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La Toscana nuova - Anno 1- Numero 9 - <strong>Ottobre</strong> 2018 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-2013 - Iscriz. Roc. 23227. E 1. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/F


Arredamenti d’antiquariato, oggettistica e lampadari<br />

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Tel e fax 055 2398696 / +39 3316648066<br />

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AMPIA ESPOSIZIONE AL PIANO SUPERIORE


Sommario ottobre 2018<br />

6 La retrospettiva di Sauro Cavallini all’Accademia delle Arti del Disegno<br />

9 L’eccellenza della manifattura toscana a Villa Caruso<br />

10 Marina Abramovic protagonista a Palazzo Strozzi<br />

12 Il sigaro toscano: duecento anni di storia quotati in borsa<br />

13 Arte del vino: I Veroni, pregiatissimo Sangiovese<br />

14 Fondazione Romualdo Del Bianco: accordo per valorizzare l’artigianato fiorentino<br />

17 Firenze mostre: omaggio a Jane Fortune, paladina dell’arte femminile<br />

18 Dalla natura all’uomo: il percorso fotografico di Barbara Cerri<br />

19 Spunti di critica fotografica: William Eugene Smith, pioniere del reportage<br />

21 Speciale Pistoia: la settima edizione di Un altro parco in città<br />

22 Personaggi: Donatella Milani, cantante e compositrice toscana<br />

24 Invito a teatro: Ferruccio Soleri, una vita per Arlecchino<br />

26 Arkiwine: Silvano Evangelista, professionista dell’ABI<br />

27 Incontro con Mario Celotti, presidente dell’ADAM<br />

28 Il gusto della tradizione: l’Antica Macelleria Falorni<br />

30 Ritratti d’artista: l’amore nel nuovo millennio secondo Franca Vannoni<br />

32 L’avvocato risponde: la tutela giuridica dei brevetti<br />

36 Eccellenze toscane in Cina: il Salumificio Lombardi<br />

38 Percorsi nella natura: le montagne di San Martino di Castrozza<br />

40 A Reus il museo dedicato al genio di Antoni Gaudì<br />

43 A Gualdo la mostra dedicata al pittore sestese Ennio Pozzi<br />

44 Obbiettivo fotografia: il “mosso creativo” di Fabio Canali<br />

45 Ritratti d’artista: Giovanni Garrubba, pittore innamorato della realtà<br />

46 Alle Serre Torrigiani il festival del cinema in bianco e nero<br />

47 La tradizione del teatro giapponese a Palazzo Medici Riccardi<br />

48 Solidarietà con Cure2Children al Parco dei Renai di Signa<br />

50 A Palazzo Vecchio la XXXIII edizione del Premio Lorenzo il Magnifico<br />

61 L’astrazione contemporanea in mostra alla Galleria d’Arte Mentana<br />

63 I libri del mese: Il fiore dell’amicizia di Lenio Vallati<br />

Periodico di attualità, arte e cultura<br />

La Nuova Toscana Edizioni<br />

di Fabrizio Borghini<br />

Viale F. Redi 75<br />

50144 Firenze<br />

Tel. 333 3196324<br />

lanuovatoscanaedizioni@gmail.com<br />

lanuovatoscanaedizioni@pec.it<br />

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n. 6072 del 12 - 01 - 2018<br />

Partita Iva: 06720070488<br />

Codice Fiscale: BRGFRZ47C29D612I<br />

Anno 1 - Numero 9<br />

<strong>Ottobre</strong> 2018<br />

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La Toscana nuova - Periodico di attualità,<br />

arte e cultura<br />

Testi:<br />

Paolo Bini<br />

Fabrizio Borghini<br />

Lorenzo Borghini<br />

Beatrice Botticelli<br />

Francesca Caggiati<br />

Fabio Canali<br />

Nicola Crisci<br />

Maria Grazia Dainelli<br />

Luigi Del Fante<br />

Laura Del Puglia<br />

Serena Gelli<br />

Elisabetta Mereu<br />

Oscar Nicolai<br />

Elena Maria Petrini<br />

Daniela Pronestì<br />

Lucia Raveggi<br />

Barbara Santoro<br />

Michele Taccetti<br />

Franca Vannoni<br />

Foto:<br />

Fabio Canali<br />

Barbara Cerri<br />

Lorenzo Chiari<br />

Laura Del Puglia<br />

Etaoin Media & Comunicazione<br />

GoNews<br />

Maurizio Mattei<br />

Guido Mencari<br />

Elisabetta Mereu<br />

Alessandro Michelazzi<br />

Carlo Midollini<br />

Duccio Paoli<br />

Elena Maria Petrini<br />

Barbara Santoro<br />

Silvano Silvia<br />

William Eugene Smith<br />

In copertina:<br />

Sauro Cavallini, Natura (1973),<br />

bronzo (ph. courtesy Centro<br />

Studi Cavallini)<br />

Premio Letteratura SpoletoFestivalArt 2018<br />

a Simone Fagioli per il volume La struttura<br />

dell'argomentazione nella Retorica di Aristotele<br />

(Società Editrice Fiorentina)<br />

Simone Fagioli è poeta, scrittore e saggista.<br />

Ha ricevuto numerosi premi letterari e<br />

riconoscimenti nazionali e internazionali.<br />

Si è laureato con lode in Filosofia teoretica<br />

e in Etica delle relazioni Umane. È<br />

professore di Filosofia e Storia presso il<br />

Liceo Classico Europeo “Santa Maria degli<br />

Angeli” di Firenze ed è Presidente dell’Associazione<br />

Culturale #FareCultura. Con La<br />

struttura dell'argomentazione nella Retorica<br />

di Aristotele, edito dalla S.E.F., l’autore<br />

ci invita a riflettere sull’analisi dei discorsi<br />

politici e a cogliere i quadri socio-culturali<br />

della vita neo-moderna, nella prospettiva<br />

del mondo greco. Si tratta, pertanto, di un<br />

testo, che per la sua originalità e per il suo<br />

rigoroso scavo teoretico, offre degli strumenti<br />

essenziali per interpretare e abitare<br />

il nostro presente, cercando, nel pensiero<br />

di Aristotele, nuove vie e possibili soluzioni<br />

ai problemi del mondo post-moderno.<br />

4


Un tuffo nel passato, un tuffo nella moda...<br />

nella storia della moda!<br />

Dall'archivio dell'Atelier Giuliacarla Cecchi<br />

uno scatto che racconta lo stile e le tendenze<br />

degli anni Ottanta<br />

Atelier GIULIA CARLA CECCHI<br />

Via Jacopo da Diacceto, 14 - 50123 Firenze<br />

Showroom: Tel: 055284269 - Cell: 335437934<br />

Email: polacecchi@gmail.com


Firenze<br />

Mostre<br />

Sauro Cavallini<br />

Luce e Ombra è il titolo della retrospettiva<br />

dedicata al noto scultore dall’Accademia<br />

delle Arti del Disegno di Firenze<br />

Oltre settanta opere, molte delle quali inedite, ricostruiscono<br />

la ricerca formale ed espressiva dell’artista a poco più di due<br />

anni dalla scomparsa<br />

di Barbara Santoro / foto courtesy Centro Studi Cavallini<br />

A<br />

distanza di poco più di due anni<br />

dalla sua scomparsa, Sauro Cavallini<br />

è protagonista di una grande<br />

mostra nella Sala delle Esposizioni<br />

dell’Accademia delle Arti del Disegno, in<br />

via Ricasoli 68 a Firenze. Luce e Ombra<br />

è il titolo di questa antologica curata da<br />

Domenico Viggiano che si aprirà il 4 ottobre<br />

e resterà aperta al pubblico fino al<br />

giorno 30 dello stesso mese. Promossa<br />

dall’Accademia delle Arti del Disegno<br />

e dal Centro Studi Sauro Cavallini, con<br />

il prezioso contributo della Fondazione<br />

Cassa di Risparmio di Firenze, dell’Ufficio<br />

Promotori Finanziari di Firenze della<br />

Banca Mediolanum e del Consiglio Regionale<br />

della Toscana, è patrocinata da:<br />

Comune di Firenze, Regione Toscana,<br />

Città Metropolitana, Comune di Fiesole,<br />

Fondazione Michelucci. Si può considerare<br />

quasi un omaggio alla città di Firenze<br />

che accolse l’artista alla fine degli anni<br />

’30 del Novecento, quando la sua famiglia<br />

si trasferì qui da La Spezia. Riunite<br />

per l’occasione oltre 70 opere che rivelano<br />

l’intenso lavoro di Sauro Cavallini<br />

che per oltre mezzo secolo ha mostrato<br />

forme dalle curve gentili, sinuose in un<br />

continuo movimento senza fine, donando<br />

un’ eleganza sottile che faceva parte<br />

anche della personalità dell‘uomo, raffinato<br />

anche con la tuta da lavoro o con<br />

gli occhiali da saldatore. Alle pareti della<br />

grande sala saranno esposte più di 40<br />

opere pittoriche a colori assolutamente<br />

inedite realizzate dall’artista nel momento<br />

di massima maturità. Opere talmente<br />

care al maestro da non aver mai visto la<br />

luce al di fuori del suo studio sulle colline<br />

di Fiesole (oggi sede del Centro Studi Cavallini)<br />

perché gelosamente conservate e<br />

Sauro Cavallini<br />

mostrate solo a pochi amici. La stessa<br />

sala ospiterà importanti sculture in bronzo<br />

come Natura (simbolo dell’esposizione)<br />

assieme a circa un’altra diecina di<br />

bronzi e ferri. Nella sala piccola potranno<br />

essere ammirati invece una ventina<br />

di disegni eseguiti negli anni ’60, caratterizzati<br />

dallo studio della linea, così importante<br />

per la formazione degli scultori.<br />

Nello spazio esterno, sotto il porticato,<br />

fra le volte che si affacciano su Piazza<br />

San Marco, verranno posizionate tre<br />

opere monumentali in bronzo: i due Titani<br />

e il Ginnasta (opera che fu esposta<br />

nel 1975 al Salon d’Automne del Grande<br />

Palais di Parigi ) accompagnate da un<br />

allestimento con i versi che il maestro<br />

pubblicò nel suo libro di poesie Cantici<br />

del mare e della vita edito nel 1998 da<br />

Polistampa. Tra le sculture nella grande<br />

sala sarà esposta anche quella dell’Ultima<br />

Cena, che Cristina Acidini, presidente<br />

dell’Accademia, ha definito simbolo<br />

altissimo della potenza inventiva di Cavallini<br />

e altresì retaggio incompiuto. Per<br />

comprendere meglio le dimensioni finali<br />

di questo monumento (più di 16 metri<br />

di lunghezza per 7 di altezza) sarà esposto,<br />

accanto al bozzetto, un busto in gesso<br />

dell’opera definitiva ancora in attesa<br />

di essere fusa in bronzo e attualmente<br />

conservata al Centro Studi Cavallini di<br />

Fiesole. Una magnifica esposizione che<br />

andrà a sottolineare l’intensa relazione<br />

che Sauro Cavallini ha avuto con Firenze,<br />

dove i suoi tanti monumenti pubblici<br />

6<br />

SAURO CAVALLINI


arredano luoghi significativi del capoluogo<br />

toscano. Tra questi ricordiamo il<br />

grande Crocifisso che ci accoglie nel Cimitero<br />

delle Porte Sante di San Miniato<br />

al Monte (dove l’artista ora riposa nella<br />

cappella di famiglia accanto alle tombe<br />

di Annigoni e Spadolini), il Monumento<br />

alla Pace posizionato al centro del parco<br />

del Palazzo dei Congressi in Piazza Stazione,<br />

Il volo dei gabbiani davanti alla sede<br />

RAI in piazza De Gasperi e le cinque<br />

opere che in Piazza Ferrucci compongono<br />

La fontana della maternità. Nato a<br />

La Spezia da genitori ed avi liguri; il padre,<br />

che per tanti anni aveva lavorato nella<br />

Marina Militare, fu trasferito a Firenze<br />

ed assunto alle Ferrovie dello Stato. Sauro<br />

trovò subito il contatto giusto con la<br />

città dell’arte. Nel 1957 espose da autodidatta<br />

alcune opere in una collettiva a<br />

Firenze; in seguito aprì uno studio in via<br />

Orsanmichele dove ebbero inizio le sue<br />

prime sperimentazioni con vari materiali.<br />

Nel 1960, dopo aver acquistato un pezzo<br />

di terra sulla collina fiesolana, costruì<br />

la casa e lo studio; qui, appagato dalla<br />

bellezza della natura e dalle piante che lo<br />

circondano, cominciò a scolpire notte e<br />

giorno le grandi sagome che scaturivano<br />

dalla sua fantasia creativa. Dall’esordio<br />

della sua carriera artistica avvenuta<br />

nel lontano 1965 quando la scultura Il<br />

Gatto vinse il primo premio al XVI edizione<br />

del Fiorino d’Oro, Sauro Cavallini è<br />

stato protagonista di innumerevoli commesse<br />

internazionali, collocando le sue<br />

opere in collezioni molto prestigiose come<br />

quella del Consiglio d’Europa di Strasburgo,<br />

del Principato di Monaco e del<br />

Vaticano, e molte altre raccolte di istituti<br />

bancari e di privati. Moltissimi i riconoscimenti<br />

ricevuti in vita, anche se<br />

dalla sua scomparsa nel 2016 c’è stata<br />

una vera e propria consacrazione del suo<br />

lavoro grazie all’attenzione della critica<br />

e ad una serie di eventi che hanno dato<br />

l’opportunità ad un pubblico sempre più<br />

vasto di conoscerne l’opera in maniera<br />

più approfondita. Dall’apertura del Centro<br />

Studi a lui dedicato all’interno del suo<br />

atelier sulla collina di Fiesole nel 2017,<br />

prosegue quindi il successo di un artista<br />

che ha votato tutta la vita alla realizzazione<br />

di opere di grande impatto emotivo,<br />

studiando la forma sia dal punto di<br />

vista scultoreo che grafico e raggiungendo<br />

livelli altissimi di approfondimento e<br />

perfezione. Moltissimi infatti gli eventi<br />

dedicati a Sauro Cavallini in questi due<br />

Natura, bronzo, 1973<br />

La Creazione, tempera su carta, cm93x69, 2001<br />

anni, dall’esposizione Intrusioni, voluta<br />

dall’amministrazione Comunale di Fiesole<br />

per celebrare l’artista la scorsa estate,<br />

all’assegnazione di due premi internazionali,<br />

il Lifetime Achivement Award alla<br />

carriera durante il Visionary Art Show<br />

di Lecce e il Premio Lorenzo il Magnifico<br />

alla carriera durante la XI edizione della<br />

Biennale Internazionale dell’Arte a Firenze,<br />

all’esposizione personale in Svizzera<br />

presso la Galleria Marval di Neuchatel<br />

nella passata stagione invernale, alla<br />

mostra collettiva Presenze nell’Arte Contemporanea<br />

assieme ai maestri Guttuso,<br />

Annigoni, Carrà, Sironi e Rosai nel Salone<br />

Donatello della Basilica di San Lorenzo<br />

di Firenze lo scorso giugno, fino<br />

alla grande esposizione monumentale in<br />

Piazzetta San Martino a Pietrasanta appena<br />

conclusa. Questa nuova esposizione<br />

personale presso l’Accademia più<br />

antica del mondo rappresenta quindi<br />

un’imperdibile occasione per appassionati<br />

e collezionisti.<br />

SAURO CAVALLINI<br />

7


Una storia di passione e tradizione<br />

nel cuore di Firenze<br />

Un gioiello Paolo Penko è un’armoniosa unione tra passato e presente, tradizione e innovazione, creatività e saper<br />

fare. Unico e riconoscibile, lo stile Penko intreccia bellezza e qualità della materia con il fascino dei richiami a<br />

forme e simbologie della pittura e dell’architettura fiorentina. Senza dimenticare che in questa bottega si perpetua<br />

ancora oggi la storia del fiorino d’oro. Una passione condivisa con la moglie Beatrice - esperta in gemmologia<br />

- e i figli Alessandro e Riccardo, che affiancano il padre con ruoli diversi: il primo seguendolo in giro per il mondo,<br />

suggerendo nuove idee ed occupandosi della pubblicità sui social, il secondo disegnando alcune linee di gioielli<br />

in sintonia con la tradizione familiare. Un connubio di talenti e creatività che detta il successo della bottega Penko,<br />

la cui nuova sede, ancora più grande ed elegante della precedente, si trova in via delle Oche 20r, a pochi passi dal<br />

duomo di Santa Maria del Fiore e da via dei Calzaiuoli.<br />

Contatti<br />

www.paolopenko.it info@paolopenko.com + 39 055. 2052577


A Villa Caruso sfilano passato, presente e<br />

futuro del manifatturiero toscano<br />

di Elisabetta Mereu / Foto courtesy www.mitacademy.it / www.museopaglia.it<br />

Da sinistra: Agostino Apolito, Antonella Vitiello, Anna Maria Addabbo e Massimiliano Guerrini<br />

(ph. Elisabetta Mereu)<br />

Le lavorazioni del Made in Italy sono<br />

rappresentate da tecniche antiche<br />

e sedimentate dal saper fare tipico<br />

del nostro paese. Questo il motivo ispiratore<br />

della serata evento Lumières de la mode<br />

che si è svolta domenica 30 settembre<br />

nella suggestiva terrazza di Villa Caruso nel<br />

comune di Lastra a Signa. In questa scenografica<br />

cornice gli studenti della Fondazione<br />

ITS MITA di Scandicci hanno sfilato<br />

per presentare vari accessori moda che<br />

loro stessi avevano realizzato utilizzando<br />

materiali tradizionali del territorio, reinterpretandoli<br />

in un gioco creativo fra passato<br />

e presente, elegantemente sottolineato<br />

dall’accompagnamento musicale del maestro<br />

Leandro Cosco e del soprano Federica<br />

Alcione. La Fondazione MITA ha abbracciato<br />

l’idea di rivisitare attraverso i corsisti dei<br />

propri percorsi formativi le attività legate alla<br />

lavorazione della maglieria e soprattutto<br />

della paglia, con il cappello storico (fiorente<br />

industria nata nel 1714 ad opera di Domenico<br />

Michelacci ndr.), importante accessorio<br />

diventato famoso anche grazie a tanti<br />

divi del cinema e della canzone che hanno<br />

indossato vari modelli, alcuni dei quali<br />

diventati iconici. «La serata, cui ha partecipato<br />

come ospite d’onore la regista Cinzia<br />

TH Torrini - ha detto il presidente della<br />

Fondazione MITA, il giovane imprenditore<br />

Massimiliano Guerrini - è stata magistralmente<br />

presentata dalla professoressa Anna<br />

Maria Addabbo, dirigente dell’Istituto Tecnico<br />

Liceale Russell-Newton di Scandicci,<br />

scuola superiore di riferimento per noi,<br />

e dal vicedirettore di Confindustria Firenze,<br />

Agostino Apolito. Fondamentale per la riuscita<br />

di questo evento - ha aggiunto Guerrini<br />

- è stata la costruzione di una rete di<br />

relazioni e sinergie importantissime messe<br />

in campo da tante figure istituzionali che<br />

vogliamo ringraziare: il sindaco di Lastra<br />

a Signa, Angela Bagni, Alberto Cristianini<br />

e Giampiero Fossi, sindaco e assessore<br />

alla Formazione e Lavoro del Comune di<br />

Signa, Silvia Parretti dell’Associazione Villa<br />

Caruso e Angelita Benelli, presidente del<br />

Museo della Paglia, dove i ragazzi del MI-<br />

TA andranno presto in visita». «Questa sfilata<br />

- ha detto l’architetto Antonella Vitiello<br />

direttrice del MITA - è stata un piacevole<br />

spunto per promuovere quelle che sono le<br />

attività formative del nostro istituto di specializzazione<br />

professionale, cioè la possibilità<br />

di affrontare tecniche e lavorazioni che<br />

hanno radici profonde nella storia manifatturiera<br />

italiana, con una duplice valenza:<br />

quella del re-shoring degli antichi mestieri,<br />

contemporaneamente alla conservazione<br />

Modella del Mita (ph. Duccio Paoli)<br />

Arti & Mestieri<br />

di importanti tasselli della storia produttiva<br />

e lavorativa. Il design dei capi permette<br />

di realizzare forme e volumi che hanno<br />

una ricchezza progettuale che riporta alla<br />

luce modalità in grado di essere trainanti<br />

per profili lavorativi nell’ambito della moda.<br />

Settore che - com’è noto - è continuamente<br />

alla ricerca di innovazione, però sempre<br />

collocata all’interno di una forte connotazione<br />

artigianale».<br />

Un momento della sfilata (ph. Duccio Paoli)<br />

ARTI & MESTIERI<br />

9


Firenze<br />

Mostre<br />

Marina Abramovic<br />

La pioniera della performance art protagonista di<br />

una grande mostra retrospettiva in corso fino a gennaio<br />

a Palazzo Strozzi<br />

Installazioni, video e performance ripercorrono la storia di una<br />

delle più controverse protagoniste dell’arte contemporanea<br />

di Barbara Santoro / foto Guido Mencari<br />

Dal 21 settembre 2018 al 20<br />

gennaio 2019 Palazzo Strozzi<br />

ospita The Cleaner, la grande<br />

mostra retrospettiva dedicata a Marina<br />

Abramovic, una delle personalità<br />

più controverse dell’arte contemporanea,<br />

e curata dal direttore generale della<br />

Fondazione Palazzo Strozzi Arturo Galansino.<br />

Il percorso espositivo si estende<br />

dal sottosuolo della Strozzina fino a<br />

tutto il piano nobile del palazzo rinascimentale:<br />

oltre cento le opere protagoniste,<br />

che raccontano i cinquant’anni<br />

della sua carriera e offrono ai visitatori<br />

una panoramica sui lavori più noti<br />

dagli anni ’60 agli anni 2000. Video,<br />

fotografie, oggetti, installazioni e dipinti,<br />

ma anche l’esecuzione dal vivo di<br />

alcune celebri performance della Abramovic<br />

da parte di un gruppo di artisti,<br />

specificatamente formati e scelti in occasione<br />

della mostra, che si alterneranno<br />

ogni giorno in quaranta posizioni. E’<br />

la prima volta che Palazzo Strozzi dedica<br />

una retrospettiva ad una donna ed<br />

è sorprendente come proprio l’Italia e<br />

Firenze in particolare abbia accolto la<br />

sua arte. L‘Italia è per Marina uno dei<br />

tanti luoghi in cui, con il compagno di<br />

vita Ulay (Frank Uwe Laisiepen), ha vissuto<br />

e creato trascorrendo dodici anni<br />

d’amore, attività lavorativa e condivisione<br />

spirituale. Il loro percorso vitale<br />

si è concluso sulla Muraglia Cinese<br />

con un video che è stato visto da milioni<br />

di persone. Il furgoncino Citroen che<br />

Marina Abramovic con Ulay nel 1980 in occasione della performance intitolata Rest Energy<br />

