02.02.2017 Views

GEOmedia_6_2016

La prima rivista italiana di geomatica

La prima rivista italiana di geomatica

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Rivista bimestrale - anno XX - Numero 6/<strong>2016</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA<br />

URBANISTICA<br />

GNSS<br />

BIM<br />

RILIEVO TOPOGRAFIA<br />

CAD<br />

REMOTE SENSING SPAZIO<br />

EDILIZIA<br />

WEBGIS<br />

UAV<br />

SMART CITY<br />

AMBIENTE<br />

NETWORKS<br />

LiDAR<br />

BENI CULTURALI<br />

LBS<br />

Nov/Dic <strong>2016</strong> anno XX N°6<br />

La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />

Mappe<br />

di Rischio<br />

e impatto<br />

potenziale<br />

DECOSTRUZIONE<br />

SELETTIVA<br />

ISOLE DI CALORE IN<br />

AMBIENTE URBANO<br />

EMERGENZE DA<br />

RISCHI NATECH


trimBle SX10<br />

la rivoluzione<br />

è appena cominciata<br />

abbiamo creato uno strumento innovativo, versatile<br />

e integrato. trimble SX10 coniuga la tecnologia di una<br />

Stazione totale robotica di alta precisione con quella di uno<br />

Scanner ad alta velocità e funzionalità imaging reale, senza<br />

alcun compromesso prestazionale.<br />

noleggialo, anche solo per un giorno.<br />

Soluzioni innovative per il rilievo, la misura e la modellazione.<br />

Transforming the way the world works<br />

Spektra Srl, a Trimble Company<br />

039.625051 | info@trimble-italia.it | www.trimble-italia.com


Chi è il garante dell’infrastruttura geografica?<br />

Il potenziamento dell’Infrastruttura di dati territoriali, con il dettaglio e l’accuratezza che serve a fornire<br />

cartografie e mappe del territorio affidabili per gli interventi istituzionali, è una operazione che deve<br />

essere garantita con norme di uniformazione ed omogeneizzazione, nonché di produzione, che siano<br />

rispettate ed applicate in maniera uniforme sul territorio nazionale.<br />

Attualmente il lavoro di produzione di specifiche e norme sui dati territoriali non è tutelato e<br />

garantito ma solamente condiviso ed approvato, in un consesso allargato di tecnici ed esperti del<br />

settore, che hanno prodotto una serie di documenti con prescrizioni e suggerimenti che basterebbe<br />

aggiornare al vaglio delle opportune tecnologie che si sono oggi rese disponibili, per renderli applicabili<br />

universalmente.<br />

Siamo carenti anche di un elemento istituzionale di raccordo dei vari organi, enti e amministrazioni che<br />

operano sulla acquisizione di Dati Territoriali e possa fungere da interfaccia per il raccordo istituzionale<br />

internazionale.<br />

Numerose amministrazioni, ignare o a vario titolo impossibilitate dalla farraginosità di meccanismi<br />

burocratici, non riescono ad avvalersi di quanto già rilevato da altre amministrazioni e viene spesso<br />

duplicata o triplicata la spesa globale in tale settore.<br />

La attuale situazione si origina, come molti di noi sanno bene, da uno stato di confusione generato<br />

dalla mancata riorganizzazione dei servizi cartografici, seguita all'abrogazione di Enti considerati inutili<br />

avvenuta durante il primo passaggio legislativo di competenze dallo Stato alle Regioni negli anni ‘70.<br />

All’epoca gli organi cartografici nazionali erano solo 5 (Istituto Geografico Militare, Istituto Idrografico<br />

della Marina, Servizio geo-topo-cartografico dell’Aeronautica Militare, Servizio Geologico di Stato,<br />

Catasto), oggi incrementati di almeno 20 organi cartografici delle Regioni oltre a vari altri organi di<br />

amministrazioni che operano a vario titolo acquisendo dati territoriali. Abbiamo però finalmente<br />

un organo centrale come catalogo di dati territoriali che sta spingendo fortemente sulla creazione di<br />

metadati che possano riuscire ad aiutare nella ricerca dei dati territoriali già in possesso della PA. Il<br />

Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali (RNDT) è l’unica novità di rilievo che possiamo notare nel<br />

settore proponendosi come ente istituzionale e rappresentativo in grado di acquisire informazioni da<br />

tutte le amministrazioni. Ma quello che ci chiediamo è se questa istituzione abbia poi il potere effettivo<br />

di far rispettare a tutti la compilazione e l’uso del sistema centralizzato.<br />

Una carenza che si manifesta, oltre che nelle normali operazioni di pianificazione del territorio, in<br />

occasione delle emergenze per disastri naturali. Valga per tutti considerare la necessaria realizzazione<br />

di modelli idrografici del territorio, per un effettivo piano di prevenzione del rischio idrogeologico,<br />

basato su un quadro di riferimento dato da modelli digitali del terreno che oggi è possibile realizzare con<br />

accuratezza estrema.<br />

La problematica della gestione dell’emergenza in caso di disastri naturali è evidente nel momento in<br />

cui squadre di soccorso ed operatori dell’emergenza non dispongono di dati affidabili, come purtroppo<br />

di nuovo ha dimostrato il recente sisma in Italia Centrale, verificatosi a cavallo di ben 4 Regioni,<br />

non riuscendo nelle poche ore a disposizione per i primi soccorsi, ad interrogare un sistema centrale<br />

affidabile, né ad integrare la realtà di organizzazioni che si prodigano per mappare il territorio con<br />

operazioni di volontariato geografico.<br />

Un garante del coordinamento dell’infrastruttura geografica territoriale nell’emergenza dovrebbe far si<br />

che tutta la documentazione territoriale sia disponibile immediatamente in caso di emergenze e che si<br />

colmino lacune ormai primordiali, come ad esempio la carenza dell’assegnazione di numeri civici e la<br />

loro georeferenziazione.<br />

la prossima volta<br />

#mappiamoprima<br />

http://rivistageomedia.it/cartografia-per-emergenza<br />

Buona lettura,<br />

Renzo Carlucci


In questo<br />

numero...<br />

FOCUS<br />

REPORT<br />

GUEST<br />

LE RUBRICHE<br />

Nuove prospettive<br />

per l’utilizzo del<br />

remote sensing<br />

nella gestione delle<br />

emergenze da rischi<br />

Natech e l’uso della<br />

terminologia specifica<br />

di Sabina Di Franco,<br />

lena Rapisardi,<br />

Rosamaria Salvatori<br />

6<br />

11 TECHNOLOGY for ALL<br />

24 ASSOCIAZIONI<br />

26 IMMAGINE ESA<br />

42 MERCATO<br />

48 SMART CITY<br />

50 AGENDA<br />

Il 20 gennaio 2017, il Moderate<br />

Resolution Imaging Spectroradiometer<br />

(MODIS) a bordo del<br />

satellite Aqua della NASA ha catturato<br />

una immagine true-color<br />

della neve nell'Europa centrale.<br />

Le nuvole sovrastano l'Italia<br />

orientale innevata, mentre le<br />

Alpi sono ricoperte da una fitta<br />

coltre di bianco. La neve si estende,<br />

ad Est, sopra la Slovenia, la<br />

Croatia e la Bosnia Erzegovina.<br />

14 Telerilevamento<br />

e GIS per la<br />

valutazione e il<br />

monitoraggio delle<br />

isole di calore in<br />

ambiente urbano<br />

di Sabrina Adelfio,<br />

Caterina Enea, Giuseppe Bazan,<br />

Pietro Orlando<br />

Crediti immagine: Jeff Schmaltz,<br />

MODIS Land Rapid Response<br />

Team, NASA GSFC<br />

In copertina una<br />

rappresentazione della<br />

mappa del rischio di impatto<br />

potenziale del cinghiale<br />

in formato raster, circa il<br />

comprensorio di Lucca.<br />

20<br />

Soluzioni<br />

informatiche<br />

innovative a supporto<br />

della Decostruzione<br />

Selettiva<br />

di Antonio Bottaro<br />

geomediaonline.it<br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI<br />

3D Target 52<br />

28<br />

Analisi GIS<br />

applicate alla<br />

gestione faunistica<br />

Le mappe di rischio<br />

di impatto degli<br />

ungulati<br />

di Alessandro Giugni, Marco<br />

Ferretti, Leonardo Conti<br />

AerRobotix 37<br />

Aeropix 50<br />

Epsilon 42<br />

Esri Italia 41<br />

Flytop 43<br />

GEOCART 48<br />

ME.S.A 40<br />

Planetek Italia 13<br />

Sinergis 51<br />

Sistemi Territoriali 49<br />

Teorema 47<br />

Topcon 23<br />

UNIcuIque<br />

SUUM<br />

di Attilio Selvini<br />

38<br />

Trimble 2<br />

34<br />

A Digital “New World”<br />

The Big Fusion between<br />

Ubiquitous Localization<br />

(GNSS), Sensing (IOT)<br />

and Communications<br />

(5G) by Marco Lisi<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

Comitato editoriale<br />

Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />

Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio,<br />

Michele Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia,<br />

Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro Salvemini,<br />

Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />

Direttore Responsabile<br />

FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />

Redazione<br />

VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />

Comunicazione e marketing<br />

ALFONSO QUAGLIONE, marketing@rivistageomedia.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95 00185 Roma<br />

Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />

info@rivistageomedia.it<br />

ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Stampa: SPADAMEDIA srl<br />

VIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)<br />

Editore: mediaGEO soc. coop.<br />

Condizioni di abbonamento<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista Science è di € & 45,00. Technology Communication<br />

Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 9,00. Il prezzo di<br />

ciascun fascicolo arretrato è di € 12,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.<br />

L’editore, al fine di garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita<br />

revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza<br />

dell’abbonamento, si riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.<br />

La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in regola con i pagamenti.<br />

Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della Rivista non costituiscono disdetta<br />

dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere<br />

richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo.<br />

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />

riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />

qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />

sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />

Numero chiuso in redazione il 22 gennaio <strong>2016</strong>.


FOCUS<br />

Nuove prospettive per l’utilizzo del remote<br />

sensing nella gestione delle emergenze da<br />

rischi Natech e l’uso della terminologia specifica<br />

di Sabina Di Franco, Elena Rapisardi, Rosamaria Salvatori<br />

Le tecniche di remote sensing hanno assunto un ruolo fondamentale<br />

nella gestione dei rischi, come è dimostrato anche dal programma<br />

Copernicus, fase operativa del GMES (Global Monitoring for<br />

Environment and Security), che offe tra i suoi servizi l’Emergency<br />

Management Service.<br />

Fig. 1 - Ciclo dell’emergenza.<br />

La gestione del rischio è<br />

un’attività complessa che<br />

richiede un approccio<br />

multidisciplinare. Quando avviene<br />

un disastro ogni minuto<br />

è fondamentale per salvare vite<br />

umane, limitare i danni, proteggere<br />

persone, cose e ambiente.<br />

Gli eventi che si susseguono<br />

durante il verificarsi di un<br />

disastro sono, in una certa misura,<br />

ripetitivi e possono essere<br />

schematizzati in un ciclo: il cosiddetto<br />

“ciclo dell’emergenza”<br />

o del disastro. Il ciclo dell’emergenza<br />

può essere suddiviso<br />

in quattro fasi: mitigazione e<br />

prevenzione (prima dell’evento)<br />

e risposta e recupero, ripristino<br />

o superamento (post evento)<br />

(Di Franco, Salvatori, 2015).<br />

La mitigazione consiste in tutte<br />

quelle azioni necessarie per ridurre<br />

l’impatto dei disastri futuri<br />

(Menoni et al., 2012). La fase<br />

di prevenzione comprende le<br />

attività necessarie per ridurre gli<br />

impatti in previsione o nell’imminenza<br />

di eventi disastrosi. La<br />

fase di risposta attiene a tutte<br />

quelle azioni intraprese durante,<br />

o immediatamente dopo l’evento,<br />

con l’intento primario di<br />

salvare e proteggere le vite umane.<br />

Infine il termine recupero<br />

riguarda le attività relative al<br />

processo di ripristino dei servizi,<br />

alla ricostruzione delle opere e<br />

la riparazione dei danni, dopo<br />

l’evento (Alexander, 2002).<br />

Nella letteratura internazionale<br />

vengono definiti rischi Natech<br />

(Natural - Technological) quegli<br />

incidenti tecnologici innescati<br />

da disastri naturali, si tratta di<br />

tutti quegli incidenti che si verificano<br />

in impianti, nella rete<br />

di distribuzione o durante il<br />

trasporto di sostanze pericolose,<br />

a seguito del verificarsi di un<br />

terremoto, un’alluvione, uno<br />

tsunami o altro evento naturale.<br />

(Clerc, Le Claire, 1994; Lindell,<br />

Perry, 1996; Cruz et al., 2004).<br />

Questi rischi sembrano essere<br />

in aumento, non solo per la<br />

crescita delle zone industrializzate,<br />

ma anche in relazione<br />

ai cambiamenti climatici<br />

(Karusman et al., 2011, Salzano<br />

et al., 2013). Le peculiari caratteristiche<br />

degli eventi Natech,<br />

rapidità di svolgimento, possibilità<br />

dell’innesco di catene di<br />

eventi, variabilità dell’estensione<br />

areale, rendono la loro gestione<br />

particolarmente complessa. Il<br />

Joint Research Centre - JRC<br />

della Commissione Europea ha<br />

Fig. 2 - Incendio di un serbatoio di gas naturale a seguito del terremoto del 2011 a Ichihara,<br />

Prefettura di Chiba, Giappone. Foto: Reuters.<br />

6 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

Fig. 3 - Numero di eventi calamitosi per attività industriali. (2002–2012) eMARSJRC –<br />

European Commission, MajorAccidentHazardsBureau.<br />

richiesto nel 2004 alle autorità<br />

nazionali europee, l’identificazione<br />

delle aree potenzialmente<br />

soggette a questi eventi e ha<br />

sviluppato RAPID-N, uno<br />

strumento per mapppare e valutare<br />

rapidamente i danni, che<br />

opera a scala globale (Girgin,<br />

Krausmann, 2013).<br />

Il contributo della comunità<br />

scientifica e l’uso di tecnologie<br />

innovative come quelle connesse<br />

all’osservazione della terra,<br />

sono di importanza strategica<br />

durante tutte le fasi della gestione<br />

dell’emergenza (Joyce et<br />

al., 2009). Gli eventi causati<br />

dai rischi Natech sono caratterizzati<br />

da una rapida dinamica<br />

evolutiva con scenari che si<br />

modificano in un breve arco di<br />

tempo, e in molti casi il lavoro<br />

dei soccorritori è ritardato o<br />

reso particolarmente difficile<br />

dall’impossibilità di raggiungere<br />

le zone colpite e di operare in<br />

sicurezza. Ad esempio, nel caso<br />

di un incidente con rilascio<br />

di sostanze tossiche nell’aria,<br />

le squadre di soccorso devono<br />

evacuare rapidamente i residenti<br />

dell’area a rischio, di cui vanno<br />

definiti dimensioni e contorni.<br />

Per fare ciò è necessario avere<br />

informazioni come il punto<br />

di emissione, la direzione e la<br />

velocità del vento e le condizioni<br />

meteorologiche generali<br />

nel momento del verificarsi<br />

dell’evento. E’ anche necessario<br />

conoscere le caratteristiche geografiche<br />

dell’area, la presenza e<br />

lo stato delle reti stradali e delle<br />

infrastrutture, la cartografia, di<br />

base e tematica è quindi indispensabile.<br />

Inoltre la complessità intrinseca<br />

nei rischi Natech, rende particolarmente<br />

efficace l’uso di<br />

strumenti terminologici dedicati<br />

come glossari e thesauri che<br />

facciano chiarezza sui concetti e<br />

sui termini specifici del dominio,<br />

specialmente nel momento<br />

del verificarsi dell’emergenza.<br />

Le tecnologie<br />

dell’osservazione della<br />

terra e la gestione dei<br />

rischi Natech<br />

I sistemi per l’osservazione della<br />

terra nell’ambito della gestione<br />

delle emergenze rivestono un<br />

ruolo di importanza crescente,<br />

attraverso di essi si possono ricavare<br />

dati tempestivi e accurati<br />

non solo per la valutazione dei<br />

danni durante un evento, ma<br />

anche tutte le informazioni necessarie<br />

per le attività pre e post<br />

emergenziali.<br />

I satelliti orbitanti intorno alla<br />

Terra sono numerosi ed equipaggiati<br />

con sensori attivi e passivi<br />

che operano coprendo tutte<br />

le lunghezze d’onda dall’ultravioletto<br />

alle microonde, si può<br />

supporre quindi che la superficie<br />

della terra sia monitorata<br />

dallo spazio, anche nei momenti<br />

e nei luoghi in cui accadono<br />

le emergenze. Le missioni spaziali<br />

in atto sono versatili e utili<br />

per vari obiettivi, i sensori montati<br />

sui satelliti, possono essere<br />

dedicati a tematiche specifiche<br />

(es. l’osservazione del ghiaccio<br />

polare, la vegetazione, la qualità<br />

dell’acqua, ecc.). I dati attualmente<br />

provenienti dai sensori<br />

sono comparabili con i dati<br />

provenienti dalle prime missioni<br />

spaziali, questo consente di<br />

eseguire analisi multi-temporali<br />

impossibili fino a poco tempo<br />

fa, come la misura dell’urban<br />

sprawl o l’estensione delle calotte<br />

polari.<br />

Le missioni dell’ESA<br />

(European Space Agency),<br />

dell’EUMETSAT (European<br />

Organisation for the<br />

Exploitation of Meteorological<br />

Satellites), della NASA<br />

(National Aeronautics and<br />

Space Administration), del<br />

NOAA (National Oceanic and<br />

Fig. 4 - Numero di eventi per tipo di incidente. (2002–2012) eMARSJRC – European<br />

Commission, MajorAccidentHazardsBureau.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 7


FOCUS<br />

Atmospheric Administration),<br />

del DLR (Deutschen Zentrum<br />

für Luft- und Raumfahrt),<br />

e dell’ASI (Agenzia Spaziale<br />

Italiana), forniscono un’ampia<br />

varietà di sistemi osservativi che<br />

verrano ulteriormente arricchiti<br />

dalle missioni Sentinel, nell’ambito<br />

del programma europeo<br />

Copernicus. La maggior parte<br />

dei programmi spaziali europei<br />

sono indirizzati verso la gestione<br />

delle emergenze, non solo<br />

da un punto di vista tecnicoscientifico,<br />

ma anche come<br />

impegno economico da parte di<br />

paesi ed imprese. Ad esempio<br />

nel programma GMES (Global<br />

Monitoring for Environment<br />

and Security), ora Copernicus,<br />

la gestione delle emergenze<br />

ha avuto da subito un ruolo<br />

cruciale, è infatti uno dei “Fast<br />

Track Services”, i servizi forniti<br />

e finanziati dal programma. Il<br />

servizio è attualmente operativo<br />

e svolge attività di “rapid<br />

mapping”, a richiesta fornisce<br />

informazioni geospaziali immediatamente<br />

dopo (ore o giorni)<br />

il verificarsi di un evento: dal<br />

2012 il servizio ha fornito<br />

mappe a seguito di circa un<br />

centinaio di richieste, correlate<br />

ad eventi idro-meteorologici e a<br />

incendi (European Commision.<br />

Copernicus Emergency<br />

Management Service - www.<br />

emergency.copernicus.eu). In<br />

quest’ambito la geomatica sta<br />

studiando come migliorare,<br />

semplificare e rendere più rapidi<br />

ed efficienti i flussi per la realizzazione<br />

di mappe tematiche<br />

(Ajmar et al., 2015).<br />

Le immagini satellitari non solo<br />

sono utili nel fornire dati “realtime”,<br />

o “near real-time” per la<br />

gestione dei disastri, ma diventano<br />

fondamentali anche nelle<br />

fasi di prevenzione e mitigazione<br />

(Showalter et al., 1999). Gli<br />

incidenti industriali, sia quelli<br />

causati direttamente dalle attività<br />

umane che quelli innescati<br />

da eventi naturali, ad eccezione<br />

degli sversamenti di petrolio in<br />

mare aperto, sono meno “imprevedibili”<br />

dal punto di vista<br />

della localizzazione spaziale,<br />

poiché avvengono in aree industriali<br />

note e definite (Marzo et<br />

al., 2015).<br />

I fenomeni naturali, anche se<br />

intrinsecamente caratterizzati da<br />

una maggiore “imprevedibilità”<br />

geografica, di solito coinvolgono<br />

porzioni di territorio più<br />

ampie e grazie alla loro scala è<br />

stato possibile utilizzare i satelliti<br />

anche quando le risoluzioni<br />

delle immagini non avevano<br />

il dettaglio e la scala di quelle<br />

odierne. Proprio il progresso<br />

tecnologico su risoluzione e scala,<br />

nonché il maggior numero<br />

Fig. 5 - Campi di applicazione dei dati dell’osservazione della terra. Modificato da Sandau (2010).<br />

