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La Freccia Febbraio 2020

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PER CHI AMA VIAGGIARE<br />

BICI E BACI<br />

VIAGGI PER DUE RUOTE E DUE CUORI<br />

CARNEVALE AD ARTE<br />

DA VENEZIA A PUTIGNANO,<br />

DA ARLECCHINO A MIRÒ<br />

TRA TEATRO E TV<br />

TIMI, DELLA GHERARDESCA,<br />

MONTRUCCHIO, ZEFFIRELLI,<br />

BARBERIO CORSETTI, BRUNO,<br />

MICHIELETTO, ESCOBAR<br />

ANNO XII | NUMERO 2 | FEBBRAIO <strong>2020</strong> | www.fsitaliane.it<br />

DI VERDONE<br />

CE N’È UNO


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EDITORIALE<br />

AGIRE SOSTENIBILE<br />

Èil 1938. Sandro Penna, uno dei più grandi poeti<br />

italiani del ‘900, ci regala questi versi: «Di febbraio<br />

a Milano/non c’erano le nebbie./Ma numerosi<br />

sciami di ciclisti/andavano nel sole silenziosi./E li fermava<br />

come in una gara/sospesa il suonatore siciliano».<br />

Apriamo così questo numero della <strong>Freccia</strong>. Con il sole, i ciclisti,<br />

tanti, in un’epoca ignara di quella motorizzazione di<br />

massa che avrebbe soffocato decenni dopo le nostre città,<br />

e poi con i musicisti di strada, e l’incanto delle loro note che<br />

invitano a fermarsi. Sono alcuni degli ingredienti che troverete<br />

tra le pagine della rivista.<br />

Anche noi proviamo a scacciare la nebbia, parlando di impegno<br />

civile e di sostenibilità. Leggerete che quest’ultima<br />

non è una semplice parola di moda o un orpello, ma può<br />

fare rima persino con produttività e miglioramento delle<br />

performance di un’impresa. E poi racconteremo di treni e<br />

bici, e turismo dolce nell’anno del treno turistico, di canzoni<br />

che evocano viaggi ferroviari, della magia del Carnevale e<br />

del teatro, di un’arte che innamora e degli spettacoli che<br />

ci invitano a sorridere e ridere, e comunque a sospendere<br />

la gara quotidiana, fermarsi, come i ciclisti di Penna, e in-<br />

terrogarsi. Per chiedersi, soprattutto, dove ci porta questo<br />

nostro andare.<br />

Lo scorso gennaio il Gruppo FS ha aderito al Manifesto<br />

di Assisi per «un'economia a misura d'uomo contro<br />

la crisi climatica». FS Italiane, pur avendo la sostenibilità<br />

nel suo stesso Dna, ha deciso di sostenere sfide ancora<br />

più impegnative, come quella di abbattere tutte le<br />

sue emissioni di CO 2<br />

per diventare carbon neutral entro<br />

il 2050 e mettere la persona al centro di ogni suo agire.<br />

L’amore e il rispetto per la persona, e per l’ambiente in cui<br />

vive insieme a tutti gli altri esseri, è il messaggio ancora<br />

vivo di San Francesco a credenti e non.<br />

Per FS Italiane è una mission che permea ogni attività, è<br />

l’etica che si fa economia, perché l’agire sostenibile è, e lo<br />

sarà ogni giorno di più, un vero volano di sviluppo e di creazione<br />

di valore per il sistema Paese. E anche perché, come<br />

ha detto l’amministratore delegato, Gianfranco Battisti, «FS<br />

Italiane, quale grande Gruppo industriale nel settore dei<br />

trasporti, ha la responsabilità e la consapevolezza di quanto<br />

le proprie scelte possano incidere sulla qualità della vita<br />

delle persone e sugli equilibri naturali».<br />

© scabrn/Adobestock<br />

2


MEDIALOGANDO<br />

L’INFORMAZIONE COME<br />

PRESIDIO DI DEMOCRAZIA<br />

NUOVI LINGUAGGI PER RAGGIUNGERE I PIÙ GIOVANI.<br />

LA FRECCIA INCONTRA GIUSEPPINA PATERNITI, DIRETTRICE DEL TG3<br />

di Marco Mancini<br />

marmanug<br />

Giuseppina Paterniti, direttrice del Tg3, nel nuovo studio<br />

<strong>La</strong> <strong>Freccia</strong> è tornata nella cittadella<br />

Rai di Saxa Rubra per incontrare<br />

la direttrice del Tg3,<br />

Giuseppina Paterniti. Ho conosciuto<br />

Giuseppina quasi 20 anni fa, quando,<br />

abbandonata la quieta dimensione<br />

della provincia, ho iniziato a lavorare<br />

nella Capitale. Professionista tosta e<br />

rigorosa, è stata una delle prime giornaliste<br />

con cui, dall’Ufficio stampa di<br />

Ferrovie dello Stato, ho intrattenuto<br />

frequenti contatti di lavoro incardinati<br />

sempre sulla massima correttezza e<br />

trasparenza e presto facilitati da una<br />

reciproca stima. Anche allora era al<br />

Tg3, nella redazione economica. Poi<br />

ci siamo persi di vista. <strong>La</strong> ritrovo oggi,<br />

affabile nei toni e nei modi quanto coriacea<br />

e rigorosa nella difesa dei principi<br />

e dei fini della professione e, nel<br />

contempo, appassionata e dinamica<br />

nel voler valorizzare le potenzialità<br />

dei nuovi strumenti di comunicazione.<br />

Il giornalismo cambia, ma i fondamentali<br />

restano, sei d’accordo?<br />

Certo, io reputo tra le cose più importanti<br />

che mi siano capitate nella vita<br />

quella di aver trascorso circa 13 anni<br />

nella redazione economica del Tg3.<br />

Perché mi ha dato la possibilità di<br />

3


MEDIALOGANDO<br />

strutturarmi mentalmente sapendo<br />

che non si può rimanere sulla superficie<br />

delle notizie. Che occorre essere<br />

rigorosi, perché spostare una virgola<br />

o un punto cambia il significato del<br />

tuo racconto. E meticolosi. Ho seguito<br />

ben 12 Leggi Finanziarie concentrata<br />

a leggere riga per riga tutti i fogli e gli<br />

emendamenti perché niente mi sfuggisse.<br />

E poi ho imparato a guardare<br />

con occhio attento i vari fenomeni sociali,<br />

il rapporto tra le istituzioni dello<br />

Stato e tra le varie componenti della<br />

società. Anche tra quelle che oggi<br />

qualcuno reputa marginali, come il<br />

mondo sindacale, ma che di fatto<br />

coinvolgono milioni di persone.<br />

Poi sei stata a Bruxelles, e hai avuto<br />

modo di acquisire un diverso punto<br />

di vista.<br />

È stata una fase di grande impegno e<br />

studio, rispetto a istituzioni e a valori<br />

in cui ho sempre creduto. Sono arrivata<br />

quando l’attività di Bruxelles stava<br />

languendo, era l’epoca della prima<br />

commissione Barroso. A risvegliarla<br />

è stata la drammatica crisi finanziaria<br />

del 2008, scoppiata oltre Atlantico e<br />

poi arrivata anche da noi, in tutta la<br />

sua virulenza. Costringendoci a prendere<br />

atto della profonda trasformazione<br />

in corso, che non riguardava<br />

solo la finanza e includeva la crisi del<br />

debito sovrano, quello della Grecia in<br />

particolare. Ecco, lì l’Europa è tornata<br />

a essere centrale, per molti punti di vista,<br />

ma è anche emersa con chiarezza<br />

la necessità di una maggiore integrazione<br />

politica senza la quale sarà impossibile<br />

che l’Unione muova concreti<br />

passi in avanti.<br />

Cos’altro ti ha insegnato l’esperienza<br />

in Europa?<br />

Ha confermato l’assoluta convinzione<br />

della centralità del nostro ruolo<br />

di giornalisti come presidio di democrazia,<br />

soprattutto in questa fase di<br />

evoluzione della comunicazione e del<br />

linguaggio. Quando ero a Bruxelles, il<br />

problema di riuscire a porre domande<br />

ai nostri interlocutori era serissimo.<br />

Perché c’era chi, ad esempio gli<br />

esponenti della Cina, le rifiutavano,<br />

limitandosi a rilasciare dichiarazioni.<br />

Altri no, come la cancelliera Merkel,<br />

che quando finiva un incontro, fosse<br />

stata anche notte fonda, era lì, pronta<br />

ad ascoltarci e a risponderci.<br />

Insomma, l’informazione non può<br />

limitarsi a fare da megafono alle dichiarazioni<br />

dei politici, che tra l’altro<br />

ormai con i social si rivolgono direttamente<br />

al loro pubblico.<br />

No, la stampa dovrebbe lavorare e<br />

lavora per garantire ai cittadini informazioni<br />

corrette, in modo che possano<br />

avere un controllo quanto più<br />

diretto sull’operato della politica. Abbiamo<br />

una grande tradizione su cui<br />

fare perno. Non possiamo rinunciare,<br />

con l’avvento dei social e delle varie<br />

piattaforme digitali, al nostro compito,<br />

alla mediazione giornalistica, a essere<br />

uno dei pilastri della nostra democrazia.<br />

Questo implica un’evoluzione della<br />

professione, capace di adottare linguaggi<br />

e usare strumenti nuovi.<br />

Quando sono tornata da Bruxelles,<br />

dopo otto anni, accettando il ruolo<br />

di vice direttore del Tgr, l’ho fatto, se<br />

vuoi, anche per completare la mia<br />

formazione professionale, affrontando<br />

l’informazione locale. Ma la vera<br />

sfida è stata un’altra: impegnarmi su<br />

un fronte che oggi considero fondamentale,<br />

quello del web e delle informazioni<br />

che si confrontano con i social.<br />

In quel periodo abbiamo siglato<br />

12 accordi con il sindacato per aprire<br />

altrettante pagine social del Tgr, al<br />

momento ne sono aperte 11, abbiamo<br />

formato e qualificato giornalisti al linguaggio<br />

digitale, inaugurato profili Facebook,<br />

Twitter e Instagram, offrendo<br />

un’informazione pubblica in modalità<br />

multimediale e crossmediale. Abbiamo<br />

chiesto ai nostri giornalisti di usare<br />

lo smartphone come strumento per<br />

scattare la prima foto o filmare il primo<br />

video, di mandarlo direttamente al<br />

sito web per poi diffonderlo sulle varie<br />

piattaforme digitali.<br />

<strong>La</strong> sfida oggi è questa…<br />

È una sfida anche più ampia, più generale,<br />

quella di riqualificarci come<br />

giornalisti non solo nel linguaggio<br />

ma nella capacità di comprendere e<br />

raccontare una società complessa,<br />

plurale, multietnica, fatta di città e<br />

paesi, che vive la grande difficoltà di<br />

comunicare, soprattutto tra vecchie<br />

e giovani generazioni. Allora il compito,<br />

della Rai in particolare, come<br />

servizio pubblico, credo sia quello di<br />

allargare il proprio orizzonte iniziando<br />

a occuparsi sempre di più dei giovani,<br />

dei loro interessi, della loro sensibilità.<br />

Noi, tanto per fare un esempio, qualche<br />

tempo fa abbiamo seguito il dialogo<br />

tra Nicola <strong>La</strong>gioia, direttore del<br />

Salone del libro di Torino, e una rapper,<br />

nella sede della cultura italiana<br />

che è la Treccani.<br />

Contaminazioni al limite del sacrilego…<br />

Ma positive. Come giornalisti dobbiamo<br />

rifletterci e ridisegnare il nostro<br />

ambito di movimento. Quello di cui<br />

sono più soddisfatta in quest’anno<br />

passato al Tg3 (è direttrice dal novembre<br />

2018, ndr) è che siamo riusciti<br />

a crescere in termini di audience sulle<br />

fasce più giovanili. Perché abbiamo<br />

puntato molto sulle scuole, sulle associazioni,<br />

sui movimenti, abbiamo<br />

seguito Greta e tutti i Fridays for Future<br />

fin dall’inizio. Abbiamo condiviso<br />

i nostri contenuti sui social, ottenendo<br />

ottimi riscontri come quando abbiamo<br />

pubblicato video su Instagram<br />

sottotitolati e scelti accuratamente<br />

per quel tipo di pubblico. Anche pezzi<br />

non propriamente leggeri. Con un<br />

occhio attento alle diverse caratteristiche<br />

di ogni piattaforma, sapendo<br />

della disaffezione dei più giovani verso<br />

Facebook e Twitter.<br />

E i risultati arrivano?<br />

Certo, lo constatiamo dalle visite, dalle<br />

interazioni con la nostra redazione<br />

di media management. <strong>La</strong> stessa Greta<br />

ha interagito con i nostri profili, con<br />

due like su Twitter. Ecco, il nostro interesse,<br />

almeno come Tg3, è riuscire a<br />

raggiungere un pubblico sempre più<br />

ampio, in particolare quello che non<br />

guarda più, o quasi più, la televisione.<br />

Sui social vi muovete su un terreno<br />

minato, tra fake news, haters, superficialità<br />

imperante, strategie di persuasione<br />

di massa.<br />

È vero, il mondo dell’informazione sta<br />

attraversando un momento delicatissimo.<br />

Sappiamo come da una fake<br />

news possano nascere conseguenze<br />

durissime persino per le democrazie,<br />

è quindi estremamente importante<br />

offrire, proprio su queste piattaforme,<br />

un marchio e un’informazione qualificata<br />

e certificata che i Tg della Rai,<br />

come tanti grandi giornali, possono<br />

garantire. Serve restare centrali.<br />

C’è però chi questa autorevolezza e<br />

terzietà l’ha messa in discussione,<br />

immaginando di trovare nel “libero”<br />

web un’informazione indipendente,<br />

4


senza un editore con i propri interessi<br />

da difendere.<br />

Che le diverse testate abbiano un<br />

proprio orientamento è del tutto legittimo,<br />

quello che occorre sempre<br />

è raccontare e scavare bene nei fatti,<br />

cercando di andare un po’ al di là della<br />

cronaca spicciola e del commento<br />

immediato. Invece sui social i pareri<br />

vengono facilmente assimilati alle<br />

verità storiche. E rispetto a un fatto,<br />

che oggettivamente ha una sua consistenza,<br />

la contrapposizione di due o<br />

tre pareri rende relativo perfino il fatto.<br />

<strong>La</strong> nostra presenza su quelle piattaforme<br />

può fare la differenza. Perché<br />

se ci sei, come Tg Rai, qualcuno può<br />

cercarti e chiedersi: «Vediamo cosa<br />

dice la Rai».<br />

C’è chi mette in discussione anche<br />

l’obiettività e terzietà dell’informazione<br />

Rai…<br />

Guarda, a volte le scelte possono essere<br />

difficili e più complesse, ma in<br />

quest’anno trascorso alla direzione<br />

del Tg3 non mi sento di dire di essere<br />

stata condizionata mai nelle mie decisioni.<br />

Forse si sa che sono una con cui<br />

non è facile discutere, per carattere<br />

(ride, ndr). E comunque basta esigere<br />

il rispetto dell’articolo 6 del nostro<br />

contratto nazionale, che conferisce al<br />

direttore il potere di lavorare in piena<br />

libertà e autonomia e ti difende da ingerenze<br />

esterne.<br />

Qual è il tratto caratteristico del Tg3?<br />

Nel nostro mondo c’è chi per conquistare<br />

audience o lettori costruisce<br />

titoli a effetto, chi dà grande spazio<br />

alla cronaca nera o rosa, a notizie curiose,<br />

a immagini pruriginose o spiritose…<br />

Noi la cronaca nera, se possibile, la<br />

evitiamo con grande accuratezza, non<br />

è la nostra vena. Piuttosto raccontiamo<br />

molto il sociale, cercando di cogliere<br />

le spinte verso il cambiamento,<br />

l’innovazione, le startup. Ce ne sono, e<br />

ne abbiamo parlato, nate in Italia che<br />

hanno conquistato notorietà mondiale.<br />

Ecco, raccontiamo quel che emerge<br />

di buono nella società, le storie di<br />

resistenza rispetto al crimine organizzato<br />

e alle mafie. A metà gennaio,<br />

mentre la cronaca riferiva della maxi<br />

retata contro la mafia dei Nebrodi,<br />

abbiamo mostrato l’esempio virtuoso<br />

di Troina, un paese che in quel territorio<br />

ha costruito un suo modello cooperativo<br />

per opporsi alle infiltrazioni<br />

mafiose.<br />

Insomma, informazione e impegno<br />

civile.<br />

Com’è nella tradizione del Tg3. <strong>La</strong><br />

squadra con cui lavoro è eccezionale,<br />

fatta di colleghi capaci e impegnati.<br />

Un grande lavoro corale in cui nessuno<br />

si risparmia. Del resto, noi facciamo<br />

un giornale di servizio pubblico<br />

e compiamo scelte diverse rispetto<br />

a testate che hanno altre identità e<br />

logiche. Sono convinta che con la notizia<br />

morbosa di cronaca nera o rosa<br />

puoi ottenere un picco di visite su un<br />

sito, ma la credibilità è qualcosa che<br />

conquisti poco a poco, la formi nel<br />

telespettatore e nel lettore fornendo<br />

con continuità un certo tipo di notizie<br />

di qualità fino a diventare per loro un<br />

punto di riferimento.<br />

Spesso mi chiedo se non ci sia anche<br />

un problema di qualità dei lettori, un<br />

immiserimento culturale, indotto in<br />

parte da una scuola che non forma<br />

più come una volta.<br />

Non sono d’accordo, nel raffronto<br />

con le scuole e le università del resto<br />

d’Europa credo che l’Italia vanti<br />

un ottimo livello di preparazione dei<br />

docenti e dia una buona formazione<br />

che poi consente ai nostri giovani di<br />

emergere all’estero. È che i docenti<br />

sono chiamati spesso a sopperire ad<br />

altri vuoti sociali. Fino a qualche anno<br />

fa c’era una rete di corpi intermedi<br />

che potevano dare risposte a problemi<br />

che la famiglia, oggi più di un<br />

tempo, con genitori molto occupati o<br />

assenti, non riesce più a risolvere, demandando<br />

questo ruolo alla scuola.<br />

Chi informa può anche educare?<br />

Se c’è un problema di crisi educativa,<br />

più che nella scuola, è nell’assenza di<br />

una connessione credibile tra i corpi<br />

intermedi rimasti attivi in questo Paese,<br />

ossia di quei luoghi dove si affermano<br />

temi e valori intorno ai quali<br />

un ragazzo può spendersi e dare un<br />

senso alla propria vita. L’informazione<br />

può e deve lavorare per meglio connettere<br />

le generazioni e indurre una<br />

reale comunicazione tra loro. Ma io,<br />

che guardo al mondo giovanile con<br />

grandissima attenzione, sono ottimista,<br />

sono sicura che i giovani faranno<br />

meglio di noi. Del resto i Fridays<br />

for future ne sono una testimonianza<br />

formidabile. In Germania il loro movimento<br />

ha già spinto i <strong>La</strong>nder ad accelerare<br />

l’abbandono delle produzioni a<br />

carbone.<br />

C’è soltanto da augurarsi che crescendo<br />

non diventino cinici e poco<br />

lungimiranti come tanti, troppi<br />

adulti.<br />

5


SOMMARIO<br />

FEBBRAIO <strong>2020</strong><br />

IN COPERTINA<br />

CARLO VERDONE<br />

62 100<br />

10<br />

RAILWAY HEART<br />

15<br />

L’ITALIA CHE FA IMPRESA<br />

34<br />

18<br />

SAVE THE DATE<br />

24<br />

WHAT’S UP<br />

pag. 30<br />

34<br />

BIKE TOUR<br />

Da un romantico giro su due ruote<br />

per Verona agli itinerari bici+treno<br />

lungo le ferrovie in disuso<br />

77<br />

UN TRENO DI LIBRI<br />

Invito alla lettura di Alberto Brandani,<br />

che questo mese propone ai lettori<br />

della <strong>Freccia</strong> il nuovo romanzo di<br />

Valérie Perrin, Cambiare l’acqua ai fiori<br />

92<br />

ANIMA MUNDI<br />

Non solo Raffaello e Michelangelo,<br />

ai Musei Vaticani nasce il nuovo<br />

allestimento d’arte di papa Francesco<br />

92<br />

111<br />

47<br />

MADE IN NAPLES<br />

50<br />

LEZIONI DI STORIA FESTIVAL<br />

52<br />

ITALIA IN MASCHERA<br />

61<br />

DIPINGERE IL CARNEVALE<br />

64<br />

NEL NOME DI ZEFFIRELLI<br />

74<br />

ESCOBAR E IL PICCOLO TEATRO<br />

84<br />

TRENI&CANZONI<br />

100<br />

GIOCO A DUE<br />

104<br />

PHOTO<br />

128<br />

FUORI LUOGO<br />

LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO<br />

115<br />

CON FRECCIAROSSA LE GIORNATE SI ALLUNGANO<br />

Le giornate si allungano grazie a nuove possibilità di rientro serale con <strong>Freccia</strong>rossa<br />