acquistarono ad Amsterdam era stato<br />

un cellulare della polizia. In questo<br />

veicolo hanno vissuto per tre anni viaggiando<br />

in Europa con dentro solo un<br />

materasso, uno schedario, un fornello,<br />

una macchina da scrivere e pochi abiti.<br />

Un po’ malridotto ma perfettamente<br />

restaurato, è ora esposto nel cortile<br />

di Palazzo Strozzi, quasi a dare il benvenuto<br />

in contrasto con la ausetra cornice<br />

rinascimentale del palazzo. I due<br />

artisti scelsero una vita nomade con regole<br />

precise esposte nel loro manifesto<br />

Art vital. Nessuna residenza fissa,<br />

grande energia, un movimento continuo,<br />

un contatto diretto, esposizione al<br />

caso, nessuna fine prestabilita o decisa,<br />

superare i limiti il più possibile anche<br />

correndo grossi rischi, nessuna prova,<br />

nessuna ripetizione. Quando presentarono<br />

Imponderabilia negli anni Settanta,<br />

furono quasi arrestati ed oggi i due<br />

corpi nudi (uno di donna l’altro di uomo)<br />

accolgono il pubblico nella prima<br />

sala, l’uno di fronte all’altro pronti a sfidare<br />

e costringere la platea degli astanti<br />

a passare di traverso nel mezzo per non<br />

sfiorare le due nudità. Ma chi è Marina<br />

Abramovic? Nata a Belgrado, è la nipote<br />

di un patriarca della Chiesa ortodossa<br />

serba, successivamente proclamato<br />

santo. Entrambi i genitori furono partigiani<br />

durante la seconda guerra mondiale:<br />

il padre Vojo fu riconosciuto eroe<br />

nazionale e la madre Danica, maggiore<br />

dell’esercito, fu nominata direttore del<br />

Museo della Rivoluzione e Arte a Belgrado.<br />

Quando Marina aveva quattordici<br />

anni, chiese al padre di comprare dei<br />

colori. Lui, portò una tela che cominciò<br />

a tagliare; poi, stesala a terra, la rivestì<br />

di colla, sabbia, pietrisco, bitume,<br />

di colori dal giallo al rosso ed infine co-<br />

10<br />

MARINA ABRAMOVIC


sparse il tutto di trementina e, con un<br />

fiammifero messo al centro della composizione<br />

la fece esplodere e dicendo<br />

alla figlia: «Questo è il tramonto». Dal<br />

1965 al 1972 Marina ha studiato all’Accademia<br />

di Belle Arti. Dal 1973 al 1975<br />

ha insegnato presso l’Accademia di Belle<br />

Arti di Novi Sad e ha cominciato a creare<br />

le sue prime performance. Nel 1974<br />

è venuta in Italia, dove a Milano ha presentato<br />

alla Galleria Diagramma Rhytm<br />

4. Nel 1976 ha lasciato la Jugoslavia e si<br />

è trasferita ad Amsterdam. Nello stesso<br />

anno ha iniziato la collaborazione e relazione<br />

con Ulay, artista tedesco, e nel<br />

1997 ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale<br />

di Venezia. Tanti i riconoscimenti<br />

ed i premi, fra questi il Premio alla<br />

Carriera Lorenzo il Magnifico assegnatole<br />

nel 2009 alla VIII Biennale di Firenze,<br />

e nel 2008 in Austria la Medaglia per<br />

le Scienze e per le Arti. Oggi Marina ha<br />

settanta anni e a chi le chiede se si sente<br />

una pioniera della performing art risponde<br />

che certamente lo è stata, anche<br />

perché in Italia non ci sono donne artiste<br />

ma solo mogli di artisti se si esclude<br />

Marisa Merz. Interessante anche il suo<br />

pensiero a proposito dell’arte contemporanea:«Dal<br />

Vaticano ai Medici fino<br />

ad oggi l’arte è sempre stata merce di<br />

scambio. Oggi ad usarla sono le grandi<br />

corporazioni piuttosto che le grandi<br />

famiglie di una volta. L’arte che mi interessa<br />

è quella che reca un messaggio<br />

universale, che parla di spiritualità umana,<br />

l’arte libera di esprimere opinioni e<br />

sentimenti. Per questo ho voluto accanto<br />

a me il mio compagno Ulay in veste<br />

però di ospite d’onore». Sul perché della<br />

scelta di questo titolo The Cleaner,<br />

l’artista sembra non voler rispondere.<br />

Toccherà al pubblico alla fine della visita<br />

dare la propria interpretazione.<br />

Marina Abramovic<br />

The Cleaner<br />

22 settembre 2018<br />

20 gennaio 2019<br />

Palazzo Strozzi, Piazza Strozzi<br />

Firenze<br />

Orario mostra:<br />

tutti i giorni inclusi i festivi<br />

10.00 / 20.00 - giovedì: 10.00 / 23.00<br />

+39 055 2645155<br />

info@palazzostrozzi.org<br />

In questa e nelle altre foto alcune sezioni della mostra<br />

11


Eccellenze toscane<br />

nel Mondo<br />

Il sigaro toscano<br />

Duecento anni di storia per un’eccellenza<br />

italiana conosciuta nel mondo e oggi quotata<br />

in borsa dopo un’efficace azione di rilancio<br />

di Barbara Santoro<br />

Era l’estate del 1815 quando a Firenze<br />

ci fu un gran temporale<br />

(oggi la chiameremmo bomba<br />

d’acqua). Una grossa partita di tabacco<br />

Kentucky (dal luogo americano dove<br />

veniva coltivato) che era stato messo a<br />

seccare, s’inzuppò velocemente e avendo<br />

cominciato a fermentare per il gran<br />

caldo, fu messo al macero. Il direttore<br />

della fabbrica pensò di utilizzarlo come<br />

ripieno per sigari da vendere a pochissimo<br />

prezzo essendo ormai un prodotto<br />

di scarto. Nacque così un sigaro piccolo<br />

e bitorzoluto che messo in vendita nei<br />

quartieri d’Oltrarno, ebbe molto successo.<br />

A causa della sua forma irregolare in<br />

Toscana veniva chiamato anche stortignaccolo.<br />

Visto l’inaspettato riscontro, la<br />

Manifattura Granducale iniziò a produrre<br />

il sigaro su larga scala, e già nel 1818 fu<br />

regolarmente messo in vendita. Il sigaro<br />

toscano ha certamente rappresentato<br />

un settore di rilievo nell’economia regionale<br />

almeno fino a tutto l’Ottocento, visto<br />

che nella sola Firenze esistevano<br />

numerosi opifici adibiti a Manifattura Tabacchi<br />

e tutti collocati in edifici di grande<br />

capienza e di indubbio prestigio. Così<br />

dopo aver occupato i locali dell’ex Convento<br />

di Sant’Orsola, la produzione del<br />

toscano venne allargata alla sede autonoma<br />

posta nell’ex Chiesa di San Pancrazio,<br />

oggi sede del Museo Marino<br />

Marini. Il sigaro è stato una presenza costante<br />

tra le dita di Garibaldi, Toscanini,<br />

Verdi, Mascagni, Churchill, Mario Soldati,<br />

Gianni Brera, Amedeo Modigliani e<br />

tanti altri. I pochi che osavano accendere<br />

lo “stortignaccolo” in pubblico, venivano<br />

considerati nostalgici perché ormai<br />

il tempo del toscano era superato. Poi,<br />

nei primi anni ’80, Giuseppe Spaziante,<br />

direttore della Manifattura di Lucca,<br />

scommise sul rilancio del toscano originale.<br />

Da allora molte cose sono cambiate.<br />

La proprietà dell’azienda, che dal<br />

2006 è del Gruppo Maccaferri dopo esser<br />

stata, dal 2004 al 2006, della British<br />

American Tobacco, aumenta di continuo<br />

il proprio fatturato. Nel 2017 è stata toccata<br />

la quota di 102 milioni di euro. Oggi<br />

le varietà di sigari sono tantissime: Sementa,<br />

Antica Tradizione, Antica Riserva,<br />

Soldati, fino a quelli aromatizzati. Prossimamente<br />

uscirà il Duecento per celebrare<br />

l’anniversario e la quotazione in<br />

Borsa. Luca Cordero di Montezemolo,<br />

attuale presidente di Manifatture Sigaro<br />

Toscano, è davvero soddisfatto di questo<br />

rilancio, e noi, da toscani veraci, ci rallegriamo<br />

con lui.<br />

Winston Churchill con l'immancabile sigaro<br />

toscano<br />

Una panoramica della Manifattura Tabacchi a Firenze, uno dei luoghi storici per la produzione del sigaro<br />

12<br />

IL SIGARO TOSCANO


A cura di<br />

Paolo Bini, relatore Associazione Italiana Sommelier<br />

Arte del<br />

Vino<br />

I Veroni: pregiatissimo Sangiovese<br />

di Paolo Bini / foto courtesy dell’azienda<br />

info e consulenza: wine@bini.eu<br />

Oltre quattro secoli di storia: la<br />

fattoria I Veroni venne riportata<br />

già nel 1582, in documenti<br />

ufficiali dell’epoca, come complesso<br />

agricolo intorno Pontassieve. Una lunghissima<br />

tradizione nell’areale vinicolo<br />

di Rùfina che oggi si estende per oltre<br />

70 ettari coltivati prevalentemente a<br />

olivo e vite e che si sviluppa fino ai 350<br />

metri di altitudine dell’antica pieve di<br />

San Martino a Quona. Declivi espressivi<br />

di Toscana dove la nostra uva Sangiovese<br />

trova il naturale habitat per esprimersi<br />

al meglio e, grazie a un’ottima<br />

escursione termica e all’ideale esposizione<br />

dei filari verso sud-ovest, sfrutta<br />

quegli aspetti determinanti per raccontare<br />

nel calice l’essenza del Chianti Rufina:<br />

freschezza, gusto, longevità. Di<br />

proprietà Malesci da fine '800, l’azienda<br />

deve il suo nome agli ampi terrazzamenti<br />

(“veroni”, appunto, in toscano<br />

Lorenzo Mariani<br />

Vini DOP I Veroni<br />

antico) che un tempo esistevano e su<br />

cui probabilmente si essiccavano le foglie<br />

di tabacco raccolte lungo le rive del<br />

vicino Arno. La notorietà odierna si deve<br />

invece a Lorenzo Mariani, proprietario<br />

di quarta generazione, che a inizio<br />

anni ’90 investì su un quasi completo<br />

reimpianto dei vigneti conscio delle<br />

grandi potenzialità concentrate in questo<br />

esclusivo terroir. L’estrema cura in<br />

vigna e la meticolosità in cantina fanno<br />

da cornice a un quadro complessivo di<br />

massima qualità, anche all’interno della<br />

denominazione stessa, a riprova del<br />

successo e dei riconoscimenti ottenuti<br />

fra moltissimi esperti di settore. Conduzione<br />

biologica certificata dal 2013,<br />

il rispetto ambientale è un concetto da<br />

cui non si prescinde così come il senso<br />

di appartenenza e l’identificazione del<br />

Sangiovese come vitigno eletto e prediletto<br />

da sempre, sia in vigna che in<br />

bottiglia. Una realtà agricola completa<br />

quella de I Veroni, aperta al<br />

pubblico per visite guidate, degustazioni,<br />

ma anche per soggiorni<br />

agrituristici in raffinati appartamenti<br />

colonici; da non perdere il<br />

loro olio extravergine di oliva biologico<br />

da cultivar Frantoio, Moraiolo<br />

e Leccino.<br />

Dura selezione quella delle etichette<br />

da proporvi; ci concentriamo<br />

oggi sul Chianti Rufina riserva<br />

DOCG Vigneto Quona. L’annata<br />

2015 al momento irrora di porpora<br />

il calice e attira i sensi con immediati<br />

profumi di amarena, viola,<br />

cannella e noce moscata che sfumano<br />

su note di mora e lavanda,<br />

cacao, humus ed erbe aromatiche<br />

con costante piacevole pungenza<br />

di pepe rosa. Il percorso gustativo<br />

è entusiasmante, ricco di<br />

freschezza e corpo, un lungo sapore<br />

sostenuto da tannini magistrali<br />

che ora regalano un caldo<br />

finale di liquirizia e scorza d’agrume<br />

e che negli anni garantiranno<br />

una longevità ragguardevole. Vero<br />

cru dal rapporto qualità-prezzo eccezionale,<br />

un prodotto ideale per la<br />

lepre alla cacciatora o formaggi di malga<br />

semistagionati. Le uve Canaiolo e<br />

Sangiovese vanno invece ad arricchire<br />

le tradizionali Trebbiano e Malvasia<br />

per il Vin Santo del Chianti Rufina “Occhio<br />

di pernice” DOC 2008. Ben 9 anni<br />

di affinamento in caratelli che alla mescita<br />

donano un colore ambrato brillante<br />

propagando intensi aromi di fico,<br />

mango essiccato, noce, giuggiola, miele<br />

di castagno e ancora anice stellato<br />

e resina su letto di pot-pourri floreale.<br />

La dolcezza in bocca e il caldo abbraccio<br />

sensoriale lasciano una persistente<br />

scia gustativa di agrume candito e<br />

pesca caramellata e lo rendono perfetto<br />

per accompagnare crostate con confettura<br />

gialla o per sedurre, assieme a<br />

un pecorino stagionato, gli amanti delle<br />

emozioni forti e contrapposte.<br />

ARTE DEL VINO 13


Centro congressi<br />

al Duomo<br />

L’artigianato è cultura: accordo per valorizzarlo<br />

Intesa di Fondazione Del Bianco e Confartigianato Firenze<br />

Le due realtà fiorentine hanno firmato un Memorandum di Collaborazione<br />

per la diffusione del Movimento Life Beyond Tourism anche tra gli affiliati<br />

all’associazione di categoria fiorentina<br />

di Beatrice Botticelli / foto etaoin media & comunicazione<br />

Una nuova sinergia per valorizzare<br />

il lavoro degli artigiani fiorentini<br />

e farli diventare parte<br />

integrante del percorso di visita alla città.<br />

Non una visita “mordi e fuggi” con<br />

tappe da rispettare segnate in rosso sulla<br />

cartina ma un viaggio “culturale” nel<br />

viaggio, pensato per i visitatori che vogliono<br />

conoscere la Firenze vera e autentica<br />

immersi nell’atmosfera dei suoi<br />

laboratori artigiani. L’accordo vede unite<br />

la Fondazione Romualdo Del Bianco<br />

e Confartigianato Firenze che hanno siglato<br />

un Memorandum di Collaborazione<br />

per la diffusione del Movimento<br />

Life Beyond Tourism. La collaborazione<br />

punta a diffondere tra gli affiliati a<br />

Confartigianato Imprese Firenze una<br />

nuova concezione di offerta culturale-commerciale<br />

che coniughi sviluppo<br />

sostenibile e diffusione dei valori di<br />

conoscenza orientato a favorire il dialogo<br />

tra culture. Continua quindi l’impegno<br />

della Fondazione Del Bianco,<br />

con l’Istituto Internazionale LBT, per la<br />

diffusione del Movimento Life Beyond<br />

Tourism e la promozione della visibilità<br />

del saper fare contemporaneo fiorentino,<br />

già suggellata dai Memorandum<br />

siglati a novembre 2016 con l’Associazione<br />

Esercizi Storici Tradizionali e Tipici<br />

Fiorentini e, a febbraio 2017, con<br />

l’Osservatorio Mestieri d’Arte (Oma).<br />

Un nuovo accordo per la diffusione<br />

del Movimento Life Beyond Tourism è<br />

stato firmato nei giorni scorsi con l’Università<br />

Politecnica Statale di Volgograd<br />

(Russia) all'Auditorium al Duomo<br />

a testimonianza del virtuoso lavoro in<br />

sinergia con l’Istituto Internazionale<br />

LBT che Fondazione Del Bianco si propone<br />

di portare avanti in tutto il mondo.<br />

L’accordo, firmato dai presidenti<br />

della Fondazione Romualdo Del Bianco<br />

e di Confartigianato Imprese Firenze,<br />

rispettivamente Paolo Del Bianco e<br />

Alessandro Vittorio Sorani, prevede la<br />

definizione di un quadro generale di cooperazione<br />

per le attività da realizzare in<br />

sinergia ispirandosi ai valori del Movimento<br />

Life Beyond Tourism: l’obbiettivo<br />

è esplorare e promuovere le migliori<br />

pratiche per presentare il saper fare del<br />

territorio fiorentino a chi visita la cit-<br />

Un momento dell'incontro all'Auditorium al Duomo di Firenze<br />

14<br />

MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM


tà. I visitatori avranno la garanzia della<br />

Certificazione per il Dialogo tra culture<br />

(DTC-LBT 2018) che gli affiliati di Confartigianato<br />

potranno ottenere diventando<br />

“Membri” Life Beyond Tourism,<br />

poi “Autocertificati”, infine, se vorranno,<br />

soggetti “Certificati”. Presenti alla<br />

firma l’assessore allo Sviluppo Economico<br />

del Comune di Firenze, Cecilia Del<br />

Re e Michele Taccetti, project manager<br />

Life Beyond Tourism. «Un accordo<br />

dall’Amministrazione che va nella direzione<br />

già intrapresa - ha detto Cecilia<br />

Del Re -. Un’occasione importante per<br />

fare rete e proseguire nella valorizzazione<br />

dell’artigianato, anche in vista della<br />

candidatura di Firenze a città Unesco<br />

per l’artigianato. Proprio dai tavoli per<br />

la candidatura è emersa l’idea di rafforzare<br />

tutte le azioni utili a far emergere<br />

questo aspetto». «La sottoscrizione<br />

di questa intesa - ha detto Alessandro<br />

Sorani - ribadisce i valori che animano<br />

la nostra associazione, che coincidono<br />

con quelli della Fondazione. La necessità<br />

di promuovere il territorio fiorentino<br />

e il settore dell'artigianato, in particolare<br />

dell'artigianato artistico, è il collante<br />

di questo accordo. È importante<br />

- ha proseguito Sorani - che nel protocollo<br />

vi sia il progetto Vo per botteghe<br />

® perché da sempre riteniamo che<br />

il modo migliore per comunicare l'artigianato<br />

sia farne esperienza in prima<br />

persona». Nell’intesa, infatti, è incluso<br />

anche il riconoscimento del progetto<br />

Vo per Botteghe ® - itinerari per<br />

incontrare gli artigiani e le attività storiche<br />

nel centro di Firenze - come uno<br />

degli strumenti prioritari per lo sviluppo<br />

locale ed internazionale delle aziende<br />

storiche e artigiane e come una delle<br />

pratiche applicazioni di maggior successo<br />

e di forte impatto internazionale<br />

per esplicitare l’orientamento Life<br />

Beyond Tourism. Proposta attualmente<br />

agli ospiti delle strutture del Centro<br />

Congressi al Duomo, ma che si intende<br />

estendere anche ai circa 250 alberghi<br />

del portale Viva Firenze. che aderiranno<br />

all’iniziativa, iscrivendosi al Movimento<br />

e certificandosi. «La presentazione del<br />

saper fare - ha spiegato Paolo Del Bianco<br />

- è fondamentale per la comprensione<br />

della cultura del territorio medesimo<br />

e parte insostituibile per contribuire al<br />

dialogo tra culture che è la missione del<br />

Movimento Life Beyond Tourism avviato<br />

dalla Fondazione e presentato anche<br />

al 42° Comitato Patrimonio Mondiale<br />

Unesco lo scorso 2 luglio a Manama,<br />

in Bahrein. L’adesione al Movimento Life<br />

Beyond Tourism avvicinerà l’artigiano<br />

sempre più a condividere che “presentare<br />

il proprio prodotto” è in primo luogo<br />

presentare la propria sensibilità, il<br />

proprio contesto, la propria intuizione,<br />

il proprio saper fare, la propria capacità<br />

di esecuzione. In altre parole con l’adesione<br />

al Movimento s’intende in primo<br />

luogo presentare la propria cultura con<br />

la volontà di aprirsi a un dialogo senza<br />

lo schermo della vetrina a frapporsi<br />

tra produttore e visitatore. La Certificazione<br />

Life Beyond Tourism (DTC-LBT<br />

2018) per il Dialogo tra Culture accompagnerà<br />

l’artigiano nelle fasi di crescita<br />

(da “membro” e poi “membro autocertificato”),<br />

garantendo la partecipazione<br />

alla costruzione del dialogo tra culture<br />

per contribuire alla crescita della comunità<br />

internazionale in pacifica coesistenza.<br />

Con la volontaria Certificazione<br />

per il Dialogo tra Culture si dichiarano<br />

gli obiettivi e si consente di misurarne i<br />

risultati anche ai clienti che prima di tutto<br />

sono ospiti della città».<br />

Paolo Del Bianco, presidente della Fondazione<br />

Romualdo Del Bianco<br />

Stretta di mano tra i presidenti Paolo Del Bianco e Alessandro Sorani alla presenza dell'assessore Cecilia Del Re e Michele Taccetti, Project<br />

Manager Movimento LBT<br />

MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM 15


31


Firenze<br />

Mostre<br />

Jane Fortune<br />

Fondatrice e presidente dell’Advancing Women Artists,<br />

si è spenta lo scorso 23 settembre ad Indianapolis<br />

Una mostra in corso alla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze<br />