di satelliti disponibili, permette<br />

l’uso di questi ultimi anche per<br />

l’analisi e il monitoraggio dei rischi<br />

industriali e, di conseguenza,<br />

dei cosiddetti Natech.<br />

Nell’ambito del progetto<br />

GEOSS i sensori satellitari<br />

attualmente disponibili sono<br />

stati utilizzati sia per attività di<br />

prevenzione, che per il monitoraggio<br />

dei danni provocati<br />

da disastri naturali (terremoti,<br />

piene, incendi boschivi, ecc…).<br />

Gli eventi Natech possono essere<br />

più complessi da analizzare<br />

in remoto, in quanto l’area in<br />

cui avviene l’incidente innescato<br />

dalle cause naturali può essere<br />

piccola. Se però si considera la<br />

durata nel tempo dell’evento e<br />

gli effetti che l’evento produce,<br />

l’area che subisce danni può<br />

essere anche molto estesa. Per<br />

analizzare le zone colpite dagli<br />

eventi calamitosi è necessario<br />

avere cognizione di causa del<br />

tipo di dati da utilizzare in<br />

relazione anche all’estensione<br />

geografica e alla risoluzione<br />

spettrale. Ad esempio immagini<br />

multispettrali ad alta risoluzione<br />

possono essere utilizzate per ottenere<br />

delle mappe dell’uso del<br />

suolo necessarie per derivarne<br />

mappe multi-rischio (Sengupta,<br />

2007).<br />

I grandi incidenti negli impianti<br />

industriali, sia innescati da<br />

eventi naturali che antropici,<br />

provocano spesso la repentina<br />

fuoriuscita di sostanze chimiche<br />

pericolose e possono innescare<br />

degli “effetti domino”, che<br />

causano danni gravi ed estesi<br />

(Antonioni et al., 2009); i dati<br />

del telerilevamento, anche se<br />

difficilmente possono venire<br />

usati per le attività di “previsione”<br />

di questi incidenti, sono<br />

però fondamentali, se raccolti<br />

tempestivamente, nella fase<br />

di intervento per formulare le<br />

strategie di azione e migliorare<br />

le attività di primo soccorso.<br />

Sono inoltre essenziali per la<br />

8 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

valutazione dei danni sia sulle<br />

costruzioni, sia sull’ambiente -<br />

aria, acqua, suolo - (Galderisi et<br />

al., 2008).<br />

Opportunità future: piccoli<br />

satelliti e UAV<br />

Considerando quanto detto nei<br />

paragrafi precedenti, tra i servizi<br />

di EO, in caso di incidenti in<br />

cui è necessaria un’informazione<br />

immediata, possono essere<br />

molto utili i dati forniti dalle<br />

costellazioni di “piccoli” satelliti<br />

(Kucera et al., 2012); i satelliti<br />

tradizionali infatti hanno tempi<br />

di rivisitazione non adatti per<br />

questo tipo di servizio. Le missioni<br />

con i “piccoli” satelliti, di<br />

contro, possono essere appositamente<br />

progettate per un scopo<br />

specifico quale, ad esempio, il<br />

monitoraggio di un’area industriale<br />

(Sandau, 2010) utilizzando<br />

tecnologie già pronte, le<br />

cosiddette (off-the-shelf technologies).<br />

E’ possibile, inoltre,<br />

creare sistemi molto piccoli (bus<br />

and payload) rivedendo l’ingegneria<br />

di sistemi già esistenti e<br />

cercando di miniaturizzarli. In<br />

generale, piccoli satelliti sono<br />

equipaggiati con spettroradiometri<br />

in VIS-nearIR e i dati<br />

sono disponibili in giornata; in<br />

futuro, si prevede di aumentare<br />

la capacità di elaborazione a<br />

bordo e inviare i dati agli utenti<br />

già corretti ed appositamente<br />

elaborati per la specifica applicazione<br />

(Sandau, 2006). Nei<br />

prossimi anni lo sviluppo di<br />

missioni con piccoli satelliti sarà<br />

inoltre favorita dalla comparsa<br />

sul mercato di nuovi sistemi di<br />

lancio dedicati dalla necessità<br />

di “testare” le diverse componenti<br />

prima di una missione<br />

più articolata e costosa, dallo<br />

sviluppo di sistemi interconnessi<br />

di piccole stazioni di ricezione<br />

e, ultimo ma non meno importante,<br />

dalla richiesta di dati<br />

in tempo reale per gli eventi<br />

con rapida evoluzione, come<br />

incidenti industriali o disastri<br />

naturali (Sandau, 2010). Verrà<br />

sicuramente implementata l’interferometria<br />

3D che può essere<br />

estremamente utile nel monitoraggio<br />

dei cambiamenti di uso<br />

del suolo, tra cui lo studio delle<br />

deformazioni in aree urbanoindustriale<br />

e la stima dei danni<br />

derivanti da incidenti industriali<br />

(Sandau e Briess, 2010).<br />

In futuro, aumentando della<br />

risoluzione spaziale delle immagini<br />

aumenterà la domanda di<br />

dati ottici da integrare con i dati<br />

acquisiti dai sensori a microonde<br />

e con i dati rilevati dai sensori<br />

montati su droni ((Lewis,<br />

2011, Sandau, Briess, 2008)<br />

o UAV (Unmanned Aerial<br />

Vehicle). In particolare, i micro-<br />

UAV (peso inferiore a 2 kg) rappresentano<br />

l’ultima frontiera per<br />

l’osservazione della Terra ad alta<br />

risoluzione e bassa quota. Su i<br />

micro-UAV possono essere installati,<br />

infatti, vari sensori che li<br />

rendono utilissimi per le attività<br />

di monitoraggio del territorio<br />

nelle aree urbane e naturali.<br />

Recentemente i micro-UAV<br />

hanno avuto un notevole sviluppo<br />

in seguito alla maggiore<br />

affidabilità e ai costi ridotti per<br />

l’utilizzo di sensori basati sulle<br />

nano-tecnologie (AA. VV.,<br />

2011).<br />

Con UAV, è anche possibile<br />

Fig. 6 - Il termine e le sue relazioni, un diagramma.<br />

osservare la superficie terrestre,<br />

con vista nadirale e prospettica,<br />

ottimi requisiti per valutare i<br />

danni derivanti da incidenti<br />

industriali quali, ad esempio il<br />

crollo degli edifici. I dati prodotti<br />

possono inoltre essere condivisi<br />

come livelli informativi<br />

su piattaforma web (geoSDI) in<br />

pochissimo tempo (dell’ordine<br />

di dieci minuti) fondamentali in<br />

caso di emergenza, poichè hanno<br />

una risoluzione molto alta<br />

ed un corretto posizionamento<br />

geografico (AA. VV., 2011).<br />

I dati acquisiti con gli UAV<br />

saranno sempre più richiesti in<br />

particolare per eventi calamitosi,<br />

sia di origine naturale, antropica<br />

o Natech. Essi, infatti, possono<br />

montare a bordo contemporaneamente<br />

sia fotocamere sia<br />

strumenti dedicati ad acquisire<br />

informazioni specifiche sull’evento<br />

da analizzare. In caso di<br />

incidenti su aree industriali, per<br />

esempio, in cui è possibile la<br />

fuoriuscita di gas tossici e nocivi,<br />

noti in precedenza, i sensori<br />

possono essere progettati ad hoc<br />

per campionare il particolato<br />

atmosferico, rilevare la concentrazione<br />

delle sostanze tossiche e<br />

raccogliere campioni da analizzare<br />

in laboratorio (Wang et al.,<br />

2013). Questi sensori possono<br />

quindi fornire informazione sulle<br />

aree in cui particolato (fumo<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 9


FOCUS<br />

e ceneri) e/o inquinanti possono<br />

ricadere, con evidenti vantaggi<br />

per l’organizzazione delle procedure<br />

di intervento sul territorio.<br />

Inoltre possono monitorare le<br />

zone a rischio più elevato dove è<br />

impossibile l’accesso ai soccorritori.<br />

L’uso di questi mezzi è particolarmente<br />

efficace nel caso di<br />

incidenti in cui si prevede una<br />

reazione a catena (esplosioni,<br />

incendi e crolli) per la formulazione<br />

di un piano di ricerca e<br />

salvataggio e per la prevenzione<br />

dell’effetto domino stesso.<br />

Durante gli incidenti in impianti<br />

che contengono sostanze<br />

chimiche pericolose, possono<br />

essere prodotti gas facilmente<br />

infiammabili, che generano<br />

esplosioni. Queste esplosioni<br />

causano improvvisi movimenti<br />

delle masse d’aria e temperature<br />

molto elevate. Gli UAV, però,<br />

spesso non sono in grado di far<br />

fronte a temperature elevate;<br />

non possono nemmeno mantenere<br />

la stabilità sufficiente per<br />

minimizzare le deformazioni<br />

delle immagini. L’equilibrio, la<br />

stabilità e il controllo del velivolo<br />

durante il volo nonché la durata<br />

delle batterie sono oggetto<br />

di studio per poter minimizzare<br />

questi inconvenienti (AA. VV.,<br />

2011). Di contro, questi velivoli<br />

possono essere di notevole<br />

supporto in quanto, volando<br />

a bassa quota, a differenza dei<br />

satelliti, possono acquisire<br />

immagini sotto la copertura<br />

nuvolosa e sono estremamente<br />

meno costosi di aeromobili con<br />

equipaggio.<br />

Lo sviluppo di sistemi unmanned<br />

non richiede fondi eccessivi<br />

e potrebbe combinare gli<br />

interessi del mondo scientifico<br />

e di quello industriale. Nel<br />

caso di monitoraggio pre- o<br />

post- incidente, infatti, la possibilità<br />

di utilizzare dati acquisiti<br />

da sensori dedicati prevede il<br />

coinvolgimento della piccola e<br />

media industria; la possibilità<br />

di finalizzare le acquisizioni a<br />

specifici utilizzi può diversificare<br />

e aumentare notevolmente i<br />

potenziali utenti.<br />

Fig. 7 - Il Natural Hazards Wikisaurus (NHW), (Wiki + Thesaurus), propone un set di strumenti<br />

terminologici per la conoscenza dei pericoli naturali (http://www.nhwikisaurus.com/).<br />

La terminologia<br />

Le parole assumono significati<br />

diversi a seconda del contesto<br />

nel quale sono utilizzate e molte<br />

ambiguità emergono quando il<br />

dominio di conoscenza al quale<br />

appartengono è complesso o<br />

poco chiaro. Gli strumenti terminologici,<br />

ovvero strumenti<br />

come glossari, lessici e thesauri,<br />

aiutano sia chi produce, organizza<br />

e cataloga l’informazione,<br />

qualunque essa sia, sia quanti<br />

usufruiscano delle informazioni<br />

stesse. In particolare rendono<br />

la ricerca di queste ultime efficace<br />

e rapida, minimizzando<br />

l’effetto del rumore di fondo<br />

e massimizzando la precisione<br />

nel recupero delle informazioni<br />

cercate. Questi concetti, validi<br />

ogni qual volta si utilizzi il linguaggio<br />

per la comunicazione,<br />

divengono ancora più discriminanti<br />

in domini che utilizzano<br />

termini specialistici e tecnici<br />

come quelli legati alle attività<br />

di osservazione della terra e<br />

della gestione delle emergenze.<br />

Inoltre, la necessità di liberare<br />

il campo da ogni “ambiguità<br />

semantica” diventa ancora più<br />

pressante nel momento della<br />

pianificazione del rischio e del<br />

soccorso. La mole di dati attualmente<br />

a disposizione è un vero<br />

e proprio tesoro di informazioni,<br />

ma un tesoro di cui non<br />

possediamo la mappa, un modo<br />

per costruirla è partire dalle<br />

“parole”. Le parole sono quelle<br />

che usiamo quando facciamo<br />

una ricerca e sono i machinereadable<br />

metadata come le key<br />

words associate a i prodotti e<br />

servizi relativi all’earth observation<br />

(EO), che ci permettono<br />

di trovare le informazioni ricercate;<br />

usiamo le parole quando<br />

classifichiamo e organizziamo le<br />

informazioni; usiamo le parole e<br />

le relazioni tra i concetti definiti<br />

da esse quando organizziamo i<br />

contenuti.<br />

Molto si sta facendo nel<br />

campo dell’informatica dove<br />

con le SDI (Spatial Data<br />

Infrastructure) si è raggiunto<br />

un elevato grado di interoperabilità<br />

anche grazie al brokering<br />

approach (Nativi et al., 2013),<br />

per il recupero e la gestione<br />

dei dati. Queste infrastrutture<br />

10 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

permettono, anche attraverso<br />

l’uso di ontologie, la gestione<br />

semantica del sistema, ma alcuni<br />

bisogni rimangono ancora<br />

non soddisfatti soprattutto<br />

quando le query vertono su<br />

qualcosa di molto specifico,<br />

o al contrario quando non si<br />

è esperti nel settore e non si<br />

sa bene cosa cercare. Di fatto<br />

la “componente umana” del<br />

sistema utilizza i termini per<br />

interrogare il sistema stesso e<br />

avere a disposizione un chiara<br />

semantica sui rischi e sui sistemi<br />

di EO, significa innanzitutto<br />

avere dei risultati migliori nel<br />

recupero delle informazioni ed<br />

impegnarsi in una prospettiva<br />

di «conoscenza resiliente», in<br />

grado di usare le conoscenze<br />

scientifiche e degli esperti in<br />

un ottica di «spiegazione» e<br />

«comprensione», elementi chiave<br />

per prendere la decisione<br />

migliore di fronte a un disastro.<br />

Se in qualche modo tecniche e<br />

conoscenze scientifiche hanno<br />

una sorta di “interoperabilitàcontestuale”,<br />

le gestione del rischio<br />

e le attività operative sono<br />

strettamente legate ai domini<br />

semantici determinati anche da<br />

differenze politiche e culturali;<br />

ciò significa che vi è la necessità<br />

di rendere esplicite le relazioni<br />

esatte e precise tra concetti (e<br />

termini) appartenenti ad una<br />

ampia gamma di discipline e<br />

anche a lingue diverse.<br />

Si propongono qui due strumenti<br />

utili per affrontare le<br />

criticità connesse al corretto<br />

utilizzo di linguaggi specifici:<br />

l’NHWikisaurus (http://www.<br />

nhwikisaurus.com/) e Earth<br />

Observation Systems Thesaurus<br />

- EOSterm (http://thesaurusonline.iia.cnr.it/vocabs/eosterm/en/index.php).<br />

Il NHWikisaurus, nasce dalla<br />

collaborazione tra la facoltà<br />

di Scienze della Terra dell’<br />

Università di Torino e del’IIA<br />

- CNR (Rapisardi et al., 2014)<br />

e propone un prototipo collaborativo<br />

di produzione dei<br />

contenuti nella parte wiki e per<br />

gli articoli di approfondimento,<br />

mentre nel contempo offre strumenti<br />

teminologici “classici”<br />

(thesaurus, glossario e ontologia),<br />

per una corretta comprensione<br />

dei concetti e delle parole<br />

legate ai rischi naturali. In una<br />

tematica complessa come quella<br />

della gestione dei pericoli e dei<br />

rischi, lo sforzo di costruire una<br />

mappa tra i concetti aiuta molto<br />

a ridurre ed organizzare la complessità<br />

di tutto il sistema, nelle<br />

sue diverse fasi dalla prevenzione,<br />

alla gestione dell’emergenza,<br />

dal superamento delle crisi<br />

all’analisi migliorativa del processo.<br />

Sono stati identificati i<br />

fenomeni, i processi, gli attori e<br />

le azioni e sono state costruite le<br />

relazioni tra questi “entità”.<br />

EOSterm - Earth Observation<br />

Systems Thesaurus, nasce da un<br />

progetto del CNR IIA (Plini<br />

et al., 2007, 2014), volto alla<br />

costruzione di un sistema terminologico<br />

per telerilevamento<br />

e GIS. I termini selezionati<br />

ed organizzati con relazioni<br />

gerarchiche, di equivalenza e<br />

associative, contiene circa 3.000<br />

termini in italiano ed inglese.<br />

Le principali fonti dalle quali<br />

è stata ricavata la terminologia<br />

sono le seguenti: AGI, CCRS<br />

Remote Sensing Glossary of<br />

Canada Centre, ATIS Telecom<br />

glossary 2000, Glossary of<br />

Cartographic Terms” of Texas<br />

University, Dictionary of<br />

Abbreviations and Acronyms<br />

in GIS, Cartography and<br />

Remote Sensing of the<br />

University of California,<br />

Glossary of Oceanography,<br />

Climatology and the Related<br />

Geosciences, GIS Glossary”<br />

of Environmental Systems<br />

Research Institute Inc. (ESRI),<br />

Glossary of GIS and Metadata<br />

terms of Environmental On-<br />

Line Services (ERIN).<br />

Conclusioni<br />

Negli ultimi anni si è dimostrato<br />

come l’integrazione ed il confronto<br />

delle immagini raccolte<br />

attraverso diverse piattaforme,<br />

satelliti, aeroplani, elicotteri,<br />

UAV, possa fornire informazioni<br />

utili ai soccorritori e a chi<br />

gestisce l’emergenza. Inoltre l’e-<br />

Fig. 8 - EOSterm - Thesaurus su i sistemi di osservazione della terra (http://thesaurusonline.iia.cnr.<br />

it/vocabs/eosterm/it/index.php).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 11


FOCUS<br />

laborazione dei dati provenienti<br />

dall’EO costituisce una base<br />

conoscitiva per creare scenari<br />

incidentali, individuare le zone<br />

a rischio Natech e di conseguenza<br />

creare piani per la pianificazione<br />

dell’emergenza, dalla<br />

prevenzione alla ricostruzione,<br />

così come fornisce dati utili per<br />

le analisi post evento. La visone<br />

di insieme mostra chiaramente<br />

come i dati del remote sensing<br />

siano una fonte di informazioni<br />

sempre più importante, sia per i<br />

rischi Natech che per tutte le altre<br />

tipologie di rischio, in tutte<br />

le fasi del ciclo dell’emergenza,<br />

dalla fase di prevenzione a quella<br />

della gestione dell’emergenza,<br />

alla ricostruzione, per poi tornare<br />

di nuovo alla prevenzione<br />

secondo un ciclo di miglioramento<br />

continuo.<br />

Una delle sfide cruciali dei prossimi<br />

anni sarà quella di pianificare<br />

accuratamente le missioni<br />

dei micro-satelliti al fine di<br />

massimizzarne l’uso per l’osservazione<br />

delle aree potenzialmente<br />

a rischio per migliorarne<br />

la valutazione e la gestione e per<br />

studiare i fattori di causalità e le<br />

connessioni tra rischi antropici<br />

e rischi naturali.<br />

Inoltre gli UAV sembrano essere<br />

particolarmente adatti nelle<br />

operazioni di soccorso, anche in<br />

quelle situazioni o luoghi dove<br />

per le squadre di soccorso non<br />

è sicuro intervenire (ad esempio<br />

per la presenza di crolli o sostanze<br />

nocive).<br />

Inoltre la gran mole di dati a<br />

disposizione rende utile l’uso<br />

di strumenti terminologici che,<br />

attraverso i concetti e i termini<br />

in essi contenuti, ne facilitino<br />

la catalogazione, la gestione e il<br />

recupero, in modo da rendere le<br />

informazioni fruibili in tempi<br />

rapidi. Sarebbe utile disporre di<br />

glossari e thesauri relativi specificamente<br />

ai rischi Natech e alla<br />

tecnologia necessaria per la loro<br />

gestione.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

AA. VV. (2011), “Dipartimento IUAV per la Ricerca. Unità di Ricerca: Nuove tecnologie per la conoscenza del territorio e<br />

dell’ambiente. “City Sensing” e “Near Mapping” microdrone i-uav piattaforma aerea leggera a bassa quota per il monitoraggio citta’<br />

ambiente e territorio, rilievi di parchi, infrastrutture, aree industriali, edifici, aree in dissesto idrogeologico, applicazioni tematiche<br />

di protezione civile”, Rapporto Conclusivo, http://www.ricercasit.it/smartcities/ricerca/Pervasive%20Real%20Time%20Sensing/<br />

MicrodroneUAV/Progetto%20I-UAV.pdf<br />

Alexander D. (2002), “From civil defence to civil protection and back again”, Disaster Prevention and Management, 11, (3): 209-213<br />

Ajmar A, Boccardo P, Disabato F, Giulio Tonolo F. (2015), “Rapid Mapping: geomatics role and research opportunities”, Geodesy<br />

And Geomatics To The Edge. Rendiconti Lincei, 26, 1: 63-73 DOI: 10.1007/s12210-015-0410-9<br />

Antonioni G, Bonvicini S, Spadoni G, Cozzani V. (2009), “Development of a framework for the risk assessment of Na-Tech accidental<br />

events”, Reliability Engineering & System Safety, 94, 9: 1442-1450<br />

Clerc A, Le Claire G. (1994), “The environmental impacts of natural and technological (Na-tech) disasters”, Background discussion<br />

paper for The World Conference on Natural Disaster Reduction, Yokohama, Japan, 23–27 May 1994<br />

Cruz AM, Steinberg LJ, Vetere Arellano L, Nordvik JP, Pisano F. (2004), “State of the Art in Natech Risk Management (NATECH:<br />

Natural Hazard Triggering a Technological Disaster)”, EUR 21292 EN, © European Communities<br />

Di Franco S, Salvatori R. (2015), “Current situation and needs in man-made and Natech risks management using Earth<br />

Observation techniques”, Remote Sensing Applications: Society and Environment, 1: 72–84. DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.rsase.2015.06.004<br />

European Commision. Copernicus Emergency Management Service, http://emergency.copernicus.eu/mapping/#zoom=2&lat=20.<br />

25728&lon=17.0555&layers=0B000000T<br />

Galderisi A, Ceudech A, Pistucci M. (2008), “A method for Na-tech risk assessment as supporting tool for land use planning mitigation<br />

strategies”, Nat Hazards, DOI 10.1007/s11069-008-9224-8<br />

Girgin S, Krausmann E. (2013), “RAPID-N: Rapid Natech risk assessment and mapping framework”, Journal of Loss Prevention in<br />

the Process Industries, 26: 949 - 960, DOI:10.1016/j.jlp.2013.10.004<br />

Joyce KE, Wright KC, Samsonov SV, Ambrosia VG. (2009), Remote sensing and the disaster management cycle. Advances in Geoscience<br />

and Remote Sensing, Gary Jedlovec (Ed.), ISBN: 978-953-307-005-6, InTech, DOI: 10.5772/8341<br />

Krausmann E, Cozzani V, Salzano E, Renni E. (2011), “Industrial accidents triggered by natural hazards: an emerging risk issue”,<br />

Nat. Hazards Earth Syst. Sci., 11: 921–929, DOI:10.5194/nhess-11-921-2011<br />

Kucera J, Lemoine G, Kemper T. (2012), “Post-Disaster Needs Assessment: the role of remote sensing and geospatial information”,<br />

IPSC - Institute for the Protection and Security of the Citizen. JRC- European Commission. Vienna, PDNA training, https://www.gfdrr.<br />

org/sites/gfdrr.org/files/3_JRC-Remote_Sensing.pdf<br />

Lewis PE. (2011), “The Evolution of Airborne Chemical and Radiological Remote Sensing For Emergency and Natural<br />

Disaster Response”, National Geospatial-Intelligence Agency (NGA) - USA. SPIE 2011 Remote Sensing PlenaryTalk, http://spie.org/<br />

Documents/AboutSPIE/PDF/ERS11-plenary-Lewis.pdf<br />

Lindell MK, Perry RW. (1996), “Identifying and managing conjoint threats: earthquake-induced hazardous materials releases”. The<br />

US. J Hazard Mater 50: 31–46<br />

Marzo E, Busini V, Rota R. (2015)), “Definition of a short-cut methodology for assessing the vulnerability of a territory in naturaltechnological<br />

risk estimation”, Reliability Engineering and System Safety, 134: 92–97<br />

Menoni S, Molinari D, Parker D, Ballio F, Tapsell S. (2012), “Assessing multifaceted vulnerability and resilience in order to design<br />

risk-mitigation strategies”, Nat Hazards, 64: 2057–2082, DOI 10.1007/s11069-012-0134-4<br />

Nativi S, Craglia M, Pearlman J. (2013), “Earth Science Infrastructures Interoperability: The Brokering Approach”, IEEE Journal of<br />

selected topics in applied earth observations and remote sensing, 6, 3, DOI: 10.1109/JSTARS.2013.2243113<br />

Plini P, Di Franco S, De Santis V, Salvatori R. (2015), “EOSterm - Earth Observation Systems Thesaurus”, http://thesaurusonline.<br />

iia.cnr.it/vocabs/eosterm/en/index.php<br />

Plini P, Salvatori R, Di Franco S, De Santis V. (2007), “L’organizzazione di metadati e dati relativi a piattaforme aeree e satellitari per<br />

il telerilevamento”, 11ª Conferenza Nazionale ASITA, Torino<br />

Rapisardi E, Di Franco S, Giardino M. (2014), “Web Participatory Framework for Disaster Resilience: Coping with Information<br />

Deluge”, Conference: IAEG 2014, Engineering Geology for Society and Territory, 7<br />

Salzano E, Basco A, Busini V, Cozzani V, Marzo E, Rota R, Spadoni G. (2013), “Public awareness promoting new or emerging<br />

risks: Industrial accidents triggered by natural hazards (Natech)”, Journal of Risk Research, 16, 3-4: 469-485, DOI:<br />

10.1080/13669877.2012.729529<br />

Sandau R. (2006), International Study on Cost-Effective Earth Observation Missions, Balkema A.A. Publishers, Taylor & Francis<br />

Group, Leiden, The Netherlands, 160. ISBN10:0-415-39136-9, ISBN13:9-78-0-415-39136-8<br />

Sandau R, Briess K. (2008), “Potential for advancements in remote sensing using small satellites”, The International Archives of the<br />

Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences. XXXVII, B1, Beijing<br />

Sandau R, Briess K. (2010). “The role of small satellite mission in global change studies- Advances”, Chuvieco, E., Li, J., Yang, X.<br />

(Eds). Earth Observation of Global Change. Springer Science & Business Media, 298<br />

Sandau R. (2010), “Status and trends of small satellite missions for Earth observation”, Acta Astronautica, 66: 1 - 12<br />

Sengupta A. (2007), “Industrial hazard, vulnerability and Risk Assessment for land use Planning: A case study old Haldia, west<br />

Bengal, India”, International Institute for Geo-information Science and Earth Observation (ITC), http://www.itc.nl/library/papers_2007/msc/iirs/sengupta.pdf<br />

Showalter PS, Ramspott M. (1999), “The use of remote sensing in detecting and analyzing natural hazards and disaster, 1972-<br />

1998. A partially annotated Bibliography”. J.M. Lovell Center for Environmental Geography and Hazards Research, Southwest Texas<br />

State University., 1<br />

Wang L, Zhou W, Zhao S.(2013), “Application of Mini-UAV in Emergency Rescue of Major Accidents of Hazardous Chemicals”,<br />

International Conference on Remote Sensing, Environment and Transportation Engineering (RSETE 2013)<br />