tra Torino e Milano e da Milano a Bologna<br />

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6


MJUNI026.indd 1 10/01/20 17:50<br />

Tra le firme del mese<br />

MASSIMO BILIORSI<br />

Giornalista e sceneggiatore. <strong>La</strong>vora all’Accademia<br />

Siena Jazz. Ha collaborato con il musicista Mauro<br />

Pagani per il festival <strong>La</strong> città aromatica di Siena,<br />

due volte premiato come migliore rassegna<br />

dell’anno in Italia<br />

TITTI GIULIANI FOTI<br />

Giornalista professionista, entra nel quotidiano <strong>La</strong><br />

Nazione nel 1984, da anni referente per Cultura e<br />

Spettacoli. Critica teatrale, allieva di Eduardo De<br />

Filippo, ha frequentato anche la prima Bottega<br />

Teatrale di Gassman e Albertazzi. Tra i suoi<br />

maestri Franco Zeffirelli e Maurizio Scaparro<br />

GIUSEPPE LATERZA<br />

Si laurea in Economia e commercio nel 1980<br />

con Federico Caffè e nel 1981 entra nella casa<br />

editrice fondata nel 1901 da Giovanni <strong>La</strong>terza e<br />

ispirata dal filosofo Benedetto Croce, affiancando<br />

il padre Vito e diventandone poi presidente nel<br />

1997. Dal 2006 ha ideato e promosso il Festival di<br />

Economia di Trento e le Lezioni di Storia a Roma<br />

e nel 2019 ha avviato il Festival della Salute<br />

Globale a Padova e Lezioni di storia Festival a<br />

Napoli<br />

I numeri<br />

di questo numero<br />

500<br />

le bottiglie in assaggio<br />

al VinNatur di Genova<br />

[pag. 22]<br />

1.200<br />

i chilometri di linee<br />

ferroviarie da trasformare<br />

in greenways<br />

[pag. 40]<br />

10<br />

le collaboratrici<br />

del sarto Alfredo Rifugio<br />

[pag. 48]<br />

80MILA<br />

e oltre gli oggetti della<br />

collezione del nuovo<br />

Museo Anima Mundi<br />

[pag. 92]<br />

Read also<br />

<strong>La</strong> <strong>Freccia</strong> Junior, il mensile di giochi,<br />

fumetti e curiosità per i più piccoli,<br />

in distribuzione al FRECCIABistrò di<br />

<strong>Freccia</strong>rossa e <strong>Freccia</strong>rgento, nei<br />

FRECCIAClub e FRECCIALounge<br />

e nelle SalaFRECCIA<br />

Gira pagina<br />

e comincia a<br />

LEGGERE e GIOCARE!<br />

Il viaggio passerà<br />

in un lampo!<br />

GIOCHI, FUMETTI E CURIOSITÀ PER I PICCOLI VIAGGIATORI<br />

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI<br />

DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE<br />

ANNO XII - NUMERO 2 - FEBBRAIO <strong>2020</strong><br />

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA<br />

N° 284/97 DEL 16/5/1997<br />

CHIUSO IN REDAZIONE IL 23/01/<strong>2020</strong><br />

Foto e illustrazioni<br />

Archivio Fotografico FS Italiane<br />

FS Italiane | PHOTO<br />

AdobeStock<br />

Copertina © Claudio Porcarelli<br />

Tutti i diritti riservati<br />

Se non diversamente indicato, nessuna parte della<br />

rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa<br />

senza il consenso espresso dell’editore<br />

Direttore Responsabile<br />

Caporedattrice<br />

Coordinamento Editoriale<br />

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In redazione<br />

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Traduzioni<br />

Hanno collaborato<br />

a questo numero<br />

PER CHI AMA VIAGGIARE<br />

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA<br />

SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE<br />

LICENZA CREATIVE COMMONS<br />

BY-NC-ND 3.0 IT<br />

Info su<br />

creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it<br />

EDITORE<br />

Direzione Centrale Comunicazione Esterna<br />

Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma<br />

fsitaliane.it<br />

Contatti di redazione<br />

Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it<br />

Marco Mancini<br />

Claudia Frattini<br />

Cecilia Morrico,<br />

Francesca Ventre<br />

Silvia Del Vecchio<br />

Gaspare Baglio, Serena Berardi,<br />

Michela Gentili, Sandra Gesualdi,<br />

Luca Mattei, Cristiana Meo Bizzari<br />

Francesca Ventre<br />

Michele Pittalis,<br />

Claudio Romussi<br />

Verto Group<br />

Cesare Biasini Selvaggi, Massimo Biliorsi,<br />

Alberto Brandani, Carlo Cracco, Marzia Dal<br />

Piai, Alessandra Delle Fave, Alessio Giobbi, Titti<br />

Giuliani Foti, Peppe Iannicelli, Itinere, Giuseppe<br />

<strong>La</strong>terza, Valentina Lo Surdo, Alberto Olivetti,<br />

Giuliano Papalini, Ernesto Petrucci, Bruno<br />

Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic,<br />

Elisabetta Reale, Flavio Scheggi, Mario Tozzi<br />

REALIZZAZIONE E STAMPA<br />

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE)<br />

Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com<br />

Coordinamento Tecnico Antonio Nappa<br />

PROGETTO CREATIVO<br />

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello,<br />

Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli<br />

SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | GENNAIO <strong>2020</strong> | www.fsitaliane.it<br />

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA<br />

advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 2600 - 5640 - 2661<br />

ALBERTO OLIVETTI<br />

Professore ordinario di Estetica all’Università<br />

degli Studi di Siena, ha diretto la Scuola di<br />

dottorato Logos e rappresentazione, dedicata<br />

a temi di arte e filosofia. Cura per Il manifesto la<br />

rubrica settimanale Divano<br />

LEGGI il fumetto di<br />

IL MANIFESTO<br />

DEL BUON<br />

VIAGGIATORE<br />

OGNI VIAGGIO È UN’AVVENTURA MERAVIGLIOSA!<br />

<strong>La</strong> carta di questa rivista proviene<br />

da foreste ben gestite certificate FSC ® ️<br />

e da materiali riciclati<br />

On Web<br />

<strong>La</strong> <strong>Freccia</strong> si può<br />

sfogliare su ISSUU<br />

e su fsnews.it<br />

7


NOLEGGIO FACILE DA 19€ AL GIORNO<br />

Un’auto Maggiore conviene!<br />

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ai clienti Trenitalia 800 867 196.<br />

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Offerta non cumulabile con altre promozioni in corso e riservata ai passeggeri delle Frecce, Intercity, Intercity notte, Eurocity ed EuroNight. I passeggeri devono<br />

comunicare il proprio PNR in fase di prenotazione. I punti saranno riconosciuti utilizzando la convenzione Noleggio Facile e CartaFRECCIA presentando la carta<br />

fedeltà all’atto del noleggio e comunicando il codice Noleggio Facile. Per informazioni e prenotazioni: trenitalia.maggiore.it - Numero Verde Maggiore 800.867.196


FRECCIA COVER<br />

di Flavio Scheggi<br />

mescoupsdecoeur<br />

Sconti Trenitalia<br />

Gabriele Basilico<br />

Milano Porta Nuova (2012)<br />

© Archivio Gabriele Basilico<br />

METROPOLI<br />

Il giro del mondo attraverso le più grandi città del Pianeta<br />

immortalate dall’obiettivo di Gabriele Basilico. Fino al 13<br />

aprile a Palazzo delle Esposizioni di Roma, in mostra oltre<br />

250 immagini del noto fotografo milanese, scattate dagli<br />

anni ’60 al primo decennio del Duemila.<br />

Il percorso espositivo si articola in cinque grandi capitoli:<br />

Milano, Ritratti di fabbriche 1978-1980, Sezioni del paesaggio<br />

italiano e Beirut, che comprende due campagne fotografiche,<br />

una realizzata nel 1991 in bianco e nero e l’altra nel<br />

2011 a colori, la prima alla fine di una lunga guerra durata<br />

oltre 15 anni, la seconda per raccontarne la ricostruzione.<br />

Completano l’affresco urbano Le città del mondo, un<br />

viaggio nel tempo e nei luoghi, da Palermo, Bari, Napoli,<br />

Genova e Milano a Istanbul, Gerusalemme, Shanghai, Mosca,<br />

New York e Rio de Janeiro. Infine, la sezione dedicata<br />

a Roma, città nella quale Basilico ha lavorato a più riprese<br />

fino al 2010.<br />

palazzoesposizioni.it<br />

PalazzoEsposizioni<br />

palazzoesposizioni<br />

9


RAILWAY heART<br />

PHOTOSTORIES<br />

PEOPLE<br />

#<strong>Freccia</strong>view<br />

© Letizia Marchionni<br />

letimarchio<br />

IN VIAGGIO<br />

Verso Ancona<br />

© Stefania Romani<br />

10


LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE<br />

DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN<br />

CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME<br />

A cura di Enrico Procentese<br />

enryhills<br />

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it.<br />

L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie<br />

rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà<br />

del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti<br />

tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri<br />

della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, Direzione<br />

Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.<br />

LUOGHI<br />

Treno storico della<br />

Fondazione FS Italiane<br />

Pinzano al Tagliamento (PN)<br />

© Matteo Casola<br />

manovraedintorni<br />

AT WORK<br />

Lorenzo, capotreno<br />

<strong>Freccia</strong>rossa<br />

© Antonio Li Piani<br />

ermetico.op<br />

11


RAILWAY heART<br />

A TU PER TU<br />

a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it<br />

Claudio, 59 anni, dipendente della Divisione Passeggeri<br />

Regionale di Trenitalia in Valle d’Aosta: l’impegno<br />

nel sociale e nel volontariato, la capacità di ascoltare<br />

e stare vicino alle persone.<br />

Di cosa ti occupi in Trenitalia?<br />

Mi occupo di post vendita in Valle d’Aosta, mi trovo quindi<br />

spesso a soddisfare richieste di rimborso, vertenze, reclami.<br />

Un lavoro dinamico e a stretto contatto con la clientela, che<br />

mi porta a un confronto continuo con viaggiatori di ogni tipo,<br />

professione e situazione sociale.<br />

Da quanto tempo sei nel Gruppo FS?<br />

Dai primi anni ’80, ne ho vissuto le trasformazioni da ente a<br />

società per azioni, fino alla divisione tra Trenitalia e Rete Ferroviaria<br />

Italiana. Da circa 20 anni sono alla Divisione Passeggeri<br />

Regionale e trovo il mio lavoro al servizio della clientela appagante,<br />

qualificante e molto vario.<br />

L’elemento più importante per chi si occupa di post vendita?<br />

Senz’altro l’empatia nei confronti di chi, per esempio, raggiunge<br />

il mio ufficio dopo aver riscontrato una criticità in viaggio.<br />

Negli ultimi tempi il sistema di gestione dei reclami si è evoluto<br />

in termini di approfondimento delle richieste; al di là delle<br />

procedure ben definite, infatti, l’obiettivo è andare più a fondo,<br />

entrare nello specifico del singolo episodio, puntare a soddisfare<br />

le esigenze di ogni persona.<br />

Una professione che ben si concilia anche con il recente<br />

riconoscimento che il presidente Mattarella ti ha conferito<br />

quale Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.<br />

Quando, poco prima di Natale, la presidenza della Repubblica<br />

mi ha contatto per rendere omaggio al mio impegno e alla mia<br />

dedizione ai valori del volontariato, quasi non volevo crederci.<br />

Confesso che la cosa, oltre a commuovermi, mi ha anche imbarazzato:<br />

non sono abituato a tanta visibilità, come non lo è,<br />

in genere, alcun volontario, né chi si spende nel sociale.<br />

Come nasce questo tuo impegno e quanto ha influito nel tuo<br />

lavoro?<br />

L’impegno civile e il lavoro sono due mondi che s’incontrano<br />

spesso, anche grazie alla sensibilità dei miei responsabili che<br />

hanno saputo cogliere il valore aggiunto di questa mia passione.<br />

Attualmente sono presidente del Centro di Servizio per<br />

il Volontariato, che raggruppa le associazioni valdostane del<br />

settore, e tra le attività che seguo c’è anche il Dopolavoro ferroviario,<br />

dove ho ricoperto anche il ruolo di presidente nella<br />

mia regione per ben 12 anni, un’altra realtà in cui è possibile introdurre<br />

elementi di socialità, senso di appartenenza e cultura.<br />

Un consiglio che vorresti dare ai tuoi colleghi?<br />

Mai abbassare il livello di attenzione verso le persone. Se un<br />

cliente inizialmente insoddisfatto comprende che dietro un disagio<br />

c’è un’attenta macchina organizzativa che si muove per<br />

risolverlo, vuol dire che abbiamo fatto bene il nostro lavoro.<br />

12


LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE,<br />

VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE<br />

Vito, 31 anni, assistente alla cattedra di Organizzazione<br />

del lavoro e Risorse umane alla Bicocca<br />

e docente di Economia e Diritto in alcuni licei di<br />

Milano, racconta la sua esperienza di viaggio in <strong>Freccia</strong>rossa.<br />

Che tipo di viaggiatore sei e di cosa ti occupi?<br />

Il <strong>Freccia</strong>rossa mi consente di conciliare al meglio i miei<br />

impegni familiari, affettivi e universitari tra nord, centro e<br />

sud del Paese, muovendomi praticamente su tutto l’asse<br />

verticale da Milano a Napoli e viceversa. Oltre all’attività<br />

di assistente universitario e docente nel capoluogo lombardo,<br />

ho avuto modo di realizzare diverse pubblicazioni<br />

scientifiche sul tema delle relazioni industriali e del mercato<br />

del lavoro. A tal proposito è in uscita il mio libro sulla<br />

condizione degli operai della Fiat dopo l’era Marchionne.<br />

Mi sono inoltre dilettato a scrivere un format televisivo sul<br />

genere society show, che punta a creare un ponte tra ricerca<br />

accademica e comunicazione televisiva.<br />

Dunque, un’attività lavorativa molto intensa a Milano. E<br />

per quanto riguarda gli affetti?<br />

Dal 2014 torno periodicamente a Napoli in treno, per poi<br />

raggiungere la famiglia in provincia di Caserta, e avendo<br />

da un anno a questa parte un fidanzato a Roma, gli spostamenti<br />

si sono intensificati. Mi fermo spesso nella Capitale,<br />

sempre percorrendo la Milano-Napoli, tendenzialmente<br />

nei fine settimana, su e giù dal <strong>Freccia</strong>rossa.<br />

Come vi siete conosciuti?<br />

Mi capita spesso di dover viaggiare per partecipare a<br />

eventi di lavoro e conferenze, ed è in una di queste che<br />

ho incontrato Peppino. Dopo esserci scritti su Instagram,<br />

siamo usciti per una pizza e da lì è nato tutto. Quel giorno<br />

avevo prenotato un viaggio di ritorno a Napoli, che mi<br />

sono immediatamente affrettato a spostare per rimanere<br />

con lui, poiché si è trattato di un vero e proprio colpo di<br />

fulmine. Dodici o 15 anni fa, senza il treno ad Alta Velocità,<br />

non sarebbe stato possibile vivere così un amore a<br />

distanza, o lo sarebbe stato a prezzi molto alti, utilizzando<br />

l’aereo.<br />

Che cos’altro ti piace del treno?<br />

Sicuramente i periodi degli esodi, specialmente quelli di<br />

Natale e Pasqua. Nella vita di tutti i giorni il treno è per natura<br />

un luogo dove vivere un’osmosi tra culture che porta<br />

alla conoscenza e al confronto fra persone di diversa natura<br />

sociale. Ma a ridosso delle Feste tutto si accentua ancora<br />

di più: capita di vedere masse di persone che, come<br />

nel mio caso, tornano al Sud per riabbracciare i propri cari.<br />

Oppure mamme e papà che portano i bambini dai nonni,<br />

perché si sono trasferiti a Nord per lavoro. Sono momenti<br />

di ricongiunzione unici, che in treno e nelle stazioni vivo<br />

con passione, divertimento e, ogni volta, con stupore.<br />

13


L’ITALIA che fa IMPRESA<br />

ANIMA GREEN<br />

PROFESSIONALITÀ ITALIANA, RESPIRO E RIGORE INTERNAZIONALI.<br />

LA BEE INCORPORATIONS LAVORA ALLA CERTIFICAZIONE LEED<br />

DI IMMOBILI E NEGOZI CHE CONIUGANO SOSTENIBILITÀ CON<br />

PRODUTTIVITÀ E BENESSERE<br />

di Marco Mancini<br />

marmanug<br />

© Elena Foresto<br />

Si chiama LEED, acronimo di Leadership in Energy<br />

and Environmental Design. È un sistema di certificazione<br />

in ambito edilizio tra i più utilizzati al<br />

mondo, sviluppato negli anni ’90 negli Stati Uniti dal Green<br />

Building Council. Una patente di sostenibilità che attesta<br />

la qualità e l’efficienza di immobili, negozi, uffici. E descrive<br />

con criteri oggettivi e parametri in continua evoluzione quel<br />

tasso di virtuosità capace di conciliare etica ed economia,<br />

quando efficienza e qualità si traducono in maggiore produttività<br />

di chi in quegli spazi ci lavora. A parlarcene, con lucida<br />

passione, è Francesca Galati, architetto e ingegnere ligure,<br />

LEED Accredited Professional. Energica, rigorosa, ironica,<br />

formazione all’estero, una breve esperienza politica, come<br />

consigliere e presidente di commissione nella sua Loano,<br />

Francesca è figlia di un costruttore, prematuramente scomparso,<br />

e di un’insegnante. Il suo è stato un percorso di studi<br />

obbligato quanto congeniale alle sue attitudini, refrattaria<br />

quale si proclama alle materie umanistiche.<br />

«Finito il liceo la domanda non è stata “a quale facoltà vuoi<br />

iscriverti”, ma “a quale ramo di ingegneria”. Avrei preferito aerospaziale,<br />

