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Perché l’Italia non investe nella<br />
ricerca secondo te?<br />
«È un investimento a lungo termine<br />
e in Italia non abbiamo una politica<br />
di lungo respiro, di cose che non<br />
sono spot elettorali. L’università e la<br />
ricerca non ti permettono di avere<br />
un risultato immediato in termini di<br />
voti. La politica di oggi è la politica<br />
del domani mattina. L’università e<br />
la ricerca non funzionano così: oggi<br />
spendi, fra dieci anni la tua società<br />
sarà migliore. La frase tristemente<br />
nota dell’allora ministro dei Beni<br />
e delle attività culturali Sandro<br />
Bondi con la cultura non si mangia<br />
è emblematica. Con la cultura non<br />
si mangia oggi, ma tra dieci anni<br />
mangeranno moltissime persone».<br />
Qual è il ruolo dei ricercatori in<br />
questo stato di cose?<br />
«Anche i ricercatori dovrebbero<br />
uscire dalla torre d’avorio in cui si<br />
sono rinchiusi e iniziare ad opporsi<br />
e a raccontare le loro storie. Fare<br />
comunicazione pubblica del ruolo<br />
dell’università e della ricerca. Mi sono<br />
chiesta perché lo dovremmo fare e<br />
perché non lo facciamo. Perché siamo<br />
divisi tra noi. I precari, soprattutto,<br />
sono il gruppo più diviso: si tratta<br />
di competere con il tuo compagno<br />
di banco per avere un assegno di<br />
ricerca. Oggi faccio parte di un<br />
gruppo che si chiama Coordinamento<br />
delle Ricercatrici e dei Ricercatori<br />
Non Strutturati Universitari, nato<br />
tre anni fa per creare comunicazione<br />
tra noi. Anche questo ha migliorato<br />
la mia attività di ricerca perché<br />
entri in relazione con tanta gente e<br />
questo lavoro è fatto di network e di<br />
relazioni».<br />
Per le donne fare carriera all’interno<br />
del mondo accademico è ancora più<br />
difficile.<br />
«Ormai la quota di donne laureate<br />
e dottoresse di ricerca supera quella<br />
degli uomini in tutti i 28 paesi<br />
dell'Unione Europea. L'Italia si<br />
colloca sopra la media europea con<br />
una percentuale che arriva quasi al<br />
60%. Ma le donne continuano ad<br />
essere sottorappresentate soprattutto<br />
nei settori delle scienze dure. In<br />
particolare, in Europa la percentuale<br />
di laureate e dottoresse di ricerca in<br />
scienze, matematica e informatica<br />
si aggira intorno al 40%, quella in<br />
ingegneria, industria e costruzioni<br />
è inferiore al 30%. E poi esiste la<br />
segregazione verticale: la disparità<br />
di genere tende ad accentuarsi lungo<br />
il percorso che conduce agli apici<br />
alle carriere scientifiche. Nell'ultimo<br />
anno in cui il dato è disponibile,<br />
le ricercatici universitarie italiane<br />
sono il 48%, le professoresse<br />
associate sono il 36,5%, mentre le<br />
professoresse ordinarie si fermano<br />
al 22%, e sono meno del 15% in<br />
settori come ingegneria industriale<br />
e dell'informazione, scienze fisiche<br />
e scienze mediche. Io aggiungo che<br />
in realtà non c’è solo un soffitto di<br />
cristallo, ma c’è anche un pavimento<br />
appiccicoso che non permette loro<br />
di fare il passaggio tra le discipline.<br />
Cioè la percentuale di donne laureate<br />
cresce, sì, ma solo in quei settori che<br />
erano già femminilizzati. Mentre nei<br />
settori poco femminilizzati continua<br />
ad essere bassa. È una questione di<br />
stereotipi di genere e una questione di<br />
opportunità».<br />
Quali sono, se ci sono, le differenze<br />
nel fare ricerca al nord e al sud?<br />
«Credo che al sud ci siano meno<br />
possibilità, ma non in termini di<br />
finanziamenti. Ho insegnato a Trento<br />
e a Napoli e credo che a Napoli<br />
l’università sia più importante che a<br />
Trento, perché qui è un presidio per<br />
il territorio. Al nord è più semplice,<br />
si tratta di crescita culturale, qui i<br />
docenti, i ricercatori, si scontrano con<br />
difficoltà molto più grandi che sono<br />
quelle della realtà sociale. È figo stare<br />
in questo contesto, si contribuisce alla<br />
valorizzazione del territorio e sono<br />
felice di essere tornata al sud».<br />
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#3D MAGAZINE