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La Toscana nuova - Anno 1- Numero 9 - <strong>Ottobre</strong> 2018 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-2013 - Iscriz. Roc. 23227. E 1. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/F
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AMPIA ESPOSIZIONE AL PIANO SUPERIORE
Sommario ottobre 2018<br />
6 La retrospettiva di Sauro Cavallini all’Accademia delle Arti del Disegno<br />
9 L’eccellenza della manifattura toscana a Villa Caruso<br />
10 Marina Abramovic protagonista a Palazzo Strozzi<br />
12 Il sigaro toscano: duecento anni di storia quotati in borsa<br />
13 Arte del vino: I Veroni, pregiatissimo Sangiovese<br />
14 Fondazione Romualdo Del Bianco: accordo per valorizzare l’artigianato fiorentino<br />
17 Firenze mostre: omaggio a Jane Fortune, paladina dell’arte femminile<br />
18 Dalla natura all’uomo: il percorso fotografico di Barbara Cerri<br />
19 Spunti di critica fotografica: William Eugene Smith, pioniere del reportage<br />
21 Speciale Pistoia: la settima edizione di Un altro parco in città<br />
22 Personaggi: Donatella Milani, cantante e compositrice toscana<br />
24 Invito a teatro: Ferruccio Soleri, una vita per Arlecchino<br />
26 Arkiwine: Silvano Evangelista, professionista dell’ABI<br />
27 Incontro con Mario Celotti, presidente dell’ADAM<br />
28 Il gusto della tradizione: l’Antica Macelleria Falorni<br />
30 Ritratti d’artista: l’amore nel nuovo millennio secondo Franca Vannoni<br />
32 L’avvocato risponde: la tutela giuridica dei brevetti<br />
36 Eccellenze toscane in Cina: il Salumificio Lombardi<br />
38 Percorsi nella natura: le montagne di San Martino di Castrozza<br />
40 A Reus il museo dedicato al genio di Antoni Gaudì<br />
43 A Gualdo la mostra dedicata al pittore sestese Ennio Pozzi<br />
44 Obbiettivo fotografia: il “mosso creativo” di Fabio Canali<br />
45 Ritratti d’artista: Giovanni Garrubba, pittore innamorato della realtà<br />
46 Alle Serre Torrigiani il festival del cinema in bianco e nero<br />
47 La tradizione del teatro giapponese a Palazzo Medici Riccardi<br />
48 Solidarietà con Cure2Children al Parco dei Renai di Signa<br />
50 A Palazzo Vecchio la XXXIII edizione del Premio Lorenzo il Magnifico<br />
61 L’astrazione contemporanea in mostra alla Galleria d’Arte Mentana<br />
63 I libri del mese: Il fiore dell’amicizia di Lenio Vallati<br />
Periodico di attualità, arte e cultura<br />
La Nuova Toscana Edizioni<br />
di Fabrizio Borghini<br />
Viale F. Redi 75<br />
50144 Firenze<br />
Tel. 333 3196324<br />
lanuovatoscanaedizioni@gmail.com<br />
lanuovatoscanaedizioni@pec.it<br />
Registrazione Tribunale di Firenze<br />
n. 6072 del 12 - 01 - 2018<br />
Partita Iva: 06720070488<br />
Codice Fiscale: BRGFRZ47C29D612I<br />
Anno 1 - Numero 9<br />
<strong>Ottobre</strong> 2018<br />
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La Toscana nuova - Periodico di attualità,<br />
arte e cultura<br />
Testi:<br />
Paolo Bini<br />
Fabrizio Borghini<br />
Lorenzo Borghini<br />
Beatrice Botticelli<br />
Francesca Caggiati<br />
Fabio Canali<br />
Nicola Crisci<br />
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Luigi Del Fante<br />
Laura Del Puglia<br />
Serena Gelli<br />
Elisabetta Mereu<br />
Oscar Nicolai<br />
Elena Maria Petrini<br />
Daniela Pronestì<br />
Lucia Raveggi<br />
Barbara Santoro<br />
Michele Taccetti<br />
Franca Vannoni<br />
Foto:<br />
Fabio Canali<br />
Barbara Cerri<br />
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Laura Del Puglia<br />
Etaoin Media & Comunicazione<br />
GoNews<br />
Maurizio Mattei<br />
Guido Mencari<br />
Elisabetta Mereu<br />
Alessandro Michelazzi<br />
Carlo Midollini<br />
Duccio Paoli<br />
Elena Maria Petrini<br />
Barbara Santoro<br />
Silvano Silvia<br />
William Eugene Smith<br />
In copertina:<br />
Sauro Cavallini, Natura (1973),<br />
bronzo (ph. courtesy Centro<br />
Studi Cavallini)<br />
Premio Letteratura SpoletoFestivalArt 2018<br />
a Simone Fagioli per il volume La struttura<br />
dell'argomentazione nella Retorica di Aristotele<br />
(Società Editrice Fiorentina)<br />
Simone Fagioli è poeta, scrittore e saggista.<br />
Ha ricevuto numerosi premi letterari e<br />
riconoscimenti nazionali e internazionali.<br />
Si è laureato con lode in Filosofia teoretica<br />
e in Etica delle relazioni Umane. È<br />
professore di Filosofia e Storia presso il<br />
Liceo Classico Europeo “Santa Maria degli<br />
Angeli” di Firenze ed è Presidente dell’Associazione<br />
Culturale #FareCultura. Con La<br />
struttura dell'argomentazione nella Retorica<br />
di Aristotele, edito dalla S.E.F., l’autore<br />
ci invita a riflettere sull’analisi dei discorsi<br />
politici e a cogliere i quadri socio-culturali<br />
della vita neo-moderna, nella prospettiva<br />
del mondo greco. Si tratta, pertanto, di un<br />
testo, che per la sua originalità e per il suo<br />
rigoroso scavo teoretico, offre degli strumenti<br />
essenziali per interpretare e abitare<br />
il nostro presente, cercando, nel pensiero<br />
di Aristotele, nuove vie e possibili soluzioni<br />
ai problemi del mondo post-moderno.<br />
4
Un tuffo nel passato, un tuffo nella moda...<br />
nella storia della moda!<br />
Dall'archivio dell'Atelier Giuliacarla Cecchi<br />
uno scatto che racconta lo stile e le tendenze<br />
degli anni Ottanta<br />
Atelier GIULIA CARLA CECCHI<br />
Via Jacopo da Diacceto, 14 - 50123 Firenze<br />
Showroom: Tel: 055284269 - Cell: 335437934<br />
Email: polacecchi@gmail.com
Firenze<br />
Mostre<br />
Sauro Cavallini<br />
Luce e Ombra è il titolo della retrospettiva<br />
dedicata al noto scultore dall’Accademia<br />
delle Arti del Disegno di Firenze<br />
Oltre settanta opere, molte delle quali inedite, ricostruiscono<br />
la ricerca formale ed espressiva dell’artista a poco più di due<br />
anni dalla scomparsa<br />
di Barbara Santoro / foto courtesy Centro Studi Cavallini<br />
A<br />
distanza di poco più di due anni<br />
dalla sua scomparsa, Sauro Cavallini<br />
è protagonista di una grande<br />
mostra nella Sala delle Esposizioni<br />
dell’Accademia delle Arti del Disegno, in<br />
via Ricasoli 68 a Firenze. Luce e Ombra<br />
è il titolo di questa antologica curata da<br />
Domenico Viggiano che si aprirà il 4 ottobre<br />
e resterà aperta al pubblico fino al<br />
giorno 30 dello stesso mese. Promossa<br />
dall’Accademia delle Arti del Disegno<br />
e dal Centro Studi Sauro Cavallini, con<br />
il prezioso contributo della Fondazione<br />
Cassa di Risparmio di Firenze, dell’Ufficio<br />
Promotori Finanziari di Firenze della<br />
Banca Mediolanum e del Consiglio Regionale<br />
della Toscana, è patrocinata da:<br />
Comune di Firenze, Regione Toscana,<br />
Città Metropolitana, Comune di Fiesole,<br />
Fondazione Michelucci. Si può considerare<br />
quasi un omaggio alla città di Firenze<br />
che accolse l’artista alla fine degli anni<br />
’30 del Novecento, quando la sua famiglia<br />
si trasferì qui da La Spezia. Riunite<br />
per l’occasione oltre 70 opere che rivelano<br />
l’intenso lavoro di Sauro Cavallini<br />
che per oltre mezzo secolo ha mostrato<br />
forme dalle curve gentili, sinuose in un<br />
continuo movimento senza fine, donando<br />
un’ eleganza sottile che faceva parte<br />
anche della personalità dell‘uomo, raffinato<br />
anche con la tuta da lavoro o con<br />
gli occhiali da saldatore. Alle pareti della<br />
grande sala saranno esposte più di 40<br />
opere pittoriche a colori assolutamente<br />
inedite realizzate dall’artista nel momento<br />
di massima maturità. Opere talmente<br />
care al maestro da non aver mai visto la<br />
luce al di fuori del suo studio sulle colline<br />
di Fiesole (oggi sede del Centro Studi Cavallini)<br />
perché gelosamente conservate e<br />
Sauro Cavallini<br />
mostrate solo a pochi amici. La stessa<br />
sala ospiterà importanti sculture in bronzo<br />
come Natura (simbolo dell’esposizione)<br />
assieme a circa un’altra diecina di<br />
bronzi e ferri. Nella sala piccola potranno<br />
essere ammirati invece una ventina<br />
di disegni eseguiti negli anni ’60, caratterizzati<br />
dallo studio della linea, così importante<br />
per la formazione degli scultori.<br />
Nello spazio esterno, sotto il porticato,<br />
fra le volte che si affacciano su Piazza<br />
San Marco, verranno posizionate tre<br />
opere monumentali in bronzo: i due Titani<br />
e il Ginnasta (opera che fu esposta<br />
nel 1975 al Salon d’Automne del Grande<br />
Palais di Parigi ) accompagnate da un<br />
allestimento con i versi che il maestro<br />
pubblicò nel suo libro di poesie Cantici<br />
del mare e della vita edito nel 1998 da<br />
Polistampa. Tra le sculture nella grande<br />
sala sarà esposta anche quella dell’Ultima<br />
Cena, che Cristina Acidini, presidente<br />
dell’Accademia, ha definito simbolo<br />
altissimo della potenza inventiva di Cavallini<br />
e altresì retaggio incompiuto. Per<br />
comprendere meglio le dimensioni finali<br />
di questo monumento (più di 16 metri<br />
di lunghezza per 7 di altezza) sarà esposto,<br />
accanto al bozzetto, un busto in gesso<br />
dell’opera definitiva ancora in attesa<br />
di essere fusa in bronzo e attualmente<br />
conservata al Centro Studi Cavallini di<br />
Fiesole. Una magnifica esposizione che<br />
andrà a sottolineare l’intensa relazione<br />
che Sauro Cavallini ha avuto con Firenze,<br />
dove i suoi tanti monumenti pubblici<br />
6<br />
SAURO CAVALLINI
arredano luoghi significativi del capoluogo<br />
toscano. Tra questi ricordiamo il<br />
grande Crocifisso che ci accoglie nel Cimitero<br />
delle Porte Sante di San Miniato<br />
al Monte (dove l’artista ora riposa nella<br />
cappella di famiglia accanto alle tombe<br />
di Annigoni e Spadolini), il Monumento<br />
alla Pace posizionato al centro del parco<br />
del Palazzo dei Congressi in Piazza Stazione,<br />
Il volo dei gabbiani davanti alla sede<br />
RAI in piazza De Gasperi e le cinque<br />
opere che in Piazza Ferrucci compongono<br />
La fontana della maternità. Nato a<br />
La Spezia da genitori ed avi liguri; il padre,<br />
che per tanti anni aveva lavorato nella<br />
Marina Militare, fu trasferito a Firenze<br />
ed assunto alle Ferrovie dello Stato. Sauro<br />
trovò subito il contatto giusto con la<br />
città dell’arte. Nel 1957 espose da autodidatta<br />
alcune opere in una collettiva a<br />
Firenze; in seguito aprì uno studio in via<br />
Orsanmichele dove ebbero inizio le sue<br />
prime sperimentazioni con vari materiali.<br />
Nel 1960, dopo aver acquistato un pezzo<br />
di terra sulla collina fiesolana, costruì<br />
la casa e lo studio; qui, appagato dalla<br />
bellezza della natura e dalle piante che lo<br />
circondano, cominciò a scolpire notte e<br />
giorno le grandi sagome che scaturivano<br />
dalla sua fantasia creativa. Dall’esordio<br />
della sua carriera artistica avvenuta<br />
nel lontano 1965 quando la scultura Il<br />
Gatto vinse il primo premio al XVI edizione<br />
del Fiorino d’Oro, Sauro Cavallini è<br />
stato protagonista di innumerevoli commesse<br />
internazionali, collocando le sue<br />
opere in collezioni molto prestigiose come<br />
quella del Consiglio d’Europa di Strasburgo,<br />
del Principato di Monaco e del<br />
Vaticano, e molte altre raccolte di istituti<br />
bancari e di privati. Moltissimi i riconoscimenti<br />
ricevuti in vita, anche se<br />
dalla sua scomparsa nel 2016 c’è stata<br />
una vera e propria consacrazione del suo<br />
lavoro grazie all’attenzione della critica<br />
e ad una serie di eventi che hanno dato<br />
l’opportunità ad un pubblico sempre più<br />
vasto di conoscerne l’opera in maniera<br />
più approfondita. Dall’apertura del Centro<br />
Studi a lui dedicato all’interno del suo<br />
atelier sulla collina di Fiesole nel 2017,<br />
prosegue quindi il successo di un artista<br />
che ha votato tutta la vita alla realizzazione<br />
di opere di grande impatto emotivo,<br />
studiando la forma sia dal punto di<br />
vista scultoreo che grafico e raggiungendo<br />
livelli altissimi di approfondimento e<br />
perfezione. Moltissimi infatti gli eventi<br />
dedicati a Sauro Cavallini in questi due<br />
Natura, bronzo, 1973<br />
La Creazione, tempera su carta, cm93x69, 2001<br />
anni, dall’esposizione Intrusioni, voluta<br />
dall’amministrazione Comunale di Fiesole<br />
per celebrare l’artista la scorsa estate,<br />
all’assegnazione di due premi internazionali,<br />
il Lifetime Achivement Award alla<br />
carriera durante il Visionary Art Show<br />
di Lecce e il Premio Lorenzo il Magnifico<br />
alla carriera durante la XI edizione della<br />
Biennale Internazionale dell’Arte a Firenze,<br />
all’esposizione personale in Svizzera<br />
presso la Galleria Marval di Neuchatel<br />
nella passata stagione invernale, alla<br />
mostra collettiva Presenze nell’Arte Contemporanea<br />
assieme ai maestri Guttuso,<br />
Annigoni, Carrà, Sironi e Rosai nel Salone<br />
Donatello della Basilica di San Lorenzo<br />
di Firenze lo scorso giugno, fino<br />
alla grande esposizione monumentale in<br />
Piazzetta San Martino a Pietrasanta appena<br />
conclusa. Questa nuova esposizione<br />
personale presso l’Accademia più<br />
antica del mondo rappresenta quindi<br />
un’imperdibile occasione per appassionati<br />
e collezionisti.<br />
SAURO CAVALLINI<br />
7
Una storia di passione e tradizione<br />
nel cuore di Firenze<br />
Un gioiello Paolo Penko è un’armoniosa unione tra passato e presente, tradizione e innovazione, creatività e saper<br />
fare. Unico e riconoscibile, lo stile Penko intreccia bellezza e qualità della materia con il fascino dei richiami a<br />
forme e simbologie della pittura e dell’architettura fiorentina. Senza dimenticare che in questa bottega si perpetua<br />
ancora oggi la storia del fiorino d’oro. Una passione condivisa con la moglie Beatrice - esperta in gemmologia<br />
- e i figli Alessandro e Riccardo, che affiancano il padre con ruoli diversi: il primo seguendolo in giro per il mondo,<br />
suggerendo nuove idee ed occupandosi della pubblicità sui social, il secondo disegnando alcune linee di gioielli<br />
in sintonia con la tradizione familiare. Un connubio di talenti e creatività che detta il successo della bottega Penko,<br />
la cui nuova sede, ancora più grande ed elegante della precedente, si trova in via delle Oche 20r, a pochi passi dal<br />
duomo di Santa Maria del Fiore e da via dei Calzaiuoli.<br />
Contatti<br />
www.paolopenko.it info@paolopenko.com + 39 055. 2052577
A Villa Caruso sfilano passato, presente e<br />
futuro del manifatturiero toscano<br />
di Elisabetta Mereu / Foto courtesy www.mitacademy.it / www.museopaglia.it<br />
Da sinistra: Agostino Apolito, Antonella Vitiello, Anna Maria Addabbo e Massimiliano Guerrini<br />
(ph. Elisabetta Mereu)<br />
Le lavorazioni del Made in Italy sono<br />
rappresentate da tecniche antiche<br />
e sedimentate dal saper fare tipico<br />
del nostro paese. Questo il motivo ispiratore<br />
della serata evento Lumières de la mode<br />
che si è svolta domenica 30 settembre<br />
nella suggestiva terrazza di Villa Caruso nel<br />
comune di Lastra a Signa. In questa scenografica<br />
cornice gli studenti della Fondazione<br />
ITS MITA di Scandicci hanno sfilato<br />
per presentare vari accessori moda che<br />
loro stessi avevano realizzato utilizzando<br />
materiali tradizionali del territorio, reinterpretandoli<br />
in un gioco creativo fra passato<br />
e presente, elegantemente sottolineato<br />
dall’accompagnamento musicale del maestro<br />
Leandro Cosco e del soprano Federica<br />
Alcione. La Fondazione MITA ha abbracciato<br />
l’idea di rivisitare attraverso i corsisti dei<br />
propri percorsi formativi le attività legate alla<br />
lavorazione della maglieria e soprattutto<br />
della paglia, con il cappello storico (fiorente<br />
industria nata nel 1714 ad opera di Domenico<br />
Michelacci ndr.), importante accessorio<br />
diventato famoso anche grazie a tanti<br />
divi del cinema e della canzone che hanno<br />
indossato vari modelli, alcuni dei quali<br />
diventati iconici. «La serata, cui ha partecipato<br />
come ospite d’onore la regista Cinzia<br />
TH Torrini - ha detto il presidente della<br />
Fondazione MITA, il giovane imprenditore<br />
Massimiliano Guerrini - è stata magistralmente<br />
presentata dalla professoressa Anna<br />
Maria Addabbo, dirigente dell’Istituto Tecnico<br />
Liceale Russell-Newton di Scandicci,<br />
scuola superiore di riferimento per noi,<br />
e dal vicedirettore di Confindustria Firenze,<br />
Agostino Apolito. Fondamentale per la riuscita<br />
di questo evento - ha aggiunto Guerrini<br />
- è stata la costruzione di una rete di<br />
relazioni e sinergie importantissime messe<br />
in campo da tante figure istituzionali che<br />
vogliamo ringraziare: il sindaco di Lastra<br />
a Signa, Angela Bagni, Alberto Cristianini<br />
e Giampiero Fossi, sindaco e assessore<br />
alla Formazione e Lavoro del Comune di<br />
Signa, Silvia Parretti dell’Associazione Villa<br />
Caruso e Angelita Benelli, presidente del<br />
Museo della Paglia, dove i ragazzi del MI-<br />
TA andranno presto in visita». «Questa sfilata<br />
- ha detto l’architetto Antonella Vitiello<br />
direttrice del MITA - è stata un piacevole<br />
spunto per promuovere quelle che sono le<br />
attività formative del nostro istituto di specializzazione<br />
professionale, cioè la possibilità<br />
di affrontare tecniche e lavorazioni che<br />
hanno radici profonde nella storia manifatturiera<br />
italiana, con una duplice valenza:<br />
quella del re-shoring degli antichi mestieri,<br />
contemporaneamente alla conservazione<br />
Modella del Mita (ph. Duccio Paoli)<br />
Arti & Mestieri<br />
di importanti tasselli della storia produttiva<br />
e lavorativa. Il design dei capi permette<br />
di realizzare forme e volumi che hanno<br />
una ricchezza progettuale che riporta alla<br />
luce modalità in grado di essere trainanti<br />
per profili lavorativi nell’ambito della moda.<br />
Settore che - com’è noto - è continuamente<br />
alla ricerca di innovazione, però sempre<br />
collocata all’interno di una forte connotazione<br />
artigianale».<br />
Un momento della sfilata (ph. Duccio Paoli)<br />
ARTI & MESTIERI<br />
9
Firenze<br />
Mostre<br />
Marina Abramovic<br />
La pioniera della performance art protagonista di<br />
una grande mostra retrospettiva in corso fino a gennaio<br />
a Palazzo Strozzi<br />
Installazioni, video e performance ripercorrono la storia di una<br />
delle più controverse protagoniste dell’arte contemporanea<br />
di Barbara Santoro / foto Guido Mencari<br />
Dal 21 settembre 2018 al 20<br />
gennaio 2019 Palazzo Strozzi<br />
ospita The Cleaner, la grande<br />
mostra retrospettiva dedicata a Marina<br />
Abramovic, una delle personalità<br />
più controverse dell’arte contemporanea,<br />
e curata dal direttore generale della<br />
Fondazione Palazzo Strozzi Arturo Galansino.<br />
Il percorso espositivo si estende<br />
dal sottosuolo della Strozzina fino a<br />
tutto il piano nobile del palazzo rinascimentale:<br />
oltre cento le opere protagoniste,<br />
che raccontano i cinquant’anni<br />
della sua carriera e offrono ai visitatori<br />
una panoramica sui lavori più noti<br />
dagli anni ’60 agli anni 2000. Video,<br />
fotografie, oggetti, installazioni e dipinti,<br />
ma anche l’esecuzione dal vivo di<br />
alcune celebri performance della Abramovic<br />
da parte di un gruppo di artisti,<br />
specificatamente formati e scelti in occasione<br />
della mostra, che si alterneranno<br />
ogni giorno in quaranta posizioni. E’<br />
la prima volta che Palazzo Strozzi dedica<br />
una retrospettiva ad una donna ed<br />
è sorprendente come proprio l’Italia e<br />
Firenze in particolare abbia accolto la<br />
sua arte. L‘Italia è per Marina uno dei<br />
tanti luoghi in cui, con il compagno di<br />
vita Ulay (Frank Uwe Laisiepen), ha vissuto<br />
e creato trascorrendo dodici anni<br />
d’amore, attività lavorativa e condivisione<br />
spirituale. Il loro percorso vitale<br />
si è concluso sulla Muraglia Cinese<br />
con un video che è stato visto da milioni<br />
di persone. Il furgoncino Citroen che<br />
Marina Abramovic con Ulay nel 1980 in occasione della performance intitolata Rest Energy<br />
acquistarono ad Amsterdam era stato<br />
un cellulare della polizia. In questo<br />
veicolo hanno vissuto per tre anni viaggiando<br />
in Europa con dentro solo un<br />
materasso, uno schedario, un fornello,<br />
una macchina da scrivere e pochi abiti.<br />
Un po’ malridotto ma perfettamente<br />
restaurato, è ora esposto nel cortile<br />
di Palazzo Strozzi, quasi a dare il benvenuto<br />
in contrasto con la ausetra cornice<br />
rinascimentale del palazzo. I due<br />
artisti scelsero una vita nomade con regole<br />
precise esposte nel loro manifesto<br />
Art vital. Nessuna residenza fissa,<br />
grande energia, un movimento continuo,<br />
un contatto diretto, esposizione al<br />
caso, nessuna fine prestabilita o decisa,<br />
superare i limiti il più possibile anche<br />
correndo grossi rischi, nessuna prova,<br />
nessuna ripetizione. Quando presentarono<br />
Imponderabilia negli anni Settanta,<br />
furono quasi arrestati ed oggi i due<br />
corpi nudi (uno di donna l’altro di uomo)<br />
accolgono il pubblico nella prima<br />
sala, l’uno di fronte all’altro pronti a sfidare<br />
e costringere la platea degli astanti<br />
a passare di traverso nel mezzo per non<br />
sfiorare le due nudità. Ma chi è Marina<br />
Abramovic? Nata a Belgrado, è la nipote<br />
di un patriarca della Chiesa ortodossa<br />
serba, successivamente proclamato<br />
santo. Entrambi i genitori furono partigiani<br />
durante la seconda guerra mondiale:<br />
il padre Vojo fu riconosciuto eroe<br />
nazionale e la madre Danica, maggiore<br />
dell’esercito, fu nominata direttore del<br />
Museo della Rivoluzione e Arte a Belgrado.<br />
Quando Marina aveva quattordici<br />
anni, chiese al padre di comprare dei<br />
colori. Lui, portò una tela che cominciò<br />
a tagliare; poi, stesala a terra, la rivestì<br />
di colla, sabbia, pietrisco, bitume,<br />
di colori dal giallo al rosso ed infine co-<br />
10<br />
MARINA ABRAMOVIC
sparse il tutto di trementina e, con un<br />
