seminativi.<br />

In tutti e due i casi è evidente,<br />

confrontando gli ettaraggi, che<br />

le aree da sottoporre agli interventi<br />

di controllo sono solo<br />

una parte di tutta la superficie<br />

del comprensorio.<br />

La verifica delle mappe:<br />

danni della specie georiferiti<br />

sovrapposti alla mappa<br />

di impatto<br />

Una volta prodotte le mappe<br />

di impatto, vi era la necessità<br />

di una verifica delle stesse. Per<br />

questo sono stati raccolti e georiferiti<br />

i dati sui danni periziati<br />

degli ungulati all’agricoltura in<br />

possesso di Province e Ambiti<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Fig.5 - Danni accertati georiferiti e mappe di<br />

impatto. Esempio per il cinghiale comprensorio<br />

di Lucca dal 2011 al 2015.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Banti, P., Nuti, S., Ponzetta, M.P. & Sorbetti<br />

Guerri, F. (2009), Gli incidenti stradali causati<br />

dalla fauna selvatica nella Regione Toscana. Analisi<br />

del fenomeno nel periodo 2001-2008. Ed. Centro<br />

stampa Giunta Regionale Toscana.<br />

Burrough, P. A. (1986), Principles of Geographic<br />

Information Systems for Land Resource Assessment.<br />

Monographs on Soil and Resources Survey No.<br />

12, Oxford Science Publications, New York.<br />

European Environment Agency (2000),<br />

CORINE Land Cover, Technical Guidelines.<br />

Technical Addendum 2000<br />

Raganella Pelliccioni, E., Riga, F. & Toso, S.<br />

(2013), Linee guida per la gestione degli Ungulati.<br />

Manuali e Linee Guida ISPRA 91/2013<br />

(Retrieved: 01.09.<strong>2016</strong>)<br />

http://www.isprambiente.gov.it/files/<br />

pubblicazioni/manuali-lineeguida/<br />

MLG_91_2013.pdf<br />

(Retrieved: 01.09.<strong>2016</strong>)<br />

Regione Toscana (2012), Piano Regionale Agricolo<br />

Forestale 2012-2015. Regione Toscana<br />

http://www.regione.toscana.it/cittadini/<br />

alimentazione<br />

(Retrieved: 01.09.<strong>2016</strong>)<br />

Riga, F., Genghini, M., Cascone, C. & Di<br />

Luzio, P. (2011), Impatto degli Ungulati sulle<br />

colture agricole e forestali: proposta per linee<br />

guida nazionali. Manuali e Linee guida ISPRA<br />

68/2011.<br />

http://www.isprambiente.gov.it/files/<br />

pubblicazioni/manuali-lineeguida/10673_<br />

MLG_68_2011.pdf<br />

(Retrieved: 01.09.<strong>2016</strong>)<br />

Territoriali di Caccia (ATC).<br />

I danni accertati non sono stati<br />

inseriti come parametro diretto<br />

per la realizzazione delle mappe<br />

di rischio di impatto, poiché<br />

il dato non copre del tutto il<br />

territorio regionale ma solo<br />

una porzione di esso: i danni<br />

infatti non sono accertati nelle<br />

aree protette (20-30% del<br />

territorio) e negli istituti faunistici<br />

privati (massimo 15% del<br />

territorio) e i danni accertati<br />

non sono tutti i danni effettivi<br />

(possono essere richiesti solo<br />

dalle Aziende Agricole munite<br />

di Partita IVA). Sono stati<br />

sovrapposti i danni georeferenziati<br />

con la mappa di rischio di<br />

impatto per ciascuna specie: si<br />

ottiene una mappa che dimostra<br />

come la quasi totalità dei<br />

danni si concentrino nelle aree<br />

a massimo rischio di impatto.<br />

Il risultato, per il comprensorio<br />

di Lucca riferito ai danni del<br />

cinghiale, è visibile nella Figura 5.<br />

Le mappe di impatto degli<br />

ungulati sono degli strumenti<br />

fondamentali per definire le<br />

aree non vocate/problematiche,<br />

dove seguire una gestione<br />

non conservativa delle specie<br />

ungulate. E’ possibile inoltre<br />

raffinare questa analisi individuando<br />

le porzioni di territorio<br />

dove effettuare le operazioni di<br />

controllo ai sensi dell’art. 19<br />

L.N. 157/92.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

GIS; gestione del rischio; pianificazione<br />

faunistica; area non vocata; interventi di<br />

controllo<br />

ABSTRACT<br />

Wild ungulates are widespread in almost all of the<br />

Italian peninsula. Their presence creates critical<br />

both to agricultural crops than to human structures.<br />

Proper wildlife territory planning can mitigate<br />

the problems present today. GIS tools can help<br />

in this process. It is possible through repeatable and<br />

objective measurable data to produce maps of potential<br />

impact of wild ungulates and guide management<br />

decisions through them. The study has<br />

produced maps of potential impact in the Tuscany<br />

territory for species: wild boar, roe deer, red deer,<br />

fallow deer and mouflon. The study also identified<br />

areas where operate through containment strategies<br />

provided by national legislation.<br />

AUTORE<br />

Dott. Alessandro Giugni<br />

giugni.alessandro7@gmail.com<br />

Dott. Marco Ferretti<br />

marco.ferretti@regione.toscana.it<br />

Regione Toscana<br />

Dott. Leonardo Conti<br />

leonardo.conti@unifi.it<br />

GESAAF Università degli Studi di Firenze<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 33


GUEST PAPER<br />

A Digital “New World”<br />

The Big Fusion between Ubiquitous Localization<br />

(GNSS), Sensing (IOT) and Communications (5G)<br />

by Marco Lisi<br />

La grande fusione fra<br />

servizi di localizzazione<br />

(GNSS), monitoraggio<br />

remoto (IoT) e<br />

comunicazione (5G).<br />

Fig. 1 - GNSS Multi-Constellation Scenario.<br />

We are at the dawn of<br />

the discovery of a<br />

“New World”: not<br />

a virtual one, but the digital<br />

representation, in all its minute<br />

details, of our physical world, of<br />

planet Earth.<br />

This epochal transition in the<br />

history of mankind is being<br />

triggered by three main technological<br />

trends:<br />

4Ubiquitous Localization and<br />

Timing: Global Navigation<br />

Satellite Systems and other<br />

similar Positioning, Navigation<br />

and Timing (PNT)<br />

infrastructures make possible<br />

a very accurate localization in<br />

space and time of both people<br />

and things;<br />

4Ubiquitous Sensing: from 1<br />

to 10 trillion sensors will be<br />

connected to Internet in the<br />

next decade (a minimum of<br />

140 sensors for every human<br />

being on the planet);<br />

4Ubiquitous Connectivity:<br />

2.3 billion mobile broadband<br />

devices and 7 billion mobile<br />

cellular device in 2014. In the<br />

next years 5G will dramatically<br />

increase both connectivity<br />

and data rates.<br />

Enormous amounts of data are<br />

being collected daily and at an<br />

exponentially increasing rate.<br />

99% of them is digitized and<br />

50% has an associated IP address.<br />

Fig. 2 - the global PNT<br />

infrastructure.<br />

We are practically going for a<br />

detailed digital mapping of the<br />

world around us. It is an entirely<br />

New World we are facing,<br />

but we have not learnt yet how<br />

to navigate and explore it.<br />

Ubiquitous Localization<br />

and Timing<br />

Global Navigation Satellite<br />

Systems, such as GPS, GLO-<br />

NASS, Galileo and Beidou,<br />

constitute together a potentially<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°6-2015