ma alla fine sono dovuta restare con i piedi per<br />

terra, ingegneria edile. Però mi sto rifacendo, a breve conseguirò<br />

il brevetto di pilota».<br />

Francesca Galati, managing director Bee Incorporations<br />

Francesca ha affiancato da qualche mese sulla tolda di comando<br />

della Bee Incorporations, come managing director<br />

e socia, il suo fondatore, nel 2009, e presidente: Alessandro<br />

Bisagni, anch’egli ligure, di base tra Hong Kong e Shanghai.<br />

Undici le loro sedi, sparse tra Asia ed Europa, un’altra di<br />

prossima apertura negli States, 50 i dipendenti.<br />

Cosa fa la Bee Incorporations?<br />

Il nostro unico obiettivo è il supporto alla sostenibilità. Forniamo<br />

la consulenza e tutto quello che serve per ottenere le<br />

principali certificazioni internazionali, in particolare la LEED<br />

e la WELL.<br />

<strong>La</strong> certificazione è l’atto finale di un percorso che inizierà,<br />

immagino, quando si progetta la costruzione o ristrutturazione<br />

di un immobile?<br />

È così, infatti affianchiamo da subito il team di progettazione<br />

e poi controlliamo l’esecuzione dei lavori, perché vengano<br />

rispettati i parametri richiesti per la certificazione. Tra l’altro<br />

la definizione della strategia, delle soluzioni da adottare e<br />

dei materiali da usare rappresenta la fase più appassionante<br />

e divertente del processo.<br />

In Italia, nota a tutti, è soltanto la certificazione energetica…<br />

Che si ferma però alla sola parte consumi. Per la LEED sono<br />

110 i punti presi in considerazione dal protocollo. Ne occorrono<br />

40 per ottenere la certificazione base, che poi a salire<br />

diventa argento, oro e, dagli 80 in su, platino.<br />

15


L’ITALIA che fa IMPRESA<br />

E quei punti a cosa si riferiscono?<br />

Al raggiungimento di parametri ben definiti rispetto alla<br />

localizzazione dell’immobile, con la presenza e la densità<br />

di aree verdi, di uffici e di negozi, alla connessione con i<br />

mezzi pubblici, alla gestione dei rifiuti, all’utilizzo di materiali<br />

privi di componenti tossiche, meglio se riciclati e<br />

riciclabili, alla qualità dell’aria con adeguati impianti di<br />

areazione, all’efficienza idrica che si può ottenere con l’adozione<br />

di sanitari e rubinetterie a basso consumo, come<br />

con il riutilizzo delle acque piovane, per esempio per l’irrigazione<br />

e il convogliamento dei liquami. Cosa, quest’ultima,<br />

che avrei voluto fare anche per il nuovo stadio della<br />

Roma, e il Comune non ha accettato…<br />

Quindi avete seguito anche le fasi di progettazione del<br />

nuovo stadio della Capitale?<br />

Certo (lo dice sottovoce, ndr), l’Italia non è stata per anni<br />

il nostro primo mercato, ma ci lavoriamo molto. Ci siamo<br />

occupati della certificazione della Roastery di Starbucks<br />

a Milano, dopo Tokyo e Shanghai, del Museo del ‘900 di<br />

Mestre, del Comune di Savona, il primo in Italia a conseguire<br />

la LEED for Cities. Ma tra i nostri maggiori clienti ci<br />

sono i marchi della moda e del lusso, come Prada e Ferragamo,<br />

certifichiamo i loro negozi, uffici, i centri produttivi<br />

e logistici.<br />

Perché se un ambiente è certificato LEED ci si lavora meglio<br />

e si è anche più produttivi. Dico bene?<br />

Sì, perché ha caratteristiche positive tali da incidere su<br />

salute, serenità, rendimento di chi vi opera. In più ha consumi<br />

ridotti, quindi più ricavi e meno costi. Se oggi è utilizzato<br />

in oltre 167 Paesi nel mondo è perché produce un<br />

ritorno economico. E se, ammortizzate le spese, il ritorno<br />

arriva entro 10 anni, il gioco vale la candela.<br />

Il mondo della moda quindi è tra i più sensibili…<br />

Si è già mosso anche sul fronte WELL, certificazione che<br />

ha appena quattro o cinque anni e punta il faro proprio sul<br />

benessere delle persone. Stiamo certificando già svariati<br />

progetti. Se oggi siamo al top a livello internazionale, con<br />

all’attivo 380 progetti LEED solo in questo settore, di cui 280<br />

già certificati, lo dobbiamo proprio al settore retail, per il<br />

quale abbiamo firmato contratti globali con brand che hanno<br />

fino a 600-700 negozi in tutto il mondo. Certo, Starbucks<br />

resta il numero uno, intende arrivare a diecimila punti vendita<br />

green, sono partiti per primi, hanno un ufficio dedicato<br />

e noi siamo i loro consulenti.<br />

Professionalità italiana, criteri e rigore internazionali.<br />

Sì, tutto finisce a un ente terzo, a Washington, che revisiona<br />

i progetti provenienti da tutto mondo. Un team definito<br />

da un numero, di cui non conosciamo la composizione,<br />

materiali inviati in formato digitale, più terzietà di così. Vera<br />

mentalità anglosassone, che a me piace, è quella della mia<br />

formazione. Però serve anche la nostra inventiva, se c'è un<br />

problema noi italiani lo sappiamo risolvere, nessuno ci batte,<br />

e infatti nel mondo del retail, qualunque sia la posizione<br />

di un negozio, dall’America all’Asia, alla fine le imprese edili<br />

che ci lavorano sono italiane: sono brave, veloci, efficienti.<br />

E ora so che lavorate anche con le nostre Ferrovie.<br />

Sì, ho appena incontrato gli ingegneri di RFI per un progetto<br />

LEED che riguarda la stazione di Frosinone. Il focus è sempre<br />

sugli ambienti di lavoro, ma alla fine, i benefici sono per<br />

tutti. Anche perché, nella strategia complessiva, un ruolo<br />

importante lo rivestono le percentuali di aree verdi, di posti<br />

per le auto elettriche, di rastrelliere per le biciclette, e la<br />

raccolta differenziata dei rifiuti.<br />

Edificio M Centro produttivo e archivio storico Salvatore Ferragamo - Firenze (in fase di certificazione LEED Platinum)<br />

© Progetto Archea<br />

16


Promotori<br />

Progettazione<br />

Partner


AGENDA<br />

A cura di Luca Mattei ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it<br />

save FEBBRAIO<br />

the date <strong>2020</strong><br />

L’EUROPA DELLA LUCE<br />

MILANO//7 FEBBRAIO>7 GIUGNO<br />

Non tutti gli artisti riescono a raggiungere<br />

la giusta fama in vita. È il caso di<br />

Georges de <strong>La</strong> Tour, uno dei più celebri<br />

pittori del ’600, rimasto quasi del tutto<br />

dimenticato per due secoli e poi risco-<br />

perto e rivalutato dallo storico dell’arte<br />

tedesco Herman Voss, che a partire<br />

dal 1915 dà il via a una serie di ricerche<br />

preliminari alla mostra consacratoria di<br />

Parigi del 1934.<br />

A distanza di decenni Palazzo Reale<br />

Georges de <strong>La</strong> Tour, <strong>La</strong> lotta dei musici (1625-1630 circa)<br />

The J. Paul Getty Museum<br />

palazzorealemilano<br />

di Milano dedica al maestro francese<br />

la prima antologica in Italia, per riflettere,<br />

attraverso un confronto tra i suoi<br />

lavori e quelli di colleghi europei coevi,<br />

come Gerrit van Honthorst e Paulus<br />

Bor, sulla pittura di genere e sulle<br />

sperimentazioni luministiche. Lo stile<br />

di De <strong>La</strong> Tour è caratterizzato, infatti,<br />

da un profondo contrasto fra i ritratti<br />

diurni, che non lasciano trasparire<br />

compassione e mostrano un’esistenza<br />

senza filtri, con volti segnati dalla povertà<br />

e dallo scorrere del tempo, e le<br />

tele con figure notturne, illuminate da<br />

una candela, commiserevoli, assorte,<br />

silenziose e commoventi. Tra i capolavori<br />

esposti spicca <strong>La</strong> lotta dei musici,<br />

proveniente dal J. Paul Getty Museum<br />

di Los Angeles, che esprime con crudo<br />

realismo uno dei temi più cari al genio<br />

transalpino, le scene di gruppo raffiguranti<br />

frammenti di vita popolare.<br />

palazzorealemilano.it<br />

© andrix/AdobeStock<br />

unamontagnadilibri<br />

montagnadilibri<br />

UNA MONTAGNA DI LIBRI<br />

CORTINA D’AMPEZZO//FINO AL 12 APRILE<br />

Entra nel pieno l’edizione invernale di Una<br />

montagna di libri, il festival che porta scrittori e<br />

lettori sulle Dolomiti fino ad aprile. L’8 febbraio<br />

Paolo Mieli presenta Le verità nascoste, 30 casi in<br />

cui la storia è stata manipolata. Il 14 Aldo Cazzullo<br />

e Fabrizio Roncone narrano Peccati immortali,<br />

giallo in una Roma tra politica e malaffare. Sabato<br />

15 si passa alle massime filosofiche condensate da<br />

Marcello Veneziani in Dispera bene. Il 20 la regista<br />

Flavia Gentili e l’attore Tommaso Ragno riflettono<br />

su Audiolibri, che passione. Gli incontri del 22 e<br />

25 commemorano due figure legate al territorio<br />

ampezzano scomparse nel 2019: nel primo lo<br />

scrittore Marco Berti ricorda l’alpinista Tom Ballard<br />

con Il figlio della montagna; nel secondo i giornalisti<br />

Giovanni Porzio e Gabriella Simoni celebrano il<br />

fotoreporter cortinese Stefano Zardini. Il 28 spazio<br />

al ricordo familiare di Enrico Vanzina con Mio fratello<br />

Carlo. <strong>Febbraio</strong> si conclude con Vittorio Feltri e la<br />

sua biografia, L’irriverente.<br />

unamontagnadilibri.it<br />

18


Pierre-Auguste Renoir, Bougival (1888)<br />

Collezione Pérez Simón, Messico<br />

NexoDigital Nexo_Digital palazzo.mazzetti palazzomazzetti<br />

CAPOLAVORI IMPRESSIONISTI<br />

ROMA//FINO ALL’8 MARZO<br />

ASTI//FINO AL 16 FEBBRAIO<br />

L’Impressionismo è protagonista di progetti che spaziano dai musei<br />

al cinema. Palazzo Bonaparte di Roma ospita Impressionisti segreti,<br />

un’occasione unica per ammirare tele che ritraggono affascinanti<br />

fermoimmagine di una Parigi di fine ’800 e seducenti ritratti di donne<br />

d’élite. Capolavori di maestri come Renoir, Degas, Cézanne, noti al<br />

grande pubblico ma nascosti in collezioni private sparse nel globo.<br />

Il percorso espositivo si può ammirare anche in un documentario<br />

omonimo prodotto da Ballandi Arts e Nexo Digital e diretto da Daniele<br />

Pini, in sala dal 10 al 12 febbraio. Le curatrici della mostra, Claire<br />

Durand-Ruel e Marianne Mathieu, portano gli spettatori a scoprire la<br />

visione del mondo degli impressionisti e l’accoglienza delle loro opere,<br />

dall’iniziale rifiuto di critica e pubblico al successo planetario. Se si<br />

preferisce un contatto con l’arte non filtrato da uno schermo, a Palazzo<br />

Mazzetti di Asti c’è Monet e gli impressionisti in Normandia, corpus di<br />

75 opere che si sofferma sullo stretto legame tra pittori come Monet,<br />

Delacroix e Courbet e la regione francese, il cui paesaggio vitale è<br />

stato fondamentale nel loro stile.<br />

mostrepalazzobonaparte.it | nexodigital.it | astimonet.it<br />

STARDUST: BOWIE BY SUKITA<br />

SALERNO//FINO AL 27 FEBBRAIO<br />

Una delle più importanti icone della cultura popolare contemporanea,<br />

David Bowie, arriva a Palazzo Fruscione di Salerno attraverso oltre 100 scatti,<br />

alcuni dei quali esposti in anteprima nazionale, di Masayoshi Sukita, maestro<br />

nipponico dell’obiettivo. È nel 1972 che nasce il loro sodalizio artistico: in quel<br />

periodo Sukita è a Londra per immortalare i T.Rex e il frontman Marc Bolan,<br />

finché un giorno decide di andare a un concerto di Bowie, a lui sconosciuto,<br />

perché attratto dal manifesto dello show. I due riescono a incontrarsi grazie<br />

a conoscenze comuni e danno il via a una relazione professionale proficua,<br />

nonostante la lontananza: lavorano insieme quasi ogni volta in cui il cantautore<br />

si trova in Giappone e il fotografo negli Stati Uniti. Tra loro si crea anche<br />

uno stretto rapporto privato, e i posati in studio lasciano il passo a sessioni<br />

più intime. Da queste occasioni nascono alcune delle immagini più note del<br />

britannico e altre che ne mostrano la natura più vera.<br />

bowiebysukitasalerno.it<br />

Masayoshi Sukita, Watch that man II (1972) © Sukita <strong>2020</strong><br />

tempimoderniassociazione tempi_moderni_idee<br />

Giovanni Bortolotti, Bonifica pontina. Abbattimento delle strutture di Cancello<br />

di Quadrato per costruirvi Littoria (1932). Archivio del XX secolo, <strong>La</strong>tina<br />

PALPpontedera palp_pontedera<br />

ARCADIA E APOCALISSE<br />

PONTEDERA (PI)//FINO AL 26 APRILE<br />

Quadri, sculture, foto, video e installazioni sono forme di espressione<br />

tanto diverse tra loro quanto accumunate dall’aver scelto spesso come<br />

soggetto il paesaggio, un genere ereditato dal ’700 che pone al centro<br />

la natura, in antitesi al mito e alla storia. Indagare il modo in cui tale<br />

tema è stato percepito e riprodotto dal 1850 a oggi è l’obiettivo della<br />

mostra a Palazzo Pretorio, che mette in luce i cambiamenti dell’estetica<br />

nel tempo. Le opere proposte si presentano come visioni coinvolgenti,<br />

ma anche come documenti che evidenziano la cultura di un’epoca.<br />

Ogni raffigurazione è infatti frutto di un’interpretazione dell’ambiente<br />

influenzata sia dal momento storico sia dalla formazione artistica e dal<br />

vissuto individuale dell’autore. Nel percorso espositivo si passa dalla<br />

scoperta di un paesaggio inserito in una cornice d’inalterata bellezza,<br />

l’Arcadia, alla testimonianza delle azioni anche violente inflitte al<br />

territorio, l’Apocalisse, con le devastazioni belliche e gli sconvolgimenti<br />