fiammifero messo al centro della composizione<br />
la fece esplodere e dicendo<br />
alla figlia: «Questo è il tramonto». Dal<br />
1965 al 1972 Marina ha studiato all’Accademia<br />
di Belle Arti. Dal 1973 al 1975<br />
ha insegnato presso l’Accademia di Belle<br />
Arti di Novi Sad e ha cominciato a creare<br />
le sue prime performance. Nel 1974<br />
è venuta in Italia, dove a Milano ha presentato<br />
alla Galleria Diagramma Rhytm<br />
4. Nel 1976 ha lasciato la Jugoslavia e si<br />
è trasferita ad Amsterdam. Nello stesso<br />
anno ha iniziato la collaborazione e relazione<br />
con Ulay, artista tedesco, e nel<br />
1997 ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale<br />
di Venezia. Tanti i riconoscimenti<br />
ed i premi, fra questi il Premio alla<br />
Carriera Lorenzo il Magnifico assegnatole<br />
nel 2009 alla VIII Biennale di Firenze,<br />
e nel 2008 in Austria la Medaglia per<br />
le Scienze e per le Arti. Oggi Marina ha<br />
settanta anni e a chi le chiede se si sente<br />
una pioniera della performing art risponde<br />
che certamente lo è stata, anche<br />
perché in Italia non ci sono donne artiste<br />
ma solo mogli di artisti se si esclude<br />
Marisa Merz. Interessante anche il suo<br />
pensiero a proposito dell’arte contemporanea:«Dal<br />
Vaticano ai Medici fino<br />
ad oggi l’arte è sempre stata merce di<br />
scambio. Oggi ad usarla sono le grandi<br />
corporazioni piuttosto che le grandi<br />
famiglie di una volta. L’arte che mi interessa<br />
è quella che reca un messaggio<br />
universale, che parla di spiritualità umana,<br />
l’arte libera di esprimere opinioni e<br />
sentimenti. Per questo ho voluto accanto<br />
a me il mio compagno Ulay in veste<br />
però di ospite d’onore». Sul perché della<br />
scelta di questo titolo The Cleaner,<br />
l’artista sembra non voler rispondere.<br />
Toccherà al pubblico alla fine della visita<br />
dare la propria interpretazione.<br />
Marina Abramovic<br />
The Cleaner<br />
22 settembre 2018<br />
20 gennaio 2019<br />
Palazzo Strozzi, Piazza Strozzi<br />
Firenze<br />
Orario mostra:<br />
tutti i giorni inclusi i festivi<br />
10.00 / 20.00 - giovedì: 10.00 / 23.00<br />
+39 055 2645155<br />
info@palazzostrozzi.org<br />
In questa e nelle altre foto alcune sezioni della mostra<br />
11
Eccellenze toscane<br />
nel Mondo<br />
Il sigaro toscano<br />
Duecento anni di storia per un’eccellenza<br />
italiana conosciuta nel mondo e oggi quotata<br />
in borsa dopo un’efficace azione di rilancio<br />
di Barbara Santoro<br />
Era l’estate del 1815 quando a Firenze<br />
ci fu un gran temporale<br />
(oggi la chiameremmo bomba<br />
d’acqua). Una grossa partita di tabacco<br />
Kentucky (dal luogo americano dove<br />
veniva coltivato) che era stato messo a<br />
seccare, s’inzuppò velocemente e avendo<br />
cominciato a fermentare per il gran<br />
caldo, fu messo al macero. Il direttore<br />
della fabbrica pensò di utilizzarlo come<br />
ripieno per sigari da vendere a pochissimo<br />
prezzo essendo ormai un prodotto<br />
di scarto. Nacque così un sigaro piccolo<br />
e bitorzoluto che messo in vendita nei<br />
quartieri d’Oltrarno, ebbe molto successo.<br />
A causa della sua forma irregolare in<br />
Toscana veniva chiamato anche stortignaccolo.<br />
Visto l’inaspettato riscontro, la<br />
Manifattura Granducale iniziò a produrre<br />
il sigaro su larga scala, e già nel 1818 fu<br />
regolarmente messo in vendita. Il sigaro<br />
toscano ha certamente rappresentato<br />
un settore di rilievo nell’economia regionale<br />
almeno fino a tutto l’Ottocento, visto<br />
che nella sola Firenze esistevano<br />
numerosi opifici adibiti a Manifattura Tabacchi<br />
e tutti collocati in edifici di grande<br />
capienza e di indubbio prestigio. Così<br />
dopo aver occupato i locali dell’ex Convento<br />
di Sant’Orsola, la produzione del<br />
toscano venne allargata alla sede autonoma<br />
posta nell’ex Chiesa di San Pancrazio,<br />
oggi sede del Museo Marino<br />
Marini. Il sigaro è stato una presenza costante<br />
tra le dita di Garibaldi, Toscanini,<br />
Verdi, Mascagni, Churchill, Mario Soldati,<br />
Gianni Brera, Amedeo Modigliani e<br />
tanti altri. I pochi che osavano accendere<br />
lo “stortignaccolo” in pubblico, venivano<br />
considerati nostalgici perché ormai<br />
il tempo del toscano era superato. Poi,<br />
nei primi anni ’80, Giuseppe Spaziante,<br />
direttore della Manifattura di Lucca,<br />
scommise sul rilancio del toscano originale.<br />
Da allora molte cose sono cambiate.<br />
La proprietà dell’azienda, che dal<br />
2006 è del Gruppo Maccaferri dopo esser<br />
stata, dal 2004 al 2006, della British<br />
American Tobacco, aumenta di continuo<br />
il proprio fatturato. Nel 2017 è stata toccata<br />
la quota di 102 milioni di euro. Oggi<br />
le varietà di sigari sono tantissime: Sementa,<br />
Antica Tradizione, Antica Riserva,<br />
Soldati, fino a quelli aromatizzati. Prossimamente<br />
uscirà il Duecento per celebrare<br />
l’anniversario e la quotazione in<br />
Borsa. Luca Cordero di Montezemolo,<br />
attuale presidente di Manifatture Sigaro<br />
Toscano, è davvero soddisfatto di questo<br />
rilancio, e noi, da toscani veraci, ci rallegriamo<br />
con lui.<br />
Winston Churchill con l'immancabile sigaro<br />
toscano<br />
Una panoramica della Manifattura Tabacchi a Firenze, uno dei luoghi storici per la produzione del sigaro<br />
12<br />
IL SIGARO TOSCANO
A cura di<br />
Paolo Bini, relatore Associazione Italiana Sommelier<br />
Arte del<br />
Vino<br />
I Veroni: pregiatissimo Sangiovese<br />
di Paolo Bini / foto courtesy dell’azienda<br />
info e consulenza: wine@bini.eu<br />
Oltre quattro secoli di storia: la<br />
fattoria I Veroni venne riportata<br />
già nel 1582, in documenti<br />
ufficiali dell’epoca, come complesso<br />
agricolo intorno Pontassieve. Una lunghissima<br />
tradizione nell’areale vinicolo<br />
di Rùfina che oggi si estende per oltre<br />
70 ettari coltivati prevalentemente a<br />
olivo e vite e che si sviluppa fino ai 350<br />
metri di altitudine dell’antica pieve di<br />
San Martino a Quona. Declivi espressivi<br />
di Toscana dove la nostra uva Sangiovese<br />
trova il naturale habitat per esprimersi<br />
al meglio e, grazie a un’ottima<br />
escursione termica e all’ideale esposizione<br />
dei filari verso sud-ovest, sfrutta<br />
quegli aspetti determinanti per raccontare<br />
nel calice l’essenza del Chianti Rufina:<br />
freschezza, gusto, longevità. Di<br />
proprietà Malesci da fine '800, l’azienda<br />
deve il suo nome agli ampi terrazzamenti<br />
(“veroni”, appunto, in toscano<br />
Lorenzo Mariani<br />
Vini DOP I Veroni<br />
antico) che un tempo esistevano e su<br />
cui probabilmente si essiccavano le foglie<br />
di tabacco raccolte lungo le rive del<br />
vicino Arno. La notorietà odierna si deve<br />
invece a Lorenzo Mariani, proprietario<br />
di quarta generazione, che a inizio<br />
anni ’90 investì su un quasi completo<br />
reimpianto dei vigneti conscio delle<br />
grandi potenzialità concentrate in questo<br />
esclusivo terroir. L’estrema cura in<br />
vigna e la meticolosità in cantina fanno<br />
da cornice a un quadro complessivo di<br />
massima qualità, anche all’interno della<br />
denominazione stessa, a riprova del<br />
successo e dei riconoscimenti ottenuti<br />
fra moltissimi esperti di settore. Conduzione<br />
biologica certificata dal 2013,<br />
il rispetto ambientale è un concetto da<br />
cui non si prescinde così come il senso<br />
di appartenenza e l’identificazione del<br />
Sangiovese come vitigno eletto e prediletto<br />
da sempre, sia in vigna che in<br />
bottiglia. Una realtà agricola completa<br />
quella de I Veroni, aperta al<br />
pubblico per visite guidate, degustazioni,<br />
ma anche per soggiorni<br />
agrituristici in raffinati appartamenti<br />
colonici; da non perdere il<br />
loro olio extravergine di oliva biologico<br />
da cultivar Frantoio, Moraiolo<br />
e Leccino.<br />
Dura selezione quella delle etichette<br />
da proporvi; ci concentriamo<br />
oggi sul Chianti Rufina riserva<br />
DOCG Vigneto Quona. L’annata<br />
2015 al momento irrora di porpora<br />
il calice e attira i sensi con immediati<br />
profumi di amarena, viola,<br />
cannella e noce moscata che sfumano<br />
su note di mora e lavanda,<br />
cacao, humus ed erbe aromatiche<br />
con costante piacevole pungenza<br />
di pepe rosa. Il percorso gustativo<br />
è entusiasmante, ricco di<br />
freschezza e corpo, un lungo sapore<br />
sostenuto da tannini magistrali<br />
che ora regalano un caldo<br />
finale di liquirizia e scorza d’agrume<br />
e che negli anni garantiranno<br />
una longevità ragguardevole. Vero<br />
cru dal rapporto qualità-prezzo eccezionale,<br />
un prodotto ideale per la<br />
lepre alla cacciatora o formaggi di malga<br />
semistagionati. Le uve Canaiolo e<br />
Sangiovese vanno invece ad arricchire<br />
le tradizionali Trebbiano e Malvasia<br />
per il Vin Santo del Chianti Rufina “Occhio<br />
di pernice” DOC 2008. Ben 9 anni<br />
di affinamento in caratelli che alla mescita<br />
donano un colore ambrato brillante<br />
propagando intensi aromi di fico,<br />
mango essiccato, noce, giuggiola, miele<br />
di castagno e ancora anice stellato<br />
e resina su letto di pot-pourri floreale.<br />
La dolcezza in bocca e il caldo abbraccio<br />
sensoriale lasciano una persistente<br />
scia gustativa di agrume candito e<br />
pesca caramellata e lo rendono perfetto<br />
per accompagnare crostate con confettura<br />
gialla o per sedurre, assieme a<br />
un pecorino stagionato, gli amanti delle<br />
emozioni forti e contrapposte.<br />
ARTE DEL VINO 13
Centro congressi<br />
al Duomo<br />
L’artigianato è cultura: accordo per valorizzarlo<br />
Intesa di Fondazione Del Bianco e Confartigianato Firenze<br />
Le due realtà fiorentine hanno firmato un Memorandum di Collaborazione<br />
per la diffusione del Movimento Life Beyond Tourism anche tra gli affiliati<br />
all’associazione di categoria fiorentina<br />
di Beatrice Botticelli / foto etaoin media & comunicazione<br />
Una nuova sinergia per valorizzare<br />
il lavoro degli artigiani fiorentini<br />
e farli diventare parte<br />
integrante del percorso di visita alla città.<br />
Non una visita “mordi e fuggi” con<br />
tappe da rispettare segnate in rosso sulla<br />
cartina ma un viaggio “culturale” nel<br />
viaggio, pensato per i visitatori che vogliono<br />
conoscere la Firenze vera e autentica<br />
immersi nell’atmosfera dei suoi<br />
laboratori artigiani. L’accordo vede unite<br />
la Fondazione Romualdo Del Bianco<br />
e Confartigianato Firenze che hanno siglato<br />
un Memorandum di Collaborazione<br />
per la diffusione del Movimento<br />
Life Beyond Tourism. La collaborazione<br />
punta a diffondere tra gli affiliati a<br />
Confartigianato Imprese Firenze una<br />
nuova concezione di offerta culturale-commerciale<br />
che coniughi sviluppo<br />
sostenibile e diffusione dei valori di<br />
conoscenza orientato a favorire il dialogo<br />
tra culture. Continua quindi l’impegno<br />
della Fondazione Del Bianco,<br />
con l’Istituto Internazionale LBT, per la<br />
diffusione del Movimento Life Beyond<br />
Tourism e la promozione della visibilità<br />
del saper fare contemporaneo fiorentino,<br />
già suggellata dai Memorandum<br />
siglati a novembre 2016 con l’Associazione<br />
Esercizi Storici Tradizionali e Tipici<br />
Fiorentini e, a febbraio 2017, con<br />
l’Osservatorio Mestieri d’Arte (Oma).<br />
Un nuovo accordo per la diffusione<br />
del Movimento Life Beyond Tourism è<br />
stato firmato nei giorni scorsi con l’Università<br />
Politecnica Statale di Volgograd<br />
(Russia) all'Auditorium al Duomo<br />
a testimonianza del virtuoso lavoro in<br />
sinergia con l’Istituto Internazionale<br />
LBT che Fondazione Del Bianco si propone<br />
di portare avanti in tutto il mondo.<br />
L’accordo, firmato dai presidenti<br />
della Fondazione Romualdo Del Bianco<br />
e di Confartigianato Imprese Firenze,<br />
rispettivamente Paolo Del Bianco e<br />
Alessandro Vittorio Sorani, prevede la<br />
definizione di un quadro generale di cooperazione<br />
per le attività da realizzare in<br />
sinergia ispirandosi ai valori del Movimento<br />
Life Beyond Tourism: l’obbiettivo<br />
è esplorare e promuovere le migliori<br />
pratiche per presentare il saper fare del<br />
territorio fiorentino a chi visita la cit-<br />
Un momento dell'incontro all'Auditorium al Duomo di Firenze<br />
14<br />
MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM
tà. I visitatori avranno la garanzia della<br />
Certificazione per il Dialogo tra culture<br />
(DTC-LBT 2018) che gli affiliati di Confartigianato<br />
potranno ottenere diventando<br />
“Membri” Life Beyond Tourism,<br />
poi “Autocertificati”, infine, se vorranno,<br />
soggetti “Certificati”. Presenti alla<br />
firma l’assessore allo Sviluppo Economico<br />
del Comune di Firenze, Cecilia Del<br />
Re e Michele Taccetti, project manager<br />
Life Beyond Tourism. «Un accordo<br />
dall’Amministrazione che va nella direzione<br />
già intrapresa - ha detto Cecilia<br />
Del Re -. Un’occasione importante per<br />
fare rete e proseguire nella valorizzazione<br />
dell’artigianato, anche in vista della<br />
candidatura di Firenze a città Unesco<br />
per l’artigianato. Proprio dai tavoli per<br />
la candidatura è emersa l’idea di rafforzare<br />
tutte le azioni utili a far emergere<br />
questo aspetto». «La sottoscrizione<br />
di questa intesa - ha detto Alessandro<br />
Sorani - ribadisce i valori che animano<br />
la nostra associazione, che coincidono<br />
con quelli della Fondazione. La necessità<br />
di promuovere il territorio fiorentino<br />
e il settore dell'artigianato, in particolare<br />
dell'artigianato artistico, è il collante<br />
di questo accordo. È importante<br />
- ha proseguito Sorani - che nel protocollo<br />
vi sia il progetto Vo per botteghe<br />
® perché da sempre riteniamo che<br />
il modo migliore per comunicare l'artigianato<br />
sia farne esperienza in prima<br />
persona». Nell’intesa, infatti, è incluso<br />
anche il riconoscimento del progetto<br />
Vo per Botteghe ® - itinerari per<br />
incontrare gli artigiani e le attività storiche<br />
nel centro di Firenze - come uno<br />
degli strumenti prioritari per lo sviluppo<br />
locale ed internazionale delle aziende<br />
storiche e artigiane e come una delle<br />
pratiche applicazioni di maggior successo<br />
e di forte impatto internazionale<br />
per esplicitare l’orientamento Life<br />
Beyond Tourism. Proposta attualmente<br />
agli ospiti delle strutture del Centro<br />
Congressi al Duomo, ma che si intende<br />
estendere anche ai circa 250 alberghi<br />
del portale Viva Firenze. che aderiranno<br />
all’iniziativa, iscrivendosi al Movimento<br />
e certificandosi. «La presentazione del<br />
saper fare - ha spiegato Paolo Del Bianco<br />
- è fondamentale per la comprensione<br />
della cultura del territorio medesimo<br />
e parte insostituibile per contribuire al<br />
dialogo tra culture che è la missione del<br />
Movimento Life Beyond Tourism avviato<br />
dalla Fondazione e presentato anche<br />
al 42° Comitato Patrimonio Mondiale<br />
Unesco lo scorso 2 luglio a Manama,<br />
in Bahrein. L’adesione al Movimento Life<br />
Beyond Tourism avvicinerà l’artigiano<br />
sempre più a condividere che “presentare<br />
il proprio prodotto” è in primo luogo<br />
presentare la propria sensibilità, il<br />
proprio contesto, la propria intuizione,<br />
il proprio saper fare, la propria capacità<br />
di esecuzione. In altre parole con l’adesione<br />
al Movimento s’intende in primo<br />
luogo presentare la propria cultura con<br />
la volontà di aprirsi a un dialogo senza<br />
lo schermo della vetrina a frapporsi<br />
tra produttore e visitatore. La Certificazione<br />
Life Beyond Tourism (DTC-LBT<br />
2018) per il Dialogo tra Culture accompagnerà<br />
l’artigiano nelle fasi di crescita<br />
(da “membro” e poi “membro autocertificato”),<br />
garantendo la partecipazione<br />
alla costruzione del dialogo tra culture<br />
per contribuire alla crescita della comunità<br />
internazionale in pacifica coesistenza.<br />
Con la volontaria Certificazione<br />
per il Dialogo tra Culture si dichiarano<br />
gli obiettivi e si consente di misurarne i<br />
risultati anche ai clienti che prima di tutto<br />
sono ospiti della città».<br />
Paolo Del Bianco, presidente della Fondazione<br />
Romualdo Del Bianco<br />
Stretta di mano tra i presidenti Paolo Del Bianco e Alessandro Sorani alla presenza dell'assessore Cecilia Del Re e Michele Taccetti, Project<br />
Manager Movimento LBT<br />
MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM 15
31
Firenze<br />
Mostre<br />
Jane Fortune<br />
Fondatrice e presidente dell’Advancing Women Artists,<br />
si è spenta lo scorso 23 settembre ad Indianapolis<br />
Una mostra in corso alla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze<br />
le rende omaggio attraverso le opere delle artiste toscane da lei<br />
studiate e riscoperte<br />
di Barbara Santoro<br />
Domenica 23 settembre nella<br />
sua casa di Indianapolis<br />
si è spenta Jane Fortune che<br />
qui era nata nel 1942. Questa donna,<br />
chiamata anche amorevolmente “Indiana<br />
Jones”, è stata la fondatrice e<br />
presidente dell’AWA (Advancing Women<br />
Artists), organizzazione no-profit<br />
per la ricerca, il restauro e la valorizzazione<br />
di opere realizzate da donne<br />
artiste e conservate in chiese e musei<br />
della Toscana. Il suo libro Invisible<br />
Women: Forgotten Artists of<br />
Florence che ha ispirato l’omonimo<br />
documentario, è stato importante<br />
perché ha salvato dall’oblio e dal<br />
deterioramento 55 lavori di<br />
donne artiste che hanno coperto<br />
cinque secoli di storia.<br />
Ne è un esempio il recupero<br />
dell’opera di Plautilla Nelli<br />
che ha permesso la mostra<br />
dedicata a questa pittrice rinascimentale<br />
nel 2017 agli<br />
Uffizi. La sua Ultima cena a<br />
restauro finito sarà esposta<br />
permanentemente nel Museo<br />
di Santa Maria Novella. Jane<br />
Fortune soleva dire: «Mentre<br />
lavoro per dare a queste donne<br />
una voce nella storia, trovo<br />
anche la mia voce». Pochi<br />
giorni prima della sua dipartita,<br />
si è inaugurata a Firenze<br />
una raffinata mostra ospitata<br />
fino al prossimio 18 novembre<br />
nello spazio mostre<br />
della Fondazione Cassa di<br />
Risparmio di Firenze. Questa<br />
esposizione è incentrata<br />
sul lavoro di pittrici e scultrici<br />
che operarono a Firenze<br />
nella prima metà del '900, in<br />
una situazione assai variegato<br />
di proposte e sollecitazioni. Fulcro<br />
nevralgico del catalogo edito da Polistampa<br />
sono le esperienze di alcune<br />
donne come Fillide Levasti Giorgi<br />
e Leonetta Cecchi Pieraccini accomunate<br />
anche da una grande amicizia<br />
e legate entrambe a personalità<br />
assai note della cultura di quegli anni.<br />
Insieme con loro sono presenti in<br />
mostra Evelyn Scarampi, Vittoria Morelli,<br />
Flavia Arlotta, Elisabeth Chaplin,<br />
Marisa Mori, Adriana Pincherle ed<br />
Elena Salvaneschi in un affascinante<br />
affresco che rivela il mondo femminile<br />
di quel tempo ed abbraccia letteratura,<br />
arte, musica e pittura. Un ultimo<br />
La Madonna con Bambino e quattro angeli di suor Plautilla Nelli,<br />
una delle artiste riscoperte da Jane Fortune<br />
Jane Fortune (ph. courtesy GoNews)<br />
atto d’amore verso questa città<br />
che l’ha vista tanti anni fa studentessa<br />
innamorata di Firenze<br />
e che il sindaco Dario Nardella<br />
ha voluto premiare con il Fiorino<br />
d’oro nel 2016 eleggendola<br />
“grande fiorentina”. Nel 2013<br />
aveva ricevuto il Tuscan American<br />
Association per il contributo<br />
dato alla cultura della<br />
nostra città. La valorizzazione<br />
del mondo artistico femminile<br />
è stato uno dei suoi obbiettivi<br />
principali anche in America,<br />
per questo nel 2010 ha ricevuto<br />
la laurea honoris causa in<br />
Lettere dall’Indiana University.<br />
Il suo sogno era quello di<br />
costruire il più grande database<br />
mondiale su artiste donne<br />
dal Cinquecento all’ Ottocento.<br />
Questa giornalista, storica<br />
dell’arte e filantropa statunitense<br />
è stata ricordata lo scorso 9<br />
ottobre con una cerimonia nella<br />
chiesa di Santa Croce alla quale<br />
hanno partecipato migliaia di<br />
fiorentini.<br />
JANE FORTUNE 17
Obbiettivo<br />
Fotografia<br />
Barbara Cerri<br />
Un percorso fotografico dalla natura all’uomo, passando<br />
attraverso le suggestioni degli spazi abbandonati<br />
di Maria Grazia Dainelli / foto Barbara Cerri<br />
Attratta fin da giovanissima dalla<br />
fotografia paesaggistica, la sua<br />
passione cambia rotta negli anni,<br />
aprendosi alle variegate suggestioni degli<br />
spazi abbandonati, in particolar modo<br />
fabbriche, luoghi di cura e di aggregazione<br />
che raccontano, tra sporcizia e macerie,<br />
un passato che oggi forse esiste solo nella<br />
memoria di chi l'ha vissuto. Attualmente<br />
Barbara Cerri si cimenta in una diversa<br />
interpretazione fotografica, con cui esprime<br />
il proprio sentirsi parte dell’ambiente<br />
circostante. Si passa così dalla totale assenza<br />
della figura umana ad una presenza<br />
eterea e confusa. Mentre prima l’uomo<br />
era un elemento di disturbo nella scena, gli<br />
ultimi scatti lo rendono invece protagonista,<br />
ponendolo al centro della narrazione<br />
fotografica. Nel 2012 diventa socia del<br />
Circolo Fotografico Il Gruppo di Colignola<br />
e dal 2013 al 2016 fa parte del direttivo.<br />
Con questo gruppo organizza e partecipa<br />
alla manifestazione Insieme per la Fotografia,<br />
oggi alla 17ª edizione, dove è stata premiata<br />
nel 2013 e nel 2015. Vince il primo<br />
premio per la sezione Portfolio negli anni<br />
2013 e 2017 partecipando alla manifestazione<br />
annuale degli intercircoli della provincia<br />
di Pisa e nel 2016 il primo premio<br />
nell’ambito del concorso artistico letterario<br />
Fuori dal tempo organizzato da MDS Editore.<br />
barbarinic@tiscali.it<br />
Le forme dell'amore<br />
18 BARBARA CERRI
A cura di<br />