ABSTRACT<br />

The Earth Observation (EO) techniques are becoming increasingly important in risk management activities not only for natural hazards<br />

and natural disaster monitoring but also to ride out industrial and Natech accidents. The latest development in the aerospace industry such<br />

as sensors miniaturization and high spatial and temporal resolution missions devoted to monitoring areas of specific interest, have made the<br />

use of EO techniques more efficient and ready to use in near real time conditions. This paper summarize the current state of knowledge on<br />

how EO data can be useful in manage all the phases of the Natech disaster, from the environmental conditions before the accident strikes to<br />

the post accident relief, from the scenario setting and planning stage to damage assessment. Moreover some terminological tools are proposed<br />

NHWikisaurus and EOSterm thesaurus, that could be useful for semantic knowledge spreading in EO and risk managment.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Gestione del rischio; Natech; remote sensing; telerilevamento; Copernicus; GMES; emergenza<br />

AUTORE<br />

Sabina Di Franco<br />

difranco@iia.cnr.it<br />

Rosamaria Salvatori<br />

Istituto sull'InquinamentoAtmosferico – CNR<br />

via salaria Km 29,300<br />

Elena Rapisardi<br />

NatRisk, Università di Torino<br />

NOTA REDAZIONE<br />

Il tema di questo articolo è stato presentato per la prima volta nella XIX Conferenza ASITA.<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


FOCUS<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 13


REPORT<br />

Telerilevamento e GIS per la<br />

valutazione e il monitoraggio delle<br />

isole di calore in ambiente urbano<br />

di Sabrina Adelfio, Caterina Enea, Giuseppe Bazan, Pietro Orlando<br />

Fig. 1 – Strisciata immagine MIVIS 2002.<br />

Le tecniche di analisi spaziale e di telerilevamento costituiscono uno strumento molto utile per la conoscenza e lo<br />

studio del fenomeno dell’isola di calore urbano (indicata anche come UHI, dall’acronimo inglese Urban Heat Island).<br />

Nel presente studio, tra le molteplici cause che portano alla generazione di questo fenomeno, sono state approfondite<br />

quelle relative alle caratteristiche fisiche delle superfici e alla presenza delle diverse coperture di uso del suolo.<br />

Negli ultimi secoli l’aumento<br />

demografico<br />

mondiale e la crescita<br />

incontrollata delle città hanno<br />

causato significativi cambiamenti<br />

del territorio da parte dell’uomo.<br />

Una delle conseguenze provocate<br />

da questa trasformazione è la<br />

formazione dell’UHI. Questa si<br />

presenta come un evento microclimatico<br />

che si verifica nelle aree<br />

urbanizzate e consiste in un notevole<br />

aumento della temperatura<br />

nell’ambito urbano rispetto alla<br />

periferia della città e, in particolare,<br />

alle aree rurali circostanti<br />

(Oke, 1973). Nonostante il fenomeno<br />

sia noto almeno dal XIX<br />

secolo, solamente negli ultimi<br />

decenni ha suscitato l’interesse<br />

del mondo scientifico, divenendo<br />

una problematica su cui i pianificatori<br />

urbani stanno ponendo<br />

una grande attenzione. Gli studi<br />

finora effettuati ne distinguono<br />

tre tipologie:<br />

4Isola di calore atmosferica<br />

(Atmospheric UHI - AUHI),<br />

che si distingue ulteriormente<br />

in:<br />

o Isola di calore dello strato<br />

limite urbano, situato al<br />

di sopra dell’altezza media<br />

degli edifici (Urban<br />

Boundary Layer – UBL);<br />

o Isola di calore dello strato<br />

della copertura urbana,<br />

ubicato sotto l’altezza<br />

media degli edifici (Urban<br />

Canopy Layer - UCL);<br />

4Isola di calore di superficie<br />

o epidermica (Surface UHI –<br />

SUHI);<br />

4Isola di calore del sottosuolo<br />

(Subsurface UHI).<br />

Questi diversi tipi di isola di<br />

calore sono certamente correlati,<br />

infatti l’interazione tra il<br />

Boundary Layer, il Canopy Layer e<br />

il Surface Layer genera o meno la<br />

presenza sopra la città di un’isola<br />

di colore. Tuttavia è importante<br />

distinguerli, poiché differiscono<br />

per cause, strumenti di misurazione<br />

e dinamiche temporali.<br />

Le isole di calore atmosferiche<br />

si manifestano in prevalenza di<br />

notte e possono essere negative<br />

di giorno, viceversa quelle di superficie<br />

raggiungono la massima<br />

intensità durante le ore diurne.<br />

Per dedurre con sufficiente precisione<br />

la temperatura superficiale<br />

delle coperture al suolo è stato<br />

utilizzato il Telerilevamento<br />

Termico (Thermal Remote Sensing<br />

- TRS), effettuato con sensori che<br />

acquisiscono informazioni nella<br />

sottobanda dell’infrarosso termico.<br />

Il TRS permette, dunque, di<br />

misurare la quantità di radiazione<br />

elettromagnetica emessa dalla superficie<br />

terrestre nelle lunghezze<br />

d’onda che appartengono alla<br />

regione dell’infrarosso termico.<br />

In seguito, attraverso l’utilizzo<br />

integrato delle tecnologie di telerilevamento<br />

implementate in<br />

ambiente GIS, è stato possibile<br />

analizzare le caratteristiche della<br />

struttura urbana e, in particolare,<br />

comprendere come variano le<br />

temperature all’aumentare della<br />

distanza dalle aree verdi.<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Area di studio<br />

La città di Palermo si trova ad<br />

una latitudine di 38°06’56”N<br />

e longitudine di 13°21’41”E,<br />

con un’altitudine di 14 m s.l.m.<br />

Il Comune si estende per una<br />

superficie pari a 160,59 Km 2<br />

con una popolazione di 678 492<br />

abitanti. La città è caratterizzata<br />

da un clima temperato delle medie<br />

latitudini con estati asciutte e<br />

calde e inverni freschi e piovosi.<br />

Nell’analisi condotta è stata presa<br />

in considerazione una strisciata<br />

corrispondente alla zona Ovest di<br />

Palermo delimitata a nord dalla<br />

borgata marinara di Mondello e a<br />

sud dalla valle del fiume Oreto.<br />

La scelta dell’area è stata orientata<br />

dalla presenza di differenti tipologie<br />

di tessuto urbano, al fine<br />

di verificare il comportamento<br />

delle temperature al variare delle<br />

differenti coperture di uso del<br />

suolo. Sono, infatti, presenti aree<br />

consolidate ad alta densità, con<br />

tessuto diffuso a media e bassa<br />

densità e aree verdi di notevole<br />

estensione. Tra le infrastrutture<br />

presenti, Viale della Regione<br />

Siciliana è quella che segna<br />

maggiormente il territorio,<br />

attraversandolo da nord a sud.<br />

Questa, se da un lato rappresenta<br />

un fondamentale elemento di<br />

decongestionamento del traffico<br />

urbano, dall’altro provoca un inquinamento<br />

acustico e atmosferico<br />

tale da ridurre la qualità della<br />

vita e della salute dei cittadini.<br />

Tale impatto viene testimoniato<br />

da dati relativi alle emissioni di<br />

CO (g/Km) ricavate con l’applicazione<br />

del metodo COPERT<br />

II (COmputer Programme to<br />

calculate Emission from Road<br />

Traffic) nell’ambito delle attività<br />

del progetto CORINAIR<br />

(COoRdination Information<br />

AIR) (Corriere, 2011). Da qui la<br />

necessità di eseguire analisi più<br />

approfondite con l’obiettivo di<br />

quantificare le variazioni di temperatura<br />

dovute all’aumento delle<br />

distanze dalla vegetazione.<br />

Materiali e metodologia<br />

L’immagine è stata acquisita dal<br />

sensore MIVIS (Multispectral<br />

Infrared and Visible Immaging<br />

Spectrometer) che opera con<br />

un’elevata risoluzione spettrale<br />

e spaziale. I dati sono stati rilevati<br />

con un volo effettuato sulla<br />

città di Palermo nel luglio del<br />

2002, intorno alle ore 12, ora<br />

che ha permesso di ridurre le<br />

zone d’ombra data la posizione<br />

zenitale del sole. L’immagine è<br />

stata calibrata radiometricamente<br />

e corretta geometricamente al<br />

fine di eliminare le distorsioni<br />

geometriche e radiometriche<br />

dovute al sistema di acquisizione,<br />

al mezzo di propagazione del<br />

segnale, all’angolo di ripresa e<br />

all’effetto della curvatura terrestre.<br />

Successivamente l’immagine<br />

MIVIS è stata georeferenziata<br />

nel sistema cartografico di riferimento<br />

WGS84 UTM33.<br />

Per elaborare l’immagine in<br />

esame si è fatto uso del software<br />

ENVI (Environment for<br />

Visualizing Images), realizzato<br />

dalla Research Systems Inc., nella<br />

versione 4.3. Questa è stata<br />

sottoposta inizialmente ad una<br />

fase di calibrazione mediante<br />

l’utilizzo del metodo empirico<br />

lineare che rimuove approssimativamente<br />

l’irradianza solare,<br />

l’assorbimento atmosferico, gli<br />

effetti di scattering e permette di<br />

passare da valori di radianza a valori<br />

di riflettenza. A tal proposito<br />

si è fatto riferimento ad alcune<br />

misurazioni condotte su alcune<br />

porzioni di asfalto, messo in opera<br />

da poco, e su della ghiaia.<br />

Sono state compiute molteplici<br />

elaborazioni con le tecniche di<br />

classificazione pixel-based, utilizzando<br />

i differenti algoritmi implementati<br />

nel software ENVI, al<br />

fine di valutare e confrontare le<br />

mappe tematiche risultanti dalle<br />

differenti metodologie di classificazione.<br />

Si è potuto constatare<br />

che il risultato qualitativamente<br />

migliore e più rappresentativo<br />

per il territorio osservato è stato<br />

ottenuto con l’algoritmo SAM.<br />

Questo richiede come input un<br />

numero di aree di prova (training<br />

areas) o spettri di riferimento,<br />

derivanti da specifiche ROI<br />

(Region of Interest). Nel presente<br />

studio gli spettri input<br />

sono stati ricavati da ROI<br />

individuate nella scena, dove la<br />

metodologia seguita si è avvalsa<br />

di un’analisi visiva di sintesi<br />

additive in RGB. Ogni ROI è<br />

costituita da raggruppamenti di<br />

pixel il più possibile omogenei<br />

e rappresentativi, che serviranno<br />

ad addestrare l’algoritmo di<br />

classificazione affinché associ<br />

ogni pixel dell’immagine ad<br />

una data categoria. Le ROI<br />

utilizzate per la classificazione<br />

fanno riferimento a 5 classi<br />

di copertura del suolo (Asfalto,<br />

Vegetazione, Edifici con Tetto<br />

bianco, Edifici con Tetto rosso)<br />

più la classe Ombra. La distinzione<br />

tra Tetti rossi e Tetti<br />

bianchi è servita non solo ad individuare<br />

la tipologia di uso del<br />

suolo, ma anche ad analizzare<br />

le caratteristiche termiche dei<br />

ROI NAME COLOR PIXELS POLYGONOS FILL ORIEN ORIENT<br />

Ombra Sea Green 38 3/38 Solid 45 0.10<br />

Asfalto Magenta 186 4/186 Solid 45 0.10<br />

Vegetazione Green 472 12/147 Solid 45 0.10<br />

Edifici con Cyan 60 5/60 Solid 45 0.10<br />

tetto bianco<br />

Edifici con Red 30 3/30 Solid 45 0.10<br />

tetto rosso<br />

Suolo nudo Yellow 34 2/34 Solid 45 0.10<br />

Fig. 2 – ROI strisciata immagine MIVIS 2002<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 15


REPORT<br />

materiali utilizzati. Anche la<br />

classe Ombra, fornisce più che<br />

informazioni relative all’uso del<br />

suolo, informazioni termiche,<br />

in quanto temperature inferiori<br />

nella classe dell’asfalto o dell’urbanizzato<br />

non sarebbe state<br />

altrimenti spiegate.<br />

Nel processo decisionale di<br />

classificazione sono state utilizzate<br />

le bande da 1 a 32 e da 93<br />

a 102. Le bande centrali sono<br />

state escluse al fine di evitare sovrapposizioni<br />

tra le firme spettrali,<br />

con conseguenti errori di classificazione<br />

dei pixel. Attraverso<br />

il processo di classificazione si<br />

passa da un’immagine composta<br />

da Digital Number ad un’immagine<br />

di classi corrispondenti<br />

alle categorie di usi del suolo.<br />

Nonostante la classificazione<br />

ottenuta mediante l’utilizzo<br />

dell’algoritmo SAM sia stata la<br />

migliore, si è potuto riscontrare<br />

come una medesima classe tematica<br />

fosse al suo interno molto<br />

variegata e risultasse costituita da<br />

classi spettrali differenti fra loro.<br />

L’errore che può essere commesso<br />

durante il processo di classificazione<br />

è quello di assegnare un<br />

pixel ad una categoria o classe<br />

diversa da quella a cui appartiene.<br />

Per avere contezza dell’errore<br />

commesso, si ricorre alla “verifica<br />

di accuratezza” che prevede la<br />

realizzazione di una matrice di<br />

confusione, ovvero una matrice<br />

quadrata in cui vengono riportati<br />

i risultati dal confronto tra<br />

la mappa tematica prodotta in<br />

seguito alla classificazione e la<br />

verità di riferimento. La matrice<br />

ha dimensione q×q, dove q è il<br />

numero delle classi o categorie<br />

nella mappa; le colonne rappresentano<br />

i dati di riferimento<br />

(verità), mentre le righe rappresentano<br />

i dati della classificazione.<br />

Il software ENVI può calcolare<br />

una matrice di confusione<br />

utilizzando la ground true image<br />

oppure le ground true ROIs. Nel<br />

presente lavoro è stato utilizzato<br />

CLASS TETTI SUOLO ASFALTO OMBRA TETTI VEGETAZIONE TOTALE<br />

ROSSI NUDO<br />

BIANCHI<br />

Unclassified 0 0 0 0 69 0 69<br />

Tetti rossi 127 0 0 0 0 0 127<br />

Suolo nudo 40 111 0 0 0 0 151<br />

Asfalto 0 54 46 0 0 0 100<br />

Ombra 0 35 55 108 0 0 198<br />

Tetti bianchi 0 0 0 0 50 0 50<br />

Vegetazione 0 0 0 0 0 175 175<br />

Totale 167 200 101 108 119 175 870<br />

Fig. 3 – Ground Truth (pixels).<br />

il secondo metodo che prevede la<br />

realizzazione di ulteriori ROI di<br />

verità a terra, che saranno confrontate<br />

con le ROI utilizzate per<br />

la classificazione delle immagini.<br />

Il prodotto dell’analisi comprende<br />

una valutazione di accuratezza<br />

totale in percentuale (Overall<br />

Accuracy), data dal rapporto tra<br />

i pixel classificati correttamente<br />

e i pixel totali; il coefficiente<br />

kappa; la matrice di confusione,<br />

nella cui diagonale vengono<br />

rappresentati i pixel classificati<br />

correttamente; gli errori di commissione<br />

(percentuale di pixel<br />

in più nella classe); gli errori di<br />

omissione (percentuale di pixel<br />

lasciati fuori dalla classe di appartenenza);<br />

le precisioni producer<br />

and user (utente e produttore)<br />

per ogni classe. La precisione<br />

producer è la probabilità che un<br />

pixel nell’immagine classificata<br />

venga assegnato alla classe x<br />

dato che la classe di verità a<br />

terra è x. La precisione user è la<br />

probabilità che la classe di verità<br />

a terra sia x dato che il pixel è<br />

CLASS<br />

COMMISSION<br />

stato assegnato alla classe x nella<br />

classificazione.<br />

Di seguito si riportano la verifica<br />

di accuratezza dell’intera strisciata<br />

presa in esame.<br />

Overall Accuracy: (617/870)<br />

70,9195%; Coefficiente Kappa:<br />

0,6547<br />

Si è cercato a questo punto di<br />

migliorare i risultati fin qui ottenuti<br />

eseguendo un’operazione<br />

di filtraggio che consiste nell’eliminare<br />

i pixel che in realtà non<br />

appartengono alla classe corretta.<br />

Tale operazione sfrutta, per determinare<br />

il valore del pixel di<br />

destinazione, il valore di alcuni<br />

pixel ad esso più vicini. Nel caso<br />

specifico si è scelto un quadrato<br />

di 3x3 pixel in cui quello in esame<br />

si trova in posizione centrale.<br />

In questo modo è stato possibile<br />

risolvere le problematiche connesse<br />

alla presenza di pixel isolati<br />

presenti in altre classi.<br />

Successivamente l’immagine<br />

classificata è stata importata in<br />

ambiente GIS come shapefile,<br />

elaborata con il software ArcGis<br />

OMISSION<br />

COMMISSION<br />

OMISSION<br />

%<br />

%<br />

(pixels)<br />

(pixels)<br />

Tetti rossi 0 23,95 0/127 40/167<br />

Suolo nudo 26,49 44,50 40/151 89/200<br />

Asfalto 54,00 54,46 54/100 55/101<br />

Ombra 45,45 0 90/198 0/108<br />

Tetti bianchi 0 57,98 0/50 69/119<br />

Vegetazione 0 0 0/175 0/175<br />

Fig. 4 – Errori di commissione e omissione.<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

10.0 e ulteriormente corretta,<br />

in quanto sono state riscontrate<br />

anomalie nella classificazione del<br />

suolo nudo, erroneamente individuato<br />

come Edifici con tetto<br />

rosso. È stata quindi fatta una<br />

query selezionando tutti i poligoni<br />

classificati come Tetti rossi<br />

che presentavano una superficie<br />

maggiore di 5000 mq, per verificare<br />

di volta in volta la reale<br />

classe di appartenenza. Si sono<br />

riscontrati, inoltre, degli errori<br />

relativi alla classe dell’Asfalto che<br />

spesso presentava al suo interno<br />

porzioni rocciose di Suolo nudo;<br />

anche queste sono state di volta<br />

in volta verificate e corrette.<br />

Non avendo, inoltre, inserito<br />

all’interno delle ROI la classe<br />

Acqua il mare viene classificato<br />

come Ombra. In questa fase di<br />

correzione, pertanto, il mare è<br />

stato ritagliato dall’immagine<br />

in modo da non tenerne conto<br />

nelle successive elaborazioni. Pur<br />

non essendo l’Ombra, una tipologia<br />

di copertura di uso del suolo,<br />

è stato necessario mantenerla<br />

come classe a sé, in quanto le<br />

zone d’ombra creavano dei problemi<br />

nella classificazione. Sono<br />

state così ottenute le immagini<br />

finali, sulle quali sono state calcolate<br />

le percentuali di coperture<br />

di uso del suolo. Nella strisciata<br />

si ha il 27,80% di Suolo nudo,<br />

il 22,53% di Vegetazione, il<br />

19,52% di Ombra, il 13,03% di<br />

Asfalto, il 9,52% di Edifici con<br />

tetto rosso e il 7,60% di Edifici<br />

con tetto bianco.<br />

Dall’immagine MIVIS è stata<br />

poi realizzata una termografia<br />

prendendo in considerazione le<br />

bande dell’infrarosso termico<br />

CLASS PROD. ACC.<br />

%<br />

USER. ACC.<br />

%<br />

PROD. ACC. USER. ACC.<br />

(pixels<br />

(pixels)<br />

Tetti rossi 76,05 100,00 127/167 127/127<br />

Suolo nudo 55,50 73,51 111/200 111/151<br />

Asfalto 45,54 46,00 46/101 46/100<br />

Ombra 100,00 54,55 108/108 108/198<br />

Tetti bianchi 42,02 100,00 50/119 50/50<br />

Vegetazione 100,00 100,00 175/175 175/175<br />

Fig. 5 – Precisioni utente e produttore.<br />

(dalla 93 alla 102 corrispondenti<br />

alle lunghezze d’onda comprese<br />

tra 8,2 e 12,7 μm). In particolare<br />

estraendo la banda 93 (con<br />

lunghezza d’onda compresa tra<br />

8,20 e 8,60 μm) è stato possibile<br />

ricavare valori di emissività delle<br />

superfici, ossia valori di temperatura.<br />

Le informazioni ottenute<br />

con la realizzazione dell’immagine<br />

termica sono servite a comprendere<br />

come le componenti<br />

del paesaggio urbano influenzino<br />

le dinamiche della radiazione<br />

termica e come vi sia dunque<br />

una forte correlazione tra caratteristiche<br />

delle superfici urbane<br />

e temperatura. Per rappresentare<br />

le variazioni di temperatura è<br />

stata utilizzata una graduazione<br />

di colori che va dal verde delle<br />

zone più fredde al rosso delle<br />

zone più calde. Importando le<br />

immagini in ambiente GIS è<br />

stato possibile calcolare le temperature<br />

medie di ogni classe<br />

di uso del suolo. Nell’intera<br />

strisciata la temperatura media<br />

più elevata si ha per il Suolo<br />

nudo con 36,99°, seguono gli<br />

Edifici con tetto rosso e l’Asfalto<br />

con 36,02°, gli Edifici<br />

con tetto bianco con 34,47°,<br />

la Vegetazione con 30,81° e per<br />

ultima l’Ombra con 28,99°.<br />

Nonostante il Suolo nudo sia<br />

caratterizzato da una superficie<br />

permeabile in cui si ha il processo<br />

di evapotraspirazione, l’assenza<br />

totale di vegetazione e di zone<br />

d’ombra lo rende la superficie<br />

più calda. Gli Edifici con tetto<br />

rosso hanno una temperatura<br />

più elevata rispetto a quelli con<br />

Tetto bianco, in quanto superfici<br />

con vernici o materiali chiari<br />

riflettono gran parte della radiazione<br />

proveniente dal sole,<br />

assorbendone quantità irrisorie.<br />

Inoltre, un tessuto a bassa densità<br />

intervallato da vegetazione<br />

può contribuire all’abbassamento<br />

delle temperature; tuttavia<br />

anche il tessuto consolidato<br />

presenta temperature inferiori a<br />

causa della formazione di zone<br />

d’ombra tra gli edifici. L’asfalto<br />

delle strade e dei grandi parcheggi<br />

crea delle vaste superfici<br />

impermealizzate e assorbe una<br />

quantità notevole di radiazione,<br />

a causa del colore scuro dei manti<br />

bituminosi. Al contrario i tetti<br />

bianchi, per le loro proprietà<br />

riflettenti, e la vegetazione presentano<br />

temperature inferiori.<br />

Quest’ultima, infatti, caratterizza<br />

i suoli permeabili favorendo<br />

Fig. 6 – Classificazione finale – Strisciata immagine MIVIS 2002.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 17


REPORT<br />

Fig. 7 – Termografia – Strisciata immagine MIVIS 2002.<br />

il processo di evapotraspirazione<br />

e garantisce la presenza di zone<br />

d’ombra. Le informazioni ottenute<br />

dall’analisi termica hanno<br />

confermato la presenza di elevate<br />

temperature in corrispondenza<br />

di forti emissioni di CO, nello<br />

specifico l’attenzione è stata<br />

rivolta su due tratti stradali di<br />

Viale della Regione Siciliana,<br />

quantificando le variazioni di<br />

temperatura dovute all’aumento<br />

delle distanze dalla vegetazione.<br />

Al fine di verificare il comportamento<br />

delle temperature in aree<br />

con tipologie di tessuto urbano a<br />

bassa densità edilizia e in assenza<br />

di forti emissioni di CO, sono<br />

state prese in considerazione due<br />

porzioni di territorio caratterizzate<br />

dalla presenza di aree verdi.<br />

L’analisi prevede innanzitutto<br />

di estrapolare la vegetazione<br />

dalla classificazione effettuata<br />

precedentemente e importarla in<br />

ambiente GIS, dove saranno costruiti<br />

cinque buffer con larghezza<br />

di 3 m attorno alle aree verdi,<br />

aumentando progressivamente la<br />

distanza da queste. Il primo parte<br />

direttamente dal limite esterno<br />

della vegetazione (si indicherà<br />

in seguito a una distanza di 0<br />

m), il secondo da una distanza<br />

di 3 m, il terzo di 6 m, il quarto<br />

di 12 m e infine l’ultimo di 18.<br />

Successivamente i buffer così costruiti<br />

vengono intersecati con la<br />

classificazione, al fine di calcolare<br />

le temperature medie di ogni<br />

classe all’interno di ogni buffer,<br />

per comprenderne il comportamento<br />

all’aumentare delle distanze<br />

dalla vegetazione. Sotto si<br />

riportano le variazioni di temperatura<br />

in C° (asse Y) rapportate<br />

all’aumento delle distanze in m<br />

dalla vegetazione (asse X).<br />

Nelle immagini si può notare<br />

come le classi di uso del suolo<br />

presentino un cambiamento<br />

repentino delle temperature alle<br />

distanze di 0, 3 e 6 m dalla vegetazione,<br />

mentre le variazioni<br />

diventano meno evidenti dai 6<br />

ai 18 m, ad eccezione della classe<br />

Ombra. In particolare le temperature<br />

di tutte le classi tendono<br />

ad innalzarsi all’aumentare della<br />

distanza dalla vegetazione, ad<br />

esclusione delle classi Asfalto e<br />

Ombra. Nello specifico si può<br />

notare come tutte le classi, ad<br />

esclusione dell’Ombra, presenti-<br />

Fig. 8 – Variazioni di temperatura a diverse distanze dalla vegetazione per classi di copertura di uso del suolo.<br />