GUEST PAPER<br />

Fig. 3 - IoT impacts on business and society.<br />

Data deriving from different<br />

systems and platforms will<br />

be seamlessly “fused” at user<br />

receiver level, guaranteeing a<br />

high degree of availability and<br />

continuity.<br />

interoperable and coordinated<br />

infrastructure, supporting in a<br />

vital way most industrial and<br />

economic aspects of our society<br />

(fig. 1).<br />

Fig. 4 - 5G infrastructure architecture.<br />

GPS in particular is nowadays<br />

considered a worldwide utility,<br />

tightly interconnected with all<br />

other critical infrastructures,<br />

from electric power distribution<br />

systems to air traffic management<br />

systems, from railways to<br />

water and oil piping networks.<br />

In the mind of the average user<br />

(but also in that of many engineers)<br />

the main contribution<br />

of GNSS’s, their true “raison<br />

d’être”, is in providing one’s accurate<br />

position and in allowing<br />

a reliable navigation, be it by<br />

car, by airplane, by train or by<br />

boat.<br />

Precise timing is understood,<br />

at least by engineers, as an enabling<br />

feature of GNSS’s and a<br />

very useful by-product, after<br />

positioning and navigation.<br />

The reality, as shown by studies<br />

performed e.g. by the US Department<br />

of Homeland Security<br />

(DHS), is that in fact timing<br />

is the most strategic and essential<br />

of the services offered by<br />

GNSS’s, and the one most affecting<br />

all critical infrastructures<br />

of our society.<br />

Non-GNSS PNT systems and<br />

technologies are also being developed<br />

worldwide.<br />

In the not so far future, a PNT<br />

system of systems, including<br />

GNSS and non-GNSS infrastructures,<br />

is likely to take place,<br />

while, at user receiver level, a<br />

fusion of data from GNSS and<br />

other sensors (such as inertial<br />

platforms, Wi-Fi, GSM, signals<br />

of opportunity, etc.) will become<br />

normal practice (fig. 2).<br />

Ubiquitous Sensing<br />

(Internet of Things)<br />

The Internet of Things (IoT)<br />

envisions many billions of<br />

Internet-connected objects<br />

(ICOs) or “things” that can<br />

sense, communicate, compute,<br />

and potentially actuate, as well<br />

as have intelligence, multimodal<br />

interfaces, physical/virtual identities,<br />

and attributes.<br />

The IoT is likely to revolutionize<br />

all aspects of our society and<br />

daily life (fig. 3).<br />

Its exponential growth will actually<br />

imply the practical feasibility<br />

of an Ubiquitous Sensing:<br />

from 1 to 10 trillion sensors will<br />

be connected to Internet in the<br />

next decade (a minimum of 140<br />

sensors for every human being<br />

on the planet).<br />

Ubiquitous sensing, or ubiquitous<br />

“geo”-sensing to emphasize<br />

the spatial dimension, as deriving<br />

from IoT and from mobile<br />

broadband communications,<br />

will mean that we will be able<br />

to probe, even in real time,<br />

the phenomena around us, the<br />

surrounding reality, with capabilities<br />

far beyond those made<br />

so far available by our senses.<br />

Enormous amounts of data will<br />

be available for our analyses, all<br />

of them referenced in space and<br />

time.<br />

Ubiquitous<br />

Connectivity (5G)<br />

5G, the forth coming wave in<br />

mobile communications, will<br />

realize a quantum leap towards<br />

the goal of ubiquitous connectivity<br />

(fig. 4).<br />

As a matter of fact, 5G will not<br />

simply extend in a linear way<br />

the capabilities of the previous<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-2015 35


GUEST PAPER<br />

Fig. 5 - 5G and the Internet of Things.<br />

Fig. 6 - 16th century plan of the City of London<br />

four generations of mobile<br />

networks. Its dramatically enhanced<br />

performance in terms<br />

of flexibility and throughput<br />

will make fully feasible those<br />

“smart” applications and infrastructures<br />

that require networking,<br />

high data rates, real time<br />

processing.<br />

It is evident how 5G will become<br />

the natural complement of<br />

the IoT, its technological enabler<br />

(fig. 5).<br />

A new perception<br />

of the world<br />

An example will make clear the<br />

potentialities deriving from the<br />

fusion of ubiquitous localization<br />

and timing, sensing and<br />

connectivity.<br />

Fig. 7 - City of London aerial view.<br />

Figure 6 shows a plan of the<br />

City of London in the time of<br />

Queen Elizabeth (16th century).<br />

Public (e.g. the London<br />

Tower) and private buildings<br />

are clearly identifiable, as well as<br />

London Bridge and the banks<br />

of the Thames river. Fairly detailed<br />

and useful for its time.<br />

Figure 7 offers a far more detailed<br />

view of approximately the<br />

same area, as made available<br />

by Google Earth. The picture<br />

is fairly detailed and can enriched<br />

with street names, labels,<br />

photos, etc. Let us now imagine<br />

to be able to link and merge<br />

almost in real time all the information<br />

coming from thousands<br />

(if not millions) of sensors spread<br />

over the area (fig. 8).<br />

What we will get is a sort of<br />

“Augmented Reality” representation<br />

of the same geographical<br />

site, through which we might<br />

be able this time to exercise<br />

most of our senses: smell the<br />

clean waters of the river Thames,<br />

feel the slightly chilly wind<br />

along the banks, hear the sounds<br />

and calls of the six (or nine?)<br />

legendary ravens living at the<br />

Tower of London.<br />

The role of satellites in the<br />

“Digital New World”<br />

Satellites are going to play an<br />

important (in some cases primary)<br />

role in this new scenario.<br />

In terms of localization and<br />

timing, GNSSs presently (and<br />

most likely also in the years to<br />

come) are the backbone of a<br />

worldwide PNT infrastructure,<br />

also including alternative<br />

ground-based systems (such as<br />

eLoran) as well as stand-alone<br />

technologies (miniaturized<br />

inertial platforms and atomic<br />

clocks). As far as sensing is<br />

concerned, despite the enormous<br />

amount of sensors being<br />

integrated in smartphones and<br />

other portable devices, Earth<br />

observation will keep depending<br />

heavily on satellites of various<br />

complexity (down to nano<br />

and pico satellites) and with<br />

a variety of embarked sensors<br />

(multi spectral optical, radiometers,<br />

altimeters, SARs).<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°6-2015


REPORT<br />

moving towards an integration<br />

of PNT, Remote Sensing and<br />

Telecommunications systems leading<br />

to a worldwide, system of<br />

systems infrastructure (fig. 9).<br />

Fig. 8 - An “Augmented Reality” evolution through data fusion<br />

In the area of telecommunications,<br />

notwithstanding the<br />

exponential development of<br />

mobile cellular networks, both<br />

in terms of data rates and coverage,<br />

satellites remain the<br />

primary solution to guarantee<br />

services over the oceans and to<br />

provide an affordable last-mile<br />

connections to users in scarcely<br />

populated areas.<br />

Moreover, satellite networks,<br />

both for trunk and mobile<br />

communications, are the natural<br />

back-up for terrestrial<br />

networks, improving the overall<br />

resilience, security and availability<br />

of the world telecommunications<br />

infrastructure.<br />

Satellite and terrestrial system<br />

integration, already being experimented<br />

with 4G mobile cellular<br />

communications systems,<br />

is high priority in the agenda of<br />

the coming 5G network, with<br />

the clear purpose of achieving<br />

a truly ubiquitous coverage.<br />

This integration will require the<br />

development of interoperability<br />

standards to make the two sectors<br />

interconnect efficiently and<br />

reliably, both at network and at<br />

IP levels.<br />

In conclusion, we are rapidly<br />

Conclusion<br />

Ubiquitous Localization and<br />

Timing, Ubiquitous Sensing,<br />

Ubiquitous Connectivity: these<br />

three main technological trends<br />

are triggering an epochal transition<br />

in the history of mankind.<br />

We are practically going for a<br />

detailed digital mapping of the<br />

world around us, for an evolution<br />

of reality as we can sense<br />

it today towards an enriched,<br />

augmented reality.<br />

It is an entirely New World<br />

we are facing, but we have not<br />

learnt yet how to navigate and<br />

explore it.<br />

The future asks for an ever<br />

closer integration and fusion of<br />

Telecommunications, Sensing<br />

and Positioning, Navigation<br />

and Timing applications.<br />

KEYWORDS<br />

GNSS; PNT; IoT; communication; infrastructure;<br />

networks; precise timing<br />

ABSTRACT<br />

La grande fusione fra servizi di localizzazione (GNSS), monitoraggio<br />

remoto (IoT) e comunicazione (5G). Un “Nuovo<br />

Mondo” digitale si profila all’orizzonte: le tecnologie sono<br />

sempre più onnipresenti nella nostra vita quotidiana e termini<br />

come geolocalizzazione, Internet of Things (IoT), connettività,<br />

sensori, GPS, GNSS o rappresentazione digitale sono ormai<br />

conosciuti anche ai non addetti ai lavori. Il mondo dell’industria<br />

è sempre più basato è devoto ai sistemi di posizionamento satellitare<br />

e sulla misura del tempo. I principali trend tecnologici del<br />

momento come il GNSS e altre infrastrutture PNT, l’Internet<br />

delle Cose e la connettività (5G) cambieranno drasticamente<br />

la nostra vita quotidiana; l’integrazione fra queste infrastrutture<br />

(GNSS, IoT e connettività) giocherà un ruolo fondamentale per<br />

la realizzazione del “Nuovo Mondo” digitale.<br />

AUTHOR<br />

Marco Lisi<br />

marco.lisi@esa.int<br />

Responsabile dei Servizi GNSS<br />

(Agenzia Spaziale Europea)<br />

Fig. 9 - Worldwide systems of systems infrastructure.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 37