Maria Grazia Dainelli in collaborazione con Nicola Crisci<br />
William Eugene Smith<br />
Considerato uno dei più significativi fotoreporter<br />
del Novecento, ha raccontato la guerra e il lavoro<br />
nelle fabbriche con bianchi e neri carichi di pathos<br />
Spunti di critica<br />
Fotografica<br />
di Nicola Crisci / foto Williama Eugene Smith<br />
William Eugene Smith nacque a<br />
Wichita (Kansan) nel 1918 e<br />
iniziò a fotografare giovanissimo,<br />
appena quattordicenne. Nel 1939 iniziò<br />
a collaborare con la rivista Life come<br />
fotografo di guerra documentando il teatro<br />
bellico del Pacifico. Nel 1945 fu ferito<br />
al volto dall’esplosione di una granata e<br />
si sottopose a dolorosi interventi e a una<br />
lunga riabilitazione. La prima foto realizzata<br />
dopo la malattia, A walk to Paradise<br />
Garden, si trova attualmente al Castello<br />
di Clervaux in Lussemburgo e simboleggia<br />
perfettamente la rinascita dell’autore e<br />
la speranza di un mondo migliore alla fine<br />
del secondo conflitto mondiale. Questa immagine,<br />
che ritrae i suoi figli Juanita e Patrik<br />
nel sottobosco in una radura bagnata<br />
dal sole, fu selezionata dal Moma di New<br />
York nel 1955 per una mostra sulla condizione<br />
umana. In breve tempo, questa foto<br />
divenne leggendaria, emblema del desiderio<br />
di pace e di positività. Sempre nel 1955<br />
si trasferì per tre anni a Pittsburgh per realizzare<br />
un lavoro per la Magnum sull’industria<br />
siderurgica della città a duecento anni<br />
dalla sua fondazione; un’opera complessa<br />
che non portò a compimento, anche se alcuni<br />
di questi scatti furono pubblicati nel<br />
Photography Annual, occupando ben trentasei<br />
pagine. Molti ritratti di questo nuovo<br />
progetto ricordano i volti dei personaggi di<br />
Salgado, con la differenza che Smith tiene<br />
conto della drammaticità e della passione,<br />
mentre Salgado trasfigura il pathos in<br />
una particolarissima eleganza formale. Nel<br />
1971 per Life realizzò uno dei suoi reportage<br />
più riusciti Minamata ambientato in<br />
Giappone − dove intanto si era trasferito<br />
− e incentrato sui tragici effetti dell’inquinamento<br />
da mercurio. Tra queste foto ricordiamo<br />
Tomoko Uemura nel suo bagno,<br />
considerata una delle cento foto più famose<br />
tra quelle pubblicate da Life. Per finire,<br />
riportiamo un pensiero del grande fotografo<br />
e documentarista statunitense: «A cosa<br />
serve una grande profondità di campo<br />
se non c’è un’adeguata profondità di sentimento?».<br />
William Eugene Smith<br />
A walk to Paradise Garden<br />
Tomoko Uemura nl suo bagno<br />
WILLIAM EUGENE SMITH 19
Speciale<br />
Pistoia<br />
Ritorna a Pistoia la settima edizione<br />
di Un altro parco in città<br />
Natura e arte s’incontrano nelle due principali piazze<br />
del centro storico trasformate per l’occasione in un<br />
grande giardino<br />
Testo e foto Laura Del Puglia<br />
Lo scorso 16 settembre si è svolta<br />
a Pistoia la settima edizione<br />
dell’evento Un altro parco in città<br />
che ha trasformato piazza della Sala<br />
e piazza dell’Ortaggio in luoghi d’incontro<br />
tra arte e natura. Avviata nel 2012<br />
da un’idea dei Vivai Giorgio Tesi, questa<br />
iniziativa si propone di far vivere ai cittadini<br />
pistoiesi ed ai turisti italiani e stranieri<br />
un’esperienza unica, allestendo un<br />
vero giardino di 1700 metri quadrati,<br />
con manto erboso e piante, che ricopre<br />
entrambe le piazze del centro storico.<br />
Quest’ultima edizione ha offerto l’occasione<br />
per presentare Growing Creativity,<br />
un progetto che, unendo tre elementi<br />
terra, arte e creatività, vuole far diventare<br />
il verde dei vivai della Giorgio Tesi un<br />
grande palcoscenico per opere d’arte<br />
esclusive, che avranno il duplice ruolo<br />
di sensibilizzare a una nuova consapevolezza<br />
ambientale e stimolare la creatività<br />
in tutti gli spazi che ci circondano<br />
quotidianamente e quindi anche in città.<br />
Nel giardino creato su piazza della Sala<br />
è stata esposta la prima di un gruppo di<br />
grandi installazioni intitolate Il giardino<br />
della mente. Quest’opera è stata realizzata<br />
in collaborazione con l’artista pistoiese<br />
Michele Fabbricatore, il quale ha<br />
immaginato la nostra mente come una<br />
bella e rigogliosa pianta che per rimanere<br />
tale deve essere nutrita e coltivata.<br />
Le altre tre opere del gruppo sono state<br />
posizionate all’interno del vivaio, che<br />
si estende attorno alla sede dell’azienda<br />
Giorgio Tesi, e sono ben visibili dall’autostrada.<br />
Il totem in piazza della Sala<br />
L'artista Michele Fabbricatore con l'installazione Il giardino della mente<br />
Uno scorcio di piazza della Sala durante la<br />
manifestazione<br />
SPECIALE PISTOIA 21
Personaggi<br />
Donatella Milani<br />
La cantante e compositrice valdarnese ha collaborato con<br />
grandi nomi della musica italiana come Pupo, Gerardina<br />
Trovato, Franco Fasano e Zucchero Fornaciari<br />
Due volte sul palco di Sanremo, dove si è classifica seconda nel 1983,<br />
ha scritto brani celebri come Ma non ho più la mia città e Un’altra estate<br />
di Serena Gelli / foto courtesy Blogo<br />
Ospite con Pupo della trasmissione Senza<br />
Parole in onda su Rai 1 nel 2015<br />
Donatella Milani si dedica al canto<br />
e alla musica fin da piccola.<br />
A quattro anni la sua prima<br />
grande esperienza sul palco dello Zecchino<br />
d’Oro. A 16 anni inizia a scrivere<br />
le prime canzoni per Pupo e con lui firma<br />
successi come Su di noi, Cosa farai,<br />
Un nuovo giorno e Piccola tu. Nel<br />
1982 vince Castrocaro con la canzone<br />
Perché mi sento sola e l’anno successivo<br />
si classifica seconda al Festival di<br />
Sanremo nella categoria big con il brano<br />
Volevo dirti, firmato con Zucchero<br />
Fornaciari. Nel 1983, insieme a Mauro<br />
Micheloni, è chiamata dalla RAI a condurre<br />
il programma Hit Parade - Discoring<br />
Estate, incide un altro brano, sigla<br />
del programma, e presenta a Saint Vincent<br />
Lontani noi. Nel 1984 torna sul palco<br />
di Sanremo con la canzone Libera,<br />
registrata negli studi di Londra, rilevando<br />
un'altra crescita professionale come<br />
compositrice e cantante. Nel 1986 torna<br />
a Saint Vincent, dove con la collaborazione<br />
e la produzione<br />
di Piero Cassano (membro<br />
dei Matia Bazar e<br />
produttore di Eros Ramazzotti)<br />
realizza un disco<br />
intitolato Vorrei farti<br />
capire. Nel 1987 dopo un<br />
tour internazionale, rientra<br />
in Italia ed incide Nel<br />
segno del leone, collaborando<br />
con un altro amico<br />
cantante e autore, Franco<br />
Fasano. Nel 1988 ritorna<br />
in RAI (Rai Stereo<br />
Donatella Milani<br />
2) per condurre un programma radiofonico<br />
chiamato FM Musica, un piacevole<br />
diversivo alla sua carriera di cantante<br />
e autrice, che la qualifica per la seconda<br />
volta ottima conduttrice; scrive la sigla<br />
del programma (un simpatico rap)<br />
Ci stai?, che canta insieme a Miriam<br />
Fecchi, realizzando anche la versione<br />
remix in spagnolo intitolata Te gusta?.<br />
Per quattro anni vive prima in America<br />
poi in Inghilterra, dove conosce artisti<br />
stranieri che l’aiutano ad ampliare<br />
la sua esperienza di compositrice e autrice.<br />
Nel 1989 inizia a collaborare con<br />
il gruppo Steve Rogers Band (musicisti<br />
storici di Vasco Rossi), e con Maurizio<br />
Solieri scrive il brano Sono donne. Nello<br />
stesso periodo collabora con Massimo<br />
Riva, anche lui chitarrista di Vasco<br />
Rossi, per il quale scrive Vizi. Nel 1994<br />
Caterina Caselli la chiama come autrice<br />
all'interno della casa discografica Sugar.<br />
Così inizia a scrivere canzoni per<br />
Gerardina Trovato − altra nuova esperienza<br />
anche come arrangiatore − per<br />
la quale compone successi come Ma<br />
non ho più la mia città (seconda classificata<br />
al Festival di San Remo,1994)<br />
e La mia luna. Nel 1997, consacrato il<br />
sodalizio Milani - Trovato, firma ancora<br />
successi come Piccoli già grandi e<br />
Cambierò domani. Nel 2006, insieme a<br />
Gerardina Trovato, scrive la sigla di Castrocaro,<br />
poi divenuta hit estiva, Un’altra<br />
estate. Nel 2012, inaspettatamente,<br />
tre dj di fama nazionale e molto conosciuti<br />
nel mondo delle discoteche, Alex<br />
Farolfi (Radio DJ), Sangio e Pigna rielaborano<br />
e producono in versione dance<br />
la canzone più conosciuta Volevo dirti.<br />
Oggi Donatella Milani ha una scuola<br />
di canto moderno per la formazione<br />
artistica e l’interpretazione della musica<br />
leggera. Collabora con varie case<br />
discografiche come art director, visore<br />
della scelta dei brani che andranno<br />
a far parte di progetti per nuovi talenti;<br />
in più si occupa anche degli arrangiamenti.<br />
E’ spesso ospite televisiva in<br />
vari programmi Rai e Mediaset, si esibisce<br />
in serate live (locali, piazze, teatri)<br />
e quando la sua vena ispiratrice la chiama,<br />
scrive ancora canzoni, la sua più<br />
grande passione.<br />
22 DONATELLA MILANI
Invito a<br />
Teatro<br />
Ferruccio Soleri: una vita per Arlecchino<br />
Interprete da oltre cinquant’anni della celebre<br />
maschera goldoniana, l’attore toscano racconta<br />
la meravigliosa avventura del teatro<br />
di Luigi Del Fante / foto courtesy Piccolo Teatro di Milano<br />
Ferruccio Soleri, il più grande Arlecchino,<br />
attore, regista, drammaturgo,<br />
nasce a Firenze il 6 novembre<br />
1929. Da bambino desidera lavorare in<br />
un circo, lasciando i genitori sconcertati.<br />
Egli stesso confessa: «Portai perfino mia<br />
sorella a vedere acrobati, domatori,<br />
clown. Sognavo di essere protagonista.<br />
A casa saltavo dal tavolo da pranzo, atterrando<br />
con una capriola finale, davanti<br />
agli occhi terrorizzati di mia sorella. Appresi<br />
così a muovermi, a scattare e flettere.<br />
A governare il corpo». Si iscrive<br />
dapprima alla Facoltà di matematica e fisica,<br />
ma al terzo anno abbandona. Nel<br />
frattempo comincia a frequentare l'Accademia<br />
teatrale di Firenze, insieme a Ilaria<br />
Occhini, Paolo Poli, Renzo Montagnani.<br />
Un amico, un altro fiorentino, Beppe Menegatti,<br />
che diventerà il celebre regista e<br />
futuro marito di Carla Fracci, lo spinge a<br />
seguire il suo istinto d'artista, consigliandogli<br />
di andare a Roma: «Se vuoi fare<br />
teatro, all'Accademia Silvio d'Amico<br />
troverai i maestri giusti. Credo di avere<br />
imparato molto da Sergio Tofano, Annibale<br />
Ninchi e Orazio Costa. Dopo<br />
qualche mese fu Orazio Costa a dirmi:<br />
tu sei Arlecchino, sei sputato a quella<br />
maschera. Te lo ha mai detto nessuno?<br />
No, lei è il primo, risposi perplesso».<br />
Eh sì, Orazio Costa Giovangigli, vero<br />
grande “maestro”, il quale oltre ai notevoli<br />
meriti acquisiti con le sue memorabili<br />
regie, non si finisce mai di apprezzare<br />
proprio per quella sua notevole dote di<br />
sensibilità nel comprendere la fisionomia,<br />
il carattere, le attitudini di ciascun allievo,<br />
stimolando ognuno a valorizzare al<br />
meglio il proprio talento. Tra gli altri<br />
“grandi” scoperti da Costa, basta citarne<br />
uno per tutti: Nino Manfredi. Soleri aggiunge:<br />
«I gesti, la voce, il corpo soprattutto.<br />
Dentro di me vibrava un terremoto.<br />
Le mosse, i salti, le capriole, i balzi - che<br />
avevo imparato grazie al circo - li trasferii<br />
in Arlecchino. Ne feci una figura acrobatica.<br />
Ero già maschera senza saperlo».<br />
Ferruccio Soleri mentre si trucca da Arlecchino<br />
Ed è grazie a Costa, suo maestro d'Accademia,<br />
che debutta nel 1957 al Piccolo<br />
Teatro di Milano recitando ne La favola<br />
del figlio cambiato di Luigi Pirandello.<br />
Qui non passa inosservato, e Strehler,<br />
notandone la straordinaria agilità fisica e<br />
duttilità interpretativa, lo sceglie nel 1959<br />
come sostituto di Marcello Moretti, il primo<br />
grande Arlecchino, per il ruolo di protagonista<br />
nel Servitore di due padroni di<br />
Carlo Goldoni. Per l'esattezza secondo la<br />
drammaturgia di Strehler, il ruolo principale<br />
contempla Arlecchino, anziché Truffaldino,<br />
e lo spettacolo viene presentato<br />
come Arlecchino servitore di due padroni.<br />
Soleri dà il cambio a Moretti una volta<br />
alla settimana. «La prima volta per me fu<br />
nel '60 a New York, sostituendo Marcello<br />
Moretti: tremavo dalla paura e fu Paolo<br />
Grassi a darmi una spinta per entrare in<br />
scena», ricorda Soleri. Due anni dopo la<br />
morte di Moretti, Strehler gli affida il ruolo<br />
del servo goldoniano. Confessa Soleri:«Ringrazio<br />
Dio di avermi dato un fisico<br />
così, piccolo e atletico. In più da ragazzo<br />
avevo studiato danza classica e acrobazia,<br />
perché volevo fare il circo». Così, da<br />
quel momento ha intrapreso la sua fulgida<br />
carriera fino ai giorni nostri al Piccolo<br />
Teatro di Milano nei panni di Arlecchino,<br />
una maschera che recita ininterrottamente<br />
da 55 anni (58 se si conta la prima<br />
tounée a New York nel '60), in 50 paesi<br />
del mondo e per milioni di spettatori, tremila<br />
repliche, riscuotendo sempre un<br />
successo eccezionale, grazie al linguaggio<br />
magico del teatro, alla perfetta drammaturgia<br />
strehleriana; ma soprattutto<br />
grazie alle straordinarie doti interpretative<br />
e poetiche di Ferruccio Soleri. L’incontro<br />
con Giorgio Strehler è quello della<br />
vita: «È stato lavorando con lui che ho<br />
capito cosa era Arlecchino e cosa era stata<br />
la Commedia dell'Arte, ben al di là dei<br />
libri che avevo letto. Da parte mia gli portavo<br />
la mia abilità nell'acrobazia, la mia<br />
voglia di fare, le mie caratteristiche, la<br />
mia gioventù. Ma la mia voce l'ho trovata<br />
solo nel secondo anno; prima ero troppo<br />
preoccupato dell'incontro con il pubblico<br />
e con la critica. Il mio Arlecchino lo devo<br />
proprio a Strehler, che mi ha dato tutto.<br />
Quando morì nel 1997, ci fu una piccola<br />
sospensione; arrivò Ronconi che faceva<br />
le cose sue e Arlecchino venne fatto poche<br />
volte, ma poi naturalmente riprese<br />
24<br />
INVITO A TEATRO
Soleri in scena con Arlecchino servitore di due padroni<br />
perché il cda non voleva dar retta a Ronconi».<br />
E meno male, aggiunge il sottoscritto,<br />
ben conoscendo i meriti ma<br />
anche i demeriti del regista scomparso.<br />
Una sera, a Londra, dopo lo spettacolo, il<br />
celebre attore inglese Sir Laurence Olivier,<br />
nel 1967, vedendolo recitare gli confessa:<br />
«Stasera avrei voluto essere te».<br />
Insomma, questo Arlecchino di Ferruccio<br />
Soleri, vero protagonista della storia del<br />
Teatro. Nel 2006 il regista Maurizio Scaparro,<br />
direttore del Festival del Teatro<br />
della Biennale di Venezia gli ha assegnato<br />
il Leone d'Oro alla carriera. Dal maggio<br />
2007 è stato nominato ambasciatore<br />
dell'Unicef. Attualmente è Grande Ufficiale<br />
della Repubblica Italiana. Senza dubbio<br />
fondamentale in questa prestigiosa carriera<br />
è stato il ruolo della disciplina, continua<br />
e ferrea, che la “vita” di Arlecchino<br />
esige dal suo interprete. Ma Ferruccio<br />
Soleri è straordinario proprio per questo,<br />
perché, appunto, quella disciplina, il continuo<br />
esercizio non gli hanno mai pesato:<br />
«No, gli allenamenti li faccio ancora volentieri:<br />
ogni giorno tre piani di scale, salire<br />
e scendere, e 20 minuti di marcia.<br />
Poi, un mese prima dello spettacolo aggiungo<br />
anche 20 minuti di ginnastica<br />
stretching e una volta al mese, più o meno,<br />
il mio fisioterapista che mi segue da<br />
anni, mi massaggia, perché la spina dorsale,<br />
invecchiando, è la parte più delicata.<br />
E poi c'è la dieta. Comincio dalla frutta sia<br />
a pranzo che a cena, poi a mezzogiorno<br />
insalata o contorno e carne bianca o pesce,<br />
e per terzo un piatto di spaghetti o riso.<br />
Sì, all'incontrario. La sera niente<br />
primo. E il pomeriggio bevo il Kee mun, il<br />
te nero degli imperatori cinesi che non<br />
danneggia il cuore e dà energia ai muscoli».<br />
Davvero curiosa anche la buona<br />
abitudine di fare un “riposino” tra una<br />
scena e l'altra, come confessa con giovanile<br />
candore:«Sì, sì. Riesco a dormire anche<br />
solo per due minuti e mi ridà carica».<br />
Qualcuno potrebbe pensare, poi, che, in<br />
fondo, impersonare sempre lo stesso<br />
personaggio per più di mezzo secolo, anche<br />
se con pause alterne, potrebbe, forse,<br />
creare qualche disagio, noia,<br />
abitudine, in una paola routine. In realtà il<br />
personaggio di Arlecchino vive ogni sera,<br />
così miracolosamente, per metà, anche<br />
dell'empatia del pubblico, potremmo dire<br />
“in presa diretta”, dove l'attore vero, generoso,<br />
quale è Soleri, trova sempre ogni<br />
volta spunto e vigore: «Sono contento<br />
perché è un personaggio che piace alla<br />
gente, allegro, ingenuo, ma anche un misto<br />
di corpo e anima, fame e poesia che<br />
per Strehler è la poetica più vera del teatro.<br />
Il suo teatro». Ecco allora che in questa<br />
fattispecie la parola routine assume in<br />
sé l'accezione positiva descritta dal Vocabolario<br />
Treccani, precisamente: routine<br />
‹rutìn› s. f., fr. (…) Pratica, esperienza...<br />
abilità che si è acquistata per mezzo<br />
dell’esperienza”. Ed è proprio nel suo<br />
“farsi” e “ricrearsi” ogni sera che prende<br />
corpo l'interpretazione, mai eguale a se<br />
stessa. «Sono un uomo normale, che per<br />
sessant'anni ha fatto Arlecchino. Ne conosco<br />
i più nascosti segreti, le sfumature,<br />
starei per dire l'anima. Perché di<br />
anima si può dire di lui, come di Pulcinella».<br />
Quanto al rapporto con Strehler, Soleri<br />
confessa che litigavano: «Meglio, lui<br />
litigava con me, perché era esigente, uno<br />
che pretendeva. Ma poi faceva spettacoli<br />
pieni di umanità, emozione». In effetti,<br />
avendo avuto il sottoscritto la fortuna di<br />
assistere per ore alle prove dirette dal regista<br />
del Piccolo Teatro, non posso che<br />
condividere le parole di Soleri. Strehler<br />
era capace di fare partacce agli attori più<br />
famosi, ma aveva l'entusiasmo generoso,<br />
la creatività straordinaria e il carisma<br />
istantaneo di balzare sul palco a far vedere<br />
e sentire, oltre al movimento ed alla<br />
mimica, come lui, quasi un “rabdomante<br />
della vita”, avvertiva dentro di sé quello<br />
che per lui era “il giusto modo”. Tempo fa<br />
a chi gli chiedeva come mai sorrida così<br />
poco, l'attore ha risposto con estrema<br />
umiltà, quasi con pudore: «Forse perché<br />
sono abituato a stare sotto la maschera,<br />
che nasconde le mie emozioni. Il mio volto<br />
lo mostro solo se il pubblico lo chiede<br />
alla fine, agli applausi». «È stata un’avventura<br />
meravigliosa − conclude Soleri −<br />
sono stato felice di ogni recita: mi ha<br />
riempito la vita senza rimpianti...». Un’avventura<br />
che Strehler definiva sempre<br />
uguale e sempre diversa, libera dal tempo<br />
che passa.<br />
INVITO A TEATRO<br />
25
A cura di<br />
Elena Maria Petrini<br />
ABI e i suoi professionisti: il cofondatore<br />
Silvano Evangelista<br />
Testo e foto di Elena Maria Petrini<br />
Silvano Evangelista, milanese, quarantasei<br />
anni, sguardo vivace e<br />
baffetti alla Pedro Armendàriz,<br />
elegantissimo nella sua giacca bianca<br />
impeccabile, si orienta su Firenze e<br />
dal maggio 2008 ricopre il ruolo di capo<br />
barman al Grand Hotel Villa la Massa.<br />
Nel bellissimo Bar Mediceo con lui<br />
regnano stile e ricercatezza, sue qualità<br />
imprescindibili, e vista la presenza<br />
di una clientela di classe, molto esigente,<br />
raffinata e difficile da soddisfare, Silvano<br />
pretende il massimo dal suo staff,<br />
in modo da poter soddisfare a pieno le<br />
I vini liquorosi utilizzati nelle due versioni del<br />
cocktail: a partire da sinistra, l’incanto dell’azienda<br />
Tenuta Moriano e lo cherry Heering<br />
della Danimarca<br />
molteplici esigenze degli ospiti. Insomma,<br />
classe e ricerca continua<br />
della perfezione, due doti che gli<br />
hanno consentito di partecipare ad<br />
importantissime competizioni internazionali:<br />
rappresentante italiano al<br />
World Cocktail Competition a Berlino<br />
nel 2009, membro della squadra<br />
italiana alla finale del Remy Martin<br />
Bartender Style Master nel 2006,<br />
tanto per citarne alcune. Non ancora<br />
maggiorenne, dopo un’esperienza<br />
di lavoro a Folkestone in Inghilterra,<br />
rientra in Italia e dopo il servizio<br />
militare si occupa di degustazioni<br />
e vendite di spumanti di qualità<br />
per un’azienda milanese di rappresentanza<br />
che aveva le etichette più<br />
prestigiose sia italiane che francesi.<br />
Questo incarico lo arricchisce e<br />
lo orienta a ritornare verso il bartending,<br />
tanto che nel 1999 si iscrive<br />
all’AIBES, dove dal 2003 è assistente<br />
docente. Sempre a Milano, prima<br />
il passaggio dal Businnes Palace al<br />
Diana Majestic e al Doria, dopo bar<br />
manager alle Rotonde di Garlasco e<br />
infine responsabile del bar dello Starhotel<br />
Ritz. Poi, dal 2008 a Villa la Massa di<br />
Firenze, consorella di Villa d’Este di Cernobbio,<br />
e quell’anno è particolarmente<br />
favorevole per lui poiché vince a San<br />
Remo il concorso nazionale AIBES, per<br />
la sezione Free, con un cocktail chiamato<br />
Lucia, in onore della figlioletta.<br />
Tra le sue esperienze successive a Villa<br />
La Massa ricordiamo all’Argentario il<br />
Golf Resort, nel ruolo di bar manager, e<br />
a Firenze la Start Up Osteria del Pavone.<br />
Oggi, oltre che essere cofondatore, è<br />
Consigliere Nazionale ABI Professional,<br />
dove per il primo anno è stato responsabile<br />
degli istituti alberghieri e dal secondo<br />
anno in poi, invece, responsabile<br />
Il barman manager Silvano Evangelista all’interno<br />
dell’Osteria il Pavone di Firenze mentre<br />
prepara il cocktail Singapore Sling<br />