Fig. 9 - Variazioni di temperatura a diverse distanze dalla vegetazione per classi di copertura di uso del suolo.<br />

Fig. 10 - Variazioni di temperatura a diverse distanze dalla vegetazione per classi di copertura di uso del suolo.<br />

Fig. 11 - Variazioni di temperatura a diverse distanze dalla vegetazione per classi di copertura di uso del suolo.<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


no un andamento logaritmico<br />

con coefficiente di determinazione<br />

(più comunemente<br />

R 2) che varia da un minimo di<br />

circa 0,70 per l’Asfalto ad un<br />

massimo di 0,98 per il Suolo<br />

nudo. Si può scrivere, quindi,<br />

la seguente equazione:<br />

∆T= k (lnxi-lnxi-1)<br />

Dove ∆T rappresenta la differenza<br />

di temperatura tra il<br />

buffer nella distanza xi e il precedente<br />

xi-1; k è una costante.<br />

Pertanto è possibile determinare<br />

la differenza di temperatura<br />

in funzione della distanza<br />

dalla vegetazione, in quanto a<br />

valori bassi di ∆T corrispondono<br />

distanze ridotte tra le<br />

diverse piantumazioni di verde;<br />

viceversa fissato ∆T è possibile<br />

quantificare le distanze<br />

tra le diverse piantumazioni.<br />

Tuttavia la temperatura media<br />

dell’intero buffer non dipende<br />

più soltanto dalla distanza dalla<br />

vegetazione ma anche dalle<br />

percentuali di copertura di<br />

ogni classe presente.<br />

Inoltre, come si evince dalle<br />

ultime due immagini e grafici,<br />

una distribuzione diffusa nel<br />

territorio di aree verdi (Fig.<br />

11) favorisce un significativo<br />

abbassamento delle temperature<br />

di circa 2 gradi, rispetto<br />

alla presenza della stessa quantità<br />

di verde (circa il 50% per<br />

entrambe le figure). concentrato<br />

in determinate aree (Fig.<br />

10).<br />

Conclusioni<br />

Le aree urbane rappresentano<br />

gli ambiti più a rischio per<br />

i cambiamenti climatici, in<br />

quanto laddove è più alta la<br />

densità abitativa maggiori<br />

sono i rischi ambientali e<br />

sociali. Le città dovranno contribuire<br />

ad adattarsi al cambiamento<br />

climatico e allo stesso<br />

tempo mitigarlo, adottando<br />

politiche che affrontino le due<br />

problematiche in maniera integrata.<br />

Mentre l’adattamento<br />

richiede strategie,<br />

politiche e azioni specifiche a<br />

livello locale per aumentarne<br />

la resilienza al cambiamento,<br />

la mitigazione è un’azione<br />

globale che richiede sostanziali<br />

cambiamenti del comportamento<br />

individuale ed importanti<br />

innovazioni tecnologiche.<br />

Pertanto se gli interventi<br />

vengono applicati sul singolo<br />

edificio si ha come conseguenza<br />

una riduzione della temperatura<br />

delle superfici delle<br />

singole abitazioni, consentendo<br />

di ridurre il consumo<br />

di energia elettrica. Ma se le<br />

azioni di mitigazione vengono<br />

effettuate da molte strutture,<br />

le numerose riduzioni di temperatura<br />

locale e di emissioni<br />

di calore antropogenico provocano<br />

una diminuzione della<br />

temperatura di tutta la città,<br />

apportando un vantaggio per<br />

l’intera collettività e di conseguenza<br />

una migliore qualità<br />

dell’aria. Fondamentale risulta<br />

quindi contribuire alla conoscenza<br />

dei fenomeni in atto ed<br />

alle possibilità di adattamento<br />

che i centri urbani possono<br />

attuare. Nel presente studio<br />

il telerilevamento si è rivelato<br />

una tecnica eccellente per la<br />

rilevazione delle temperature,<br />

confermando che la presenza<br />

di superfici asfaltate, la<br />

continua cementificazione e<br />

l’inquinamento atmosferico<br />

sono le principali cause della<br />

generazione di calore urbano.<br />

Da qui la necessità di attuare<br />

interventi di greening urbano<br />

con un’ottica multiobiettivo<br />

che affianchi alle funzioni termoregolative,<br />

anche quelle di<br />

ottimizzare la risposta idrologica,<br />

apportando conseguenze<br />

positive sotto il profilo ambientale,<br />

ecologico ma anche<br />

estetico, sociale e culturale.<br />

REPORT<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Arnfield A. J. (2003), Two decades of urban climate research: a<br />

review of turbulence, exchanges of energy and water, and the urban heat<br />

island, in “International journal of climatology” 23<br />

Brivio P. A., Lechi G., Zilioli E. (2006), Principi e metodi di Telerilevamento,<br />

Città Studi Edizioni<br />

Corriere F. (2011), Impianti ettometrici e infrastrutture puntuali per i<br />

trasporti, FrancoAngeli<br />

Department of Environmental Science and Engineering, Fudan University<br />

(2009), Remote sensing evaluation of urban heat island and its<br />

spatial pattern of the Shanghai metropolitan area, China, in “Ecological<br />

Complexity” 6<br />

Department of Physics, Faculty of Science, Mahasarakham University<br />

and Department of Geoinformatics, Faculty of Informatics,<br />

Mahasarakham University (2012), Urban heat island monitoring<br />

and analysis by using integration of satellite data and knowledge based<br />

method, in “International Journal of Development and Sustainability,<br />

Vol. 1 Number 2<br />

Institute of Space and Earth Information Science, Yuen Yuen<br />

Research Centre for Satellite Remote Sensing, The Chinese<br />

University of Hong Kong (2011), Urban Heat Island Analysis Using<br />

the Landsat TM Data and ASTER Data: A Case Study in Hong Kong,<br />

in “Remote Sensing” 3<br />

Key Laboratory of Soil & Water Conservation and Desert Prevention,<br />

Ministry of Education, Beijing Forest University (2008), Study<br />

on the distribution changes of urban heat island based on heat-grenness<br />

feature space, in “The International Archives of the Photogrammetry,<br />

Remote Sensing and Spatial Information Sciences” Vol. XXXVII.<br />

Part B7<br />

Oke T. R. (1973), City size and the urban heat island, Atmospheric<br />

Environment, 7.<br />

Oke T. R. (1995), The heat island characteristics of the urban boundary<br />

layer: Characteristics, causes and effects, in “Wind Climate in Cities”<br />

Oke T.R. (1997), Urban Climates and Global Environmental Change,<br />

in “Thompson, R.D. and A. Perry (eds.) Applied Climatology: Principles<br />

& Practices”, New York<br />

Rizwan, Ahmed Memon, Leung Dennis Y.C. e Chunho Liu (2008),<br />

A review on the generation, determination and mitigation of Urban<br />

Heat Island, in “Journal of Environmental Sciences” 20<br />

Stanganelli M., Soravia M. (2012), Consumo energetico e caratteristiche<br />

della morfologia urbana, in “Planum. The Journal of Urbanism”, n.<br />

25, vol 2<br />

State Key Laboratory of Information Engineering in Surveying,<br />

Mapping and Remote Sensing (LIESMARS) and Marine Science<br />

and Environmental Studies, University of San Diego (2006).<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Telerilevamento; analisi spaziale; isole di calore urbano; territorio<br />

ABSTRACT<br />

The techniques of spatial analysis and Remote Sensing represent an useful tool for<br />

the knowledge and the study of the Urban Heat Island phenomenon (English acronym<br />

UHI). In this study, among the different causes that lead to the generation<br />

of the event, those regarding physical features of the surface and the presence of<br />

different land use/cover such as: the high cover of urban areas and the lack of green<br />

areas have been examined. The Remote Sensing techniques allow to create maps<br />

of the land use/cover, then, in order to estimate the different in temperature due<br />

to the distance to the vegetation, the temperature of the bodies already tested have<br />

been compared with a thermal map. In detail the aim of the research is to examine<br />

the presence of the phenomenon in Palermo, through the analysis of portion of soil<br />

with different morphological features.<br />

AUTORE<br />

Sabrina Adelfio,<br />

sabrina.adelfio@gmail.com<br />

Caterina Enea<br />

eneakatia@libero.it<br />

Università di Palermo, Scuola Politecnica, Dipartimento<br />

di Architettura, Viale delle Scienze, Edificio 14, Palermo.<br />

Giuseppe Bazan<br />

Giuseppe.bazan@unipa.it<br />

Pietro Orlando<br />

pietro.orlando@unipa.it<br />

Università di Palermo, Scuola Politecnica, Viale delle<br />

Scienze, Edificio 14, Palermo.<br />

NOTA DELLA REDAZIONE<br />

Il tema di questo articolo è stato presentato per la prima volta<br />

nella XIX Conferenza ASITA. <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 19


REPORT<br />

Soluzioni informatiche innovative a<br />

supporto della Decostruzione Selettiva<br />

di Antonio Bottaro<br />

Soluzioni informatiche<br />

innovative per ridurre<br />

l'impatto del processo edilizio<br />

sull'ambiente e sul riuso<br />

dei materiali da costruzione<br />

intesi come risorse da reimpiegare<br />

nell’intervento<br />

edilizio stesso. È necessario<br />

volgere verso un modello<br />

a “zero energia” e a “zero<br />

rifiuti”.<br />

Dobbiamo sentirci tutti<br />

coinvolti nel portare<br />

un contributo all’elaborazione<br />

di una risposta<br />

collettiva di contrasto rispetto<br />

ai cambiamenti climatici che<br />

affliggono i nostri tempi.<br />

Un contributo in tal senso può<br />

venire dall’adeguamento del<br />

ciclo di vita del ‘Fabbricato’ che,<br />

considerato alla stregua di un<br />

’organismo edilizio’, può essere<br />

riportato in linea con la natura<br />

ciclica di fenomeni naturali (paradigma<br />

ecologico).<br />

Questo vuol dire orientare le<br />

attività di ricerca all’individuazione<br />

di soluzioni atte alla<br />

‘chiusura del cerchio’ inerente<br />

il ciclo di vita del fabbricato in<br />

modo che venga modificata la<br />

tradizionale risposta ‘lineare’<br />

(Cradle to Grave: dalla culla alla<br />

tomba), grandemente energivora,<br />

verso la realizzazione di<br />

diversi cicli di decostruzione/ricostruzione<br />

che consentano, l’adozione<br />

di un sempre maggior<br />

contenuto di ‘riuso’ dei materiali<br />

(Cradle to Cradle: dalla culla<br />

alla culla).<br />

Le ristrutturazioni cicliche infatti<br />

ben si adattano al naturale<br />

processo di efficientamento del<br />

Fabbricato che si adegua, nel<br />

tempo, all’evoluzione delle tecnologie<br />

e dei materiali connessi<br />

ai diversi aspetti che lo riguardano:<br />

energetico, di sicurezza,<br />

sismico, etc.<br />

Al fine di ridurre effettivamente,<br />

ed in modo complessivo gli<br />

impatti ambientali dovuti agli<br />

interventi edilizi, appare necessario<br />

ed imprescindibile, che il<br />

progetto si faccia carico del tema<br />

dei materiali in modo complessivo.<br />

Il processo edilizio ed il<br />

progetto tecnologico devono essere<br />

rinnovati per far sì che possano<br />

accogliere le istanze ambientali<br />

in modo completo. In<br />

questo senso, al modello a ‘zero<br />

energia’ (ciascun fabbricato deve<br />

produrre almeno l’energia che<br />

consuma) si deve integrare l’aspetto<br />

della costruzione a ‘zero<br />

rifiuti’. Con questa espressione<br />

si intende richiamare il nuovo<br />

paradigma progettuale nel quale<br />

i materiali di scarto, derivanti<br />

dalle demolizioni, siano intesi<br />

come risorse da re-impiegare<br />

nell’intervento edilizio stesso.<br />

Riuscire a tenere conto dei<br />

materiali in sede di progetto<br />

è un tema importante anche<br />

nella governance delle politiche<br />

di incentivazione al riuso. Le<br />

amministrazioni necessitano di<br />

strumenti idonei al computo ed<br />

anche al controllo delle quantità<br />

oggetto di riuso o di avvenuto<br />

‘smaltimento’ nelle corrette filiere<br />

di recupero.<br />

Servono quindi nuovi strumenti<br />

per tenere in debito conto, nel<br />

ciclo di vita di un manufatto,<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

il trattamento digitale dei ‘materiali’<br />

nel tempo, supportando<br />

nuove esigenze di progetto quali:<br />

il Design for Deconstruction,<br />

il Design for Recycling ed il<br />

Design for Waste.<br />

Andranno prodotte scene di<br />

realtà aumentata, georiferite al<br />

territorio, innestate su modellazioni<br />

3D veloci, facilmente<br />

navigabili e misurabili. I materiali<br />

dovranno essere ’battezzati’<br />

secondo codifiche internazionalmente<br />

riconosciute.<br />

Tutti i cicli di ristrutturazione<br />

prevedono atti preliminari di<br />

decostruzione e di successiva<br />

ri-costruzione mirati alla<br />

sostituzione di ‘materiali’ per<br />

il raggiungimento di stati di<br />

maggiore efficientamento.<br />

Contemplare i materiali in questo<br />

nuovo contesto comporta<br />

il loro riporto, nei Data Base<br />

associati, attraverso codifiche<br />

idonee sia al loro smaltimento<br />

(in Europa sono le codifiche<br />

CER – Codifica Europea dei<br />

Rifiuti) che, ad esempio, per la<br />

fase di progettazione del ‘nuovo’,<br />

dall’utilizzo di codifiche<br />

conformi a quanto richiesto<br />

dal BIM (Building Information<br />

Modeling).<br />

La tendenza a non antropizzare<br />

più nuovo terreno ma a meglio<br />

riutilizzare quanto ‘costruito’ ed<br />

in disuso, o non efficientatile, è<br />

una necessità che sta diventando<br />

sempre più cogente nelle<br />

società avanzate. A tale proposito<br />

si rileva che si possiede<br />

una ottima conoscenza dei costi<br />

di costruzione (ex-novo) ma si<br />

conosce poco dei prezzi di sostituzione<br />

(completa demolizione<br />

selettiva). Una moderna demolizione<br />

selettiva richiede l’intervento<br />

umano che comporta costi<br />

assicurativi elevati in ragione<br />

della ovvia pericolosità di detta<br />

classe di interventi. Questo<br />

aspetto apre quindi il tema della<br />

‘guida’ automatica di automi<br />

in grado di sostituire l’uomo.<br />

E’ necessaria quindi una modellazione<br />

3D, aumentata dal<br />

punto di vista metrico mediante<br />

contributi fotogrammetrici per<br />

una definizione utile di tipo<br />

centimetrico. In tale contesto<br />

dovrà essere possibile guidare<br />

automi senza la presenza umana<br />

(Droni) che saranno in grado di<br />

operare in un contesto, anche<br />

semanticamente conosciuto, restituendo,<br />

in tempo quasi reale,<br />

gli aggiornamenti sulla realtà<br />

che contestualmente contribuiscono<br />

a ‘modificare’.<br />

La demolizione selettiva è però<br />

un processo che si ‘innesta’ su<br />

un ‘quadro’ di espletamenti<br />

burocratici che attualmente<br />

affiancano il processo con un<br />

notevole ‘peso’. I processi di<br />

informatizzazione della componente<br />

‘burocratica’ nascono,<br />

comunemente, come mera<br />

trasposizione, in formati digitalmente<br />

memorizzabili, di quanto<br />

precedentemente richiesto sotto<br />

forma ‘cartacea’. L’effettuazione<br />

di questo passo consente di<br />

certo il superamento della carta<br />

e, nella migliore delle ipotesi,<br />

con la standardizzazione dei<br />

formati e dei processi, si può<br />

raggiungere un più elevato livello<br />

di automazione attraverso<br />

il trattamento digitale dei dati<br />

ottenibile mediante elaborazione<br />

informatica. Sono risultati<br />

importanti ma che non colgono<br />

a pieno le positività insite in<br />

un vero processo di digitalizzazione.<br />

Anche il documento<br />

noto come ‘Piano di gestione<br />

dei rifiuti’, in tal senso, non<br />

costituisce un’eccezione. Tutte<br />

le informazioni codificate al suo<br />

interno sono infatti 'digitalizzate'<br />

solo ai sensi di una dematerializzazione<br />

del documento e<br />

non per un possibile loro riutilizzo<br />

in un processo digitale.<br />

Un’informatizzazione di solo<br />

primo livello può fornire la<br />

possibilità di riporto dei dati<br />

previsti per detto documento,<br />

ospitabili in un opportuno<br />

‘cartiglio’, redatto a partire da<br />

‘dati’ che il professionista compila<br />

e correda attraverso il loro<br />

reperimento con un processo<br />

di acquisizione, per ispezione<br />

diretta sul posto, eventualmente<br />

arricchito da elementi della propria<br />

conoscenza professionale<br />

supportata da archivi (codici,<br />

foto, manuali, abachi…) che<br />

consente, ovviamente, la formalizzazione<br />

di un lavoro serio di<br />

perizia, ma non è in grado di<br />

ottimizzare a pieno il portato<br />

di un processo che, ove svolto<br />

in una filiera ad elevato livello<br />

di contenuto di servizi digitali,<br />

vedrebbe il tutto dipanarsi ad<br />

un più elevato livello di risoluzione<br />

automatica delle complessità<br />

sottese.<br />

Provare a pensare l’intero processo<br />

trasposto in un’ottica<br />

digitale significa affrontarlo in<br />

un contesto di trasposizione<br />

della realtà in realtà aumentata<br />

che coinvolge una modellazione<br />

3D, opportunamente ‘aumentata’<br />

nel senso della ‘vestizione’<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 21


REPORT<br />

degli spazi con le informazioni<br />

provenienti dai consueti processi<br />

di 3D‘data capture’. In<br />

tale processo va logicamente<br />

separato quanto utile alla ‘navigazione’<br />

da quanto necessario<br />

al processo di misura. Per avere<br />

rappresentazioni fedeli a livelli<br />

di precisione elevata servono<br />

grandissime moli di dati, mentre,<br />

per una corretta navigazione<br />

in una realtà virtuale, molto<br />

simile alla vera, è sufficiente<br />

solo un piccolo sottoinsieme di<br />

punti.<br />

Ai professionisti andranno forniti<br />

servizi e processi digitali<br />

in grado di operare su scenari<br />

di realtà virtuale/aumentata<br />

che consentano di ‘entrare’ in<br />

un modello evoluto di ‘modellazione<br />

3D’ (quest’ultima<br />

sviluppata da RomaTre nell’ambito<br />

del Computational Visual<br />

Design (CVD-Lab) e denominata<br />

LAR -Linear Algebraic<br />

Representation) sulla quale è<br />

‘strutturalmente’ possibile operare<br />

anche con i consueti operatori<br />

matematici differenziali.<br />

Questa realtà virtuale dovrà<br />

essere servita della possibilità di<br />

georiferire le informazioni proprie<br />

alle diverse specializzazioni<br />

professionali che operano sullo<br />

steso contesto (e sulla medesima<br />

rappresentazione) consentendo<br />

la disamina delle diverse ‘viste’<br />

secondo gli specifici argomenti<br />

che si desidera affrontare:<br />

Design for Deconstruction,<br />

il Design for Recycling ed il<br />

Design for Waste.<br />

L’avere il tutto contestualizzato<br />

secondo i codici CER consente<br />

di avere in automatico sia la<br />

valutazione del costo finale di<br />

smaltimento dei diversi cicli<br />

di ristrutturazione che i dati<br />

connessi al ‘riuso’ con l’annessa<br />

produzione automatica del carico<br />

‘burocratico’ (es. Piano di<br />

smaltimento dei rifiuti, Registro<br />

di carico e scarico, FIR, componente<br />

MUD). Nel caso ‘terminale’<br />

della Sostituzione Edilizia<br />

viene prodotto un GANTT<br />

relativo alle ‘fasi’ della decostruzione<br />

selettiva con stima dei<br />

tempi e computo della gestione<br />

ottimizata delle aree di buffer<br />

(scarrabili).<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Altamura, P. (2012). Gestione eco-efficace dei<br />

materiali da costruzione nel ciclo di vita del fabbricato.<br />

Tesi di Dottorato, Sapienza Università<br />

di Roma.<br />

DiCarlo, A., Paoluzzi, A., and Shapiro, V.<br />

(2014). Linear algebraic representation for<br />

topological structures. Comput. Aided Des.,<br />

46:269–274.<br />

Paoluzzi, A., Pascucci, V., Vicentino, M., Baldazzi,<br />

C., and Portuesi, S. (2001). Geometric<br />

Programming for Computer Aided Design.<br />

John Wiley & Sons, Inc., New York, NY, USA.<br />

815 pages.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Soluzioni informatiche; decostruzione;<br />

riuso; rifiuti; modellazione<br />

3D; droni; servizi digitali; realtà<br />

aumentata; PA<br />

ABSTRACT<br />

Building processes and designs have to be renewed<br />

to take account of environmental concerns.<br />

To reduce the impact of construction<br />

projects on the environment, the design needs<br />

to take the issue of building materials into consideration.<br />

Public administrations need suitable<br />

tools for the calculation and the control of reused<br />

or disposed materials. Innovative IT tools<br />

should handle the digital processing of materials<br />

throughout the project, supporting new project<br />

requirements such as: Design for Deconstruction,<br />

Design for Recycling and Design for<br />

Waste.<br />

AUTORE<br />

Antonio Bottaro<br />

abottaro@geoweb.it<br />

GEOWEB S.p.A.<br />

Viale Luca Gaurico 9/11 00143-Roma<br />

http://www.geoweb.it<br />

22 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

SOLUZIONI DI GEOPOSIZIONAMENTO<br />

topconpositioning.com/hiper-hr<br />

PRESENTA HIPER HR<br />

CONNETTIVITÀ AVANZATA<br />

FORMA<br />

E FUNZIONE<br />

ALTAMENTE<br />

CONFIGURABILE<br />

PRESTAZIONI<br />

SUPERIORI<br />

A PROVA<br />

DI FUTURO<br />

MODERNA TECNOLOGIA DI POSIZIONAMENTO IBRIDO<br />

Traccia tutti i segnali satellitari con la versatilità di gestire qualsiasi progetto. La tecnologia all’avanguardia,<br />

brevettata di HiPer HR, offre elevata ripetibilità di posizionamento in un design compatto.<br />

© <strong>2016</strong> Topcon Positioning Group<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 23


REPORT<br />

Forum TECHNOLOGY for ALL<br />

Pubblicate le date 2017 - online gli atti dell'edizione <strong>2016</strong><br />