REPORT<br />

UNICUIQUE SUUM<br />

di Attilio Selvini<br />

Fig. 1 - A sinistra, DGK 5N; a destra DGK 5G.<br />

In un momento in cui i GIS e i servizi basati sui dati geospaziali<br />

sono sempre più richiesti, l'autore riflette sull'effettiva validità<br />

dell'informatica applicata alla cartografia e sulla massa di dati<br />

prodotti dagli uffici regionali che, talvolta, vengono utilizzati solo<br />

in minima parte.<br />

Ancora una volta debbo<br />

scomodare Cicerone. Il<br />

titolo di questa breve<br />

nota riprende un aforisma<br />

romano che si rifà al grande<br />

senatore: («Iustitia ... suum<br />

cuique distribuit», De nat. deor.<br />

III, 15) ma che qui assume ben<br />

altro significato.<br />

Mi riferisco ancora all’intervista<br />

che il Direttore di<br />

<strong>GEOmedia</strong> ha fatto all’amico e<br />

collega Mattia Crespi, ordinario<br />

alla Sapienza (1) nella quale<br />

si fa notare come in Italia,<br />

esempio unico in Europa, vi<br />

siano non solo cinque organi<br />

cartografici dello Stato, bensì<br />

una ulteriore miriade di organi<br />

e organucci locali che<br />

decidono come e qualmente<br />

procurarsi cartografia (scusate:<br />

“database” topocartografici),<br />

salvo poi, come dice ancora il<br />

Direttore in uno degli ultimi<br />

“GeoForUs” (2), non essere<br />

nemmeno in grado di farne<br />

trovare traccia.<br />

A quanto pare, in tema cartografico,<br />

il detto ciceroniano<br />

“a ciascuno il suo” va inteso<br />

come segue: ogni ente, dal<br />

piccolo comune alla grande<br />

regione, faccia quello che<br />

vuole; a scapito dell’economia<br />

ma prima di tutto della razionalità:<br />

tanto, paga Pantalone.<br />

Al solito debbo ricordare la<br />

carta fondamentale tedesca, la<br />

“DGK 5”, per la quale vi sono<br />

norme severe e uniche per tutti<br />

i “Länder”, con l’eccezione dei<br />

territori ex-DDR nei quali la<br />

scala nominale, per motivi di<br />

tempestività, venne ridotta all’<br />

1: 10000. Il sistema di riferimento<br />

è unico: ATKIS, ovvero<br />

Amtliches Topographisch-<br />

Kartographisches<br />

InformationsSysteme, in<br />

italiano Sistema informativo<br />

topocartografico<br />

ufficiale. Le versioni<br />

della carta sono quattro:<br />

la prima è quella<br />

ordinaria (DGK<br />

5N); la seconda è<br />

la rappresentazione<br />

tridimensionale del<br />

suolo ma senza curve<br />

di livello (DGK<br />

5G). La terza è la<br />

nota rappresentazione<br />

ortofotografica<br />

(DGK 5 L) e infine<br />

l’ultima è la carta d’uso<br />

del suolo (DGK 5 Bo).<br />

Se ne vedono, in ordine,<br />

le relative immagini qui a<br />

fianco.<br />

Ancora negli anni novanta del<br />

secolo ventesimo, da noi si<br />

produceva cartografia tecnica<br />

per restituzione analitica; qualcuno<br />

usava anche strumenti<br />

analogici provvisti di motori<br />

“passo-passo”, mentre si affacciava<br />

sul mercato la restituzione<br />

digitale. E di cartografia numerica<br />

se ne produsse tanta nel<br />

decennio di fine del Duemila,<br />

così come ancora in quello<br />

successivo. Basti pensare a titolo<br />

esemplificativo alla grande<br />

carta numerica di Milano alla<br />

scala nominale di 1:1000, fra<br />

i cui collaudatori vi è anche<br />

chi scrive. Tutta questa cartografia<br />

aveva rappresentazione<br />

su diversi “livelli”, per cui era<br />

immediato separare (e se del<br />

caso proiettare su carta) il reticolo<br />

stradale, oppure le acque<br />

superficiali, o ancora la sola<br />

vegetazione, la sola altimetria a<br />

curve di livello, i soli edifici e<br />

così via, a seconda delle necessità<br />

dell’ente utilizzatore della<br />

cartografia stessa.<br />

Ma nel frattempo si diffonde-<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