delle risorse umane. Silvano Evangelista<br />
è un grande fautore del bere responsabile,<br />
che spinge specialmente le giovani<br />
generazioni ad un bere di qualità e con la<br />
giusta moderazione, vista la loro spiccata<br />
tendenza a bere male, in fretta e troppo:<br />
questa “evangelizzazione” sarà per<br />
loro sicuramente un valido aiuto e sostegno.<br />
Per Arkiwine ha realizzato il cocktail<br />
Singapore Sling nella versione classica<br />
codificata da IBA e in quella in cui ha sostituito<br />
lo cherry con un vino liquoroso<br />
tutto italiano (realizzato con uve merlot<br />
e macerazione di amarene).<br />
26<br />
ARKIWINE
L’Associazione Degustatori di Acque<br />
Minerali e i suoi professionisti: il<br />
presidente nazionale Mario Celotti<br />
di Elena Maria Petrini / Foto Maurizio Mattei<br />
L’appuntamento con il Cavalier Mario<br />
Celotti, presidente nazionale<br />
dell’ADAM (Associazione Degustatori<br />
di Acque Minerali) è presso uno dei<br />
suoi ristoranti: Baita La Tiperia a Montefiore<br />
Conca, sull’Appennino riminese, ad<br />
oltre quattrocento metri di altitudine. Il posto<br />
è magico: un bosco, che sembra quello<br />
delle fiabe, di enormi castagni secolari che<br />
circondano, quasi a volerlo proteggere, un<br />
piccolo locale dalla bellissima struttura in<br />
legno chiaro e rivestito di grandi lastre di<br />
cristallo, che lasciano intravedere tra le<br />
possenti chiome degli alberi un panorama<br />
mozzafiato sull’estrema propaggine della<br />
Romagna che quasi si fonde con l’azzurro<br />
del Mar Adriatico. Da un piccolo giardino<br />
si entra nella sala centrale del ristorante:<br />
splendide travi in legno a vista ed un grande<br />
camino sullo sfondo; a sinistra una<br />
breve scala in pietra fa accedere ad una deliziosa<br />
saletta con il bar (compatto ma ben<br />
fornito), e al centro una stufa in muratura<br />
in originale stile bavarese. L’atmosfera<br />
è molto intima, accogliente e gradevole. Il<br />
Cavaliere della Repubblica, elegante in una<br />
giacca celeste, è cordialissimo: spiccato<br />
accento romagnolo, subito molto gentile<br />
ed ospitale; si vede che è un professionista<br />
appassionato del suo lavoro, di grande<br />
esperienza acquisita “sul campo” e presso<br />
le associazioni di Sommellerie, ed altre...<br />
magnifico chef e profondo conoscitore del<br />
mondo della ricezione turistica e della ristorazione,<br />
delle quali tratteggia, con abilità<br />
e capacità di sintesi, punti deboli e pregi.<br />
Gestisce anche un altro locale, il Ristorantino<br />
Tuf Tuf in località Morciano di Romagna.<br />
ADAM, fondata a Bologna nel 2002<br />
da cultori della buona cucina, supportati<br />
da uno staff di medici, nutrizionisti, geologi<br />
e chimici, vuole favorire la conoscenza e<br />
la valorizzazione di quella preziosissima risorsa<br />
che è l’acqua minerale, ma senza trascurarne<br />
anche il giusto abbinamento con<br />
il cibo. Oggi, dopo attenta valutazione dei<br />
suoi preparatissimi idrosommelier, l’associazione<br />
classifica da un punto di vista<br />
Particolare della via di accesso al ristorante<br />
igienico, gustativo e sensoriale, le acque<br />
minerali in commercio nel nostro paese;<br />
una certificazione ADAM è segno inequi-<br />
Elena Maria Petrini con il Cavalier Mario Celotti,<br />
presidente dell'ADAM<br />
vocabile di qualità e garanzia di un ottimo<br />
livello per tutti i consumatori, magari senza…<br />
perdersi in un bicchier d’acqua.<br />
Veduta interna del ristorante Baita - La Tiperia<br />
ARKIWINE 27
A cura di<br />
Elena Maria Petrini<br />
Il gusto della tradizione:<br />
l’Antica Macelleria Falorni<br />
di Elena Maria Petrini / Foto Maurizio Mattei<br />
Stefano Bencistà Falorni, per sua<br />
stessa ammissione, è una persona<br />
fortunata. Un’affermazione che non<br />
è certo da tutti: la sua fortuna deriva dalla<br />
sua famiglia, dai suoi genitori e dai nonni.<br />
Fin da bambino andava col sidecar del<br />
babbo ad acquistare bestiame dai contadini<br />
e si è trovato a dover crescere durante<br />
gli anni difficili del dopoguerra tra<br />
vitelli, maiali e capretti, ma sempre affrontando<br />
serenamente quel periodo arduo e<br />
complesso della ricostruzione di un’intera<br />
nazione e questo grazie all’affetto della<br />
propria famiglia, tanto amore per la sua<br />
terra e verso le persone che gli sono state<br />
vicine. I ricordi sopraggiungono dolci e<br />
impetuosi come onde di alta marea: i nonni<br />
Caterina e Ulisse, e soprattutto la nonna<br />
Beppa; il papà Raffaello e mamma Venturina;<br />
la zia Alda; i suoi fratelli, ma senza<br />
dimenticare Carbonella (il gatto di casa)<br />
e Turco (il cane). La loro casa, con accesso<br />
diretto alla bottega, non aveva il<br />
bagno, ma la grande cucina era sempre<br />
animata e accogliente e con il focolare<br />
costantemente acceso, dove si cucinava<br />
davvero di tutto. Un luogo di altri tempi<br />
che emanava calore in tutti i sensi: la<br />
“cucina economica”; le mensole coi barattoli<br />
di conserva di pomodoro e di peperoni<br />
sottaceto da mettere di contorno<br />
al lesso; le pentole di ferro e di coccio;<br />
il grande tavolo di marmo… La nostalgia<br />
è struggente, non solo per il tempo<br />
passato ma anche nel rammentare i suggestivi<br />
profumi e i sapori di quegli anni<br />
lontani e che ancora oggi, per Stefano,<br />
conservano un prezioso e grande potere<br />
evocativo, proprio “come le cose che<br />
non tornano più”. La Macelleria Falorni<br />
vanta una grande tradizione familiare iniziata<br />
nel 1806, quando il fondatore Lorenzo<br />
Falorni apre un punto vendita di<br />
carni sotto il porticato della piazza centrale<br />
nel borgo di Greve in Chianti. Stefano<br />
ci ha aperto la porta del suo nuovo<br />
stabilimento con temperature, pH e umidità<br />
controllate, per inebriarci la vista,<br />
l’olfatto e il gusto con queste autentiche<br />
opere d’arte insaccate.<br />
Stefano Bencistà Falorni con la sua iconica<br />
bistecca alla fiorentina (lombata di chianina)<br />
La finocchiata di Monte Fioralle, produzione esclusiva dell’Antica Macelleria Falorni<br />
La gota grande impepata<br />
Stefano Bencistà Falorni, proprietario<br />
dell’Antica Macelleria Falorni insieme al cofondatore<br />
di ABI Professional Paolo Baldini<br />
28<br />
ARKIWINE
Ritratti<br />
d’artista<br />
Franca Vannoni<br />
Io vado in moto: l’ultimo dipinto della pittrice fiorentina offre<br />
una riflessione sulle relazioni d'amore nel nuovo millennio<br />
di Franca Vannoni<br />
Ho dipinto con i colori ad olio un’opera<br />
di 2,50 x 2,50 metri che ho<br />
intitolato Io vado in moto. La tela<br />
l’ho preparata in modo spartano, usando<br />
la cementite ad acqua. Un “pezzo” di stoffa<br />
di canapa comprato un lunedì al mercatino<br />
dell’usato di piazzetta Maccari a soli<br />
due euro. Allo studio ho spostato la credenzina<br />
bianca, che si trovava<br />
sull’angolo tra una<br />
paretina e la finestra, per<br />
stendere la tela su tutta la<br />
parete adiacente. Con piccoli<br />
e ravvicinati chiodini<br />
d’acciaio, ho applicato la<br />
tela sul muro. Mi sono<br />
compiaciuta di essere riuscita<br />
a farlo da sola e con<br />
un buon risultato. Ho preso<br />
la fusaggine ed ho cominciato<br />
a disegnarvi<br />
sopra, senza aver programmato<br />
niente. Ciò che<br />
nasceva era quello che<br />
doveva esserci e non mi<br />
ponevo nessuna domanda.<br />
Andavo avanti liberamente<br />
e con tranquillità.<br />
Ho iniziato il lavoro disegnando<br />
sulla tela a settembre<br />
2016 e ho<br />
terminato nell’aprile<br />
dell’anno successivo. Ho<br />
scelto di lasciare le pennellate “fresche” e<br />
alcuni elementi non completamente approfonditi,<br />
altri invece fortemente determinati.<br />
Forse qualche pennellatuccia la darò<br />
in qua e in là. Devo iniziare a familiarizzare<br />
con la pittura che ho ultimato. Non ho ancora<br />
sentito l’emozione dell’appartenenza.<br />
La scena che ho dipinto, è nata così velocemente<br />
che devo ancora meditarla per<br />
comprenderne a fondo il significato. A ben<br />
guardare, alcune posizioni dei personaggi<br />
descrivono intenzioni e pensieri che io dovrei<br />
riuscire a capire, mentre invece, al<br />
momento, continuo solo a sorprendermi.<br />
Le scoperte e le letture dei significati che<br />
lentamente riesco a scorgere, mi confermano<br />
la “magia” del nostro “complesso<br />
autonomo”, “quell’albero” che cresce<br />
dentro di noi autonomamente. Carl Gustav<br />
Jung scrive di questa sua teoria in vari<br />
testi di psicologia. “Quell’albero” è la<br />
struttura comunicativa del nostro inconscio<br />
collettivo collegato a tutti gli esseri viventi<br />
e all’intero universo. L’inconscio<br />
Io vado in moto, olio su tela, m 2,50x2,50, 2016 -2017<br />
collettivo utilizza tutta la conoscenza della<br />
sua/nostra storia, sia genetica che evolutiva<br />
ed esistenziale. Dipingendo il personaggio<br />
centrale vicino alla moto, ero<br />
convinta che fosse lui il centauro. Continuando<br />
ad avanzare con il colore sulla tela,<br />
mi sono resa conto che il solo e vero<br />
centauro, invece, era il personaggio femminile<br />
magro e di pelle scura. Il personaggio<br />
maschile al centro, con la ragazza<br />
appoggiata alla sua spalla, è invece intento<br />
ad altri pensieri e ad altre azioni.<br />
Quell’uomo sembra dirci cose piuttosto<br />
particolari ed anche pesanti. Ad un primo<br />
sguardo, avevo l’idea che questo personaggio<br />
centrale con la giacca nera indicasse<br />
la sua donna come responsabile<br />
dell’andatura prudente che aveva tenuto alla<br />
guida della sua moto. Sembrava affermasse<br />
che la ragazza, avendo timore della<br />
velocità, lo avesse costretto ad un’andatura<br />
da lumaca, e di questo l’uomo intendeva<br />
scusarsi. Ho avvertito subito un legame<br />
con la figura femminile appoggiata alla<br />
spalla del suo uomo,<br />
m’incoraggiava ad andare<br />
avanti nella pittura, nonostante<br />
mi chiedessi perché<br />
questa ragazza<br />
avesse le gambe molto<br />
lunghe e gli stivaletti rossi.<br />
La sua espressione<br />
tranquilla ed aperta verso<br />
l’osservatore era garanzia<br />
di una sincera comunicazione.<br />
Ho ultimato il resto<br />
della tela, poi nuovamente<br />
ho rafforzato il rosso<br />
della cintura della ragazza;<br />
a quel punto tutti i significati<br />
che vedevo<br />
espressi dalle due figure<br />
mi sono apparsi diversi.<br />
Mi sono sentita tradita da<br />
quella ragazza. Inizialmente<br />
ero convinta, infatti,<br />
che stesse protestando<br />
contro la violenza nei<br />
confronti delle donne,<br />
mettendo in mostra i suoi stivaletti rossi.<br />
Ora avrebbe invece, con facilità e noncuranza,<br />
violentato l’uomo che le faceva da<br />
appoggio. Un atto quasi mimato, sotto gli<br />
occhi un po’ sorpresi degli altri due personaggi<br />
in primo piano. Passato qualche<br />
giorno e con prudenza, ho cercato di guardare<br />
senza preconcetti la scena. La ragazza<br />
si appoggia al suo uomo con fiducia, ma<br />
non si fonde con lui. Mantiene la propria<br />
personalità, così come i personali principi e<br />
ideali, pronta a difenderli e quindi a difendersi.<br />
La ragazza è d’indole mite, con la<br />
mano delicata vela la vista del suo organo<br />
genitale posto sotto i pantaloni verdi. Quella<br />
mano e parte dell’avambraccio mi fanno<br />
30 FRANCA VANNONI
pensare ad un organo genitale maschile, in<br />
questo caso però appartenente alla ragazza.<br />
Immagino così che il complesso d’Elettra<br />
teorizzato da Freud abbia indotto in lei la<br />
compensazione dell’organo mancante al<br />
femminile. I pantaloni verdi sono il complementare<br />
cromatico degli stivaletti rossi e<br />
della cintura rossa. Potrebbe verificarsi un<br />
“massimo contrasto” tra rosso e verde se<br />
messi a contatto, una forte vibrazione, una<br />
lotta. Potrei così pensare che la ragazza sia<br />
“armata” per eventuali atti di difesa o d’offesa.<br />
Sembrano estranei a questa scena e<br />
concetto i due personaggi in secondo piano<br />
a destra. Una bicicletta fuori moda porta<br />
in salvo dalle classiche e insistenti attenzioni<br />
da “pappagallo” una donna che pedala<br />
con vigore. La moto è rossa e a poca distanza<br />
si trova un acrobata, anche lui vestito<br />
di rosso e slanciato nello spazio con un<br />
salto dinamico. Moto ed acrobata sembrano<br />
indicare la libertà e le possibilità creative<br />
insite in ogni persona. Il casco però è in<br />
mano alla ragazza mulatta e i suoi stivali sono<br />
blu: è lei, quindi, il centauro. Quello che<br />
a molti di noi può sembrare improbabile e<br />
difficile si rivela invece spesso realizzabile,<br />
e nel dipinto appare facile e contemporaneo.<br />
Incredibile poi che una figura così longilinea<br />
ed eterea possa portare un tale<br />
bolide in strada, e m’immagino anche che<br />
lo spinga a forte velocità! Libera e indipendente<br />
come la sua moto. Continuo a sorprendermi,<br />
e non lo prevedevo, poiché ero<br />
sicura che fosse l’uomo al centro della tela<br />
a “guidare”, a “reggere” tutta la situazione.<br />
Rifletterò con calma su queste sensazioni.<br />
L’operazione del “vedere” è importante e<br />
difficile. Occorre allenare la nostra parte più<br />
etica e mantenere la distanza da cose e persone<br />
per poter avere una corretta lettura<br />
degli eventi. Di recente, ad esempio, ho notato<br />
sull’arcata sopraciliare e su parte dello<br />
zigomo della figura maschile centrale un<br />
grande ematoma. Non lo avevo mai notato,<br />
forse perché parteggiavo a priori per la figura<br />
femminile centrale. Devo dedurre che<br />
ci siano stati atti di violenza da parte della<br />
ragazza al centro del dipinto, con gli stivaletti<br />
rossi, verso la figura maschile centrale.<br />
Così come riconsiderando il riflesso rosso<br />
sul volto della ragazza (dagli stivaletti rossi),<br />
ho iniziato a pensare che forse il suo<br />
non era un atteggiamento di prevaricazione<br />
gratuita verso il compagno, ma probabilmente<br />
di autodifesa e di ribellione. Insomma,<br />
le sorprese dipingendo non mancano<br />
mai; ogni opera è un combattimento pittorico<br />
tra me e il mio “albero interiore”. In<br />
questo dipinto sembra che siano messi in<br />
evidenza tre tipi d’approccio amoroso. Una<br />
tipologia un po’ vecchia maniera dei due<br />
personaggi in secondo piano: lei se la svigna<br />
velocemente in bicicletta per sfuggire<br />
alle avance dell’uomo “pappagallo”. L’altra<br />
coppia moto - acrobata rappresenta invece<br />
l’indipendenza personale, e quindi relazioni<br />
amorose “innovative” e lontane dagli stereotipi.<br />
Lo slancio dell’acrobata che si capovolge,<br />
vicino alla moto, fa da spartiacque<br />
tra le coppie e rafforza l’idea di questa ritrovata<br />
libertà. La terza coppia potrebbe<br />
essere rappresentata dalla ragazza di colore<br />
e dal personaggio maschile posto all’estrema<br />
sinistra della tela. Lui volge con<br />
naturalezza le spalle al centauro indicando<br />
così una distesa e libera armonia comportamentale.<br />
I due personaggi esprimono<br />
con libertà i propri sentimenti, le relazioni<br />
con il mondo esterno e quello interno alla<br />
loro coppia. Dietro i personaggi si estende,<br />
per tutta la lunghezza della tela, un paesag-<br />
Franca Vannoni, fiorentina, ha iniziato<br />
ad esprimersi artisticamente<br />
già nell’adolescenza ed il suo interesse<br />
è rimasto attivo e costante ancora<br />
oggi. Ha studiato Scultura all'Accademia<br />
di Belle Arti di Firenze e all'Università della<br />
stessa città si è laureata in Architettura.<br />
Ha fatto parte di vari gruppi artistici<br />
fra cui: Gruppo A , Associazione Culturale<br />
Arteria, Manodopera, Associazione per<br />
l'Arte Contemporanea (XL'A). Varie e significative<br />
sono state le mostre personali<br />
realizzate dall'artista negli anni. Da<br />
menzionare anche il suo interesse per la<br />
Franca Vannoni (ph. Lorenzo Chiari)<br />
gio urbano con insolite architetture. In lontananza<br />
si notano parabole semoventi<br />
come girasoli che accolgono la forza del<br />
sole per far funzionare la ”macchina città”.<br />
Forme allungate, verdi, simili ad enormi fili<br />
d’erba immagazzinano energia che sarà<br />
utilizzata variamente dall’essere umano.<br />
Percorsi continui collegano tutte le strutture.<br />
Deduco che la sottolineatura architettonica<br />
e strutturale che percorre tutta la tela,<br />
serva ad immaginare l’utilizzo di tale opera<br />
urbana da parte di una nuova e operosa<br />
umanità che produce e crea idee innovative<br />
per nuovi comportamenti sociali. Immagino<br />
finite le lotte, in nome di una<br />
convivenza fruttuosa, creativa e nobile. In<br />
altre parole, una nuova e più giusta società.<br />
Sul profilo Facebook dell'artista (Franca<br />
Vannoni) è possibile visualizzare il<br />
video che documenta tutte le fasi di realizzazione<br />
dell'opera.<br />
scrittura, incentrata sia sull’indagine delle<br />
forme espressive dell'inconscio che<br />
sull’oggetto artistico come nel testo Immagini<br />
scritte del 1991 e nella raccolta di<br />
racconti 1989-1999 Eugenia, ti pare che<br />
in amore è tutto giusto?, (reperibili sia<br />
alla Biblioteca Nazionale che alla Biblioteca<br />
Canova di Firenze). Per Edizioni Morgana<br />
nel Minimum n°14 ha pubblicato il<br />
racconto Sferro. In via di pubblicazione<br />
il libro La vita umana degli animali, un<br />
omaggio agli animali domestici che hanno<br />
accompagnato e anche oggi accompagnano<br />
la vita dell’artista.<br />
FRANCA VANNONI 31
L’avvocato<br />
Risponde<br />
Il brevetto per invenzione<br />
Il caso di Octopod, il rivoluzionario brevetto sulle<br />
catene da neve con telecomando<br />
di Fabrizio Borghini<br />
Il brevetto è il titolo giuridico attraverso<br />
il quale il titolare può ottenere<br />
un’esclusiva sulla propria invenzione,<br />
intesa come soluzione ad un problema<br />
tecnico non ancora risolto. Il brevetto<br />
per invenzione industriale è uno strumento<br />
giuridico fondamentale per le imprese<br />
che, investendo in ricerca ed innovazione<br />
tecnica e tecnologica, intendano assicurarsi<br />
lo sfruttamento in esclusiva del frutto<br />
dei propri investimenti garantendosi<br />
un’adeguata remunerazione. Ne parliamo<br />
con uno dei più autorevoli esperti italiani<br />
in diritto industriale: Aldo Fittante, titolare<br />
dello studio legale omonimo con sede<br />
a Firenze e varie partnerships nel mondo,<br />
docente in Diritto della Proprietà Industriale<br />
presso l’Ateneo fiorentino ed autore<br />
di molte pubblicazioni dedicate alla<br />
materia, tra le quali la più recente è la monografia<br />
Brand, Industrial Design e Made<br />
in Italy: la tutela giuridica edita da Giuffrè<br />
Editore e alla sua 2^ edizione nel 2017.<br />
Parleremo anche di una rivoluzionaria invenzione<br />
– denominata Octopod e della<br />
quale Aldo Fittante ha curato le procedure<br />
di brevettazione – destinata a rivoluzionare<br />
il settore nel quale si colloca: si<br />
tratta delle prime catene da neve al mondo<br />
azionabili stando comodamente seduti<br />
nel proprio veicolo, tramite apposito telecomando<br />
e con veicolo in movimento.<br />
In estrema sintesi, cos’è un brevetto?<br />
Un brevetto è un titolo giuridico, concesso<br />
dagli uffici competenti, che conferisce<br />
al suo titolare un monopolio consistente<br />
nel diritto esclusivo di realizzare, di fare<br />
realizzare da altri, di utilizzare e di offrire<br />
in commercio un’invenzione. Secondo<br />
una molto nota sentenza della Cassazione<br />
(la n.1454/72): «L'invenzione industriale<br />
si concreta nella soluzione di un problema<br />
tecnico non ancora risolto, atto ad<br />
avere concrete realizzazioni nel campo industriale<br />
e tale da apportare un progresso<br />
rispetto alla tecnica ed alle cognizioni<br />
preesistenti».<br />
Quali sono i requisiti affinchè l’inventore<br />
possa effettivamente ottenere il<br />
brevetto e utilizzare l’invenzione in<br />
totale esclusiva?<br />
I presupposti perché un trovato possa<br />
essere protetto dal diritto esclusivo<br />
di privativa conferito dal brevetto<br />
sono essenzialmente tre: la novità,<br />
nel senso che il trovato non deve già<br />
essere presente nella tecnica nota;<br />
l’originalità o attività inventiva, ovvero<br />
l’invenzione per essere brevettabile<br />
non deve risultare in modo evidente<br />
dallo stato della tecnica, cioè non deve<br />
essere evidente od ovvia per un<br />
tecnico del settore; l’industrialità, nel<br />
senso che deve essere atto ad avere<br />
applicazione industriale, espressione<br />
da intendersi in senso ampio e comprendente<br />
qualsiasi settore della tecnica,<br />
inclusa l’agricoltura.<br />
Nell’immaginario collettivo l’invenzione<br />
viene associata sempre all’idea<br />
di un prodotto con certe caratteristiche<br />
tecniche o ad un macchinario,<br />
ma è possibile brevettare anche altro?<br />
Certamente sì. Un brevetto può riguardare<br />
un’entità fisica, quale un<br />
dispositivo o un prodotto come abbiamo<br />
appena detto e come siamo<br />
abituati ad immaginare un’invenzione,<br />
ma anche un’attività, quale un procedimento<br />
o un processo industriale, i<br />
quali pertanto sono anch’essi giuridicamente<br />
invenzioni potenzialmente<br />
brevettabili.<br />
L’inventore che abbia brevettato la<br />
propria invenzione per quanto tempo<br />
gode del monopolio nel relativo sfruttamento<br />
economico?<br />
Il brevetto conferisce al titolare un’esclusiva<br />
limitata nel tempo ed in particolare<br />
della durata massima di 20<br />
anni, non rinnovabili. Successivamente<br />
il contenuto dell'innovazione<br />
oggetto del brevetto diventa patrimonio<br />
della collettività e diventa così a<br />
sua volta punto di partenza per lo sviluppo<br />
di ulteriori innovazioni. Si può<br />
dire che questo meccanismo – giuridicamente<br />
si parla di caduta in pubblico<br />
dominio dell’invenzione oggetto<br />