Si svolgerà dal 17 al 19 ottobre<br />

2017 la quarta edizione<br />

del Forum TECHNOLOGY<br />

for ALL, evento dedicato alle<br />

soluzioni tecnologiche d’avanguardia<br />

per i settori del territorio,<br />

dei beni culturali e delle<br />

smartcity storiche. Giunto alla<br />

sua quarta edizione, il Forum<br />

TECHNOLOGY for ALL si<br />

propone in maniera sempre più<br />

innovativa, con workshop in<br />

campo, formazione e conferenze<br />

per comprendere e diffondere<br />

le applicazioni delle nuove<br />

tecnologie. Come nelle precedenti<br />

edizioni le tre giornate saranno<br />

dedicate a test in campo,<br />

alla formazione e allo scambio<br />

di esperienze in quanto il Forum<br />

è un momento informativo, ma<br />

anche formativo, che segue<br />

l’intero processo di applicazione<br />

delle tecnologie innovative,<br />

dall’acquisizione dei dati all’elaborazione,<br />

dalla strutturazione<br />

all’organizzazione per la diffusione<br />

agli utenti finali. Tra le<br />

novità di quest’anno uno sguardo<br />

alla crescita dell’arte mediatica<br />

nella misura e documentazione<br />

di precisione, vista nella<br />

diffusione anche ai non esperti<br />

degli applicativi per usare semplicemente<br />

tecniche complesse.<br />

Uno sguardo al ruolo dell’Italia<br />

nello sviluppo e conservazione<br />

del patrimonio dell’Umanità e,<br />

a fronte delle recenti emergenze<br />

affrontate, una analisi degli<br />

strumenti per mitigare gli eventi<br />

potenzialmente disastrosi.<br />

Proseguirà il dibattito aperto<br />

sull’apporto ponderato delle<br />

tecnologie che, superato l’entusiasmo<br />

del primo impatto innovativo,<br />

possano effettivamente<br />

essere ammesse a un ciclo di<br />

produzione normato con standard<br />

condivisi per uno sviluppo<br />

socio-economico sostenibile<br />

in cui l’innovazione intelligente<br />

giochi un ruolo chiave<br />

per il Territorio, il Patrimonio<br />

Culturale e le Smart City.<br />

Stiamo progettando anche un<br />

percorso itinerante e distribuito<br />

nel tempo per presentare test sul<br />

campo eseguiti preventivamente<br />

in accordo con le istituzioni<br />

e i siti che parteciperanno all’evento.<br />

La precedente edizione<br />

<strong>2016</strong> con oltre mille visitatori,<br />

80 relatori, 28 sponsor e 19 patrocini,<br />

iniziata nella splendida<br />

cornice dell’Area di Massenzio<br />

sulla Via Appia Antica a Roma,<br />

si è conclusa negli spazi articolati<br />

dell’Auditorium della<br />

Biblioteca Nazionale Centrale<br />

di Roma. Nello stile anche fieristico<br />

ed istituzionale il Forum<br />

allargato alla cittadinanza e dedicato<br />

all’innovazione, ha promosso<br />

con sessioni, dibattiti,<br />

incontri e discussioni aperte,<br />

un’interattività tra produttori,<br />

esperti, studiosi, ricercatori,<br />

studenti, utenti ed operatori, disposti<br />

al confronto negli organismi<br />

conferenzieri ed espositivi<br />

che hanno ad3erito all’iniziativa,<br />

strumentale ad un vero<br />

e proprio campus di formazione<br />

con decine di ‘workshops’.<br />

Per consultare gli<br />

Atti del Forum vai su:<br />

http://www.technologyforall.it/<br />

24 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


ASSOCIAZIONI<br />

XXXII Congresso<br />

dei Geografi Italiani<br />

Convegno FOSS4G-IT 2017<br />

Il XXXII Congresso geografico italiano, promosso dall’Associazione<br />

dei geografi italiani, si svolgerà a Roma dal 7 al 10 Giugno<br />

2017. Nell’anno in cui ricorrono il centenario della Rivoluzione<br />

d’Ottobre, e il cinquecentenario della Riforma luterana, il tema<br />

del Congresso saranno appunto le rivoluzioni e le riforme. Si<br />

tratta di un tema con il quale la geografia si è confrontata più<br />

volte. In questi ultimi anni si sono poi modificati profondamente<br />

sia i contenuti sia le pratiche della ricerca. Interventi legislativi<br />

e tagli hanno comportato una progressiva precarizzazione e una<br />

sostanziale diaspora dei geografi italiani. Se, da una parte, sono<br />

scomparsi insegnamenti, corsi di laurea e di dottorato, linee di<br />

indagine, dall’altra la ricerca, così come la formazione geografica,<br />

si confronta oggi più che mai con un contesto transdisciplinare e<br />

transnazionale. Il riferimento a paradigmi scientifici unificanti e<br />

a tradizioni consolidate si è indebolito. I linguaggi, gli interessi e<br />

i metodi si sono frammentati anche per via di fenomeni più generali<br />

quali la globalizzazione della ricerca, l’inevitabile ricambio<br />

generazionale, le difficoltà che il mondo contemporaneo pone<br />

in termini di comprensione, rappresentazione, progettualità. Il<br />

Congresso vuole valorizzare questo mosaico di diversità, ma al<br />

tempo stesso ricostruire il senso di un’appartenenza attraverso un<br />

confronto aperto sia all’interno sia e soprattutto verso l’esterno.<br />

Si adottano per questo modalità organizzative inedite rispetto<br />

alle edizioni precedenti: qualsiasi studioso o studiosa potrà proporre<br />

e gestire specifiche sessioni tematiche in autonomia, e la<br />

gran parte del programma congressuale sarà strutturato in sessioni<br />

parallele. L’idea è che il Congresso non debba essere un palcoscenico<br />

per pochi, ma un luogo che si nutre di varietà, confronti<br />

e relazioni orizzontali, aperto al contributo di tutti. L’ambizione<br />

è mostrare come la geografia, una delle forme più antiche di conoscenza<br />

del mondo, sia più che mai viva e vitale: una chiave<br />

di lettura cruciale per comprendere l’attualità e per progettare<br />

alternative, tra nuove riforme e rivoluzioni.<br />

La deadline per la sottomissione degli abstract è il 15 febbraio 2017.<br />

Per maggiori informazioni:<br />

http://www.congressogeografico.it<br />

Per il primo anno tale convegno raccoglie insieme il “XVIII<br />

Meeting degli utenti italiani di GRASS GIS e GFOSS” e il “X<br />

GFOSS DAY” e dedicherà la giornata di sabato a OpenStreetMap.<br />

Date dell’evento<br />

6-11 febbraio 2017 GRASS Community Sprint<br />

8 febbraio 2017 Giornata dedicata ai Workshop<br />

9-10 febbraio 2017 Convegno<br />

11 febbraio 2017 Giornata dedicata a Open<br />

Quanto ne sa la Pubblica Amministrazione di Open Source?<br />

Una recente indagine dell'ISTAT su ICT e Pubblica Amministrazione<br />

ha fatto un quadro non lusinghiero della situazione<br />

Italiana per le PA locali.<br />

In questo senso i software open source possono dare un grande<br />

supporto. Per monitorare questa situazione un gruppo di lavoro<br />

che ha racchiuso personalità universitarie appartenenti al gruppo<br />

degli utenti italiani di GRASS e membri dell'associazione<br />

GFOSS.it ha predisposto un semplice e veloce questionario<br />

(http://goo.gl/forms/tAAXJsIlPZ) utile per raccogliere alcune<br />

indicazioni circa l'utilizzo del software free e open source in<br />

ambito geografico (Geographical Free and Open Sorce Software<br />

- GFOSS) da parte della Pubblica Amministrazione.<br />

Il questionario potrà mettere in luce timori e limiti del software<br />

GFOSS, ma anche evidenziare buone pratiche ed esempi di<br />

amministrazioni virtuose, con l'obiettivo di redigerne un cosiddetto<br />

libro bianco e di presentarne i primi risultati nel corso del<br />

prossimo XVIII meeting che si terrà a Genova il 9 - 10 febbraio<br />

2017.<br />

E' disponibile il programma dettagliato dell'evento,<br />

vedi news qui:<br />

http://www.geoforall.it/kwpy3<br />

grass.gfoss.genova@gmail.com<br />

Convegno AIC 2017<br />

Il convegno annuale dell’AIC del 2017 si terrà a Genova presso il Museo<br />

del Mare dal 10 al 12 maggio del 2017. Organizzato in collaborazione con<br />

l’Istituto Idrografico della Marina, con il Museo del Mare e con l’Università<br />

di Genova, tratterà di Cartografia e crescita blu: conoscenza, politiche,<br />

gestione e rappresentazione di una tematica sensibile. E’ disponibile la<br />

prima circolare con la tempistica per la sottomissione degli articoli e le condizioni<br />

di partecipazione, mentre a breve saranno attivati i link per la diffusione della call e per la trasmissione diretta<br />

di abstract e articoli.<br />

Per maggiori informazioni vedi: http://www.aic-cartografia.it/news/convegno-aic-2017cartografia-e-crescita-blu/<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 25


I Monti Virunga<br />

L’immagine satellitare è di tipo radar-composito<br />

ed è stata ottenuta da Sentinel-1:<br />

mostra il sistema dei monti Virunga in Africa<br />

orientale, una catena di vulcani che si estende attraverso<br />

il confine settentrionale del Ruanda con l’Uganda e verso est<br />

all’interno della Repubblica Democratica del Congo.<br />

Mentre la maggioranza di questi otto vulcani è dormiente, due<br />

di essi sono ancora attivi, con le eruzioni più recenti che risalgono<br />

al 2006 ed al 2010. Queste montagne sorgono sull’Alberine Rift,<br />

dove la Placca Somala si allontana dal resto del continente africano.<br />

Quest’area è una delle regioni africane a più alta diversità biologica,<br />

ma l’elevata densità di popolazione umana, la povertà ed i conflitti<br />

costituiscono una sfida alla conservazione. In ogni caso, all’interno<br />

dell’area montuosa è stata realizzata una serie di parchi<br />

nazionali allo scopo di proteggere la<br />

Credits: ESA.<br />

Traduzione: Gianluca Pititto


REPORT<br />

Analisi GIS applicate alla gestione faunistica<br />

Le mappe di rischio di impatto degli ungulati<br />

Fig. 1 - Mappa di impatto in formato<br />

raster. Esempio per il cinghiale comprensorio<br />

di Lucca.<br />

di Alessandro Giugni,<br />

Marco Ferretti,<br />

Leonardo Conti<br />

Gli ungulati selvatici sono<br />

ormai diffusi nella quasi<br />

totalità della penisola italiana.<br />

La loro presenza crea criticità<br />

sia alle colture agricole che<br />

alle strutture e alle attività<br />

antropiche. Una corretta<br />

pianificazione territoriale può<br />

attenuare le problematiche ad<br />

oggi presenti. Gli strumenti<br />

GIS possono aiutare in questa<br />

elaborazione, partendo da<br />

open data disponibili sul web.<br />

La fauna selvatica, ed<br />

in particolar modo gli<br />

ungulati, hanno subito<br />

un incremento demografico e<br />

geografico significativo negli<br />

ultimi decenni, soprattutto in<br />

regioni come la Toscana dove<br />

l’habitat ed il clima sono ideali<br />

per la loro proliferazione. Gli<br />

Ungulati presenti in Toscana<br />

sono i seguenti: Cinghiale<br />

(Sus scrofa L.), Cervo (Cervus<br />

elaphus L.) , Capriolo (Capreolus<br />

capreolus L.), Daino (Dama<br />

dama L.), Muflone (Ovis<br />

musimon P.) (Regione Toscana<br />

2012). Le cause principali<br />

dell’aumento di ungulati sono<br />

l’abbandono delle coltivazioni<br />

in ambiente montano, la<br />

diminuzione della pressione<br />

venatoria, l’aumento delle<br />

aree protette e l’immissione<br />

incontrollata di specie come il<br />

cinghiale (Riga et al. 2011). La<br />

maggiore presenza sul territorio<br />

delle popolazioni di ungulati<br />

selvatici ha portato ad un aumento<br />

di vantaggi e di benefici<br />

sociali ed economici, come il<br />

possibile utilizzo per attività<br />

turistico-venatorie, ma ha<br />

causato anche un aumento di<br />

problematiche relative alla loro<br />

convivenza con l’uomo e alla<br />

loro presenza in zone antropizzate<br />

(Riga et al. 2011, Banti et<br />

al. 2009). Attraverso l’utilizzo<br />

di programmi GIS è però possibile<br />

pianificare strategie gestionali<br />

che possono diminuire<br />

l’impatto di queste specie sul<br />

territorio e favorire un equilibrio<br />

di essi con l’ambiente e le<br />

attività umane.<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Obiettivo dello studio<br />

Nel corso del 2013 sono state<br />

pubblicate dall’ISPRA (Istituto<br />

per la Protezione e la Ricerca<br />

Ambientale) le Linee Guida per<br />

la Gestione degli Ungulati (Raganella<br />

Pelliccioni et al. 2013).<br />

Una parte di queste riguarda<br />

l’importanza di una corretta<br />

pianificazione territoriale per<br />

la gestione delle criticità legate<br />

agli ungulati, in particolare<br />

nel testo si sottolinea come sia<br />

importante individuare aree<br />

problematiche (dette anche in<br />

un’accezione gestionale non<br />

vocate ad una determinata specie),<br />

dove programmare una<br />

gestione di tipo non conservativo.<br />

Queste aree devono essere<br />

scelte tramite parametri oggettivi,<br />

attraverso strumenti informatici<br />

(GIS) e con tecniche<br />

ripetibili e controllabili. L’obiettivo<br />

di questo studio è stato<br />

quello di creare una mappa di<br />

impatto potenziale degli ungulati<br />

a livello regionale toscano,<br />

secondo le modalità dettate da<br />

ISPRA. Partendo da questa,<br />

si sono poi individuate aree<br />

dove poter svolgere interventi<br />

di controllo faunistico ai sensi<br />

dell’art. 19 L.N. 157/92, per il<br />

contenimento delle specie nei<br />

confronti delle colture agricole<br />

e delle aree antropizzate.<br />

n. Ucs2013 Descrizione Cinghiale Capriolo Cervo Daino Muflone<br />

1 111 Zone residenziali a tessuto continuo 5 5 5 5 5<br />

2 112 Zone residenziali a tessuto discontinuo 5 5 5 5 5<br />

3 1121 Pertinenza abitativa, edificato sparso 5 5 5 5 5<br />

4 121 Aree industriali, commerciali e dei servizi pub. 5 5 5 5 5<br />

5 1211 Depuratori 5 5 5 5 5<br />

6 1212 Impianto fotovoltaico 5 5 5 5 5<br />

7 122 Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecnici 5 5 5 5 5<br />

8 1221 Strade in aree boscate 5 5 5 5 5<br />

9 123 Aree portuali 5 5 5 5 5<br />

10 124 Aeroporti 5 5 5 5 5<br />

11 131 Aree estrattive 5 5 5 5 5<br />

12 132 Discariche, depositi di rottami 5 5 5 5 5<br />

13 133 Cantieri, edifici in costruzione 5 5 5 5 5<br />

14 141 Aree verdi urbane 5 5 5 5 5<br />

15 1411 Cimitero 5 5 5 5 5<br />

16 142 Aree ricreative e sportive 5 5 5 5 5<br />

17 210 Seminativi irrigui e non irrigui 3 2 2 2 2<br />

18 2101 Serre stabili 5 5 5 5 5<br />

19 2102 Vivai 4 4 4 4 4<br />

20 213 Risaie 4 4 4 4 4<br />

21 221 Vigneti 4 4 4 4 4<br />

22 222 Frutteti 4 4 4 4 4<br />

23 223 Oliveti 2 3 3 3 3<br />

24 2221 Arboricoltura 2 2 2 2 2<br />

25 231 Prati stabili 2 1 1 1 1<br />

26 241 Colture temporanee associate a colture perm. 2 1 1 1 1<br />

27 242 Sistemi colturali e particellari complessi 4 1 1 1 1<br />

28 243 Colture agrarie con presenza di spazi naturali 2 1 1 1 1<br />

29 244 Aree agroforestali 1 1 1 1 1<br />

30 311 Boschi di latifoglie 0 0 0 0 0<br />

31 312 Boschi di conifere 0 0 0 0 0<br />

32 313 Boschi misti di conifere e latifoglie 0 0 0 0 0<br />

33 321 Pascolo naturale e praterie 2 1 1 1 1<br />

34 322 Brughiere e cespuglieti 0 0 0 0 0<br />

35 323 Vegetazione sclerofilla 0 0 0 0 0<br />

36 324 Vegetazione boschiva ed arbustiva in evol. 0 0 0 0 0<br />

37 331 Spiagge, dune e sabbie 3 3 3 3 3<br />

38 332 Rocce nude, falesie, rupi affioramenti 0 0 0 0 0<br />

39 333 Aree con vegetazione rada 0 0 0 0 0<br />

40 3331 Cesse parafuoco 0 0 0 0 0<br />

41 334 Aree percorse da incendio 0 0 0 0 0<br />

42 411 Paludi interne 3 3 3 3 3<br />

43 421 Paludi salmastre 3 3 3 3 3<br />

44 422 Saline 5 5 5 5 5<br />

45 423 Zone intertidali 3 3 3 3 3<br />

46 511 Corsi d'acqua, canali e idrovie 0 0 0 0 0<br />

47 512 Specchi d'acqua 0 0 0 0 0<br />

48 5124 Acquacoltura 0 0 0 0 0<br />

49 521 Lagune 0 0 0 0 0<br />

50 523 Mare 0 0 0 0 0<br />

Tab.1 - Categoria uso del suolo con valori di impatto.<br />

Area di studio e software<br />

utilizzato<br />

L’ area di studio è la Regione<br />

Toscana. Il territorio toscano<br />

è per la maggior parte collinare<br />

66,5%, comprende anche<br />

zone di pianura (circa l’8,4%)<br />

e importanti massicci montuosi<br />

(25,1%) (Regione Toscana<br />

2012).<br />

Per la produzione della cartografia<br />

oggetto dello studio<br />

è stato utilizzato un software<br />

GIS, nello specifico ArcGIS<br />

10.2 di ESRI. Il GIS comprende<br />

una serie di strumenti<br />

software per acquisire, memorizzare,<br />

estrarre, trasformare<br />

e visualizzare dati spaziali dal<br />

mondo reale (Burrough 1986).<br />

Si basa su un DBMS (Data<br />

Base Management System)<br />

spaziale che è capace di gestire<br />

le posizioni degli elementi sul<br />

territorio poiché sono associate<br />

all’informazione geografica oltre<br />

che all’informazione testuale<br />

e numerica.<br />

Produzione della mappa di<br />

impatto potenziale<br />

Dal portale cartografico della<br />

Regione Toscana Geoscopio<br />

(www.regione.toscana.it/<br />

geoscopio) è stato scaricato<br />

l’open data geografico vettoriale<br />

“ucs2013”, che contiene<br />

l’uso e la copertura del suolo<br />

realizzato analizzando le foto<br />

aeree raccolte nel 2013. Tale<br />

file risulta il più aggiornato, in<br />

quanto prodotto dalla Regione<br />

Toscana nel 2015, ed è in formato<br />

vettoriale poligonale, versione<br />

shape file. Il file vettoriale<br />

contiene diversi campi (fields),<br />

il campo che descrive i valori<br />

delle 50 categorie dell’uso del<br />

suolo è ucs2013. Le categorie<br />

sono basate sui tre livelli del<br />

Corine Land Cover (European<br />

Environment Agency 2000),<br />

per alcune di esse la Regione<br />

Toscana ha prodotto un quarto<br />

livello. Sempre dal portale<br />

Geoscopio è stato scaricato il<br />

file poligonale vettoriale con<br />

i confini amministrativi delle<br />

province toscane, è stato quindi<br />

creato un nuovo file nel<br />

quale sono state unite quelle<br />

di Firenze e Prato, essendo da<br />

un punto di vista gestionale un<br />

unico comprensorio omogeneo.<br />

Con la funzione GIS clip l’uso<br />

del suolo regionale è stato suddiviso<br />

nei 9 comprensori del<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 29


REPORT<br />

Livello di impatto Categorie Superficie (ha)<br />

0 Nullo 118.154<br />

1 Irrilevante 2.507<br />

2 Aree coltivate, impatto scarso 14.937<br />

3 Aree coltivate aperte, impatto probabile 16.661<br />

4 Aree coltivate di pregio, impatto molto probabile 4.329<br />

5 Aree urbane e similari, impatto certo 20.774<br />

Tab.2 - Tabella categoria uso del suolo con valori di impatto.<br />

territorio regionale: Firenze e<br />

Prato, Arezzo, Grosseto, Livorno,<br />

Lucca, Massa Carrara, Pisa,<br />

Pistoia, Siena.<br />

È stata poi creata una tabella,<br />

denominata Tabella di Impatto<br />

(Tab. 1), con cinque colonne,<br />

una per ogni specie di ungulati<br />

presente in Toscana, e 50 righe,<br />

una per ogni categoria dell’uso<br />

del suolo. Per ogni categoria di<br />

uso del suolo sono stati assegnati<br />

nella tabella suddetta dei<br />

valori che vanno da 0 (impatto<br />

nullo) a 5 (impatto certo), differenziato<br />

a seconda della specie<br />

ungulata. In sintesi i valori<br />

degli impatti sono stati suddivisi<br />

nelle seguenti categorie:<br />

• 5: aree urbane e similari<br />

(impatto certo)<br />

• 4: aree coltivate di pregio<br />

(impatto molto probabile)<br />

• 3: aree coltivate (aperte)<br />

Fig. 2 - Mappa di impatto in formato raster. Esempio per il capriolo nel comprensorio di Lucca<br />

dove l’impatto è possibile<br />

• 2: aree coltivate dove<br />

l’impatto è scarso<br />

• 1: impatto non rilevante<br />

• 0: impatto da considerarsi<br />

nullo<br />

Le prime elaborazioni per arrivare<br />

a definire delle mappe<br />

di impatto potenziale hanno<br />

riguardato operazioni di geoprocessing,<br />

in particolare con la<br />

funzione join field è stata agganciata<br />

la Tabella di Impatto<br />

contenente i valori di impatto<br />

potenziale, ad ogni file vettoriale<br />

poligonale di uso del suolo,<br />

a livello di comprensorio.<br />

Come risultato è stato prodotto<br />

un file poligonale vettoriale<br />

per ogni comprensorio similare<br />

a ucs2013, con la presenza dei<br />

5 campi in più derivanti dalla<br />

tabella (5 impatto certo, 0<br />

impatto nullo), uno per ogni<br />

specie ungulata. Il primo file<br />

creato (vettoriale poligonale,<br />

per ogni comprensorio) è stato<br />

nominato ucs_nomecomprensorio.<br />

Agendo sulla simbologia<br />

è possibile, utilizzando la<br />

classificazione di impatto nei<br />

campi di ogni specie ungulata,<br />

visualizzare facilmente l’impatto<br />

potenziale di ciascuna<br />

specie a livello di comprensorio.<br />

Successivamente sono stati<br />

creati dei file in formato raster,<br />

mediante la funzione convert<br />

polygon to raster, che facilitasse<br />

l’analisi e la lettura (Fig. 1).<br />

Questi file raster hanno celle di<br />

dimensioni 10 m x 10 m, contenenti<br />

i valori di impatto potenziale<br />

per ogni specie ungulata<br />

del file poligonale vettoriale<br />

riferita ad ogni singola cella. Il<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Sup. Tot. (ha) Sup. Agro-forestale Sup. Intervento Liv. impatto Sup. % Sup. ha<br />