le rende omaggio attraverso le opere delle artiste toscane da lei<br />

studiate e riscoperte<br />

di Barbara Santoro<br />

Domenica 23 settembre nella<br />

sua casa di Indianapolis<br />

si è spenta Jane Fortune che<br />

qui era nata nel 1942. Questa donna,<br />

chiamata anche amorevolmente “Indiana<br />

Jones”, è stata la fondatrice e<br />

presidente dell’AWA (Advancing Women<br />

Artists), organizzazione no-profit<br />

per la ricerca, il restauro e la valorizzazione<br />

di opere realizzate da donne<br />

artiste e conservate in chiese e musei<br />

della Toscana. Il suo libro Invisible<br />

Women: Forgotten Artists of<br />

Florence che ha ispirato l’omonimo<br />

documentario, è stato importante<br />

perché ha salvato dall’oblio e dal<br />

deterioramento 55 lavori di<br />

donne artiste che hanno coperto<br />

cinque secoli di storia.<br />

Ne è un esempio il recupero<br />

dell’opera di Plautilla Nelli<br />

che ha permesso la mostra<br />

dedicata a questa pittrice rinascimentale<br />

nel 2017 agli<br />

Uffizi. La sua Ultima cena a<br />

restauro finito sarà esposta<br />

permanentemente nel Museo<br />

di Santa Maria Novella. Jane<br />

Fortune soleva dire: «Mentre<br />

lavoro per dare a queste donne<br />

una voce nella storia, trovo<br />

anche la mia voce». Pochi<br />

giorni prima della sua dipartita,<br />

si è inaugurata a Firenze<br />

una raffinata mostra ospitata<br />

fino al prossimio 18 novembre<br />

nello spazio mostre<br />

della Fondazione Cassa di<br />

Risparmio di Firenze. Questa<br />

esposizione è incentrata<br />

sul lavoro di pittrici e scultrici<br />

che operarono a Firenze<br />

nella prima metà del '900, in<br />

una situazione assai variegato<br />

di proposte e sollecitazioni. Fulcro<br />

nevralgico del catalogo edito da Polistampa<br />

sono le esperienze di alcune<br />

donne come Fillide Levasti Giorgi<br />

e Leonetta Cecchi Pieraccini accomunate<br />

anche da una grande amicizia<br />

e legate entrambe a personalità<br />

assai note della cultura di quegli anni.<br />

Insieme con loro sono presenti in<br />

mostra Evelyn Scarampi, Vittoria Morelli,<br />

Flavia Arlotta, Elisabeth Chaplin,<br />

Marisa Mori, Adriana Pincherle ed<br />

Elena Salvaneschi in un affascinante<br />

affresco che rivela il mondo femminile<br />

di quel tempo ed abbraccia letteratura,<br />

arte, musica e pittura. Un ultimo<br />

La Madonna con Bambino e quattro angeli di suor Plautilla Nelli,<br />

una delle artiste riscoperte da Jane Fortune<br />

Jane Fortune (ph. courtesy GoNews)<br />

atto d’amore verso questa città<br />

che l’ha vista tanti anni fa studentessa<br />

innamorata di Firenze<br />

e che il sindaco Dario Nardella<br />

ha voluto premiare con il Fiorino<br />

d’oro nel 2016 eleggendola<br />

“grande fiorentina”. Nel 2013<br />

aveva ricevuto il Tuscan American<br />

Association per il contributo<br />

dato alla cultura della<br />

nostra città. La valorizzazione<br />

del mondo artistico femminile<br />

è stato uno dei suoi obbiettivi<br />

principali anche in America,<br />

per questo nel 2010 ha ricevuto<br />

la laurea honoris causa in<br />

Lettere dall’Indiana University.<br />

Il suo sogno era quello di<br />

costruire il più grande database<br />

mondiale su artiste donne<br />

dal Cinquecento all’ Ottocento.<br />

Questa giornalista, storica<br />

dell’arte e filantropa statunitense<br />

è stata ricordata lo scorso 9<br />

ottobre con una cerimonia nella<br />

chiesa di Santa Croce alla quale<br />

hanno partecipato migliaia di<br />

fiorentini.<br />

JANE FORTUNE 17


Obbiettivo<br />

Fotografia<br />

Barbara Cerri<br />

Un percorso fotografico dalla natura all’uomo, passando<br />

attraverso le suggestioni degli spazi abbandonati<br />

di Maria Grazia Dainelli / foto Barbara Cerri<br />

Attratta fin da giovanissima dalla<br />

fotografia paesaggistica, la sua<br />

passione cambia rotta negli anni,<br />

aprendosi alle variegate suggestioni degli<br />

spazi abbandonati, in particolar modo<br />

fabbriche, luoghi di cura e di aggregazione<br />

che raccontano, tra sporcizia e macerie,<br />

un passato che oggi forse esiste solo nella<br />

memoria di chi l'ha vissuto. Attualmente<br />

Barbara Cerri si cimenta in una diversa<br />

interpretazione fotografica, con cui esprime<br />

il proprio sentirsi parte dell’ambiente<br />

circostante. Si passa così dalla totale assenza<br />

della figura umana ad una presenza<br />

eterea e confusa. Mentre prima l’uomo<br />

era un elemento di disturbo nella scena, gli<br />

ultimi scatti lo rendono invece protagonista,<br />

ponendolo al centro della narrazione<br />

fotografica. Nel 2012 diventa socia del<br />

Circolo Fotografico Il Gruppo di Colignola<br />

e dal 2013 al 2016 fa parte del direttivo.<br />

Con questo gruppo organizza e partecipa<br />

alla manifestazione Insieme per la Fotografia,<br />

oggi alla 17ª edizione, dove è stata premiata<br />

nel 2013 e nel 2015. Vince il primo<br />

premio per la sezione Portfolio negli anni<br />

2013 e 2017 partecipando alla manifestazione<br />

annuale degli intercircoli della provincia<br />

di Pisa e nel 2016 il primo premio<br />

nell’ambito del concorso artistico letterario<br />

Fuori dal tempo organizzato da MDS Editore.<br />

barbarinic@tiscali.it<br />

Le forme dell'amore<br />

18 BARBARA CERRI


A cura di<br />

Maria Grazia Dainelli in collaborazione con Nicola Crisci<br />

William Eugene Smith<br />

Considerato uno dei più significativi fotoreporter<br />

del Novecento, ha raccontato la guerra e il lavoro<br />

nelle fabbriche con bianchi e neri carichi di pathos<br />

Spunti di critica<br />

Fotografica<br />

di Nicola Crisci / foto Williama Eugene Smith<br />

William Eugene Smith nacque a<br />

Wichita (Kansan) nel 1918 e<br />

iniziò a fotografare giovanissimo,<br />

appena quattordicenne. Nel 1939 iniziò<br />

a collaborare con la rivista Life come<br />

fotografo di guerra documentando il teatro<br />

bellico del Pacifico. Nel 1945 fu ferito<br />

al volto dall’esplosione di una granata e<br />

si sottopose a dolorosi interventi e a una<br />

lunga riabilitazione. La prima foto realizzata<br />

dopo la malattia, A walk to Paradise<br />

Garden, si trova attualmente al Castello<br />

di Clervaux in Lussemburgo e simboleggia<br />

perfettamente la rinascita dell’autore e<br />

la speranza di un mondo migliore alla fine<br />

del secondo conflitto mondiale. Questa immagine,<br />

che ritrae i suoi figli Juanita e Patrik<br />

nel sottobosco in una radura bagnata<br />

dal sole, fu selezionata dal Moma di New<br />

York nel 1955 per una mostra sulla condizione<br />

umana. In breve tempo, questa foto<br />

divenne leggendaria, emblema del desiderio<br />

di pace e di positività. Sempre nel 1955<br />

si trasferì per tre anni a Pittsburgh per realizzare<br />

un lavoro per la Magnum sull’industria<br />

siderurgica della città a duecento anni<br />

dalla sua fondazione; un’opera complessa<br />

che non portò a compimento, anche se alcuni<br />

di questi scatti furono pubblicati nel<br />

Photography Annual, occupando ben trentasei<br />

pagine. Molti ritratti di questo nuovo<br />

progetto ricordano i volti dei personaggi di<br />

Salgado, con la differenza che Smith tiene<br />

conto della drammaticità e della passione,<br />

mentre Salgado trasfigura il pathos in<br />

una particolarissima eleganza formale. Nel<br />

1971 per Life realizzò uno dei suoi reportage<br />

più riusciti Minamata ambientato in<br />

Giappone − dove intanto si era trasferito<br />

− e incentrato sui tragici effetti dell’inquinamento<br />

da mercurio. Tra queste foto ricordiamo<br />

Tomoko Uemura nel suo bagno,<br />

considerata una delle cento foto più famose<br />

tra quelle pubblicate da Life. Per finire,<br />

riportiamo un pensiero del grande fotografo<br />

e documentarista statunitense: «A cosa<br />

serve una grande profondità di campo<br />

se non c’è un’adeguata profondità di sentimento?».<br />

William Eugene Smith<br />

A walk to Paradise Garden<br />

Tomoko Uemura nl suo bagno<br />

WILLIAM EUGENE SMITH 19


Speciale<br />

Pistoia<br />

Ritorna a Pistoia la settima edizione<br />

di Un altro parco in città<br />

Natura e arte s’incontrano nelle due principali piazze<br />

del centro storico trasformate per l’occasione in un<br />

grande giardino<br />

Testo e foto Laura Del Puglia<br />

Lo scorso 16 settembre si è svolta<br />

a Pistoia la settima edizione<br />

dell’evento Un altro parco in città<br />

che ha trasformato piazza della Sala<br />

e piazza dell’Ortaggio in luoghi d’incontro<br />

tra arte e natura. Avviata nel 2012<br />

da un’idea dei Vivai Giorgio Tesi, questa<br />

iniziativa si propone di far vivere ai cittadini<br />

pistoiesi ed ai turisti italiani e stranieri<br />

un’esperienza unica, allestendo un<br />

vero giardino di 1700 metri quadrati,<br />

con manto erboso e piante, che ricopre<br />

entrambe le piazze del centro storico.<br />

Quest’ultima edizione ha offerto l’occasione<br />

per presentare Growing Creativity,<br />

un progetto che, unendo tre elementi<br />

terra, arte e creatività, vuole far diventare<br />

il verde dei vivai della Giorgio Tesi un<br />

grande palcoscenico per opere d’arte<br />

esclusive, che avranno il duplice ruolo<br />

di sensibilizzare a una nuova consapevolezza<br />

ambientale e stimolare la creatività<br />

in tutti gli spazi che ci circondano<br />

quotidianamente e quindi anche in città.<br />

Nel giardino creato su piazza della Sala<br />

è stata esposta la prima di un gruppo di<br />

grandi installazioni intitolate Il giardino<br />

della mente. Quest’opera è stata realizzata<br />

in collaborazione con l’artista pistoiese<br />

Michele Fabbricatore, il quale ha<br />

immaginato la nostra mente come una<br />

bella e rigogliosa pianta che per rimanere<br />

tale deve essere nutrita e coltivata.<br />

Le altre tre opere del gruppo sono state<br />

posizionate all’interno del vivaio, che<br />

si estende attorno alla sede dell’azienda<br />

Giorgio Tesi, e sono ben visibili dall’autostrada.<br />

Il totem in piazza della Sala<br />

L'artista Michele Fabbricatore con l'installazione Il giardino della mente<br />

Uno scorcio di piazza della Sala durante la<br />

manifestazione<br />

SPECIALE PISTOIA 21


Personaggi<br />

Donatella Milani<br />

La cantante e compositrice valdarnese ha collaborato con<br />

grandi nomi della musica italiana come Pupo, Gerardina<br />

Trovato, Franco Fasano e Zucchero Fornaciari<br />

Due volte sul palco di Sanremo, dove si è classifica seconda nel 1983,<br />

ha scritto brani celebri come Ma non ho più la mia città e Un’altra estate<br />

di Serena Gelli / foto courtesy Blogo<br />

Ospite con Pupo della trasmissione Senza<br />

Parole in onda su Rai 1 nel 2015<br />

Donatella Milani si dedica al canto<br />

e alla musica fin da piccola.<br />

A quattro anni la sua prima<br />

grande esperienza sul palco dello Zecchino<br />

d’Oro. A 16 anni inizia a scrivere<br />

le prime canzoni per Pupo e con lui firma<br />

successi come Su di noi, Cosa farai,<br />

Un nuovo giorno e Piccola tu. Nel<br />

1982 vince Castrocaro con la canzone<br />

Perché mi sento sola e l’anno successivo<br />

si classifica seconda al Festival di<br />

Sanremo nella categoria big con il brano<br />

Volevo dirti, firmato con Zucchero<br />

Fornaciari. Nel 1983, insieme a Mauro<br />

Micheloni, è chiamata dalla RAI a condurre<br />

il programma Hit Parade - Discoring<br />

Estate, incide un altro brano, sigla<br />

del programma, e presenta a Saint Vincent<br />

Lontani noi. Nel 1984 torna sul palco<br />

di Sanremo con la canzone Libera,<br />

registrata negli studi di Londra, rilevando<br />

un'altra crescita professionale come<br />

compositrice e cantante. Nel 1986 torna<br />

a Saint Vincent, dove con la collaborazione<br />

e la produzione<br />

di Piero Cassano (membro<br />

dei Matia Bazar e<br />

produttore di Eros Ramazzotti)<br />

realizza un disco<br />

intitolato Vorrei farti<br />

capire. Nel 1987 dopo un<br />

tour internazionale, rientra<br />

in Italia ed incide Nel<br />

segno del leone, collaborando<br />

con un altro amico<br />

cantante e autore, Franco<br />

Fasano. Nel 1988 ritorna<br />

in RAI (Rai Stereo<br />

Donatella Milani<br />

2) per condurre un programma radiofonico<br />

chiamato FM Musica, un piacevole<br />

diversivo alla sua carriera di cantante<br />

e autrice, che la qualifica per la seconda<br />

volta ottima conduttrice; scrive la sigla<br />

del programma (un simpatico rap)<br />

Ci stai?, che canta insieme a Miriam<br />

Fecchi, realizzando anche la versione<br />

remix in spagnolo intitolata Te gusta?.<br />

Per quattro anni vive prima in America<br />

poi in Inghilterra, dove conosce artisti<br />

stranieri che l’aiutano ad ampliare<br />

la sua esperienza di compositrice e autrice.<br />

Nel 1989 inizia a collaborare con<br />

il gruppo Steve Rogers Band (musicisti<br />

storici di Vasco Rossi), e con Maurizio<br />

Solieri scrive il brano Sono donne. Nello<br />

stesso periodo collabora con Massimo<br />

Riva, anche lui chitarrista di Vasco<br />

Rossi, per il quale scrive Vizi. Nel 1994<br />

Caterina Caselli la chiama come autrice<br />

all'interno della casa discografica Sugar.<br />

Così inizia a scrivere canzoni per<br />

Gerardina Trovato − altra nuova esperienza<br />

anche come arrangiatore − per<br />

la quale compone successi come Ma<br />

non ho più la mia città (seconda classificata<br />

al Festival di San Remo,1994)<br />

e La mia luna. Nel 1997, consacrato il<br />

sodalizio Milani - Trovato, firma ancora<br />

successi come Piccoli già grandi e<br />

Cambierò domani. Nel 2006, insieme a<br />

Gerardina Trovato, scrive la sigla di Castrocaro,<br />

poi divenuta hit estiva, Un’altra<br />

estate. Nel 2012, inaspettatamente,<br />

tre dj di fama nazionale e molto conosciuti<br />

nel mondo delle discoteche, Alex<br />

Farolfi (Radio DJ), Sangio e Pigna rielaborano<br />

e producono in versione dance<br />

la canzone più conosciuta Volevo dirti.<br />

Oggi Donatella Milani ha una scuola<br />

di canto moderno per la formazione<br />

artistica e l’interpretazione della musica<br />

leggera. Collabora con varie case<br />

discografiche come art director, visore<br />

della scelta dei brani che andranno<br />

a far parte di progetti per nuovi talenti;<br />

in più si occupa anche degli arrangiamenti.<br />

E’ spesso ospite televisiva in<br />

vari programmi Rai e Mediaset, si esibisce<br />

in serate live (locali, piazze, teatri)<br />

e quando la sua vena ispiratrice la chiama,<br />

scrive ancora canzoni, la sua più<br />

grande passione.<br />

22 DONATELLA MILANI


Invito a<br />

Teatro<br />

Ferruccio Soleri: una vita per Arlecchino<br />

Interprete da oltre cinquant’anni della celebre<br />

maschera goldoniana, l’attore toscano racconta<br />

la meravigliosa avventura del teatro<br />

di Luigi Del Fante / foto courtesy Piccolo Teatro di Milano<br />

Ferruccio Soleri, il più grande Arlecchino,<br />

attore, regista, drammaturgo,<br />

nasce a Firenze il 6 novembre<br />

1929. Da bambino desidera lavorare in<br />

un circo, lasciando i genitori sconcertati.<br />

Egli stesso confessa: «Portai perfino mia<br />

sorella a vedere acrobati, domatori,<br />

clown. Sognavo di essere protagonista.<br />

A casa saltavo dal tavolo da pranzo, atterrando<br />

con una capriola finale, davanti<br />

agli occhi terrorizzati di mia sorella. Appresi<br />

così a muovermi, a scattare e flettere.<br />

A governare il corpo». Si iscrive<br />

dapprima alla Facoltà di matematica e fisica,<br />

ma al terzo anno abbandona. Nel<br />

frattempo comincia a frequentare l'Accademia<br />

teatrale di Firenze, insieme a Ilaria<br />

Occhini, Paolo Poli, Renzo Montagnani.<br />

Un amico, un altro fiorentino, Beppe Menegatti,<br />

che diventerà il celebre regista e<br />

futuro marito di Carla Fracci, lo spinge a<br />

seguire il suo istinto d'artista, consigliandogli<br />

di andare a Roma: «Se vuoi fare<br />

teatro, all'Accademia Silvio d'Amico<br />

troverai i maestri giusti. Credo di avere<br />

imparato molto da Sergio Tofano, Annibale<br />

Ninchi e Orazio Costa. Dopo<br />

qualche mese fu Orazio Costa a dirmi:<br />

tu sei Arlecchino, sei sputato a quella<br />

maschera. Te lo ha mai detto nessuno?<br />

No, lei è il primo, risposi perplesso».<br />

Eh sì, Orazio Costa Giovangigli, vero<br />

grande “maestro”, il quale oltre ai notevoli<br />

meriti acquisiti con le sue memorabili<br />

regie, non si finisce mai di apprezzare<br />

proprio per quella sua notevole dote di<br />

sensibilità nel comprendere la fisionomia,<br />

il carattere, le attitudini di ciascun allievo,<br />

stimolando ognuno a valorizzare al<br />

meglio il proprio talento. Tra gli altri<br />

“grandi” scoperti da Costa, basta citarne<br />

uno per tutti: Nino Manfredi. Soleri aggiunge:<br />

«I gesti, la voce, il corpo soprattutto.<br />

Dentro di me vibrava un terremoto.<br />

Le mosse, i salti, le capriole, i balzi - che<br />

avevo imparato grazie al circo - li trasferii<br />

in Arlecchino. Ne feci una figura acrobatica.<br />

Ero già maschera senza saperlo».<br />

Ferruccio Soleri mentre si trucca da Arlecchino<br />

Ed è grazie a Costa, suo maestro d'Accademia,<br />

che debutta nel 1957 al Piccolo<br />

Teatro di Milano recitando ne La favola<br />

del figlio cambiato di Luigi Pirandello.<br />

Qui non passa inosservato, e Strehler,<br />

notandone la straordinaria agilità fisica e<br />

duttilità interpretativa, lo sceglie nel 1959<br />

come sostituto di Marcello Moretti, il primo<br />

grande Arlecchino, per il ruolo di protagonista<br />

nel Servitore di due padroni di<br />

Carlo Goldoni. Per l'esattezza secondo la<br />

drammaturgia di Strehler, il ruolo principale<br />

contempla Arlecchino, anziché Truffaldino,<br />

e lo spettacolo viene presentato<br />

come Arlecchino servitore di due padroni.<br />

Soleri dà il cambio a Moretti una volta<br />

alla settimana. «La prima volta per me fu<br />

nel '60 a New York, sostituendo Marcello<br />

Moretti: tremavo dalla paura e fu Paolo<br />

Grassi a darmi una spinta per entrare in<br />

scena», ricorda Soleri. Due anni dopo la<br />

morte di Moretti, Strehler gli affida il ruolo<br />

del servo goldoniano. Confessa Soleri:«Ringrazio<br />

Dio di avermi dato un fisico<br />

così, piccolo e atletico. In più da ragazzo<br />

avevo studiato danza classica e acrobazia,<br />

perché volevo fare il circo». Così, da<br />

quel momento ha intrapreso la sua fulgida<br />

carriera fino ai giorni nostri al Piccolo<br />

Teatro di Milano nei panni di Arlecchino,<br />

una maschera che recita ininterrottamente<br />

da 55 anni (58 se si conta la prima<br />

tounée a New York nel '60), in 50 paesi<br />

del mondo e per milioni di spettatori, tremila<br />

repliche, riscuotendo sempre un<br />

successo eccezionale, grazie al linguaggio<br />

magico del teatro, alla perfetta drammaturgia<br />

strehleriana; ma soprattutto<br />

grazie alle straordinarie doti interpretative<br />

e poetiche di Ferruccio Soleri. L’incontro<br />

con Giorgio Strehler è quello della<br />

vita: «È stato lavorando con lui che ho<br />

capito cosa era Arlecchino e cosa era stata<br />

la Commedia dell'Arte, ben al di là dei<br />

libri che avevo letto. Da parte mia gli portavo<br />

la mia abilità nell'acrobazia, la mia<br />

voglia di fare, le mie caratteristiche, la<br />

mia gioventù. Ma la mia voce l'ho trovata<br />

solo nel secondo anno; prima ero troppo<br />

preoccupato dell'incontro con il pubblico<br />

e con la critica. Il mio Arlecchino lo devo<br />

proprio a Strehler, che mi ha dato tutto.<br />

Quando morì nel 1997, ci fu una piccola<br />

sospensione; arrivò Ronconi che faceva<br />

le cose sue e Arlecchino venne fatto poche<br />

volte, ma poi naturalmente riprese<br />

24<br />

INVITO A TEATRO


Soleri in scena con Arlecchino servitore di due padroni<br />

perché il cda non voleva dar retta a Ronconi».<br />

E meno male, aggiunge il sottoscritto,<br />

ben conoscendo i meriti ma<br />

anche i demeriti del regista scomparso.<br />

Una sera, a Londra, dopo lo spettacolo, il<br />

celebre attore inglese Sir Laurence Olivier,<br />

nel 1967, vedendolo recitare gli confessa:<br />

«Stasera avrei voluto essere te».<br />

Insomma, questo Arlecchino di Ferruccio<br />

Soleri, vero protagonista della storia del<br />

Teatro. Nel 2006 il regista Maurizio Scaparro,<br />

direttore del Festival del Teatro<br />

della Biennale di Venezia gli ha assegnato<br />

il Leone d'Oro alla carriera. Dal maggio<br />

2007 è stato nominato ambasciatore<br />

dell'Unicef. Attualmente è Grande Ufficiale<br />

della Repubblica Italiana. Senza dubbio<br />

fondamentale in questa prestigiosa carriera<br />

è stato il ruolo della disciplina, continua<br />

e ferrea, che la “vita” di Arlecchino<br />

esige dal suo interprete. Ma Ferruccio<br />

Soleri è straordinario proprio per questo,<br />

perché, appunto, quella disciplina, il continuo<br />

esercizio non gli hanno mai pesato:<br />

«No, gli allenamenti li faccio ancora volentieri:<br />

ogni giorno tre piani di scale, salire<br />

e scendere, e 20 minuti di marcia.<br />

Poi, un mese prima dello spettacolo aggiungo<br />

anche 20 minuti di ginnastica<br />

stretching e una volta al mese, più o meno,<br />

il mio fisioterapista che mi segue da<br />

anni, mi massaggia, perché la spina dorsale,<br />

invecchiando, è la parte più delicata.<br />

E poi c'è la dieta. Comincio dalla frutta sia<br />

a pranzo che a cena, poi a mezzogiorno<br />

insalata o contorno e carne bianca o pesce,<br />

e per terzo un piatto di spaghetti o riso.<br />

Sì, all'incontrario. La sera niente<br />

primo. E il pomeriggio bevo il Kee mun, il<br />

te nero degli imperatori cinesi che non<br />

danneggia il cuore e dà energia ai muscoli».<br />

Davvero curiosa anche la buona<br />

abitudine di fare un “riposino” tra una<br />

scena e l'altra, come confessa con giovanile<br />

candore:«Sì, sì. Riesco a dormire anche<br />

solo per due minuti e mi ridà carica».<br />

Qualcuno potrebbe pensare, poi, che, in<br />

fondo, impersonare sempre lo stesso<br />

personaggio per più di mezzo secolo, anche<br />

se con pause alterne, potrebbe, forse,<br />

creare qualche disagio, noia,<br />

abitudine, in una paola routine. In realtà il<br />

personaggio di Arlecchino vive ogni sera,<br />

così miracolosamente, per metà, anche<br />

dell'empatia del pubblico, potremmo dire<br />

“in presa diretta”, dove l'attore vero, generoso,<br />

quale è Soleri, trova sempre ogni<br />

volta spunto e vigore: «Sono contento<br />

perché è un personaggio che piace alla<br />

gente, allegro, ingenuo, ma anche un misto<br />

di corpo e anima, fame e poesia che<br />

per Strehler è la poetica più vera del teatro.<br />

Il suo teatro». Ecco allora che in questa<br />

fattispecie la parola routine assume in<br />

sé l'accezione positiva descritta dal Vocabolario<br />

Treccani, precisamente: routine<br />

‹rutìn› s. f., fr. (…) Pratica, esperienza...<br />

abilità che si è acquistata per mezzo<br />

dell’esperienza”. Ed è proprio nel suo<br />

“farsi” e “ricrearsi” ogni sera che prende<br />

corpo l'interpretazione, mai eguale a se<br />

stessa. «Sono un uomo normale, che per<br />

sessant'anni ha fatto Arlecchino. Ne conosco<br />

i più nascosti segreti, le sfumature,<br />

starei per dire l'anima. Perché di<br />

anima si può dire di lui, come di Pulcinella».<br />

Quanto al rapporto con Strehler, Soleri<br />

confessa che litigavano: «Meglio, lui<br />

litigava con me, perché era esigente, uno<br />

che pretendeva. Ma poi faceva spettacoli<br />

pieni di umanità, emozione». In effetti,<br />

avendo avuto il sottoscritto la fortuna di<br />

assistere per ore alle prove dirette dal regista<br />

del Piccolo Teatro, non posso che<br />

condividere le parole di Soleri. Strehler<br />

era capace di fare partacce agli attori più<br />

famosi, ma aveva l'entusiasmo generoso,<br />

la creatività straordinaria e il carisma<br />

istantaneo di balzare sul palco a far vedere<br />

e sentire, oltre al movimento ed alla<br />

mimica, come lui, quasi un “rabdomante<br />

della vita”, avvertiva dentro di sé quello<br />

che per lui era “il giusto modo”. Tempo fa<br />

a chi gli chiedeva come mai sorrida così<br />

poco, l'attore ha risposto con estrema<br />

umiltà, quasi con pudore: «Forse perché<br />

sono abituato a stare sotto la maschera,<br />

che nasconde le mie emozioni. Il mio volto<br />

lo mostro solo se il pubblico lo chiede<br />

alla fine, agli applausi». «È stata un’avventura<br />

meravigliosa − conclude Soleri −<br />

sono stato felice di ogni recita: mi ha<br />

riempito la vita senza rimpianti...». Un’avventura<br />

che Strehler definiva sempre<br />

uguale e sempre diversa, libera dal tempo<br />

che passa.<br />

INVITO A TEATRO<br />

25


A cura di<br />

Elena Maria Petrini<br />

ABI e i suoi professionisti: il cofondatore<br />

Silvano Evangelista<br />

Testo e foto di Elena Maria Petrini<br />

Silvano Evangelista, milanese, quarantasei<br />

anni, sguardo vivace e<br />

baffetti alla Pedro Armendàriz,<br />

elegantissimo nella sua giacca bianca<br />

impeccabile, si orienta su Firenze e<br />

dal maggio 2008 ricopre il ruolo di capo<br />

barman al Grand Hotel Villa la Massa.<br />

Nel bellissimo Bar Mediceo con lui<br />

regnano stile e ricercatezza, sue qualità<br />

imprescindibili, e vista la presenza<br />

di una clientela di classe, molto esigente,<br />

raffinata e difficile da soddisfare, Silvano<br />

pretende il massimo dal suo staff,<br />

in modo da poter soddisfare a pieno le<br />

I vini liquorosi utilizzati nelle due versioni del<br />

cocktail: a partire da sinistra, l’incanto dell’azienda<br />

Tenuta Moriano e lo cherry Heering<br />

della Danimarca<br />

molteplici esigenze degli ospiti. Insomma,<br />

classe e ricerca continua<br />

della perfezione, due doti che gli<br />

hanno consentito di partecipare ad<br />

importantissime competizioni internazionali:<br />

rappresentante italiano al<br />

World Cocktail Competition a Berlino<br />

nel 2009, membro della squadra<br />

italiana alla finale del Remy Martin<br />

Bartender Style Master nel 2006,<br />

tanto per citarne alcune. Non ancora<br />

maggiorenne, dopo un’esperienza<br />

di lavoro a Folkestone in Inghilterra,<br />

rientra in Italia e dopo il servizio<br />

militare si occupa di degustazioni<br />

e vendite di spumanti di qualità<br />

per un’azienda milanese di rappresentanza<br />

che aveva le etichette più<br />

prestigiose sia italiane che francesi.<br />

Questo incarico lo arricchisce e<br />

lo orienta a ritornare verso il bartending,<br />

tanto che nel 1999 si iscrive<br />

all’AIBES, dove dal 2003 è assistente<br />

docente. Sempre a Milano, prima<br />

il passaggio dal Businnes Palace al<br />

Diana Majestic e al Doria, dopo bar<br />

manager alle Rotonde di Garlasco e<br />

infine responsabile del bar dello Starhotel<br />

Ritz. Poi, dal 2008 a Villa la Massa di<br />

Firenze, consorella di Villa d’Este di Cernobbio,<br />

e quell’anno è particolarmente<br />

favorevole per lui poiché vince a San<br />

Remo il concorso nazionale AIBES, per<br />

la sezione Free, con un cocktail chiamato<br />

Lucia, in onore della figlioletta.<br />

Tra le sue esperienze successive a Villa<br />

La Massa ricordiamo all’Argentario il<br />

Golf Resort, nel ruolo di bar manager, e<br />

a Firenze la Start Up Osteria del Pavone.<br />

Oggi, oltre che essere cofondatore, è<br />

Consigliere Nazionale ABI Professional,<br />

dove per il primo anno è stato responsabile<br />

degli istituti alberghieri e dal secondo<br />

anno in poi, invece, responsabile<br />

Il barman manager Silvano Evangelista all’interno<br />

dell’Osteria il Pavone di Firenze mentre<br />

prepara il cocktail Singapore Sling<br />

delle risorse umane. Silvano Evangelista<br />

è un grande fautore del bere responsabile,<br />

che spinge specialmente le giovani<br />

generazioni ad un bere di qualità e con la<br />

giusta moderazione, vista la loro spiccata<br />

tendenza a bere male, in fretta e troppo:<br />

questa “evangelizzazione” sarà per<br />

loro sicuramente un valido aiuto e sostegno.<br />

Per Arkiwine ha realizzato il cocktail<br />

Singapore Sling nella versione classica<br />

codificata da IBA e in quella in cui ha sostituito<br />

lo cherry con un vino liquoroso<br />

tutto italiano (realizzato con uve merlot<br />

e macerazione di amarene).<br />

26<br />

ARKIWINE


L’Associazione Degustatori di Acque<br />

Minerali e i suoi professionisti: il<br />

presidente nazionale Mario Celotti<br />

di Elena Maria Petrini / Foto Maurizio Mattei<br />

L’appuntamento con il Cavalier Mario<br />

Celotti, presidente nazionale<br />

dell’ADAM (Associazione Degustatori<br />

di Acque Minerali) è presso uno dei<br />

suoi ristoranti: Baita La Tiperia a Montefiore<br />

Conca, sull’Appennino riminese, ad<br />

oltre quattrocento metri di altitudine. Il posto<br />

è magico: un bosco, che sembra quello<br />

delle fiabe, di enormi castagni secolari che<br />

circondano, quasi a volerlo proteggere, un<br />

piccolo locale dalla bellissima struttura in<br />

legno chiaro e rivestito di grandi lastre di<br />

cristallo, che lasciano intravedere tra le<br />

possenti chiome degli alberi un panorama<br />

mozzafiato sull’estrema propaggine della<br />

Romagna che quasi si fonde con l’azzurro<br />

del Mar Adriatico. Da un piccolo giardino<br />

si entra nella sala centrale del ristorante:<br />

splendide travi in legno a vista ed un grande<br />

camino sullo sfondo; a sinistra una<br />

breve scala in pietra fa accedere ad una deliziosa<br />

saletta con il bar (compatto ma ben<br />

fornito), e al centro una stufa in muratura<br />

in originale stile bavarese. L’atmosfera<br />

è molto intima, accogliente e gradevole. Il<br />

Cavaliere della Repubblica, elegante in una<br />

giacca celeste, è cordialissimo: spiccato<br />

accento romagnolo, subito molto gentile<br />

ed ospitale; si vede che è un professionista<br />

appassionato del suo lavoro, di grande<br />

esperienza acquisita “sul campo” e presso<br />

le associazioni di Sommellerie, ed altre...<br />

magnifico chef e profondo conoscitore del<br />

mondo della ricezione turistica e della ristorazione,<br />

delle quali tratteggia, con abilità<br />

e capacità di sintesi, punti deboli e pregi.<br />

Gestisce anche un altro locale, il Ristorantino<br />

Tuf Tuf in località Morciano di Romagna.<br />

ADAM, fondata a Bologna nel 2002<br />

da cultori della buona cucina, supportati<br />

da uno staff di medici, nutrizionisti, geologi<br />

e chimici, vuole favorire la conoscenza e<br />

la valorizzazione di quella preziosissima risorsa<br />

che è l’acqua minerale, ma senza trascurarne<br />

anche il giusto abbinamento con<br />

il cibo. Oggi, dopo attenta valutazione dei<br />

suoi preparatissimi idrosommelier, l’associazione<br />

classifica da un punto di vista<br />

Particolare della via di accesso al ristorante<br />

igienico, gustativo e sensoriale, le acque<br />

minerali in commercio nel nostro paese;<br />

una certificazione ADAM è segno inequi-<br />

Elena Maria Petrini con il Cavalier Mario Celotti,<br />

presidente dell'ADAM<br />

vocabile di qualità e garanzia di un ottimo<br />

livello per tutti i consumatori, magari senza…<br />

perdersi in un bicchier d’acqua.<br />

Veduta interna del ristorante Baita - La Tiperia<br />

ARKIWINE 27


A cura di<br />

Elena Maria Petrini<br />

Il gusto della tradizione:<br />

l’Antica Macelleria Falorni<br />

di Elena Maria Petrini / Foto Maurizio Mattei<br />

Stefano Bencistà Falorni, per sua<br />

stessa ammissione, è una persona<br />

fortunata. Un’affermazione che non<br />

è certo da tutti: la sua fortuna deriva dalla<br />

sua famiglia, dai suoi genitori e dai nonni.<br />

Fin da bambino andava col sidecar del<br />

babbo ad acquistare bestiame dai contadini<br />

e si è trovato a dover crescere durante<br />

gli anni difficili del dopoguerra tra<br />

vitelli, maiali e capretti, ma sempre affrontando<br />

serenamente quel periodo arduo e<br />

complesso della ricostruzione di un’intera<br />

nazione e questo grazie all’affetto della<br />

propria famiglia, tanto amore per la sua<br />

terra e verso le persone che gli sono state<br />

vicine. I ricordi sopraggiungono dolci e<br />

impetuosi come onde di alta marea: i nonni<br />

Caterina e Ulisse, e soprattutto la nonna<br />

Beppa; il papà Raffaello e mamma Venturina;<br />

la zia Alda; i suoi fratelli, ma senza<br />

dimenticare Carbonella (il gatto di casa)<br />

e Turco (il cane). La loro casa, con accesso<br />

diretto alla bottega, non aveva il<br />

bagno, ma la grande cucina era sempre<br />

animata e accogliente e con il focolare<br />

costantemente acceso, dove si cucinava<br />

davvero di tutto. Un luogo di altri tempi<br />

che emanava calore in tutti i sensi: la<br />

“cucina economica”; le mensole coi barattoli<br />

di conserva di pomodoro e di peperoni<br />

sottaceto da mettere di contorno<br />

al lesso; le pentole di ferro e di coccio;<br />

il grande tavolo di marmo… La nostalgia<br />

è struggente, non solo per il tempo<br />

passato ma anche nel rammentare i suggestivi<br />

profumi e i sapori di quegli anni<br />

lontani e che ancora oggi, per Stefano,<br />

conservano un prezioso e grande potere<br />

evocativo, proprio “come le cose che<br />

non tornano più”. La Macelleria Falorni<br />

vanta una grande tradizione familiare iniziata<br />

nel 1806, quando il fondatore Lorenzo<br />

Falorni apre un punto vendita di<br />

carni sotto il porticato della piazza centrale<br />

nel borgo di Greve in Chianti. Stefano<br />

ci ha aperto la porta del suo nuovo<br />

stabilimento con temperature, pH e umidità<br />

controllate, per inebriarci la vista,<br />

l’olfatto e il gusto con queste autentiche<br />

opere d’arte insaccate.<br />

Stefano Bencistà Falorni con la sua iconica<br />

bistecca alla fiorentina (lombata di chianina)<br />

La finocchiata di Monte Fioralle, produzione esclusiva dell’Antica Macelleria Falorni<br />

