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NOCI PECAN 1/2017

• Allergeni • Dati IRI: Andamento delle vendite nella grande distribuzione A Dicembre 2016 • Nei dintorni: a tavola con il vino • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana Quattro piatti da gustare e collezionare

• Allergeni
• Dati IRI: Andamento delle vendite nella grande distribuzione
A Dicembre 2016
• Nei dintorni: a tavola con il vino
• Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana
Quattro piatti da gustare e collezionare

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ESIGENZE CLIMATICHE<br />

E CICLO VEGETATIVO<br />

Il clima, nelle regioni originarie del pecan, varia da umido a semiarido<br />

con inverni solo lievemente rigidi. Trattandosi di zone dal<br />

punto di vista climatico diverse tra di loro, nel tempo la specie<br />

ha potenziato le proprie capacità di adattamento<br />

grazie ad un efficientissimo sistema di trasporto dell’acqua e<br />

alla capacità di evitare la chiusura degli stomi in seguito ad alte<br />

temperature (manovra solitamente atta ad evitare perdite idriche<br />

in condizioni ambientali avverse), anche grazie al fatto che l’acqua<br />

disponibile nel terreno solitamente è in quantità sufficienti.<br />

Questa specie arborea infatti ha bisogno di grandi quantità<br />

d’acqua e di un’umidità elevata del suolo per sostenere una<br />

crescita e una produzione di frutti ottimale, per cui lo sviluppo<br />

della pianta è sempre favorito da terreni argillosi,<br />

ben drenati, ai lati di fiumi e valli.<br />

Considerate però le capacità adattative sopra citate, è comunque<br />

fornita di radici possenti e profonde situate nello strato<br />

di humus superficiale, che le permettono sia l’idratazione<br />

dell’albero nei periodi di siccità sia l’assorbimento dei nutrienti<br />

contenuti in quello che è lo strato più ricco del terreno, qualora<br />

il livello di suolo inferiore dovesse risultare saturo e areato.<br />

La germogliazione avviene durante il periodo delle<br />

piogge, tendenzialmente da agosto a settembre, con<br />

ulteriori picchi a marzo e in aprile, quando le precipitazioni medie<br />

raggiungono un minimo di 70-80 cm: tale clima promuove<br />

un buon sviluppo dei semi e la successiva formazione dei fiori,<br />

riducendo al minimo lo stress idrico nonostante sia abbastanza<br />

resistente sia ai ristagni (queste piante possono utilizzare fino<br />

a 350 galloni, ossia più di 1.000 litri d’acqua al giorno) che alla<br />

scarsità di ossigeno nel terreno. Per assicurarsi una buona<br />

crescita delle colture è bene che le temperature<br />

medie mensili durante l’estate superino i 16 °C<br />

e scendano sotto gli 23 °C in inverno. Tra ottobre ed<br />

aprile invece l’albero richiede temperature più alte per la crescita<br />

dei frutti. In un clima così umido, è ovvio che, nelle zone<br />

subtropicali, solo le cultivar che sono tolleranti alla ticchiolatura<br />

(patologia tipica di ambienti con un’alta percentuale di umidità<br />

e scarsità di ossigeno) dovrebbero essere piantate.<br />

LE FASI FENOLOGICHE DEL FIORE<br />

1. PRODUZIONE DELLE GEMME<br />

Di solito ogni ascella fogliare sviluppa 2-3 o più gemme di cui la più importante<br />

è quella vicino all’estremità terminale del germoglio, definita anche<br />

germoglio primario. Gli altri germogli sono in grado di produrre un<br />

fiore femminile, ma rimangono gemme di riserva. All’interno del germoglio<br />

primario si evidenziano tre parti, ognuna delle quali è separata dalle<br />

altre attraverso il proprio involucro.<br />

2. PRODUZIONE DELLE INFIORESCENZE<br />

Quando gli involucri secondari si schiudono, si possono intravedere degli<br />

allungamenti: sono gli amenti ormai sviluppati. Sia gli amenti che i germogli<br />

si allungano e in questa fase le inflorescenze maschili sono abbastanza<br />

evidenti. Ogni ramo possiede un numero di fiori variabile, che può<br />

arrivare fino a 115, e ogni fiore è composto da 3 a 5 antere, ciascuna<br />

fornita di brattea a scopo protettivo. Ogni antera può contenere fino a<br />

2.000 grani di polline. Ricapitolando: ogni germoglio primario possiede<br />

2 amenti, i quali hanno 3 gambi ciascuno; ciascun stelo poi ha circa 110<br />

fiori, i quali a loro volta possiedono 4 antere ciascuno.<br />

3. FIORITURA<br />

A questo punto i getti continuano a crescere finché gli amenti non si sono<br />

N/14 completamente allungati. Ogni getto produce circa 8/10 foglie ciascuno,<br />

prima che vengano sviluppati i fiori. Infatti, essi possono produrre o<br />

meno fiori femminili, a seconda della quantità di carboidrati disponibili nel<br />

fiore: nel caso fossero sufficienti, vi sarà una differenziazione del tessuto<br />

vegetativo sviluppando il fiore femminile che diverrà visibile dalle 4 alle 6<br />

settimane dopo.<br />

Il numero di fiori femminili è determinato dalla varietà e dal vigore di crescita<br />

dei getti. Una volta sviluppato, il fiore femminile misura 5,5-8 mm di<br />

lunghezza e la metà rimane racchiuso nel calice: questi è caratterizzato<br />

da quattro creste, le quali lo dividono virtualmente in quattro parti e di<br />

cui ciascuna di esse termina con una brattea sottile lunga 3-5 mm. Alla<br />

fine del processo vedremo come la crescita vegetativa darà luogo a una<br />

cicatrice all’apice dell’infiorescenza.<br />

4. ALLEGAGIONE<br />

Ad impollinazione avvenuta, la fecondazione avverrà dalle 5 alle 7 settimane<br />

dopo, dopodiché i fiori femminili si svilupperanno rapidamente<br />

in frutti.<br />

Il calice, cioè la parte esterna del fiore femminile, continuerà a crescere<br />

proporzionalmente allo sviluppo della noce in modo da coprire la noce<br />

oramai matura. Quest’ultima fase è nota come crescita dell’involucro e,<br />

appena raggiunta la maturità, si aprirà permettendo alla noce di liberarsi<br />

e cadere.<br />

Se l’involucro non dovesse consentire alla noce di fuoriuscire facilmente,<br />

potrebbero esserci stati problemi nello sviluppo del guscio.

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