177.363 152.815 86.136 0 14 12.059<br />

1 3 2.584<br />

2 8 6.891<br />

3 35 30.148<br />

4 11 9.475<br />

5 29 24.979<br />

Tab.3 - Tabella superfici per il controllo del cinghiale per ogni livello di impatto.<br />

seguito quanto prodotto per la<br />

specie cinghiale e capriolo.<br />

Selezionando da ucs_nomecomprensorio<br />

i poligoni aventi impatto<br />

più elevato per il cinghiale<br />

(cioè 3-4-5 rispettivamente<br />

seminativi in aree aperte, aree<br />

con colture pregiate, aree urbane)<br />

è stato elaborato un ultefile<br />

è stato prodotto per ogni<br />

specie e per ogni comprensorio,<br />

ed è stato nominato usosuolospecie_comprensorio.<br />

Analizzando la mappa del comprensorio<br />

di Lucca presa come<br />

esempio del lavoro svolto a<br />

scala regionale, è evidente l’impatto<br />

potenziale del cinghiale<br />

maggiormente significativo<br />

nelle aree urbane (ad est Lucca<br />

ed a ovest la Versilia) e nelle<br />

aree agricole di pianura e della<br />

Valle del Serchio. Nella Tabella<br />

2 si riporta l’esempio del<br />

Comprensorio di Lucca. Dalla<br />

tabella si evincono i dati relativi<br />

alle superfici (ha) in relazione<br />

ai diversi livelli di impatto e<br />

alle diverse categorie.<br />

Medesima operazione è stata<br />

svolta per le altre quattro<br />

specie di ungulati per i nove<br />

compresori gestionali. A titolo<br />

di esempio si riporta la<br />

mappa di impatto potenziale<br />

del capriolo nel comprensorio<br />

lucchese. Queste mappe sono<br />

di fondamentale importanza<br />

per la definizione delle aree<br />

problematiche (dette anche<br />

non vocate) agli ungulati, così<br />

come previste da ISPRA.<br />

riore file vettoriale poligonale.<br />

Questo ha consentito di individuare<br />

esclusivamente le zone<br />

dove il cinghiale ha un impatto<br />

significativo. Sono stati eliminati<br />

i poligoni con codice strade<br />

e strade in ambiente boscato<br />

(codici 122 e 1221) e quelli<br />

aventi superficie inferiore ad<br />

Produzione delle mappe<br />

per il controllo art. 19<br />

L.N. 157/92<br />

Successivamente è stato creato<br />

un file per rappresentare le aree<br />

dove è più importante svolgere<br />

il controllo delle specie ai<br />

sensi dell’art. 19 L.N.157/92,<br />

per contenerne il numero. Di<br />

Fig. 3 - Aree da sottoporre al controllo ai sensi dell’art. 19 L.N. 157/92. Esempio per il cinghiale<br />

comprensorio di Lucca.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 31


REPORT<br />

Sup. Tot. (ha) Sup. Agro-forestale Sup. Intervento Liv. impatto Sup. % Sup. ha<br />

177.363 152.815 63.964 0 12 7.676<br />

1 4 2.529<br />

2 7 4.477<br />

3 15 9.595<br />

4 24 15.351<br />

5 38 24.306<br />

Tab. 4 - Tabella superfici per il controllo del capriolo per ogni livello di impatto.<br />

un ettaro. A questo punto, per<br />

i restanti poligoni è stata utilizzata<br />

la funzione buffer, che ha<br />

permesso di creare un contorno<br />

(buffer zone) di 300 metri dagli<br />

stessi. Infine con la funzione<br />

dissolve sono stati uniti i precedenti<br />

buffer in un unico file.<br />

Il file prodotto per ogni comprensorio<br />

è stato denominato<br />

comprensorio_ctrcinghiale.<br />

Da qui si nota che le aree di<br />

Fig. 4 - Aree da sottoporre al controllo ai<br />

sensi dell’art. 19 L.N. 157/92. Esempio per il<br />

capriolo comprensorio di Lucca.<br />

intervento per il controllo del<br />

cinghiale si sovrappongono alle<br />

zone dove il rischio di impatto<br />

è maggiore. Nella Tabella 3<br />

le superfici di riferimento per<br />

ogni livello di impatto.<br />

Per il capriolo, Selezionando<br />

dal file dell’uso del suolo<br />

ucs_nomecomprensorio i poligoni<br />

aventi impatto 4-5 per la<br />

specie (in sintesi aree urbane,<br />

aree con colture pregiate come<br />

vivai o vigneti) è stato elaborato<br />

un ulteriore file vettoriale<br />

poligonale, con ben individuate<br />

le aree a maggiore impatto. Da<br />

questo file sono stati poi eliminati<br />

i poligoni con codice strade<br />

e strade in ambiente boscato<br />

(122 e 1221) e quelli aventi superficie<br />

inferiore ad un ettaro.<br />

Per i restanti è stata utilizzata la<br />

funzione buffer, che ha permesso<br />

di creare un contorno di 300<br />

metri dai poligoni. Infine con<br />

la funzione dissolve sono stati<br />

uniti i precedenti buffer in un<br />

unico file. Il risultato è un file<br />

comprensorio_ctrcapriolo dove è<br />

possibile visualizzare l’area sovrapposta<br />

alla mappa di impatto<br />

potenziale del capriolo.<br />

E’ possibile verificare che l’area<br />

è diversa e inferiore rispetto a<br />

quella del cinghiale (Tabella<br />

4) che si concentra nelle aree<br />

urbane e nelle colture di pregio<br />

e non considera i seminativi.<br />

In tutti e due i casi è evidente,<br />

confrontando gli ettaraggi, che<br />

le aree da sottoporre agli interventi<br />

di controllo sono solo<br />

una parte di tutta la superficie<br />

del comprensorio.<br />

La verifica delle mappe:<br />

danni della specie georiferiti<br />

sovrapposti alla mappa<br />

di impatto<br />

Una volta prodotte le mappe<br />

di impatto, vi era la necessità<br />

di una verifica delle stesse. Per<br />

questo sono stati raccolti e georiferiti<br />

i dati sui danni periziati<br />

degli ungulati all’agricoltura in<br />

possesso di Province e Ambiti<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

Fig.5 - Danni accertati georiferiti e mappe di<br />

impatto. Esempio per il cinghiale comprensorio<br />

di Lucca dal 2011 al 2015.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Banti, P., Nuti, S., Ponzetta, M.P. & Sorbetti<br />

Guerri, F. (2009), Gli incidenti stradali causati<br />

dalla fauna selvatica nella Regione Toscana. Analisi<br />

del fenomeno nel periodo 2001-2008. Ed. Centro<br />

stampa Giunta Regionale Toscana.<br />

Burrough, P. A. (1986), Principles of Geographic<br />

Information Systems for Land Resource Assessment.<br />

Monographs on Soil and Resources Survey No.<br />

12, Oxford Science Publications, New York.<br />

European Environment Agency (2000),<br />

CORINE Land Cover, Technical Guidelines.<br />

Technical Addendum 2000<br />

Raganella Pelliccioni, E., Riga, F. & Toso, S.<br />

(2013), Linee guida per la gestione degli Ungulati.<br />

Manuali e Linee Guida ISPRA 91/2013<br />

(Retrieved: 01.09.<strong>2016</strong>)<br />

http://www.isprambiente.gov.it/files/<br />

pubblicazioni/manuali-lineeguida/<br />

MLG_91_2013.pdf<br />

(Retrieved: 01.09.<strong>2016</strong>)<br />

Regione Toscana (2012), Piano Regionale Agricolo<br />

Forestale 2012-2015. Regione Toscana<br />

http://www.regione.toscana.it/cittadini/<br />

alimentazione<br />

(Retrieved: 01.09.<strong>2016</strong>)<br />

Riga, F., Genghini, M., Cascone, C. & Di<br />

Luzio, P. (2011), Impatto degli Ungulati sulle<br />

colture agricole e forestali: proposta per linee<br />

guida nazionali. Manuali e Linee guida ISPRA<br />

68/2011.<br />

http://www.isprambiente.gov.it/files/<br />

pubblicazioni/manuali-lineeguida/10673_<br />

MLG_68_2011.pdf<br />

(Retrieved: 01.09.<strong>2016</strong>)<br />

Territoriali di Caccia (ATC).<br />

I danni accertati non sono stati<br />

inseriti come parametro diretto<br />

per la realizzazione delle mappe<br />

di rischio di impatto, poiché<br />

il dato non copre del tutto il<br />

territorio regionale ma solo<br />

una porzione di esso: i danni<br />

infatti non sono accertati nelle<br />

aree protette (20-30% del<br />

territorio) e negli istituti faunistici<br />

privati (massimo 15% del<br />

territorio) e i danni accertati<br />

non sono tutti i danni effettivi<br />

(possono essere richiesti solo<br />

dalle Aziende Agricole munite<br />

di Partita IVA). Sono stati<br />

sovrapposti i danni georeferenziati<br />

con la mappa di rischio di<br />

impatto per ciascuna specie: si<br />

ottiene una mappa che dimostra<br />

come la quasi totalità dei<br />

danni si concentrino nelle aree<br />

a massimo rischio di impatto.<br />

Il risultato, per il comprensorio<br />

di Lucca riferito ai danni del<br />

cinghiale, è visibile nella Figura 5.<br />

Le mappe di impatto degli<br />

ungulati sono degli strumenti<br />

fondamentali per definire le<br />

aree non vocate/problematiche,<br />

dove seguire una gestione<br />

non conservativa delle specie<br />

ungulate. E’ possibile inoltre<br />

raffinare questa analisi individuando<br />

le porzioni di territorio<br />

dove effettuare le operazioni di<br />

controllo ai sensi dell’art. 19<br />

L.N. 157/92.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

GIS; gestione del rischio; pianificazione<br />

faunistica; area non vocata; interventi di<br />

controllo<br />

ABSTRACT<br />

Wild ungulates are widespread in almost all of the<br />

Italian peninsula. Their presence creates critical<br />

both to agricultural crops than to human structures.<br />

Proper wildlife territory planning can mitigate<br />

the problems present today. GIS tools can help<br />

in this process. It is possible through repeatable and<br />

objective measurable data to produce maps of potential<br />

impact of wild ungulates and guide management<br />

decisions through them. The study has<br />

produced maps of potential impact in the Tuscany<br />

territory for species: wild boar, roe deer, red deer,<br />

fallow deer and mouflon. The study also identified<br />

areas where operate through containment strategies<br />

provided by national legislation.<br />

AUTORE<br />

Dott. Alessandro Giugni<br />

giugni.alessandro7@gmail.com<br />

Dott. Marco Ferretti<br />

marco.ferretti@regione.toscana.it<br />

Regione Toscana<br />

Dott. Leonardo Conti<br />

leonardo.conti@unifi.it<br />

GESAAF Università degli Studi di Firenze<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 33


GUEST PAPER<br />

A Digital “New World”<br />

The Big Fusion between Ubiquitous Localization<br />

(GNSS), Sensing (IOT) and Communications (5G)<br />

by Marco Lisi<br />

La grande fusione fra<br />

servizi di localizzazione<br />

(GNSS), monitoraggio<br />

remoto (IoT) e<br />

comunicazione (5G).<br />

Fig. 1 - GNSS Multi-Constellation Scenario.<br />

We are at the dawn of<br />

the discovery of a<br />

“New World”: not<br />

a virtual one, but the digital<br />

representation, in all its minute<br />

details, of our physical world, of<br />

planet Earth.<br />

This epochal transition in the<br />

history of mankind is being<br />

triggered by three main technological<br />

trends:<br />

4Ubiquitous Localization and<br />

Timing: Global Navigation<br />

Satellite Systems and other<br />

similar Positioning, Navigation<br />

and Timing (PNT)<br />

infrastructures make possible<br />

a very accurate localization in<br />

space and time of both people<br />

and things;<br />

4Ubiquitous Sensing: from 1<br />

to 10 trillion sensors will be<br />

connected to Internet in the<br />

next decade (a minimum of<br />

140 sensors for every human<br />

being on the planet);<br />

4Ubiquitous Connectivity:<br />

2.3 billion mobile broadband<br />

devices and 7 billion mobile<br />

cellular device in 2014. In the<br />

next years 5G will dramatically<br />

increase both connectivity<br />

and data rates.<br />

Enormous amounts of data are<br />

being collected daily and at an<br />

exponentially increasing rate.<br />

99% of them is digitized and<br />

50% has an associated IP address.<br />

Fig. 2 - the global PNT<br />

infrastructure.<br />

We are practically going for a<br />

detailed digital mapping of the<br />

world around us. It is an entirely<br />

New World we are facing,<br />

but we have not learnt yet how<br />

to navigate and explore it.<br />

Ubiquitous Localization<br />

and Timing<br />

Global Navigation Satellite<br />

Systems, such as GPS, GLO-<br />

NASS, Galileo and Beidou,<br />

constitute together a potentially<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°6-2015


GUEST PAPER<br />

Fig. 3 - IoT impacts on business and society.<br />

Data deriving from different<br />

systems and platforms will<br />

be seamlessly “fused” at user<br />

receiver level, guaranteeing a<br />

high degree of availability and<br />

continuity.<br />

interoperable and coordinated<br />

infrastructure, supporting in a<br />

vital way most industrial and<br />

economic aspects of our society<br />

(fig. 1).<br />

Fig. 4 - 5G infrastructure architecture.<br />

GPS in particular is nowadays<br />

considered a worldwide utility,<br />

tightly interconnected with all<br />

other critical infrastructures,<br />

from electric power distribution<br />

systems to air traffic management<br />

systems, from railways to<br />

water and oil piping networks.<br />

In the mind of the average user<br />

(but also in that of many engineers)<br />

the main contribution<br />

of GNSS’s, their true “raison<br />

d’être”, is in providing one’s accurate<br />

position and in allowing<br />

a reliable navigation, be it by<br />

car, by airplane, by train or by<br />

boat.<br />

Precise timing is understood,<br />

at least by engineers, as an enabling<br />

feature of GNSS’s and a<br />

very useful by-product, after<br />

positioning and navigation.<br />

The reality, as shown by studies<br />

performed e.g. by the US Department<br />

of Homeland Security<br />

(DHS), is that in fact timing<br />

is the most strategic and essential<br />

of the services offered by<br />

GNSS’s, and the one most affecting<br />

all critical infrastructures<br />

of our society.<br />

Non-GNSS PNT systems and<br />

technologies are also being developed<br />

worldwide.<br />

In the not so far future, a PNT<br />

system of systems, including<br />

GNSS and non-GNSS infrastructures,<br />

is likely to take place,<br />

while, at user receiver level, a<br />

fusion of data from GNSS and<br />

other sensors (such as inertial<br />

platforms, Wi-Fi, GSM, signals<br />

of opportunity, etc.) will become<br />

normal practice (fig. 2).<br />

Ubiquitous Sensing<br />

(Internet of Things)<br />

The Internet of Things (IoT)<br />

envisions many billions of<br />

Internet-connected objects<br />

(ICOs) or “things” that can<br />

sense, communicate, compute,<br />

and potentially actuate, as well<br />

as have intelligence, multimodal<br />

interfaces, physical/virtual identities,<br />

and attributes.<br />

The IoT is likely to revolutionize<br />

all aspects of our society and<br />

daily life (fig. 3).<br />

Its exponential growth will actually<br />

imply the practical feasibility<br />

of an Ubiquitous Sensing:<br />

from 1 to 10 trillion sensors will<br />

be connected to Internet in the<br />

next decade (a minimum of 140<br />

sensors for every human being<br />

on the planet).<br />

Ubiquitous sensing, or ubiquitous<br />

“geo”-sensing to emphasize<br />

the spatial dimension, as deriving<br />

from IoT and from mobile<br />

broadband communications,<br />

will mean that we will be able<br />

to probe, even in real time,<br />

the phenomena around us, the<br />

surrounding reality, with capabilities<br />

far beyond those made<br />

so far available by our senses.<br />

Enormous amounts of data will<br />

be available for our analyses, all<br />

of them referenced in space and<br />

time.<br />

Ubiquitous<br />

Connectivity (5G)<br />

5G, the forth coming wave in<br />

mobile communications, will<br />

realize a quantum leap towards<br />

the goal of ubiquitous connectivity<br />

(fig. 4).<br />

As a matter of fact, 5G will not<br />

simply extend in a linear way<br />

the capabilities of the previous<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-2015 35


GUEST PAPER<br />

Fig. 5 - 5G and the Internet of Things.<br />

Fig. 6 - 16th century plan of the City of London<br />

four generations of mobile<br />

networks. Its dramatically enhanced<br />

performance in terms<br />

of flexibility and throughput<br />

will make fully feasible those<br />

“smart” applications and infrastructures<br />

that require networking,<br />

high data rates, real time<br />

processing.<br />

It is evident how 5G will become<br />

the natural complement of<br />

the IoT, its technological enabler<br />

(fig. 5).<br />

A new perception<br />

of the world<br />

An example will make clear the<br />

potentialities deriving from the<br />

fusion of ubiquitous localization<br />

and timing, sensing and<br />

connectivity.<br />

Fig. 7 - City of London aerial view.<br />

Figure 6 shows a plan of the<br />

City of London in the time of<br />

Queen Elizabeth (16th century).<br />

Public (e.g. the London<br />

Tower) and private buildings<br />

are clearly identifiable, as well as<br />

London Bridge and the banks<br />

of the Thames river. Fairly detailed<br />

and useful for its time.<br />

Figure 7 offers a far more detailed<br />

view of approximately the<br />

same area, as made available<br />

by Google Earth. The picture<br />

is fairly detailed and can enriched<br />

with street names, labels,<br />

photos, etc. Let us now imagine<br />

to be able to link and merge<br />

almost in real time all the information<br />

coming from thousands<br />

(if not millions) of sensors spread<br />

over the area (fig. 8).<br />

What we will get is a sort of<br />

“Augmented Reality” representation<br />

of the same geographical<br />

site, through which we might<br />

be able this time to exercise<br />

most of our senses: smell the<br />

clean waters of the river Thames,<br />

feel the slightly chilly wind<br />

along the banks, hear the sounds<br />

and calls of the six (or nine?)<br />

legendary ravens living at the<br />

Tower of London.<br />

The role of satellites in the<br />

“Digital New World”<br />

Satellites are going to play an<br />

important (in some cases primary)<br />

role in this new scenario.<br />

In terms of localization and<br />

timing, GNSSs presently (and<br />

most likely also in the years to<br />

come) are the backbone of a<br />

worldwide PNT infrastructure,<br />

also including alternative<br />

ground-based systems (such as<br />

eLoran) as well as stand-alone<br />

technologies (miniaturized<br />

inertial platforms and atomic<br />

clocks). As far as sensing is<br />

concerned, despite the enormous<br />

amount of sensors being<br />

integrated in smartphones and<br />

other portable devices, Earth<br />

observation will keep depending<br />

heavily on satellites of various<br />

complexity (down to nano<br />

and pico satellites) and with<br />

a variety of embarked sensors<br />

(multi spectral optical, radiometers,<br />

altimeters, SARs).<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°6-2015


REPORT<br />

moving towards an integration<br />

of PNT, Remote Sensing and<br />

Telecommunications systems leading<br />

to a worldwide, system of<br />

systems infrastructure (fig. 9).<br />

Fig. 8 - An “Augmented Reality” evolution through data fusion<br />

In the area of telecommunications,<br />

notwithstanding the<br />

exponential development of<br />

mobile cellular networks, both<br />

in terms of data rates and coverage,<br />

satellites remain the<br />

primary solution to guarantee<br />

services over the oceans and to<br />

provide an affordable last-mile<br />

connections to users in scarcely<br />

populated areas.<br />

Moreover, satellite networks,<br />

both for trunk and mobile<br />

communications, are the natural<br />

back-up for terrestrial<br />

networks, improving the overall<br />

resilience, security and availability<br />

of the world telecommunications<br />

infrastructure.<br />

Satellite and terrestrial system<br />

integration, already being experimented<br />

with 4G mobile cellular<br />

communications systems,<br />

is high priority in the agenda of<br />

the coming 5G network, with<br />

the clear purpose of achieving<br />

a truly ubiquitous coverage.<br />

This integration will require the<br />

development of interoperability<br />

standards to make the two sectors<br />

interconnect efficiently and<br />

reliably, both at network and at<br />

IP levels.<br />

In conclusion, we are rapidly<br />

Conclusion<br />

Ubiquitous Localization and<br />

Timing, Ubiquitous Sensing,<br />

Ubiquitous Connectivity: these<br />

three main technological trends<br />

are triggering an epochal transition<br />

in the history of mankind.<br />

We are practically going for a<br />

detailed digital mapping of the<br />

world around us, for an evolution<br />

of reality as we can sense<br />

it today towards an enriched,<br />

augmented reality.<br />

It is an entirely New World<br />

we are facing, but we have not<br />

learnt yet how to navigate and<br />

explore it.<br />

The future asks for an ever<br />

closer integration and fusion of<br />

Telecommunications, Sensing<br />

and Positioning, Navigation<br />

and Timing applications.<br />

KEYWORDS<br />

GNSS; PNT; IoT; communication; infrastructure;<br />

networks; precise timing<br />

ABSTRACT<br />

La grande fusione fra servizi di localizzazione (GNSS), monitoraggio<br />

remoto (IoT) e comunicazione (5G). Un “Nuovo<br />

Mondo” digitale si profila all’orizzonte: le tecnologie sono<br />

sempre più onnipresenti nella nostra vita quotidiana e termini<br />

come geolocalizzazione, Internet of Things (IoT), connettività,<br />

sensori, GPS, GNSS o rappresentazione digitale sono ormai<br />

conosciuti anche ai non addetti ai lavori. Il mondo dell’industria<br />

è sempre più basato è devoto ai sistemi di posizionamento satellitare<br />

e sulla misura del tempo. I principali trend tecnologici del<br />

momento come il GNSS e altre infrastrutture PNT, l’Internet<br />

delle Cose e la connettività (5G) cambieranno drasticamente<br />

la nostra vita quotidiana; l’integrazione fra queste infrastrutture<br />

(GNSS, IoT e connettività) giocherà un ruolo fondamentale per<br />

la realizzazione del “Nuovo Mondo” digitale.<br />

AUTHOR<br />

Marco Lisi<br />

marco.lisi@esa.int<br />

Responsabile dei Servizi GNSS<br />

(Agenzia Spaziale Europea)<br />

Fig. 9 - Worldwide systems of systems infrastructure.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 37