La gota grande impepata<br />

Stefano Bencistà Falorni, proprietario<br />

dell’Antica Macelleria Falorni insieme al cofondatore<br />

di ABI Professional Paolo Baldini<br />

28<br />

ARKIWINE


Ritratti<br />

d’artista<br />

Franca Vannoni<br />

Io vado in moto: l’ultimo dipinto della pittrice fiorentina offre<br />

una riflessione sulle relazioni d'amore nel nuovo millennio<br />

di Franca Vannoni<br />

Ho dipinto con i colori ad olio un’opera<br />

di 2,50 x 2,50 metri che ho<br />

intitolato Io vado in moto. La tela<br />

l’ho preparata in modo spartano, usando<br />

la cementite ad acqua. Un “pezzo” di stoffa<br />

di canapa comprato un lunedì al mercatino<br />

dell’usato di piazzetta Maccari a soli<br />

due euro. Allo studio ho spostato la credenzina<br />

bianca, che si trovava<br />

sull’angolo tra una<br />

paretina e la finestra, per<br />

stendere la tela su tutta la<br />

parete adiacente. Con piccoli<br />

e ravvicinati chiodini<br />

d’acciaio, ho applicato la<br />

tela sul muro. Mi sono<br />

compiaciuta di essere riuscita<br />

a farlo da sola e con<br />

un buon risultato. Ho preso<br />

la fusaggine ed ho cominciato<br />

a disegnarvi<br />

sopra, senza aver programmato<br />

niente. Ciò che<br />

nasceva era quello che<br />

doveva esserci e non mi<br />

ponevo nessuna domanda.<br />

Andavo avanti liberamente<br />

e con tranquillità.<br />

Ho iniziato il lavoro disegnando<br />

sulla tela a settembre<br />

2016 e ho<br />

terminato nell’aprile<br />

dell’anno successivo. Ho<br />

scelto di lasciare le pennellate “fresche” e<br />

alcuni elementi non completamente approfonditi,<br />

altri invece fortemente determinati.<br />

Forse qualche pennellatuccia la darò<br />

in qua e in là. Devo iniziare a familiarizzare<br />

con la pittura che ho ultimato. Non ho ancora<br />

sentito l’emozione dell’appartenenza.<br />

La scena che ho dipinto, è nata così velocemente<br />

che devo ancora meditarla per<br />

comprenderne a fondo il significato. A ben<br />

guardare, alcune posizioni dei personaggi<br />

descrivono intenzioni e pensieri che io dovrei<br />

riuscire a capire, mentre invece, al<br />

momento, continuo solo a sorprendermi.<br />

Le scoperte e le letture dei significati che<br />

lentamente riesco a scorgere, mi confermano<br />

la “magia” del nostro “complesso<br />

autonomo”, “quell’albero” che cresce<br />

dentro di noi autonomamente. Carl Gustav<br />

Jung scrive di questa sua teoria in vari<br />

testi di psicologia. “Quell’albero” è la<br />

struttura comunicativa del nostro inconscio<br />

collettivo collegato a tutti gli esseri viventi<br />

e all’intero universo. L’inconscio<br />

Io vado in moto, olio su tela, m 2,50x2,50, 2016 -2017<br />

collettivo utilizza tutta la conoscenza della<br />

sua/nostra storia, sia genetica che evolutiva<br />

ed esistenziale. Dipingendo il personaggio<br />

centrale vicino alla moto, ero<br />

convinta che fosse lui il centauro. Continuando<br />

ad avanzare con il colore sulla tela,<br />

mi sono resa conto che il solo e vero<br />

centauro, invece, era il personaggio femminile<br />

magro e di pelle scura. Il personaggio<br />

maschile al centro, con la ragazza<br />

appoggiata alla sua spalla, è invece intento<br />

ad altri pensieri e ad altre azioni.<br />

Quell’uomo sembra dirci cose piuttosto<br />

particolari ed anche pesanti. Ad un primo<br />

sguardo, avevo l’idea che questo personaggio<br />

centrale con la giacca nera indicasse<br />

la sua donna come responsabile<br />

dell’andatura prudente che aveva tenuto alla<br />

guida della sua moto. Sembrava affermasse<br />

che la ragazza, avendo timore della<br />

velocità, lo avesse costretto ad un’andatura<br />

da lumaca, e di questo l’uomo intendeva<br />

scusarsi. Ho avvertito subito un legame<br />

con la figura femminile appoggiata alla<br />

spalla del suo uomo,<br />

m’incoraggiava ad andare<br />

avanti nella pittura, nonostante<br />

mi chiedessi perché<br />

questa ragazza<br />

avesse le gambe molto<br />

lunghe e gli stivaletti rossi.<br />

La sua espressione<br />

tranquilla ed aperta verso<br />

l’osservatore era garanzia<br />

di una sincera comunicazione.<br />

Ho ultimato il resto<br />

della tela, poi nuovamente<br />

ho rafforzato il rosso<br />

della cintura della ragazza;<br />

a quel punto tutti i significati<br />

che vedevo<br />

espressi dalle due figure<br />

mi sono apparsi diversi.<br />

Mi sono sentita tradita da<br />

quella ragazza. Inizialmente<br />

ero convinta, infatti,<br />

che stesse protestando<br />

contro la violenza nei<br />

confronti delle donne,<br />

mettendo in mostra i suoi stivaletti rossi.<br />

Ora avrebbe invece, con facilità e noncuranza,<br />

violentato l’uomo che le faceva da<br />

appoggio. Un atto quasi mimato, sotto gli<br />

occhi un po’ sorpresi degli altri due personaggi<br />

in primo piano. Passato qualche<br />

giorno e con prudenza, ho cercato di guardare<br />

senza preconcetti la scena. La ragazza<br />

si appoggia al suo uomo con fiducia, ma<br />

non si fonde con lui. Mantiene la propria<br />

personalità, così come i personali principi e<br />

ideali, pronta a difenderli e quindi a difendersi.<br />

La ragazza è d’indole mite, con la<br />

mano delicata vela la vista del suo organo<br />

genitale posto sotto i pantaloni verdi. Quella<br />

mano e parte dell’avambraccio mi fanno<br />

30 FRANCA VANNONI


pensare ad un organo genitale maschile, in<br />

questo caso però appartenente alla ragazza.<br />

Immagino così che il complesso d’Elettra<br />

teorizzato da Freud abbia indotto in lei la<br />

compensazione dell’organo mancante al<br />

femminile. I pantaloni verdi sono il complementare<br />

cromatico degli stivaletti rossi e<br />

della cintura rossa. Potrebbe verificarsi un<br />

“massimo contrasto” tra rosso e verde se<br />

messi a contatto, una forte vibrazione, una<br />

lotta. Potrei così pensare che la ragazza sia<br />

“armata” per eventuali atti di difesa o d’offesa.<br />

Sembrano estranei a questa scena e<br />

concetto i due personaggi in secondo piano<br />

a destra. Una bicicletta fuori moda porta<br />

in salvo dalle classiche e insistenti attenzioni<br />

da “pappagallo” una donna che pedala<br />

con vigore. La moto è rossa e a poca distanza<br />

si trova un acrobata, anche lui vestito<br />

di rosso e slanciato nello spazio con un<br />

salto dinamico. Moto ed acrobata sembrano<br />

indicare la libertà e le possibilità creative<br />

insite in ogni persona. Il casco però è in<br />

mano alla ragazza mulatta e i suoi stivali sono<br />

blu: è lei, quindi, il centauro. Quello che<br />

a molti di noi può sembrare improbabile e<br />

difficile si rivela invece spesso realizzabile,<br />

e nel dipinto appare facile e contemporaneo.<br />

Incredibile poi che una figura così longilinea<br />

ed eterea possa portare un tale<br />

bolide in strada, e m’immagino anche che<br />

lo spinga a forte velocità! Libera e indipendente<br />

come la sua moto. Continuo a sorprendermi,<br />

e non lo prevedevo, poiché ero<br />

sicura che fosse l’uomo al centro della tela<br />

a “guidare”, a “reggere” tutta la situazione.<br />

Rifletterò con calma su queste sensazioni.<br />

L’operazione del “vedere” è importante e<br />

difficile. Occorre allenare la nostra parte più<br />

etica e mantenere la distanza da cose e persone<br />

per poter avere una corretta lettura<br />

degli eventi. Di recente, ad esempio, ho notato<br />

sull’arcata sopraciliare e su parte dello<br />

zigomo della figura maschile centrale un<br />

grande ematoma. Non lo avevo mai notato,<br />

forse perché parteggiavo a priori per la figura<br />

femminile centrale. Devo dedurre che<br />

ci siano stati atti di violenza da parte della<br />

ragazza al centro del dipinto, con gli stivaletti<br />

rossi, verso la figura maschile centrale.<br />

Così come riconsiderando il riflesso rosso<br />

sul volto della ragazza (dagli stivaletti rossi),<br />

ho iniziato a pensare che forse il suo<br />

non era un atteggiamento di prevaricazione<br />

gratuita verso il compagno, ma probabilmente<br />

di autodifesa e di ribellione. Insomma,<br />

le sorprese dipingendo non mancano<br />

mai; ogni opera è un combattimento pittorico<br />

tra me e il mio “albero interiore”. In<br />

questo dipinto sembra che siano messi in<br />

evidenza tre tipi d’approccio amoroso. Una<br />

tipologia un po’ vecchia maniera dei due<br />

personaggi in secondo piano: lei se la svigna<br />

velocemente in bicicletta per sfuggire<br />

alle avance dell’uomo “pappagallo”. L’altra<br />

coppia moto - acrobata rappresenta invece<br />

l’indipendenza personale, e quindi relazioni<br />

amorose “innovative” e lontane dagli stereotipi.<br />

Lo slancio dell’acrobata che si capovolge,<br />

vicino alla moto, fa da spartiacque<br />

tra le coppie e rafforza l’idea di questa ritrovata<br />

libertà. La terza coppia potrebbe<br />

essere rappresentata dalla ragazza di colore<br />

e dal personaggio maschile posto all’estrema<br />

sinistra della tela. Lui volge con<br />

naturalezza le spalle al centauro indicando<br />

così una distesa e libera armonia comportamentale.<br />

I due personaggi esprimono<br />

con libertà i propri sentimenti, le relazioni<br />

con il mondo esterno e quello interno alla<br />

loro coppia. Dietro i personaggi si estende,<br />

per tutta la lunghezza della tela, un paesag-<br />

Franca Vannoni, fiorentina, ha iniziato<br />

ad esprimersi artisticamente<br />

già nell’adolescenza ed il suo interesse<br />

è rimasto attivo e costante ancora<br />

oggi. Ha studiato Scultura all'Accademia<br />

di Belle Arti di Firenze e all'Università della<br />

stessa città si è laureata in Architettura.<br />

Ha fatto parte di vari gruppi artistici<br />

fra cui: Gruppo A , Associazione Culturale<br />

Arteria, Manodopera, Associazione per<br />

l'Arte Contemporanea (XL'A). Varie e significative<br />

sono state le mostre personali<br />

realizzate dall'artista negli anni. Da<br />

menzionare anche il suo interesse per la<br />

Franca Vannoni (ph. Lorenzo Chiari)<br />

gio urbano con insolite architetture. In lontananza<br />

si notano parabole semoventi<br />

come girasoli che accolgono la forza del<br />

sole per far funzionare la ”macchina città”.<br />

Forme allungate, verdi, simili ad enormi fili<br />

d’erba immagazzinano energia che sarà<br />

utilizzata variamente dall’essere umano.<br />

Percorsi continui collegano tutte le strutture.<br />

Deduco che la sottolineatura architettonica<br />

e strutturale che percorre tutta la tela,<br />

serva ad immaginare l’utilizzo di tale opera<br />

urbana da parte di una nuova e operosa<br />

umanità che produce e crea idee innovative<br />

per nuovi comportamenti sociali. Immagino<br />

finite le lotte, in nome di una<br />

convivenza fruttuosa, creativa e nobile. In<br />

altre parole, una nuova e più giusta società.<br />

Sul profilo Facebook dell'artista (Franca<br />

Vannoni) è possibile visualizzare il<br />

video che documenta tutte le fasi di realizzazione<br />

dell'opera.<br />

scrittura, incentrata sia sull’indagine delle<br />

forme espressive dell'inconscio che<br />

sull’oggetto artistico come nel testo Immagini<br />

scritte del 1991 e nella raccolta di<br />

racconti 1989-1999 Eugenia, ti pare che<br />

in amore è tutto giusto?, (reperibili sia<br />

alla Biblioteca Nazionale che alla Biblioteca<br />

Canova di Firenze). Per Edizioni Morgana<br />

nel Minimum n°14 ha pubblicato il<br />

racconto Sferro. In via di pubblicazione<br />

il libro La vita umana degli animali, un<br />

omaggio agli animali domestici che hanno<br />

accompagnato e anche oggi accompagnano<br />

la vita dell’artista.<br />

FRANCA VANNONI 31


L’avvocato<br />

Risponde<br />

Il brevetto per invenzione<br />

Il caso di Octopod, il rivoluzionario brevetto sulle<br />

catene da neve con telecomando<br />

di Fabrizio Borghini<br />

Il brevetto è il titolo giuridico attraverso<br />

il quale il titolare può ottenere<br />

un’esclusiva sulla propria invenzione,<br />

intesa come soluzione ad un problema<br />

tecnico non ancora risolto. Il brevetto<br />

per invenzione industriale è uno strumento<br />

giuridico fondamentale per le imprese<br />

che, investendo in ricerca ed innovazione<br />

tecnica e tecnologica, intendano assicurarsi<br />

lo sfruttamento in esclusiva del frutto<br />

dei propri investimenti garantendosi<br />

un’adeguata remunerazione. Ne parliamo<br />

con uno dei più autorevoli esperti italiani<br />

in diritto industriale: Aldo Fittante, titolare<br />

dello studio legale omonimo con sede<br />

a Firenze e varie partnerships nel mondo,<br />

docente in Diritto della Proprietà Industriale<br />

presso l’Ateneo fiorentino ed autore<br />

di molte pubblicazioni dedicate alla<br />

materia, tra le quali la più recente è la monografia<br />

Brand, Industrial Design e Made<br />

in Italy: la tutela giuridica edita da Giuffrè<br />

Editore e alla sua 2^ edizione nel 2017.<br />

Parleremo anche di una rivoluzionaria invenzione<br />

– denominata Octopod e della<br />

quale Aldo Fittante ha curato le procedure<br />

di brevettazione – destinata a rivoluzionare<br />

il settore nel quale si colloca: si<br />

tratta delle prime catene da neve al mondo<br />

azionabili stando comodamente seduti<br />

nel proprio veicolo, tramite apposito telecomando<br />

e con veicolo in movimento.<br />

In estrema sintesi, cos’è un brevetto?<br />

Un brevetto è un titolo giuridico, concesso<br />

dagli uffici competenti, che conferisce<br />

al suo titolare un monopolio consistente<br />

nel diritto esclusivo di realizzare, di fare<br />

realizzare da altri, di utilizzare e di offrire<br />

in commercio un’invenzione. Secondo<br />

una molto nota sentenza della Cassazione<br />

(la n.1454/72): «L'invenzione industriale<br />

si concreta nella soluzione di un problema<br />

tecnico non ancora risolto, atto ad<br />

avere concrete realizzazioni nel campo industriale<br />

e tale da apportare un progresso<br />

rispetto alla tecnica ed alle cognizioni<br />

preesistenti».<br />

Quali sono i requisiti affinchè l’inventore<br />

possa effettivamente ottenere il<br />

brevetto e utilizzare l’invenzione in<br />

totale esclusiva?<br />

I presupposti perché un trovato possa<br />

essere protetto dal diritto esclusivo<br />

di privativa conferito dal brevetto<br />

sono essenzialmente tre: la novità,<br />

nel senso che il trovato non deve già<br />

essere presente nella tecnica nota;<br />

l’originalità o attività inventiva, ovvero<br />

l’invenzione per essere brevettabile<br />

non deve risultare in modo evidente<br />

dallo stato della tecnica, cioè non deve<br />

essere evidente od ovvia per un<br />

tecnico del settore; l’industrialità, nel<br />

senso che deve essere atto ad avere<br />

applicazione industriale, espressione<br />

da intendersi in senso ampio e comprendente<br />

qualsiasi settore della tecnica,<br />

inclusa l’agricoltura.<br />

Nell’immaginario collettivo l’invenzione<br />

viene associata sempre all’idea<br />

di un prodotto con certe caratteristiche<br />

tecniche o ad un macchinario,<br />

ma è possibile brevettare anche altro?<br />

Certamente sì. Un brevetto può riguardare<br />

un’entità fisica, quale un<br />

dispositivo o un prodotto come abbiamo<br />

appena detto e come siamo<br />

abituati ad immaginare un’invenzione,<br />

ma anche un’attività, quale un procedimento<br />

o un processo industriale, i<br />

quali pertanto sono anch’essi giuridicamente<br />

invenzioni potenzialmente<br />

brevettabili.<br />

L’inventore che abbia brevettato la<br />

propria invenzione per quanto tempo<br />

gode del monopolio nel relativo sfruttamento<br />

economico?<br />

Il brevetto conferisce al titolare un’esclusiva<br />

limitata nel tempo ed in particolare<br />

della durata massima di 20<br />

anni, non rinnovabili. Successivamente<br />

il contenuto dell'innovazione<br />

oggetto del brevetto diventa patrimonio<br />

della collettività e diventa così a<br />

sua volta punto di partenza per lo sviluppo<br />

di ulteriori innovazioni. Si può<br />

dire che questo meccanismo – giuridicamente<br />

si parla di caduta in pubblico<br />

dominio dell’invenzione oggetto<br />

del brevetto scaduto – è fondamentale<br />

per il progresso stesso della nostra<br />

civiltà.<br />

Facciamo un esempio pratico di invenzione<br />

brevettata: Octopod, le<br />

prime catene da neve al mondo azionabili<br />

con telecomando.<br />

Octopod – invenzione di proprietà di<br />

una start-up fiorentina e della cui brevettazione<br />

ho avuto modo di occuparmi<br />

direttamente – è un sistema rivoluzionario<br />

destinato a cambiare radicalmente<br />

il mondo delle catene da neve. Si tratta<br />

delle prime catene da neve automatiche<br />

al mondo attivabili con telecomando e<br />

con veicolo in movimento. Octopod, infatti,<br />

realizza il sogno di poter azionare le<br />

catene da neve senza dover arrestare il<br />

proprio veicolo e stando comodamente<br />

seduti all’interno dell’abitacolo, inserendo<br />

e disinserendo il dispositivo elettronicamente,<br />

attraverso un semplice<br />

telecomando che ne consente l’impiego<br />

solo ove necessario, ovvero nei soli tratti<br />

di strada innevati o ghiacciati.<br />

Com’è nata l’idea di Octopod?<br />

Si tratta di un brevetto rivoluzionario, frutto<br />

di ricerche tecnologiche di molti anni e<br />

sul quale la società fiorentina titolare ha<br />

investito ingenti risorse, perché su di esso<br />

punta decisamente per il futuro date le<br />

enormi potenzialità applicative e di mercato<br />

che il sistema è in grado di soddisfare.<br />

L’invenzione, frutto di anni di studio<br />

alla ricerca di soluzioni innovative, è parti-<br />

32<br />

L’AVVOCATO RISPONDE


ta dall’attenta osservazione del panorama<br />

dei sistemi di catene da neve esistenti: i<br />

limiti applicativi dei sistemi esistenti sono<br />

evidenti ad ogni automobilista, ed a<br />

fortiori ai conducenti di mezzi pesanti e<br />

veicoli commerciali, siano essi adibiti al<br />

trasporto di merci o passeggeri. Il disagio<br />

di dover arrestare il proprio veicolo<br />

– trovandosi a sostare ai margini della<br />

sede stradale con possibile intralcio della<br />

carreggiata ed operando in condizioni<br />

di scarsa sicurezza – per procedere alle<br />

sempre macchinose operazioni di montaggio<br />

e rimozione delle catene da neve,<br />

è noto a tutti.<br />

E come riesce Octopod ad ovviare ai<br />

limiti intrinseci di tutti i sistemi di<br />

catene da neve tradizionali?<br />

Octopod è in grado di superare radicalmente<br />

tutti gli inconvenienti dei dispositivi<br />

tradizionali i quali – al di là delle<br />

soluzioni tecniche proposte dalle diverse<br />

case costruttrici – sono tutti caratterizzati<br />

dalla necessità di dover essere montate<br />

nel momento in cui il veicolo si trova<br />

a dover affrontare fondi scivolosi, per poi<br />

dover essere rimosse quando il veicolo<br />

torna a muoversi su strada in buone condizioni<br />

di aderenza. Il sistema brevettato<br />

Octopod invece consente l’azionamento<br />

ed il disinserimento del dispositivo<br />

di aderenza supplementare necessario<br />

in caso di neve o ghiaccio direttamente<br />

dall’interno dell’abitacolo, semplicemente<br />

premendo i pulsanti On (estensione) e Off<br />

(ritrazione) dell’apposito telecomando.<br />

L’aderenza supplementare di cui il veicolo<br />

necessita in caso di superficie stradale<br />

innevata o ghiacciata è garantita da una<br />

serie di segmenti antiscivolo che vanno<br />

gradualmente ad avvolgere con un cingolo<br />

il battistrada lungo l’intera circonferenza<br />

dello pneumatico.<br />

Quali sono pertanto i punti di forza<br />

dell’invenzione Octopod?<br />

La rivoluzionaria invenzione<br />

