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Nel 2005 la produzione mondiale di mango si attestava attorno a 28,51 milioni di tonnellate con una crescita anche delle importazioni in Europa. Nel 2009 la FAO ha pubblicato una classifica dove il mango risultava il secondo frutto tropicale maggiormente prodotto al mondo, dopo la banana. Paesi Tonnellate produzione è la Cina. Produttori minori sono la Thailandia, l’Indonesia, il Bangladesh e la Corea del Sud, un altro grande fornitore è l’America con il 13% della produzione mondiale: i coltivatori comprendono Florida, Coachella Valley in California, Caraibi, Hawaii, Messico. Il mercato americano, principalmente quello del Nord America, si rifornisce da Messico, Perù, Ecuador e Haiti. India Cina Thailandia Indonesia Pakistan Messico Brasile Bangladesh Nigeria 15˙188˙000 4˙350˙000 2˙600˙000 2˙131˙139 1˙888˙449 1˙827˙314 1˙249˙521 889˙176 850˙000 Per quanto riguarda l’Europa, gli Stati dove il mango è coltivato sono: Spagna (principalmente Andalusia, nella provincia di Málaga), che con il suo clima subtropicale è uno dei pochi posti in Europa continentale che permette la crescita di piante tropicali. Anche le Isole Canarie sono un esempio di coltivazione spagnola. Segue la Grecia e in minima parte l’Italia con la Sicilia. Il mango prodotto in Sicilia ha trovato il suo mercato oltre che nelle aree locali, dove è consumato principalmente da minoranze etniche indiane e pakistane, anche su poche piattaforme della G.D.O. d’oltralpe. Filippine 800˙551 Fonte: FAOSTAT database, 2014 (http://www.unescap.org) L’Asia rende a livello mondiale il 77% di mango, quasi la metà dei manghi di tutto il mondo sono coltivati in India (che, insieme al Pakistan, riesce a soddisfare anche la richiesta del mercato asiatico), e il secondo paese in termini di I maggiori compratori europei di mango sono: Regno Unito, seguito dalla Francia e dalla Germania che ha subito un incremento del 26% dal 2002 al 2006. Anche l’Olanda ha importato 88.300 t di mango (10.6% UE) sempre nel 2006. L’Europa soddisfa la sua domanda interna principalmente grazie al Brasile, seguito dall’Asia e da alcuni Paesi dell’America e dell’Africa, detenente il 9% della produzione mondiale, che ha luogo soprattutto in Nigeria. Tonnellate ≤ 847 ≤ 11310 ≤ 41911 ≤ 303063 > 303063 N/26
L’INFIORESCENZA IL FRUTTO ESIGENZE CLIMATICHE E CICLO VEGETATIVO Il mango è una specie versatile, come dimostra la sua produzione diffusa nel mondo. Ama il clima tropicale, ma riesce a vivere anche in ambienti subtropicali. Può essere coltivata ad un’altitudine massima di 4.000 metri, anche se le produzioni migliori si verificano al di sotto dei 2.000 metri in quanto un allontanamento dall’habitat naturale può determinare produzioni tardive e taglie minori della pianta. La temperatura ottimale di crescita si aggira intorno i 24 - 27° C, in ogni caso tollera bene il calore (è stato verificato che le piante riescono a sopravvivere anche a temperature superiori ai 48°, presentando tuttavia danni ai frutti). È fondamentale invece che le temperature non scendano mai al di sotto degli 0° C. La pianta è in grado di resistere a terreni contraddistinti da siccità, e allo stesso tempo crescere in zone con forti piovosità. La cascola (così viene chiamata la caduta anormale e prematura di fiori e frutti), così come la dimensione e la qualità del frutto, possono essere influenzate da una buona irrigazione durante la fase di sviluppo del frutto. Il suolo ideale è quello alluvionale, ma può crescere anche in condizioni di aridità purché il terreno abbia la capacità di trattenere l’umidità e renderla disponibile per le piante in periodi più secchi: i terreni poco drenanti sono inadatti alla crescita del mango. Visto l’ingombrante apparato radicale (lo spessore delle radici varia sempre a seconda della cultivar) il mango necessita di un suolo profondo, le radici difatti si estendono particolarmente in terreni con tessitura media: fino a 1,5 mt dal fusto per arrivare a 2,5 mt in quelli con tessitura sabbiosa. È ottimale un suolo poco compatto, fragile, friabile: la presenza di uno strato di terreno indurito, o un’alternanza di strati diversi, fanno sì che le radici penetrino con più difficoltà, senza contare che le strutture compatte impedirebbero le infiltrazioni d’acqua. I terreni con un contenuto di argilla inferiore al 15% o superiore al 30% non saranno in grado di fornire umidità sufficiente per le piante. È fondamentale che il suolo abbia un adeguato periodo di riposo, ossia che si asciughi per 2 o 3 mesi prima della fase di fioritura, per promuovere una buona formazione dei fiori: di solito ciò è indotto nelle aree subtropicali dalle basse temperature o di siccità, nei tropici. Questo fenomeno è attribuito a una stimolazione simultanea di sviluppo vegetativo durante i mesi autunnali, che, a sua volta, influenza la formazione di fiori in primavera. Il vento è un reale problema quando soffia impietoso, caldo e asciutto al momento della fioritura e dell’allegagione (fase iniziale dello sviluppo dei frutti successiva alla fioritura) per cui i frangivento e i ripari morti alle piantine sono necessari. Gli alberi di questa specie crescono meglio in terreni con pH compreso tra 6 e 7,2. La Mangifera Indica è sensibile agli accumuli di calcare, infatti se il pH del suolo dovesse superare il 7,5 si ritroverebbero nelle foglie i segni di una carenza di ferro. Valori di pH inferiori o superiori a 7,2 sono invece causa di carenza di oligoelementi, in particolare fosfato e potassio. È richiesto un contenuto minimo di calcio di 200 ppm, un contenuto minimo di fosfato di 20 ppm e il potassio ideale invece va da 80 a 200 ppm. Attenzione anche ai livelli di alluminio nel suolo: se non è superiore a 30 ppm, possono essere utilizzati terreni con un pH di 5,5 o superiore. N/27
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