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n.15 #3DMAGAZINE_WEB

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Perché l’Italia non investe nella<br />

ricerca secondo te?<br />

«È un investimento a lungo termine<br />

e in Italia non abbiamo una politica<br />

di lungo respiro, di cose che non<br />

sono spot elettorali. L’università e la<br />

ricerca non ti permettono di avere<br />

un risultato immediato in termini di<br />

voti. La politica di oggi è la politica<br />

del domani mattina. L’università e<br />

la ricerca non funzionano così: oggi<br />

spendi, fra dieci anni la tua società<br />

sarà migliore. La frase tristemente<br />

nota dell’allora ministro dei Beni<br />

e delle attività culturali Sandro<br />

Bondi con la cultura non si mangia<br />

è emblematica. Con la cultura non<br />

si mangia oggi, ma tra dieci anni<br />

mangeranno moltissime persone».<br />

Qual è il ruolo dei ricercatori in<br />

questo stato di cose?<br />

«Anche i ricercatori dovrebbero<br />

uscire dalla torre d’avorio in cui si<br />

sono rinchiusi e iniziare ad opporsi<br />

e a raccontare le loro storie. Fare<br />

comunicazione pubblica del ruolo<br />

dell’università e della ricerca. Mi sono<br />

chiesta perché lo dovremmo fare e<br />

perché non lo facciamo. Perché siamo<br />

divisi tra noi. I precari, soprattutto,<br />

sono il gruppo più diviso: si tratta<br />

di competere con il tuo compagno<br />

di banco per avere un assegno di<br />

ricerca. Oggi faccio parte di un<br />

gruppo che si chiama Coordinamento<br />

delle Ricercatrici e dei Ricercatori<br />

Non Strutturati Universitari, nato<br />

tre anni fa per creare comunicazione<br />

tra noi. Anche questo ha migliorato<br />

la mia attività di ricerca perché<br />

entri in relazione con tanta gente e<br />

questo lavoro è fatto di network e di<br />

relazioni».<br />

Per le donne fare carriera all’interno<br />

del mondo accademico è ancora più<br />

difficile.<br />

«Ormai la quota di donne laureate<br />

e dottoresse di ricerca supera quella<br />

degli uomini in tutti i 28 paesi<br />

dell'Unione Europea. L'Italia si<br />

colloca sopra la media europea con<br />

una percentuale che arriva quasi al<br />

60%. Ma le donne continuano ad<br />

essere sottorappresentate soprattutto<br />

nei settori delle scienze dure. In<br />

particolare, in Europa la percentuale<br />

di laureate e dottoresse di ricerca in<br />

scienze, matematica e informatica<br />

si aggira intorno al 40%, quella in<br />

ingegneria, industria e costruzioni<br />

è inferiore al 30%. E poi esiste la<br />

segregazione verticale: la disparità<br />

di genere tende ad accentuarsi lungo<br />

il percorso che conduce agli apici<br />

alle carriere scientifiche. Nell'ultimo<br />

anno in cui il dato è disponibile,<br />

le ricercatici universitarie italiane<br />

sono il 48%, le professoresse<br />

associate sono il 36,5%, mentre le<br />

professoresse ordinarie si fermano<br />

al 22%, e sono meno del 15% in<br />

settori come ingegneria industriale<br />

e dell'informazione, scienze fisiche<br />

e scienze mediche. Io aggiungo che<br />

in realtà non c’è solo un soffitto di<br />

cristallo, ma c’è anche un pavimento<br />

appiccicoso che non permette loro<br />

di fare il passaggio tra le discipline.<br />

Cioè la percentuale di donne laureate<br />

cresce, sì, ma solo in quei settori che<br />

erano già femminilizzati. Mentre nei<br />

settori poco femminilizzati continua<br />

ad essere bassa. È una questione di<br />

stereotipi di genere e una questione di<br />

opportunità».<br />

Quali sono, se ci sono, le differenze<br />

nel fare ricerca al nord e al sud?<br />

«Credo che al sud ci siano meno<br />

possibilità, ma non in termini di<br />

finanziamenti. Ho insegnato a Trento<br />

e a Napoli e credo che a Napoli<br />

l’università sia più importante che a<br />

Trento, perché qui è un presidio per<br />

il territorio. Al nord è più semplice,<br />

si tratta di crescita culturale, qui i<br />

docenti, i ricercatori, si scontrano con<br />

difficoltà molto più grandi che sono<br />

quelle della realtà sociale. È figo stare<br />

in questo contesto, si contribuisce alla<br />

valorizzazione del territorio e sono<br />

felice di essere tornata al sud».<br />

14<br />

#3D MAGAZINE

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