del brevetto scaduto – è fondamentale<br />
per il progresso stesso della nostra<br />
civiltà.<br />
Facciamo un esempio pratico di invenzione<br />
brevettata: Octopod, le<br />
prime catene da neve al mondo azionabili<br />
con telecomando.<br />
Octopod – invenzione di proprietà di<br />
una start-up fiorentina e della cui brevettazione<br />
ho avuto modo di occuparmi<br />
direttamente – è un sistema rivoluzionario<br />
destinato a cambiare radicalmente<br />
il mondo delle catene da neve. Si tratta<br />
delle prime catene da neve automatiche<br />
al mondo attivabili con telecomando e<br />
con veicolo in movimento. Octopod, infatti,<br />
realizza il sogno di poter azionare le<br />
catene da neve senza dover arrestare il<br />
proprio veicolo e stando comodamente<br />
seduti all’interno dell’abitacolo, inserendo<br />
e disinserendo il dispositivo elettronicamente,<br />
attraverso un semplice<br />
telecomando che ne consente l’impiego<br />
solo ove necessario, ovvero nei soli tratti<br />
di strada innevati o ghiacciati.<br />
Com’è nata l’idea di Octopod?<br />
Si tratta di un brevetto rivoluzionario, frutto<br />
di ricerche tecnologiche di molti anni e<br />
sul quale la società fiorentina titolare ha<br />
investito ingenti risorse, perché su di esso<br />
punta decisamente per il futuro date le<br />
enormi potenzialità applicative e di mercato<br />
che il sistema è in grado di soddisfare.<br />
L’invenzione, frutto di anni di studio<br />
alla ricerca di soluzioni innovative, è parti-<br />
32<br />
L’AVVOCATO RISPONDE
ta dall’attenta osservazione del panorama<br />
dei sistemi di catene da neve esistenti: i<br />
limiti applicativi dei sistemi esistenti sono<br />
evidenti ad ogni automobilista, ed a<br />
fortiori ai conducenti di mezzi pesanti e<br />
veicoli commerciali, siano essi adibiti al<br />
trasporto di merci o passeggeri. Il disagio<br />
di dover arrestare il proprio veicolo<br />
– trovandosi a sostare ai margini della<br />
sede stradale con possibile intralcio della<br />
carreggiata ed operando in condizioni<br />
di scarsa sicurezza – per procedere alle<br />
sempre macchinose operazioni di montaggio<br />
e rimozione delle catene da neve,<br />
è noto a tutti.<br />
E come riesce Octopod ad ovviare ai<br />
limiti intrinseci di tutti i sistemi di<br />
catene da neve tradizionali?<br />
Octopod è in grado di superare radicalmente<br />
tutti gli inconvenienti dei dispositivi<br />
tradizionali i quali – al di là delle<br />
soluzioni tecniche proposte dalle diverse<br />
case costruttrici – sono tutti caratterizzati<br />
dalla necessità di dover essere montate<br />
nel momento in cui il veicolo si trova<br />
a dover affrontare fondi scivolosi, per poi<br />
dover essere rimosse quando il veicolo<br />
torna a muoversi su strada in buone condizioni<br />
di aderenza. Il sistema brevettato<br />
Octopod invece consente l’azionamento<br />
ed il disinserimento del dispositivo<br />
di aderenza supplementare necessario<br />
in caso di neve o ghiaccio direttamente<br />
dall’interno dell’abitacolo, semplicemente<br />
premendo i pulsanti On (estensione) e Off<br />
(ritrazione) dell’apposito telecomando.<br />
L’aderenza supplementare di cui il veicolo<br />
necessita in caso di superficie stradale<br />
innevata o ghiacciata è garantita da una<br />
serie di segmenti antiscivolo che vanno<br />
gradualmente ad avvolgere con un cingolo<br />
il battistrada lungo l’intera circonferenza<br />
dello pneumatico.<br />
Quali sono pertanto i punti di forza<br />
dell’invenzione Octopod?<br />
La rivoluzionaria invenzione<br />
frutto di approfonditi studi<br />
tecnici soddisfa appieno<br />
ogni esigenza di semplicità,<br />
praticità e comodità<br />
d’impiego, garantendo al<br />
tempo stesso massima<br />
efficacia e piena sicurezza<br />
della relativa applicazione.<br />
Ciò in quanto, semplicemente<br />
azionando<br />
un telecomando e stando<br />
comodamente seduti nel<br />
proprio veicolo, Octopod consente<br />
di passare dalla posizione<br />
di riposo del sistema a quella di lavoro<br />
e viceversa, garantendo la massima<br />
aderenza su fondi innevati solo<br />
laddove necessario, ovviando al problema<br />
di affrontare l’alternanza di tratti di<br />
strada innevata e tratti di strada ove cessa<br />
l’esigenza di aderenza supplementare<br />
(si pensi, a puro titolo esemplificativo,<br />
all’esigenza di percorrere una galleria).<br />
L’invenzione è inoltre in grado di soddisfare<br />
una ulteriore esigenza che nessun<br />
altro dispositivo al mondo attualmente<br />
in commercio è in grado di garantire:<br />
quella di azionamento del sistema senza<br />
la necessità di arrestare il veicolo, bensì<br />
a bassa velocità ma con veicolo in movimento.<br />
Davvero Octopod è in grado di<br />
migliorare enormemente la vita di automobilisti<br />
ed ancor di più di conducenti<br />
di mezzi pesanti e veicoli commerciali,<br />
siano essi adibiti al trasporto di merci<br />
che di persone.<br />
E tornando alla tutela delle invenzioni<br />
ed ai brevetti, come è stato tutelata<br />
l’invenzione Octopod?<br />
Ho avuto il piacere di curare personalmente,<br />
per conto della start up fiorentina<br />
titolare, la protezione giuridica di Octopod.<br />
Sull’invenzione è stata ottenuta la<br />
concessione di tre brevetti italiani ed un<br />
brevetto internazionale, attualmente in fase<br />
di nazionalizzazione in Unione Europea<br />
e nei più importanti Paesi a livello internazionale,<br />
in particolare in USA, Canada,<br />
Cina, Australia, Corea del Sud, Russia,<br />
Giappone. Quanto sopra a riprova di come<br />
il brevetto per invenzione industriale<br />
sia uno strumento giuridico fondamentale<br />
per le imprese che – investendo in ricerca<br />
ed innovazione tecnica e tecnologica – intendano<br />
assicurarsi lo sfruttamento in<br />
esclusiva del frutto dei propri investimenti<br />
garantendosi in tal modo un’adeguata remunerazione.<br />
www.octopod.it<br />
Aldo<br />
Fittante<br />
Avvocato in Firenze e Bruxelles, docente in Diritto della Proprietà Industriale<br />
e ricercatore Università degli Studi di Firenze, già consulente<br />
della “Commissione Parlamentare di Inchiesta sui Fenomeni<br />
della Contraffazione e della Pirateria in Campo Commerciale” della Camera<br />
dei Deputati.<br />
www.studiolegalefittante.it<br />
L’AVVOCATO RISPONDE<br />
33
CONTEMPORARY ART MEETING<br />
Galleria Flori<br />
15 - 30 ottobre 2018<br />
Inaugurazione lunedì 15 ottobre ore 17.00<br />
Montecatini Terme - Viale Giuseppe Verdi 2<br />
Roberto Doda antiquario e titolare<br />
della prestigiosa ed antica<br />
Galleria Flori di Montecatini<br />
Terme<br />
Stephanie Holznecht,<br />
Dangerous Beauty<br />
Margherita Blonska Ciardi,<br />
artista e curatrice della mostra<br />
Contemporary ArtMeeting<br />
aperta tutti i giorni nei seguenti orari:<br />
10.00-13.00 /17.00-20.00 e 21.30 / 23.00
Nella bellissima cornice della Galleria Flori di Montecatini Terme si inaugurerà il 15 ottobre<br />
alle ore 17.00 la mostra Contemporary Art Meeting, rassegna di arte contemporanea. La<br />
scelta di questa storica location accentua il fattore tempo, che è un vero spartiacque tra<br />
passato e presente. L'arte di ieri considerata oggi come antica, a sua volta era “contemporanea”.<br />
Con il passare degli anni e l’evoluzione delle correnti artistiche, i gusti e le mode sono<br />
cambiati, portando con sè importanti variazioni nella percezione estetica. Il ruolo dell’artista,<br />
infatti, è raccontare il momento storico che sta vivendo, rivelando alla società le verità<br />
nascoste e facendo vedere il mondo con occhi diversi. Contemporary Art Meeting dimostra<br />
che l'arte di oggi dialoga bene con quella del passato, portando con sé freschezza ed energia<br />
e valorizzando ancora di piu la bellezza classica della tradizione. La mostra montecatinese<br />
ospiterà quattro artiste - Michal Ashkenasi, Stephanie Holznecht, Paula Haapahti e Margherita<br />
Blonska - e sarà ripresa dalla rete televisiva Toscana TV di Fabrizio Borghini. La<br />
Galleria Flori è situata nel cuore di Montecatini Terme in viale Verdi 2, a pochi passi dagli<br />
stabilimenti termali, ed è aperta tutti i giorni. Il titolare Roberto Doda ha iniziato a lavorare<br />
in questa galleria nel 1988 come battitore d'asta. Un lavoro faticoso a cui deve l’esperienza<br />
che gli consente di conoscere in maniera profonda le opere e gli oggetti d’arte proposti in<br />
collezione con passione, professionalità ed attenzione al cliente.<br />
Michal Ashkenasi<br />
Artista israeliana, ha inventato la tecnica d’arte<br />
multimediale chiamata multifusion<br />
Paula Haapalahti<br />
Fotografa finlandese, è sponsorizzata<br />
dal Ministero dei Beni Culturali<br />
del suo paese per poter viaggiare<br />
e realizzare i suoi reportage<br />
fotografici.<br />
Michal Ashkenasi, Light Flawers in Blue, multifusion<br />
Stephanie Holznecht<br />
Artista americana specializzata nell’arte<br />
astratta, sperimenta la ricerca del gesto e la<br />
linea emozionale.<br />
Paula Haapahti, Burgundi, fotografia<br />
Magherita Blonska<br />
Artista, architetto di origine polacca, curatrice ed<br />
esperta d’arte, si colloca artisticamente nel genere<br />
del pop espressionismo.<br />
Stephanie Holznecht, Life on the Run, acrilico su tela<br />
Margherita Blonska, L'Appennino toscano, tecnica mista
Eccellenze toscane<br />
in Cina<br />
A cura di<br />
Michele Taccetti<br />
Salumificio Lombardi<br />
Tradizione ed innovazione di una storica<br />
azienda toscana lanciata con successo sul<br />
mercato cinese<br />
foto www.salumificiolombardi.com<br />
Lo stabilimento a Ginestra Fiorentina<br />
Nel cuore della Toscana, tra le<br />
bellissime colline della Ginestra<br />
Fiorentina, possiamo trovare<br />
lo stabilimento del Salumificio<br />
Lombardi, che dal 1923 è specializzato<br />
nella produzione di salumi tipici<br />
toscani (salsiccia fresca, salame<br />
toscano, finocchiona toscana, salame<br />
piccante, pancetta toscana). L’azienda<br />
porta avanti da tre generazioni<br />
la tradizione toscana nota nel mondo<br />
anche per i salumi e si dimostra attiva<br />
e dinamica sia sul mercato nazionale<br />
che internazionale attraverso le capacità<br />
di adattamento ai nuovi mercati<br />
e la commercializzazione di salumi<br />
di vario genere e di differenti formati<br />
per soddisfare le diverse richieste<br />
della grande distribuzione e degli importatori<br />
tradizionali. Una delle caratteristiche<br />
peculiari del Salumificio<br />
Lombardi è sicuramente la flessibilità<br />
nell'accogliere e produrre gli articoli<br />
secondo i gusti e le preferenze del<br />
cliente finale ed in tempi molto brevi,<br />
grazie sia all’esperienza maturata negli<br />
anni sia al supporto di un team giovane<br />
ed efficace di collaboratori che<br />
sono in grado di offrire servizi e soluzioni<br />
commerciali interessanti. Il Salumificio<br />
Lombardi si avvale di uno<br />
stabilimento di circa 1200 metri quadri,<br />
modernamente ampliato e ristrutturato<br />
secondo le normative europee,<br />
oltre che di circa 15 addetti stabili<br />
che assicurano con una produzione<br />
annua in continua crescita. La scelta<br />
delle carni e la completa lavorazione<br />
interna avviene secondo altissimi<br />
standard di qualità: nel 2005 l’azienda<br />
ha ottenuto la certificazione qualità<br />
UNI EN ISO 9001/2008 e UNI EN ISO<br />
22000/2005, nel 2013 l'autorizzazione<br />
del Consorzio Prosciutto Toscano<br />
per affettare il prosciutto toscano<br />
DOP e nel 2015 l'autorizzazione IGP<br />
per la finocchiona. Il livello qualitativo<br />
è quindi molto alto e capace di soddisfare<br />
qualsiasi esigenza e, ciò nonostante,<br />
il salumificio pone continua<br />
attenzione a mantenere un criterio di<br />
lavorazione artigianale. Quest’anno<br />
il salumificio Lombardi ha deciso di<br />
guardare alla Cina con l’azienda China<br />
2000 Srl aderendo al programma<br />
ItalyLifeStyle e anche in questa occasione<br />
si è posta in evidenza per la<br />
serietà e la decisione che ha contraddistinto<br />
la propria storia aziendale e<br />
36<br />
ECCELLENZE TOSCANE IN CINA
con una capacità imprenditoriale rivolta<br />
a progetti a medio e lungo termine.<br />
Il mercato cinese negli ultimi<br />
anni ha investito moltissimo nel settore<br />
dei salumi e delle carni in genere<br />
e, soprattutto, nelle carni di maiale<br />
per le quali l’allevamento locale offre<br />
moltissimi capi. Oltre all’avvio di<br />
produzioni Made in China di affettati<br />
(specie di prosciutto) è iniziata una<br />
discreta vendita degli stessi sul mercato<br />
domestico, grazie anche a collaborazioni<br />
in joint venture con aziende<br />
italiane e spagnole. Pur essendo un<br />
grosso consumatore di carne di maiale,<br />
fino a pochi anni fa il cinese medio<br />
non conosceva i salumi e la loro<br />
varietà: l’ingresso di prodotti e stili di<br />
vita occidentali, soprattutto a partire<br />
dalle grandi città, ha sedotto tuttavia<br />
le nuove generazioni che, insieme<br />
al buon vino, amano abbinare salumi<br />
che sono molto graditi nelle degustazioni<br />
ufficiali o negli aperitivi offerti in<br />
alberghi con standard elevato o presso<br />
wine bar (sempre più numerosi e<br />
frequentati). Se è vero che la cucina<br />
tradizionale cinese forse non vedrà<br />
mai un antipasto di salumi e formaggi<br />
come apertura di una cena o pranzo<br />
tradizionale, è anche vero che sempre<br />
più spesso è facile trovare nei supermercati<br />
cinesi prosciutti da affettare o<br />
già pronti affettati in vaschetta, così<br />
come gli affettati figurano ora nelle<br />
colazioni a buffet di tipo continentale<br />
non solo nelle catene degli alberghi<br />
internazionali ma anche in quelle con<br />
prevalenza di clienti cinesi. Le prime<br />
iniziative del Salumificio Lombardi in<br />
Cina hanno prodotto risultati incoraggianti<br />
e confermato un’attenzione per<br />
questi prodotti e per questo nuovo<br />
modo di mangiare oltre alla curiosi-<br />
tà per i prodotti tipici che provengono<br />
da terre ricche di fascino e storia come<br />
la Toscana che, anche per i cinesi,<br />
costituisce sinonimo di eccellenza,<br />
arte, storia ed esempio di qualità del<br />
lifestyle.<br />
Salumificio F.lli Lombardi<br />
Via degli Artigiani, 4<br />
50020, Ginestra Fiorentina (FI)<br />
+39 055 8713671<br />
www.salumificiolombardi.com<br />
Una foto storica<br />
Michele<br />
Taccetti<br />
Laureato in Scienze Politiche con una tesi sugli scambi economici tra Italia<br />
e Cina ed erede della propria famiglia, operante con il grande paese<br />
asiatico fin dal 1946, assiste da oltre un ventennio le aziende italiane interessate<br />
ad aprire il mercato cinese in vari settori merceologici e, in particolare,<br />
alla promozione del Made in Toscana in Cina. Svolge attività di formazione in materia<br />
di Marketing ed Internazionalizzazione ed è consulente per il Ministero dello<br />
Sviluppo Economico.<br />
Per info:<br />
michele.taccetti@china2000.it<br />
China 2000 srl<br />
@Michele Taccetti<br />
taccetti_dr_michele<br />
Michele Taccetti<br />
ECCELLENZE TOSCANE IN CINA 37
Percorsi nella<br />
Natura<br />
Un’escursione sulle montagne di San Martino di<br />
Castrozza insieme al Gruppo Sportivo Gualdo di<br />
Sesto Fiorentino<br />
di Oscar Nicolai / foto courtesy GS Gualdo di Sesto Fiorentino<br />
Era da tempo che non stavo da queste<br />
parti in estate. L’anno scorso ci<br />
sono stato in inverno per una ciaspolata<br />
di tre giorni indimenticabile, sempre<br />
con il Gruppo Sportivo Gualdo di Sesto<br />
Fiorentino, mentre questa di fine agosto è<br />
stata una permanenza significativa. Una<br />
settimana intera per gustare a fondo il piacere<br />
di tanta bellezza che non ricordavo. Il<br />
colore di quel cielo azzurro intenso e l’aria<br />
cristallina che ti fa quasi toccare con mano<br />
le montagne che vi si stagliano contro,<br />
montagne che ti inebriano di un piacere incontenibile<br />
che non vedi l’ora di mettere gli<br />
scarponi e partire. Il piacere di poter camminare<br />
accompagnati da Fosco Masini,<br />
la nostra consueta guida, ci dà un misto<br />
di sicurezza e di euforia. I sentieri scorrono<br />
sotto le scarpe come tappeti, ti sembra<br />
che non esistano ostacoli che ti possano<br />
fermare; poi, a poco a poco, la fatica comincia<br />
a presentare il suo conto ed allora<br />
ti accorgi di essere di fronte a quella realtà<br />
che ogni volta ti porta a riflettere su ciò<br />
che la montagna rappresenta, su ciò che<br />
la montagna richiede, ma intanto si cominciano<br />
a vedere le malghe per i pendii e<br />
più giù verso valle, ed il panorama intorno<br />
assume una straordinaria bellezza. Si sale<br />
ancora, la schiena è bagnata di sudore,<br />
Foto di gruppo dei partecipanti all'escursione<br />
il sole non ci risparmia, batte forte, l’aria<br />
così leggera lo lascia fare ed i suoi raggi<br />
sono inesorabili. Creme, occhiali, berretti<br />
e si continua a salire. Raggiunta la “cima”<br />
si tira un sospiro di sollievo e ci si affaccia<br />
a quel balcone naturale che è all’arrivo<br />
di ogni scalata, ed è a questo punto<br />
che si aggrovigliano soddisfazione, fatica,<br />
piacere dello spettacolo offerto da queste<br />
montagne, la curiosità sempre diversa di<br />
riconoscere in lontananza le cime col loro<br />
nome o di scoprirne di nuove. Anche<br />
in questa occasione, il GS Gualdo ha proposto<br />
questa escursione in montagna con<br />
molteplici possibilità di trekking e arrampicate<br />
possibili per diversi partecipanti,<br />
comprese alcune ferrate affrontate dai più<br />
esperti. La zona è la stupenda Valle del Primiero<br />
(Trentino) esattamente San Martino<br />
di Castrozza (1.487 mt); da qui le possibilità<br />
di fare escursioni sono innumerevoli<br />
a partire dal trekking del Cristo Pensante<br />
raggiungibile da Passo Rolle (1.986 mt)<br />
all’interno del Parco Naturale Paneveggio,<br />
con splendida vista sulle Pale di San<br />
Martino fino ad arrivare alla Cima Monte<br />
Castellazzo (2.333 mt). Anche la Rosetta<br />
è qualche cosa di straordinario: arrivi e ti<br />
appare un esteso paesaggio lunare fatto di<br />
dolomia e ti sembra di essere sbarcato in<br />
un altro mondo. Il sole oramai, in cammino<br />
da un paio d’ore, non ti risparmia quel<br />
riverbero pungente fino a farti bagnare le<br />
palpebre che ti costringe a inforcare gli occhiali.<br />
Adesso puoi scegliere che escursione<br />
affrontare, dalla cima Rosetta (2.741<br />
mt) da cui puoi godere di un panorama<br />
unico, al ghiacciaio della Fradusta, Rifugio<br />
Colverde, Passo Pradidali e tante altre: c’è<br />
l’imbarazzo della scelta. Le giornate sono<br />
trascorse molto velocemente, i rientri nel<br />
tardo pomeriggio si susseguivano, con i<br />
nostri volti stanchi ed assolati, ma con il<br />
solito entusiasmo a raccontarci l’esperienza<br />
fatta ripassando mentalmente la giornata<br />
trascorsa e progettando già quella<br />
del giorno successivo. La sera, dopo cena<br />
“nell’angolo” dei ricordi, alcuni veterani<br />
sollecitati dai più giovani davano fondo a<br />
racconti epici delle escursioni sul trekking<br />
in Perù, lo sci sul Jbel Toubkal in Marocco,<br />
e ancora il deserto dell’Akakus in Libia o la<br />
ciaspolata nella regione dei grandi laghi in<br />
Canada. Una gradita sorpresa è stata quella<br />
di poter godere di due serate dedicate<br />
alla Cultura con la C maiuscola sgorgata<br />
dal racconto di Alessandro che ci ha deliziati<br />
srotolando in anteprima il racconto<br />
del suo ultimo libro intitolato In difesa<br />
della “dolce libertà” / L’assedio di Firenze.<br />
La mente viaggiava assieme all’immaginazione<br />
seguendo il filo che piano piano dipanava<br />
la storia affascinante del racconto<br />
intorno alla vicenda dell’assedio della città<br />
da parte di Carlo V dall’ottobre del 1529<br />
all’agosto del 1530. Con dovizia di particolari<br />
e con inconfutabile precisione, abbiamo<br />
ascoltato un pezzo di storia che ci<br />
riguarda tutti quanti e che ci ha fatti rimanere<br />
assorti ad ascoltare una “piece” teatrale<br />
straordinaria. Il giorno del rientro si<br />
stava avvicinando e cominciava a trasparire<br />
una certa rassegnazione: ahimè, siamo<br />
alla fine della vacanza. Nella notte aveva<br />
nevicato sulle cime, ed il pensiero è corso<br />
all’anno prima con le stesse montagne coperte<br />
di candido manto. Una cosa diversa<br />
con la neve che copre tanta bellezza.<br />
38<br />
PERCORSI NELLA NATURA
ornella<br />
gioielli<br />
Ornella Gioielli<br />
Piazza Ginori 8, Sesto Fiorentino (FI)<br />
leggieri.poccianti@gmail.com<br />
+ 39 055 4480339
Personaggi<br />
Antoni Gaudì<br />
Il Gaudì Centre di Reus, un museo dove conoscere<br />
l’opera magica e complessa di uno dei geni indiscussi<br />
dell’architettura moderna<br />
di Barbara Santoro / foto courtesy www.gaudicentre.cat<br />
È<br />
stato davvero piacevole percorrere<br />
a piedi le stradine di Reus,<br />
la cittadina della Costa Dorada<br />
che ha dato i natali ad Antoni Gaudì<br />
(1852 -1926) e osservare le tante costruzioni<br />
in stile liberty, i balconcini in<br />
ferro battuto decorati da magnifiche<br />
maioliche, i sottotetti e i cornicioni riccamente<br />
rifiniti da legni istoriati ispirati<br />
a foglie e fiori dalle larghe corolle, inframezzati<br />
da volti di giovani donne dalle<br />
chiome fluenti che avrebbero sicuramente<br />
affascinato Gabriele D’Annunzio.<br />
In questo substrato culturale è cresciuto<br />
il maestro del modernismo che fu<br />
definito da Le Courbusier “il plasmatore<br />
della pietra, del laterizio, del ferro”.<br />
Antoni Gaudì<br />
Questo paese, non avendo niente delle<br />
mirabili costruzioni di Gaudì, ha voluto<br />
rendere omaggio al suo celebre cittadino<br />
realizzando un edificio a tre piani che<br />
attraverso immagini, foto, modellini, visioni<br />
multimediali, cartelloni e manifesti<br />
potesse far rivivere al visitatore l’eccezionale<br />
mondo ricco di mistero, curiosità,<br />
magia di questo enigmatico autore<br />