va il concetto di “database”:<br />

DB in sigla, ovviamente e<br />

secondo la mania imperante<br />

di sottomettersi all’inglese,<br />

dimenticando l’espressione<br />

più corretta nella nostra lingua<br />

madre, che parla di “banca dei<br />

dati”. Proprio nell’ultimo decennio<br />

appena sopra ricordato,<br />

chi scrive fu relatore di una<br />

tesi di laurea in architettura,<br />

che aveva appunto per tema la<br />

proposta di un “database” per il<br />

comune milanese. In un articolo<br />

di alcuni anni fa (3), avevo<br />

messo in guardia sulla ormai<br />

certa prevalenza (o prevaricazione)<br />

dell’informatica sulla topografia;<br />

ciò si è puntualmente<br />

verificato. Scrivevo allora:<br />

“l’informatica ha inizialmente<br />

tarpato le ali a molti topografi<br />

tradizionali, ed ha per contro<br />

promosso topografi e cartografi<br />

molte persone provenienti da altri<br />

tipi di studi, che lentamente<br />

ma inesorabilmente stanno trasformando<br />

la cartografia in una<br />

valanga di dati informatici di<br />

assai dubbio valore.<br />

Se si leggono le voluminose<br />

prescrizioni sui DB topografici<br />

di alcune regioni italiane, ci<br />

si stupisce per la massa di dati<br />

richiesti, per la minuzia con cui<br />

si chiede di estrarne le cose più<br />

o meno minime e utili, per la<br />

possibilità richiesta di ricavarne<br />

estratti alle scale più varie.<br />

Scrivevo ancora, nella “lettera<br />

aperta” citata: “So di molte e<br />

serie aziende di cartografia, che<br />

vacillano sotto il peso di imposizioni<br />

informatiche con altrettanti<br />

programmi elaborativi, di cui<br />

in buona parte si potrebbe fare<br />

a meno. Purtroppo ciò a scapito<br />

della leggibilità delle carte e<br />

soprattutto della loro bo-ntà (dovrei<br />

dire correttamente “incertezza”)<br />

metrica, sulla quale spesso<br />

enti committenti e collaudatori<br />

sorvolano facilmente.” Come<br />

non ripetermi ora?<br />

Ho chiesto, alla maggiore<br />

Fig. 2 - A sinistra, DGK 5L, a destra DGK 5Bo.<br />

azienda italiana di rilevamento<br />

e rappresentazione, la CGR<br />

di Parma, e a un paio di altre<br />

imprese di media grandezza e<br />

di ottime capacità, di espormi<br />

quanto fanno in tema di cartografia<br />

tecnica. Le risposte<br />

concordi mi dicono che ormai<br />

quasi nessuna richiesta di cartografia<br />

numerica perviene<br />

loro dagli enti territoriali: solo<br />

DB topografici e naturalmente<br />

multiscala. La restituzione<br />

analitica è scomparsa: si fa<br />

solo restituzione digitale, con<br />

prevalenza di ortofoto. Sempre<br />

più richiesta la presa appoggiata<br />

a GPS e INS. I prezzi sono<br />

inadeguati, i tempi di collaudo<br />

addirittura improponibili! Le<br />

poche aziende sopravvissute ai<br />

bei tempi dell’ultimo scorcio<br />

di secolo tirano avanti con<br />

difficoltà, in mezzo alla selva<br />

di capitolati e bandi in genere<br />

diversi fra di loro.<br />

Ma a che cosa in realtà servono<br />

questi DB? Nella “lettera” rammentata,<br />

e mi spiace citarmi<br />

ma vi sono costretto, osservavo<br />

quanto segue: “Le carte comunali,<br />

insomma i “database”<br />

odierni, servono soprattutto alla<br />

redazione di quelli che erano<br />

sino a ieri i piani regolatori<br />

generali e che oggi si chiamano<br />

“piani di governo del territorio”.<br />

Oppure per progettare nuovi<br />

quartieri e nuove strade, sempre<br />

nell’ambito limitato dei comuni<br />

o delle comunità più o meno<br />

montane.<br />

Tertium non datur: le grandi<br />

strade ordinarie e ferrate, gli<br />

elettrodotti ed i gasdotti richiedono<br />

cartografia specifica, con<br />

rappresentazioni sia sul piano<br />

cartografico UTM o GB che sia<br />

(oggi meglio, su ETRF2000), sia<br />

sul piano medio locale (le cosiddette<br />

carte in “coordinate rettilinee<br />

locali” dei costruttori). Che<br />

poi gli attuali “database” permettano<br />

di trovare, sempre con le<br />

incertezze della scala nominale,<br />

la posizione dei chiusini, delle<br />

condutture di smaltimento o di<br />

adduzione; che permettano di<br />

individuare linee di marciapiede<br />

od isole pedonali; che possano<br />

dire al fisco locale chi abita in<br />

un certo edificio, è più materia<br />

di sistema informativo che di<br />

database.” E mi pare che non<br />

vi sia altro da aggiungere. Solo<br />

una riflessione: quante battaglie<br />

sono state condotte dal<br />

sessanta al settanta, per invitare<br />

i Comuni e poi le Regioni a<br />

provvedersi di cartografia tecnica!<br />

Vi erano allora enti che per<br />

procurarsi carte urbane non<br />

si peritavano di usare quelle<br />

catastali, sovrapponendovi alla<br />

bell’e meglio l’altimetria ricavata<br />

dalle “tavolette” IGM al<br />

venticinquemila! Quando arrivarono<br />

le prime carte comunali<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 39


REPORT<br />

aerofotogrammetriche, redatte<br />

per restituzione dagli strumenti<br />

analogici (quelli digitali si diffusero<br />

fra il settanta e l’ottanta)<br />

molti uffici tecnici gridarono<br />

alla meraviglia. Ero allora assessore<br />

all’urbanistica del mio<br />

comune di nascita e di residenza,<br />

ed ero stato io a presentare<br />

in consiglio la richiesta di un’asta<br />

pubblica per provvedere alla<br />

carta al 2000 dell’intero territorio,<br />

che comprendeva anche<br />

buona parte dell’aeroporto<br />

(non ancora intercontinentale)<br />

di Malpensa. La carta, redatta<br />

dalla IRTA milanese, una<br />

delle quattro aziende storiche<br />

italiane, e magistralmente collaudata<br />

da Mariano Cunietti,<br />

ordinario nel Politecnico di<br />

Milano e più oltre presidente<br />

della SIFET, venne immediatamente<br />

utilizzata con successo<br />

per la redazione del PRG.<br />

E altrettanto fecero molti<br />

comuni e consorzi sparsi per<br />

l’Italia. Le carte di quei tempi<br />

erano rigorosamente collaudate<br />

(4) non solo per il contenuto<br />

semantico, bensì anche per<br />

l’incertezza metrica in posizione<br />

e quota. E assolvevano<br />

egregiamente le necessità urbanistiche<br />

e progettuali locali.<br />

Trent’anni dopo, ogni ente ha<br />

dimenticato quei tempi felici,<br />

e smania per avere “database”<br />

talvolta illeggibili dagli stessi<br />

tecnici preposti al loro impiego.<br />

Valanghe di dati, al limite<br />

della comprensibilità, dei quali<br />

sono una minima parte viene<br />

di fatto utilizzata. Ma l’informatica<br />

deve prevalere!<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Carlucci, R. (2015), Un incontro con Mattia<br />

Crespi, docente di Geomatica alla Sapienza di<br />

Roma, in <strong>GEOmedia</strong>, n° 1, Roma.<br />

2) Carlucci, R. (2015), Mamma ho perso il<br />

DBGT della Calabria, in <strong>GEOmedia</strong>, n° 6<br />

Roma.<br />

3) Selvini, A. (2012) Lettera aperta ai topografi,<br />

in Il Seprio, n° 4, Varese.<br />

4) Cunietti, M. & Selvini, A. (1965) Il collaudo<br />

dei rilievi fotogrammetrici, in Boll. SIFET, n°<br />

3, Milano.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Cartografia; informatica; database; dati<br />

ABSTRACT<br />

The article is a reflection on the actual value<br />

of information technology applied to cartography.<br />

In particular, the author wonders<br />

how thousands of data can be really useful in<br />

as many databases which are difficult to understand<br />

to the same technicians who should<br />

have use them.<br />

AUTORE<br />

Attilio Selvini<br />

Attilio.selvini@gmail.com<br />

Politecnico di Milano<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

ArcGIS<br />

il WebGIS accessibile<br />

ovunque<br />

in ogni momento<br />

da ogni dispositivo<br />

www.esriitalia.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 41


MERCATO<br />

Tecnologie per la localizzazione indoor/<br />

outdoor sviluppate dal progetto Europeo<br />

i-locate<br />

Nel corso del triennio del progetto i-locate è stata<br />

sviluppata una tecnologia per la localizzazione indoor/<br />

outdoor mediante l’utilizzo di dispositivi Bluetooth,<br />

WiFi, GPS.<br />

ll progetto i-locate, giunto al termine del terzo anno,<br />

ha inoltre sviluppato un portale per la condivisione<br />

dei dati geografici aperti relativi a spazi indoor, quali,<br />

ad esempio, ospedali, centri commerciali, musei.<br />

Le tecnologie realizzate sono state applicate a diversi<br />

casi d’uso, tra i quali:<br />

4Sanitario, per guidare i pazienti sino alla struttura<br />

ospedaliera e all’interno dell’edificio stesso;<br />

4Servizi al cittadino, per guidare i cittadini verso gli<br />

uffici pubblici di interesse e all’interno dell’edificio<br />

stesso;<br />

4Gestione delle apparecchiature, per supportare<br />

i tecnici e gli operatori nell’individuazione delle<br />

apparecchiature all’interno di edifici.<br />

I siti pilota in Europa in cui sono state validate tali<br />

tecnologie, mediante il coinvolgimento degli utenti<br />

finali sono situati in: Rovereto (IT), Malta, Atene<br />

(GR), Alba Iulia (RO), Eindhoven (NL), Baia Sprie<br />

(RO), Dresden (DE), Rijeka (HR), Brasov (RO),<br />

Genova (IT), Lussemburgo, Sibiu (RO), Velletri (IT),<br />

Tremosine (IT).<br />

I risultati del progetto e in particolare di ciascun sito<br />

pilota sono stati presentati durante l’ultimo meeting<br />

di progetto che si è tenuto a Velletri (Italia) presso la<br />

Casa delle Culture e della Musica (ex Convento del<br />

Carmine) dal 2 al 4 Novembre <strong>2016</strong>.<br />

Durante l’evento si è inoltre tenuto un Exploitation<br />

Booster Workshop presieduto da Giovanni Zazzerini,<br />

esperto nominato dalla Commissione Europea, con lo<br />

scopo di aiutare il consorzio a sfruttare i risultati del<br />

progetto nel migliore dei modi.<br />

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito web di<br />

progetto: http://www.i-locate.eu<br />

http://www.epsilon-italia.it<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