della ricostruzione.<br />

palp-pontedera.it<br />

19


AGENDA<br />

A cura di Luca Mattei<br />

ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it<br />

<strong>Freccia</strong> Weekend<br />

febbraio <strong>2020</strong><br />

Milano Tattoo Convention<br />

© Alessandro Fornasetti<br />

milanotattooconvention<br />

7>9<br />

Weekend a Fiera Milano City<br />

per la XXV edizione di Milano<br />

Tattoo Convention, festa della<br />

creatività dove incontrare oltre<br />

450 artisti di tutto il mondo in<br />

rappresentanza di ogni stile di<br />

tatuaggio. [1]<br />

milanotattooconvention.it<br />

L’arte nipponica è a Palazzo<br />

Reale di Napoli fino al 10<br />

marzo con Sotto il cielo e<br />

sopra la terra, retrospettiva<br />

di Hidetoshi Nagasawa,<br />

scultore giapponese che<br />

ha fatto dialogare la cultura<br />

occidentale e orientale.<br />

polomusealecampania.<br />

beniculturali.it<br />

Costruzioni ironiche e<br />

paradossali riempiono fino al<br />

16 il bookstore di Palazzo delle<br />

Esposizioni a Roma con Case<br />

nei libri, Case fra i libri, mostra di<br />

Antonella Abbatiello, tra le più<br />

note autrici per l’infanzia.<br />

palazzoesposizioni.it<br />

Da sabato al 30 aprile al Museo<br />

Marca di Catanzaro Looking<br />

Forward to the Past, personale<br />

dello scultore Massimiliano<br />

Pelletti, nella cui poetica c’è<br />

sempre l’idea di classicità a fare<br />

da fil rouge.<br />

museomarca.info<br />

1 2<br />

Mirko Ranù e Giulia Sol, protagonisti di<br />

Ghost. Il Musical<br />

© Attilio Marasco<br />

ghostilmusicalitaly<br />

14>16<br />

Al Sistina di Roma fino al 9<br />

febbraio e agli Arcimboldi di<br />

Milano dall’11 al 1° marzo, Ghost.<br />

Il Musical, trasposizione del<br />

cult movie anni ’90 adattato per<br />

il palco dallo sceneggiatore<br />

originale, Bruce Joel Rubin. [2]<br />

ghostilmusical.it<br />

Amanti, amici di lunga data,<br />

artisti. Pittrice l’una, fotografo<br />

l’altro. Sono i protagonisti<br />

dell’esposizione Frida Kahlo<br />

through the lens of Nickolas<br />

Muray, alla Palazzina di caccia<br />

di Stupinigi (TO) fino al 3<br />

maggio.<br />

ordinemauriziano.it<br />

Grazie all’amore per la musica<br />

gli Ex-Otago hanno vissuto un<br />

anno straordinario che li ha<br />

consacrati al grande pubblico.<br />

Un traguardo da festeggiare<br />

con un concerto-evento sabato<br />

all’RDS Stadium di Genova.<br />

ex-otago.it<br />

<strong>La</strong> mostra Sogno e magia<br />

racconta attraverso 150<br />

opere, tra dipinti, disegni e<br />

acquerelli, il sentimento del<br />

pittore Marc Chagall per la sua<br />

amatissima moglie Bella. A<br />

Palazzo Albergati di Bologna<br />

fino al 1° marzo.<br />

palazzoalbergati.com<br />

20


3 4 5<br />

Steven Meisel, Ritratto di Audrey (1991)<br />

© Steven Meisel<br />

fondazionecarispezia fondcarispezia<br />

fondazione_carispezia<br />

Una scena dello spettacolo Dio arriverà<br />

all’alba (2019)<br />

dioarriveraallalba<br />

Joan Miró, Quelques Fleurs pour des Amis.<br />

Dedica a Nina Kandinsky (1964)<br />

© Pierluigi Siena<br />

comunedinapoli comunenapoli<br />

ecomuseodipeucetia<br />

21>23 28>1<br />

Intimate Audrey, alla Fondazione<br />

Carispezia di <strong>La</strong> Spezia fino al<br />

1° marzo, è la mostra creata<br />

da Sean Hepburn Ferrer, figlio<br />

dell’attrice icona di stile ed<br />

eleganza, figura leggendaria<br />

nella storia del cinema. [3]<br />

fondazionecarispezia.it<br />

Make it possibile è lo<br />

slogan della XV edizione<br />

di Danzainfiera, kermesse<br />

internazionale che fa incontrare<br />

operatori commerciali, ballerini<br />

e appassionati di danza. Dal<br />

20 al 23 a Fortezza da Basso di<br />

Firenze.<br />

danzainfiera.it<br />

Dal 20 al 22 Lecce ospita<br />

Business Tourism Management,<br />

incontri e workshop con<br />

tour operator e startup per<br />

rafforzare il confronto tra<br />

domanda e offerta turistica e il<br />

legame tra territorio pugliese e<br />

destinazioni internazionali.<br />

btmpuglia.it<br />

<strong>La</strong> piccola città di Anterselva<br />

(BZ) ospita per la sesta volta i<br />

campionati mondiali di biathlon.<br />

Tutte le gare, dal 13 al 23, sono<br />

valide anche per la Coppa del<br />

Mondo che si concluderà a<br />

marzo in Norvegia.<br />

biathlonworld.com<br />

In giro per l’Italia fino a<br />

maggio, venerdì e sabato fa<br />

tappa al Teatro Vertigo di<br />

Livorno Dio arriverà all’alba,<br />

lo spettacolo diretto da<br />

Antonio Nobili che omaggia la<br />

poetessa, aforista e scrittrice<br />

Alda Merini. [4]<br />

dioarriveraallalba.com<br />

Al Museo Davia Bargellini<br />

di Bologna fino al 1° marzo<br />

Via libera per volare, le<br />

installazioni del duo composto<br />

da Nadia Antonello e Paolo<br />

Ghezzi, ispirate alla favola Il<br />

semaforo blu di Gianni Rodari.<br />

museibologna.it<br />

<strong>La</strong>st days all’Ambra Jovinelli<br />

di Roma per Mine vaganti,<br />

spettacolo che, dopo il<br />

successo nella versione<br />

filmica, arriva per la prima<br />

volta sul palco. A dirigerlo lo<br />

stesso Ferzan Ozpetek, al suo<br />

debutto teatrale.<br />

ambrajovinelli.org<br />

Il T Fondaco dei Tedeschi di<br />

Venezia ospita fino a domenica<br />

Myth and Mastery, le creazioni<br />

Serpenti della maison Bulgari,<br />

dai modelli realizzati con<br />

la tecnica Tubogas a quelli<br />

rivestiti di smalti policromi.<br />

dfs.com<br />

FOCUS<br />

L’ARTE DI MIRÓ NEL SUD ITALIA<br />

<strong>La</strong> creatività di Joan Miró è<br />

protagonista di due interessanti<br />

progetti in Campania e in Puglia.<br />

Il Pan di Napoli propone fino al<br />

23 febbraio Il linguaggio dei segni,<br />

un percorso cronologico che<br />

ripercorre lo sviluppo del suo<br />

stile. Si parte dalle prime opere<br />

degli anni ’20, in cui linee e forme<br />

geometriche avviano un processo<br />

di riduzione e semplificazione<br />

della figura, e si conclude con i<br />

lavori degli anni ’80, dove sfondo,<br />

segno, superficie e supporto sono<br />

in perfetto equilibrio. Per l’iniziativa<br />

è prevista la promo 2x1 per i soci<br />

CartaFRECCIA con biglietto delle<br />

Frecce per Napoli.<br />

Nei pressi di Bari, condividono<br />

alcune ispirazioni del genio<br />

spagnolo Palazzo Monacelle<br />

di Casamassima, Palazzo San<br />

Domenico di Gioia del Colle<br />

e la Chiesa di Sant’Oronzo di<br />

Turi. Fino al 26 aprile ospitano<br />

Quelques Fleurs pour des Amis,<br />

mostra che prende il titolo dal libro<br />

illustrato dell’artista, una sequenza<br />

di litografie in cui si avvicendano<br />

un fiore e una dedica e dove tratti<br />

marcati dei tipici colori mironiani<br />

– giallo, rosso, blu e verde – si<br />

alternano a segni neri più leggeri.<br />

L’esposizione diffusa è un viaggio<br />

nella poeticità surrealista di Miró,<br />

rivelando una visione dell’arte<br />

vissuta con curiosità.<br />

comune.napoli.it<br />

ecomuseopeucetia.it<br />

21


AGENDA<br />

a cura di Marzia Dal Piai<br />

febbraio <strong>2020</strong><br />

<strong>Freccia</strong>Gourmet<br />

Se siete amanti del cioccolato, non prendete impegni dal 7 al 9 febbraio. Ad Asiago, in<br />

piazza Carli, appuntamento goloso con Il tour dei cioccolatieri Art & Ciocc. All’interno di una<br />

grande struttura coperta, prelibatezze di tutte le forme e per tutti i gusti: maestri artigiani<br />

provenienti da ogni regione tentano il pubblico con le specialità del territorio, ma anche<br />

con nuove delizie e gusti inediti, oltre che con stupefacenti sculture di cioccolato, vere e<br />

proprie opere d’arte da ammirare e assaporare.<br />

asiago.it/it/eventi<br />

Per chi vuole sperimentare nuovi comportamenti<br />

di consumo, dal free from al<br />

vegetariano fino all’etnico, la fiera giusta è<br />

FoodNova, a Rimini dal 15 al 18 febbraio.<br />

Qui, infatti, si trovano le risposte alle molteplici<br />

esigenze salutistiche ed etiche che<br />

seguono e orientano il cambiamento delle<br />

abitudini alimentari degli ultimi anni. Il ricco<br />

programma della manifestazione va da Attrezzature, al Centro Fiera del Garda di<br />

Riflettori puntati su Golositalia e Aliment &<br />

temi come gluten free, lactose free, veg Montichiari (BS) dal 22 al 26 febbraio. Con<br />

ed ethnic food a lanci di prodotti innovativi,<br />

show cooking e conferenze dedicate tutti gli attori del settore agroalimentare, da-<br />

550 espositori e l’ambizione di raggiungere<br />

alle novità del settore.<br />

gli operatori ai buyer della filiera distributiva<br />

foodnova.eu<br />

fino al consumatore, in uno spazio espositivo<br />

di cinque padiglioni. Nella parte retail i<br />

visitatori possono conoscere, degustare e<br />

acquistare prodotti enogastronomici.<br />

golositalia.it<br />

Doppio appuntamento per wine lover domenica<br />

23 e lunedì 24. A Firenze c’è ViNoi<br />

<strong>2020</strong>, quinta edizione del Salone di vini artigianali,<br />

biologici, biodinamici e naturali.<br />

<strong>La</strong> manifestazione è dedicata a viticultori e<br />

Sempre a Rimini, da sabato 15 a martedì<br />

18, Beer&Food Attraction riunisce in un scenza e approfondimento per il pubblico e<br />

operatori, ma è anche occasione di cono-<br />

solo appuntamento la più completa offerta gli appassionati.<br />

italiana e internazionale di birre, bevande, I Magazzini del cotone, al Porto Antico di<br />

food e tendenze per l’out of home. Le birre Genova, ospitano invece VinNatur: 500 bottiglie<br />

in assaggio e 100 vignaioli europei,<br />

sono al centro dell’attenzione, per attrarre<br />

nuovi stili di consumo, integrandosi con il ognuno con una sua storia e un sogno in comune,<br />

quello di produrre vino naturalmente<br />

beverage e il food più creativo. Un’esperienza<br />

sensoriale ma anche un momento buono per le persone e per l’ambiente.<br />

d’incontro.<br />

vinoi.it | vinnatur.org<br />

beerandfoodattraction.it<br />

Nel veronese, a Cerea, terza edizione per<br />

Pianura Golosa. Oltre 100 aziende presentano<br />

centinaia di prodotti di eccellenza,<br />

presidi e ricercatezze, tutti selezionati dalla<br />

Condotta Slow Food Valli Grandi Veronesi.<br />

Sabato 22 dalle 10 alle 22 e domenica 23<br />

dalle 9 alle 18 nell’Area Expo.<br />

pianuragolosa.it<br />

Pronti a competere tra i vigneti di Borgo San Felice, il 29 febbraio a Castelnuovo Berardenga<br />

(SI)? Il Festival del Potatore della vite prevede, infatti, il Pruning contest, una combattuta e<br />

appassionante gara di potatura aperta a tutti coloro che vorranno mostrare le proprie abilità<br />

per tagli accurati e veloci. Per poi degustare le prelibatezze della tradizione gastronomica<br />

toscana e le etichette più pregiate del Chianti Classico.<br />

festivaldelpotatore.it<br />

22


Specialised translation, transcreation, transmodality.<br />

Global translation nell’era digitale.<br />

IULM, IMPARARE IL FUTURO.<br />

OPEN WEEK<br />

<strong>La</strong>uree Magistrali<br />

17-20 febbraio<br />

iulm.it/openday<br />

Il futuro si apre<br />

a chi impara a gestire<br />

il cambiamento.<br />

IULM è l’Università<br />

del sapere dinamico,<br />

dell’evoluzione<br />

delle conoscenze.<br />

Vieni a scoprire il mondo<br />

dove sarai domani.


WHAT’S UP<br />

UNA TV DA<br />

SKIANTO<br />

FILIPPO TIMI DEBUTTA<br />

SU RAI3 CON UN<br />

OMAGGIO D’AMORE E<br />

D’IRONIA AL PICCOLO<br />

SCHERMO<br />

di Francesca Ventre<br />

f.ventre@fsitaliane.it<br />

Per la prima volta Filippo<br />

Timi si esibisce in tv. Per<br />

due serate, giovedì 13 e 20<br />

febbraio, su Rai3, l’attore si cimenta<br />

in un revival affettuoso, ma nello<br />

stesso tempo ironico e imprevedibile.<br />

Skianto è il programma in omaggio<br />

alla televisione di cui, confessa,<br />

fin da piccolo non ha mai potuto<br />

fare a meno.<br />

<strong>La</strong> tv è per te una novità. Come mai<br />

questa trasmissione che la celebra?<br />

L’idea è nata dal mio omonimo spettacolo<br />

teatrale, Skianto, e dal mio<br />

desiderio di raccontare due grandi<br />

appuntamenti tv, il Festival di Sanremo<br />

e lo show del sabato sera, in<br />

modo ironico e divertente, senza un<br />

ordine cronologico, ma regalando<br />

24


contemporaneità ed emozioni. In<br />

quella magica scatola che è la televisione<br />

trasferisco il mio personaggio<br />

teatrale. È nato con la scatola<br />

cranica sigillata, però sul piccolo<br />

schermo, come per miracolo, riesce<br />

a esprimersi. Perché la tv arriva<br />

davvero dappertutto e si accende in<br />

ogni casa italiana, è una di famiglia.<br />

E per me, cresciuto negli anni ’80,<br />

è un’enciclopedia. I miei pomeriggi,<br />

una volta finiti i compiti, li passavo<br />

in compagnia di questa finestra sul<br />

mondo. Chi appare in tv è spesso vicino<br />

alle nostre foto del matrimonio<br />

o di altri bei momenti. I suoi personaggi<br />

stanno in salotto con noi.<br />

Quali altre trasmissioni preferivi o<br />

preferisci?<br />

Sono un onnivoro della tv. Vedo volentieri<br />

Blob su Rai3, perché racconta<br />

in modo speciale i fatti del giorno,<br />

con montaggi d’eccezione. Ho<br />

passato tante sere d’estate a seguire<br />

spassose televendite. Tra i miei<br />

programmi storici preferiti ci sono<br />

Indietro tutta e Maurizio Costanzo<br />

Show, ai tempi di Carmelo Bene, pagine<br />

di televisione pura. Poi guardavo<br />

anche Mork & Mindy e Casa<br />

Vianello. Ho rivisto Franco Franchi<br />

e Ciccio Ingrassia su RaiPlay: due<br />

geni straordinari.<br />

Quali sono le differenze rispetto<br />

allo spettacolo teatrale?<br />

I mezzi espressivi, che si amplificano:<br />

si aggiungono scenografie, tanti<br />

ospiti, un corpo di ballo e molti musicisti.<br />

Alla base di tutto l’emozione.<br />

Sarai affiancato anche da altri artisti.<br />

Quali?<br />

Senza anticipare troppo, posso dire<br />

che Raphael Gualazzi è direttore<br />

musicale della puntata su Sanremo,<br />

ha arrangiato i brani con i suoi musicisti.<br />

Nell’altra puntata c’è Fabio<br />

Frizzi, che ha fatto lo stesso.<br />

Dalla tv a Internet fino ai social.<br />

Che ne pensi?<br />

Il web e, soprattutto, Youtube sono<br />

banche dati incredibili per le mie ricerche.<br />

<strong>La</strong> tv è invece tutt’altro: uno<br />

sguardo editoriale sul mondo che<br />

a volte attira un grande pubblico.<br />

Penso di nuovo a Sanremo, che riunisce<br />

tutti per commentare e discutere,<br />

oppure agli ascolti incredibili<br />

di Alberto Angela con le sue presentazioni<br />

dei tesori artistici italiani.<br />

A febbraio esce anche il tuo primo<br />

disco, in cui interpreti i successi di<br />

Fred Buscaglione. Hai quindi una<br />

passione per il canto? E perché<br />

proprio Buscaglione?<br />

Avrei voluto fare il cantante, altro<br />

che l’attore. Uno dei miei primi<br />

costumi di Carnevale fu quello di<br />

Fred Buscaglione. Era un cantante<br />

dall’incredibile ironia, prendeva in<br />

giro con distacco il mondo dei gangster<br />

degli anni ’40, con testi irresistibili.<br />

Ho accettato l’dea perché<br />

me l’ha proposta Massimo Martellotta,<br />

altrimenti non mi sarebbe mai<br />

saltato in mente di interpretarlo. Ho<br />

trovato il coraggio anche perché<br />

Fred aveva un alto grado di attorialità<br />

nell’esibirsi e perché le sue<br />

canzoni raccontano sempre una<br />

storia.<br />

Una scena del film <strong>La</strong> mia banda suona il pop<br />

SUL PICCOLO<br />

E GRANDE SCHERMO<br />

<strong>Febbraio</strong> ricco di uscite in tv e al<br />

cinema. L’amica geniale torna su<br />

Rai1, da lunedì 10 in prima serata,<br />

con il secondo capitolo, Storia del<br />

nuovo cognome. Gli eventi vissuti da<br />

Lila ed Elena riprendono dal punto<br />

in cui è finita la seguitissima prima<br />

stagione. Dal 6, invece, è al cinema<br />

Il ladro di giorni, un film di Guido<br />

Lombardi, con Riccardo Scamarcio<br />

e Massimo Popolizio: il viaggio di<br />

un padre che, appena uscito di<br />

prigione, parte insieme al figlio<br />

undicenne conosciuto da poco. Da<br />

giovedì 20 tocca a <strong>La</strong> mia banda<br />

suona il pop, la nuova commedia<br />

di Fausto Brizzi con Christian De<br />

Sica, Diego Abatantuono e Angela<br />

Finocchiaro. Elio Germano, infine,<br />

nelle sale dal 27, è Antonio Ligabue<br />

in Volevo nascondermi, la biografia<br />

del pittore di belve dai colori accesi,<br />

ritenuto pazzo.<br />

25


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WHAT’S UP<br />

UNA GARA FEROCE<br />

RIPARTE IL REALITY GAME DI RAI2, PECHINO EXPRESS. AL TIMONE<br />

CONFERMATISSIMO COSTANTINO DELLA GHERARDESCA<br />

di Gaspare Baglio<br />

gasparebaglio<br />

© Roger Lo Guarro<br />

Chi ha paura di Pechino<br />

Express? Il reality game firmato<br />

Rai2 torna da martedì<br />

11 febbraio con un’edizione zeppa<br />

di difficoltà e un cast ruggente: Max<br />

Giusti e Marco Mazzocchi (i gladiatori),<br />

Marco e Ludovica Berry (padre e<br />

figlia), Asia Argento e Vera Gemma (le<br />

figlie d’arte), Enzo Miccio e Carolina<br />

Gianuzzi (i wedding planner), Nicole<br />

Rossi e Jennifer Poni (le collegiali),<br />

Valerio e Fabrizio Salvatori (gli inseparabili),<br />

Ema Kovac e Dayane Mello<br />

(le top), Soleil Sorge e Wendy Kay<br />

(mamma e figlia), Annandrea Vitrano<br />

e Claudio Casisa (i palermitani), Gennaro<br />

Lillio e Luciano Punzo (i guaglioni).<br />

A condurre il sempre amatissimo<br />

Costantino della Gherardesca,<br />

che svela qualche anticipazione alla<br />

<strong>Freccia</strong>.<br />

Anche quest’anno il programma è un<br />

bel tour de force.<br />

Che meraviglia chiamarlo tour! Mi<br />

ricorda Goethe e il suo Viaggio in<br />

Italia, nel XVIII secolo. <strong>La</strong> parola turismo<br />

deriva proprio dai lunghi tour di<br />

aristocratici e letterati in Italia e Francia,<br />

durante gli anni dell’Illuminismo.<br />

Il nostro programma, però, sarà una<br />

gara feroce: si vedranno luoghi meravigliosi,<br />

ma i concorrenti non avranno<br />

tempo per fermarsi a scrivere poesie.<br />

Cosa li aspetta?<br />

Partiranno dal sud della Thailandia,<br />

per arrivare a Bangkok. Attraversando<br />

il sud della Cina, l’intrigante e affascinante<br />

Yunnan, la spettacolare<br />

provincia di Guangxi, fino alla capitale<br />

tecnologica Shenzen. Poi la gara si<br />

trasferirà in Corea del Sud, da Busan<br />

alla modernissima Seoul.<br />

Il cast è tosto. Chi spiccherà?<br />

Ci sono personalità fortissime: Enzo<br />

Miccio è particolarmente prepotente,<br />

ma anche Asia Argento non<br />

scherza. Sono curioso di vedere<br />

come uscirà Soleil Sorge, che si è<br />

recentemente lasciata con Jeremias<br />

Rodriguez e viaggerà con sua madre,<br />

la californiana Wendy Kay: una<br />

bellissima donna abituata al lusso<br />

più sfrenato.<br />

Anche tu, Costa, torni a essere concorrente…<br />

Ho fatto Celebrity Hunted, reality<br />

game a cui partecipano anche Totti,<br />

Fedez e Claudio Santamaria, peraltro<br />

molto simpatico. Uscirà tra qualche<br />

mese su Amazon Prime Video.<br />

raiplay.it<br />

PechinoExpress<br />

27


WHAT’S UP<br />

LOVE SHOW<br />

FLAVIO MONTRUCCHIO CONDUCE<br />

SU REAL TIME IL PROGRAMMA<br />

PRIMO APPUNTAMENTO,<br />

UN SUCCESSO CHE NON<br />

ACCENNA A FERMARSI<br />

È<br />

senza dubbio uno dei volti di punta di Real Time. Flavio<br />

Montrucchio, occhi azzurri, battuta pronta e un<br />

passato attoriale diviso tra la soap opera CentoVetrine,<br />

le fiction Donna Detective e <strong>La</strong> nuova squadra e musical del<br />