REPORT<br />

UNICUIQUE SUUM<br />

di Attilio Selvini<br />

Fig. 1 - A sinistra, DGK 5N; a destra DGK 5G.<br />

In un momento in cui i GIS e i servizi basati sui dati geospaziali<br />

sono sempre più richiesti, l'autore riflette sull'effettiva validità<br />

dell'informatica applicata alla cartografia e sulla massa di dati<br />

prodotti dagli uffici regionali che, talvolta, vengono utilizzati solo<br />

in minima parte.<br />

Ancora una volta debbo<br />

scomodare Cicerone. Il<br />

titolo di questa breve<br />

nota riprende un aforisma<br />

romano che si rifà al grande<br />

senatore: («Iustitia ... suum<br />

cuique distribuit», De nat. deor.<br />

III, 15) ma che qui assume ben<br />

altro significato.<br />

Mi riferisco ancora all’intervista<br />

che il Direttore di<br />

<strong>GEOmedia</strong> ha fatto all’amico e<br />

collega Mattia Crespi, ordinario<br />

alla Sapienza (1) nella quale<br />

si fa notare come in Italia,<br />

esempio unico in Europa, vi<br />

siano non solo cinque organi<br />

cartografici dello Stato, bensì<br />

una ulteriore miriade di organi<br />

e organucci locali che<br />

decidono come e qualmente<br />

procurarsi cartografia (scusate:<br />

“database” topocartografici),<br />

salvo poi, come dice ancora il<br />

Direttore in uno degli ultimi<br />

“GeoForUs” (2), non essere<br />

nemmeno in grado di farne<br />

trovare traccia.<br />

A quanto pare, in tema cartografico,<br />

il detto ciceroniano<br />

“a ciascuno il suo” va inteso<br />

come segue: ogni ente, dal<br />

piccolo comune alla grande<br />

regione, faccia quello che<br />

vuole; a scapito dell’economia<br />

ma prima di tutto della razionalità:<br />

tanto, paga Pantalone.<br />

Al solito debbo ricordare la<br />

carta fondamentale tedesca, la<br />

“DGK 5”, per la quale vi sono<br />

norme severe e uniche per tutti<br />

i “Länder”, con l’eccezione dei<br />

territori ex-DDR nei quali la<br />

scala nominale, per motivi di<br />

tempestività, venne ridotta all’<br />

1: 10000. Il sistema di riferimento<br />

è unico: ATKIS, ovvero<br />

Amtliches Topographisch-<br />

Kartographisches<br />

InformationsSysteme, in<br />

italiano Sistema informativo<br />

topocartografico<br />

ufficiale. Le versioni<br />

della carta sono quattro:<br />

la prima è quella<br />

ordinaria (DGK<br />

5N); la seconda è<br />

la rappresentazione<br />

tridimensionale del<br />

suolo ma senza curve<br />

di livello (DGK<br />

5G). La terza è la<br />

nota rappresentazione<br />

ortofotografica<br />

(DGK 5 L) e infine<br />

l’ultima è la carta d’uso<br />

del suolo (DGK 5 Bo).<br />

Se ne vedono, in ordine,<br />

le relative immagini qui a<br />

fianco.<br />

Ancora negli anni novanta del<br />

secolo ventesimo, da noi si<br />

produceva cartografia tecnica<br />

per restituzione analitica; qualcuno<br />

usava anche strumenti<br />

analogici provvisti di motori<br />

“passo-passo”, mentre si affacciava<br />

sul mercato la restituzione<br />

digitale. E di cartografia numerica<br />

se ne produsse tanta nel<br />

decennio di fine del Duemila,<br />

così come ancora in quello<br />

successivo. Basti pensare a titolo<br />

esemplificativo alla grande<br />

carta numerica di Milano alla<br />

scala nominale di 1:1000, fra<br />

i cui collaudatori vi è anche<br />

chi scrive. Tutta questa cartografia<br />

aveva rappresentazione<br />

su diversi “livelli”, per cui era<br />

immediato separare (e se del<br />

caso proiettare su carta) il reticolo<br />

stradale, oppure le acque<br />

superficiali, o ancora la sola<br />

vegetazione, la sola altimetria a<br />

curve di livello, i soli edifici e<br />

così via, a seconda delle necessità<br />

dell’ente utilizzatore della<br />

cartografia stessa.<br />

Ma nel frattempo si diffonde-<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

va il concetto di “database”:<br />

DB in sigla, ovviamente e<br />

secondo la mania imperante<br />

di sottomettersi all’inglese,<br />

dimenticando l’espressione<br />

più corretta nella nostra lingua<br />

madre, che parla di “banca dei<br />

dati”. Proprio nell’ultimo decennio<br />

appena sopra ricordato,<br />

chi scrive fu relatore di una<br />

tesi di laurea in architettura,<br />

che aveva appunto per tema la<br />

proposta di un “database” per il<br />

comune milanese. In un articolo<br />

di alcuni anni fa (3), avevo<br />

messo in guardia sulla ormai<br />

certa prevalenza (o prevaricazione)<br />

dell’informatica sulla topografia;<br />

ciò si è puntualmente<br />

verificato. Scrivevo allora:<br />

“l’informatica ha inizialmente<br />

tarpato le ali a molti topografi<br />

tradizionali, ed ha per contro<br />

promosso topografi e cartografi<br />

molte persone provenienti da altri<br />

tipi di studi, che lentamente<br />

ma inesorabilmente stanno trasformando<br />

la cartografia in una<br />

valanga di dati informatici di<br />

assai dubbio valore.<br />

Se si leggono le voluminose<br />

prescrizioni sui DB topografici<br />

di alcune regioni italiane, ci<br />

si stupisce per la massa di dati<br />

richiesti, per la minuzia con cui<br />

si chiede di estrarne le cose più<br />

o meno minime e utili, per la<br />

possibilità richiesta di ricavarne<br />

estratti alle scale più varie.<br />

Scrivevo ancora, nella “lettera<br />

aperta” citata: “So di molte e<br />

serie aziende di cartografia, che<br />

vacillano sotto il peso di imposizioni<br />

informatiche con altrettanti<br />

programmi elaborativi, di cui<br />

in buona parte si potrebbe fare<br />

a meno. Purtroppo ciò a scapito<br />

della leggibilità delle carte e<br />

soprattutto della loro bo-ntà (dovrei<br />

dire correttamente “incertezza”)<br />

metrica, sulla quale spesso<br />

enti committenti e collaudatori<br />

sorvolano facilmente.” Come<br />

non ripetermi ora?<br />

Ho chiesto, alla maggiore<br />

Fig. 2 - A sinistra, DGK 5L, a destra DGK 5Bo.<br />

azienda italiana di rilevamento<br />

e rappresentazione, la CGR<br />

di Parma, e a un paio di altre<br />

imprese di media grandezza e<br />

di ottime capacità, di espormi<br />

quanto fanno in tema di cartografia<br />

tecnica. Le risposte<br />

concordi mi dicono che ormai<br />

quasi nessuna richiesta di cartografia<br />

numerica perviene<br />

loro dagli enti territoriali: solo<br />

DB topografici e naturalmente<br />

multiscala. La restituzione<br />

analitica è scomparsa: si fa<br />

solo restituzione digitale, con<br />

prevalenza di ortofoto. Sempre<br />

più richiesta la presa appoggiata<br />

a GPS e INS. I prezzi sono<br />

inadeguati, i tempi di collaudo<br />

addirittura improponibili! Le<br />

poche aziende sopravvissute ai<br />

bei tempi dell’ultimo scorcio<br />

di secolo tirano avanti con<br />

difficoltà, in mezzo alla selva<br />

di capitolati e bandi in genere<br />

diversi fra di loro.<br />

Ma a che cosa in realtà servono<br />

questi DB? Nella “lettera” rammentata,<br />

e mi spiace citarmi<br />

ma vi sono costretto, osservavo<br />

quanto segue: “Le carte comunali,<br />

insomma i “database”<br />

odierni, servono soprattutto alla<br />

redazione di quelli che erano<br />

sino a ieri i piani regolatori<br />

generali e che oggi si chiamano<br />

“piani di governo del territorio”.<br />

Oppure per progettare nuovi<br />

quartieri e nuove strade, sempre<br />

nell’ambito limitato dei comuni<br />

o delle comunità più o meno<br />

montane.<br />

Tertium non datur: le grandi<br />

strade ordinarie e ferrate, gli<br />

elettrodotti ed i gasdotti richiedono<br />

cartografia specifica, con<br />

rappresentazioni sia sul piano<br />

cartografico UTM o GB che sia<br />

(oggi meglio, su ETRF2000), sia<br />

sul piano medio locale (le cosiddette<br />

carte in “coordinate rettilinee<br />

locali” dei costruttori). Che<br />

poi gli attuali “database” permettano<br />

di trovare, sempre con le<br />

incertezze della scala nominale,<br />

la posizione dei chiusini, delle<br />

condutture di smaltimento o di<br />

adduzione; che permettano di<br />

individuare linee di marciapiede<br />

od isole pedonali; che possano<br />

dire al fisco locale chi abita in<br />

un certo edificio, è più materia<br />

di sistema informativo che di<br />

database.” E mi pare che non<br />

vi sia altro da aggiungere. Solo<br />

una riflessione: quante battaglie<br />

sono state condotte dal<br />

sessanta al settanta, per invitare<br />

i Comuni e poi le Regioni a<br />

provvedersi di cartografia tecnica!<br />

Vi erano allora enti che per<br />

procurarsi carte urbane non<br />

si peritavano di usare quelle<br />

catastali, sovrapponendovi alla<br />

bell’e meglio l’altimetria ricavata<br />

dalle “tavolette” IGM al<br />

venticinquemila! Quando arrivarono<br />

le prime carte comunali<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 39


REPORT<br />

aerofotogrammetriche, redatte<br />

per restituzione dagli strumenti<br />

analogici (quelli digitali si diffusero<br />

fra il settanta e l’ottanta)<br />

molti uffici tecnici gridarono<br />

alla meraviglia. Ero allora assessore<br />

all’urbanistica del mio<br />

comune di nascita e di residenza,<br />

ed ero stato io a presentare<br />

in consiglio la richiesta di un’asta<br />

pubblica per provvedere alla<br />

carta al 2000 dell’intero territorio,<br />

che comprendeva anche<br />

buona parte dell’aeroporto<br />

(non ancora intercontinentale)<br />

di Malpensa. La carta, redatta<br />

dalla IRTA milanese, una<br />

delle quattro aziende storiche<br />

italiane, e magistralmente collaudata<br />

da Mariano Cunietti,<br />

ordinario nel Politecnico di<br />

Milano e più oltre presidente<br />

della SIFET, venne immediatamente<br />

utilizzata con successo<br />

per la redazione del PRG.<br />

E altrettanto fecero molti<br />

comuni e consorzi sparsi per<br />

l’Italia. Le carte di quei tempi<br />

erano rigorosamente collaudate<br />

(4) non solo per il contenuto<br />

semantico, bensì anche per<br />

l’incertezza metrica in posizione<br />

e quota. E assolvevano<br />

egregiamente le necessità urbanistiche<br />

e progettuali locali.<br />

Trent’anni dopo, ogni ente ha<br />

dimenticato quei tempi felici,<br />

e smania per avere “database”<br />

talvolta illeggibili dagli stessi<br />

tecnici preposti al loro impiego.<br />

Valanghe di dati, al limite<br />

della comprensibilità, dei quali<br />

sono una minima parte viene<br />

di fatto utilizzata. Ma l’informatica<br />

deve prevalere!<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Carlucci, R. (2015), Un incontro con Mattia<br />

Crespi, docente di Geomatica alla Sapienza di<br />

Roma, in <strong>GEOmedia</strong>, n° 1, Roma.<br />

2) Carlucci, R. (2015), Mamma ho perso il<br />

DBGT della Calabria, in <strong>GEOmedia</strong>, n° 6<br />

Roma.<br />

3) Selvini, A. (2012) Lettera aperta ai topografi,<br />

in Il Seprio, n° 4, Varese.<br />

4) Cunietti, M. & Selvini, A. (1965) Il collaudo<br />

dei rilievi fotogrammetrici, in Boll. SIFET, n°<br />

3, Milano.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Cartografia; informatica; database; dati<br />

ABSTRACT<br />

The article is a reflection on the actual value<br />

of information technology applied to cartography.<br />

In particular, the author wonders<br />

how thousands of data can be really useful in<br />

as many databases which are difficult to understand<br />

to the same technicians who should<br />

have use them.<br />

AUTORE<br />

Attilio Selvini<br />

Attilio.selvini@gmail.com<br />

Politecnico di Milano<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


REPORT<br />

ArcGIS<br />

il WebGIS accessibile<br />

ovunque<br />

in ogni momento<br />

da ogni dispositivo<br />

www.esriitalia.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 41


MERCATO<br />

Tecnologie per la localizzazione indoor/<br />

outdoor sviluppate dal progetto Europeo<br />

i-locate<br />

Nel corso del triennio del progetto i-locate è stata<br />

sviluppata una tecnologia per la localizzazione indoor/<br />

outdoor mediante l’utilizzo di dispositivi Bluetooth,<br />

WiFi, GPS.<br />

ll progetto i-locate, giunto al termine del terzo anno,<br />

ha inoltre sviluppato un portale per la condivisione<br />

dei dati geografici aperti relativi a spazi indoor, quali,<br />

ad esempio, ospedali, centri commerciali, musei.<br />

Le tecnologie realizzate sono state applicate a diversi<br />

casi d’uso, tra i quali:<br />

4Sanitario, per guidare i pazienti sino alla struttura<br />

ospedaliera e all’interno dell’edificio stesso;<br />

4Servizi al cittadino, per guidare i cittadini verso gli<br />

uffici pubblici di interesse e all’interno dell’edificio<br />

stesso;<br />

4Gestione delle apparecchiature, per supportare<br />

i tecnici e gli operatori nell’individuazione delle<br />

apparecchiature all’interno di edifici.<br />

I siti pilota in Europa in cui sono state validate tali<br />

tecnologie, mediante il coinvolgimento degli utenti<br />

finali sono situati in: Rovereto (IT), Malta, Atene<br />

(GR), Alba Iulia (RO), Eindhoven (NL), Baia Sprie<br />

(RO), Dresden (DE), Rijeka (HR), Brasov (RO),<br />

Genova (IT), Lussemburgo, Sibiu (RO), Velletri (IT),<br />

Tremosine (IT).<br />

I risultati del progetto e in particolare di ciascun sito<br />

pilota sono stati presentati durante l’ultimo meeting<br />

di progetto che si è tenuto a Velletri (Italia) presso la<br />

Casa delle Culture e della Musica (ex Convento del<br />

Carmine) dal 2 al 4 Novembre <strong>2016</strong>.<br />

Durante l’evento si è inoltre tenuto un Exploitation<br />

Booster Workshop presieduto da Giovanni Zazzerini,<br />

esperto nominato dalla Commissione Europea, con lo<br />

scopo di aiutare il consorzio a sfruttare i risultati del<br />

progetto nel migliore dei modi.<br />

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito web di<br />

progetto: http://www.i-locate.eu<br />

http://www.epsilon-italia.it<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


MERCATO<br />

CUBE T: il nuovo software<br />

STONEX per rilievi a 360°<br />

Grazie alla partnership con Leonardo<br />

Software House, STONEX amplia<br />

la sua gamma di soluzioni per rilievi<br />

a 360 gradi dando vita a CUBE T, il<br />

nuovo e potente software per il rilievo<br />

integrato per Tablet Windows 8/10 con<br />

piena compatibilità con Leonardo XE.<br />

STONEX CUBE T unisce i vantaggi<br />

di un potente software per il rilievo ed<br />

i tracciamenti con GPS con un CAD<br />

Topografico.<br />

Rilievi GPS e software office in un<br />

un unica soluzione<br />

STONEX CUBE T, il nuovo software<br />

per Windowsrc PC, rappresenta l’unione<br />

tra un potente software CAD<br />

per il Mapping e la Topografia e un<br />

software per i rilievi ed i tracciamenti<br />

GPS/RTK.<br />

CUBE T consente di importare anche<br />

i dati provenienti dalle Stazioni Totali<br />

per la creazione di file di lavoro integrati.<br />

Per lo più dedicato agli Utenti di<br />

Ricevitori GNSS STONEX, CUBE<br />

T consente la gestione dei vari formati<br />

dei dati provenienti delle stazioni totali<br />

e dal protocollo universale NMEA, per<br />

consentire anche agli utenti di GPS<br />

non Stonex di beneficiare delle funzionalità<br />

di CUBE T.<br />

CUBE T fornisce un set completo<br />

di funzioni per la raccolta dei dati in<br />

diverse modalità: Base + Rover, Rover<br />

da rete GPS, sia in modo RTK che<br />

Statico o Statico Rapido: il controllo<br />

totale del ricevitore garantisce un lavoro<br />

sensza soluzione di continuità e<br />

dalla elevata affidabilità.<br />

File GeoTiff o qualsiasi tipo di file immagine<br />

possono essere importati, georeferenziati<br />

ed usati come immagini di<br />

sfondo durante il rilievo.<br />

La vasta gamma di formati di<br />

Importazione/Esportazione come<br />

DXF, DXB, DWG, SHP, XML, fanno<br />

di CUBE T uno dei sistemi per il<br />

mapping più aperti in commercio.<br />

Caratteristiche Principali<br />

• Software per il rilievo e la restituzione<br />

in un’unica soluzione<br />

• Gestione completa dei Ricevitori<br />

GNSS Stonex<br />

• Funzioni Grafiche – colori, dimensioni,<br />

layer, simboli (punti, linee, testo…)<br />

totalmente gestite dall’Utente<br />

• Lavori indipendenti possono essere<br />

memorizzati in un unico file di lavoro,<br />

garantendo una gestione efficace<br />

dei diversi cantieri<br />

• Il libretto di campagna del rilievo<br />

con stazione totale può essere integrato<br />

coi dati GPS<br />

• Gestione delle immagini raster di<br />

sfondo<br />

• Set completo di funzioni COGO e<br />

per il disegno cartografico<br />

• Funzioni topografiche incluse: poligonale,<br />

celerimensura, intersezione<br />

• Possibilità di scegliere tra sistemi<br />

di riferimento standard e personalizzati<br />

• Calcolo dei 7 parametri di rototraslazione<br />

dal sistema WGS84/ECEF<br />

al sistema di coordinate locali<br />

• La vasta scelta di formati di importazione/esportazione<br />

permette<br />

all’Utente lo scambio dati con qualsiasi<br />

software esterno (DXF, DXB,<br />

DWG, SHP, Land XML, ASCII<br />

personalizzato, Excel®…)<br />

• RTK NTRIP, Statico, Sistema<br />

Base + Rover sono pienamente supportati<br />

• Connessione WiFi con i ricevitori<br />

GPS più avanzati<br />

• Gestione E-Bubble & Tilt sensor<br />

• STONEX CUBE Tablet è adatto e<br />

Tablet Windows 10 o notebook.<br />

http://www.stonexpositioning.com/<br />

index.php/it/<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 43


MERCATO<br />

App MAGNET<br />

Construct 2.0<br />

di Topcon<br />

T o p c o n<br />

Positioning<br />

Group lancia<br />

MAGNET<br />

Construct 2.0,<br />

la app di nuova<br />

generazione realizzata<br />

per gestire<br />

una vasta gamma<br />

di stazioni<br />

totali Topcon da<br />

uno smartphone<br />

o da un tablet.<br />

La prima versione<br />

della app invece, era stata<br />

realizzata appositamente<br />

per gestire unicamente il<br />

sistema LN-100 Layout<br />

Navigator system. “Questa<br />

produttività ‘pronta all’uso’<br />

è ora disponibile per<br />

gran parte degli strumenti<br />

Topcon,” ha affermato<br />

David Ahl, direttore della<br />

gestione prodotti software.<br />

“Che si preferisca avvalersi<br />

di dispositivi Android<br />

o dell’ultimo hardware<br />

Apple iPhone, iPad, o iPod<br />

Touch, la app MAGNET<br />

Construct 2.0 offre opzioni<br />

intuitive per connettersi<br />

in modalità wireless e gestire<br />

una stazione totale per<br />

misurazioni rapide, oltre<br />

a un orientamento grafico<br />

dei vostri dati.”<br />

“Si tratta di un esempio di<br />

ciò su cui ci stiamo concentrando<br />

per offrire più<br />

opzioni che siano di utilità<br />

per gli utenti finali,” ha<br />

affermato Ahl. “Questa<br />

compatibilità multipiattaforma<br />

offerta dalla app<br />

MAGNET Construct 2.0,<br />

rende ancora più accessibili<br />

le soluzioni di misurazione<br />

per diverse applicazioni.”<br />

MAGNET Construct<br />

offre anche una connettività<br />

sicura ai servizi<br />

web di MAGNET<br />

Enterprise per un interscambio<br />

dati in tempo reale<br />

tra il cantiere o la campagna,<br />

e l›ufficio.<br />

La app è disponibile sia<br />

sull’Apple App Store che<br />

su Google Play.<br />

Per maggiori informazioni,<br />

visitare il sito topconpositioning.com.<br />

http://topconpositioning.com<br />

Formazione<br />

TerreLogiche 2017<br />

E’ online il calendario<br />

2017 della Formazione<br />

Terrelogiche con una proposta<br />

formativa molto<br />

ricca e tante novità. Tra i<br />

corsi del nuovo anno due<br />

new entry: “Statistica con<br />

R (base)” e “Geodatabase<br />

(PostGIS)”.<br />

Nel primo semestre verranno<br />

proposti due nuovi<br />

corsi:<br />

• “Statistica con R (base)”<br />

che affronta i principali<br />

aspetti riguardanti la<br />

gestione statistica dei<br />

dati e la loro rappresentazione<br />

grafica tramite<br />

l’utilizzo del software<br />

Open Source R.<br />

• “Geodatabase<br />

(PostGIS)” che introduce<br />

all’utilizzo di<br />

PostGIS per l’immagazzinamento,<br />

l’interrogazione<br />

e la manipolazione<br />

di dati territoriali georiferiti<br />

in modo rapido<br />

ed efficiente.<br />

Per maggiori informazioni<br />

sui corsi: http://<br />

www.terrelogiche.com/<br />

calendario-e-costi.html<br />

Tra le novità anche la<br />

possibilità di acquisto dei<br />

“Pacchetti Formativi”,<br />

percorsi tematici creati<br />

da un team di docenti<br />

che permettono di seguire<br />

più sessioni formative<br />

con riduzioni sul costo<br />

di listino e possibilità di<br />

dilazionare il pagamento.<br />

E per tutti coloro che<br />

vogliono tenere costantemente<br />

aggiornato il proprio<br />

team, Terrelogiche<br />

propone i corsi in house<br />

con personalizzazione<br />

dei contenuti didattici e<br />

delle tematiche affrontate<br />

in base alle specifiche esigenze<br />

degli uffici.<br />

Le iscrizioni ai corsi<br />

2017 sono aperte!<br />

http://www.terrelogiche.com<br />

• Rilievi batimetrici automatizzati<br />

• Fotogrammetria delle sponde<br />

• Acquisizione dati e immagini<br />

• Mappatura parametri ambientali<br />

• Attività di ricerca<br />

Vendita – Noleggio - Servizi chiavi in mano, anche con strumentazione cliente<br />

44 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


MERCATO<br />

Teorema presenta<br />

le ultime novità dei<br />

Laser Scanner HDS<br />

Teorema, Distributore per<br />

Lombardia e Piacenza degli<br />

Strumenti Topografici<br />

Leica presenta le ultime<br />

novità dei Laser Scanner<br />

HDS.<br />

L’elevata qualità, le prestazioni<br />

e la massima robustezza,<br />

rendono Leica<br />

ScanStation P16 lo strumento<br />

ideale nel mondo<br />

della scansione laser 3D.<br />

Il suo interessante rapporto<br />

prezzo-prestazioni e<br />

l›interfaccia semplice, garantiscono<br />

una soluzione<br />

interessante per tutte le applicazioni<br />

con una portata<br />

fino a 40 metri.<br />

Leica ScanStation P16<br />

Leica ScanStation P16<br />

dispone di un’interfaccia<br />

touchscreen pratica<br />

ed intuitiva. Il pulsante<br />

di scansione «one-touch»<br />

e il software in modalità<br />

procedura guidata garantiscono<br />

un flusso di lavoro<br />

semplice ed un controllo<br />

rapido dei dati sul campo.<br />

Combinato al comando a<br />

distanza WLAN, il sistema<br />

Leica ScanStation P16 può<br />

essere utilizzato da qualsiasi<br />

dispositivo palmare.<br />

Leica ScanStation<br />

P30 e P40<br />

Leica ScanStation P30 è<br />

uno scanner ad alta versatilità<br />

adatto per una vasta<br />

gamma di tipiche soluzioni<br />

di scansione. Con il suo<br />

mix ottimale di velocità,<br />

autonomia e precisione ed<br />

una robustezza senza pari,<br />

è la soluzione all-in-one<br />

per una ampia gamma<br />

completa di applicazioni.<br />

Leica ScanStation P40 offre<br />

massima versatilità,<br />

ottima portata, elevata<br />

velocità di scansione ed<br />

eccellente qualità dei dati<br />

quando e dove necessario.<br />

E’ la soluzione perfetta<br />

per qualsiasi attività<br />

di scansione laser 3D.<br />

La scelta giusta<br />

Sia che ti occorra una rappresentazione<br />

dettagliata<br />

di una facciata costruita,<br />

una planimetria in 2D o<br />

dati 3D per l’integrazione<br />

nella modellazione BIM<br />

(Building Information<br />

Modeling), ricostruire una<br />

scena del crimine, acquisire<br />

la geometria 3D di strade,<br />

gallerie e ponti, sai che per i<br />

tuoi progetti, avrai bisogno<br />

di un strumento di scansione<br />

preciso. I nuovi laser<br />

scanner ScanStation P30 e<br />

P40 sono la scelta giusta,<br />

perché i dettagli sono importanti.<br />

Teorema srl<br />

Via Romilli 20/8 20139<br />

Milano<br />

Tel 02/5398739<br />

http://www.geomatica.it/<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 45


MERCATO<br />

Cosa riserva il sistema Galileo all’Italia nel<br />

prossimo futuro? Sono quasi 20 anni che si parla del<br />

sistema Galileo con investimenti che dall’anno 2000 al 2020<br />

arriveranno ad oltre 10 miliardi di euro. Ovviamente ogni paese<br />

della Comunità ha dato il suo contributo in quota parte,<br />

ricevendo poi benefici più o meno proporzionali all’investimento.<br />

Oggi a distanza di quasi venti anni ci chiediamo quale<br />

sia la ricaduta di tale investimento per l’Italia.<br />

Di certo l’Italia ha il ruolo di fanalino di coda nel settore pur<br />

avendo know-how specifico e strutture di ricerca di tutto rispetto,<br />

anche in rapporto a quel mondo che travalicando i<br />

confini d’Europa offre competenza e professionalità di alto<br />

livello. Galileo si dirige essenzialmente a servizi basati sulla localizzazione<br />