MERCATO<br />

CUBE T: il nuovo software<br />

STONEX per rilievi a 360°<br />

Grazie alla partnership con Leonardo<br />

Software House, STONEX amplia<br />

la sua gamma di soluzioni per rilievi<br />

a 360 gradi dando vita a CUBE T, il<br />

nuovo e potente software per il rilievo<br />

integrato per Tablet Windows 8/10 con<br />

piena compatibilità con Leonardo XE.<br />

STONEX CUBE T unisce i vantaggi<br />

di un potente software per il rilievo ed<br />

i tracciamenti con GPS con un CAD<br />

Topografico.<br />

Rilievi GPS e software office in un<br />

un unica soluzione<br />

STONEX CUBE T, il nuovo software<br />

per Windowsrc PC, rappresenta l’unione<br />

tra un potente software CAD<br />

per il Mapping e la Topografia e un<br />

software per i rilievi ed i tracciamenti<br />

GPS/RTK.<br />

CUBE T consente di importare anche<br />

i dati provenienti dalle Stazioni Totali<br />

per la creazione di file di lavoro integrati.<br />

Per lo più dedicato agli Utenti di<br />

Ricevitori GNSS STONEX, CUBE<br />

T consente la gestione dei vari formati<br />

dei dati provenienti delle stazioni totali<br />

e dal protocollo universale NMEA, per<br />

consentire anche agli utenti di GPS<br />

non Stonex di beneficiare delle funzionalità<br />

di CUBE T.<br />

CUBE T fornisce un set completo<br />

di funzioni per la raccolta dei dati in<br />

diverse modalità: Base + Rover, Rover<br />

da rete GPS, sia in modo RTK che<br />

Statico o Statico Rapido: il controllo<br />

totale del ricevitore garantisce un lavoro<br />

sensza soluzione di continuità e<br />

dalla elevata affidabilità.<br />

File GeoTiff o qualsiasi tipo di file immagine<br />

possono essere importati, georeferenziati<br />

ed usati come immagini di<br />

sfondo durante il rilievo.<br />

La vasta gamma di formati di<br />

Importazione/Esportazione come<br />

DXF, DXB, DWG, SHP, XML, fanno<br />

di CUBE T uno dei sistemi per il<br />

mapping più aperti in commercio.<br />

Caratteristiche Principali<br />

• Software per il rilievo e la restituzione<br />

in un’unica soluzione<br />

• Gestione completa dei Ricevitori<br />

GNSS Stonex<br />

• Funzioni Grafiche – colori, dimensioni,<br />

layer, simboli (punti, linee, testo…)<br />

totalmente gestite dall’Utente<br />

• Lavori indipendenti possono essere<br />

memorizzati in un unico file di lavoro,<br />

garantendo una gestione efficace<br />

dei diversi cantieri<br />

• Il libretto di campagna del rilievo<br />

con stazione totale può essere integrato<br />

coi dati GPS<br />

• Gestione delle immagini raster di<br />

sfondo<br />

• Set completo di funzioni COGO e<br />

per il disegno cartografico<br />

• Funzioni topografiche incluse: poligonale,<br />

celerimensura, intersezione<br />

• Possibilità di scegliere tra sistemi<br />

di riferimento standard e personalizzati<br />

• Calcolo dei 7 parametri di rototraslazione<br />

dal sistema WGS84/ECEF<br />

al sistema di coordinate locali<br />

• La vasta scelta di formati di importazione/esportazione<br />

permette<br />

all’Utente lo scambio dati con qualsiasi<br />

software esterno (DXF, DXB,<br />

DWG, SHP, Land XML, ASCII<br />

personalizzato, Excel®…)<br />

• RTK NTRIP, Statico, Sistema<br />

Base + Rover sono pienamente supportati<br />

• Connessione WiFi con i ricevitori<br />

GPS più avanzati<br />

• Gestione E-Bubble & Tilt sensor<br />

• STONEX CUBE Tablet è adatto e<br />

Tablet Windows 10 o notebook.<br />

http://www.stonexpositioning.com/<br />

index.php/it/<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 43


MERCATO<br />

App MAGNET<br />

Construct 2.0<br />

di Topcon<br />

T o p c o n<br />

Positioning<br />

Group lancia<br />

MAGNET<br />

Construct 2.0,<br />

la app di nuova<br />

generazione realizzata<br />

per gestire<br />

una vasta gamma<br />

di stazioni<br />

totali Topcon da<br />

uno smartphone<br />

o da un tablet.<br />

La prima versione<br />

della app invece, era stata<br />

realizzata appositamente<br />

per gestire unicamente il<br />

sistema LN-100 Layout<br />

Navigator system. “Questa<br />

produttività ‘pronta all’uso’<br />

è ora disponibile per<br />

gran parte degli strumenti<br />

Topcon,” ha affermato<br />

David Ahl, direttore della<br />

gestione prodotti software.<br />

“Che si preferisca avvalersi<br />

di dispositivi Android<br />

o dell’ultimo hardware<br />

Apple iPhone, iPad, o iPod<br />

Touch, la app MAGNET<br />

Construct 2.0 offre opzioni<br />

intuitive per connettersi<br />

in modalità wireless e gestire<br />

una stazione totale per<br />

misurazioni rapide, oltre<br />

a un orientamento grafico<br />

dei vostri dati.”<br />

“Si tratta di un esempio di<br />

ciò su cui ci stiamo concentrando<br />

per offrire più<br />

opzioni che siano di utilità<br />

per gli utenti finali,” ha<br />

affermato Ahl. “Questa<br />

compatibilità multipiattaforma<br />

offerta dalla app<br />

MAGNET Construct 2.0,<br />

rende ancora più accessibili<br />

le soluzioni di misurazione<br />

per diverse applicazioni.”<br />

MAGNET Construct<br />

offre anche una connettività<br />

sicura ai servizi<br />

web di MAGNET<br />

Enterprise per un interscambio<br />

dati in tempo reale<br />

tra il cantiere o la campagna,<br />

e l›ufficio.<br />

La app è disponibile sia<br />

sull’Apple App Store che<br />

su Google Play.<br />

Per maggiori informazioni,<br />

visitare il sito topconpositioning.com.<br />

http://topconpositioning.com<br />

Formazione<br />

TerreLogiche 2017<br />

E’ online il calendario<br />

2017 della Formazione<br />

Terrelogiche con una proposta<br />

formativa molto<br />

ricca e tante novità. Tra i<br />

corsi del nuovo anno due<br />

new entry: “Statistica con<br />

R (base)” e “Geodatabase<br />

(PostGIS)”.<br />

Nel primo semestre verranno<br />

proposti due nuovi<br />

corsi:<br />

• “Statistica con R (base)”<br />

che affronta i principali<br />

aspetti riguardanti la<br />

gestione statistica dei<br />

dati e la loro rappresentazione<br />

grafica tramite<br />

l’utilizzo del software<br />

Open Source R.<br />

• “Geodatabase<br />

(PostGIS)” che introduce<br />

all’utilizzo di<br />

PostGIS per l’immagazzinamento,<br />

l’interrogazione<br />

e la manipolazione<br />

di dati territoriali georiferiti<br />

in modo rapido<br />

ed efficiente.<br />

Per maggiori informazioni<br />

sui corsi: http://<br />

www.terrelogiche.com/<br />

calendario-e-costi.html<br />

Tra le novità anche la<br />

possibilità di acquisto dei<br />

“Pacchetti Formativi”,<br />

percorsi tematici creati<br />

da un team di docenti<br />

che permettono di seguire<br />

più sessioni formative<br />

con riduzioni sul costo<br />

di listino e possibilità di<br />

dilazionare il pagamento.<br />

E per tutti coloro che<br />

vogliono tenere costantemente<br />

aggiornato il proprio<br />

team, Terrelogiche<br />

propone i corsi in house<br />

con personalizzazione<br />

dei contenuti didattici e<br />

delle tematiche affrontate<br />

in base alle specifiche esigenze<br />

degli uffici.<br />

Le iscrizioni ai corsi<br />

2017 sono aperte!<br />

http://www.terrelogiche.com<br />

• Rilievi batimetrici automatizzati<br />

• Fotogrammetria delle sponde<br />

• Acquisizione dati e immagini<br />

• Mappatura parametri ambientali<br />

• Attività di ricerca<br />

Vendita – Noleggio - Servizi chiavi in mano, anche con strumentazione cliente<br />

44 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


MERCATO<br />

Teorema presenta<br />

le ultime novità dei<br />

Laser Scanner HDS<br />

Teorema, Distributore per<br />

Lombardia e Piacenza degli<br />

Strumenti Topografici<br />

Leica presenta le ultime<br />

novità dei Laser Scanner<br />

HDS.<br />

L’elevata qualità, le prestazioni<br />

e la massima robustezza,<br />

rendono Leica<br />

ScanStation P16 lo strumento<br />

ideale nel mondo<br />

della scansione laser 3D.<br />

Il suo interessante rapporto<br />

prezzo-prestazioni e<br />

l›interfaccia semplice, garantiscono<br />

una soluzione<br />

interessante per tutte le applicazioni<br />

con una portata<br />

fino a 40 metri.<br />

Leica ScanStation P16<br />

Leica ScanStation P16<br />

dispone di un’interfaccia<br />

touchscreen pratica<br />

ed intuitiva. Il pulsante<br />

di scansione «one-touch»<br />

e il software in modalità<br />

procedura guidata garantiscono<br />

un flusso di lavoro<br />

semplice ed un controllo<br />

rapido dei dati sul campo.<br />

Combinato al comando a<br />

distanza WLAN, il sistema<br />

Leica ScanStation P16 può<br />

essere utilizzato da qualsiasi<br />

dispositivo palmare.<br />

Leica ScanStation<br />

P30 e P40<br />

Leica ScanStation P30 è<br />

uno scanner ad alta versatilità<br />

adatto per una vasta<br />

gamma di tipiche soluzioni<br />

di scansione. Con il suo<br />

mix ottimale di velocità,<br />

autonomia e precisione ed<br />

una robustezza senza pari,<br />

è la soluzione all-in-one<br />

per una ampia gamma<br />

completa di applicazioni.<br />

Leica ScanStation P40 offre<br />

massima versatilità,<br />

ottima portata, elevata<br />

velocità di scansione ed<br />

eccellente qualità dei dati<br />

quando e dove necessario.<br />

E’ la soluzione perfetta<br />

per qualsiasi attività<br />

di scansione laser 3D.<br />

La scelta giusta<br />

Sia che ti occorra una rappresentazione<br />

dettagliata<br />

di una facciata costruita,<br />

una planimetria in 2D o<br />

dati 3D per l’integrazione<br />

nella modellazione BIM<br />

(Building Information<br />

Modeling), ricostruire una<br />

scena del crimine, acquisire<br />

la geometria 3D di strade,<br />

gallerie e ponti, sai che per i<br />

tuoi progetti, avrai bisogno<br />

di un strumento di scansione<br />

preciso. I nuovi laser<br />

scanner ScanStation P30 e<br />

P40 sono la scelta giusta,<br />

perché i dettagli sono importanti.<br />

Teorema srl<br />

Via Romilli 20/8 20139<br />

Milano<br />

Tel 02/5398739<br />

http://www.geomatica.it/<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 45


