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Salute
A cura di
Stefano Grifoni
Gli anziani e le difficoltà di
aderenza alla terapia
di Stefano Grifoni
Ogni volta che una persona anziana
viene dimessa dall’ospedale,
si ritrova con due nuove
prescrizioni di medicine. Il risultato è
che si passa da una media di cinque
a ben sette farmaci da assumere ogni
giorno. Al crescere del numero di farmaci,
diminuirebbe fino al 70% l'aderenza
alle cure. La costanza e l'impegno
del paziente (47%), la sua motivazione
(40%) e la fiducia che ripone nel
proprio medico (38%) favorirebbero
l’aderenza alla terapia prescritta. Al
contrario, a compromettere l'aderenza
alla cura ci sarebbero il costo elevato
di certe terapie (40%), l'insorgenza di
effetti collaterali (38%) e lo scarso impegno
del paziente stesso (37%). Un
ulteriore disagio avrebbe origine dalla
sostituzione di un farmaco con un altro
con lo stesso principio attivo ma con un
nome diverso e confezionato in maniera
differente. Le patologie in cui i pazienti
aderiscono di più alle cure sono quelle
cardiovascolari, peggio per le malattie
respiratorie, poco per le malattie gastroenterologiche.
Programmi di supporto al paziente
Una strategia per migliorare il trattamento farmacologico nella terza età
di Daniela Pronestì
Il processo di invecchiamento rende
la cura degli anziani e in particolare
l’assunzione di farmaci un
compito impegnativo. La compresenza
nella terza età di più malattie croniche e
condizioni cliniche (le cosiddette “sindromi
geriatriche”) rappresenta una
sfida per il medico prescrittore, come
conferma l’alta percentuale di reazioni
avverse ai farmaci in questa fascia della
popolazione. Non va dimenticato che
spesso, a causa di deficit cognitivi o di
disabilità, le persone anziane non sono
in grado di assumere i farmaci prescritti.
Nel loro complesso, questi fattori influenzano
negativamente l’aderenza alla
prescrizione medica. Un problema che va
affrontato con un cambiamento comportamentale
da parte del paziente e soprattutto
con la semplificazione delle terapie
farmacologiche nei soggetti più anziani,
facilitando l’assunzione dei farmaci nel
caso della politerapia, riducendo le dosi,
mitigando gli effetti di una compromissione
visiva e motoria. Un sensibile
contributo a riguardo viene dai Patient
Support Programs, cioè Programmi
di Supporto ai Pazienti, un sistema
di servizi rivolti a semplificare la relazione
medico / paziente / terapia con
l’assistenza domiciliare, il supporto
psicologico di persona e online, i servizi
telematici. L’obiettivo è affiancare il
paziente in tutti gli stadi della malattia,
in modo da migliorare l’aderenza alla
terapia e la qualità della sua vita. Servizi
di PSP, diffusi negli ultimi decenni
in tutto il mondo, sono ormai una realtà
anche in Italia.
Stefano
Grifoni
Nato a Firenze nel 1954, Stefano Grifoni è direttore del reparto di Medicina e Chirurgia di Urgenza del Pronto
Soccorso dell’Ospedale di Careggi e sempre presso la stessa struttura è direttore del Centro di Riferimento Regionale
Toscano per la Diagnosi e la Terapia d’Urgenza della Malattia Tromboembolica Venosa. Ha condotto numerosi
studi nel campo della medicina interna, della cardiologia, della malattie del SNC e delle malattie respiratorie e
nell’ambito della medicina di urgenza. Membro del consiglio Nazionale della Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza,
è vice presidente dell’associazione per il soccorso di bambini con malattie oncologiche cerebrali Tutti per
Guglielmo e membro tecnico dell’associazione Amici del Pronto Soccorso con sede a Firenze. Ha pubblicato oltre 160
articoli su riviste nazionali e internazionali nel settore della medicina interna e della medicina di urgenza e numerosi testi
scientifici sullo stesso argomento. Da molti anni collabora con RAI TRE Regione Toscana nell’ambito di programmi
di medicina, con il quotidiano La Nazione e da tre anni tiene una trasmissione radiofonica quotidiana sulla salute.
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GLI ANZIANI