di architetture ricche di simboli, forme<br />
geometriche e antropomorfe che si sono<br />
poi rivelate nella costruzione della Sagrada<br />
Familia di Barcellona. Ma chi era<br />
Antoni Gaudì? Nato a Reus il 25 giugno<br />
del 1852, quinto figlio del calderaio<br />
Francesc Gaudì i Serra e di Antònia<br />
Cornet i Bertran, fin da piccolo manifestò<br />
un grande amore per la sua terra e<br />
per i manufatti creati dal padre. La sua<br />
vita fu funestata da lutti fin dalla tenera<br />
età: la madre e due fratelli lo abbandonarono<br />
bambino e fu da subito afflitto<br />
da reumatismi che lo costrinsero a seguire<br />
la dieta dell’abate Kneipp, che prevedeva<br />
un regime frugale, vegetariano<br />
e restrittivo che certamente non contribuirono<br />
alla socievolezza della persona,<br />
che fu, in effetti, sempre solitaria. A diciassette<br />
anni si trasferì a Barcellona,<br />
dove si laureò con una tesi sul portale Barbara Santoro in visita al museo (foto courtesy Barbara Santoro)<br />
40 ANTONI GAUDÌ
di un cimitero che fu molto apprezzata<br />
per la ricchezza dei particolari. Lavorò<br />
con grande impegno alla realizzazione<br />
dei lampioni per la Placa Reial di<br />
Barcellona. Il successo dell’esuberante<br />
architetto fu apprezzato moltissimo<br />
dall’industriale mecenate Eusebi Güell<br />
che gli permise la costruzione dell’affascinante<br />
Parco Güell soddisfacendo tutti<br />
i suoi capricci estetici. Nacquero così<br />
le straordinarie costruzioni di Casa Batllò,<br />
Casa Milà (detta anche La Pedrera) e<br />
cominciò l’edificazione della chiesa della<br />
Sagrada Familia. Nel 1910 fu inaugurata<br />
a Parigi la grande mostra dedicata a<br />
Gaudì che riscosse un enorme successo.<br />
Nel 1918 morì il mecenate Eusebi<br />
Güell, mentre una crisi economica rallentò<br />
l’afflusso dei finanziamenti per la<br />
costruzione del tempio, lavoro che oramai<br />
assorbiva tutte le energie di Gaudì.<br />
La sera del 7 giugno 1926 terminato<br />
il lavoro stava tornando a casa quando<br />
fu investito da un tram di passaggio.<br />
Non subito riconosciuto, fu trasportato<br />
in una clinica locale, dove morì dopo<br />
tre giorni d’agonia. Dopo la morte<br />
anche la sua opera cominciò ad essere<br />
criticata e nei tumulti del 1936, all’inizio<br />
della guerra civile, alcuni gruppi<br />
anticlericali incendiarono la cripta della<br />
chiesa che ospitava lo studio e il laboratorio<br />
di Gaudì distruggendone così tutti<br />
gli schizzi, i modellini in scala e i disegni.<br />
Ciononostante l’opera dell’architetto<br />
spagnolo è andata avanti basandosi<br />
su fotografie dei modellini recuperati<br />
dall’incendio. La chiesa gode di grande<br />
considerazione e nomi illustri hanno<br />
espresso la loro ammirazione per l’opera<br />
di Gaudì: basti pensare a Santiago<br />
Calatrava e a Norman Foster che si<br />
sono detti suoi debitori. Secondo Le<br />
Corbusier, Guadì possedette la maggior<br />
forza architettonica tra quelli della<br />
sua generazione, mentre per Louis Sallivan<br />
la Sagrada Familia rappresenta “il<br />
più bel pezzo di creazione architettonica”.<br />
La grande basilica ha continuato a<br />
crescere grazie alle donazioni dei fedeli<br />
e al lavoro di vari architetti, ma tutto<br />
va molto a rilento fra mille difficoltà anche<br />
burocratiche. Il 7 novembre 2010,<br />
con una messa solenne, Papa Benedetto<br />
XVI ha consacrato la navata centrale<br />
dichiarando la chiesa Basilica Minore.<br />
L’attuale direttore dei lavori, l’architetto<br />
Jordi Faulì, ipotizza che sarà completata<br />
nel 2026. Dobbiamo crederci?<br />
In questa e nelle altre foto alcune sale del Gaudì Centre di Reus<br />
41
Eventi in<br />
Toscana<br />
Ennio Pozzi<br />
A Gualdo la mostra Essenza e Consistenza<br />
dedicata al pittore sestese<br />
di Fabrizio Borghini<br />
Presso la chiesa di San Giusto a<br />
Gualdo, sul Monte Morello, ha<br />
aperto i battenti nel pomeriggio di<br />
sabato 15 settembre la personale dedicata<br />
al maestro sestese Ennio Pozzi, incentrata<br />
su alcuni aspetti poco noti della sua<br />
produzione. Ad aprire la mostra, oltre ai<br />
due curatori Francesco Traversi e Stefano<br />
Garosi, e ai membri del Gruppo Gualdo,<br />
c’erano il vicesindaco di Sesto Damiano<br />
Sforzi e Alessandro Biagiotti, governatore<br />
della Misericordia di Sesto Fiorentino.<br />
Presenti, inoltre, il nipote dell’artista Ettore<br />
Pozzi in compagnia del proprio figlio.<br />
Fu grazie all’incitamento di Giulio Bargellini,<br />
maestro simbolista amante dell’arte di<br />
Donatello, che Ennio Pozzi (1893-1972)<br />
lavorò drapprima come decoratore nelle<br />
manifatture di ceramica del suo paese<br />
e successivamente si iscrisse al corso di<br />
Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di<br />
Firenze. Arruolatosi nel corpo dell’Aeronautica<br />
di Roma in qualità di disegnatore,<br />
vi rimase fino alla fine della Grande Guerra<br />
ed ebbe modo di frequentare i circoli<br />
artistici e culturali della capitale. A questo<br />
periodo, in cui sviluppò i suoi primi concetti<br />
figurativi, risalgono una serie di nudi,<br />
ritratti e un paesaggio, realizzati ad olio su<br />
vari supporti (tela, tavolette, cartoncini),<br />
che mostrano il suo amore per gli antichi<br />
maestri (in questo caso Courbet e Delacroix).<br />
L’esposizione prosegue affrontando,<br />
tramite dipinti e disegni, la tematica<br />
religiosa. Il Pozzi non fu un assiduo frequentatore<br />
della chiesa, ma nella sua produzione<br />
artistica emerge una notevole<br />
quantità di opere sacre, attraverso le quali<br />
si può notare l’evoluzione del suo percorso<br />
pittorico. Oltre ai ritratti della sorella<br />
suor Elena, della figlia Maria nel giorno<br />
della Cresima e di Pietrino Buono, anima<br />
caritatevole amata dai sestesi e fondatore<br />
della nuova Misericordia, al Gualdo sono<br />
stati esposti un monumentale San Sebastiano,<br />
che domina la scena essendo collocato<br />
sulla parete di fondo dietro l’altare<br />
maggiore, una commovente Deposizione<br />
realizzata per il Cimitero della Misericordia<br />
a Prato nel 1951, e altri dipinti degli<br />
anni ’60, oramai sviluppati con un nuovo<br />
stile dal suo autore, caratterizzati da una<br />
pennellata gestuale, accesi colori e un’interpretazione<br />
ai limiti dell’espressionismo.<br />
Altri disegni e fotografie accompagnano le<br />
pitture e spiegano il metodo di lavoro del<br />
pittore. A chiudere questa monografica<br />
sono varie illustrazioni, fra cui alcune eseguite<br />
per la famosa rivista Scena Illustrata,<br />
oltre ad un libro di poesia del siciliano<br />
Giuseppe Zagarrio, per il quale Pozzi disegnò<br />
la copertina e sei scene al suo interno.<br />
Accompagnata da un catalogo curato<br />
dagli ideatori della mostra, l’esposizione è<br />
rimasta aperta fino al 30 settembre.<br />
A Sesto Fiorentino il restaturo del labaro della Misericordia<br />
e di due dipinti di Ennio Pozzi<br />
di Maria Grazia Dainelli<br />
Sabato 8 settembre, in occasione<br />
dell’annuale festa della Confraternita<br />
di Misericordia di Sesto Fiorentino,<br />
nei locali della stessa, il governatore Alessandro<br />
Biagiotti ha presentato il restauro<br />
di alcune opere appartenenti alla Confraternita,<br />
che sono rimaste in mostra fino al<br />
termine della festa. Al centro della sala è<br />
stato esposto il labaro della Confraternita,<br />
seta dipinta dal pittore Pilade Donnini, firmato<br />
e datato 1934, nel quale sono raffigurati<br />
San Martino, simbolo di Sesto, e<br />
il simbolo della Misericordia con al centro<br />
l’immagine di San Sebastiano ripresa dal<br />
Le opere restaurate: al centro lo stendardo della Misericordia di Sesto Fiorentino e ai<br />
lati i due dipinti di Ennio Pozzi<br />
dipinto del Sodoma conservato agli Uffizi.<br />
Ai lati del labaro, due dipinti di Ennio Pozzi:<br />
il Ritratto di Pietro Azzarri, detto Pietrino<br />
Buono, figura di spicco della Misericordia<br />
sestese (Sesto, 1868-1926), dipinto<br />
da Pozzi poco dopo la morte di Pietrino, e<br />
la grande tela raffigurante San Sebastiano,<br />
firmata e datata 1927. Le opere sono state<br />
affiancate da pannelli con foto e didascalie<br />
che illustrano le varie fasi dei restauri.<br />
Stefano Garosi, curatore insieme a Francesco<br />
Traversi della mostra di Ennio Pozzi<br />
a Gualdo, ha illustrato sinteticamente le<br />
cause del degrado dei due dipinti e le fasi<br />
del loro restauro, mentre la restauratrice<br />
Elena Gualandris ha parlato della tecnica<br />
d’esecuzione della pittura sulla seta, delle<br />
condizioni in cui si trovava lo stendardo<br />
e delle cause del suo degrado, esponendo<br />
in modo chiaro e dettagliato le varie fasi<br />
del restauro.<br />
ENNIO POZZI<br />
43
Obbiettivo<br />
Fotografia<br />
A cura di<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Fabio Canali<br />
Il “mosso creativo” negli scatti del fotografo toscano<br />
protagonista della personale Graffi d’Autunno conclusasi<br />
lo scorso 27 settembre al Gruppo Donatello<br />
Testo e foto Fabio Canali<br />
Il mio progetto si basa sulla tecnica<br />
del mosso creativo, vale a dire<br />
un altro modo di interpretare e di<br />
utilizzare sul piano espressivo un’immagine<br />
mossa, la quale solitamente<br />
è considerata un errore in ambito<br />
fotografico. Ciò è esatto se il mosso<br />
è frutto di un tempo di scatto troppo<br />
lungo, della mancanza di luce o<br />
di una vibrazione nell’attimo in cui si<br />
scatta, mentre qui il movimento non<br />
è il nemico da contrastare, bensì un<br />
prezioso alleato per attribuire all’immagine<br />
un particolare valore comunicativo.<br />
Con questa idea in testa, ho<br />
strizzato l’occhio agli impressionisti<br />
che con l’estro di un pennello dipingono<br />
l’immagine che hanno di fronte,<br />
mentre io provo a far altrettanto impugnando<br />
una fotocamera e scrivendo<br />
con la luce. Fotografo ormai da<br />
tanti anni, ho iniziato quando ancora<br />
si viaggiava con la scorta di rullini,<br />
usando una macchinetta a pellicola,<br />
per passare poi alla mia prima digitale<br />
che ho spremuto per anni prima di<br />
approdare ad una reflex. Scatto perché<br />
mi piace, non so se posso definirla<br />
passione o divertimento, ma<br />
cerco sempre di ritrarre la mia versione<br />
del soggetto che ho di fronte,<br />
catturando le emozioni che mi portano<br />
a premere il pulsante. Amo tantissimo<br />
la luce dell’alba, quando le<br />
tenebre lasciano il posto all’amata luce,<br />
anche se questo significa rinunciare<br />
ad ore di riposo.<br />
fabiocanali@libero.it<br />
44 FABIO CANALI
Ritratti<br />
d’artista<br />
Giovanni Garrubba<br />
Un pittore innamorato della realtà<br />
Definizione della pennellata e attenzione ai particolari caratterizzano<br />
uno stile intento a catturare l’essenza del visibile e delle emozioni<br />
di Francesca Caggiati<br />
Pittore di origini crotonesi e parmigiano<br />
di adozione, Giovanni<br />
Garrubba inizia a disegnare sui<br />
banchi di scuola i personaggi dei fumetti<br />
e dall'età di dodici anni dipinge<br />
con colori ad olio su tela, che ha affiancato<br />
al carboncino e alla matita. E' un<br />
autodidatta puro, amante delle linee definite<br />
e della dovizia nei particolari, e si<br />
è sempre ispirato ai grandi maestri, in<br />
particolare al Caravaggio. Ritrae prevalentemente<br />
Melissa, suo paese d’origine,<br />
e i suoi abitanti, ma anche visuali<br />
del centro storico di Parma, paesaggi<br />
e castelli del parmense e ritratti di vario<br />
genere, che esegue anche su commissione.<br />
Una via, uno scorcio, un paesaggio<br />
campestre, ma anche ritratti che<br />
esprimono un vissuto e mille emozioni.<br />
Se la scelta di dipingere olio su tela<br />
è rimasta pressochè una costante in<br />
Garrubba, la definizione della pennellata,<br />
l’utilizzo delle ombre e della prospettiva<br />
si sono perfezionate nel tempo. E’<br />
un pittore emergente che sta iniziando<br />
ad ottenere l’attenzione e i riscontri che<br />
merita e si sta facendo apprezzare anche<br />
come ritrattista. «Spesso mi chiedono<br />
di dipingere figli o parenti - afferma<br />
Garrubba - probabilmente perché un<br />
quadro ha un sapore diverso da una fotografia<br />
e in casa diventa un oggetto di<br />
arredo. Ho ricevuto anche richieste per<br />
dipingere coppie di sposi a cui gli amici<br />
hanno voluto fare un regalo di nozze<br />
diverso dal solito». Negli anni ha esposto<br />
in personale e in collettiva in Emilia<br />
Romagna, Puglia e Toscana; in alcune<br />
occasioni ha dipinto e disegnato dal vivo,<br />
spiegando come nasce un quadro:<br />
dall’idea al bozzetto disegnato a matita,<br />
dalle diverse fasi realizzative fino ai ritocchi<br />
finali. I suoi quadri, olio su tela o<br />
cartone telato, coprono un periodo che<br />
va dagli anni ’90 ad oggi e mostrano l’evoluzione<br />
del suo stile, sempre più curato<br />
e attento ai dettagli. «Dipingere è<br />
una ricerca continua – chiarisce l’artista<br />
– che permette di evolversi e trovare<br />
anche nuove forme di espressione».<br />
giovanni.garrubba@virgilio.it<br />
http://giovannigarrubba.blogspot.it<br />
Giovanni Garrubba - Pittore<br />
Ufficio Stampa & RP:<br />
Dott.ssa Francesca Caggiati<br />
francesca.caggiati@tin.it<br />
+39 338 5219408<br />
Giovanni Garrubba con due suoi dipinti<br />
Ritratto di uomo anziano, olio su tela, cm<br />
50x60, 2014<br />
GIOVANNI GARRUBBA<br />
45
Eventi in<br />
Toscana<br />
Il Sequence Shot Film Festival quest’anno diventa<br />
Monochrome, una manifestazione cinematografica<br />
tutta in bianco e nero alle Serre Torrigiani<br />
Di Maria Grazia Dainelli / Foto Alessandro Michelazzi<br />
Una manifestazione cinematografica<br />
tutta in bianco e nero:<br />
stiamo parlando di Monochrome,<br />
titolo scelto quest’anno per la 3ª<br />
edizione del Sequence Shot Film Festival<br />
svoltosi lo scorso 20 settembre a Firenze<br />
presso le Serre Torrigiani. Diretta<br />
da Graziano Staino, la manifestazione<br />
è organizzata da Blindivision AC e Universofoto<br />
in collaborazione con le Serre<br />
Torrigiani. Un incontro all’insegna della<br />
convivialità con un rinfresco offerto dalle<br />
Serre Torrigiani e dall’Azienda Agricola<br />
Francesca e uno shooting fotografico<br />
realizzato con le pellicole monocrome<br />
Instax Fujifilm e le maschere dello studio<br />
Crea FX. All’interno della serra sono<br />
state proiettate le dodici opere brevi selezionate<br />
tra le tante pervenute da tutto<br />
il mondo. Nel corso della serata è stato<br />
assegnato il premio al film A mighty nice<br />
man di Jonathan Dee come miglior<br />
opera 2018. Un riconoscimento deciso<br />
dal pubblico e da una giuria composta<br />
dall’attrice Giusi Merli, tra gli interpreti<br />
del film La Grande Bellezza, la visual<br />
designer Chiara Feriani, la presidente<br />
dell’Italian Film Commission Stefania<br />
Ippoliti, l’artista Giacomo Costa, il designer<br />
Piero Angelo Orecchioni e il cantante<br />
e produttore Piero Pelù.<br />
Da destra, Andrea Berni di Universo Foto e Graziano Staino, direttore del Sequence Shot Film Festival<br />
La premiazione<br />
Un momento della proiezione alle Serre Torrigiani<br />
46<br />
MONOCHROME
Eventi in<br />
Toscana<br />
Il Giappone a Firenze: balli, canti e maschere<br />
del teatro No a Palazzo Medici Riccardi per<br />
una serata all’insegna del dialogo culturale<br />
tra Oriente ed Occidente<br />
Testo e foto Maria Grazia Dainelli<br />
Lo scorso 28 giugno la splendida<br />
Sala Luca Giordano di Palazzo<br />
Medici Riccardi ha fatto<br />
da cornice ai balli e alle maschere della<br />
tradizione giapponese ospitando una<br />
rappresentazione del teatro No − abbreviazione<br />
di Nogaku −, la prima delle tre<br />
grandi forme del teatro classico in Giappone.<br />
Protagonista della serata, l’attore<br />
Kazufusa Hosho, ventunesimo maestro<br />
della scuola maggiore Hosho. Lo spettacolo<br />
ha visto riuniti tre diversi tipi di<br />
linguaggio: verbale attraverso il canto,<br />
musicale, con l’utilizzo di strumenti<br />
a fiato e a percussione, e gestuale<br />
con i passi di danza classica giapponese.<br />
L’evento è stato impreziosito dalla<br />
collezione di ventagli antichi e moderni<br />
messa a disposizione dalla dottoressa<br />
Luisa Moradei, la quale ha anche tenuto<br />
un’interessante conferenza sui rapporti<br />
tra Oriente ed Occidente. Con questa<br />
iniziativa prosegue l’incontro culturale<br />
tra la città di Firenze e il Giappone iniziato<br />
a Palazzo Medici Riccardi nel 2012<br />
con la mostra di ben cinquantadue maschere<br />
di diverse epoche − dal Duecento<br />
ad oggi − ancora in ottimo stato di<br />
conservazione.<br />
Junko Fukui, artista ed organizzatrice dell'evento<br />
Il No è una delle forme teatrali più<br />
antiche della tradizione giapponese<br />
essendo stata introdotta nel<br />
XIV secolo. Nacque come forma di<br />
arte colta che presumeva una buona<br />
cultura degli spettatori a cui lasciava<br />
ampio spazio di interpretazione.<br />
Il principale linguaggio utilizzato era<br />
la danza, intrepretata da attori che si<br />
esibivano con movimenti lenti ed aggraziati<br />
e con il volto coperto da maschere.<br />
Questa forma d’arte, ancora<br />
oggi praticata in Giappone, si articola<br />
in quattro scuole - Hosho, Komparu,<br />
Kita e Kongo - che ne custodiscono<br />
regole e tradizioni.<br />
La Sala Luca Giordano, splendida location dell'evento<br />
Un momento dello spettacolo<br />
EVENTI IN TOSCANA 47
Eventi in<br />
Toscana<br />
Signa fa il pieno di solidarietà<br />
Due giorni per Cure2Children al Parco dei Renai<br />
Grande partecipazione per Eliche, lanterne e musica,<br />
la manifestazione organizzata dall’associazione Pollicino<br />
Onlus per sostenere un progetto intitolato a Davide Astori.<br />
Sul palco anche Lorenzo Baglioni<br />
di Fabrizio Borghini / foto courtesy Cure2Children<br />
Una festa pensata per donare un<br />
sorriso ai bambini: quelli che vi<br />
hanno partecipato ma soprattutto<br />
quelli per cui da 12 anni si batte<br />
Cure2Children. È stata un successo per<br />
affluenza e partecipazione Eliche, lanterne<br />
e musica, la manifestazione che<br />
si è tenuta lo scorso 22 e 23 settembre<br />
al Parco dei Renai di Signa (FI): una<br />
due giorni a scopo benefico promossa<br />
dall’associazione signese Pollicino<br />
Onlus presieduta da Beppe Bonardi.<br />
Alla base di tutto, la volontà di raccogliere<br />
fondi a favore della Fondazione<br />
Cure2Children, onlus impegnata nel<br />
promuovere la cura dei bambini affetti<br />
da malattie oncologiche nei Paesi poveri<br />
e in via di sviluppo. I fondi raccolti durante<br />
i due giorni saranno destinati in<br />
particolare al nuovo progetto di Cure-<br />
2Children in Ghana, all’ospedale Greater<br />
Accra Regional Hospital, nel quale è<br />
nata la prima Unità di Trapianto di Midollo<br />
Osseo di tutta l’Africa subsahariana<br />
che servirà a guarire i bambini affetti<br />
da anemia falciforme, grave malattia del<br />
sangue frequente tra i più piccoli. L’unità<br />
è stata intitolata alla memoria di Davide<br />
Astori, per testimoniare l’impegno<br />
che il calciatore avrebbe voluto continuare<br />
a mettere in questo progetto e<br />
portare avanti il messaggio che lui stesso<br />
aveva scelto per sostenere bambini<br />
di Cure2Children: «Ogni bambino ha il<br />
diritto di giocare la Sua partita, sosteniamo<br />
Cure2Children!». Sono tante<br />
le iniziative dedicate a grandi e piccoli<br />
che hanno animato il Parco dei Renai,<br />
trasformato per due giorni in un grande<br />
contenitore di eventi: tra le più spettacolari<br />
la possibilità di fare un volo in<br />
elicottero o assistere al lancio dei paracadutisti.<br />
A conquistare i bambini ci<br />
hanno pensato lo show dei dinosauri e<br />
Un momento della manifestazione<br />
Lorenzo Baglioni<br />
lo spettacolo dei falconieri, il paintball e<br />
la fattoria, il planetario digitale e il trenino<br />
elettrico. Ma anche i mezzi delle Forze<br />
dell’Ordine: il Parco infatti ha ospitato<br />
anche alcune postazioni di Arma dei Carabinieri,<br />
Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria,<br />
CRI Militare, Esercito Italiano<br />
e Protezione Civile che si sono resi disponibili<br />
a partecipare date le finalità<br />
benefiche dell’evento. Gran finale con lo<br />
show del testimonial di Cure2Children<br />
Lorenzo Baglioni che ha fatto divertire<br />
il pubblico con la sua comicità tagliente<br />
e una carrellata dei suoi successi, da<br />
Le ragazze di Firenze a Il congiuntivo,<br />
con cui il cantante toscano si è aggiudicato<br />
il secondo posto tra le Nuove Proposte<br />
all’ultimo Festival di Sanremo.<br />
Lo show di Baglioni è stato anticipato<br />
dalla proiezione del cortometraggio<br />
Fata Burgina di Piero Torricelli, premiato<br />
con il Pegaso Respect International<br />
Film Festival. Spenti i riflettori sulla manifestazione,<br />
resta accesa l’attenzione<br />
sulle attività di Pollicino Onlus e di Cure2Children<br />
perché, per usare il motto<br />
della Fondazione, nulla è più importante<br />
di un bambino.<br />
48<br />
PARCO DEI RENAI
Via dei Renai 9<br />
50058 Signa - Firenze<br />
Tel: 055 8996431 | Fax: 055 8999257<br />
segreteria@progettorenai.it<br />
www.parcorenai.it
Eventi in<br />
Toscana<br />
Nel Salone dei Cinquecento<br />
la XXXIII edizione del Premio<br />
Lorenzo il Magnifico<br />
Assegnati dall'Accademia Internazionale Medicea i<br />
riconoscimenti ad artisti, scrittori e personaggi della<br />
cultura, delle istituzioni e dell'imprenditoria<br />
di Lucia Raveggi / foto Silvano Silvia<br />
Nel Salone dei Cinquecento di<br />
Palazzo Vecchio si è tenuta sabato<br />
16 giugno la 33ma edizione<br />
del Premio Lorenzo Il Magnifico<br />
istituito nel lontano 1977 dall'Accademia<br />
Internazionale Medicea. Nel corso<br />
dei decenni che ci separano da quella<br />
data, hanno ricevuto l'ambito riconoscimento<br />
personaggi di levatura<br />
internazionale del mondo della politica,<br />