MERCATO<br />

Cosa riserva il sistema Galileo all’Italia nel<br />

prossimo futuro? Sono quasi 20 anni che si parla del<br />

sistema Galileo con investimenti che dall’anno 2000 al 2020<br />

arriveranno ad oltre 10 miliardi di euro. Ovviamente ogni paese<br />

della Comunità ha dato il suo contributo in quota parte,<br />

ricevendo poi benefici più o meno proporzionali all’investimento.<br />

Oggi a distanza di quasi venti anni ci chiediamo quale<br />

sia la ricaduta di tale investimento per l’Italia.<br />

Di certo l’Italia ha il ruolo di fanalino di coda nel settore pur<br />

avendo know-how specifico e strutture di ricerca di tutto rispetto,<br />

anche in rapporto a quel mondo che travalicando i<br />

confini d’Europa offre competenza e professionalità di alto<br />

livello. Galileo si dirige essenzialmente a servizi basati sulla localizzazione<br />

(LBS), che dipendono fortemente dall’affidabilità<br />

e dalla disponibilità del posizionamento la cui realizzazione, lo<br />

ricordiamo, ancora oggi, nelle nostre zone, è affidata al sistema<br />

GPS statunitense, e al sistema GLONASS russo.<br />

Il ruolo dell’Italia nel sistema di posizionamento Galileo, dal<br />

punto di vista dei servizi indotti, è abbastanza marginale e<br />

quanto dei previsti benefici saranno disponibili alle piccole e<br />

medie imprese italiane che potrebbero usufruire degli “Initial<br />

Services” avviati a fine <strong>2016</strong> e promossi dalla GSA, l’Agenzia<br />

