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Cinema di prossimità

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za (dove anche l’amatore scompare), film narrativi, lavori sperimentali, <strong>di</strong>ari <strong>di</strong><br />

viaggio, filmati aziendali (non si <strong>di</strong>mentichi Olmi), documentari, filmati inerenti<br />

a hobby e tempo libero e così via. L’archivio potenziale relativo a questi film<br />

è indubbiamente in continua espansione e conterrebbe una vasta serie <strong>di</strong> modalità<br />

eterogenee.<br />

Ci occuperemo principalmente del cinema amatoriale che ha costituito e<br />

costituisce un agente <strong>di</strong> grande rinnovamento nel cinema.<br />

Talvolta tali film vengono fruiti, oggi, senza mo<strong>di</strong>fiche: cambia solo il contesto<br />

della visione e, <strong>di</strong> conseguenza, lo spettatore che guarda, affascinato dall’andamento<br />

casuale delle inquadrature o dalla qualità plastica dei <strong>di</strong>fetti dell’immagine<br />

(tremolii, fuori fuoco, movimenti <strong>di</strong> macchina...). La lettura privata familiare è soppiantata<br />

da una lettura che prende in considerazione l’autore: lo spettatore è invitato<br />

a interessarsi propriamente al lavoro formale e alla produzione d’insieme,<br />

aprendo al confronto con le produzioni <strong>di</strong> altri artisti e con la storia dell’arte.<br />

Il cinema <strong>di</strong> Jean Rouch, Michel Brault, Pierre Perrault, il cinema “verità” <strong>di</strong><br />

Chris Marker sono i testimoni del rinnovamento attuato dal cinema amatoriale,<br />

sebbene né gli attori, né le loro produzioni possano essere considerati amatoriali.<br />

Il cinema amatoriale funge da modello per la leggerezza dei materiali <strong>di</strong> ripresa<br />

impiegati, la riduzione dell’équipe addetta alle riprese e l’insistenza sulla vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana, ma l’obiettivo è quello <strong>di</strong> fare un documentario in modo <strong>di</strong>verso.<br />

Così assistiamo, da parte dei cineasti, a un riconoscimento e a una valorizzazione<br />

del cinema amatoriale, ma non in quanto tale: quello che conta è creare nuovi<br />

stili cinematografici.<br />

Lo stu<strong>di</strong>oso O<strong>di</strong>n traccia quin<strong>di</strong> una netta linea <strong>di</strong> demarcazione tra ciò che è<br />

cinema vero e proprio, creato con l’intento <strong>di</strong> fare cinema, seppure in maniera<br />

sperimentale, e cinema amatoriale puro. Ritengo utile, da un lato, mantenere questa<br />

sud<strong>di</strong>visione in quanto contrassegna con chiarezza un territorio inesplorato;<br />

dall’altro trovo sterile, nell’ambito <strong>di</strong> una ricerca che riguarda l’arte, improntare<br />

il <strong>di</strong>scorso unicamente su questo tipo <strong>di</strong> cinema. Come si vedrà stu<strong>di</strong>ando i vari<br />

autori <strong>di</strong> cinema amatoriale, è effettivamente <strong>di</strong>fficile e poco utile identificare i<br />

film amatoriali <strong>di</strong> uno specifico cineamatore come semplici film amatoriali: non<br />

tutti lo sono e non è possibile in<strong>di</strong>viduare quali siano stati <strong>di</strong>rettamente influenzati<br />

da un certo sperimentalismo stilistico.<br />

Restando a O<strong>di</strong>n, bisognerebbe allora considerare il cineamatore un autore<br />

che non vuole esprimersi, ma semplicemente filmare gli acca<strong>di</strong>menti famigliari<br />

o che lo riguardano da vicino.<br />

Stando a quanto lui scrive il film <strong>di</strong> famiglia è il primo genere cinematografico:<br />

il primo può infatti considerarsi Le repas de bébé (35 mm, 1895), <strong>di</strong> Louis<br />

Jean Lumière. I Lumière, e insieme a loro i pionieri del cinema americano, vedevano<br />

infatti nel cinema un perfezionamento della foto ricordo amatoriale, una<br />

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