dell'imprenditoria, delle arti e dello<br />
spettacolo. Fra i nomi di spicco quelli<br />
degli statisti Willy Brandt, Amintore<br />
Fanfani, Bettino Craxi, François Mitterrand,<br />
Gorbachev, degli artisti Pietro<br />
Annigoni, Mario Ceroli, Mimmo Paladino,<br />
Aligi Sassu, Renzo Vespignani,<br />
Igor Mitoraj, Folon, dei giornalisti Sergio<br />
Zavoli e Arrigo Levi, degli attori Nino<br />
Manfredi, Vittorio Gassman, Melina<br />
Mercuri, Dario Fo, Alida Valli, Peter<br />
Ustinov, Virna Lisi. Anche questa edizione<br />
è stata nobilitata dalla presenza<br />
di personalità di grande spessore quali<br />
l'astronauta Paolo Nespoli, il grande<br />
artista cinese Li Ying Jie, il più famoso<br />
interprete di Arlecchino del mondo<br />
Ferruccio Soleri, il direttore del Corriere<br />
Fiorentino Paolo Ermini, il musicista<br />
Walter Savelli, il Presidente del Consiglio<br />
Regionale della Toscana Eugenio<br />
Giani, l'attore della seguitissima fiction<br />
"Gomorra" Salvatore Esposito, il<br />
critico e storico dell'arte Maurizio Vanni,<br />
il giornalista Giancarlo Mazzuca.<br />
Nel corso della manifestazione, che si<br />
è aperta con l'interpretazione del "Canto<br />
di Bacco" di Lorenzo il Magnifico da<br />
parte dell'attore Alessandro Calonaci<br />
e i saluti istituzionali della presidente<br />
della Commissione Cultura del Comune<br />
di Firenze Maria Federica Giuliani e<br />
della senatrice Rosa Maria Di Giorgi,<br />
è stato assegnato anche il Premio Caterina<br />
de' Medici alle pittrici fiorentine<br />
Elisabetta Rogai e Simona Dolci, all'assessore<br />
alla Cultura del Comune di Rosignano<br />
Marittimo Licia Montagnani e<br />
a Maria Cotroneo direttore del Telesia<br />
Museum di San Roberto (Reggio Calabria).<br />
Diciotto sono stati gli artisti che<br />
L'astronauta Paolo Nespoli premiato da Maria Federica Giuliani Presidente della Commissione Cultura del Comune di Firenze<br />
50<br />
PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO
hanno ricevuto il Collare Laurenziano<br />
ed altrettanti i premiati con le Medaglie<br />
Laurenziane; fra questi, l'enologo<br />
Paolo Bini, le attrici Lavinia Parissi e<br />
Mery Nacci, lo scrittore Donato Massaro,<br />
il curatore d'arte Filippo Lotti, l'urologo<br />
Andrea Gavazzi, il pneumologo<br />
Massimo Pistolesi, il chirurgo Antonio<br />
Orlando, la cantante statunitense Josephine<br />
Carr, l'imprenditore Tonino Boccadamo,<br />
la poetessa Mary Bianchi, il<br />
Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei<br />
Carabinieri, il professor Francisco Javier<br />
Benedicto Ruiz responsabile del<br />
Sistema Galileo dell'Esa, l'agenzia spaziale<br />
europea, la dottoressa Ottaviana<br />
Giagnoli, Alessandro Bottacci del Nucleo<br />
Forestale dei Carabinieri. Numeroso<br />
come ogni anno il pubblico che<br />
è affluito in Palazzo Vecchio per partecipare<br />
all'evento che è stato patrocinato<br />
dal Comune di Firenze e dalla<br />
Regione Toscana. Oltre alla presidente<br />
dell'Accademia Anna Frabetti, hanno<br />
consegnato i premi i consiglieri Luigi<br />
Del Fante, Michele Coppola, Michele<br />
Cirrincione, Roberto Ariani, Stefano<br />
Cappelli, Giuseppe Fricelli e Costantino<br />
Tedesco. Ha presentato, nella doppia<br />
veste di giornalista e Rettore dell'Accademia,<br />
Fabrizio Borghini.<br />
L'attore Alessandro Calonaci riceve il Collare Laurenziano dal Rettore Fabrizio Borghini<br />
Il Presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani riceve il Premio<br />
Lorenzo il Magnifico dai consiglieri Stefano Cappelli e Roberto Ariani<br />
L'attrice Gianna Giachetti consegna il bassorilievo simbolo del Premio<br />
Lorenzo il Magnifico a Ferruccio Soleri<br />
PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO 51
Eventi in<br />
Toscana<br />
La senatrice Rosa Maria Di Giorgi e Maria Federica Giuliani consegnano la Medaglia Laurenziana<br />
al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri<br />
52<br />
PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO
Collare Laurenziano<br />
Joanna Aston è nata in Inghilterra,<br />
dove giovanissima ha<br />
studiato pittura. Successivamente<br />
si è trasferita a Firenze dove<br />
ha frequentato prima la scuola<br />
di Nerina Simi, figlia del noto pittore<br />
di fine Ottocento Filadelfo e<br />
poi l'Accademia di Belle Arti dove<br />
si è laureata in Pittura con il massimo<br />
dei voti. Ha lavorato come disegnatrice<br />
tecnica al Genio Civile<br />
di Firenze scegliendo la via del prepensionamento<br />
per potersi dedicare<br />
con continuità alla pittura. Ha<br />
esposto in diverse mostre collettive,<br />
molte delle quali organizzate<br />
dall'Associazione Toscana Cultura.<br />
Joanna Aston<br />
Julius Camilletti, nato a<br />
Melbourne nel 1960, rientra<br />
quasi subito in Italia,<br />
dove inizia il suo percorso artistico<br />
in età matura. L' amore<br />
viscerale per l'arte è confluito<br />
nell'ideazione di una tecnica<br />
"unica", il Trattilismo, che per<br />
l'artista significa "istante di vita".<br />
Le sue opere nascono da<br />
sentimenti riprodotti sulla superficie<br />
tramite tratti di pennarello<br />
dal forte impatto visivo.<br />
Non vi è un disegno preparatorio,<br />
le figure sono il risultato di<br />
un lavoro certosino, di raffinati<br />
incastri di colore e i supporti<br />
utilizzati sono i più diversi.<br />
Cristina Falcini, pittrice autodidatta,<br />
espone dagli anni Ottanta,<br />
sia in personale che<br />
partecipando a mostre estemporanee,<br />
collettive ed eventi Onlus.<br />
Julius Camilletti<br />
Cristina Falcini<br />
Franco Carletti è nato a Gaiole in<br />
Chianti nel 1954, vive e lavora a Siena.<br />
Ha iniziato a dipingere da giovanissimo<br />
spinto dalla sua insegnante che<br />
lo ha seguito anche dopo gli studi. La sua<br />
pittura affonda le radici nella migliore tradizione<br />
coloristica. Visioni espresse con<br />
essenzialità, aspetti del paesaggio e della<br />
natura, figure femminili, opere piacevoli<br />
pervase da un sottile senso romantico con<br />
un’impronta di singolare efficacia. Ha partecipato<br />
a molte manifestazioni in Italia e<br />
all’estero con il contributo di illustri critici<br />
come Paolo Levi, Vittorio Sgarbi, Giorgio<br />
Grasso e Loredana Trestin che lo hanno<br />
Franco Carletti<br />
seguito da Spoleto a Palermo, Venezia,<br />
Mantova, Bologna, Milano, Roma come a<br />
Bruxelles, Miami, New York, Parigi, Barcellona.<br />
Partecipa ai progetti Infinity e Genius<br />
a cura di Giammarco Puntelli con esposizione<br />
a Firenze a Palazzo Medici Riccardi<br />
e relative pubblicazioni editoriali Giorgio<br />
Mondadori; è stato inserito tra gli artisti di<br />
Spoleto Arte e negli Artisti della collezione<br />
Sgarbi, e da Paolo Levi nella rubrica Prima<br />
Scelta. Lo scorso giugno ha ricevuto il<br />
Collare Laurenziano dall’Accademia Internazionale<br />
Medicea, con cerimonia a Firenze<br />
nel Salone dei Cinquecento di Palazzo<br />
Vecchio.<br />
PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO 53
Eventi in<br />
Toscana<br />
Elena Migliorini, nata a Lastra a Signa<br />
nel 1950, vive a Scandicci, dove<br />
svolge la sua attività artistica.<br />
Nel 2007, dopo aver concluso gli anni di<br />
lavoro nella pubblica amministrazione, si<br />
dedica inizialmente al disegno e in seguito<br />
studia alcune tecniche, tra cui l’acquerello,<br />
sotto la guida della pittrice Fiorella Macchioni.<br />
Ha al suo attivo un’intensa attività<br />
espositiva sia in mostre personali che collettive.<br />
Di recente è stata premiata nell’ambito<br />
del 52° Concorso di pittura di Lastra<br />
a Signa 2018 con l’opera Magnolia in fiore.<br />
Nel giugno scorso è stata insignita del<br />
Collare Laurenziano dall’Accademia Internazionale<br />
Medicea a Firenze.<br />
Elena Migliorini<br />
Daniela Cappellini, ha iniziato a<br />
dipingere giovanissima, affinando<br />
le proprie tecniche attraverso<br />
la frequentazione della bottega del<br />
maestro Scardigli a Pescia e il laboratorio<br />
del maestro Giorgetti a Montecatini<br />
Terme. Ha esposto presso circoli<br />
culturali, biblioteche e gallerie ricevendo<br />
anche premi tra i quali Toscana Cultura<br />
Donna nell’anno 2015 e al Torrino di<br />
Firenze durante alcune rassegne artistiche.<br />
E’ presidente e fondatrice dell’Associazione<br />
Culturale Tusco Artis ed<br />
ha partecipato, con altri tre soci artisti,<br />
all’illustrazione del libro Le avventure<br />
di Pinocchio di Carlo Lorenzini con<br />
la collezione Pinocchio e la sua Collodi<br />
tra Fantasia e Realtà che ultimamente è<br />
stata esposta anche in Francia nella regione<br />
della Marna. Ha realizzato la collezione<br />
La Mia Merica, dedicata al nonno,<br />
con diciotto tele che ripercorrono la storia<br />
degli italiani dei primi del '900 che<br />
affrontavano un lungo viaggio verso l’America<br />
in cerca di un futuro migliore. Ha<br />
illustrato su carta del Settecento la pubblicazione<br />
Affresco Medievale, relativa al<br />
miracolo del 1399 avvenuto in Buggiano.<br />
Infine, ha realizzato la cosidetta Arte<br />
a Passeggio, ovvero borse dipinte a<br />
mano con tecnica del tutto personale,<br />
facendo diventare le borse qualcosa<br />
di unico e speciale, un oggetto d’arte a<br />
passeggio per le vie del mondo. Le stesse<br />
sono state anche esposte alla Biennale<br />
d’Arte di Alessandria.<br />
Daniela Cappellini<br />
Patricia Glauser nasce in Colombia<br />
e nel 1998 si trasferisce<br />
in Italia dietro il suo<br />
sogno di diventare artista. Studia<br />
all’Accademia di Belle Arti di Firenze<br />
e successivamente consegue un<br />
master in Arti Visive presso la LABA.<br />
Ha preso parte a diverse mostre sia<br />
personali che collettive in Italia e in<br />
altri paesi come Francia, Germania,<br />
Austria, Belgio, Spagna e Colombia.<br />
E’ stata insignita di diversi premi, tra<br />
cui il Collare Laurenziano, il premio<br />
di tutte le arti, il premio ArtAbitart e<br />
il premio Afrodite. Il suo tema principale<br />
è la denuncia sociale contro il<br />
maltrattamento della donna e la sublimazione<br />
del dolore attraverso lo<br />
sviluppo spirituale. Facendo uso del<br />
vestito femminino, esprime concetti<br />
come presenza e assenza, materia<br />
ed energia, interno ed esterno. Nelle<br />
sue sculture e istallazioni fa uso<br />
di svariati materiali e oggetti, sempre<br />
considerando che la tecnica segue<br />
l’idea e non il contrario.<br />
Patricia Glauser<br />
54<br />
PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO
Maurizio Masini<br />
Maila Stolfi<br />
Anna Nigro, pittrice e grafica<br />
pubblicitaria, nasce in Calabria,<br />
vive a Pistoia e opera<br />
su tutto il territorio nazionale e internazionale.<br />
Lavora costantemente<br />
solo su ordinazione per collezioni<br />
pubbliche e private. Non ha un tema<br />
specifico, ritrae tutto quello che<br />
la circonda, dal sacro al profano.<br />
Ogni sua opera nasce da un impulso<br />
irrefrenabile che riflette l’interiorità<br />
spirituale e creativa di una pittrice<br />
travolta dal bisogno di mettere a nudo<br />
il proprio animo. E’ riuscita a conquistarsi<br />
una fama anche nel settore<br />
grafico, diventando punto di riferimento<br />
per aziende e case editrici.<br />
“Un’emozione, un quadro” è il suo<br />
slogan.<br />
Maila Stolfi è nata a Prato dove<br />
ha iniziato a studiare incisione<br />
e pittura sotto la guida di Piero<br />
Caverni. Molte le sue partecipazioni a<br />
rassegne d'arte e mostre collettive; tra le<br />
più recenti si ricordano le mostre presso<br />
lo storico Caffè Letterario Giubbe Rosse<br />
e nella Saletta Campolmi del Polo Museale<br />
di Prato. Alcune sue opere si trovano<br />
a Prato nel Museo Casa delle Memorie di<br />
Guerra per la Pace. È stata insignita del<br />
Collare Laurenziano a Palazzo Vecchio<br />
e del premio alla carriera in memoria di<br />
Grazia Barsani Berti nell'ambito del Premio<br />
Nazionale di Castiglioncello 2018.<br />
Maurizio Masini, nato a San<br />
Gimignano (SI), dove tuttora<br />
risiede, dal 1975 al 2011<br />
è stato insegnante della sezione di<br />
Scultura dell'Istituto d'Arte Duccio di<br />
Boninsegna di Siena. Tra le sue opere<br />
pubbliche, il monumento a Bruno<br />
Bonci e i partigiani a Vagliagli, e<br />
quello ai minatori partigiani di Abbadia<br />
San Salvatore, la stele in marmi<br />
policromi per onorare la memoria<br />
delle sorelle Nissim presso la scuola<br />
primaria Saffi di Siena, e a San Gimignano<br />
la stele dedicata ai Martiri di<br />
Montemaggio e lo stemma dello stesso<br />
Comune. La sua fontana, L'Albero<br />
delle Cannelle situata al Piazzale<br />
Montemaggio di San Gimignano, è<br />
stata inaugurata nel 2011. Ha esposto<br />
in molte città italiane e all’estero.<br />
Ha inoltre eseguito diverse sculture<br />
per la Contrada dell'Istrice di Siena.<br />
Ha partecipato a molte mostre curate<br />
da Toscana Cultura a Firenze e a Castiglioncello<br />
dove nel 2017 ha vinto il<br />
premio come miglior scultore.<br />
Gian Luca Guasti, medico chirurgo<br />
dal 1983, impegnato come<br />
artista dal 1973, ha perfezionato<br />
negli anni le sue opere nell’ambito<br />
della ceramica, del graffito, della pittura<br />
ad olio ed acquarello.<br />
Anna Nigro<br />
Gian Luca Guasti<br />
PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO 55
Eventi in<br />
Toscana<br />
Salvatore Sardisco<br />
Salvatore Sardisco ha manifestato<br />
la sua vocazione artistica<br />
quando era ancora giovanissimo.<br />
Del suo talento si accorse Pietro<br />
Annigoni, quando Sardisco aveva<br />
solo tredici anni. La sua pittura spazia<br />
dal tema religioso al ritratto, dal<br />
linearismo continuo al disegno a<br />
carboncino, il tutto condito da un’ispirazione<br />
spirituale importante. La<br />
tela è per lui un’immagine simbolica<br />
che unisce l'umano al divino.<br />
Vinicio Polidori si è formato nella<br />
bottega di Pietro Annigoni, dove ha<br />
affinato la conoscenza del disegno<br />
e di molte tecniche pittoriche (olio, tempera,<br />
acquerello, affresco). Grande sperimentatore,<br />
si cimenta anche nella fusione a<br />
cera persa e nello sbalzo su oro, mostrando<br />
anche ampie competenze nell’ambito<br />
del restauro. Ottimo ritrattista, ha immortalato<br />
celebri personaggi come Lionel Richie,<br />
i componenti del gruppo musicale<br />
Earth Wind Fire e Teri Ann Linn Anderson,<br />
ex attrice di Beautiful. Suo il ritratto di Mauro<br />
e Manolo Bolognini presentato lo scorso<br />
febbraio nel corso di una cerimonia ufficiale<br />
alla Camera dei Deputati a Roma. Molti i<br />
premi ed i riconoscimenti ricevuti negli anni,<br />
tra cui il Collare Laurenziano conferitogli<br />
lo scorso giugno a Firenze nel Salone dei<br />
Cinquecento in Palazzo Vecchio.<br />
Skim<br />
Vinicio Polidori<br />
Skim è un giovane artista fiorentino.<br />
Il suo stile pittorico si caratterizza<br />
per i colori vivaci ed<br />
accattivanti, mentre la sua tecnica è un<br />
connubio perfetto tra graffito, pittura e<br />
innovazione. Con i suoi "Caos" interpreta<br />
le storie e le ambientazioni più disparate:<br />
analizza la quotidianità e la traduce<br />
in arte sorprendendo lo spettatore per<br />
il contrasto tra l’esplosione di colore e<br />
il messaggio mai banale. Collabora con<br />
diverse associazioni di ragazzi disabili<br />
e scuole, dove insegna l'arte del graffito.<br />
Con il suo motto In Color We Trust,<br />
Skim è ormai conosciuto ed apprezzato<br />
sia sul territorio nazionale che all'estero,<br />
dove ha più volte esposto.<br />
Medaglie Laurenziane<br />
Maria Grazia Bianchi<br />
Maria Grazia Bianchi, conosciuta<br />
in ambito letterario<br />
come Mary Bianchi, è laureata<br />
in Pedagogia, Lettere e Filosofia<br />
e in Scienze Storiche. Ha pubblicato<br />
sette libri di poesie, due di storia del<br />
Settecento in Toscana e vari articoli<br />
su diverse riviste italiane. Senatrice<br />
della Poesia all’Accademia di Vada,<br />
Livorno e Orbetello, è stata più volte<br />
premiata in diversi concorsi letterari.<br />
Tra questi si segnala, in particolare,<br />
il Premio Europeo Firenze-Europa<br />
Mario Conti e il Premio Internazionale<br />
Maestrale a Sestri Levante. Altri riconoscimenti<br />
le sono stati attribuiti<br />
da nomi celebri come Edoardo Sanguineti,<br />
Mario Luzi, Alessandro Parronchi,<br />
Giorgio Albertazzi, Franco<br />
Manescalchi e Anna Balsamo e da<br />
varie associazioni culturali fiorentine<br />
come la Camerata dei Poeti, Pianeta<br />
Poesia, Toscana Cultura e Incontri<br />
con l’Arte. Lo scorso giugno è stata<br />
insignita della Medaglia Laurenziana<br />
dall’Accademia Internazionale Medicea<br />
nel corso della cerimonia svoltasi<br />
a Palazzo Vecchio. Attiva come<br />
critico letterario, nutre una forte passione<br />
anche per la pittura e la fotografia.<br />
mg.bianchi545@gmail.com<br />
56<br />
PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO
Paolo Bini è nato a Firenze nel<br />
1971, è sommelier professionista<br />
e docente ai corsi di formazione<br />
per l'Associazione Italiana<br />
Sommelier, l'organizzazione di sommellerie<br />
più antica e nota d'Italia. La<br />
sua lunga esperienza professionale<br />
si è sviluppata negli anni con la specializzazione<br />
in ambito abbinamenti<br />
cibo-vino, con particolare attenzione<br />
al mondo del cioccolato e dei distillati<br />
che degusta e divulga per le più<br />
importanti associazioni nazionali.<br />
Come consulente enogastronomico<br />
di provata competenza collabora da<br />
anni con testate giornalistiche e media<br />
di settore raccontando il mondo<br />
della qualità con un linguaggio sempre<br />
alla portata dei palati più o meno<br />
esperti. E' attualmente articolista<br />
per Sommelier Toscana e La Toscana<br />
nuova per la quale cura la rubrica<br />
Arte del Vino.<br />
Paolo Bini<br />
Donato Massaro<br />
Donato Massaro vive a Firenze.<br />
Collabora a riviste e periodici<br />
culturali. Laureato in Economia<br />
e Commercio, è scrittore, poeta<br />
e accademico d'onore dell'Accademia<br />
delle Arti del Disegno. Socio della<br />
Società Dantesca Italiana, è inoltre<br />
Accademico dell'Accademia Internazionale<br />
Medicea. Tra le sue pubblicazioni<br />
si ricordano: Due o tre cose che<br />
so di Dante (2012, Masso delle Fate<br />
Edizioni); Il primo amore. Variazioni<br />
sul tema dei Promessi Sposi (2013,<br />
Masso delle Fate Edizioni); Le parole<br />
sono d'argento (2015, Nicomp); Alone<br />
nel paese delle conchiglie (2015,<br />
Masso delle Fate Edizioni); Chi coltiverà<br />
i sentimenti? (2016, Masso delle<br />
Fate Edizioni); Una Commedia che<br />
riguarda tutti / Sopra i versi di Dante<br />
/ I-Inferno 2017; II-Purgatorio 2018<br />
(Masso delle Fate Edizioni); Noi con<br />
Dante, I-Viandanti 2017 / II-Aspiranti<br />
2018 (Edizioni Toscana Oggi).<br />
Premio Caterina de’ Medici<br />
Premio Caterina de' Medici alla<br />
dottoressa Maria Cotroneo,<br />
responsabile e direttrice della<br />
Galleria Civica Telesiamuseum di<br />
San Roberto (RC).<br />
telesiamuseum@virgilio.it<br />
telesiaxx@alice.it<br />
Simona Dolci è pittore ed architetto.<br />
Ha studiato architettura<br />
a Firenze con Leonardo Ricci,<br />
con cui collabora professionalmente<br />
e come assistente presso la Facoltà<br />
di Architettura. In seguito all’incontro<br />
con la pittrice Nerina Simi, segue<br />
la sua vocazione per l’arte e studia<br />
disegno e pittura. Completa la sua<br />
educazione nello studio Cecil-Graves<br />
nel 1991. Dal 1992 insegna presso la<br />
Florence Academy of Art. Come direttore<br />
del Programma di Disegno ha<br />
contribuito allo sviluppo ed al successo<br />
di questa scuola di realismo.<br />
Lavora nel proprio studio di Firenze,<br />
situato in un antico monastero nel<br />
cuore della città, portando avanti la<br />
sua ricerca artistica.<br />
simonadolci@gmail.com<br />
Maria Cotroneo<br />
Simona Dolci<br />
PREMIO LORENZO IL MAGNIFICO 57
Alle Giubbe Rosse di Firenze la seconda<br />
edizione del premio internazionale<br />
Ut pictura poesis 2018<br />
La cerimonia di premiazione si terrà il 14 ottobre alle ore 17<br />
Il 14 ottobre alle ore 17, presso il prestigioso caffè letterario Giubbe Rosse di Firenze, si terrà la<br />
premiazione della seconda edizione del premio internazionale Ut pictura poesis 2018, sezione letteratura,<br />
organizzato dall’associazione abruzzese Irdidestinazionearte, presieduta dal critico d’arte<br />
e letterario Massimo Pasqualone. «Il premio - sottolinea Pasqualone che ha anche presieduto<br />
le giurie - nasce per valorizzare la scrittura e la cultura in tutte le sue forme e dopo lo straordinario<br />
successo della prima edizione, tenutasi all’Auditorium al Duomo sempre a Firenze, quest’anno<br />
ho voluto scegliere le Giubbe Rosse per la sua straordinaria valenza simbolica. E gli oltre 250<br />
partecipanti, anche dal Canada, hanno testimoniato con la loro partecipazione il carattere internazionale<br />
dell’evento». Anche quest’anno, oltre ai premiati delle sezioni previste dal concorso, la<br />
giuria, composta da Rosella Cardella, Liberata Mizzoni, Maria Basile, Sara Palladini, Alessandra<br />
Bucci, Mariacristina Luciani, Stefania Di Santo, Sara Caramanico, segretario generale, ha voluto<br />
premiare per la cultura alcune personalità abruzzesi e non: Jolanda Ferrara,giornalista; Arturo<br />
Bernava, scrittore ed editore; Vito Moretti, per i cinquant'anni di poesia; Nicola Serafini, presidente<br />
della proloco di Celenza sul Trigno; Loris Di Giovanni, responsabile cultura Unpli Abruzzo;<br />
Maurizio Lucci e Francesco Subrani, rispettivamente presidente e direttore artistico dell’Associazione<br />
Marasarte; Maurizio Di Fazio, scrittore e giornalista; Jacopo Chiostri, giornalista e scrittore;<br />
Nan Yar, artista belga; Emidio Mozzoni, artista; Concetta Daidone, artista; Carmine Galiè, artista;<br />
William Antonio Amighetti, scrittore; Giancarlo Ranalli, presidente dell’associazione culturale Villa<br />
Badessa; Luigi Di Giosaffatte, direttore generale di Confindustria.