del GNNS europeo?<br />

I professionisti del settore topografico non sembrano interessati<br />

dal nuovo sistema in quanto gli altri sono disponibili e altamente<br />

precisi. Una piccola indagine nel settore ci conferma<br />

che da tempo i produttori hanno abilitato la ricezione delle<br />

frequenze riservate al sistema Galileo, ma nessuno ancora parla<br />

di evidenti vantaggi nell’esecuzione delle misurazioni. Nel<br />

settore degli smartphone attualmente risulta un solo produttore,<br />

BQ, che con il suo smartphone Aquarius riceve i satelliti<br />

Galileo, ma non spiega quale siano i vantaggi, neanche durante<br />

un Hackaton promosso recentemente dalla GSA a Praga.<br />

Servizi di interesse prioritario sono nel supporto al soccorso<br />

per le emergenze ed anche nella grande accuratezza dell’orologio<br />

atomico che porterà all’aumento della precisione sulla<br />

localizzazione da singolo, ma avrà molte applicazioni secondarie.<br />

“La geolocalizzazione è al centro dell’attuale rivoluzione digitale,<br />

con nuovi servizi che trasformano la nostra vita quotidiana<br />

– ha affermato il vicepresidente della Commissione<br />

Europea Maroš Šefčovič in occasione della dichiarazione degli<br />

Initial services –. Galileo sarà alla base della prossima generazione<br />

di tecnologie basate sulla localizzazione, come le automobili<br />

autonome, i dispositivi connessi o i servizi urbani<br />

intelligenti. Oggi mi rivolgo agli imprenditori europei con<br />

questo invito: immaginate cosa potete fare con Galileo. Non<br />

aspettate, innovate!”.<br />

Ma in pratica quanto conoscono gli utenti italiani di questa<br />

innovazione Europea?<br />

Cercheremo di appurarlo nel corso di questo anno e il primo<br />

appuntamento è al numero 1 2017 di <strong>GEOmedia</strong> dedicato<br />

interamente a questo tema con approfondimenti su:<br />

4 Gli Initial Services Galileo<br />

4 I primi gestori del servizio<br />

4 L’impatto nel settore del survey<br />

4 Quali giovamenti per i Location Based Services?<br />

4 GPS e Galileo, lotta ad armi pari?<br />

4 I nuovi servizi per il soccorso<br />

4 Smartphone Galileo ready, esistono?<br />

Renzo Carlucci<br />

Conferenza Esri Italia<br />

2017<br />

Cogli l’occasione e partecipa<br />

al Call for Paper<br />

della manifestazione più<br />

articolata e completa a livello<br />

nazionale nel settore<br />

delle tecnologie geospaziali<br />

e dei Sistemi Informativi<br />

Geografici: la Conferenza<br />

Esri Italia, che si terrà a<br />

Roma il 10 e 11 maggio<br />

2017.<br />

Condividi i risultati dei<br />

tuoi progetti, la tua storia<br />

di successo e racconta a<br />

un pubblico di esperti del<br />

settore come la tecnologia<br />

Esri ha permesso di migliorare<br />

il tuo lavoro.<br />

Diventa protagonista di<br />

un momento di arricchimento<br />

che coinvolge<br />

migliaia di professionisti<br />

da molti anni.<br />

http://www.esri.com<br />

In promozione lo scanner<br />

ZEB1 la soluzione<br />

portatile per il rilievo 3D<br />

Lo scanner ZEB1, sviluppato<br />

da GeoSLAM,<br />

è la soluzione di rilievo<br />

vincente per la misura e<br />

la mappatura di ambienti<br />

tridimensionali su più livelli.<br />

ZEB1 rileva oltre 40.000<br />

punti di misura al secondo<br />

e li trasforma in una nuvola<br />

di punti interamente<br />

registrata. Estremamente<br />

portatile e leggero, viene<br />

utilizzato in movimento<br />

ed è l’ideale per il rilievo<br />

di spazi interni complessi<br />

e sotterranei.<br />

Promozione da prendere<br />

al volo!<br />

19.990,00<br />

Inclusi 10.000 data processing<br />

credits per il processamento<br />

della nuvola<br />

di punti<br />

Vai ai prodotti:<br />

https://goo.gl/uNpzOC<br />

http://www.mesa-laserscanner3d.com<br />

46 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


MERCATO<br />

Mesh il piccolo drone professionale<br />

che supporta Galileo<br />

Mesh sarà il primo drone professionale inoffensivo al mondo<br />

a supportare Galileo, il nuovo sistema di navigazione satellitare<br />

sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per<br />

l’Unione Europea.<br />

La sua entrata in funzione è stata prevista per giovedì 15<br />

dicembre. E permetterà di sganciare il Vecchio Continente<br />

dallo statunitense GPS e dal russo GLONASS.<br />

Dopo 17 anni di sviluppo, Galileo è ora pronto per entrare<br />

in funzione, permettendo all’Europa di rendersi<br />

indipendente anche sul fronte dei sistemi di posizionamento<br />

satellitare. Il supporto a Galileo, in questa prima<br />

fase iniziale, sarà garantito solo su alcuni dispositivi<br />

che comunque potrebbero aver necessità, in ogni<br />

caso, di ricevere un piccolo aggiornamento software.<br />

Cosa cambierà nel mondo dei droni professionali dopo<br />

l’entrata in funzione di Galileo?<br />

Maggiore precisione, disponibilità, copertura. La precisione<br />

dei GNSS (sistema satellitare globale di navigazione) sarà<br />

migliorata grazie alla possibilità di utilizzare una costellazione<br />

combinata GPS-Galileo. In questo modo, il numero<br />

di satelliti costantemente disponibili sarà quasi il doppio,<br />

permettendo misure più precise. Per lo stesso motivo, il<br />

numero maggiore di satelliti che diffondono un segnale di<br />

geo-localizzazione, permetterà di avere un servizio con maggiore<br />

disponibilità, anche in ambienti a visibilità limitate.<br />

Infine, la copertura offerta da Galileo in alcune aree geografiche<br />

sarà migliore del GPS, per come è stata progettata<br />

la posizione dei satelliti. Anche a livello di servizio, Galileo<br />

sarà migliorativo rispetto al GPS, offrendo alcune caratteristiche<br />

ora assenti nei GNSS, come i servizi di integrità<br />

garantita del segnale, e in generale l’affidabilità del sistema,<br />

oppure la possibilità di accedere ai dati grezzi non elaborati.<br />

Le applicazioni che nascono ogni giorno sono moltissime e<br />

questo enorme mercato è destinato a raggiungere 3 miliardi<br />

di utenti entro il 2020, la sua crescita sarà progressiva e promette<br />

prestazioni di altissimo livello.<br />

http://www.italdron.com/it<br />

TEOREMA sRl MIlANO:<br />

sOlUZIONI INNOVATIVE PER lA TOPOGRAFIA<br />

E lA TERMOGRAFIA “IR”<br />

Dal 1986 Teorema srl lavora a fianco del professionista<br />

fornendo la tecnologia più avanzata, la migliore formazione tecnica<br />

ed una accurata assistenza post-vendita<br />

per rendere affidabile e produttivo il vostro lavoro.<br />

Leica HDS P30 / P40<br />

Leica Nova MS60<br />

Leica Serie Captivate<br />

Leica CS35<br />

Rugged Tablet<br />

Ricevitore<br />

GNSS GS14<br />

Leica 3D Disto<br />

Leica<br />

Disto S910<br />

Termocamera<br />

Flir T420<br />

www.geomatica.it • www.disto.it • www.termocamere.com<br />

Via A. Romilli, 20/8 20139 Milano • Tel. 02 5398739 • teorema@geomatica.it <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 47