(LBS), che dipendono fortemente dall’affidabilità<br />

e dalla disponibilità del posizionamento la cui realizzazione, lo<br />

ricordiamo, ancora oggi, nelle nostre zone, è affidata al sistema<br />

GPS statunitense, e al sistema GLONASS russo.<br />

Il ruolo dell’Italia nel sistema di posizionamento Galileo, dal<br />

punto di vista dei servizi indotti, è abbastanza marginale e<br />

quanto dei previsti benefici saranno disponibili alle piccole e<br />

medie imprese italiane che potrebbero usufruire degli “Initial<br />

Services” avviati a fine <strong>2016</strong> e promossi dalla GSA, l’Agenzia<br />

del GNNS europeo?<br />

I professionisti del settore topografico non sembrano interessati<br />

dal nuovo sistema in quanto gli altri sono disponibili e altamente<br />

precisi. Una piccola indagine nel settore ci conferma<br />

che da tempo i produttori hanno abilitato la ricezione delle<br />

frequenze riservate al sistema Galileo, ma nessuno ancora parla<br />

di evidenti vantaggi nell’esecuzione delle misurazioni. Nel<br />

settore degli smartphone attualmente risulta un solo produttore,<br />

BQ, che con il suo smartphone Aquarius riceve i satelliti<br />

Galileo, ma non spiega quale siano i vantaggi, neanche durante<br />

un Hackaton promosso recentemente dalla GSA a Praga.<br />

Servizi di interesse prioritario sono nel supporto al soccorso<br />

per le emergenze ed anche nella grande accuratezza dell’orologio<br />

atomico che porterà all’aumento della precisione sulla<br />

localizzazione da singolo, ma avrà molte applicazioni secondarie.<br />

“La geolocalizzazione è al centro dell’attuale rivoluzione digitale,<br />

con nuovi servizi che trasformano la nostra vita quotidiana<br />

– ha affermato il vicepresidente della Commissione<br />

Europea Maroš Šefčovič in occasione della dichiarazione degli<br />

Initial services –. Galileo sarà alla base della prossima generazione<br />

di tecnologie basate sulla localizzazione, come le automobili<br />

autonome, i dispositivi connessi o i servizi urbani<br />

intelligenti. Oggi mi rivolgo agli imprenditori europei con<br />

questo invito: immaginate cosa potete fare con Galileo. Non<br />

aspettate, innovate!”.<br />

Ma in pratica quanto conoscono gli utenti italiani di questa<br />

innovazione Europea?<br />

Cercheremo di appurarlo nel corso di questo anno e il primo<br />

appuntamento è al numero 1 2017 di <strong>GEOmedia</strong> dedicato<br />

interamente a questo tema con approfondimenti su:<br />

4 Gli Initial Services Galileo<br />

4 I primi gestori del servizio<br />

4 L’impatto nel settore del survey<br />

4 Quali giovamenti per i Location Based Services?<br />

4 GPS e Galileo, lotta ad armi pari?<br />

4 I nuovi servizi per il soccorso<br />

4 Smartphone Galileo ready, esistono?<br />

Renzo Carlucci<br />

Conferenza Esri Italia<br />

2017<br />

Cogli l’occasione e partecipa<br />

al Call for Paper<br />

della manifestazione più<br />

articolata e completa a livello<br />

nazionale nel settore<br />

delle tecnologie geospaziali<br />

e dei Sistemi Informativi<br />

Geografici: la Conferenza<br />

Esri Italia, che si terrà a<br />

Roma il 10 e 11 maggio<br />

2017.<br />

Condividi i risultati dei<br />

tuoi progetti, la tua storia<br />

di successo e racconta a<br />

un pubblico di esperti del<br />

settore come la tecnologia<br />

Esri ha permesso di migliorare<br />

il tuo lavoro.<br />

Diventa protagonista di<br />

un momento di arricchimento<br />

che coinvolge<br />

migliaia di professionisti<br />

da molti anni.<br />

http://www.esri.com<br />

In promozione lo scanner<br />

ZEB1 la soluzione<br />

portatile per il rilievo 3D<br />

Lo scanner ZEB1, sviluppato<br />

da GeoSLAM,<br />

è la soluzione di rilievo<br />

vincente per la misura e<br />

la mappatura di ambienti<br />

tridimensionali su più livelli.<br />

ZEB1 rileva oltre 40.000<br />

punti di misura al secondo<br />

e li trasforma in una nuvola<br />

di punti interamente<br />

registrata. Estremamente<br />

portatile e leggero, viene<br />

utilizzato in movimento<br />

ed è l’ideale per il rilievo<br />

di spazi interni complessi<br />

e sotterranei.<br />

Promozione da prendere<br />

al volo!<br />

19.990,00<br />

Inclusi 10.000 data processing<br />

credits per il processamento<br />

della nuvola<br />

di punti<br />

Vai ai prodotti:<br />

https://goo.gl/uNpzOC<br />

http://www.mesa-laserscanner3d.com<br />

46 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong>


MERCATO<br />

Mesh il piccolo drone professionale<br />

che supporta Galileo<br />

Mesh sarà il primo drone professionale inoffensivo al mondo<br />

a supportare Galileo, il nuovo sistema di navigazione satellitare<br />

sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per<br />

l’Unione Europea.<br />

La sua entrata in funzione è stata prevista per giovedì 15<br />

dicembre. E permetterà di sganciare il Vecchio Continente<br />

dallo statunitense GPS e dal russo GLONASS.<br />

Dopo 17 anni di sviluppo, Galileo è ora pronto per entrare<br />

in funzione, permettendo all’Europa di rendersi<br />

indipendente anche sul fronte dei sistemi di posizionamento<br />

satellitare. Il supporto a Galileo, in questa prima<br />

fase iniziale, sarà garantito solo su alcuni dispositivi<br />

che comunque potrebbero aver necessità, in ogni<br />

caso, di ricevere un piccolo aggiornamento software.<br />

Cosa cambierà nel mondo dei droni professionali dopo<br />

l’entrata in funzione di Galileo?<br />

Maggiore precisione, disponibilità, copertura. La precisione<br />

dei GNSS (sistema satellitare globale di navigazione) sarà<br />

migliorata grazie alla possibilità di utilizzare una costellazione<br />

combinata GPS-Galileo. In questo modo, il numero<br />

di satelliti costantemente disponibili sarà quasi il doppio,<br />

permettendo misure più precise. Per lo stesso motivo, il<br />

numero maggiore di satelliti che diffondono un segnale di<br />

geo-localizzazione, permetterà di avere un servizio con maggiore<br />

disponibilità, anche in ambienti a visibilità limitate.<br />

Infine, la copertura offerta da Galileo in alcune aree geografiche<br />

sarà migliore del GPS, per come è stata progettata<br />

la posizione dei satelliti. Anche a livello di servizio, Galileo<br />

sarà migliorativo rispetto al GPS, offrendo alcune caratteristiche<br />

ora assenti nei GNSS, come i servizi di integrità<br />

garantita del segnale, e in generale l’affidabilità del sistema,<br />

oppure la possibilità di accedere ai dati grezzi non elaborati.<br />

Le applicazioni che nascono ogni giorno sono moltissime e<br />

questo enorme mercato è destinato a raggiungere 3 miliardi<br />

di utenti entro il 2020, la sua crescita sarà progressiva e promette<br />

prestazioni di altissimo livello.<br />

http://www.italdron.com/it<br />

TEOREMA sRl MIlANO:<br />

sOlUZIONI INNOVATIVE PER lA TOPOGRAFIA<br />

E lA TERMOGRAFIA “IR”<br />

Dal 1986 Teorema srl lavora a fianco del professionista<br />

fornendo la tecnologia più avanzata, la migliore formazione tecnica<br />

ed una accurata assistenza post-vendita<br />

per rendere affidabile e produttivo il vostro lavoro.<br />

Leica HDS P30 / P40<br />

Leica Nova MS60<br />

Leica Serie Captivate<br />

Leica CS35<br />

Rugged Tablet<br />

Ricevitore<br />

GNSS GS14<br />

Leica 3D Disto<br />

Leica<br />

Disto S910<br />

Termocamera<br />

Flir T420<br />

www.geomatica.it • www.disto.it • www.termocamere.com<br />

Via A. Romilli, 20/8 20139 Milano • Tel. 02 5398739 • teorema@geomatica.it <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2016</strong> 47


SMART CITIES<br />

Smart cities<br />

or dumb cities?<br />

Servizi geospaziali e<br />

città<br />

di Beniamino Murgante<br />

e Giuseppe Borruso<br />

La discussione più recente<br />

sulla città si sofferma<br />

sempre più sulla<br />

sua ‘intelligenza’, richiamando<br />

il concetto<br />

di Smart Cities, più<br />

volte affrontato su queste<br />

colonne. Tale intelligenza<br />

si concretizza,<br />

nella maggior parte dei<br />

casi, nell’introduzione<br />

di uno ‘strato tecnologico’<br />

sulla città,<br />

spesso caratterizzato<br />

dall’installazione di alcuni<br />

dispositivi quali<br />

lampioni in grado di<br />

accendersi e spegnersi<br />

da soli in base alle condizioni<br />

di luce, o un<br />

set di telecamere per il<br />

controllo del traffico, o<br />

l’implementazione di<br />

una rete wi-fi pubblica<br />

al servizio di cittadini,<br />

o, più propriamente,<br />

city users. Tali elementi<br />

sono senz’altro necessari<br />

ma, più volte, si è ribadito<br />

come questi, da<br />

soli, non siano in grado<br />

di rendere intelligente<br />

una città, senza una<br />

vera e propria rete, in<br />

grado di coniugare regole<br />

condivise, aspetti<br />

tecnologici, dati e cittadini.<br />

Una città smart,<br />

infatti, è una città che<br />

prima di tutto viene incontro<br />

ai propri cittadini<br />

o utenti, fornendo<br />

loro dei servizi, e in cui<br />

il lato tecnologico rappresenta<br />

l’elemento per<br />

raggiungere un’elevata<br />

efficienza, per ottimizzare<br />

tali elementi e, auspicabilmente,<br />

risultare<br />

quasi invisibile.<br />

Il legame tra città<br />

‘smart’ e le tecnologie<br />

e i servizi geospaziali è<br />

necessariamente molto<br />

forte, quasi scontato,<br />

apparentemente. Le<br />

città sono localizzate<br />

nello spazio. Le strade,<br />

gli edifici, gli elementi<br />

naturali e artificiali, i<br />

servizi, hanno una posizione,<br />

e così gli utilizzatori<br />

della città, anche<br />

se questi si muovono<br />

nello spazio. Realtà statiche<br />

e dinamiche allo<br />

stesso tempo. Nodi,<br />

relazioni, reti, flussi,<br />

sono tutti elementi che<br />

caratterizzano la città,<br />

secondo la tradizione<br />

degli studi urbanistici<br />

e della geografia urbana.<br />

Se fino a ieri questi<br />

potevano essere rappresentati<br />

in modo statico,<br />

oggi la dinamica<br />

di questi elementi può<br />

essere raccolta, analizzata,<br />

elaborata, visualizzata.<br />

Le tecnologie geoinformatiche<br />

sono oggi alla<br />

base di tutta una serie<br />

di servizi geolocalizzati,<br />

quelli che di fatto contribuiscono<br />

o possono<br />

contribuire a rendere le<br />

città più o meno smart.<br />

Videocamere e sensori<br />

smart possono monitorare<br />

il traffico urbano<br />

– e questi oggetti sono<br />

dotati di una posizione<br />

nello spazio, geolocalizzabile<br />

– così come<br />

dispositivi mobili,<br />

come gli smartphones,<br />

raccogliendo dati aiutano<br />

a produrre le mappe<br />

di, appunto, traffico<br />

urbano di Google. Gli<br />

smartphones nelle nostre<br />

tasche sono oggi<br />

dei concentrati di tecnologia<br />

che l’ampiezza<br />

di banda della rete cellulare<br />

e la liberalizzazione<br />

civile del segnale<br />

GPS, per citare solo<br />

due rivoluzioni degli<br />

ultimi lustri, hanno<br />

reso senza precedenti la<br />

possibilità di scambiarsi<br />

dati e informazioni,<br />

consentendo elevati livelli<br />

di interazione tra<br />

soggetti e con lo spazio<br />

circostante, e di raccogliere<br />

queste ultime, a<br />

scopo ludico, ma anche<br />

utilizzabili per attività<br />

di pianificazione commerciale<br />

(da parte di<br />

chi questi dati li raccoglie)<br />

e urbana.<br />

Sempre più la posizione,<br />

diventa elemento<br />

importante e alla base<br />

di quanto ruota attorno<br />

al servizio di smartness:<br />

i cittadini, i sensori e i<br />

dispositivi, i dati (siano<br />

essi open, siano essi<br />

big), le infrastrutture, e<br />

tutti i servizi che possono<br />

derivare da queste<br />

interazioni. E ciò, anche<br />

se apparentemente<br />

ormai consolidato, non<br />

rappresenta ancora un<br />

elemento facilmente<br />

gestibile, soprattutto<br />

in termini di precisione.<br />

Da un lato, infatti,<br />

tutte le componenti<br />

‘fisse’ possiedono una<br />

posizione: gli hot spot<br />

wi-fi, le centraline, tutti<br />

i dispositivi e sensoristica;<br />

dall’altro lato<br />

i dispositivi mobili o,<br />

in accezione più umanizzata,<br />

i cittadini o gli<br />

utenti della città, cambiano<br />

la loro posizione<br />

nello spazio e questa<br />

può avere diversi livelli<br />

di precisione e affidabilità.<br />

Ed è qui che si giocheranno<br />

le sfide dei<br />

prossimi anni. Il posizionamento<br />

outdoor e<br />

quello indoor sono infatti<br />

il terreno di gioco<br />

dove si svilupperanno<br />

servizi, sempre più precisi,<br />

basati sulla geolocalizzazione.<br />

Gli attuali<br />

dispositivi mobili, dotati<br />

di ricevitore GNSS<br />

adattato soprattutto<br />

per ricevere il segnale<br />

della costellazione statunitense<br />

GPS, si attestano<br />

infatti su livelli<br />

di precisione dell’ordine<br />

dei 5 – 10 metri,<br />

con peggioramenti dovuto<br />

all’effetto ‘canyon’<br />

riscontrabile in molte<br />

realtà urbane. Tale<br />

dato è destinato a migliorare,<br />

con la capacità,<br />

già esistente e ulteriormente<br />

implementabile<br />

nel futuro più<br />

prossimo, dei ricevitori<br />

(multicostellazione) di<br />

captare i segnali da altre<br />

costellazioni, quali<br />

la russa GLONASS,<br />

quella cinese Beidou e,<br />

da quest’anno, l’europea<br />

GALILEO. L’altra<br />

grande frontiera è rappresentata<br />

dal posizionamento<br />

interno, dove<br />

i sistemi satellitari perdono<br />

la loro efficacia.<br />

Gli utenti della città<br />

si muovono all’interno<br />

di edifici, quali abitazioni,<br />

punti vendita,<br />

luoghi pubblici. Qui<br />

la localizzazione non<br />

può più essere garantita,<br />

ad esempio, dalla<br />

posizione del dispositivo<br />

all’interno della<br />

cella di telefonia mo-<br />

48 <strong>GEOmedia</strong> n°6-2015


SMART CITIES<br />

bile per fornire servizi<br />

e informazioni ad hoc e<br />

precisamente indirizzate.<br />

Sistemi che garantiscano<br />

la localizzazione a<br />

ogni singolo piano di un<br />

edificio e con precisioni<br />

senz’altro sub-metriche<br />

sono pertanto necessari,<br />

e le ricerche sono in atto,<br />

sia con riferimento all’utilizzo<br />

dei sensori montati<br />

all’interno dei dispositivi,<br />

sia relativi a sistemi<br />

esterni (es. hot spot<br />

wi-fi, ibeacons, ecc.). Al<br />

di là delle applicazioni<br />

meramente commerciali,<br />

ovviamente tra le prime<br />

a essere sviluppabili anche<br />

tenendo conto di<br />

un ritorno economico,<br />

le applicazioni in ambito<br />

smart sono molto<br />

ampie. Dal monitoraggio<br />

dei flussi di persone<br />

all’interno degli edifici a<br />

scopi di pianificazione,<br />

a sistemi di guida e di<br />

somministrazione di informazioni<br />

per persone<br />

disabili, a servizi di assistenza<br />

remota, per esempio<br />

per persone anziane.<br />

Geolocalizzazione e<br />

smartness sono pertanto<br />

ancora agli inizi della<br />

loro coesistenza, pur<br />

trattandosi di concetti e<br />

di tecnologie ormai ampiamente<br />

testate e rese<br />

disponibili negli ultimi<br />

decenni, e con ampie e<br />

promettenti evoluzioni.<br />

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />

Batty M., Urban studies: Diverse cities, successful cities, Nature<br />

Human Behaviour, Volume 1, article 0022, pp. 1 – 2. http://www.<br />

nature.com/articles/s41562-016-0022<br />

Batty M., Building a Science of Cities, Cities, Volume 29,<br />

Supplement 1, March 2012, Pp. S9 – S16, http://www.complexcity.<br />

info/files/2011/12/BATTY-CITIES-2011.pdf<br />

Batty M., The New Science of Cities, The MIT Press, 2013.<br />

Bezerra J. et al., The Mobile Revolution: How Mobile Technologies<br />

Drive a Trillion-Dollar Impact, bcg perspectives, visitato il 20 gennaio<br />

<strong>2016</strong> https://www.bcgperspectives.com/content/articles/<br />

telecommunications_technology_business_transformation_mobile_revolution/<br />

Murgante B., Borruso G., Smart Cities or Dumb Cities? Città e<br />

Applicazioni per Smartphones, <strong>GEOmedia</strong> Vol 17, N° 5, 2013.<br />

Murgante B., Borruso G., Smart cities: un’analisi critica delle opportunità<br />

e dei rischi, <strong>GEOmedia</strong> Vol 17, N° 3, 2013.<br />

Tweddle JC, Robinson LD, Pocock MJ, Roy HE. Guide to citizen<br />

science: developing, implementing and evaluating citizen science<br />

to study biodiversity and the environment in the UK. Natural<br />

History Museum and NERC Centre for Ecology and Hydrology for<br />

UK-EOF 2012. www.ukeof.org.uk<br />

Warf B. e Sui D. (2010), From GIS to neogeography: ontological implications<br />

and theories of truth, “Annals of GIS”, 16 (4), pp. 197-209.


AGENDA<br />

07 - 09 febbraio 2017<br />

Berna (Svizzera)<br />

8th Workshop on Remote<br />

Sensing of Land Ice and Snow<br />

of the European Association of<br />

Remote Sensing Laboratories<br />

(EARSeL)<br />

www.geoforall.it/kwpaw<br />

8-11 febbraio<br />

Genova<br />

FOSS4G-IT 2017<br />

www.geoforall.it/kwppx<br />

21 - 24 febbraio 2017<br />

Firenze<br />

10th Coastal Altimetry<br />

Workshop<br />

www.geoforall.it/kwp8a<br />

1-3 marzo 2017<br />

Nafplio (Grecia)<br />

International Workshop ISPRS/<br />

CIPA 3D-ARCH<br />

www.geoforall.it/k9yx4<br />

05-07 marzo 2017<br />

Dubai (UAE)<br />

JURSE 2017 URBAN 2017<br />

URS 2017<br />

www.geoforall.it/k9cwu<br />

14-16 marzo 2017<br />

Munich (Germania)<br />

Munich Satellite Navigation<br />

Summit 2017<br />

www.geoforall.it/k9cu4<br />

29 marzo 2017<br />

Roma<br />

UAV & SAR: i droni nelle<br />

operazioni di salvataggio<br />

www.geoforall.it/k9cy3<br />

10-12 Aprile 2017<br />

Roma<br />

AIIT International Congress<br />

TIS Rome 2017<br />

www.geoforall.it/k9c46<br />

18-20 aprile 2017<br />

Sharjah (UAE)<br />

ASCMCES-17<br />

www.geoforall.it/k9cw6<br />

23–28 aprile 2017<br />

Vienna (Austria)<br />

European Geosciences Union<br />

(EGU) Special session on RPAS<br />

in monitoring applications and<br />

management of natural hazards<br />

www.geoforall.it/kwp6c<br />

24–26 aprile 2017<br />

Vienna (Austria)<br />

Geosciences Information For<br />

Teachers (GIFT) workshop by<br />

EGU<br />

www.geoforall.it/k9crp<br />

27-28 aprile 2017<br />

Porto (Portugal)<br />

GISTAM 2017 3rd<br />

International Conference on<br />

Geographical Information<br />

Systems Theory, Applications<br />

and Management<br />

www.geoforall.it/kx9wx<br />

06-08 maggio 2017<br />

Cairo (Egypt)<br />

10th International Symposium<br />

On Mobile Mapping<br />

Technology and Summer<br />

School on mobile Mapping<br />

www.geoforall.it/k9cw8<br />

10-11 maggio 2017<br />

Roma<br />

Conferenza Esri Italia 2017<br />

www.geoforall.it/k9cyk<br />

15-17 maggio 2017<br />

Mosca (Russia)<br />

ISPRS International Workshop<br />

Photogrammetric and<br />

computer vision techniques for<br />

video Surveillance, Biometrics<br />

and Biomedicine - PSBB17<br />

www.geoforall.it/kwp9r<br />

23-24 maggio 2017<br />

London (UK)<br />

GEO Business 2017<br />

www.geoforall.it/k9cwd<br />

29 maggio - 2 giugno 2017<br />

Salzburg (Austria)<br />

GNC 2017 10th ESA GNC<br />

Conference<br />

www.geoforall.it/k9chh<br />

06-09 giugno 2017<br />

Hannover (GERMANY)<br />

ISPRS WG Hannover<br />

Workshop HRIGI 17 – CMRT<br />

17 – EuroCOW 17 Joint<br />

Meeting<br />

www.geoforall.it/k9cw4<br />

7-10 giugno 2017<br />

Roma<br />

XXXII Congresso dei Geografi<br />

Italiani<br />

www.geoforall.it/kwphk<br />

25 giugno-1 luglio 2017<br />

Zagreb (Croatia)<br />

XXX International Geodetic<br />

Student Meeting<br />

www.geoforall.it/kxpff<br />

26-29 giugno 2017<br />

Munich (Germany)<br />

SPIE Optical Metrology<br />

Videometrics, Range Imaging<br />

and Applications XIV<br />

www.geoforall.it/kwp9f<br />

4 - 7 luglio 2017<br />

Salzburg (Austria)<br />

GI_Forum 2017<br />

www.geoforall.it/k9cup<br />

16-22 luglio 2017<br />

Obergurgl (AUSTRIA)<br />

Innsbruck Summer School of<br />

Alpine Research 2017 Close<br />

Range Sensing Techniques in<br />

Alpine Terrain Venue<br />

www.geoforall.it/k9cwh


FIBER MANAGER ®<br />

TUTTA LA TUA RETE A PORTATA DI MANO<br />

GESTISCI L’INFRASTRUTTURA CON UN SOLO GEODATABASE INTEGRATO<br />

Con FiberManager® puoi gestire le reti di telecomunicazione con un unico geodatabase che consente la<br />

visione globale ed integrata dell’intera infrastruttura di rete. In questo modo hai a disposizione uno strumento<br />

di business intelligence geografica centralizzato, da cui puoi estrarre tutti i report, gli schemi e i documenti<br />

necessari a progettare, costruire, sviluppare e gestire la tua rete nel modo più efficace possibile.<br />

FiberManager® mette a fattor comune la piattaforma GIS leader nel mondo con il modello dati e le funzionalità<br />

smart implementate da una community network di aziende di telecomunicazioni operanti in vari paesi nel<br />

mondo.<br />

FiberManager® è una verticalizzazione della suite ArcFM® di Schneider Electric, di cui Sinergis è rivenditore<br />

esclusivo in Italia.<br />

www.sinergis.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!