Sez. A - Poesia Edita<br />
Primo classificato: Davide Rocco Colacrai,<br />
Polaroid (Ed. Cinquemarzo)Secondo<br />
Classificato: Giuseppe Vetromile,<br />
Il lato basso del quadrato (Ed. La<br />
vita felice) Terzo Classificato: Giovanni<br />
Bottaro, Verso l’epilogo (Ed. Prometheus)<br />
Menzioni Speciali: Maria Assunta<br />
Oddi, Non lasciarmi andare (GDC Editrice);<br />
Sandra De Felice, Dipinti poetici<br />
(Ermes Ed.); Marilena Ferrante, Un<br />
passo dal cuore (Volturnia Ed.); Marianna<br />
Della Penna, Con gli occhi e con<br />
il cuore (Publisfera); Augusto De Panfilis,<br />
Anime Senza Orizzonte (Meta Edizioni);<br />
Stefania Miola, Viole nel deserto<br />
(Le Mezzelane); Mariarosaria Franco,<br />
L’incantesimo della luna (Aletti Editore).<br />
Premio Speciale della giuria: Maria<br />
Pia Putignano, La rinascita dell’onda<br />
(Self Editrice); Giovan Pietro Passoni,<br />
Endon (Vitale Ed.); Antonio Di Biase,<br />
Poesie nascoste (Nuova Gutemberg<br />
Edizioni); Luca Di Bartolomeo, Poesie<br />
dell’immaturità (GPE). Segnalazioni:<br />
Marco Tabellione, L’eternità dell’acqua<br />
(Chiaredizioni); Lilly De Siati, Eterna<br />
Essenza (Il Convivio); Filomena De Paola,<br />
Ricordi (Cuzzola Ed.); Orietta Romanato,<br />
I Sassi nel cuore (Irda Ed.).<br />
Sez. B - Raccolta di poesia<br />
inedita<br />
Primo classificato: Cristian Danieli,<br />
La pioggia che non chiede. Secondo<br />
classificato: Enrica Recalcati, Urla<br />
Silenti. Secondo ex aequo: Cristina<br />
Roncilli, Il regno di una donna. Terzo<br />
classificato: Monica Ferri, Orli.<br />
Menzioni Speciali: Arnaldo Ippoliti,<br />
Perle di vita; Raffaella Bonazzoli,<br />
Identità; Giustino Carinci, Poesie di<br />
storia; Premio speciale della giuria:<br />
Adriana Capuano, Poesie varie.<br />
Segnalazioni della giuria: Bruno Ricci,<br />
poesie varie; Angelo Vaccari, Parole<br />
per colmare vuoti che fanno male;<br />
Alberta Titti Cardini, La strada con te.<br />
Sez. C - Saggistica Edita<br />
I premiati nelle varie sezioni<br />
Primo classificato: Isabella Cesarini-Luigi<br />
Iannone, Il cinema delle stanze<br />
vuote (La scuola di Pitagora Editrice).<br />
Secondo Classificato: Antonietta<br />
Di Santo Colonna, La chiave mancante<br />
(Aracne). Terzo Classificato: Marcello<br />
Stanzione-Angela Rossi, Angeli custodi<br />
(Sugarco).<br />
Menzioni Speciali: Leo Ferrante, Leader<br />
si diventa; Filomena De Paola, Gaetano<br />
de Vita ed il poema di lotta; Luisa<br />
Maria Parca, La maternità di Dio,<br />
Aletti.<br />
Sez. E - Narrativa Edita<br />
Primo classificato: Francesco Testa-Giulia<br />
Fera, Veleni e verità (Ed. Verità).<br />
Primo ex aequo: Elvira Sciurba, La<br />
silente colpa del peccato (Europa Edizioni).<br />
Secondo Classificato: Emanuele<br />
Pompilii, Ultimo venne il cocktail. Terzo<br />
classificato ex aequo: Maria Letizia<br />
Gangemi, Firenze Parigi Andata e ritorno<br />
(Pubblicazioni italiane). Terzo classificato:<br />
Francesco Gemito, Malacittà-Casoria<br />
e il suo racconto criminale (Milena<br />
Edizioni).<br />
Menzioni Speciali: Anna Maria D’Alò,<br />
Quando la luna si spezza (Ed. Divina Follia);<br />
Barbara Di Clemente, Al capolinea<br />
dell’ultimo sogno (Book a Book); Sergio<br />
Pietraforte, Il verso della direzione<br />
(Il Viandante); Daniela Di Ruzza, È l’aurora<br />
(Il Viandante); Filomena Grasso,<br />
Ovunque Andrai (Il Viandante); Argentino<br />
D’Auro, La bestia Umana; Teodoro<br />
Lorenzo, Le streghe di Atripalda (Bradipolibri).<br />
Segnalazioni: Osvaldo Neirotti, X segreto<br />
(Il Viandante); Simona Rea, Due Vite<br />
in una chat (Albatros); Riccardo Di Leva,<br />
Largo Gelso n.21; Massimo Della Penna,<br />
Lo specchio dell’angelo Perso (Ed. Efesto);<br />
Tiziana Iemmolo, Diario di una mente<br />
bipolare (Pluriversi Ed.); Simone Di<br />
Plinio, La mia mela marcia (Ed. Mondo<br />
Nuovo); Roberto Chirico, Diseredati (Tabula<br />
Fati); Maria Pia Vittorini, Il cuore in<br />
ogni passo (Chiaredizioni); Maria Teresa<br />
Antonarelli, La veneziana plissè; Valter<br />
Sao, Una nemesi (Altromondo); Enzo Carnevale,<br />
Buffoni e beffati.<br />
Premi speciali della giuria: Giuseppe Di<br />
Battista, L’era dei talenti (Il Viandante);<br />
Edoardo De Luca, Thomas vuol sapere<br />
(Lupi Editore).<br />
Sez. F - Narrativa Inedita<br />
Primo classificato: Manola Gugliara Livano,<br />
Origami di stelle. Secondo classificato:<br />
Maria Fini, Nico e gli altri. Terzo<br />
classificato: Martina Pace, Senza Titolo.<br />
Sez. G - Poesia edita o inedita<br />
Primo Classificato: Maria Tommasa<br />
Primavera, Alla luna. Primo Classificato:<br />
Rocco Maragna, Poem 1. Secondo<br />
Classificato: Aldo Palmas, Era mio padre.<br />
Terzo Classificato: Alberto Colazilli,<br />
Il mistero del tuo sguardo. Terzo Classificato<br />
ex aequo: Giovanna Gizzi, Dolce<br />
sirena dell’Adriatico.<br />
Menzioni Speciali: Roberta Placida,<br />
Come da un treno in corsa; Mariella Di<br />
Cioccio, Rintocchi di emozioni; Domenico<br />
Pujia, Il mio sangue; Tiziana Monari, Il<br />
mio nome è Giovanni; Erika Ledonne, Sirena<br />
Mannara; Maria Luisa Marini, Riflessi;<br />
Miriam Pasquali, Luminose solitudini;<br />
Patrizia Valerio, Sei vecchio; Wanda Bonavia,<br />
Sarò tutto ciò che mi chiederai; Muscèt,<br />
Il profumo dell’amore.<br />
Premi Speciali della Giuria: Cinzia Fiore<br />
Ricci, Chi ha l’anima come la mia; Concezio<br />
Del Principio, Senza parole (ovvero<br />
le Parole dell’Autismo); Mario Di Paolo,<br />
Pensiero di morire; Sergio Santoro, Comprendere<br />
il mondo; Alberta Flora Lembo,<br />
L’emigrante; Luigi Bernardi, Volo d’anima;<br />
Rosanna Zenobi, Bocciolo di rosa; Emilia<br />
Maria Di Federico, Quando credevo nelle<br />
fate; Umberto Bicaretti, Il grido della rosa;<br />
Alessandro Corsi, A mio padre; Rocco<br />
Palliani, Sgomento.<br />
Segnalazioni della giuria: Bernardino<br />
Dell’Aguzzo, Come una lontana notte d’estate;<br />
Pierlisa Di Felice, Ossimori; Liliana<br />
Capone, Temporale d’agosto; Giusy Valori,<br />
A mio padre; Renato Arosio, Abbracciami;<br />
Lilla Giancaterino, Verso la felicità;<br />
Diana Scutti, Pensami; Mirella Acciavatti,<br />
Il mare calmo; Roberto Lasco, Luce interiore;<br />
Silvio Di Cecco, Pelle di luna; Donato<br />
Tambone, Addò sta chiù?; Roberta<br />
Alejandra Russo, Lento trasmutare; Annamaria<br />
Di Lorenzo, Borgo antico; Luigi<br />
Buracchio, Sono io; Sara Galliani, In pace;<br />
Patrizia Lova, Tra le onde del mare; Roberto<br />
Bigotto, Morte a Napoli.<br />
Sezione H<br />
Primo Classificato: Fabio Di Cocco, Dove<br />
nasce la neve (Armando Curcio Editore).<br />
Secondo Classificato: Susanna Banchero,<br />
Né bianco né nero (Il Ciliegio Edizioni).<br />
Terzo classificato: Elena Maneo, Nel cubo.<br />
Menzioni Speciali: Assunta Di Cintio, Cinetica<br />
Pulviscolare; Anna Maria Pierdomenico,<br />
Il tuo nome sarà pace; Martina Anna<br />
Buffa, Un fiore per la vita; Irma Radica, Le<br />
farfalle di Villa Brilly.<br />
Segnalazioni della giuria: Vittorio Ciro<br />
Giovanni, Il Mago; Antonio Di Marino, Un<br />
giorno sulla Majella; Ileana Dorotea D’Emilio,<br />
Diversa diversamente (Il Viandante); Simona<br />
Veresani, Kelly Bloom Ritorno ad Inveraray;<br />
Mirko Denza, Vite Incastrate.
GALLERIA D’ARTE MENTANA FIRENZE<br />
Programma Mostre Galleria d’Arte Mentana - Firenze<br />
Lo scorso 22 settembre la storica Galleria d’Arte Mentana di Firenze ha inaugurato la<br />
nuova sede in via della Mosca 5 r − a pochi passi da piazza Mentana − con una mostra<br />
di arte contemporanea internazionale dal titolo Contempor-Arte.<br />
Dal 13 al 31 ottobre la galleria ospiterà la mostra Dimensioni Parallelle, dedicata ai due artisti<br />
internazionali Axel Becker e Mirta Diminić.<br />
La programmazione espositiva proseguirà con la rassegna Invito al Collezionismo, dove saranno<br />
presentate opere di artisti storicizzati come Renato Guttuso, Mario Schifano, Antonio<br />
Corpora, Franco Angeli ed altri.<br />
Dal 24 novembre avrà luogo la mostra di selezione dal titolo Individuazioni, che si concluderà<br />
il 10 dicembre 2018.<br />
E’ inoltre in programmazione il grande evento espositivo di Natale Valori di Continuità che si<br />
svolgerà sia presso la galleria che negli spazi di un importante hotel fiorentino, con cui è stata<br />
avviata di recente una bella collaborazione.<br />
Vi aspettiamo,<br />
Giovanna Laura Adreani<br />
Art Director<br />
+ 39 335 1207156<br />
Franco Angeli, America America, cm 80x120 (ph. courtesy Galleria d'Arte Mentana)<br />
GALLERIA D’ARTE MENTANA<br />
Via della Mosca 5r (angolo Piazza Mentana) - 50122 (FI)<br />
+39.055.211984 - www.galleriamentana.it<br />
galleriamentana@galleriamentana.it
Firenze<br />
Mostre<br />
Galleria d’Arte Mentana - Firenze<br />
Dimensioni parallelle: la mostra bipersonale degli artisti<br />
Axel Becker e Mirta Diminic in corso dal 13 al 31 ottobre<br />
di Daniela Pronestì<br />
Prosegue l’attività espositiva della<br />
Galleria d’Arte Mentana, da poco<br />
trasferitasi nella nuova sede di<br />
via della Mosca, con la mostra bipersonale<br />
Dimensioni parallele, in corso dal<br />
13 al 31 ottobre 2018. Riunite per l’occasione<br />
le opere di Axel Becker e Mirta<br />
Diminic, artisti diversi per formazione<br />
ed esperienza ma affini sul piano della<br />
sensibilità espressiva. Entrambi, infatti,<br />
si collocano nell’ambito dell’arte astratta,<br />
declinata, nel caso di Axel Becker, in<br />
chiave minimalista-concettuale e concentrata<br />
invece sull’energia gestuale<br />
nell’opera di Mirta Diminic. Quest’ultima<br />
trasforma la superficie del dipinto<br />
in uno schermo su cui proiettare sensazioni<br />
e pensieri; è la ricerca di un significato<br />
esistenziale che passa attraverso<br />
un processo di intima e profonda rielaborazione<br />
del proprio vissuto. L’azione<br />
pittorica s’imprime sul supporto generando<br />
un tracciato al contempo istintivo<br />
e meditato, una scrittura interiore<br />
− potremmo anche dire − che cattura<br />
l’attimo proiettandolo in un’illimitata dimensione<br />
temporale. Seppure affrancata<br />
dai vincoli della rappresentazione, la<br />
pittura dell’artista polacca mantiene un<br />
forte senso compositivo, privilegiando<br />
soprattutto il movimento verticale<br />
e alternando diluizione e concentrazione<br />
delle stesure al centro dell’opera.<br />
Per Axel Becker, invece, la tela è luogo<br />
di una riflessione sul presente, con<br />
Mirta Diminic, Pensieri, tecnica mista<br />
particolare attenzione al materialismo<br />
e al caos linguistico della società contemporanea.<br />
La ricerca di uno spazio<br />
neutro all’interno del quale ristabilire il<br />
valore delle cose e l’autenticità dei significati<br />
sembra essere il principale<br />
intento dell’artista tedesco, il cui linguaggio,<br />
volutamente minimale, si avvale<br />
soprattutto di stesure piatte, quasi<br />
sempre monocrome, e di pochi altri elementi<br />
inseriti sul piano come “unità” in<br />
cui si condensa il significato dell’opera.<br />
Talvolta, invece, prevale un ritmo più<br />
geometrico, con forme e linee che guidano<br />
lo sguardo dell’osservatore consentendogli<br />
di orientarsi in uno spazio<br />
immateriale.<br />
La mostra, con inaugurazione sabato<br />
13 settembre, si protrarrà fino al 30 del<br />
mese e sarà visitabile tutti i giorni dalle<br />
11 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30,<br />
esclusi domenica e lunedì mattina.<br />
Axel Becker, L'urlo, tecnica mista<br />
Axel Becker, Soldi per niente 1, tecnica mista<br />
Mirta Diminic, Quando arriva il momento, tecnica mista<br />
GALLERIA D'ARTE MENTANA 61
Circolo Amatori Arti Figurative<br />
Palazzo Ghibellino - Empoli<br />
Mostra collettiva di arte contemporanea<br />
Dal 5 al 21 ottobre 2018<br />
A cura di Lucia Raveggi<br />
Alessandro Andreuccetti Umberto Maggiorelli<br />
Joanna Aston<br />
Domenico Magnoli<br />
Silvia Baldacci<br />
Arnaldo Marini<br />
Maria Grazia Baldi<br />
Stefano Marrucci<br />
Laura Ballini<br />
Gabriella Martino<br />
Antonella Bardi<br />
Maurizio Masini<br />
Chiara Campigli<br />
Elena Migliorini<br />
Filippo Capperucci Anna Nigro<br />
Vincenzo Cirillo<br />
Chiara Piccardi<br />
Cristian Colella<br />
Alessandro Poggianti<br />
Luciano Faggi<br />
Vinicio Polidori<br />
Maria Grazia Fusi<br />
Stefania Pratesi<br />
Patrizia Gabellini<br />
Cristina Sibaldi<br />
Ionela Gheorghe<br />
Skim (Francesco Forconi)<br />
Elena Gheri<br />
Marta Tomaselli<br />
Ilaria Gori<br />
Mariella Rossi Tonelli<br />
Giusi Gramigni<br />
Angela Viti<br />
Corina Iuresi<br />
Giuseppina Maestrelli (Peppetta)<br />
Riprese televisive Toscana TV<br />
per la rubrica Incontri con l’Arte<br />
Inaugurazione venerdì 5 ottobre ore 17.30<br />
Orari: aperto tutti i giorni dalle 17 alle 19, da martedì a domenica<br />
Circolo Amatori Arti Figurative Il Ghibellino | Palazzo Ghibellino, Piazza Farinata degli Uberti 10, Empoli
I libri del<br />
Mese<br />
Il fiore dell’amicizia<br />
Il nuovo romanzo di Lenio Vallati<br />
di Fabrizio Borghini<br />
Lenio Vallati è nato a Gavorrano<br />
(GR) nel 1953 e risiede a<br />
Sesto Fiorentino. Ha pubblicato<br />
tre volumi di poesie, tre libri di racconti<br />
e un romanzo, Graffio d’Alba. Dal<br />
2004 partecipa a concorsi di poesia e<br />
narrativa, ottenendo numerosi premi.<br />
Da ricordare: nel 2007 il 1° premio al<br />
“Molinello” di Rapolano Terme per la<br />
narrativa inedita. Il 15 dicembre 2012,<br />
in Palazzo Vecchio, Salone dei 500, gli<br />
viene assegnata una targa alla carriera<br />
letteraria. E’ presente in numerose antologie<br />
tra le quali ricordiamo Poeti in<br />
Toscana di Toscana Cultura. Dal 2012<br />
è in giuria in vari premi letterari. È referente<br />
per il Settore Letterario dell’Associazione<br />
Liberarte di Sesto Fiorentino,<br />
della quale dal 2019 assumerà la carica<br />
di presidente. Nel settembre 2018<br />
è stato pubblicato dalla Porto Seguro<br />
Editore il suo secondo romanzo, Il fiore<br />
dell’amicizia, che verrà presentato entro<br />
la fine di ottobre al Caffè Decò di Firenze.<br />
Il fiore dell’amicizia (2018, Porto Seguro<br />
Editore) è una storia moderna<br />
che può interessare i giovani, in quanto<br />
parla del mondo di Facebook e dell’amicizia<br />
virtuale così in voga al giorno d’oggi.<br />
In pratica è un thriller dove al centro di tutto<br />
sta una grande storia di amicizia. I colpi<br />
di scena non mancano. Il romanzo inoltre<br />
tratta problematiche sociali come la mancanza<br />
di lavoro tra i giovani, che è identica<br />
sia in Italia che in Argentina, dove la<br />
storia è ambientata, e affronta con umanità<br />
anche il tema della povertà, diffusa in<br />
ampi strati della popolazione. È ambientato<br />
in Argentina e precisamente a Buenos<br />
Aires, una metropoli moderna dal fascino<br />
inconfondibile, dove la vita scorre a ritmo<br />
del tango, tra le viuzze acciottolate del<br />
quartiere San Telmo e i negozietti di antiquariato,<br />
tra profumi e colori che affascineranno<br />
il lettore. Ma è proprio il tango il<br />
filo conduttore della storia, che porterà a<br />
una conclusione del tutto inaspettata, in<br />
un continuo susseguirsi di emozioni alla<br />
ricerca di una ragazza scomparsa. Si parte<br />
dalla fine, dove il protagonista, Enrico,<br />
noto scrittore di poesie e racconti, si trova<br />
costretto a vivere in un monolocale. Accanto<br />
a lui la figlia Paola, che lo aiuta a<br />
mettere a posto le sue cose in uno spazio<br />
angusto. La moglie, infatti, lo ha messo<br />
fuori di casa da circa un mese e la sua<br />
ira non accenna a placarsi. Ma qual è il<br />
motivo per cui si è creata questa situazione?<br />
Enrico da tempo medita di entrare<br />
nel mondo magico di Facebook, e per<br />
questo chiede aiuto alla figlia Paola. Dopo<br />
non poche difficoltà, entra nel mondo delle<br />
faccine colorate e conosce una ragazza<br />
argentina, Martina, residente a Buenos Aires.<br />
Anche lei è una brava poetessa, e tra<br />
i due si stabilisce un rapporto di intensa e<br />
profonda amicizia. Questo non piace però<br />
alla moglie Paola che si ritiene messa da<br />
parte. La ragazza è insidiata su Facebook<br />
da un uomo misterioso che minaccia di rivelare<br />
fatti compromettenti a suo marito,<br />
e questa neonata amicizia ne risente, fino<br />
al punto che Martina invia all’amico una richiesta<br />
di aiuto. Poche parole, che il pro-<br />
Lenio Vallati durante la presentazione del libro<br />
tagonista però non può ignorare. Enrico<br />
prende il primo aereo per Buenos Aires.<br />
Questo incontro virtuale porterà il protagonista<br />
a conoscere una realtà diversa<br />
dalla propria, affrontando una serie di peripezie<br />
e incontrando persone che cambieranno<br />
per sempre la sua vita.<br />
LENIO VALLATI 63