SMART CITIES<br />

Smart cities<br />

or dumb cities?<br />

Servizi geospaziali e<br />

città<br />

di Beniamino Murgante<br />

e Giuseppe Borruso<br />

La discussione più recente<br />

sulla città si sofferma<br />

sempre più sulla<br />

sua ‘intelligenza’, richiamando<br />

il concetto<br />

di Smart Cities, più<br />

volte affrontato su queste<br />

colonne. Tale intelligenza<br />

si concretizza,<br />

nella maggior parte dei<br />

casi, nell’introduzione<br />

di uno ‘strato tecnologico’<br />

sulla città,<br />

spesso caratterizzato<br />

dall’installazione di alcuni<br />

dispositivi quali<br />

lampioni in grado di<br />

accendersi e spegnersi<br />

da soli in base alle condizioni<br />

di luce, o un<br />

set di telecamere per il<br />

controllo del traffico, o<br />

l’implementazione di<br />

una rete wi-fi pubblica<br />

al servizio di cittadini,<br />

o, più propriamente,<br />

city users. Tali elementi<br />

sono senz’altro necessari<br />

ma, più volte, si è ribadito<br />

come questi, da<br />

soli, non siano in grado<br />

di rendere intelligente<br />

una città, senza una<br />

vera e propria rete, in<br />

grado di coniugare regole<br />

condivise, aspetti<br />

tecnologici, dati e cittadini.<br />

Una città smart,<br />

infatti, è una città che<br />

prima di tutto viene incontro<br />

ai propri cittadini<br />

o utenti, fornendo<br />

loro dei servizi, e in cui<br />

il lato tecnologico rappresenta<br />

l’elemento per<br />

raggiungere un’elevata<br />

efficienza, per ottimizzare<br />

tali elementi e, auspicabilmente,<br />

risultare<br />

quasi invisibile.<br />

Il legame tra città<br />

‘smart’ e le tecnologie<br />

e i servizi geospaziali è<br />

necessariamente molto<br />

forte, quasi scontato,<br />

apparentemente. Le<br />

città sono localizzate<br />

nello spazio. Le strade,<br />

gli edifici, gli elementi<br />

naturali e artificiali, i<br />

servizi, hanno una posizione,<br />

e così gli utilizzatori<br />

della città, anche<br />

se questi si muovono<br />

nello spazio. Realtà statiche<br />

e dinamiche allo<br />

stesso tempo. Nodi,<br />

relazioni, reti, flussi,<br />

sono tutti elementi che<br />

caratterizzano la città,<br />

secondo la tradizione<br />

degli studi urbanistici<br />

e della geografia urbana.<br />

Se fino a ieri questi<br />

potevano essere rappresentati<br />

in modo statico,<br />

oggi la dinamica<br />

di questi elementi può<br />

essere raccolta, analizzata,<br />

elaborata, visualizzata.<br />

Le tecnologie geoinformatiche<br />

sono oggi alla<br />

base di tutta una serie<br />

di servizi geolocalizzati,<br />

quelli che di fatto contribuiscono<br />

o possono<br />

contribuire a rendere le<br />

città più o meno smart.<br />

Videocamere e sensori<br />

smart possono monitorare<br />

il traffico urbano<br />

– e questi oggetti sono<br />

dotati di una posizione<br />

nello spazio, geolocalizzabile<br />

– così come<br />

dispositivi mobili,<br />

come gli smartphones,<br />

raccogliendo dati aiutano<br />

a produrre le mappe<br />

di, appunto, traffico<br />

urbano di Google. Gli<br />

smartphones nelle nostre<br />

tasche sono oggi<br />

dei concentrati di tecnologia<br />

che l’ampiezza<br />

di banda della rete cellulare<br />

e la liberalizzazione<br />

civile del segnale<br />

GPS, per citare solo<br />

due rivoluzioni degli<br />

ultimi lustri, hanno<br />

reso senza precedenti la<br />

possibilità di scambiarsi<br />

dati e informazioni,<br />

consentendo elevati livelli<br />

di interazione tra<br />

soggetti e con lo spazio<br />

circostante, e di raccogliere<br />

queste ultime, a<br />

scopo ludico, ma anche<br />

utilizzabili per attività<br />

di pianificazione commerciale<br />

(da parte di<br />

chi questi dati li raccoglie)<br />

e urbana.<br />

Sempre più la posizione,<br />

diventa elemento<br />

importante e alla base<br />

di quanto ruota attorno<br />

al servizio di smartness:<br />

i cittadini, i sensori e i<br />

dispositivi, i dati (siano<br />

essi open, siano essi<br />

big), le infrastrutture, e<br />

tutti i servizi che possono<br />

derivare da queste<br />

interazioni. E ciò, anche<br />

se apparentemente<br />

ormai consolidato, non<br />

rappresenta ancora un<br />

elemento facilmente<br />

gestibile, soprattutto<br />

in termini di precisione.<br />

Da un lato, infatti,<br />

tutte le componenti<br />

‘fisse’ possiedono una<br />

posizione: gli hot spot<br />

wi-fi, le centraline, tutti<br />

i dispositivi e sensoristica;<br />

dall’altro lato<br />

i dispositivi mobili o,<br />

in accezione più umanizzata,<br />

i cittadini o gli<br />

utenti della città, cambiano<br />

la loro posizione<br />

nello spazio e questa<br />

può avere diversi livelli<br />

di precisione e affidabilità.<br />

Ed è qui che si giocheranno<br />

le sfide dei<br />

prossimi anni. Il posizionamento<br />

outdoor e<br />

quello indoor sono infatti<br />

il terreno di gioco<br />

dove si svilupperanno<br />

servizi, sempre più precisi,<br />

basati sulla geolocalizzazione.<br />

Gli attuali<br />

dispositivi mobili, dotati<br />

di ricevitore GNSS<br />

adattato soprattutto<br />

per ricevere il segnale<br />

della costellazione statunitense<br />

GPS, si attestano<br />

infatti su livelli<br />

di precisione dell’ordine<br />

dei 5 – 10 metri,<br />

con peggioramenti dovuto<br />

all’effetto ‘canyon’<br />

riscontrabile in molte<br />

realtà urbane. Tale<br />

dato è destinato a migliorare,<br />

con la capacità,<br />

già esistente e ulteriormente<br />

implementabile<br />

nel futuro più<br />

prossimo, dei ricevitori<br />

(multicostellazione) di<br />

captare i segnali da altre<br />

costellazioni, quali<br />

la russa GLONASS,<br />

quella cinese Beidou e,<br />

da quest’anno, l’europea<br />

GALILEO. L’altra<br />

grande frontiera è rappresentata<br />

dal posizionamento<br />

interno, dove<br />

i sistemi satellitari perdono<br />

la loro efficacia.<br />

Gli utenti della città<br />

si muovono all’interno<br />

di edifici, quali abitazioni,<br />

punti vendita,<br />

luoghi pubblici. Qui<br />

la localizzazione non<br />

può più essere garantita,<br />

ad esempio, dalla<br />

posizione del dispositivo<br />

all’interno della<br />

cella di telefonia mo-<br />

48 <strong>GEOmedia</strong> n°6-2015


SMART CITIES<br />

bile per fornire servizi<br />

e informazioni ad hoc e<br />

precisamente indirizzate.<br />

Sistemi che garantiscano<br />

la localizzazione a<br />

ogni singolo piano di un<br />

edificio e con precisioni<br />

senz’altro sub-metriche<br />

sono pertanto necessari,<br />

e le ricerche sono in atto,<br />

sia con riferimento all’utilizzo<br />

dei sensori montati<br />

all’interno dei dispositivi,<br />

sia relativi a sistemi<br />

esterni (es. hot spot<br />

wi-fi, ibeacons, ecc.). Al<br />

di là delle applicazioni<br />

meramente commerciali,<br />

ovviamente tra le prime<br />

a essere sviluppabili anche<br />

tenendo conto di<br />

un ritorno economico,<br />

le applicazioni in ambito<br />

smart sono molto<br />

ampie. Dal monitoraggio<br />

dei flussi di persone<br />

all’interno degli edifici a<br />

scopi di pianificazione,<br />

a sistemi di guida e di<br />

somministrazione di informazioni<br />

per persone<br />

disabili, a servizi di assistenza<br />

remota, per esempio<br />

per persone anziane.<br />

Geolocalizzazione e<br />

smartness sono pertanto<br />

ancora agli inizi della<br />

loro coesistenza, pur<br />

trattandosi di concetti e<br />

di tecnologie ormai ampiamente<br />

testate e rese<br />

disponibili negli ultimi<br />

decenni, e con ampie e<br />

promettenti evoluzioni.<br />

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />

Batty M., Urban studies: Diverse cities, successful cities, Nature<br />

Human Behaviour, Volume 1, article 0022, pp. 1 – 2. http://www.<br />

nature.com/articles/s41562-016-0022<br />

Batty M., Building a Science of Cities, Cities, Volume 29,<br />

Supplement 1, March 2012, Pp. S9 – S16, http://www.complexcity.<br />

info/files/2011/12/BATTY-CITIES-2011.pdf<br />

Batty M., The New Science of Cities, The MIT Press, 2013.<br />

Bezerra J. et al., The Mobile Revolution: How Mobile Technologies<br />

Drive a Trillion-Dollar Impact, bcg perspectives, visitato il 20 gennaio<br />

<strong>2016</strong> https://www.bcgperspectives.com/content/articles/<br />

telecommunications_technology_business_transformation_mobile_revolution/<br />

Murgante B., Borruso G., Smart Cities or Dumb Cities? Città e<br />

Applicazioni per Smartphones, <strong>GEOmedia</strong> Vol 17, N° 5, 2013.<br />

Murgante B., Borruso G., Smart cities: un’analisi critica delle opportunità<br />

e dei rischi, <strong>GEOmedia</strong> Vol 17, N° 3, 2013.<br />

Tweddle JC, Robinson LD, Pocock MJ, Roy HE. Guide to citizen<br />

science: developing, implementing and evaluating citizen science<br />

to study biodiversity and the environment in the UK. Natural<br />

History Museum and NERC Centre for Ecology and Hydrology for<br />

UK-EOF 2012. www.ukeof.org.uk<br />

Warf B. e Sui D. (2010), From GIS to neogeography: ontological implications<br />

and theories of truth, “Annals of GIS”, 16 (4), pp. 197-209.


AGENDA<br />

07 - 09 febbraio 2017<br />

Berna (Svizzera)<br />

8th Workshop on Remote<br />

Sensing of Land Ice and Snow<br />

of the European Association of<br />

Remote Sensing Laboratories<br />

(EARSeL)<br />

www.geoforall.it/kwpaw<br />

8-11 febbraio<br />

Genova<br />

FOSS4G-IT 2017<br />

www.geoforall.it/kwppx<br />

21 - 24 febbraio 2017<br />

Firenze<br />

10th Coastal Altimetry<br />

Workshop<br />

www.geoforall.it/kwp8a<br />

1-3 marzo 2017<br />

Nafplio (Grecia)<br />

International Workshop ISPRS/<br />

CIPA 3D-ARCH<br />

www.geoforall.it/k9yx4<br />

05-07 marzo 2017<br />

Dubai (UAE)<br />

JURSE 2017 URBAN 2017<br />

URS 2017<br />

www.geoforall.it/k9cwu<br />

14-16 marzo 2017<br />

Munich (Germania)<br />

Munich Satellite Navigation<br />

Summit 2017<br />

www.geoforall.it/k9cu4<br />

29 marzo 2017<br />

Roma<br />

UAV & SAR: i droni nelle<br />

operazioni di salvataggio<br />

www.geoforall.it/k9cy3<br />

10-12 Aprile 2017<br />

Roma<br />

AIIT International Congress<br />

TIS Rome 2017<br />

www.geoforall.it/k9c46<br />

18-20 aprile 2017<br />

Sharjah (UAE)<br />

ASCMCES-17<br />

www.geoforall.it/k9cw6<br />

23–28 aprile 2017<br />

Vienna (Austria)<br />

European Geosciences Union<br />

(EGU) Special session on RPAS<br />

in monitoring applications and<br />

management of natural hazards<br />

www.geoforall.it/kwp6c<br />

24–26 aprile 2017<br />

Vienna (Austria)<br />

Geosciences Information For<br />

Teachers (GIFT) workshop by<br />

EGU<br />

www.geoforall.it/k9crp<br />

27-28 aprile 2017<br />

Porto (Portugal)<br />

GISTAM 2017 3rd<br />

International Conference on<br />

Geographical Information<br />

Systems Theory, Applications<br />

and Management<br />

www.geoforall.it/kx9wx<br />

06-08 maggio 2017<br />

Cairo (Egypt)<br />

10th International Symposium<br />

On Mobile Mapping<br />

Technology and Summer<br />

School on mobile Mapping<br />

www.geoforall.it/k9cw8<br />

10-11 maggio 2017<br />

Roma<br />

Conferenza Esri Italia 2017<br />

www.geoforall.it/k9cyk<br />

15-17 maggio 2017<br />

Mosca (Russia)<br />

ISPRS International Workshop<br />

Photogrammetric and<br />

computer vision techniques for<br />

video Surveillance, Biometrics<br />

and Biomedicine - PSBB17<br />

www.geoforall.it/kwp9r<br />

23-24 maggio 2017<br />

London (UK)<br />

GEO Business 2017<br />

www.geoforall.it/k9cwd<br />

29 maggio - 2 giugno 2017<br />

Salzburg (Austria)<br />

GNC 2017 10th ESA GNC<br />

Conference<br />

www.geoforall.it/k9chh<br />

06-09 giugno 2017<br />

Hannover (GERMANY)<br />

ISPRS WG Hannover<br />

Workshop HRIGI 17 – CMRT<br />

17 – EuroCOW 17 Joint<br />

Meeting<br />

www.geoforall.it/k9cw4<br />

7-10 giugno 2017<br />

Roma<br />

XXXII Congresso dei Geografi<br />

Italiani<br />

www.geoforall.it/kwphk<br />

25 giugno-1 luglio 2017<br />

Zagreb (Croatia)<br />

XXX International Geodetic<br />

Student Meeting<br />

www.geoforall.it/kxpff<br />

26-29 giugno 2017<br />

Munich (Germany)<br />

SPIE Optical Metrology<br />

Videometrics, Range Imaging<br />

and Applications XIV<br />

www.geoforall.it/kwp9f<br />

4 - 7 luglio 2017<br />

Salzburg (Austria)<br />

GI_Forum 2017<br />

www.geoforall.it/k9cup<br />

16-22 luglio 2017<br />

Obergurgl (AUSTRIA)<br />

Innsbruck Summer School of<br />

Alpine Research 2017 Close<br />

Range Sensing Techniques in<br />

Alpine Terrain Venue<br />

www.geoforall.it/k9cwh


FIBER MANAGER ®<br />

TUTTA LA TUA RETE A PORTATA DI MANO<br />

GESTISCI L’INFRASTRUTTURA CON UN SOLO GEODATABASE INTEGRATO<br />

Con FiberManager® puoi gestire le reti di telecomunicazione con un unico geodatabase che consente la<br />

visione globale ed integrata dell’intera infrastruttura di rete. In questo modo hai a disposizione uno strumento<br />

di business intelligence geografica centralizzato, da cui puoi estrarre tutti i report, gli schemi e i documenti<br />

necessari a progettare, costruire, sviluppare e gestire la tua rete nel modo più efficace possibile.<br />

FiberManager® mette a fattor comune la piattaforma GIS leader nel mondo con il modello dati e le funzionalità<br />

smart implementate da una community network di aziende di telecomunicazioni operanti in vari paesi nel<br />

mondo.<br />

FiberManager® è una verticalizzazione della suite ArcFM® di Schneider Electric, di cui Sinergis è rivenditore<br />

esclusivo in Italia.<br />

www.sinergis.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!