frutto di approfonditi studi<br />

tecnici soddisfa appieno<br />

ogni esigenza di semplicità,<br />

praticità e comodità<br />

d’impiego, garantendo al<br />

tempo stesso massima<br />

efficacia e piena sicurezza<br />

della relativa applicazione.<br />

Ciò in quanto, semplicemente<br />

azionando<br />

un telecomando e stando<br />

comodamente seduti nel<br />

proprio veicolo, Octopod consente<br />

di passare dalla posizione<br />

di riposo del sistema a quella di lavoro<br />

e viceversa, garantendo la massima<br />

aderenza su fondi innevati solo<br />

laddove necessario, ovviando al problema<br />

di affrontare l’alternanza di tratti di<br />

strada innevata e tratti di strada ove cessa<br />

l’esigenza di aderenza supplementare<br />

(si pensi, a puro titolo esemplificativo,<br />

all’esigenza di percorrere una galleria).<br />

L’invenzione è inoltre in grado di soddisfare<br />

una ulteriore esigenza che nessun<br />

altro dispositivo al mondo attualmente<br />

in commercio è in grado di garantire:<br />

quella di azionamento del sistema senza<br />

la necessità di arrestare il veicolo, bensì<br />

a bassa velocità ma con veicolo in movimento.<br />

Davvero Octopod è in grado di<br />

migliorare enormemente la vita di automobilisti<br />

ed ancor di più di conducenti<br />

di mezzi pesanti e veicoli commerciali,<br />

siano essi adibiti al trasporto di merci<br />

che di persone.<br />

E tornando alla tutela delle invenzioni<br />

ed ai brevetti, come è stato tutelata<br />

l’invenzione Octopod?<br />

Ho avuto il piacere di curare personalmente,<br />

per conto della start up fiorentina<br />

titolare, la protezione giuridica di Octopod.<br />

Sull’invenzione è stata ottenuta la<br />

concessione di tre brevetti italiani ed un<br />

brevetto internazionale, attualmente in fase<br />

di nazionalizzazione in Unione Europea<br />

e nei più importanti Paesi a livello internazionale,<br />

in particolare in USA, Canada,<br />

Cina, Australia, Corea del Sud, Russia,<br />

Giappone. Quanto sopra a riprova di come<br />

il brevetto per invenzione industriale<br />

sia uno strumento giuridico fondamentale<br />

per le imprese che – investendo in ricerca<br />

ed innovazione tecnica e tecnologica – intendano<br />

assicurarsi lo sfruttamento in<br />

esclusiva del frutto dei propri investimenti<br />

garantendosi in tal modo un’adeguata remunerazione.<br />

www.octopod.it<br />

Aldo<br />

Fittante<br />

Avvocato in Firenze e Bruxelles, docente in Diritto della Proprietà Industriale<br />

e ricercatore Università degli Studi di Firenze, già consulente<br />

della “Commissione Parlamentare di Inchiesta sui Fenomeni<br />

della Contraffazione e della Pirateria in Campo Commerciale” della Camera<br />

dei Deputati.<br />

www.studiolegalefittante.it<br />

L’AVVOCATO RISPONDE<br />

33


CONTEMPORARY ART MEETING<br />

Galleria Flori<br />

15 - 30 ottobre 2018<br />

Inaugurazione lunedì 15 ottobre ore 17.00<br />

Montecatini Terme - Viale Giuseppe Verdi 2<br />

Roberto Doda antiquario e titolare<br />

della prestigiosa ed antica<br />

Galleria Flori di Montecatini<br />

Terme<br />

Stephanie Holznecht,<br />

Dangerous Beauty<br />

Margherita Blonska Ciardi,<br />

artista e curatrice della mostra<br />

Contemporary ArtMeeting<br />

aperta tutti i giorni nei seguenti orari:<br />

10.00-13.00 /17.00-20.00 e 21.30 / 23.00


Nella bellissima cornice della Galleria Flori di Montecatini Terme si inaugurerà il 15 ottobre<br />

alle ore 17.00 la mostra Contemporary Art Meeting, rassegna di arte contemporanea. La<br />

scelta di questa storica location accentua il fattore tempo, che è un vero spartiacque tra<br />

passato e presente. L'arte di ieri considerata oggi come antica, a sua volta era “contemporanea”.<br />

Con il passare degli anni e l’evoluzione delle correnti artistiche, i gusti e le mode sono<br />

cambiati, portando con sè importanti variazioni nella percezione estetica. Il ruolo dell’artista,<br />

infatti, è raccontare il momento storico che sta vivendo, rivelando alla società le verità<br />

nascoste e facendo vedere il mondo con occhi diversi. Contemporary Art Meeting dimostra<br />

che l'arte di oggi dialoga bene con quella del passato, portando con sé freschezza ed energia<br />

e valorizzando ancora di piu la bellezza classica della tradizione. La mostra montecatinese<br />

ospiterà quattro artiste - Michal Ashkenasi, Stephanie Holznecht, Paula Haapahti e Margherita<br />

Blonska - e sarà ripresa dalla rete televisiva Toscana TV di Fabrizio Borghini. La<br />

Galleria Flori è situata nel cuore di Montecatini Terme in viale Verdi 2, a pochi passi dagli<br />

stabilimenti termali, ed è aperta tutti i giorni. Il titolare Roberto Doda ha iniziato a lavorare<br />

in questa galleria nel 1988 come battitore d'asta. Un lavoro faticoso a cui deve l’esperienza<br />

che gli consente di conoscere in maniera profonda le opere e gli oggetti d’arte proposti in<br />

collezione con passione, professionalità ed attenzione al cliente.<br />

Michal Ashkenasi<br />

Artista israeliana, ha inventato la tecnica d’arte<br />

multimediale chiamata multifusion<br />

Paula Haapalahti<br />

Fotografa finlandese, è sponsorizzata<br />

dal Ministero dei Beni Culturali<br />

del suo paese per poter viaggiare<br />

e realizzare i suoi reportage<br />

fotografici.<br />

Michal Ashkenasi, Light Flawers in Blue, multifusion<br />

Stephanie Holznecht<br />

Artista americana specializzata nell’arte<br />

astratta, sperimenta la ricerca del gesto e la<br />

linea emozionale.<br />

Paula Haapahti, Burgundi, fotografia<br />

Magherita Blonska<br />

Artista, architetto di origine polacca, curatrice ed<br />

esperta d’arte, si colloca artisticamente nel genere<br />

del pop espressionismo.<br />

Stephanie Holznecht, Life on the Run, acrilico su tela<br />

Margherita Blonska, L'Appennino toscano, tecnica mista


Eccellenze toscane<br />

in Cina<br />

A cura di<br />

Michele Taccetti<br />

Salumificio Lombardi<br />

Tradizione ed innovazione di una storica<br />

azienda toscana lanciata con successo sul<br />

mercato cinese<br />

foto www.salumificiolombardi.com<br />

Lo stabilimento a Ginestra Fiorentina<br />

Nel cuore della Toscana, tra le<br />

bellissime colline della Ginestra<br />

Fiorentina, possiamo trovare<br />

lo stabilimento del Salumificio<br />

Lombardi, che dal 1923 è specializzato<br />

nella produzione di salumi tipici<br />

toscani (salsiccia fresca, salame<br />

toscano, finocchiona toscana, salame<br />

piccante, pancetta toscana). L’azienda<br />

porta avanti da tre generazioni<br />

la tradizione toscana nota nel mondo<br />

anche per i salumi e si dimostra attiva<br />

e dinamica sia sul mercato nazionale<br />

che internazionale attraverso le capacità<br />

di adattamento ai nuovi mercati<br />

e la commercializzazione di salumi<br />

di vario genere e di differenti formati<br />

per soddisfare le diverse richieste<br />

della grande distribuzione e degli importatori<br />

tradizionali. Una delle caratteristiche<br />

peculiari del Salumificio<br />

Lombardi è sicuramente la flessibilità<br />

nell'accogliere e produrre gli articoli<br />

secondo i gusti e le preferenze del<br />

cliente finale ed in tempi molto brevi,<br />

grazie sia all’esperienza maturata negli<br />

anni sia al supporto di un team giovane<br />

ed efficace di collaboratori che<br />

sono in grado di offrire servizi e soluzioni<br />

commerciali interessanti. Il Salumificio<br />

Lombardi si avvale di uno<br />

stabilimento di circa 1200 metri quadri,<br />

modernamente ampliato e ristrutturato<br />

secondo le normative europee,<br />

oltre che di circa 15 addetti stabili<br />

che assicurano con una produzione<br />

annua in continua crescita. La scelta<br />

delle carni e la completa lavorazione<br />

interna avviene secondo altissimi<br />

standard di qualità: nel 2005 l’azienda<br />

ha ottenuto la certificazione qualità<br />

UNI EN ISO 9001/2008 e UNI EN ISO<br />

22000/2005, nel 2013 l'autorizzazione<br />

del Consorzio Prosciutto Toscano<br />

per affettare il prosciutto toscano<br />

DOP e nel 2015 l'autorizzazione IGP<br />

per la finocchiona. Il livello qualitativo<br />

è quindi molto alto e capace di soddisfare<br />

qualsiasi esigenza e, ciò nonostante,<br />

il salumificio pone continua<br />

attenzione a mantenere un criterio di<br />

lavorazione artigianale. Quest’anno<br />

il salumificio Lombardi ha deciso di<br />

guardare alla Cina con l’azienda China<br />

2000 Srl aderendo al programma<br />

ItalyLifeStyle e anche in questa occasione<br />

si è posta in evidenza per la<br />

serietà e la decisione che ha contraddistinto<br />

la propria storia aziendale e<br />

36<br />

ECCELLENZE TOSCANE IN CINA


con una capacità imprenditoriale rivolta<br />

a progetti a medio e lungo termine.<br />

Il mercato cinese negli ultimi<br />

anni ha investito moltissimo nel settore<br />

dei salumi e delle carni in genere<br />

e, soprattutto, nelle carni di maiale<br />

per le quali l’allevamento locale offre<br />

moltissimi capi. Oltre all’avvio di<br />

produzioni Made in China di affettati<br />

(specie di prosciutto) è iniziata una<br />

discreta vendita degli stessi sul mercato<br />

domestico, grazie anche a collaborazioni<br />

in joint venture con aziende<br />

italiane e spagnole. Pur essendo un<br />

grosso consumatore di carne di maiale,<br />

fino a pochi anni fa il cinese medio<br />

non conosceva i salumi e la loro<br />

varietà: l’ingresso di prodotti e stili di<br />

vita occidentali, soprattutto a partire<br />

dalle grandi città, ha sedotto tuttavia<br />

le nuove generazioni che, insieme<br />

al buon vino, amano abbinare salumi<br />

che sono molto graditi nelle degustazioni<br />

ufficiali o negli aperitivi offerti in<br />

alberghi con standard elevato o presso<br />

wine bar (sempre più numerosi e<br />

frequentati). Se è vero che la cucina<br />

tradizionale cinese forse non vedrà<br />

mai un antipasto di salumi e formaggi<br />

come apertura di una cena o pranzo<br />

tradizionale, è anche vero che sempre<br />

più spesso è facile trovare nei supermercati<br />

cinesi prosciutti da affettare o<br />

già pronti affettati in vaschetta, così<br />

come gli affettati figurano ora nelle<br />

colazioni a buffet di tipo continentale<br />

non solo nelle catene degli alberghi<br />

internazionali ma anche in quelle con<br />

prevalenza di clienti cinesi. Le prime<br />

iniziative del Salumificio Lombardi in<br />

Cina hanno prodotto risultati incoraggianti<br />

e confermato un’attenzione per<br />

questi prodotti e per questo nuovo<br />

modo di mangiare oltre alla curiosi-<br />

tà per i prodotti tipici che provengono<br />

da terre ricche di fascino e storia come<br />

la Toscana che, anche per i cinesi,<br />

costituisce sinonimo di eccellenza,<br />

arte, storia ed esempio di qualità del<br />

lifestyle.<br />

Salumificio F.lli Lombardi<br />

Via degli Artigiani, 4<br />

50020, Ginestra Fiorentina (FI)<br />

+39 055 8713671<br />

www.salumificiolombardi.com<br />

Una foto storica<br />

Michele<br />

Taccetti<br />

Laureato in Scienze Politiche con una tesi sugli scambi economici tra Italia<br />

e Cina ed erede della propria famiglia, operante con il grande paese<br />

asiatico fin dal 1946, assiste da oltre un ventennio le aziende italiane interessate<br />

ad aprire il mercato cinese in vari settori merceologici e, in particolare,<br />

alla promozione del Made in Toscana in Cina. Svolge attività di formazione in materia<br />

di Marketing ed Internazionalizzazione ed è consulente per il Ministero dello<br />

Sviluppo Economico.<br />

Per info:<br />

michele.taccetti@china2000.it<br />

China 2000 srl<br />

@Michele Taccetti<br />

taccetti_dr_michele<br />

Michele Taccetti<br />

ECCELLENZE TOSCANE IN CINA 37


Percorsi nella<br />

Natura<br />

Un’escursione sulle montagne di San Martino di<br />

Castrozza insieme al Gruppo Sportivo Gualdo di<br />

Sesto Fiorentino<br />

di Oscar Nicolai / foto courtesy GS Gualdo di Sesto Fiorentino<br />

Era da tempo che non stavo da queste<br />

parti in estate. L’anno scorso ci<br />

sono stato in inverno per una ciaspolata<br />

di tre giorni indimenticabile, sempre<br />

con il Gruppo Sportivo Gualdo di Sesto<br />

Fiorentino, mentre questa di fine agosto è<br />

stata una permanenza significativa. Una<br />

settimana intera per gustare a fondo il piacere<br />

di tanta bellezza che non ricordavo. Il<br />

colore di quel cielo azzurro intenso e l’aria<br />

cristallina che ti fa quasi toccare con mano<br />

le montagne che vi si stagliano contro,<br />

montagne che ti inebriano di un piacere incontenibile<br />

che non vedi l’ora di mettere gli<br />

scarponi e partire. Il piacere di poter camminare<br />

accompagnati da Fosco Masini,<br />

la nostra consueta guida, ci dà un misto<br />

di sicurezza e di euforia. I sentieri scorrono<br />

sotto le scarpe come tappeti, ti sembra<br />

che non esistano ostacoli che ti possano<br />

fermare; poi, a poco a poco, la fatica comincia<br />

a presentare il suo conto ed allora<br />

ti accorgi di essere di fronte a quella realtà<br />

che ogni volta ti porta a riflettere su ciò<br />

che la montagna rappresenta, su ciò che<br />

la montagna richiede, ma intanto si cominciano<br />

a vedere le malghe per i pendii e<br />

più giù verso valle, ed il panorama intorno<br />

assume una straordinaria bellezza. Si sale<br />

ancora, la schiena è bagnata di sudore,<br />

Foto di gruppo dei partecipanti all'escursione<br />

il sole non ci risparmia, batte forte, l’aria<br />

così leggera lo lascia fare ed i suoi raggi<br />

sono inesorabili. Creme, occhiali, berretti<br />

e si continua a salire. Raggiunta la “cima”<br />

si tira un sospiro di sollievo e ci si affaccia<br />

a quel balcone naturale che è all’arrivo<br />

di ogni scalata, ed è a questo punto<br />

che si aggrovigliano soddisfazione, fatica,<br />

piacere dello spettacolo offerto da queste<br />

montagne, la curiosità sempre diversa di<br />

riconoscere in lontananza le cime col loro<br />

nome o di scoprirne di nuove. Anche<br />

in questa occasione, il GS Gualdo ha proposto<br />

questa escursione in montagna con<br />

molteplici possibilità di trekking e arrampicate<br />

possibili per diversi partecipanti,<br />

comprese alcune ferrate affrontate dai più<br />

esperti. La zona è la stupenda Valle del Primiero<br />

(Trentino) esattamente San Martino<br />

di Castrozza (1.487 mt); da qui le possibilità<br />

di fare escursioni sono innumerevoli<br />

a partire dal trekking del Cristo Pensante<br />

raggiungibile da Passo Rolle (1.986 mt)<br />

all’interno del Parco Naturale Paneveggio,<br />

con splendida vista sulle Pale di San<br />

Martino fino ad arrivare alla Cima Monte<br />

Castellazzo (2.333 mt). Anche la Rosetta<br />

è qualche cosa di straordinario: arrivi e ti<br />

appare un esteso paesaggio lunare fatto di<br />

dolomia e ti sembra di essere sbarcato in<br />

un altro mondo. Il sole oramai, in cammino<br />

da un paio d’ore, non ti risparmia quel<br />

riverbero pungente fino a farti bagnare le<br />

palpebre che ti costringe a inforcare gli occhiali.<br />

Adesso puoi scegliere che escursione<br />

affrontare, dalla cima Rosetta (2.741<br />

mt) da cui puoi godere di un panorama<br />

unico, al ghiacciaio della Fradusta, Rifugio<br />

Colverde, Passo Pradidali e tante altre: c’è<br />

l’imbarazzo della scelta. Le giornate sono<br />

trascorse molto velocemente, i rientri nel<br />

tardo pomeriggio si susseguivano, con i<br />

nostri volti stanchi ed assolati, ma con il<br />

solito entusiasmo a raccontarci l’esperienza<br />

fatta ripassando mentalmente la giornata<br />

trascorsa e progettando già quella<br />

del giorno successivo. La sera, dopo cena<br />

“nell’angolo” dei ricordi, alcuni veterani<br />

sollecitati dai più giovani davano fondo a<br />

racconti epici delle escursioni sul trekking<br />

in Perù, lo sci sul Jbel Toubkal in Marocco,<br />

e ancora il deserto dell’Akakus in Libia o la<br />

ciaspolata nella regione dei grandi laghi in<br />

Canada. Una gradita sorpresa è stata quella<br />

di poter godere di due serate dedicate<br />

alla Cultura con la C maiuscola sgorgata<br />

dal racconto di Alessandro che ci ha deliziati<br />

srotolando in anteprima il racconto<br />

del suo ultimo libro intitolato In difesa<br />

della “dolce libertà” / L’assedio di Firenze.<br />

La mente viaggiava assieme all’immaginazione<br />

seguendo il filo che piano piano dipanava<br />

la storia affascinante del racconto<br />

intorno alla vicenda dell’assedio della città<br />

da parte di Carlo V dall’ottobre del 1529<br />

all’agosto del 1530. Con dovizia di particolari<br />

e con inconfutabile precisione, abbiamo<br />

ascoltato un pezzo di storia che ci<br />

riguarda tutti quanti e che ci ha fatti rimanere<br />

assorti ad ascoltare una “piece” teatrale<br />

straordinaria. Il giorno del rientro si<br />

stava avvicinando e cominciava a trasparire<br />

una certa rassegnazione: ahimè, siamo<br />

alla fine della vacanza. Nella notte aveva<br />

nevicato sulle cime, ed il pensiero è corso<br />

all’anno prima con le stesse montagne coperte<br />

di candido manto. Una cosa diversa<br />

con la neve che copre tanta bellezza.<br />

38<br />

PERCORSI NELLA NATURA


ornella<br />

gioielli<br />

Ornella Gioielli<br />

Piazza Ginori 8, Sesto Fiorentino (FI)<br />

leggieri.poccianti@gmail.com<br />

+ 39 055 4480339


Personaggi<br />

Antoni Gaudì<br />

Il Gaudì Centre di Reus, un museo dove conoscere<br />

l’opera magica e complessa di uno dei geni indiscussi<br />

dell’architettura moderna<br />

di Barbara Santoro / foto courtesy www.gaudicentre.cat<br />

È<br />

stato davvero piacevole percorrere<br />

a piedi le stradine di Reus,<br />

la cittadina della Costa Dorada<br />

che ha dato i natali ad Antoni Gaudì<br />

(1852 -1926) e osservare le tante costruzioni<br />

in stile liberty, i balconcini in<br />

ferro battuto decorati da magnifiche<br />

maioliche, i sottotetti e i cornicioni riccamente<br />

rifiniti da legni istoriati ispirati<br />

a foglie e fiori dalle larghe corolle, inframezzati<br />

da volti di giovani donne dalle<br />

chiome fluenti che avrebbero sicuramente<br />

affascinato Gabriele D’Annunzio.<br />

In questo substrato culturale è cresciuto<br />

il maestro del modernismo che fu<br />

definito da Le Courbusier “il plasmatore<br />

della pietra, del laterizio, del ferro”.<br />

Antoni Gaudì<br />

Questo paese, non avendo niente delle<br />

mirabili costruzioni di Gaudì, ha voluto<br />

rendere omaggio al suo celebre cittadino<br />

realizzando un edificio a tre piani che<br />

attraverso immagini, foto, modellini, visioni<br />

multimediali, cartelloni e manifesti<br />

potesse far rivivere al visitatore l’eccezionale<br />

mondo ricco di mistero, curiosità,<br />

magia di questo enigmatico autore<br />

di architetture ricche di simboli, forme<br />

geometriche e antropomorfe che si sono<br />

poi rivelate nella costruzione della Sagrada<br />

Familia di Barcellona. Ma chi era<br />

Antoni Gaudì? Nato a Reus il 25 giugno<br />

del 1852, quinto figlio del calderaio<br />

Francesc Gaudì i Serra e di Antònia<br />

Cornet i Bertran, fin da piccolo manifestò<br />

un grande amore per la sua terra e<br />

per i manufatti creati dal padre. La sua<br />

vita fu funestata da lutti fin dalla tenera<br />

età: la madre e due fratelli lo abbandonarono<br />

bambino e fu da subito afflitto<br />

da reumatismi che lo costrinsero a seguire<br />

la dieta dell’abate Kneipp, che prevedeva<br />

un regime frugale, vegetariano<br />

e restrittivo che certamente non contribuirono<br />

alla socievolezza della persona,<br />

che fu, in effetti, sempre solitaria. A diciassette<br />

anni si trasferì a Barcellona,<br />

dove si laureò con una tesi sul portale Barbara Santoro in visita al museo (foto courtesy Barbara Santoro)<br />