calibro di Grease. Poi è arrivata la conduzione di eventi come<br />

Una notte per Caruso e Lo Zecchino d’oro. Due occasioni e una<br />

certezza: era nata una stella. Il gruppo Discovery ha fiutato il<br />

talento di Montrucchio e lo ha voluto già nella scorsa stagione<br />

al timone di Primo appuntamento, in onda ogni martedì alle<br />

21:10. Il format ha subito segnato un +8% rispetto all’anno scorso.<br />

Un debutto coi fiocchi e una scommessa vinta.<br />

Primo appuntamento continua a macinare ascolti. Ormai sei il<br />

volto di punta di Real Time.<br />

Sono contento che la rete abbia creduto in me, riconfermandomi<br />

alla conduzione di questo dating show. E affidandomi<br />

anche Bake Off Italia - All-Stars Battle, una pietra miliare. È un<br />

attestato di stima.<br />

Come mai Primo appuntamento funziona così bene?<br />

È un’equazione difficile da analizzare. In effetti è andato sempre<br />

in crescendo, sicuramente il fascino dell’appuntamento al<br />

buio permane. Un ingrediente vincente, per me, è il coraggio<br />

di mostrare l’amore e le sue diverse sfaccettature. Senza alcun<br />

tipo di censura.<br />

Hai un passato nella recitazione, vorresti tornare a fare l’attore?<br />

Non ragiono a compartimenti stagni. In tanti anni di lavoro<br />

sono cresciuto grazie alle cose che ho fatto e alle persone che<br />

ho incontrato. Non mi sentivo più adatto ai ruoli che mi proponevano,<br />

ma ci ha messo lo zampino anche il destino: come<br />

nel film Sliding doors, mi sono trovato nell’intrattenimento. <strong>La</strong><br />

veste che, a oggi, sento calzarmi meglio.<br />

C’è qualche programma che ti piacerebbe fare?<br />

Sono un creativo. Quando facevo il musical non riuscivo a<br />

rimanere ancorato a certi paletti. In tv cercano una visione e<br />

una verve diversa. Non mi dispiacerebbe fare il game, potrei<br />

scherzare con la gente comune, interagire col pubblico. Avendo,<br />

ogni giorno, persone diverse davanti.<br />

Sanremo è nei tuoi pensieri?<br />

Farei sicuramente felice la mia mamma. Se arrivassi all’Ariston,<br />

come Rocky urlerei, anziché «Adriana!», «Mamma, ce l’ho fatta!».<br />

Qual è stato il momento di svolta da interprete a presentatore?<br />

Tale e quale show mi ha fatto innamorare nuovamente dell’entertainment.<br />

Da lì è partito un po’ tutto. E sono arrivato fino a<br />

Discovery, dove un conduttore come me può sperimentare<br />

cose nuove al passo coi tempi.<br />

Un’ultima cosa: viaggi spesso in treno?<br />

Lo amo! Le mie tratte abituali sono la Roma-Torino e la Roma-Milano.<br />

<strong>La</strong> mia famiglia d’origine è a Torino, il lavoro a Milano,<br />

mentre vivo a Roma. In treno mi piace rilassarmi, spegnere<br />

lo smartphone e godermi un buon libro.<br />

G.B.<br />

28


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />

29


INCONTRO<br />

© Giuseppe Di Viesto<br />

Carlo Verdone sul set del film Si vive una volta sola<br />

30


DI VERDONE<br />

CE N’È UNO<br />

IL CELEBRE ATTORE E REGISTA ROMANO RACCONTA<br />

LA SUA NUOVA COMMEDIA, SI VIVE UNA VOLTA SOLA,<br />

TRA ANEDDOTI, ANTEPRIME E CURIOSITÀ<br />

di Gaspare Baglio<br />

gasparebaglio<br />

«<br />

Sono felice di fare questa<br />

intervista. Vado spesso a<br />

Milano, Firenze, Torino e<br />

Napoli. E non conviene prendere l’aereo,<br />

il treno non si batte. A bordo riesco<br />

pure a lavorare. È una passione<br />

che ho sempre avuto, collezionavo<br />

addirittura i trenini Marklin».<br />

Carlo Verdone si lascia andare a un<br />

ricordo personale prima di raccontare<br />

alla <strong>Freccia</strong> il nuovo film da lui diretto<br />

e interpretato, Si vive una volta<br />

sola, nelle sale dal 26 febbraio.<br />

Attore e regista amatissimo dal pubblico,<br />

con le sue commedie agrodolci<br />

fa sorridere a denti stretti, mostrando<br />

tic e manie degli italiani. Chi non ricorda<br />

l’ossessivo Furio di Bianco, rosso<br />

e Verdone, il coatto Ivano di Viaggi<br />

di nozze, il timido Sergio di Borotalco<br />

e lo spavaldo Gepy Fuxas di Perdiamoci<br />

di vista?<br />

Ogni personaggio è legato a un sorriso<br />

velato di malinconia. Caratteristica<br />

che ha reso Verdone un regista<br />

unico e inimitabile. Di Verdone ce n’è<br />

uno. Così come inimitabili sono le sue<br />

pellicole, che non hanno mai avuto<br />

sequel, ai quali si dichiara contrarissimo.<br />

Come mai questa avversione?<br />

C’è il rischio enorme di deludere il<br />

pubblico. Il film vero è uno e basta,<br />

poi si deve cambiare pagina. I numeri<br />

due mi sembrano una furbizia.<br />

Cosa ci dice di Si vive una volta sola?<br />

È arrivato dopo un anno di riunioni<br />

che non riuscivano a centrare molto<br />

bene l’obiettivo. Il produttore De <strong>La</strong>urentiis<br />

dimostrava delle perplessità,<br />

capivo che c’era qualcosa che riteneva<br />

troppo azzardato. Poi ho incontrato<br />

Giovanni Veronesi, gli ho parlato<br />

dell’idea che avevo e dei dubbi a livello<br />

produttivo.<br />

Veronesi che le ha detto?<br />

Mi ha dato uno spunto, molto interessante,<br />

che ha portato allo sviluppo<br />

del soggetto e della sceneggiatura<br />

in tempi rapidi.<br />

Quale storia è uscita fuori?<br />

È un film corale su un’équipe medica<br />

formata da Rocco Papaleo, Anna<br />

Foglietta, Max Tortora e me. I personaggi<br />

sono professionisti di alto livello<br />

nel lavoro, ma di bassissimo livello<br />

nella vita privata, con solitudini e problemi<br />

sentimentali. Si frequentano<br />

anche fuori dalla sala operatoria, ma<br />

il tempo ha usurato l’amicizia: quasi<br />

non si sopportano più, però non possono<br />

fare a meno l’uno dell’altro. Poi<br />

un fatto traumatico, tra i tanti colpi di<br />

scena, permette di ridisegnare l’amicizia<br />

e l’affetto con maturità.<br />

Come ha scelto il cast?<br />

Non avevo mai lavorato con nessuno<br />

di questi attori. Anna Foglietta mi<br />

aveva colpito molto a teatro e nel film<br />

drammatico Un giorno all’improvviso.<br />

Trovo sia un’attrice meravigliosa, sa<br />

destreggiarsi nella commedia come<br />

nelle parti drammatiche. È stata perfetta.<br />

E Rocco Papaleo?<br />

È l’anestesista. Il personaggio doveva<br />

avere una sua fisionomia e quel ruolo<br />

gli calza a pennello.<br />

Manca solo Max Tortora…<br />

Lui mi è sempre piaciuto. Tra le altre<br />

cose, prima di iniziare a girare,<br />

ho pensato che questo film potesse<br />

dare agli interpreti qualcosa di importante<br />

dal punto di vista recitativo.<br />

<strong>La</strong> scrittura è stata modificata sulla<br />

base delle caratteristiche degli attori.<br />

Sono rimasto molto contento, è uno<br />

dei migliori cast che ho mai avuto e,<br />

dopo le riprese, siamo diventati molto<br />

amici.<br />

31


INCONTRO<br />

© Claudio Porcarelli<br />

Da sinistra: in prima fila Max Tortora e Carlo Verdone, in seconda Anna Foglietta e Rocco Papaleo<br />

Protagonista è anche il viaggio.<br />

Che valore assume?<br />

Viene utilizzato come distrazione<br />

da un problema importante, che<br />

riguarda Papaleo. È necessario,<br />

perché si crea una situazione particolare<br />

che deve essere risolta in un<br />

ambiente diverso da quello di vita e<br />

di lavoro, e dalle rispettive famiglie.<br />

Dove porta questo viaggio, geograficamente<br />

parlando?<br />

Ho optato per la costa della Puglia,<br />

la percorriamo da Monopoli in giù,<br />

fino a Otranto e Castro. Ci sono location<br />

molto belle.<br />

Ha fatto molti film che sono entrati<br />

nell’immaginario collettivo italiano,<br />

ma bisogna menzionare anche<br />

Sono pazzo di Iris Blond, che ha un<br />

respiro internazionale.<br />

Infatti è uscito in America, dove ha<br />

ricevuto buone critiche. Fu proiettato<br />

all’Angelica Theatre di New York.<br />

È difficile piazzare i prodotti nostrani,<br />

in genere vengono relegati nelle<br />

sale d’essai. Noi, al contrario, abbiamo<br />

un altro atteggiamento verso le<br />

pellicole estere: il coreano Parasite,<br />

per esempio, esce in circuiti di prima<br />

visione. Forse dipende dal fatto<br />

che, sotto sotto, non riusciamo a<br />

fare lungometraggi totalmente cosmopoliti<br />

come le opere di Fellini o<br />

<strong>La</strong> grande bellezza di Sorrentino. È<br />

colpa delle idee e dei soggetti, che<br />

forse sono troppo provinciali.<br />

A proposito del film di Sorrentino.<br />

Dopo l’Oscar come miglior film<br />

straniero, le sono arrivate richieste<br />

per interpretare pellicole all’estero?<br />

Sì, negli Usa, ma francamente non<br />

erano progetti che mi interessavano.<br />

Che film erano?<br />

Mi hanno pregato di non dirlo, andremmo<br />

a toccare sul vivo l’attore<br />

che mi ha sostituito.<br />

Mai pensato di fare solo il regista?<br />

Dovrei trovare una storia giusta per<br />

attori giovani, dove non ci sia bisogno<br />

della mia presenza, ma fino a<br />

quando ho l’amore del pubblico<br />

continuerò così. È comunque nei<br />

miei pensieri. Dopo questo film ne<br />

ho in serbo un altro, poi ci sarà il<br />

serial Vita da Carlo. Lo dovrebbe distribuire<br />

Amazon, ma ancora nulla è<br />

definito. Abbiamo presentato il progetto<br />

e le prime due puntate, sono<br />

molto piaciute.<br />

Con quale attrice vorrebbe lavorare?<br />

Meryl Streep. Per me è un sogno, la<br />

stimo tantissimo. Magari un giorno<br />

avrò una grande idea in grado di<br />

sedurre questa immensa interprete.<br />

Se non ricordo male, l’ha pure baciata…<br />

Veramente mi ha baciato lei! Quando<br />

alla Festa del Cinema di Roma<br />

sono andato a complimentarmi per<br />

la sua carriera, le ho detto che la<br />

considero come Jimi Hendrix. Lei si<br />

è fatta una risata, mi ha fatto capire<br />

che voleva darmi un bacio e io me<br />

lo sono preso.<br />

Streep a parte?<br />

Scarlett Johansson. È bravissima,<br />

fantastica.<br />

Il comico Ricky Gervais, durante la<br />

premiazione dei Golden Globe, ha<br />

fatto un monologo politicamente<br />

scorretto con l’obiettivo di denun-<br />

32


ciare la difficoltà di far ridere oggi.<br />

Che ne pensa?<br />

Bisogna stare attenti a come si dicono<br />

certe cose, anche se mi sembra<br />

un pensiero a metà strada tra<br />

il radical chic e il falso moralismo.<br />

L’artista deve avere libertà e la gente<br />

dovrebbe mettere meno paletti.<br />

Le faccio un esempio: se c’è solo<br />

una donna protagonista allora siamo<br />

maschilisti. Sarà una moda, ma<br />

è anche un po’ stupida. Sicuramente<br />

si sta esagerando.<br />

Un film che ha nel cassetto, che le<br />

piacerebbe dirigere?<br />

Tempo fa sono andato a salutare<br />

la sorella di una persona che conosco,<br />

del mio quartiere, che stava<br />

morendo. È stato molto toccante. Ci<br />

sono anche ritornato, sono stati due<br />

giorni meravigliosi. Ho capito che il<br />

mio ruolo, come artista, ha una funzione<br />

importante, se a ringraziarti è<br />

qualcuno che sta lasciando questo<br />

mondo. Ci si sente utili, come un antidepressivo<br />

senza effetti collaterali.<br />

Quindi potrei fare un film sulla<br />

malattia, perché no.<br />

Interessante, anche se un po’ rischioso…<br />

Vede, dopo quell’episodio, nel<br />

quartiere tutti mi invitavano a casa<br />

per farmi salutare la moglie paralizzata<br />

o il figlio colpito da ictus.<br />

Una volta arrivai a un contradditorio<br />

molto acceso con un signore che<br />

era arrabbiato per la scena di un<br />

mio film. È stato molto bello, perché,<br />

dopo la sfuriata, siamo scoppiati<br />

a ridere. E lui mi fa: «Tu te sei<br />

dimenticato che sto pe’ mori’ e io<br />

t’ho dato del tu invece che del lei».<br />

Potrebbe uscirne una cosa un po’<br />

comica e un po’ drammatica.<br />

Lei è anche una star di Facebook e<br />

Instagram.<br />

Ci sono dovuto entrare per forza e<br />

malvolentieri: c’era un usurpatore<br />

che scriveva come se fosse me e<br />

mi hanno consigliato di ufficializzare<br />

i miei social. Però funziona, le<br />

mie pagine sono pacate e serene,<br />

e tutti possono partecipare. Scrivo<br />

i miei post di getto, mentre aspetto<br />

un piatto al ristorante, quando faccio<br />

colazione o quando mi viene in<br />

mente qualcosa. Non ci penso più<br />

di tanto e i follower sentono che<br />

quello che dico è vero e sincero.<br />

carloverdone.com<br />

carloverdoneofficial<br />

carloverdone<br />

Una scena del film Si vive una volta sola<br />

© Giuseppe Di Viesto<br />

33


TRAVEL<br />

© mrighetti82/AdobeStock<br />

ROMEO AND JULIET<br />

BIKE TOUR<br />

34


Ponte Castelvecchio, Verona<br />

UN ROMANTICO ITINERARIO<br />

STORICO-GASTRONOMICO PER<br />

COPPIE (SU DUE RUOTE) NELLA<br />

CITTÀ DEGLI INNAMORATI<br />

di Marzia Dal Piai - a cura di vdgmagazine.it<br />

A ROMANTIC HISTORIC AND<br />

GASTRONOMIC ITINERARY FOR<br />

COUPLES (ON TWO WHEELS)<br />

IN THE CITY FOR LOVERS<br />

35


TRAVEL<br />

«<br />

Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?». Una<br />

"<br />

Romeo, Romeo, wherefore art thou?". One of the<br />

delle frasi più celebri della tragedia shakespeariana<br />

celebra l’amore assoluto di Romeo e Giu-<br />

tragedy celebrates the all-encompassing love<br />

most celebrated phrases from Shakespeare's<br />

lietta che si è consumato nella città di Verona. E nel mese between Romeo and Juliet, which unfolded in the city of<br />

dell’amore, febbraio, in cui si festeggia San Valentino, proprio<br />

nella città scaligera un importante evento coinvolge un tine's Day is celebrated, it is precisely in the city of the<br />

Verona. And in the month of love, February, when Valen-<br />

particolare tipo di amanti, quelli delle due ruote: è Cosmobike<br />

Show. E, allora, ci piace immaginare dei moderni Ro-<br />

kind of lover, those on two wheels: it's the Cosmobike<br />

Scala family that an important event involves a particular<br />

meo e Giulietta in un tour che li veda percorrere i luoghi più Show. And then we like to imagine present-day Romeo<br />

belli, romantici e gustosi di Verona, perché no, in sella a una and Juliets in a tour which sees them in the most beautiful,<br />

romantic and tasty parts of Verona on a bike, and why<br />

bici. Un itinerario che fa bene all’ambiente e all’amore, fatto<br />

di degustazioni e conoscenza del territorio, per immergersi not? It is an itinerary that is good for the environment and<br />

nelle vie e nei locali della città della celebre e sventurata for love, which encompasses tastings and discovering<br />

coppia.<br />

the local area, so you can immerse yourself in the streets<br />

and places of the city of the celebrated and ill-fated<br />

Come tutti sanno, la storia d’amore tra Romeo e Giulietta è<br />

leggenda, frutto della penna di William Shakespeare, che a couple.<br />

sua volta si ispirò a una novella. Ma Verona conserva alcuni As everybody knows, the love story between Romeo and<br />

luoghi storici reali che fanno da ambientazione alla tragedia Juliet is fiction, created by William Shakespeare who was<br />

del drammaturgo inglese, poiché un fondo di verità esiste. in turn inspired by a short tale. But Verona boasts historic<br />

<strong>La</strong> famiglia Montecchi, quella di Romeo, fu infatti una delle<br />

più importanti dinastie ghibelline veronesi, e la lotta con English dramatist, as the play has some basis in truth.<br />

sites that serve as settings for the work by the great<br />

i guelfi insanguinò veramente la città nel 1200. Allo stesso The Montecchi family - Romeo's - was indeed one of the<br />

modo, il cognome Capuleti, quello di Giulietta, sarebbe una most important Ghibelline dynasties in Verona, and the<br />

storpiatura di Cappelletti, mercenari al soldo di Venezia. struggle with the Guelphs did indeed cause bloodshed in<br />

Si parte, dunque, dall’edificio del XIII secolo al civico 23 di the city in the 1200s. And equally Juliet's surname Capulet<br />

via Cappello, a pochi passi dalla centralissima piazza delle<br />

Erbe, dove sul grande arco del cortile campeggia anco-<br />

mercenaries in the pay of Venice. So, the itinerary starts<br />

is a distortion of the name of the Cappelletti, who were<br />

ra lo stemma della casata e sulla cui facciata in mattoni a from the thirteenth-century building at number 23 Via<br />

vista spunta il famoso balcone dove la giovane attendeva Cappello, very close to the centrally-located Piazza delle<br />

