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TRAKS MAGAZINE #20

Ecco la nuova edizione di TRAKS MAGAZINE: in copertina Miza Mayi, e poi interviste a ThePrice, Sque, Luca Burgio, Lo-Fi Poetry, Nero Kane, Roberto My, A Red Idea, I miei migliori complimenti, Medicamentosa, Nevica, Ground Control, Andrea Andrillo

Ecco la nuova edizione di TRAKS MAGAZINE: in copertina Miza Mayi, e poi interviste a ThePrice, Sque, Luca Burgio, Lo-Fi Poetry, Nero Kane, Roberto My, A Red Idea, I miei migliori complimenti, Medicamentosa, Nevica, Ground Control, Andrea Andrillo

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GROUND CONTROL<br />

“Untied” è il disco d’esordio della psycho-stoner band emiliana che trae<br />

evidente ispirazione “ideale” da Bowie ma anche dal mondo della cinematografia<br />

Volete raccontare la (non lunghissima)<br />

storia della vostra<br />

band fin qui?<br />

La band nasce casualmente il 10<br />

di gennaio del 2017 a un anno<br />

esatto di distanza dalla morte di<br />

Bowie, quindi da qui l’idea del<br />

nome della band come una sorta<br />

di omaggio. La band è formata<br />

da Marco Camorani alla chitarra,<br />

Pietro Albera alla batteria e Marco<br />

Ravasini alla voce a cui dopo<br />

sole poche settimane si è aggiunto<br />

Jambo Iori al basso, siamo tutti<br />

musicisti da diversi anni in attività<br />

nella scena emiliana. La ricerca di<br />

un sound particolare ci ha portato<br />

sin da subito a sperimentare, metterci<br />

alla prova per cercare una<br />

nostra identità che fosse la perfetta<br />

espressione dell’unione delle<br />

nostre quattro differenti sensibilità<br />

artistiche; dopo poco l’abbiamo<br />

individuata con la musica che<br />

facciamo, un genere che ci piace<br />

chiamare psycho-stoner ma un<br />

genere che forse in realtà nemmeno<br />

esiste ufficialmente... Quello<br />

che potete ascoltare nel nostro disco<br />

Untied uscito a dicembre.<br />

Dal punto di vista sonoro direi<br />

che il vostro disco punta verso<br />

un suono molto compatto e potente.<br />

Avete un metodo di scrittura<br />

delle canzoni o vi affidate<br />

all’ispirazione del momento?<br />

Grazie. Quello che cerchiamo di<br />

fare è non darci limitazioni, cercare<br />

di non seguire cliché e strade<br />

troppo battute. Non seguire a<br />

tutti i costi una struttura precisa<br />

di canzone nella quale debba per<br />

forza esserci una strofa o un ritornello<br />

piuttosto che un assolo di<br />

chitarra nel punto in cui tutti se lo<br />

aspetterebbero... Seguiamo il più<br />

possibile l’ispirazione e ci lasciamo<br />

andare<br />

completamente,<br />

senza<br />

rimorsi.<br />

Una dimensione<br />

fondamentale<br />

dove abbandonare<br />

l’autocontrollo<br />

e<br />

dove sentirsi<br />

davvero liberi, dove trovare<br />

conforto e sentirsi parte di qualcosa,<br />

esprimere sé stessi attraverso<br />

la musica intesa come creazione,<br />

senza la paura di sentirsi assoggettati<br />

a regole e dogma predefiniti.<br />

Come nasce “Kaputt Mundi”?<br />

Kaputt Mundi nasce da una jam<br />

session strumentale di sole batteria<br />

e chitarra, materiale registrato<br />

insieme a tanto altro per un successivo<br />

riascolto a freddo. La cosa<br />

che ci colpiva riascoltando il riff<br />

di chitarra e il groove di batteria<br />

era la ripetitività a ciclo chiuso, il<br />

fatto che potenzialmente poteva<br />

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