40 ANTONI GAUDÌ


di un cimitero che fu molto apprezzata<br />

per la ricchezza dei particolari. Lavorò<br />

con grande impegno alla realizzazione<br />

dei lampioni per la Placa Reial di<br />

Barcellona. Il successo dell’esuberante<br />

architetto fu apprezzato moltissimo<br />

dall’industriale mecenate Eusebi Güell<br />

che gli permise la costruzione dell’affascinante<br />

Parco Güell soddisfacendo tutti<br />

i suoi capricci estetici. Nacquero così<br />

le straordinarie costruzioni di Casa Batllò,<br />

Casa Milà (detta anche La Pedrera) e<br />

cominciò l’edificazione della chiesa della<br />

Sagrada Familia. Nel 1910 fu inaugurata<br />

a Parigi la grande mostra dedicata a<br />

Gaudì che riscosse un enorme successo.<br />

Nel 1918 morì il mecenate Eusebi<br />

Güell, mentre una crisi economica rallentò<br />

l’afflusso dei finanziamenti per la<br />

costruzione del tempio, lavoro che oramai<br />

assorbiva tutte le energie di Gaudì.<br />

La sera del 7 giugno 1926 terminato<br />

il lavoro stava tornando a casa quando<br />

fu investito da un tram di passaggio.<br />

Non subito riconosciuto, fu trasportato<br />

in una clinica locale, dove morì dopo<br />

tre giorni d’agonia. Dopo la morte<br />

anche la sua opera cominciò ad essere<br />

criticata e nei tumulti del 1936, all’inizio<br />

della guerra civile, alcuni gruppi<br />

anticlericali incendiarono la cripta della<br />

chiesa che ospitava lo studio e il laboratorio<br />

di Gaudì distruggendone così tutti<br />

gli schizzi, i modellini in scala e i disegni.<br />

Ciononostante l’opera dell’architetto<br />

spagnolo è andata avanti basandosi<br />

su fotografie dei modellini recuperati<br />

dall’incendio. La chiesa gode di grande<br />

considerazione e nomi illustri hanno<br />

espresso la loro ammirazione per l’opera<br />

di Gaudì: basti pensare a Santiago<br />

Calatrava e a Norman Foster che si<br />

sono detti suoi debitori. Secondo Le<br />

Corbusier, Guadì possedette la maggior<br />

forza architettonica tra quelli della<br />

sua generazione, mentre per Louis Sallivan<br />

la Sagrada Familia rappresenta “il<br />

più bel pezzo di creazione architettonica”.<br />

La grande basilica ha continuato a<br />

crescere grazie alle donazioni dei fedeli<br />

e al lavoro di vari architetti, ma tutto<br />

va molto a rilento fra mille difficoltà anche<br />

burocratiche. Il 7 novembre 2010,<br />

con una messa solenne, Papa Benedetto<br />

XVI ha consacrato la navata centrale<br />

dichiarando la chiesa Basilica Minore.<br />

L’attuale direttore dei lavori, l’architetto<br />

Jordi Faulì, ipotizza che sarà completata<br />

nel 2026. Dobbiamo crederci?<br />

In questa e nelle altre foto alcune sale del Gaudì Centre di Reus<br />

41


Eventi in<br />

Toscana<br />

Ennio Pozzi<br />

A Gualdo la mostra Essenza e Consistenza<br />

dedicata al pittore sestese<br />

di Fabrizio Borghini<br />

Presso la chiesa di San Giusto a<br />

Gualdo, sul Monte Morello, ha<br />

aperto i battenti nel pomeriggio di<br />

sabato 15 settembre la personale dedicata<br />

al maestro sestese Ennio Pozzi, incentrata<br />

su alcuni aspetti poco noti della sua<br />

produzione. Ad aprire la mostra, oltre ai<br />

due curatori Francesco Traversi e Stefano<br />

Garosi, e ai membri del Gruppo Gualdo,<br />

c’erano il vicesindaco di Sesto Damiano<br />

Sforzi e Alessandro Biagiotti, governatore<br />

della Misericordia di Sesto Fiorentino.<br />

Presenti, inoltre, il nipote dell’artista Ettore<br />

Pozzi in compagnia del proprio figlio.<br />

Fu grazie all’incitamento di Giulio Bargellini,<br />

maestro simbolista amante dell’arte di<br />

Donatello, che Ennio Pozzi (1893-1972)<br />

lavorò drapprima come decoratore nelle<br />

manifatture di ceramica del suo paese<br />

e successivamente si iscrisse al corso di<br />

Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di<br />

Firenze. Arruolatosi nel corpo dell’Aeronautica<br />

di Roma in qualità di disegnatore,<br />

vi rimase fino alla fine della Grande Guerra<br />

ed ebbe modo di frequentare i circoli<br />

artistici e culturali della capitale. A questo<br />

periodo, in cui sviluppò i suoi primi concetti<br />

figurativi, risalgono una serie di nudi,<br />

ritratti e un paesaggio, realizzati ad olio su<br />

vari supporti (tela, tavolette, cartoncini),<br />

che mostrano il suo amore per gli antichi<br />

maestri (in questo caso Courbet e Delacroix).<br />

L’esposizione prosegue affrontando,<br />

tramite dipinti e disegni, la tematica<br />

religiosa. Il Pozzi non fu un assiduo frequentatore<br />

della chiesa, ma nella sua produzione<br />

artistica emerge una notevole<br />

quantità di opere sacre, attraverso le quali<br />

si può notare l’evoluzione del suo percorso<br />

pittorico. Oltre ai ritratti della sorella<br />

suor Elena, della figlia Maria nel giorno<br />

della Cresima e di Pietrino Buono, anima<br />

caritatevole amata dai sestesi e fondatore<br />

della nuova Misericordia, al Gualdo sono<br />

stati esposti un monumentale San Sebastiano,<br />

che domina la scena essendo collocato<br />

sulla parete di fondo dietro l’altare<br />

maggiore, una commovente Deposizione<br />

realizzata per il Cimitero della Misericordia<br />

a Prato nel 1951, e altri dipinti degli<br />

anni ’60, oramai sviluppati con un nuovo<br />

stile dal suo autore, caratterizzati da una<br />

pennellata gestuale, accesi colori e un’interpretazione<br />

ai limiti dell’espressionismo.<br />

Altri disegni e fotografie accompagnano le<br />

pitture e spiegano il metodo di lavoro del<br />

pittore. A chiudere questa monografica<br />

sono varie illustrazioni, fra cui alcune eseguite<br />

per la famosa rivista Scena Illustrata,<br />

oltre ad un libro di poesia del siciliano<br />

Giuseppe Zagarrio, per il quale Pozzi disegnò<br />

la copertina e sei scene al suo interno.<br />

Accompagnata da un catalogo curato<br />

dagli ideatori della mostra, l’esposizione è<br />

rimasta aperta fino al 30 settembre.<br />

A Sesto Fiorentino il restaturo del labaro della Misericordia<br />

e di due dipinti di Ennio Pozzi<br />

di Maria Grazia Dainelli<br />

Sabato 8 settembre, in occasione<br />

dell’annuale festa della Confraternita<br />

di Misericordia di Sesto Fiorentino,<br />

nei locali della stessa, il governatore Alessandro<br />

Biagiotti ha presentato il restauro<br />

di alcune opere appartenenti alla Confraternita,<br />

che sono rimaste in mostra fino al<br />

termine della festa. Al centro della sala è<br />

stato esposto il labaro della Confraternita,<br />

seta dipinta dal pittore Pilade Donnini, firmato<br />

e datato 1934, nel quale sono raffigurati<br />

San Martino, simbolo di Sesto, e<br />

il simbolo della Misericordia con al centro<br />

l’immagine di San Sebastiano ripresa dal<br />

Le opere restaurate: al centro lo stendardo della Misericordia di Sesto Fiorentino e ai<br />

lati i due dipinti di Ennio Pozzi<br />

dipinto del Sodoma conservato agli Uffizi.<br />

Ai lati del labaro, due dipinti di Ennio Pozzi:<br />

il Ritratto di Pietro Azzarri, detto Pietrino<br />

Buono, figura di spicco della Misericordia<br />

sestese (Sesto, 1868-1926), dipinto<br />

da Pozzi poco dopo la morte di Pietrino, e<br />

la grande tela raffigurante San Sebastiano,<br />

firmata e datata 1927. Le opere sono state<br />

affiancate da pannelli con foto e didascalie<br />

che illustrano le varie fasi dei restauri.<br />

Stefano Garosi, curatore insieme a Francesco<br />

Traversi della mostra di Ennio Pozzi<br />

a Gualdo, ha illustrato sinteticamente le<br />

cause del degrado dei due dipinti e le fasi<br />

del loro restauro, mentre la restauratrice<br />

Elena Gualandris ha parlato della tecnica<br />

d’esecuzione della pittura sulla seta, delle<br />

condizioni in cui si trovava lo stendardo<br />

e delle cause del suo degrado, esponendo<br />

in modo chiaro e dettagliato le varie fasi<br />

del restauro.<br />

ENNIO POZZI<br />

43


Obbiettivo<br />

Fotografia<br />

A cura di<br />

Maria Grazia Dainelli<br />

Fabio Canali<br />

Il “mosso creativo” negli scatti del fotografo toscano<br />

protagonista della personale Graffi d’Autunno conclusasi<br />

lo scorso 27 settembre al Gruppo Donatello<br />

Testo e foto Fabio Canali<br />

Il mio progetto si basa sulla tecnica<br />

del mosso creativo, vale a dire<br />

un altro modo di interpretare e di<br />

utilizzare sul piano espressivo un’immagine<br />

mossa, la quale solitamente<br />

è considerata un errore in ambito<br />

fotografico. Ciò è esatto se il mosso<br />

è frutto di un tempo di scatto troppo<br />

lungo, della mancanza di luce o<br />

di una vibrazione nell’attimo in cui si<br />

scatta, mentre qui il movimento non<br />

è il nemico da contrastare, bensì un<br />

prezioso alleato per attribuire all’immagine<br />

un particolare valore comunicativo.<br />

Con questa idea in testa, ho<br />

strizzato l’occhio agli impressionisti<br />

che con l’estro di un pennello dipingono<br />

l’immagine che hanno di fronte,<br />

mentre io provo a far altrettanto impugnando<br />

una fotocamera e scrivendo<br />

con la luce. Fotografo ormai da<br />

tanti anni, ho iniziato quando ancora<br />

si viaggiava con la scorta di rullini,<br />

usando una macchinetta a pellicola,<br />

per passare poi alla mia prima digitale<br />

che ho spremuto per anni prima di<br />

approdare ad una reflex. Scatto perché<br />

mi piace, non so se posso definirla<br />

passione o divertimento, ma<br />

cerco sempre di ritrarre la mia versione<br />

del soggetto che ho di fronte,<br />

catturando le emozioni che mi portano<br />

a premere il pulsante. Amo tantissimo<br />

la luce dell’alba, quando le<br />

tenebre lasciano il posto all’amata luce,<br />

anche se questo significa rinunciare<br />

ad ore di riposo.<br />

fabiocanali@libero.it<br />

44 FABIO CANALI


Ritratti<br />

d’artista<br />

Giovanni Garrubba<br />

Un pittore innamorato della realtà<br />

Definizione della pennellata e attenzione ai particolari caratterizzano<br />

uno stile intento a catturare l’essenza del visibile e delle emozioni<br />

di Francesca Caggiati<br />

Pittore di origini crotonesi e parmigiano<br />

di adozione, Giovanni<br />

Garrubba inizia a disegnare sui<br />

banchi di scuola i personaggi dei fumetti<br />

e dall'età di dodici anni dipinge<br />

con colori ad olio su tela, che ha affiancato<br />

al carboncino e alla matita. E' un<br />

autodidatta puro, amante delle linee definite<br />

e della dovizia nei particolari, e si<br />

è sempre ispirato ai grandi maestri, in<br />

particolare al Caravaggio. Ritrae prevalentemente<br />

Melissa, suo paese d’origine,<br />

e i suoi abitanti, ma anche visuali<br />

del centro storico di Parma, paesaggi<br />

e castelli del parmense e ritratti di vario<br />

genere, che esegue anche su commissione.<br />

Una via, uno scorcio, un paesaggio<br />

campestre, ma anche ritratti che<br />

esprimono un vissuto e mille emozioni.<br />

Se la scelta di dipingere olio su tela<br />

è rimasta pressochè una costante in<br />

Garrubba, la definizione della pennellata,<br />

l’utilizzo delle ombre e della prospettiva<br />

si sono perfezionate nel tempo. E’<br />

un pittore emergente che sta iniziando<br />

ad ottenere l’attenzione e i riscontri che<br />

merita e si sta facendo apprezzare anche<br />

come ritrattista. «Spesso mi chiedono<br />

di dipingere figli o parenti - afferma<br />

Garrubba - probabilmente perché un<br />

quadro ha un sapore diverso da una fotografia<br />

e in casa diventa un oggetto di<br />

arredo. Ho ricevuto anche richieste per<br />

dipingere coppie di sposi a cui gli amici<br />

hanno voluto fare un regalo di nozze<br />

diverso dal solito». Negli anni ha esposto<br />

in personale e in collettiva in Emilia<br />

Romagna, Puglia e Toscana; in alcune<br />

occasioni ha dipinto e disegnato dal vivo,<br />

spiegando come nasce un quadro:<br />

dall’idea al bozzetto disegnato a matita,<br />

dalle diverse fasi realizzative fino ai ritocchi<br />

finali. I suoi quadri, olio su tela o<br />

cartone telato, coprono un periodo che<br />

va dagli anni ’90 ad oggi e mostrano l’evoluzione<br />

del suo stile, sempre più curato<br />

e attento ai dettagli. «Dipingere è<br />

una ricerca continua – chiarisce l’artista<br />

– che permette di evolversi e trovare<br />

anche nuove forme di espressione».<br />

giovanni.garrubba@virgilio.it<br />

http://giovannigarrubba.blogspot.it<br />

Giovanni Garrubba - Pittore<br />

Ufficio Stampa & RP:<br />

Dott.ssa Francesca Caggiati<br />

francesca.caggiati@tin.it<br />

+39 338 5219408<br />

Giovanni Garrubba con due suoi dipinti<br />

Ritratto di uomo anziano, olio su tela, cm<br />

50x60, 2014<br />

GIOVANNI GARRUBBA<br />

45


Eventi in<br />

Toscana<br />

Il Sequence Shot Film Festival quest’anno diventa<br />

Monochrome, una manifestazione cinematografica<br />

tutta in bianco e nero alle Serre Torrigiani<br />

Di Maria Grazia Dainelli / Foto Alessandro Michelazzi<br />

Una manifestazione cinematografica<br />

tutta in bianco e nero:<br />

stiamo parlando di Monochrome,<br />

titolo scelto quest’anno per la 3ª<br />

edizione del Sequence Shot Film Festival<br />

svoltosi lo scorso 20 settembre a Firenze<br />

presso le Serre Torrigiani. Diretta<br />

da Graziano Staino, la manifestazione<br />

è organizzata da Blindivision AC e Universofoto<br />

in collaborazione con le Serre<br />

Torrigiani. Un incontro all’insegna della<br />

convivialità con un rinfresco offerto dalle<br />

Serre Torrigiani e dall’Azienda Agricola<br />

Francesca e uno shooting fotografico<br />

realizzato con le pellicole monocrome<br />

Instax Fujifilm e le maschere dello studio<br />

Crea FX. All’interno della serra sono<br />

state proiettate le dodici opere brevi selezionate<br />

tra le tante pervenute da tutto<br />

il mondo. Nel corso della serata è stato<br />

assegnato il premio al film A mighty nice<br />

man di Jonathan Dee come miglior<br />

opera 2018. Un riconoscimento deciso<br />

dal pubblico e da una giuria composta<br />

dall’attrice Giusi Merli, tra gli interpreti<br />

del film La Grande Bellezza, la visual<br />

designer Chiara Feriani, la presidente<br />

dell’Italian Film Commission Stefania<br />

Ippoliti, l’artista Giacomo Costa, il designer<br />

Piero Angelo Orecchioni e il cantante<br />

e produttore Piero Pelù.<br />

Da destra, Andrea Berni di Universo Foto e Graziano Staino, direttore del Sequence Shot Film Festival<br />