Romeo. A casa di Giulietta sicuramente si mangiava pasta Erbe, where the great arch of the courtyard still sports<br />

e fasoi (fagioli), piatto medievale tipico della cucina popolare,<br />

spesso insaporito aggiungendo le cotiche di maiale. A the young girl awaited Romeo projects from the<br />

the emblem of the house and the famous balcony where<br />

bare-<br />

Balcone di Romeo e Giulietta/Romeo & Juliet’s balcony<br />

© zefart/AdobeStock<br />

36


© PATMALUPHOTO/AdobeStock<br />

Malcesine (Verona), <strong>La</strong>go di Garda<br />

breve distanza, in via delle Arche Scaligere, la dimora dei<br />

Montecchi è un imponente edificio con portici decorati di<br />

tufo e cotto. <strong>La</strong> casa non è visitabile, ma si può entrare nella<br />

parte in cui sorge l’Osteria del Duca, un locale di cucina tradizionale<br />

veneta. Da provare i bigoli con le sarde (da bigat,<br />

bruco), una pasta simile agli spaghetti ma più spessa. Altra<br />

tappa obbligata la tomba di Giulietta, dove un tempo sorgeva<br />

un ex convento di frati appena fuori le mura cittadine, in<br />

via Pontiere 35. Una ventina di chilometri facili da percorrere<br />

in sella, magari accompagnati da una guida come Fabio<br />

Boeti, di Bike Experience, che sa raccontarne i tanti aspetti<br />

nascosti. E dopo una tappa così amara bisogna concedersi<br />

le cose buone della vita, come il risotto all’Amarone, preparato<br />

mantecando il riso con l’Amarone della Valpolicella e il<br />

formaggio Monte Veronese.<br />

<strong>La</strong> Città degli innamorati regala scorci suggestivi anche non<br />

legati al mito di Romeo e Giulietta, come quelli architettonici<br />

che ne fanno un gioiello da visitare in ogni stagione. In<br />

bicicletta, del resto, si raggiungono angoli per lo più sconosciuti,<br />

dove di solito si scoprono locali di prodotti tipici e prelibatezze.<br />

Prima di ripartire pedalando, per guadagnare un<br />

po’ di energia in più, c’è il bollito con la pearà, preparato con<br />

carne e verdure e servito con un purè di pane grattugiato e<br />

pepe abbondante (la pearà, appunto). E poi via lungo il fiume<br />

Adige, con deviazione in via Barbaranni verso la famosa<br />

chiesa di San Zeno, protettore di Verona, che conserva uno<br />

splendido dipinto del Mantegna. Ritornando verso il fiume<br />

e attraversando il Ponte Risorgimento, sulla riva opposta si<br />

prosegue su Lungadige Cangrande in direzione dell’Arsenale,<br />

dove si staglia il ponte medievale di Castelvecchio. Il Lungadige<br />

è una via particolarmente adatta ai ciclisti fino alla<br />

brick façade. At Juliet's house they certainly ate pasta<br />

and fasoi (beans), a typical medieval peasant food, which<br />

was often flavoured by adding pork rind. Not far away, in<br />

Via delle Arche Scaligere, the home of the Montecchi is<br />

an imposing building with porticoes decorated with tuff<br />

stone and terracotta. The house cannot be visited, but<br />

you can see the part occupied by Osteria del Duca, a<br />

restaurant with traditional Veneto cuisine. You should try<br />

the bigoli con le sarde (from bigat, caterpillar), which is a<br />

pasta similar to spaghetti, but thicker. Another obligatory<br />

stop is at Juliet's tomb outside the walls in Via Pontiere<br />

35, where a monastery once stood. Twenty kilometres<br />

that are easy to cover by bike, perhaps accompanied by<br />

a guide like Fabio Boeti from Bike Experience, who can<br />

point out many details you might not notice. And after<br />

such a sad interlude, you will have to indulge in some of<br />

the good things, like risotto all’Amarone, which is made<br />

by coating rice with Amarone della Valpolicella and<br />

Monte Veronese cheese.<br />

The city of lovers also offers fascinating sights that are<br />

not associated with the legend of Romeo and Juliet.<br />

Such as the architecture that makes it a jewel to visit<br />

in every season. And by bike you can access areas that<br />

are generally unknown, and often discover venues<br />

offering local products and delights. Before cycling<br />

on, to boost one’s energy, there is bollito con la pearà,<br />

which is prepared with meat and vegetables and served<br />

with a pure purée of breadcrumbs and lots of pepper<br />

(the pearà). You then ride along the River Adige, with<br />

a detour in Via Barbaranni towards the famous church<br />

of San Zeno, the patron saint of Verona, which has a<br />

37


TRAVEL<br />

splendida veduta di Castel San Pietro<br />

(detto anche di Re Teodorico). Per arrivare<br />

alla Reggia bisogna affrontare<br />

la salita delle Torricelle, ma in sella a<br />

una e-bike nulla è impossibile e, per<br />

chi non se la sente, c’è la funicolare.<br />

Scendendo, non resta che attraversare<br />

il Ponte Pietra, il più antico della città, e<br />

pedalare fino a via Sottoriva, una delle<br />

strade più ricche di ristoranti e osterie.<br />

Un buon bicchiere di vino della Valpolicella,<br />

di Soave o Custoza, è l’ideale<br />

per rinfrancarsi dopo le fatiche su due<br />

ruote.<br />

Al ritorno, verso piazza dei Signori, si<br />

arriva facilmente in piazza delle Erbe,<br />

dove è d’obbligo sedersi in un caffè ad<br />

ammirare gli affreschi che decorano<br />

gli edifici, e magari assaggiare anche i<br />

dolcetti fatti con l’impasto del pandoro,<br />

le sfogliatelle di Villafranca o le frolline.<br />

Per un buon caffè c’è anche Liston, in<br />

piazza Brà, cuore della città assieme a<br />

via Mazzini (la via dello shopping, dove<br />

la bici va tenuta a mano). Tornati in sella,<br />

si pedala in direzione dell’Arena per<br />

via dei Pellicciai, assaporando i profumi<br />

della cucina veronese che si incontrano<br />

tra le viuzze del centro. Un’altra<br />

specialità è il riso al tastasal, con carne<br />

macinata, salata e pepata, ricetta nata<br />

per controllare la salatura della carne<br />

prima di utilizzarla nella preparazione<br />

dei salumi. Da qui il nome, che significa<br />

proprio tastare il sale. A due passi<br />

dall’Arena, poi, si può fare un salto alla<br />

Botteghetta per assaggiare gli affettati<br />

lessini e i prodotti dell’entroterra, o alla<br />

storica osteria Il carro armato, nelle cui<br />

vicinanze si trova la chiesa dove sono<br />

seppelliti i Signori di Verona, gli Scala.<br />

Insomma, sono tante e gustose le tappe<br />

nella Città dell’amore, che tra l’altro,<br />

nella settimana di San Valentino, ospita<br />

la XVI edizione di Verona in Love -<br />

Dolcemente in Love, iniziativa che propone<br />

ingressi museali a tariffa ridotta,<br />

caccia al tesoro, visite guidate, mercatini<br />

di prodotti tipici e musica. Torna<br />

anche la proposta Due cuori a tavola,<br />

per degustare menù speciali pensati<br />

proprio per celebrare gli innamorati.<br />

Difficile immaginare un San Valentino<br />

più dolce di quello veronese.<br />

citta.di.verona.it<br />

visitverona.net<br />

casadigiulietta.comune.verona.it<br />

bikeexperience.net<br />

dolcementeinlove.com<br />

© Francesco83/AdobeStock<br />

Risotto all'Amarone<br />

splendid painting by Mantegna.<br />

Going back to the river and over<br />

the Ponte Risorgimento, on the<br />

opposite bank you continue on the<br />

Lungadige Cangrande towards the<br />

Arsenale, with the medieval bridge<br />

of Castelvecchio. The Lungadige is<br />

a road that is especially suitable for<br />

cyclists, leading up to the splendid<br />

view of Castel San Pietro (also known<br />

as the Castle of King Teodorico). To<br />

get to the royal residence you have<br />

to brave the Torricelle climb, but<br />

with e-bikes nothing is impossible,<br />

and for people who do not feel up<br />

to it there is a funicular railway. On<br />

the way back down, just cross Ponte<br />

Pietra, the oldest bridge in the city,<br />

and pedal up to Via Sottoriva, one<br />

of the streets with most restaurants<br />

and eateries. A nice glass of<br />

Valpolicella, Soave or Custoza is the<br />

perfect way to refresh yourself after<br />

exertions on two wheels. Returning,<br />

going towards Piazza dei Signori, you<br />

easily reach Piazza delle Erbe, where<br />

you must sit down in a café and<br />

admire the frescoes that decorate<br />

the buildings, and perhaps also try<br />

some sweets made with almond<br />

dough, Villafranca sfogliatella or<br />

frolline biscuits. Another place for<br />

a good cup of coffee is Liston, in<br />

Piazza Brà, which together with<br />

Via Mazzini (the shopping street,<br />

where you have to wheel your bike)<br />

forms the heart of the city. Getting<br />

back on the saddle, you pedal<br />

towards the Arena through Via dei<br />

Pellicciai, savouring the smells of<br />

Veronese cooking that drift through<br />

the alleyways in the city centre.<br />

Another speciality is tastasal rice,<br />

with ground, salted and peppered<br />

meat. This recipe was created to<br />

check if meat was sufficiently salted<br />

before being used in cold cuts, and<br />

indeed its name means “tasting for<br />

salt”. Very close to the Arena you<br />

can go to the Botteghetta to sample<br />

local cold cuts and other products,<br />

or to the historic inn Al Carro Armato,<br />

close to the church where the lords<br />

of Verona, the Scala family, are<br />

buried. So, there are many tasty<br />

stops to make in the city of love,<br />

which during the week of Valentine’s<br />

Day also hosts the 16th edition of<br />

Verona in Love - Dolcemente in<br />

Love. This initiative offers reducedprice<br />

museum tickets, treasure<br />

hunts, guided tours, markets with<br />

traditional products and music. Due<br />

cuori a tavola is also back, offering<br />

special menus created especially to<br />

celebrate people in love. It is difficult<br />

to imagine a Valentine’s Day that is<br />

sweeter than the one in Verona.<br />

VERONA<br />

66 FRECCE AL GIORNO/A DAY<br />

38


COSMOBIKESHOW<br />

TURISMO SOSTENIBILE E GREEN ATTITUDE PROTAGONISTI<br />

DEL FESTIVAL DELLA BICI, ALLA FIERA DI VERONA IL 15 E 16 FEBBRAIO<br />

Se di amore ne avete uno<br />

su tutti, quello per la bicicletta,<br />

allora non perdete<br />

CosmoBikeShow il 15 e 16 febbraio<br />

alla Fiera di Verona. Performance<br />

acrobatiche, incontri con i campioni<br />

e test ride su circuiti mozzafiato<br />

attendono gli appassionati insieme<br />

ai big player, ai loro ultimi modelli e<br />

alle tecnologie più all’avanguardia.<br />

Proprio nel weekend di San Valentino<br />

la storia d’amore tra la città, la sua<br />

fiera e il mondo del ciclismo viene<br />

confermata. L'obiettivo di CosmoBike<br />

è promuovere la bici come protagonista<br />

della mobilità di tutti i giorni, in<br />

un’ottica di sostenibilità e di rispetto<br />

per l’ambiente. Obiettivi che ben si<br />

coniugano con una delle mission di<br />

Ferrovie dello Stato Italiane, quella di<br />

dare impulso a un turismo sostenibile<br />

e dolce, che faccia dell’integrazione<br />

fra treno e bici un volano per la riscoperta<br />

dei territori e delle ricchezze<br />

paesaggistiche, storico-culturali ed<br />

enogastronomiche del nostro Paese.<br />

Non solo mondo racing on e off-road<br />

ma anche iniziative mirate al turismo in<br />

sella come l’area CosmoBike Tourism,<br />

con le migliori proposte e attrezzature<br />

per gli appassionati di questa<br />

forma di vacanza slow.<br />

A Verona torna anche la quinta edizione<br />

dell'Italian Green Road Award,<br />

il premio ideato dalla rivista online<br />

di cicloturismo Viagginbici.com, con<br />

l'intento di mettere in luce percorsi e<br />

territori che sono riusciti a valorizzare<br />

al meglio le vie verdi attraverso servizi<br />

in grado di consentire lo sviluppo<br />

del cicloturismo.<br />

L’edizione <strong>2020</strong> vede anche confermata<br />

la partnership con <strong>La</strong> Gazzetta<br />

dello Sport, con oltre 40 eventi e talk<br />

show assieme ai grandi campioni del<br />

passato e del presente. Il 15 febbraio,<br />

inoltre, dalle 15 alle 16 appuntamento<br />

con Bicicucina, tante ricette, improvvisate<br />

o quasi, assieme a Tessa Gelisio,<br />

conduttrice di Cotto e mangiato e Cotto<br />

e mangiato in bici, e al giornalista-ciclista<br />

Maurizio Guagnetti. M.D.P.<br />

cosmobikeshow.com<br />

viagginbici.com<br />

39


TRAVEL<br />

© Daniele Fabbro<br />

Ferrovia Pedemontana del Friuli<br />

DAL BINARIO ALLE DUE RUOTE<br />

IL GRUPPO FS<br />

ITALIANE PRESENTA<br />

A COSMOBIKE<br />

L’OFFERTA LEGATA<br />

ALLA MOBILITÀ<br />

DOLCE, CON<br />

L’INTEGRAZIONE<br />

BICI+TRENO<br />

di Luca Mattei<br />

l.mattei@fsitaliane.it<br />

ellemme1<br />

Tutti in sella alla propria bicicletta,<br />

lo scorrere delle<br />

lancette dell’orologio non<br />

interessa, ciò che conta è solo immergersi<br />

nella bellezza panoramica<br />

e culturale del Belpaese. <strong>La</strong> mobilità<br />

dolce, basata sull’attività fisica, ma<br />

senza puntare al raggiungimento della<br />

meta nel più breve tempo possibile, è<br />

sempre più diffusa in Europa. Da compiere<br />

programmando anche lunghi<br />

spostamenti, grazie alla possibilità di<br />

trasportare comodamente in treno la<br />

propria due ruote. Non sorprende così<br />

la partecipazione di FS Italiane a Cosmobike,<br />

il festival dedicato al mondo<br />

della bicicletta che nel 2019 ha attratto<br />

oltre 30mila visitatori. Mission del<br />

Gruppo, infatti, è da sempre la promozione<br />

di un viaggio sostenibile e integrato,<br />

con un occhio di riguardo nei<br />

confronti dell’ambiente e di quei mezzi<br />

che consentono di ridurre le emissioni<br />

di anidride carbonica.<br />

Un impegno sempre più cospicuo, illustrato<br />

durante i talk della kermesse<br />

veronese. Sabato 15 febbraio alle 15<br />

si parte con Treni antichi, sapori e bici,<br />

a cura della Fondazione FS Italiane,<br />

grande protagonista di un <strong>2020</strong> scelto<br />

dal ministro Dario Franceschini come<br />

Anno del treno turistico. Con la Fondazione,<br />

il Gruppo FS ha avviato nel<br />

2014 il progetto Binari senza tempo,<br />

per raggiungere mete meno note ma<br />

dalla straordinaria ricchezza artistica,<br />

paesaggistica ed enogastronomica.<br />

Tra il 2014 e il 2018 sono stati riaperti<br />

all’esercizio 600 chilometri di linee<br />

ferroviarie, nel 2019 i treni d’antan hanno<br />

trasportato circa 100mila persone,<br />

mentre nei prossimi mesi tornerà sui<br />

binari anche l’elettrotreno di lusso<br />

Arlecchino e si inizierà il restauro del<br />

Settebello. Interessante l’offerta per<br />

gli appassionati biker: si può viaggiare<br />

sulle affascinanti carrozze d’epoca degli<br />

anni ’30 anche caricando la propria<br />

due ruote a bordo di antichi bagagliai,<br />

un tempo riservati al trasporto merci.<br />

Terminato il primo incontro, alle 16:30<br />

tocca a Rete Ferroviaria Italiana presentare<br />

Ferrovie dismesse: un riuso<br />

ciclabile. Il gestore dell’infrastruttura<br />

ferroviaria nazionale ha un patrimonio<br />

di circa 1.200 km di linee non più<br />

in esercizio da preservare per scopi<br />

40


turistici e sociali e cedere alle amministrazioni<br />

locali per la trasformazione in<br />

greenways, sentieri riservati a spostamenti<br />

non motorizzati. Fra i tracciati più<br />

idonei ce ne sono alcuni in prossimità<br />

di siti di pregio naturalistico-culturale:<br />

in Friuli-Venezia Giulia, per esempio, si<br />

potrebbe partire da San Giorgio di Nogaro<br />

e arrivare a Palmanova (UD), città<br />

fortificata con pianta a stella e sito<br />

Unesco; in Veneto, nel tratto da Susegana<br />

a Giavera (TV), ci si avvicinerebbe<br />

alle celebri colline del Prosecco e<br />

del Valdobbiadene. I progetti portati a<br />

termine sono molteplici, con circa 400<br />

chilometri di linee già trasformate. Fra<br />

Torino e Cuneo si può percorrere l’Airasca-Moretta,<br />

detta via delle Risorgive<br />

per la presenza di sorgenti naturali. C’è<br />

invece il mare a fare da sfondo in alcuni<br />

tratti dell’Arenzano-Albisola Capo,<br />

in Liguria, dove si può anche raggiungere<br />

la casa di Cristoforo Colombo a<br />

Cogoleto (GE), e dell’Ortona-Vasto, in<br />

Abruzzo, verso la riserva Punta Acquabella<br />

e Palazzo d’Avalos, in provincia di<br />

Chieti. Il tragitto più lungo (73,7 km) è la<br />

Godrano-Burgio, nel palermitano, per<br />

arrivare agli scavi archeologici Adranone<br />

e alla cascata delle Due Rocche.<br />

Rfi ha mappato i percorsi in una trilogia<br />

di Atlanti, l’ultimo dei quali, stampato a<br />

dicembre 2019, viene presentato proprio<br />

a Cosmobike.<br />

Nell’ultimo giorno del festival, alle 11,<br />

si parla di Turismi possibili: treno e bici.<br />

Per Trenitalia, infatti, una maggiore<br />

integrazione tra questi due mezzi è<br />

un obiettivo perseguito e raggiunto<br />

da diversi anni. A bordo dei Regionali,<br />

per le due ruote elettriche o montate<br />

il ticket è gratuito (sempre per le pieghevoli)<br />

oppure si paga un semplice<br />

supplemento. A costo zero anche<br />

l’assicurazione per danni accidentali<br />

e il bracciale catarifrangente, offerti<br />

agli abbonati Regionali e InterCity e<br />

ai soci CartaFRECCIA che acquistano<br />

una pieghevole da Decathlon, grazie<br />

alla partnership firmata a ottobre 2019.<br />

Inoltre, nei nuovi Regionali c’è più spazio<br />

per le bici, fino a 18 nei Rock, fino<br />

a otto nei Pop, ed è possibile caricare<br />

quelle elettriche. Entro fine anno,<br />

su ogni convoglio InterCity saranno<br />

presenti sei postazioni. CosmoBike è<br />

per la Divisione Passeggeri Regionale<br />

di Trenitalia anche l’occasione per<br />

presentare il travel book dedicato alle<br />

ciclovie in prossimità delle stazioni<br />

ferroviarie in esercizio. Un’opportunità<br />

per i viaggiatori di stabilire un contatto<br />

diretto con la natura, la storia e la cultura<br />

di un Paese meraviglioso.<br />

VIAGGIARE SOSTENIBILE<br />

FS ITALIANE ADERISCE AL MANIFESTO DI ASSISI<br />

«Un approccio realmente sostenibile è quello in cui vengono prese decisioni avendo<br />

ben chiaro il senso della prospettiva, non preoccupandosi solo degli effetti di breve<br />

periodo ma proiettandosi in un orizzonte di più ampio respiro», ha sottolineato<br />

Gianfranco Battisti, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo,<br />

nell’aderire al Manifesto di Assisi lo scorso 15 gennaio.<br />

Promosso da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, Vincenzo<br />

Boccia, presidente di Confindustria, Mauro Gambetti, padre custode del Sacro<br />

Convento di Assisi, ed Enzo Fortunato, direttore della rivista San Francesco, il<br />

Manifesto nasce per sostenere lo sviluppo di un’economia a misura d’uomo contro<br />

la crisi climatica. Per dare concretezza al proprio impegno a tutela dell’ambiente,<br />

FS Italiane ha definito anche gli obiettivi di lungo periodo (2030-2050): incremento<br />

dello shift modale per passeggeri e merci verso la mobilità sostenibile, aumento ai<br />

massimi livelli della sicurezza sulle reti ferroviarie e stradali, riduzione delle emissioni<br />

di CO 2<br />

per diventare carbon neutral entro il 2050.<br />

Azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra in 30 anni si può e si deve.<br />