La premiazione<br />

Un momento della proiezione alle Serre Torrigiani<br />

46<br />

MONOCHROME


Eventi in<br />

Toscana<br />

Il Giappone a Firenze: balli, canti e maschere<br />

del teatro No a Palazzo Medici Riccardi per<br />

una serata all’insegna del dialogo culturale<br />

tra Oriente ed Occidente<br />

Testo e foto Maria Grazia Dainelli<br />

Lo scorso 28 giugno la splendida<br />

Sala Luca Giordano di Palazzo<br />

Medici Riccardi ha fatto<br />

da cornice ai balli e alle maschere della<br />

tradizione giapponese ospitando una<br />

rappresentazione del teatro No − abbreviazione<br />

di Nogaku −, la prima delle tre<br />

grandi forme del teatro classico in Giappone.<br />

Protagonista della serata, l’attore<br />

Kazufusa Hosho, ventunesimo maestro<br />

della scuola maggiore Hosho. Lo spettacolo<br />

ha visto riuniti tre diversi tipi di<br />

linguaggio: verbale attraverso il canto,<br />

musicale, con l’utilizzo di strumenti<br />

a fiato e a percussione, e gestuale<br />

con i passi di danza classica giapponese.<br />

L’evento è stato impreziosito dalla<br />

collezione di ventagli antichi e moderni<br />

messa a disposizione dalla dottoressa<br />

Luisa Moradei, la quale ha anche tenuto<br />

un’interessante conferenza sui rapporti<br />

tra Oriente ed Occidente. Con questa<br />

iniziativa prosegue l’incontro culturale<br />

tra la città di Firenze e il Giappone iniziato<br />

a Palazzo Medici Riccardi nel 2012<br />

con la mostra di ben cinquantadue maschere<br />

di diverse epoche − dal Duecento<br />

ad oggi − ancora in ottimo stato di<br />

conservazione.<br />

Junko Fukui, artista ed organizzatrice dell'evento<br />

Il No è una delle forme teatrali più<br />

antiche della tradizione giapponese<br />

essendo stata introdotta nel<br />

XIV secolo. Nacque come forma di<br />

arte colta che presumeva una buona<br />

cultura degli spettatori a cui lasciava<br />

ampio spazio di interpretazione.<br />

Il principale linguaggio utilizzato era<br />

la danza, intrepretata da attori che si<br />

esibivano con movimenti lenti ed aggraziati<br />

e con il volto coperto da maschere.<br />

Questa forma d’arte, ancora<br />

oggi praticata in Giappone, si articola<br />

in quattro scuole - Hosho, Komparu,<br />

Kita e Kongo - che ne custodiscono<br />

regole e tradizioni.<br />

La Sala Luca Giordano, splendida location dell'evento<br />

Un momento dello spettacolo<br />

EVENTI IN TOSCANA 47


Eventi in<br />

Toscana<br />

Signa fa il pieno di solidarietà<br />

Due giorni per Cure2Children al Parco dei Renai<br />

Grande partecipazione per Eliche, lanterne e musica,<br />

la manifestazione organizzata dall’associazione Pollicino<br />

Onlus per sostenere un progetto intitolato a Davide Astori.<br />

Sul palco anche Lorenzo Baglioni<br />

di Fabrizio Borghini / foto courtesy Cure2Children<br />

Una festa pensata per donare un<br />

sorriso ai bambini: quelli che vi<br />

hanno partecipato ma soprattutto<br />

quelli per cui da 12 anni si batte<br />

Cure2Children. È stata un successo per<br />

affluenza e partecipazione Eliche, lanterne<br />

e musica, la manifestazione che<br />

si è tenuta lo scorso 22 e 23 settembre<br />

al Parco dei Renai di Signa (FI): una<br />

due giorni a scopo benefico promossa<br />

dall’associazione signese Pollicino<br />

Onlus presieduta da Beppe Bonardi.<br />

Alla base di tutto, la volontà di raccogliere<br />

fondi a favore della Fondazione<br />

Cure2Children, onlus impegnata nel<br />

promuovere la cura dei bambini affetti<br />

da malattie oncologiche nei Paesi poveri<br />

e in via di sviluppo. I fondi raccolti durante<br />

i due giorni saranno destinati in<br />

particolare al nuovo progetto di Cure-<br />

2Children in Ghana, all’ospedale Greater<br />

Accra Regional Hospital, nel quale è<br />

nata la prima Unità di Trapianto di Midollo<br />

Osseo di tutta l’Africa subsahariana<br />

che servirà a guarire i bambini affetti<br />

da anemia falciforme, grave malattia del<br />

sangue frequente tra i più piccoli. L’unità<br />

è stata intitolata alla memoria di Davide<br />

Astori, per testimoniare l’impegno<br />

che il calciatore avrebbe voluto continuare<br />

a mettere in questo progetto e<br />

portare avanti il messaggio che lui stesso<br />

aveva scelto per sostenere bambini<br />

di Cure2Children: «Ogni bambino ha il<br />

diritto di giocare la Sua partita, sosteniamo<br />

Cure2Children!». Sono tante<br />

le iniziative dedicate a grandi e piccoli<br />

che hanno animato il Parco dei Renai,<br />

trasformato per due giorni in un grande<br />

contenitore di eventi: tra le più spettacolari<br />

la possibilità di fare un volo in<br />

elicottero o assistere al lancio dei paracadutisti.<br />

A conquistare i bambini ci<br />

hanno pensato lo show dei dinosauri e<br />

Un momento della manifestazione<br />

Lorenzo Baglioni<br />

lo spettacolo dei falconieri, il paintball e<br />

la fattoria, il planetario digitale e il trenino<br />

elettrico. Ma anche i mezzi delle Forze<br />

dell’Ordine: il Parco infatti ha ospitato<br />

anche alcune postazioni di Arma dei Carabinieri,<br />

Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria,<br />

CRI Militare, Esercito Italiano<br />

e Protezione Civile che si sono resi disponibili<br />

a partecipare date le finalità<br />

benefiche dell’evento. Gran finale con lo<br />

show del testimonial di Cure2Children<br />

Lorenzo Baglioni che ha fatto divertire<br />

il pubblico con la sua comicità tagliente<br />

e una carrellata dei suoi successi, da<br />

Le ragazze di Firenze a Il congiuntivo,<br />

con cui il cantante toscano si è aggiudicato<br />

il secondo posto tra le Nuove Proposte<br />

all’ultimo Festival di Sanremo.<br />

Lo show di Baglioni è stato anticipato<br />

dalla proiezione del cortometraggio<br />

Fata Burgina di Piero Torricelli, premiato<br />

con il Pegaso Respect International<br />

Film Festival. Spenti i riflettori sulla manifestazione,<br />

resta accesa l’attenzione<br />

sulle attività di Pollicino Onlus e di Cure2Children<br />

perché, per usare il motto<br />

della Fondazione, nulla è più importante<br />

di un bambino.<br />

48<br />

PARCO DEI RENAI


Via dei Renai 9<br />

50058 Signa - Firenze<br />

Tel: 055 8996431 | Fax: 055 8999257<br />

segreteria@progettorenai.it<br />

www.parcorenai.it


Eventi in<br />

Toscana<br />

Nel Salone dei Cinquecento<br />

la XXXIII edizione del Premio<br />

Lorenzo il Magnifico<br />

Assegnati dall'Accademia Internazionale Medicea i<br />

riconoscimenti ad artisti, scrittori e personaggi della<br />

cultura, delle istituzioni e dell'imprenditoria<br />

di Lucia Raveggi / foto Silvano Silvia<br />

Nel Salone dei Cinquecento di<br />

Palazzo Vecchio si è tenuta sabato<br />

16 giugno la 33ma edizione<br />

del Premio Lorenzo Il Magnifico<br />

istituito nel lontano 1977 dall'Accademia<br />

Internazionale Medicea. Nel corso<br />

dei decenni che ci separano da quella<br />

data, hanno ricevuto l'ambito riconoscimento<br />

personaggi di levatura<br />

internazionale del mondo della politica,<br />

dell'imprenditoria, delle arti e dello<br />

spettacolo. Fra i nomi di spicco quelli<br />

degli statisti Willy Brandt, Amintore<br />

Fanfani, Bettino Craxi, François Mitterrand,<br />

Gorbachev, degli artisti Pietro<br />

Annigoni, Mario Ceroli, Mimmo Paladino,<br />

Aligi Sassu, Renzo Vespignani,<br />

Igor Mitoraj, Folon, dei giornalisti Sergio<br />

Zavoli e Arrigo Levi, degli attori Nino<br />

Manfredi, Vittorio Gassman, Melina<br />

Mercuri, Dario Fo, Alida Valli, Peter<br />

Ustinov, Virna Lisi. Anche questa edizione<br />

è stata nobilitata dalla presenza<br />

di personalità di grande spessore quali<br />

l'astronauta Paolo Nespoli, il grande<br />

artista cinese Li Ying Jie, il più famoso<br />

interprete di Arlecchino del mondo<br />

Ferruccio Soleri, il direttore del Corriere<br />

Fiorentino Paolo Ermini, il musicista<br />

Walter Savelli, il Presidente del Consiglio<br />

Regionale della Toscana Eugenio<br />

Giani, l'attore della seguitissima fiction<br />

"Gomorra" Salvatore Esposito, il<br />

critico e storico dell'arte Maurizio Vanni,<br />

il giornalista Giancarlo Mazzuca.<br />

Nel corso della manifestazione, che si<br />

è aperta con l'interpretazione del "Canto<br />

di Bacco" di Lorenzo il Magnifico da<br />

parte dell'attore Alessandro Calonaci<br />

e i saluti istituzionali della presidente<br />

della Commissione Cultura del Comune<br />

di Firenze Maria Federica Giuliani e<br />

della senatrice Rosa Maria Di Giorgi,<br />

è stato assegnato anche il Premio Caterina<br />

de' Medici alle pittrici fiorentine<br />

Elisabetta Rogai e Simona Dolci, all'assessore<br />

alla Cultura del Comune di Rosignano<br />

Marittimo Licia Montagnani e<br />

a Maria Cotroneo direttore del Telesia<br />

Museum di San Roberto (Reggio Calabria).<br />

Diciotto sono stati gli artisti che<br />

L'astronauta Paolo Nespoli premiato da Maria Federica Giuliani Presidente della Commissione Cultura del Comune di Firenze<br />

50<br />

PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO


hanno ricevuto il Collare Laurenziano<br />

ed altrettanti i premiati con le Medaglie<br />

Laurenziane; fra questi, l'enologo<br />

Paolo Bini, le attrici Lavinia Parissi e<br />

Mery Nacci, lo scrittore Donato Massaro,<br />

il curatore d'arte Filippo Lotti, l'urologo<br />

Andrea Gavazzi, il pneumologo<br />

Massimo Pistolesi, il chirurgo Antonio<br />

Orlando, la cantante statunitense Josephine<br />

Carr, l'imprenditore Tonino Boccadamo,<br />

la poetessa Mary Bianchi, il<br />

Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei<br />

Carabinieri, il professor Francisco Javier<br />

Benedicto Ruiz responsabile del<br />

Sistema Galileo dell'Esa, l'agenzia spaziale<br />

europea, la dottoressa Ottaviana<br />

Giagnoli, Alessandro Bottacci del Nucleo<br />

Forestale dei Carabinieri. Numeroso<br />

come ogni anno il pubblico che<br />

è affluito in Palazzo Vecchio per partecipare<br />

all'evento che è stato patrocinato<br />

dal Comune di Firenze e dalla<br />

Regione Toscana. Oltre alla presidente<br />

dell'Accademia Anna Frabetti, hanno<br />

consegnato i premi i consiglieri Luigi<br />

Del Fante, Michele Coppola, Michele<br />

Cirrincione, Roberto Ariani, Stefano<br />

Cappelli, Giuseppe Fricelli e Costantino<br />

Tedesco. Ha presentato, nella doppia<br />

veste di giornalista e Rettore dell'Accademia,<br />

Fabrizio Borghini.<br />

L'attore Alessandro Calonaci riceve il Collare Laurenziano dal Rettore Fabrizio Borghini<br />

Il Presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani riceve il Premio<br />

Lorenzo il Magnifico dai consiglieri Stefano Cappelli e Roberto Ariani<br />

L'attrice Gianna Giachetti consegna il bassorilievo simbolo del Premio<br />

Lorenzo il Magnifico a Ferruccio Soleri<br />

PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO 51


Eventi in<br />

Toscana<br />

La senatrice Rosa Maria Di Giorgi e Maria Federica Giuliani consegnano la Medaglia Laurenziana<br />

al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri<br />

52<br />

PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO


Collare Laurenziano<br />

Joanna Aston è nata in Inghilterra,<br />

dove giovanissima ha<br />

studiato pittura. Successivamente<br />

si è trasferita a Firenze dove<br />

ha frequentato prima la scuola<br />

di Nerina Simi, figlia del noto pittore<br />

di fine Ottocento Filadelfo e<br />

poi l'Accademia di Belle Arti dove<br />

si è laureata in Pittura con il massimo<br />

dei voti. Ha lavorato come disegnatrice<br />

tecnica al Genio Civile<br />

di Firenze scegliendo la via del prepensionamento<br />

per potersi dedicare<br />

con continuità alla pittura. Ha<br />

esposto in diverse mostre collettive,<br />

molte delle quali organizzate<br />

dall'Associazione Toscana Cultura.<br />

Joanna Aston<br />

Julius Camilletti, nato a<br />

Melbourne nel 1960, rientra<br />

quasi subito in Italia,<br />

dove inizia il suo percorso artistico<br />

in età matura. L' amore<br />

viscerale per l'arte è confluito<br />

nell'ideazione di una tecnica<br />

"unica", il Trattilismo, che per<br />

l'artista significa "istante di vita".<br />

Le sue opere nascono da<br />

sentimenti riprodotti sulla superficie<br />

tramite tratti di pennarello<br />

dal forte impatto visivo.<br />

Non vi è un disegno preparatorio,<br />

le figure sono il risultato di<br />

un lavoro certosino, di raffinati<br />

incastri di colore e i supporti<br />

utilizzati sono i più diversi.<br />

Cristina Falcini, pittrice autodidatta,<br />

espone dagli anni Ottanta,<br />

sia in personale che<br />

partecipando a mostre estemporanee,<br />

collettive ed eventi Onlus.<br />

Julius Camilletti<br />

Cristina Falcini<br />

Franco Carletti è nato a Gaiole in<br />

Chianti nel 1954, vive e lavora a Siena.<br />

Ha iniziato a dipingere da giovanissimo<br />

spinto dalla sua insegnante che<br />

lo ha seguito anche dopo gli studi. La sua<br />

pittura affonda le radici nella migliore tradizione<br />

coloristica. Visioni espresse con<br />

essenzialità, aspetti del paesaggio e della<br />

natura, figure femminili, opere piacevoli<br />

pervase da un sottile senso romantico con<br />

un’impronta di singolare efficacia. Ha partecipato<br />

a molte manifestazioni in Italia e<br />

all’estero con il contributo di illustri critici<br />

come Paolo Levi, Vittorio Sgarbi, Giorgio<br />

Grasso e Loredana Trestin che lo hanno<br />

Franco Carletti<br />

seguito da Spoleto a Palermo, Venezia,<br />

Mantova, Bologna, Milano, Roma come a<br />

Bruxelles, Miami, New York, Parigi, Barcellona.<br />

Partecipa ai progetti Infinity e Genius<br />

a cura di Giammarco Puntelli con esposizione<br />

a Firenze a Palazzo Medici Riccardi<br />

e relative pubblicazioni editoriali Giorgio<br />

Mondadori; è stato inserito tra gli artisti di<br />

Spoleto Arte e negli Artisti della collezione<br />

Sgarbi, e da Paolo Levi nella rubrica Prima<br />

Scelta. Lo scorso giugno ha ricevuto il<br />

Collare Laurenziano dall’Accademia Internazionale<br />

Medicea, con cerimonia a Firenze<br />

nel Salone dei Cinquecento di Palazzo<br />

Vecchio.<br />

PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO 53


Eventi in<br />

Toscana<br />

Elena Migliorini, nata a Lastra a Signa<br />

nel 1950, vive a Scandicci, dove<br />

svolge la sua attività artistica.<br />

Nel 2007, dopo aver concluso gli anni di<br />

lavoro nella pubblica amministrazione, si<br />

dedica inizialmente al disegno e in seguito<br />

studia alcune tecniche, tra cui l’acquerello,<br />

sotto la guida della pittrice Fiorella Macchioni.<br />

Ha al suo attivo un’intensa attività<br />

espositiva sia in mostre personali che collettive.<br />

Di recente è stata premiata nell’ambito<br />

del 52° Concorso di pittura di Lastra<br />

a Signa 2018 con l’opera Magnolia in fiore.<br />

Nel giugno scorso è stata insignita del<br />

Collare Laurenziano dall’Accademia Internazionale<br />

Medicea a Firenze.<br />

Elena Migliorini<br />

Daniela Cappellini, ha iniziato a<br />

dipingere giovanissima, affinando<br />

le proprie tecniche attraverso<br />

la frequentazione della bottega del<br />

maestro Scardigli a Pescia e il laboratorio<br />

del maestro Giorgetti a Montecatini<br />

Terme. Ha esposto presso circoli<br />

culturali, biblioteche e gallerie ricevendo<br />

anche premi tra i quali Toscana Cultura<br />

Donna nell’anno 2015 e al Torrino di<br />

Firenze durante alcune rassegne artistiche.<br />

E’ presidente e fondatrice dell’Associazione<br />

Culturale Tusco Artis ed<br />

ha partecipato, con altri tre soci artisti,<br />

all’illustrazione del libro Le avventure<br />

di Pinocchio di Carlo Lorenzini con<br />

la collezione Pinocchio e la sua Collodi<br />

tra Fantasia e Realtà che ultimamente è<br />

stata esposta anche in Francia nella regione<br />

della Marna. Ha realizzato la collezione<br />

La Mia Merica, dedicata al nonno,<br />

con diciotto tele che ripercorrono la storia<br />

degli italiani dei primi del '900 che<br />

affrontavano un lungo viaggio verso l’America<br />

in cerca di un futuro migliore. Ha<br />

illustrato su carta del Settecento la pubblicazione<br />

Affresco Medievale, relativa al<br />

miracolo del 1399 avvenuto in Buggiano.<br />

Infine, ha realizzato la cosidetta Arte<br />

a Passeggio, ovvero borse dipinte a<br />

mano con tecnica del tutto personale,<br />

facendo diventare le borse qualcosa<br />

di unico e speciale, un oggetto d’arte a<br />

passeggio per le vie del mondo. Le stesse<br />

sono state anche esposte alla Biennale<br />

d’Arte di Alessandria.<br />

Daniela Cappellini<br />

Patricia Glauser nasce in Colombia<br />

e nel 1998 si trasferisce<br />

in Italia dietro il suo<br />

sogno di diventare artista. Studia<br />

all’Accademia di Belle Arti di Firenze<br />

e successivamente consegue un<br />

master in Arti Visive presso la LABA.<br />

Ha preso parte a diverse mostre sia<br />

personali che collettive in Italia e in<br />

altri paesi come Francia, Germania,<br />

Austria, Belgio, Spagna e Colombia.<br />

E’ stata insignita di diversi premi, tra<br />

cui il Collare Laurenziano, il premio<br />

di tutte le arti, il premio ArtAbitart e<br />

il premio Afrodite. Il suo tema principale<br />

è la denuncia sociale contro il<br />

maltrattamento della donna e la sublimazione<br />

del dolore attraverso lo<br />

sviluppo spirituale. Facendo uso del<br />

vestito femminino, esprime concetti<br />

come presenza e assenza, materia<br />

ed energia, interno ed esterno. Nelle<br />

sue sculture e istallazioni fa uso<br />

di svariati materiali e oggetti, sempre<br />

considerando che la tecnica segue<br />

l’idea e non il contrario.<br />

Patricia Glauser<br />

54<br />

PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO


Maurizio Masini<br />

Maila Stolfi<br />

Anna Nigro, pittrice e grafica<br />

pubblicitaria, nasce in Calabria,<br />

vive a Pistoia e opera<br />

su tutto il territorio nazionale e internazionale.<br />

Lavora costantemente<br />

solo su ordinazione per collezioni<br />

pubbliche e private. Non ha un tema<br />

specifico, ritrae tutto quello che<br />

la circonda, dal sacro al profano.<br />

Ogni sua opera nasce da un impulso<br />

irrefrenabile che riflette l’interiorità<br />

spirituale e creativa di una pittrice<br />

travolta dal bisogno di mettere a nudo<br />

il proprio animo. E’ riuscita a conquistarsi<br />

una fama anche nel settore<br />

grafico, diventando punto di riferimento<br />

per aziende e case editrici.<br />

“Un’emozione, un quadro” è il suo<br />

slogan.<br />

Maila Stolfi è nata a Prato dove<br />

ha iniziato a studiare incisione<br />

e pittura sotto la guida di Piero<br />

Caverni. Molte le sue partecipazioni a<br />

rassegne d'arte e mostre collettive; tra le<br />

più recenti si ricordano le mostre presso<br />

lo storico Caffè Letterario Giubbe Rosse<br />

e nella Saletta Campolmi del Polo Museale<br />

di Prato. Alcune sue opere si trovano<br />

a Prato nel Museo Casa delle Memorie di<br />

Guerra per la Pace. È stata insignita del<br />

Collare Laurenziano a Palazzo Vecchio<br />

e del premio alla carriera in memoria di<br />

Grazia Barsani Berti nell'ambito del Premio<br />

Nazionale di Castiglioncello 2018.<br />

Maurizio Masini, nato a San<br />

Gimignano (SI), dove tuttora<br />

risiede, dal 1975 al 2011<br />

è stato insegnante della sezione di<br />

Scultura dell'Istituto d'Arte Duccio di<br />

Boninsegna di Siena. Tra le sue opere<br />

pubbliche, il monumento a Bruno<br />

Bonci e i partigiani a Vagliagli, e<br />

quello ai minatori partigiani di Abbadia<br />

San Salvatore, la stele in marmi<br />

policromi per onorare la memoria<br />

delle sorelle Nissim presso la scuola<br />

primaria Saffi di Siena, e a San Gimignano<br />

la stele dedicata ai Martiri di<br />

Montemaggio e lo stemma dello stesso<br />

Comune. La sua fontana, L'Albero<br />

delle Cannelle situata al Piazzale<br />

Montemaggio di San Gimignano, è<br />

stata inaugurata nel 2011. Ha esposto<br />

in molte città italiane e all’estero.<br />

Ha inoltre eseguito diverse sculture<br />

per la Contrada dell'Istrice di Siena.<br />

Ha partecipato a molte mostre curate<br />

da Toscana Cultura a Firenze e a Castiglioncello<br />

dove nel 2017 ha vinto il<br />

premio come miglior scultore.<br />

Gian Luca Guasti, medico chirurgo<br />

dal 1983, impegnato come<br />

artista dal 1973, ha perfezionato<br />

negli anni le sue opere nell’ambito<br />

della ceramica, del graffito, della pittura<br />

ad olio ed acquarello.<br />

Anna Nigro<br />

Gian Luca Guasti<br />

PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO 55


Eventi in<br />

Toscana<br />

Salvatore Sardisco<br />

Salvatore Sardisco ha manifestato<br />

la sua vocazione artistica<br />

quando era ancora giovanissimo.<br />

Del suo talento si accorse Pietro<br />

Annigoni, quando Sardisco aveva<br />

solo tredici anni. La sua pittura spazia<br />

dal tema religioso al ritratto, dal<br />

linearismo continuo al disegno a<br />

carboncino, il tutto condito da un’ispirazione<br />

spirituale importante. La<br />

tela è per lui un’immagine simbolica<br />

che unisce l'umano al divino.<br />

Vinicio Polidori si è formato nella<br />

bottega di Pietro Annigoni, dove ha<br />

affinato la conoscenza del disegno<br />

e di molte tecniche pittoriche (olio, tempera,<br />

acquerello, affresco). Grande sperimentatore,<br />

si cimenta anche nella fusione a<br />

cera persa e nello sbalzo su oro, mostrando<br />

anche ampie competenze nell’ambito<br />

del restauro. Ottimo ritrattista, ha immortalato<br />

celebri personaggi come Lionel Richie,<br />

i componenti del gruppo musicale<br />

Earth Wind Fire e Teri Ann Linn Anderson,<br />

ex attrice di Beautiful. Suo il ritratto di Mauro<br />

e Manolo Bolognini presentato lo scorso<br />

febbraio nel corso di una cerimonia ufficiale<br />

alla Camera dei Deputati a Roma. Molti i<br />

premi ed i riconoscimenti ricevuti negli anni,<br />

tra cui il Collare Laurenziano conferitogli<br />

lo scorso giugno a Firenze nel Salone dei<br />

Cinquecento in Palazzo Vecchio.<br />

Skim<br />

Vinicio Polidori<br />

Skim è un giovane artista fiorentino.<br />

Il suo stile pittorico si caratterizza<br />

per i colori vivaci ed<br />

accattivanti, mentre la sua tecnica è un<br />

connubio perfetto tra graffito, pittura e<br />

innovazione. Con i suoi "Caos" interpreta<br />

le storie e le ambientazioni più disparate:<br />

analizza la quotidianità e la traduce<br />

in arte sorprendendo lo spettatore per<br />

il contrasto tra l’esplosione di colore e<br />

il messaggio mai banale. Collabora con<br />

diverse associazioni di ragazzi disabili<br />

e scuole, dove insegna l'arte del graffito.<br />

Con il suo motto In Color We Trust,<br />

Skim è ormai conosciuto ed apprezzato<br />

sia sul territorio nazionale che all'estero,<br />

dove ha più volte esposto.<br />

Medaglie Laurenziane<br />

Maria Grazia Bianchi<br />

Maria Grazia Bianchi, conosciuta<br />

in ambito letterario<br />

come Mary Bianchi, è laureata<br />

in Pedagogia, Lettere e Filosofia<br />

e in Scienze Storiche. Ha pubblicato<br />

sette libri di poesie, due di storia del<br />

Settecento in Toscana e vari articoli<br />

su diverse riviste italiane. Senatrice<br />

della Poesia all’Accademia di Vada,<br />

Livorno e Orbetello, è stata più volte<br />

premiata in diversi concorsi letterari.<br />

Tra questi si segnala, in particolare,<br />

il Premio Europeo Firenze-Europa<br />

Mario Conti e il Premio Internazionale<br />

Maestrale a Sestri Levante. Altri riconoscimenti<br />

le sono stati attribuiti<br />

da nomi celebri come Edoardo Sanguineti,<br />

Mario Luzi, Alessandro Parronchi,<br />

Giorgio Albertazzi, Franco<br />

Manescalchi e Anna Balsamo e da<br />

varie associazioni culturali fiorentine<br />

come la Camerata dei Poeti, Pianeta<br />

Poesia, Toscana Cultura e Incontri<br />

con l’Arte. Lo scorso giugno è stata<br />

insignita della Medaglia Laurenziana<br />

dall’Accademia Internazionale Medicea<br />

nel corso della cerimonia svoltasi<br />

a Palazzo Vecchio. Attiva come<br />

critico letterario, nutre una forte passione<br />

anche per la pittura e la fotografia.<br />

mg.bianchi545@gmail.com<br />

56<br />

PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO


Paolo Bini è nato a Firenze nel<br />

1971, è sommelier professionista<br />

e docente ai corsi di formazione<br />

per l'Associazione Italiana<br />

Sommelier, l'organizzazione di sommellerie<br />

più antica e nota d'Italia. La<br />

sua lunga esperienza professionale<br />

si è sviluppata negli anni con la specializzazione<br />

in ambito abbinamenti<br />

cibo-vino, con particolare attenzione<br />

al mondo del cioccolato e dei distillati<br />

che degusta e divulga per le più<br />

importanti associazioni nazionali.<br />

Come consulente enogastronomico<br />

di provata competenza collabora da<br />

anni con testate giornalistiche e media<br />

di settore raccontando il mondo<br />

della qualità con un linguaggio sempre<br />

alla portata dei palati più o meno<br />

esperti. E' attualmente articolista<br />

per Sommelier Toscana e La Toscana<br />

nuova per la quale cura la rubrica<br />

Arte del Vino.<br />

Paolo Bini<br />

Donato Massaro<br />

Donato Massaro vive a Firenze.<br />

Collabora a riviste e periodici<br />

culturali. Laureato in Economia<br />

e Commercio, è scrittore, poeta<br />

e accademico d'onore dell'Accademia<br />

delle Arti del Disegno. Socio della<br />

Società Dantesca Italiana, è inoltre<br />

Accademico dell'Accademia Internazionale<br />

Medicea. Tra le sue pubblicazioni<br />

si ricordano: Due o tre cose che<br />

so di Dante (2012, Masso delle Fate<br />

Edizioni); Il primo amore. Variazioni<br />

sul tema dei Promessi Sposi (2013,<br />

Masso delle Fate Edizioni); Le parole<br />

sono d'argento (2015, Nicomp); Alone<br />

nel paese delle conchiglie (2015,<br />

Masso delle Fate Edizioni); Chi coltiverà<br />

i sentimenti? (2016, Masso delle<br />

Fate Edizioni); Una Commedia che<br />

riguarda tutti / Sopra i versi di Dante<br />

/ I-Inferno 2017; II-Purgatorio 2018<br />

(Masso delle Fate Edizioni); Noi con<br />

Dante, I-Viandanti 2017 / II-Aspiranti<br />

2018 (Edizioni Toscana Oggi).<br />

Premio Caterina de’ Medici<br />

Premio Caterina de' Medici alla<br />

dottoressa Maria Cotroneo,<br />

responsabile e direttrice della<br />

Galleria Civica Telesiamuseum di<br />

San Roberto (RC).<br />

telesiamuseum@virgilio.it<br />

telesiaxx@alice.it<br />

Simona Dolci è pittore ed architetto.<br />

Ha studiato architettura<br />

a Firenze con Leonardo Ricci,<br />

con cui collabora professionalmente<br />

e come assistente presso la Facoltà<br />

di Architettura. In seguito all’incontro<br />

con la pittrice Nerina Simi, segue<br />

la sua vocazione per l’arte e studia<br />

disegno e pittura. Completa la sua<br />

educazione nello studio Cecil-Graves<br />

nel 1991. Dal 1992 insegna presso la<br />

Florence Academy of Art. Come direttore<br />

del Programma di Disegno ha<br />

contribuito allo sviluppo ed al successo<br />

di questa scuola di realismo.<br />

Lavora nel proprio studio di Firenze,<br />

situato in un antico monastero nel<br />

cuore della città, portando avanti la<br />

sua ricerca artistica.<br />

simonadolci@gmail.com<br />

Maria Cotroneo<br />

Simona Dolci<br />

PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO 57


Alle Giubbe Rosse di Firenze la seconda<br />

edizione del premio internazionale<br />

Ut pictura poesis 2018<br />

La cerimonia di premiazione si terrà il 14 ottobre alle ore 17<br />

Il 14 ottobre alle ore 17, presso il prestigioso caffè letterario Giubbe Rosse di Firenze, si terrà la<br />

premiazione della seconda edizione del premio internazionale Ut pictura poesis 2018, sezione letteratura,<br />

organizzato dall’associazione abruzzese Irdidestinazionearte, presieduta dal critico d’arte<br />

e letterario Massimo Pasqualone. «Il premio - sottolinea Pasqualone che ha anche presieduto<br />

le giurie - nasce per valorizzare la scrittura e la cultura in tutte le sue forme e dopo lo straordinario<br />

successo della prima edizione, tenutasi all’Auditorium al Duomo sempre a Firenze, quest’anno<br />

ho voluto scegliere le Giubbe Rosse per la sua straordinaria valenza simbolica. E gli oltre 250<br />

partecipanti, anche dal Canada, hanno testimoniato con la loro partecipazione il carattere internazionale<br />

dell’evento». Anche quest’anno, oltre ai premiati delle sezioni previste dal concorso, la<br />

giuria, composta da Rosella Cardella, Liberata Mizzoni, Maria Basile, Sara Palladini, Alessandra<br />