Chiunque può aderire al Manifesto di Assisi, firmando il documento sul sito<br />

symbola.it, e sono già in programma alcuni incontri tra i firmatari promotori per<br />

mantenere aperto il dialogo.<br />

41


TRAVEL<br />

LO SPRINT DEL<br />

BIKE SHARING<br />

IN ITALIA LE BICI CONDIVISE AUMENTANO E OFFRONO NUOVE<br />

PROSPETTIVE ALLA MOBILITÀ URBANA<br />

di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it<br />

© rh2010/AdobeStock<br />

42


Sarà l’effetto Greta che ripudia<br />

i motori, sarà la capacità<br />

di sgusciare nel tetris<br />

urbano, ma in città girano sempre<br />

più biciclette. Lontanissimi i tempi<br />

in cui la macchina era l’attestazione<br />

reboante del proprio benessere<br />

sociale, oggi il suo possesso è<br />

vissuto da molti come un peso, e<br />

la mobilità è sempre più percepita<br />

come un servizio, che deve essere<br />

flessibile e adattarsi ai bisogni<br />

quotidiani. I veicoli in sharing — che<br />

siano macchine, scooter o bici — rispondono<br />

alle esigenze mutevoli<br />

ed estemporanee dei viaggiatori:<br />

si paga solo l’utilizzo effettivo, eliminando<br />

tutti i costi manutentivi e<br />

quelli legati alla proprietà. E la bici<br />

è leggera, silenziosa, adatta a piccoli<br />

spostamenti urbani, perfetta<br />

per raggiungere fermate e stazioni.<br />

I numeri della mobilità condivisa<br />

crescono, ma inquadrare le dimensioni<br />

del bike sharing italiano<br />

è piuttosto complesso: «Stimarle è<br />

difficile perchè esistono tanti piccoli<br />

servizi, alcuni con un numero<br />

esiguo di bici. Pensiamo, per esempio,<br />

a tutte le località turistiche»,<br />

spiega Luca Refrigeri dell’Osservatorio<br />

nazionale sulla Sharing Mobility.<br />

Tuttavia un dato significativo<br />

per capire la portata del settore è<br />

il numero di biciclette disponibili: si<br />

è passati da poco più di 14mila nel<br />

2015 alle quasi 36mila del 2018, con<br />

cui sono stati effettuati 15 milioni di<br />

spostamenti. L’impennata si è registrata<br />

nel 2017 con l’avvento del<br />

free floating: mentre con il sistema<br />

station based le dueruote sono collocate<br />

nelle rastrellerie, con questa<br />

modalità sono individuabili tramite<br />

app grazie alla geolocalizzazione<br />

e possono essere lasciate all’interno<br />

di aree predefinite. Le città con<br />

un servizio a flusso libero sono Milano,<br />

Torino, Bergamo, Mantova,<br />

Padova, Ferrara, Bologna, Reggio<br />

Emilia, Firenze, Pesaro e Roma, per<br />

un totale di circa 22mila bici con<br />

cui circolare. Le file dei rider urbani<br />

si sono ingrandite anche grazie<br />

alla diffusione dell’e-bike a pedalata<br />

assistita che vanno incontro ai<br />

meno allenati, permettendo loro di<br />

affrontare facilmente le pendenze<br />

e i tragitti più lunghi. «Negli ultimi<br />

due-tre anni è cresciuta molto la<br />

cultura della bici e della mobilità<br />

condivisa. Gli episodi di vandalismo<br />

sono piuttosto isolati. Le biciclette<br />

in sharing sono diventate familiari<br />

e incontrano sempre di più i bisogni<br />

degli utenti: comode, sicure,<br />

ben illuminate, dotate di cestino o<br />

portapacchi», prosegue Refrigeri.<br />

Aumenta anche la sensibilità delle<br />

amministrazioni locali, impegnate a<br />

redigere e approvare i Piani urbani<br />

di mobilità sostenibile (Pums), promossi<br />

dalla Commissione Europea<br />

che ha diffuso le relative linee guida<br />

puntando su accessibilità, sostenibilità,<br />

sicurezza e condivisione.<br />

Piste ciclabili, ciclostazioni e bike<br />

sharing sono centrali in questa pianificazione,<br />

considerando i benefici<br />

di muoversi pedalando, soprattutto<br />

in termini di riduzione dell’inquinamento<br />

ambientale, acustico e di<br />

decongestionamento. Tra le grandi<br />

realtà, è Milano quella più avanti sul<br />

fronte della sharing mobility ed è<br />

stata tra le prime a mettere in pie-<br />

Nel Meridione per le bici condivise<br />

la strada è ancora in salita: secondo<br />

l’ultimo Rapporto nazionale sulla sharing<br />

mobility manca il sistema di free floating,<br />

mentre quello station based ha servizi<br />

con meno di 100 mezzi<br />

Fonte: Osservatorio nazionale sulla Sharing Mobility<br />

43


TRAVEL<br />

di il servizio con BikeMi nel 2008,<br />

arrivando nel 2018 a offrire 12mila<br />

bici tra free floating e station based.<br />

Bolzano, lo scorso ottobre,<br />

ha inaugurato la sua ciclopolitana,<br />

costituita da una rete interconnessa<br />

di piste ciclabili servita dal bike<br />

sharing con un parco di 100 bici a<br />

pedalata assistita e tre tricicli per<br />

persone con difficoltà motorie (con<br />

l’intenzione di aggiungere anche<br />

cargo bike attrezzate con un carrello<br />

anteriore per trasportare valigie).<br />

Bene l’Emilia-Romagna, contraddistinta<br />

da una storica vocazione per<br />

i velocipedi soprattutto nei Comuni<br />

di Ferrara, Reggio Emilia, Modena<br />

e Bologna. Quest'ultima, lo scorso<br />

settembre, è stata scelta da Mobike<br />

per sperimentare, per la prima volta<br />

in Italia e in Europa, le sue e-bike<br />

a pedalata assistita a flusso libero<br />

con spazi di parcheggio dedicati. A<br />

Verona, prima della prossima estate,<br />

è previsto il raddoppio delle postazioni<br />

per il bike sharing gestito<br />

da Clear Channel, dove si potranno<br />

noleggiare 170 nuove bici e 150<br />

e-bike, 50 delle quali dotate di seggiolino.<br />

Firenze è uno dei centri con<br />

la più alta densità di bici free floating:<br />

nel 2018 ce n’erano 10,5 ogni<br />

1.000 abitanti. A Roma, dopo l’uscita<br />

di scena di oBike, in ottobre Uber<br />

ha lanciato Jump, che in poco più di<br />

un mese ha raggiunto il traguardo<br />

delle 100mila corse, affiancato da<br />

Helbiz cha ha debuttato a novembre<br />

con alcune decine di e-bikes.<br />

Nel Meridione, invece, per le bici<br />

condivise la strada è ancora in salita:<br />

secondo l’ultimo Rapporto nazionale<br />

sulla sharing mobility manca<br />

il sistema di free floating, mentre<br />

quello station based ha servizi con<br />

meno di 100 mezzi. Fa eccezione<br />

Palermo, caso singolare nel panorama<br />

italiano: BiciPa ha una flotta di<br />

400 unità ed è controllato da Amat,<br />

azienda del trasporto pubblico che<br />

vede il Comune di Palermo come<br />

socio unico. Mentre i servizi di sharing<br />

mobility vengono solitamente<br />

affidati a società private tramite<br />

bando pubblico, nel capoluogo siciliano<br />

vengono gestiti direttamente<br />

dall’amministrazione comunale.<br />

Ma il divario tra Nord e Sud non è<br />

l’unica questione sollevata dal bike<br />

sharing: i pagamenti digitali escludono<br />

una consistente fascia di popolazione<br />

che ha poca confidenza<br />

con la tecnologia e le zone periferiche<br />

rimangono tagliate fuori. «È<br />

molto importante che il soggetto<br />

pubblico fornisca indirizzi chiari.<br />

Per esempio, all’interno dei contratti<br />

con gli operatori, può inserire<br />

determinati requisiti di copertura e<br />

accessibilità del servizio». Gli amministratori<br />

locali non solo possono<br />

orientare il bike sharing verso una<br />

maggiore equità, ma possono sfruttarlo<br />

per migliorare la mobilità urbana:<br />

«<strong>La</strong> digitalizzazione permette<br />

di ottenere dati rilevanti dagli utenti,<br />

come le aree più frequentate o<br />

gli orari di maggior concentrazione.<br />

Tali informazioni, che costituiscono<br />

parte di un sistema complesso,<br />

possono essere studiate e integrate<br />

per conoscere gli spostamenti dei<br />

cittadini e calibrare con criterio, per<br />

esempio, il trasporto pubblico locale<br />

o la viabilità». <strong>La</strong> direzione da<br />

seguire, insomma, è quella che va<br />

verso smart city a zero emissioni,<br />

capaci di migliorare la qualità della<br />

vita degli abitanti. E nel progressivo<br />

avanzamento di una mobilità a misura<br />

d’uomo, il bike sharing è pronto<br />

alla volata.<br />

osservatoriosharingmobility.it<br />

SharingMob<br />

TRENITALIA<br />

E BICINCITTÀ<br />

Per i soci CartaFRECCIA, gli abbonati<br />

regionali/sovraregionali e i titolari<br />

di Carta Unica sconti e agevolazioni<br />

sui servizi Bicincittà, il bike sharing<br />

più diffuso in Italia: accesso alle<br />

velostazioni a condizioni vantaggiose,<br />

noleggio bici tradizionali, e-bike e<br />

folding bike, servizi di ricarica elettrica.<br />

bicincitta.com<br />

© zigres/AdobeStock<br />

44


Una storia centenaria, e piena di colori che continuano<br />

vivi nella nostra maestosa architettura, cultura vibrante<br />

e spirito unico e inestinguibile. Così e l’autentica Cuba.<br />

Scoprila. www.autenticacuba.com


TRAVEL<br />

MADE IN NAPLES<br />

IS BETTER<br />

di Peppe Iannicelli<br />

e Cecilia Morrico morricocecili<br />

Atelier Magnifique<br />

NON SOLO MILANO E FIRENZE, PER ASSAPORARE<br />

L’ARTE SARTORIALE DEL FATTO A MANO BISOGNA<br />

ANDARE A NAPOLI. UN GIRO TRA LE VIE DEL CAPOLUOGO<br />

PARTENOPEO TRA CRAVATTE, PANTALONI, GIACCHE E ACCESSORI<br />

DALL’ALTA QUALITÀ E SAPIENZA ARTIGIANALE<br />

Maison Cilento & F.llo<br />

Se si pensa che il Quadrilatero<br />

della moda si trovi solo a Milano<br />

si sbaglia di grosso. Napoli<br />

e la Campania sono il regno del fatto<br />

a mano e dell’alta sartorialità per lui. Di<br />

Borbonica memoria, i re dell’artigianalità<br />

in grande stile si trovano tra i vicoli<br />

del capoluogo partenopeo. Chi sceglie<br />

di trascorrere un weekend di shopping<br />

non può esimersi da un giro in via Chiaia,<br />

proprio dietro piazza del Plebiscito,<br />

scendendo poi verso piazza dei Martiri,<br />

quindi per via Filangieri e via dei Mille e<br />

proseguendo lungo la Riviera di Chiaia.<br />

Qui le boutique e botteghe artigianali<br />

deliziano ogni palato fine, e infatti al civico<br />

203/204, nello splendido Palazzo<br />

Ludolf, ha sede una delle case storiche<br />

della città: Maison Cilento & F.llo. Fondata<br />

nel 1780, è oggi guidata da Ugo<br />

Cilento, ottava generazione della storica<br />

famiglia che, con passione, impegno,<br />

creatività e grande serietà, è riuscita a far<br />

conoscere e apprezzare lo stile napoletano<br />

nel mondo. Un’eleganza legata al<br />

territorio, che si ritrova anche nella collezione<br />

di cravatte e foulard realizzata<br />

per la Fondazione FS Italiane e ispirata<br />

alla carrozza reale custodita nel Museo<br />

ferroviario di Pietrarsa. <strong>La</strong> cravatta è un<br />

modello sette pieghe fatto interamente<br />

a mano con tre ore di lavoro e il doppio<br />

della stoffa abitualmente utilizzata per<br />

accessori analoghi. Le quattro pieghe<br />

da un lato e le tre dall’altro, dall’esterno<br />

verso l’interno della seta jacquard, garantiscono<br />

un risultato perfetto senza triplure,<br />

molto apprezzato dagli intenditori.<br />

Il modello richiama le decorazioni in oro<br />

47


TRAVEL<br />

zecchino della carrozza reale e riporta<br />

nel codino il logo FS, il modello della<br />

carrozza e la data di produzione.<br />

Molto richiesti sia l'appuntamento in atelier<br />

con Maurizio Marinella che gli open<br />

day organizzati periodicamente nella<br />

sua maison alla Riviera di Chiaia. Oltre<br />

alle celebri cravatte, con l’occasione i<br />

gentiluomini possono apprezzare e scegliere<br />

stoffe pregiate per abiti e camicie,<br />

pelli per scarpe su misura, prodotti per<br />

la barba e la cura del viso, delizie gastronomiche<br />

e sigari raffinati. Sempre a Chiaia<br />

si può fare un salto da Officine, negozio<br />

specializzato in abbigliamento e accessori<br />

per uomo, dove poter trovare il pantalone<br />

napoletano con quell’estro in più.<br />

Tra i brand in esposizione Biagio Santaniello,<br />

marchio nato nel 1968 a Salerno<br />

e oggi guidato dal figlio Antonio: tessuti,<br />

forme, accostamenti sono sempre originali<br />

e coinvolgenti, ogni collezione è un<br />

vero e proprio mondo di ispirazioni con<br />

particolare attenzione all’ecosostenibilità<br />

dei prodotti e all’evoluzione tecnologica<br />

delle lavorazioni artigianali. Se invece<br />

si vuole proprio il classico partenopeo la<br />

scelta giusta è la collezione O’Sart della<br />

maison Entre Amis. Il modello ha infatti<br />

in vita il tradizionale nasello blocca bottone<br />

e la cintura precostruita sartoriale<br />

e si può trovare, sempre in zona centro,<br />

da Milord oppure da De Matteo, antiche<br />

boutique locali.<br />

In via Filangieri, l’appuntamento è da<br />

Magnifique, maison fondata nel 1964<br />

da Mario Esposito. Un atelier con stoffe,<br />

drapperie e camicie raffinatissime e una<br />

produzione di nicchia molto ambita, in<br />

particolare le scarpe realizzate con vitelli<br />

francesi e camosci inglesi, coccodrillo<br />

e cordovan per i clienti più esigenti.<br />

Biagio Santaniello<br />

<strong>La</strong> lavorazione è Goodyear, le tomaie e<br />

le suole interamente dipinte a mano.<br />

Per scegliere un accessorio prezioso<br />

come i gemelli da polso, vale una sosta<br />

Barbarulo 1894 a piazza Amedeo. Il<br />

design, le decorazioni, la chiusura a bottoncino<br />

(marchio originale, registrato) o a<br />

coda di balena impreziosita da una lamina<br />

d’oro trasformano questo accessorio<br />

in un gioiello contemporaneo completamente<br />

realizzato artigianalmente in<br />

house.<br />

Calabrese 1924<br />

Su appuntamento e vicino alla stazione<br />

Centrale il laboratorio di Eugenio Calabrese,<br />

fondatore nel 1924 dell’omonimo<br />

marchio di cravatte e tessuti. Sartoria alla<br />

quarta generazione familiare con Annalisa,<br />

nei suoi locali, oltre alla produzione, è<br />

possibile trovare anche un archivio quasi<br />

centenario, maglioni in cashmere, pochette<br />

e cinture.<br />

Per finire il tour bisogna spostarsi a Pompei<br />

dove, all’interno di una prestigiosa<br />

villa di proprietà di un fioraio, c’è l’officina<br />

di Alfredo Rifugio. Una storia d’eccellenza<br />

da oltre 50 anni, conosciuto come il sarto<br />

che fa le giacche di pelle a mano. In villa si<br />

riceve per appuntamento e ad accogliere<br />

gli ospiti Rifugio in persona e il suo team<br />

di dieci collaboratrici con ago e ditale.<br />

cilento1780.it<br />

emarinella.com<br />

biagiosantaniello.com<br />

entreamis.it<br />

magnifiquenapoli.com<br />

gemellidapolso.it<br />

calabrese1924.com<br />

alfredorifugio.it<br />

NAPOLI<br />

109 FRECCE AL GIORNO<br />

48


TRAVEL<br />

LEZIONI DI STORIA<br />

FESTIVAL<br />

DAL 27 FEBBRAIO AL 1º MARZO, A NAPOLI, UNA SERIE DI INCONTRI<br />

PER RIFLETTERE SULL’IDENTITÀ COLLETTIVA<br />

di Giuseppe <strong>La</strong>terza<br />

Giuseppe <strong>La</strong>terza<br />

Nella nostra epoca di grande<br />

incertezza sul futuro c’è<br />

un gran bisogno di conoscenza<br />

storica. Come possiamo, infatti,<br />

scegliere e perseguire le soluzioni<br />

giuste per garantirci una vita migliore<br />

se non impariamo dagli errori e dalle<br />

conquiste del passato? Molti italiani<br />

lo sanno. È per questo che da molti<br />

anni affollano le nostre Lezioni di Storia<br />

nei teatri di tutta Italia, da Roma a<br />

Milano, da Bari a Padova, da Trieste a<br />

Genova. E per questo ha avuto grande<br />

successo la prima edizione del Festival<br />

delle Lezioni di Storia che si è tenuta<br />

lo scorso anno a Napoli. Migliaia<br />

di persone sono venute ad ascoltare<br />

le parole degli storici, che ci hanno<br />

trasportato in una dimensione apparentemente<br />

lontana ma che, per differenza,<br />

ci aiuta a riflettere su noi stessi.<br />

Val bene un lungo e intenso fine settimana<br />

a Napoli, dunque, dal 27 febbraio<br />

al 1° marzo per non perdere Lezioni<br />

di Storia Festival <strong>2020</strong>. Questa seconda<br />

edizione, resa possibile grazie al<br />

contributo essenziale della Regione<br />

Campania, affronta il tema Noi e loro,<br />

cioè come uomini e donne nel corso<br />

della storia si siano messi insieme,<br />

cercando un’identità comune, nel<br />

modo di pensare e di agire.<br />

Nel corso della storia, infatti, ci siamo<br />

definiti per appartenenza a un gruppo:<br />

una famiglia, una città, una nazione,<br />

ma anche una chiesa, un partito politico,<br />

una squadra di calcio. Questa<br />

identità collettiva si è costruita quasi<br />

sempre per differenza o contrapposizione<br />

con un altro gruppo: come dire,<br />

siamo “noi” perché non siamo “loro”.<br />

Ma quanto degli “altri” è invece entrato,<br />

senza che ce ne accorgessimo, a<br />

definire la nostra identità? Comprendere<br />

le ragioni e i modi in cui l’umanità<br />

fin dalle sue origini si è costituita<br />

e divisa in noi e loro ci consente forse<br />

di immaginare un noi universale e un<br />

mondo meno frammentato e conflittuale,<br />

in cui a cadere sono quei muri<br />

fisici e culturali che dividono i tanti noi.<br />

Un tema affascinante e complesso<br />

che, durante il Festival, sarà sviluppato<br />

da alcuni tra i migliori storici italiani<br />

e stranieri nelle forme più diverse, attraversando<br />

letteratura, arte, cinema<br />

e fumetti. Relatori che uniscono alla<br />

qualità del pensiero storico la capacità<br />

di rendere la storia attraente per<br />

chi li ascolta.<br />

Ma il successo del Festival sta anche<br />

nella bellezza della città che lo ospita.<br />

Una bellezza carica di storia che<br />

si esprime con tutta la sua forza nei<br />

palazzi del centro storico, sedi delle<br />

prestigiose istituzioni culturali in cui<br />

si svolgono gli incontri. Quattro giorni<br />

per raccontare la nostra storia, per<br />

divertirci e stupirci, per riflettere sul<br />

nostro presente. Un invito a mettervi<br />

tutti in viaggio verso Napoli.<br />

lezionidistoriafestival<br />

storiafestival<br />

editorilaterza<br />

editorilaterza<br />

editorilaterza<br />

50


© Francesco Pierantoni<br />

Spettatori al Teatro Bellini di Napoli, Lezioni di Storia Festival 2019<br />

TEMI<br />

Per aiutare il pubblico a scegliere tra lezioni, dialoghi, performance teatrali<br />

e incontri in libreria, Lezioni di Storia Festival <strong>2020</strong> è stato suddiviso in una<br />

serie di percorsi tematici.<br />

• Grandi racconti: la narrazione di eventi particolari che fanno luce su<br />

temi più generali, dal Risorgimento ai Mondiali di calcio, dall’Africa<br />

all’America.<br />

• I maestri: il ritratto di chi ha fatto la storia di questa disciplina, da Croce<br />

a Mann, da De Felice a Mack Smith.<br />

• I volti del potere: gli uomini che con il loro potere hanno cambiato la<br />

storia, da Serse all’imperatore Claudio, da Mussolini a Hitler.<br />

• In questione: le grandi questioni del nostro tempo viste attraverso la<br />

lente della storia, come élite e popolo, migrazioni, sessualità, conflitto<br />

tra generazioni.<br />

• Il mondo a Napoli: per raccontare Napoli e la sua fortissima identità<br />

multiculturale, da Goethe a Stendhal, da Billy Wilder a Fassbinder.<br />

• Il tempo della musica: la storia attraverso la musica, da Beethoven al<br />

blues.<br />

• <strong>La</strong> storia nell’arte: vivere la storia attraverso l’arte, da Picasso a Banksy.<br />