Bucci, Mariacristina Luciani, Stefania Di Santo, Sara Caramanico, segretario generale, ha voluto<br />

premiare per la cultura alcune personalità abruzzesi e non: Jolanda Ferrara,giornalista; Arturo<br />

Bernava, scrittore ed editore; Vito Moretti, per i cinquant'anni di poesia; Nicola Serafini, presidente<br />

della proloco di Celenza sul Trigno; Loris Di Giovanni, responsabile cultura Unpli Abruzzo;<br />

Maurizio Lucci e Francesco Subrani, rispettivamente presidente e direttore artistico dell’Associazione<br />

Marasarte; Maurizio Di Fazio, scrittore e giornalista; Jacopo Chiostri, giornalista e scrittore;<br />

Nan Yar, artista belga; Emidio Mozzoni, artista; Concetta Daidone, artista; Carmine Galiè, artista;<br />

William Antonio Amighetti, scrittore; Giancarlo Ranalli, presidente dell’associazione culturale Villa<br />

Badessa; Luigi Di Giosaffatte, direttore generale di Confindustria.


Sez. A - Poesia Edita<br />

Primo classificato: Davide Rocco Colacrai,<br />

Polaroid (Ed. Cinquemarzo)Secondo<br />

Classificato: Giuseppe Vetromile,<br />

Il lato basso del quadrato (Ed. La<br />

vita felice) Terzo Classificato: Giovanni<br />

Bottaro, Verso l’epilogo (Ed. Prometheus)<br />

Menzioni Speciali: Maria Assunta<br />

Oddi, Non lasciarmi andare (GDC Editrice);<br />

Sandra De Felice, Dipinti poetici<br />

(Ermes Ed.); Marilena Ferrante, Un<br />

passo dal cuore (Volturnia Ed.); Marianna<br />

Della Penna, Con gli occhi e con<br />

il cuore (Publisfera); Augusto De Panfilis,<br />

Anime Senza Orizzonte (Meta Edizioni);<br />

Stefania Miola, Viole nel deserto<br />

(Le Mezzelane); Mariarosaria Franco,<br />

L’incantesimo della luna (Aletti Editore).<br />

Premio Speciale della giuria: Maria<br />

Pia Putignano, La rinascita dell’onda<br />

(Self Editrice); Giovan Pietro Passoni,<br />

Endon (Vitale Ed.); Antonio Di Biase,<br />

Poesie nascoste (Nuova Gutemberg<br />

Edizioni); Luca Di Bartolomeo, Poesie<br />

dell’immaturità (GPE). Segnalazioni:<br />

Marco Tabellione, L’eternità dell’acqua<br />

(Chiaredizioni); Lilly De Siati, Eterna<br />

Essenza (Il Convivio); Filomena De Paola,<br />

Ricordi (Cuzzola Ed.); Orietta Romanato,<br />

I Sassi nel cuore (Irda Ed.).<br />

Sez. B - Raccolta di poesia<br />

inedita<br />

Primo classificato: Cristian Danieli,<br />

La pioggia che non chiede. Secondo<br />

classificato: Enrica Recalcati, Urla<br />

Silenti. Secondo ex aequo: Cristina<br />

Roncilli, Il regno di una donna. Terzo<br />

classificato: Monica Ferri, Orli.<br />

Menzioni Speciali: Arnaldo Ippoliti,<br />

Perle di vita; Raffaella Bonazzoli,<br />

Identità; Giustino Carinci, Poesie di<br />

storia; Premio speciale della giuria:<br />

Adriana Capuano, Poesie varie.<br />

Segnalazioni della giuria: Bruno Ricci,<br />

poesie varie; Angelo Vaccari, Parole<br />

per colmare vuoti che fanno male;<br />

Alberta Titti Cardini, La strada con te.<br />

Sez. C - Saggistica Edita<br />

I premiati nelle varie sezioni<br />

Primo classificato: Isabella Cesarini-Luigi<br />

Iannone, Il cinema delle stanze<br />

vuote (La scuola di Pitagora Editrice).<br />

Secondo Classificato: Antonietta<br />

Di Santo Colonna, La chiave mancante<br />

(Aracne). Terzo Classificato: Marcello<br />

Stanzione-Angela Rossi, Angeli custodi<br />

(Sugarco).<br />

Menzioni Speciali: Leo Ferrante, Leader<br />

si diventa; Filomena De Paola, Gaetano<br />

de Vita ed il poema di lotta; Luisa<br />

Maria Parca, La maternità di Dio,<br />

Aletti.<br />

Sez. E - Narrativa Edita<br />

Primo classificato: Francesco Testa-Giulia<br />

Fera, Veleni e verità (Ed. Verità).<br />

Primo ex aequo: Elvira Sciurba, La<br />

silente colpa del peccato (Europa Edizioni).<br />

Secondo Classificato: Emanuele<br />

Pompilii, Ultimo venne il cocktail. Terzo<br />

classificato ex aequo: Maria Letizia<br />

Gangemi, Firenze Parigi Andata e ritorno<br />

(Pubblicazioni italiane). Terzo classificato:<br />

Francesco Gemito, Malacittà-Casoria<br />

e il suo racconto criminale (Milena<br />

Edizioni).<br />

Menzioni Speciali: Anna Maria D’Alò,<br />

Quando la luna si spezza (Ed. Divina Follia);<br />

Barbara Di Clemente, Al capolinea<br />

dell’ultimo sogno (Book a Book); Sergio<br />

Pietraforte, Il verso della direzione<br />

(Il Viandante); Daniela Di Ruzza, È l’aurora<br />

(Il Viandante); Filomena Grasso,<br />

Ovunque Andrai (Il Viandante); Argentino<br />

D’Auro, La bestia Umana; Teodoro<br />

Lorenzo, Le streghe di Atripalda (Bradipolibri).<br />

Segnalazioni: Osvaldo Neirotti, X segreto<br />

(Il Viandante); Simona Rea, Due Vite<br />

in una chat (Albatros); Riccardo Di Leva,<br />

Largo Gelso n.21; Massimo Della Penna,<br />

Lo specchio dell’angelo Perso (Ed. Efesto);<br />

Tiziana Iemmolo, Diario di una mente<br />

bipolare (Pluriversi Ed.); Simone Di<br />

Plinio, La mia mela marcia (Ed. Mondo<br />

Nuovo); Roberto Chirico, Diseredati (Tabula<br />

Fati); Maria Pia Vittorini, Il cuore in<br />

ogni passo (Chiaredizioni); Maria Teresa<br />

Antonarelli, La veneziana plissè; Valter<br />

Sao, Una nemesi (Altromondo); Enzo Carnevale,<br />

Buffoni e beffati.<br />

Premi speciali della giuria: Giuseppe Di<br />

Battista, L’era dei talenti (Il Viandante);<br />

Edoardo De Luca, Thomas vuol sapere<br />

(Lupi Editore).<br />

Sez. F - Narrativa Inedita<br />

Primo classificato: Manola Gugliara Livano,<br />

Origami di stelle. Secondo classificato:<br />

Maria Fini, Nico e gli altri. Terzo<br />

classificato: Martina Pace, Senza Titolo.<br />

Sez. G - Poesia edita o inedita<br />

Primo Classificato: Maria Tommasa<br />

Primavera, Alla luna. Primo Classificato:<br />

Rocco Maragna, Poem 1. Secondo<br />

Classificato: Aldo Palmas, Era mio padre.<br />

Terzo Classificato: Alberto Colazilli,<br />

Il mistero del tuo sguardo. Terzo Classificato<br />

ex aequo: Giovanna Gizzi, Dolce<br />

sirena dell’Adriatico.<br />

Menzioni Speciali: Roberta Placida,<br />

Come da un treno in corsa; Mariella Di<br />

Cioccio, Rintocchi di emozioni; Domenico<br />

Pujia, Il mio sangue; Tiziana Monari, Il<br />

mio nome è Giovanni; Erika Ledonne, Sirena<br />

Mannara; Maria Luisa Marini, Riflessi;<br />

Miriam Pasquali, Luminose solitudini;<br />

Patrizia Valerio, Sei vecchio; Wanda Bonavia,<br />

Sarò tutto ciò che mi chiederai; Muscèt,<br />

Il profumo dell’amore.<br />

Premi Speciali della Giuria: Cinzia Fiore<br />

Ricci, Chi ha l’anima come la mia; Concezio<br />

Del Principio, Senza parole (ovvero<br />

le Parole dell’Autismo); Mario Di Paolo,<br />

Pensiero di morire; Sergio Santoro, Comprendere<br />

il mondo; Alberta Flora Lembo,<br />

L’emigrante; Luigi Bernardi, Volo d’anima;<br />

Rosanna Zenobi, Bocciolo di rosa; Emilia<br />

Maria Di Federico, Quando credevo nelle<br />

fate; Umberto Bicaretti, Il grido della rosa;<br />

Alessandro Corsi, A mio padre; Rocco<br />

Palliani, Sgomento.<br />

Segnalazioni della giuria: Bernardino<br />

Dell’Aguzzo, Come una lontana notte d’estate;<br />

Pierlisa Di Felice, Ossimori; Liliana<br />

Capone, Temporale d’agosto; Giusy Valori,<br />

A mio padre; Renato Arosio, Abbracciami;<br />

Lilla Giancaterino, Verso la felicità;<br />

Diana Scutti, Pensami; Mirella Acciavatti,<br />

Il mare calmo; Roberto Lasco, Luce interiore;<br />

Silvio Di Cecco, Pelle di luna; Donato<br />

Tambone, Addò sta chiù?; Roberta<br />

Alejandra Russo, Lento trasmutare; Annamaria<br />

Di Lorenzo, Borgo antico; Luigi<br />

Buracchio, Sono io; Sara Galliani, In pace;<br />

Patrizia Lova, Tra le onde del mare; Roberto<br />

Bigotto, Morte a Napoli.<br />

Sezione H<br />

Primo Classificato: Fabio Di Cocco, Dove<br />

nasce la neve (Armando Curcio Editore).<br />

Secondo Classificato: Susanna Banchero,<br />

Né bianco né nero (Il Ciliegio Edizioni).<br />

Terzo classificato: Elena Maneo, Nel cubo.<br />

Menzioni Speciali: Assunta Di Cintio, Cinetica<br />

Pulviscolare; Anna Maria Pierdomenico,<br />

Il tuo nome sarà pace; Martina Anna<br />

Buffa, Un fiore per la vita; Irma Radica, Le<br />

farfalle di Villa Brilly.<br />

Segnalazioni della giuria: Vittorio Ciro<br />

Giovanni, Il Mago; Antonio Di Marino, Un<br />

giorno sulla Majella; Ileana Dorotea D’Emilio,<br />

Diversa diversamente (Il Viandante); Simona<br />

Veresani, Kelly Bloom Ritorno ad Inveraray;<br />

Mirko Denza, Vite Incastrate.


GALLERIA D’ARTE MENTANA FIRENZE<br />

Programma Mostre Galleria d’Arte Mentana - Firenze<br />

Lo scorso 22 settembre la storica Galleria d’Arte Mentana di Firenze ha inaugurato la<br />

nuova sede in via della Mosca 5 r − a pochi passi da piazza Mentana − con una mostra<br />

di arte contemporanea internazionale dal titolo Contempor-Arte.<br />

Dal 13 al 31 ottobre la galleria ospiterà la mostra Dimensioni Parallelle, dedicata ai due artisti<br />

internazionali Axel Becker e Mirta Diminić.<br />

La programmazione espositiva proseguirà con la rassegna Invito al Collezionismo, dove saranno<br />

presentate opere di artisti storicizzati come Renato Guttuso, Mario Schifano, Antonio<br />

Corpora, Franco Angeli ed altri.<br />

Dal 24 novembre avrà luogo la mostra di selezione dal titolo Individuazioni, che si concluderà<br />

il 10 dicembre 2018.<br />

E’ inoltre in programmazione il grande evento espositivo di Natale Valori di Continuità che si<br />

svolgerà sia presso la galleria che negli spazi di un importante hotel fiorentino, con cui è stata<br />

avviata di recente una bella collaborazione.<br />

Vi aspettiamo,<br />

Giovanna Laura Adreani<br />

Art Director<br />

+ 39 335 1207156<br />

Franco Angeli, America America, cm 80x120 (ph. courtesy Galleria d'Arte Mentana)<br />

GALLERIA D’ARTE MENTANA<br />

Via della Mosca 5r (angolo Piazza Mentana) - 50122 (FI)<br />

+39.055.211984 - www.galleriamentana.it<br />

galleriamentana@galleriamentana.it


Firenze<br />

Mostre<br />

Galleria d’Arte Mentana - Firenze<br />

Dimensioni parallelle: la mostra bipersonale degli artisti<br />

Axel Becker e Mirta Diminic in corso dal 13 al 31 ottobre<br />

di Daniela Pronestì<br />

Prosegue l’attività espositiva della<br />

Galleria d’Arte Mentana, da poco<br />

trasferitasi nella nuova sede di<br />

via della Mosca, con la mostra bipersonale<br />

Dimensioni parallele, in corso dal<br />

13 al 31 ottobre 2018. Riunite per l’occasione<br />

le opere di Axel Becker e Mirta<br />

Diminic, artisti diversi per formazione<br />

ed esperienza ma affini sul piano della<br />

sensibilità espressiva. Entrambi, infatti,<br />

si collocano nell’ambito dell’arte astratta,<br />

declinata, nel caso di Axel Becker, in<br />

chiave minimalista-concettuale e concentrata<br />

invece sull’energia gestuale<br />

nell’opera di Mirta Diminic. Quest’ultima<br />

trasforma la superficie del dipinto<br />

in uno schermo su cui proiettare sensazioni<br />

e pensieri; è la ricerca di un significato<br />

esistenziale che passa attraverso<br />

un processo di intima e profonda rielaborazione<br />

del proprio vissuto. L’azione<br />

pittorica s’imprime sul supporto generando<br />

un tracciato al contempo istintivo<br />

e meditato, una scrittura interiore<br />

− potremmo anche dire − che cattura<br />

l’attimo proiettandolo in un’illimitata dimensione<br />

temporale. Seppure affrancata<br />

dai vincoli della rappresentazione, la<br />

pittura dell’artista polacca mantiene un<br />

forte senso compositivo, privilegiando<br />

soprattutto il movimento verticale<br />

e alternando diluizione e concentrazione<br />

delle stesure al centro dell’opera.<br />

Per Axel Becker, invece, la tela è luogo<br />

di una riflessione sul presente, con<br />

Mirta Diminic, Pensieri, tecnica mista<br />

particolare attenzione al materialismo<br />

e al caos linguistico della società contemporanea.<br />

La ricerca di uno spazio<br />

neutro all’interno del quale ristabilire il<br />

valore delle cose e l’autenticità dei significati<br />

sembra essere il principale<br />

intento dell’artista tedesco, il cui linguaggio,<br />

volutamente minimale, si avvale<br />

soprattutto di stesure piatte, quasi<br />

sempre monocrome, e di pochi altri elementi<br />

inseriti sul piano come “unità” in<br />

cui si condensa il significato dell’opera.<br />

Talvolta, invece, prevale un ritmo più<br />

geometrico, con forme e linee che guidano<br />

lo sguardo dell’osservatore consentendogli<br />

di orientarsi in uno spazio<br />

immateriale.<br />

La mostra, con inaugurazione sabato<br />

13 settembre, si protrarrà fino al 30 del<br />

mese e sarà visitabile tutti i giorni dalle<br />

11 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30,<br />

esclusi domenica e lunedì mattina.<br />

Axel Becker, L'urlo, tecnica mista<br />

Axel Becker, Soldi per niente 1, tecnica mista<br />

Mirta Diminic, Quando arriva il momento, tecnica mista<br />

GALLERIA D'ARTE MENTANA 61


Circolo Amatori Arti Figurative<br />

Palazzo Ghibellino - Empoli<br />

Mostra collettiva di arte contemporanea<br />

Dal 5 al 21 ottobre 2018<br />

A cura di Lucia Raveggi<br />

Alessandro Andreuccetti Umberto Maggiorelli<br />

Joanna Aston<br />

Domenico Magnoli<br />

Silvia Baldacci<br />

Arnaldo Marini<br />

Maria Grazia Baldi<br />

Stefano Marrucci<br />

Laura Ballini<br />

Gabriella Martino<br />

Antonella Bardi<br />

Maurizio Masini<br />

Chiara Campigli<br />

Elena Migliorini<br />

Filippo Capperucci Anna Nigro<br />

Vincenzo Cirillo<br />

Chiara Piccardi<br />

Cristian Colella<br />

Alessandro Poggianti<br />

Luciano Faggi<br />

Vinicio Polidori<br />

Maria Grazia Fusi<br />

Stefania Pratesi<br />

Patrizia Gabellini<br />

Cristina Sibaldi<br />

Ionela Gheorghe<br />

Skim (Francesco Forconi)<br />

Elena Gheri<br />

Marta Tomaselli<br />

Ilaria Gori<br />

Mariella Rossi Tonelli<br />

Giusi Gramigni<br />

Angela Viti<br />

Corina Iuresi<br />

Giuseppina Maestrelli (Peppetta)<br />

Riprese televisive Toscana TV<br />

per la rubrica Incontri con l’Arte<br />

Inaugurazione venerdì 5 ottobre ore 17.30<br />

Orari: aperto tutti i giorni dalle 17 alle 19, da martedì a domenica<br />

Circolo Amatori Arti Figurative Il Ghibellino | Palazzo Ghibellino, Piazza Farinata degli Uberti 10, Empoli


I libri del<br />

Mese<br />

Il fiore dell’amicizia<br />

Il nuovo romanzo di Lenio Vallati<br />

di Fabrizio Borghini<br />

Lenio Vallati è nato a Gavorrano<br />

(GR) nel 1953 e risiede a<br />

Sesto Fiorentino. Ha pubblicato<br />

tre volumi di poesie, tre libri di racconti<br />

e un romanzo, Graffio d’Alba. Dal<br />

2004 partecipa a concorsi di poesia e<br />

narrativa, ottenendo numerosi premi.<br />

Da ricordare: nel 2007 il 1° premio al<br />

“Molinello” di Rapolano Terme per la<br />

narrativa inedita. Il 15 dicembre 2012,<br />

in Palazzo Vecchio, Salone dei 500, gli<br />

viene assegnata una targa alla carriera<br />

letteraria. E’ presente in numerose antologie<br />

tra le quali ricordiamo Poeti in<br />

Toscana di Toscana Cultura. Dal 2012<br />

è in giuria in vari premi letterari. È referente<br />

per il Settore Letterario dell’Associazione<br />

Liberarte di Sesto Fiorentino,<br />

della quale dal 2019 assumerà la carica<br />

di presidente. Nel settembre 2018<br />

è stato pubblicato dalla Porto Seguro<br />

Editore il suo secondo romanzo, Il fiore<br />

dell’amicizia, che verrà presentato entro<br />

la fine di ottobre al Caffè Decò di Firenze.<br />

Il fiore dell’amicizia (2018, Porto Seguro<br />

Editore) è una storia moderna<br />

che può interessare i giovani, in quanto<br />

parla del mondo di Facebook e dell’amicizia<br />

virtuale così in voga al giorno d’oggi.<br />

In pratica è un thriller dove al centro di tutto<br />

sta una grande storia di amicizia. I colpi<br />

di scena non mancano. Il romanzo inoltre<br />

tratta problematiche sociali come la mancanza<br />

di lavoro tra i giovani, che è identica<br />

sia in Italia che in Argentina, dove la<br />

storia è ambientata, e affronta con umanità<br />

anche il tema della povertà, diffusa in<br />

ampi strati della popolazione. È ambientato<br />

in Argentina e precisamente a Buenos<br />

Aires, una metropoli moderna dal fascino<br />

inconfondibile, dove la vita scorre a ritmo<br />

del tango, tra le viuzze acciottolate del<br />

quartiere San Telmo e i negozietti di antiquariato,<br />

tra profumi e colori che affascineranno<br />

il lettore. Ma è proprio il tango il<br />

filo conduttore della storia, che porterà a<br />

una conclusione del tutto inaspettata, in<br />

un continuo susseguirsi di emozioni alla<br />

ricerca di una ragazza scomparsa. Si parte<br />

dalla fine, dove il protagonista, Enrico,<br />

noto scrittore di poesie e racconti, si trova<br />

costretto a vivere in un monolocale. Accanto<br />

a lui la figlia Paola, che lo aiuta a<br />

mettere a posto le sue cose in uno spazio<br />

angusto. La moglie, infatti, lo ha messo<br />

fuori di casa da circa un mese e la sua<br />

ira non accenna a placarsi. Ma qual è il<br />

motivo per cui si è creata questa situazione?<br />

Enrico da tempo medita di entrare<br />

nel mondo magico di Facebook, e per<br />

questo chiede aiuto alla figlia Paola. Dopo<br />

non poche difficoltà, entra nel mondo delle<br />

faccine colorate e conosce una ragazza<br />

argentina, Martina, residente a Buenos Aires.<br />

Anche lei è una brava poetessa, e tra<br />

i due si stabilisce un rapporto di intensa e<br />

profonda amicizia. Questo non piace però<br />

alla moglie Paola che si ritiene messa da<br />

parte. La ragazza è insidiata su Facebook<br />

da un uomo misterioso che minaccia di rivelare<br />

fatti compromettenti a suo marito,<br />

e questa neonata amicizia ne risente, fino<br />

al punto che Martina invia all’amico una richiesta<br />

di aiuto. Poche parole, che il pro-<br />

Lenio Vallati durante la presentazione del libro<br />

tagonista però non può ignorare. Enrico<br />

prende il primo aereo per Buenos Aires.<br />

Questo incontro virtuale porterà il protagonista<br />

a conoscere una realtà diversa<br />

dalla propria, affrontando una serie di peripezie<br />

e incontrando persone che cambieranno<br />

per sempre la sua vita.<br />

LENIO VALLATI 63

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