• Noi e gli antichi: la nostra relazione con il mondo antico, dagli dei greci<br />

a Pompei e gli antichi romani.<br />

• Orizzonti: le proposte dei partner sul territorio.<br />

LUOGHI<br />

Teatro Bellini<br />

Mann - Museo Archeologico Nazionale di Napoli<br />

Madre - Museo d’arte contemporanea Donnaregina<br />

Accademia di Belle Arti<br />

Conservatorio San Pietro a Majella<br />

Liceo Vittorio Emanuele II<br />

Librerie (UBIK, IoCiSto, Megastore Feltrinelli, The Spark Creative Hub)<br />

PARTNER<br />

Il Festival è progettato e ideato da Editori <strong>La</strong>terza con la Regione<br />

Campania ed è organizzato dall’Associazione A voce alta e dalla<br />

Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, con la partnership di<br />

Mann, Madre - Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee,<br />

Accademia di Belle Arti, Conservatorio San Pietro a Majella e Liceo<br />

Vittorio Emanuele II. Promozione e Comunicazione sono a cura<br />

della Scabec, società in-house della Regione Campania.<br />

RELATORI<br />

David Abulafia, Alessandro Barbero, Alberto Mario<br />

Banti, Luciano Canfora, Eva Cantarella, Simona<br />

Colarizi, Ivano Dionigi, Amedeo Feniello, John Foot,<br />

Emilio Gentile, Andrea Giardina, Christian Goeschel,<br />

Luigi Mascilli Migliorini, Massimo Montanari, Gianni<br />

Mura, Alessandro Portelli, Francesco Remotti, Silvia<br />

Ronchey, Vanessa Roghi, Beppe Smorto, Vincenzo<br />

Trione, Alessandro Vanoli, Elisabetta Vezzosi, Maurizio<br />

Viroli e molti altri.<br />

PROGRAMMA<br />

Il programma completo di Lezioni di Storia Festival è<br />

consultabile sul sito lezionidistoriafestival.it.<br />

L’ingresso a tutti gli eventi è libero, fino a esaurimento<br />

posti: è consigliata la prenotazione online, a partire<br />

dal 13 febbraio fino al 23 febbraio alle 13.<br />

Per informazioni: info@lezionidistoriafestival.it<br />

51


CARNEVALE<br />

LA MASCHERA È GREEN<br />

TUTELIAMO IL MONDO È L’APPELLO CHE SI RIPETE NELLE FESTE<br />

TRADIZIONALI ITALIANE. NELLE CITTÀ PICCOLE E MEDIE, DA CANTÙ<br />

A SCIACCA, SFILATE DI CARRI, SPETTACOLI E DOLCI PORTANO<br />

ALLEGRIA E GUARDANO AL FUTURO<br />

di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it<br />

Cantù<br />

Il Carnevale <strong>2020</strong> vuole respirare<br />

aria nuova e abbracciare la Terra.<br />

Carri, colori, strade in festa, dolci<br />

e risate aiutano a sdrammatizzare il<br />

tema dell’ambiente e della difesa della<br />

Terra, su cui ci sarebbe altrimenti<br />

poco da scherzare. Cantù è la prima<br />

proposta di un tour tricolore fra i paesi<br />

del Carnevale. Il trambusto e l’allegria<br />

sono di casa alla 94esima edizione<br />

nella cittadina in provincia di Como,<br />

dove, grazie al calendario ambrosiano,<br />

il diritto allo scherzo si prolunga<br />

fino a quattro giorni dopo il martedì<br />

grasso. L’ultima sfilata è infatti sabato<br />

29 febbraio, dopo quelle domenicali<br />

del 2, 16 e 23. Orgoglio dei cittadini,<br />

che lavorano tutto l’anno alla sua realizzazione,<br />

è lo show con otto carri,<br />

uno per ogni gruppo storico. Davanti<br />

a tutti c’è il Truciolo, riempito da tan-<br />

52


© Wilson Santinelli<br />

Fano<br />

Cento<br />

© Ianunzio Alessandro/AdobeStock<br />

ti bambini, che prende il nome dalla<br />

maschera ufficiale di Cantù. Apre la<br />

gara, come da tradizione, il gruppo<br />

vincitore dell’anno prima: Buscait, che<br />

propone Giro giro tondo… Non fate cadere<br />

il mondo! con un invito a Donald<br />

Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping a<br />

tornare bambini e rispettare la meraviglia<br />

del Creato. E ancora, Se il mare<br />

vuoi salvare, aiutaci a riciclare è il titolo<br />

del gruppo <strong>La</strong> Maschera, che utilizza<br />

con coerenza cartapesta e bottiglie<br />

di plastica riciclate. Il Coriandolo, attentissimo<br />

all’attualità, sfila con Australia,<br />

un carro dalle fattezze di un<br />

volto umano che rende persona il Paese<br />

devastato dalle fiamme all’inizio<br />

dell’anno. Dà sfogo alla satira politica,<br />

invece, Il can-can lo facciamo noi, carro<br />

realizzato dal gruppo Lisandrin.<br />

Trent’anni li compie il Carnevale di<br />

Cento (FE), in Emilia-Romagna. Ma dei<br />

numeri non bisogna fidarsi, perché<br />

di questa manifestazione già si hanno<br />

notizie nel 1600, grazie addirittura<br />

a Gian Francesco Barbieri, detto il<br />

Guercino, che raffigurò nei suoi affreschi<br />

la tradizionale festa. Negli anni<br />

’90 del secolo scorso, il patron Ivano<br />

Manservisi gli ha ridato entusiasmo,<br />

ottenendo il prestigioso gemellaggio<br />

con Rio de Janeiro. Gli appuntamenti<br />

sono tanti, dal 9 febbraio con il concerto<br />

di J-Ax, passando per domenica<br />

16 e 23, fino al 1° e 8 marzo, giorno del<br />

gran finale con la proclamazione del<br />

carro vincitore. Tutto finisce nel fuoco<br />

con il tradizionale rogo della maschera<br />

centese, Tasi.<br />

A ogni città o paese la sua caratteristica.<br />

Nelle Marche, a Fano (PU), l’appuntamento<br />

è con il Carnevale più dolce e<br />

antico d’Italia. Qui i giorni di festa sono il<br />

9, 16 e 23 febbraio, quando avviene il caratteristico<br />

Getto, un lancio di dolciumi<br />

da carri alti fino a 18 metri: 200 quintali<br />

tra caramelle, cioccolatini e altre leccornie<br />

distribuiti alla folla. Se dolce vuol<br />

dire anche tenerezza e infanzia, non è<br />

casuale la partecipazione di Nicola Ielapi,<br />

giovanissimo attore che ha interpretato<br />

Pinocchio nell’ultimo film di Matteo<br />

Garrone. Torna, infine, il tema green<br />

a partire dal titolo dell’evento: Le vie<br />

dell’eco, casca il mondo, casca la terra,<br />

tutti giù per terra. Non si va via da Fano<br />

53


CARNEVALE<br />

senza ricordare che il Carnevale nasce<br />

nel 1347, in occasione della pace tra le<br />

due famiglie rivali della città. E che tutto<br />

finisce in fumo il martedì grasso con il<br />

rogo del Pupo, detto El Vulon, quando<br />

le fiamme portano via anche i peccati<br />

commessi nell’unico periodo in cui è lecito<br />

“insanire”.<br />

Inoltrandosi per il Belpaese è certo<br />

difficile scegliere tra tante iniziative<br />

carnascialesche in città piccole<br />

e medie e non far torto a nessuno.<br />

Non si dovrebbe trascurare Ivrea, con<br />

la tipica battaglia delle arance, o il<br />

Carnevale in Basilicata, una regione<br />

che ha avuto molta visibilità lo scorso<br />

anno grazie a Matera 2019. Inoltre<br />

c'è la Campania con Montemarano<br />

(AV) mentre in Puglia la scelta cade<br />

su Putignano (BA), privilegiata meta<br />

turistica anche in questo periodo. Il<br />

Carnevale <strong>2020</strong>, arrivato alla 626esi-<br />

© Stefano Siracusa<br />

ma edizione, vanta qualche secolo di<br />

storia. Tra satira, goliardia, creatività e<br />

tradizione, il tema è riassunto nel titolo<br />

della manifestazione, <strong>La</strong> Terra vista<br />

dal Carnevale, e in quello dei carri: dal<br />

primo, che si chiama Codice rosso,<br />

all’ultimo, L’Apocalisse.<br />

Chiude il tour del periodo più allegro<br />

dell’anno, Sciacca (AG), in Sicilia. Risate<br />

e momenti di allegria non possono<br />

mancare dal 20 al 25 febbraio nella<br />

terra millenaria dove già i commediografi<br />

greci si burlavano dei potenti e<br />

dei politici di turno, e luogo natale di<br />

Luigi Pirandello, teorizzatore dell’assoluta<br />

doppiezza e inaffidabilità della<br />

maschera. Il Carnevale del paese<br />

agrigentino è il più antico della regio-<br />

Sciacca<br />

Putignano<br />

ne. I documenti storici già ne ricordano<br />

le prime tracce nel lontano 1626,<br />

quando era definito appuntamento “di<br />

panza”. Dal 1882, invece, viene accettata<br />

la composizione di testi dialettali<br />

che accompagnano gruppi e carri.<br />

Allegorie, balli in maschera e recite<br />

di un copione satirico caratterizzano<br />

la festa che inizia, come da canone,<br />

il giovedì grasso. Il sabato il carro di<br />

Peppe ‘Nnappa, maschera simbolo<br />

che in quel periodo detiene le chiavi<br />

della città, inaugura la sfilata con la<br />

distribuzione di salsicce, vino e caramelle.<br />

Nelle sere d’allegria tutti ballano<br />

in piazza, ma la notte del martedì<br />

il rogo del ‘Nnappa riporta alla triste<br />

realtà dell’imminente Quaresima. Ormai,<br />

né carne, né scherzo vale.<br />

carnevalecanturino.it<br />

CarnevaleaCantu<br />

carnevalecantu<br />

carnevalecento.com<br />

CentoCarnevaledEuropa<br />

centocarnevaledeuropa<br />

carnevaledifano.it<br />

ilcarnevaledifano<br />

carnevaledifano<br />

carnevalediputignano.it<br />

carnevalediputignano<br />

carnevalediputignano<br />

sciaccarnevale.it<br />

sciaccarnevale<br />

sciaccarnevale<br />

54


© Archivio Fondazione Carnevale<br />

In questa pagina, immagini del Carnevale di Viareggio 2019<br />

VIAREGGIO<br />

E VENEZIA<br />

FABBRICHE DEL<br />

DIVERTIMENTO<br />

di Cristiana Meo Bizzari - c.meobizzari@fsitaliane.it<br />

Generazioni che si confrontano, si scambiano<br />

idee, tra tradizioni e cambiamenti, ma che<br />

continuano a crescere insieme. Generazioni<br />

che si rigenerano, assimilando i saperi dei padri,<br />

dei nonni, che condividono il destino del proprio tempo<br />

recuperando il passato e proiettandosi nel futuro.<br />

"Generazioni" è dunque la parola chiave del Carnevale<br />

di Viareggio, alla 147esima edizione, tema<br />

ispirato anche dall’arte dei carri dei maestri locali:<br />

artigiani marittimi che si esprimono creativamente attraverso<br />

ingredienti poveri e semplici come la cartapesta<br />

ma che hanno dato vita a una lunga tradizione<br />

di artisti, oggi in grado di competere ai massimi livelli<br />

di abilità con l'incedere del tempo e della tecnologia.<br />

VIAREGGIO<br />

10 FRECCE AL GIORNO<br />

© Archivio Fondazione Carnevale<br />

55


CARNEVALE<br />

VENEZIA<br />

92 FRECCE AL GIORNO<br />

Carnevale di Venezia 2019<br />

56


A Viareggio, quest’anno la società contemporanea è<br />

interpretata guardando alla social mania, all’avanzata<br />

economica della Cina e ai disastri ambientali contro<br />

cui si è schierata Greta Thunberg. Tra i temi delle<br />

opere di prima categoria: il no alle corride, l’ispirazione<br />

a una frase di Luciano De Crescenzo per lanciare<br />

un abbraccio collettivo, l’impegno per un amore senza<br />

discriminazione, la cultura minacciata dal centauro<br />

dell’ignoranza e i nuovi idoli del momento, come Cristiano<br />

Ronaldo. Sei gli appuntamenti di febbraio con<br />

i Grandi corsi mascherati, le sfilate di carri allegorici:<br />

sabato 1°, domenica 9, sabato 15, giovedì 20, domenica<br />

23 e martedì 25.<br />

A Venezia, invece, i protagonisti dell’edizione <strong>2020</strong><br />

sono l’amore, il gioco e la follia. Dall’8 al 25 febbraio è<br />

fitto il calendario di appuntamenti, rassegne culturali<br />

e performance che, con oltre 300 artisti, animano il<br />

centro storico della Serenissima. Si parte con la Festa<br />

Veneziana sull’acqua e lo show a Rio di Cannaregio, per<br />

la regia di Alessandro Martello, sabato 8 alle 19 e alle<br />

21. Domenica 9 si rinnova invece il corteo acqueo delle<br />

Associazioni Remiere di Voga, da Punta della Dogana a<br />

Rio di Cannaregio, con stand enogastronomici e prelibatezze<br />

tipiche veneziane. Gran finale con l’arrivo della<br />

Pantegana. Piazza San Marco è come sempre il teatro<br />

principale di eventi e spettacoli: sabato 15 accoglie il<br />

corteo delle Marie del Carnevale, poi il Volo dell’Angelo<br />

il 16 e quello dell’Aquila il 23 febbraio. Il clou martedì<br />

25 con il tradizionale Svolo del grande gonfalone del<br />

Leone di San Marco, per celebrare la chiusura del Carnevale<br />

<strong>2020</strong> e lanciare l’arrivederci al 2021.<br />

viareggio.ilcarnevale.com<br />

carnevale.venezia.it<br />

carnevaleveneziaofficialpage ilCarnevalediViareggio<br />

Venice_Carnival carnevalevg<br />

venice_carnival_official carnevaleviareggio<br />

© Vela Spa<br />

57


CARNEVALE<br />

IL LUNGO VIAGGIO DI<br />

ARLECCHINO<br />

di Alberto Olivetti<br />

© Dea Picture Library/Gettyimages<br />

58


Arlecchino viene da lontano.<br />

Viene davvero da<br />

molto lontano. Si racconta,<br />

infatti, che giungesse a noi provenendo<br />

addirittura dall’aldilà. È<br />

quanto accadeva tanti secoli orsono,<br />

quando Arlecchino non aveva<br />

ancora deciso di stabilirsi definitivamente<br />

tra noi, di farsi a suo modo<br />

cittadino e ritagliarsi un’occupazione<br />

di servitore.<br />

Al contrario. In quei tempi lontani,<br />

tra i comuni mortali, le sue erano<br />

incursioni rapide e tumultuose nelle<br />

quali si gettava con un grande<br />

clamore di tuoni, e di improvvisi<br />

lampi che squarciavano il cielo nel<br />

cuore della notte. Erano le tempeste<br />

notturne che lo richiamavano<br />

irresistibilmente sulla terra, e lo attraevano<br />

specialmente le campagne<br />

sconvolte sotto la furia degli<br />

elementi.<br />

Allora Arlecchino guidava sarabande<br />

infernali tra le nubi nere, lungo i<br />

crinali e nelle lande desolate, scatenando<br />

i suoi accoliti in cavalcate<br />

frenetiche che solo con le prime<br />

luci dell’alba si esaurivano, vaporando<br />

tra le nebbie mattutine oltre<br />

le gole dei monti.<br />

Questo almeno raccontavano<br />

quanti, serrati nelle case, rannicchiati<br />

sotto le coltri, sentivano la<br />

sua masnada attraversare, avanti e<br />

indietro, su e giù, i campi e le colline.<br />

E non erano forse, trascinate<br />

dietro a lui, dicevano, le anime inquiete<br />

dei defunti che facevano<br />

ressa, agitate e impalpabili come il<br />

soffiar dei venti?<br />

Il primo non confutabile indizio di<br />

questa provenienza di Arlecchino<br />

sta nel nome. Come scrive Fausto<br />

Nicolini, sappiamo che origina, fin<br />

dall’anno Mille, con varie e diverse<br />

inflessioni prima di fissarsi definitivamente,<br />

da quell’Herlequin che<br />

designava il capo della tumultuante<br />

processione diavolesca.<br />

Del resto, se osserviamo bene la<br />

nera maschera di Arlecchino, non<br />

sarà difficile riconoscervi i connotati<br />

della sua ascendenza demoniaca.<br />

I suoi tratti conservano<br />

alcunché di cagnesco: poco pronunciato,<br />

camuso il naso; profonde<br />

le pieghe delle guance, come<br />

contratte da un ringhio che rimpicciolisce<br />

l’orbita degli occhi. E poi,<br />

soprattutto, la protuberanza d’un<br />

corno diabolico che spunta appena,<br />

ma che è tuttavia visibile sulla<br />

fronte corrugata.<br />

Arlecchino è immediatamente e<br />

universalmente riconoscibile per il<br />

suo vestito a losanghe multicolori.<br />

Ebbene, anche quel suo costume<br />

vistoso, sgargiante, è il risultato<br />

finale di una lunga, ma lineare,<br />

trasformazione. Alcune tra le prime,<br />

e rare, illustrazioni cinquecentesche<br />

ci rappresentano non per<br />

caso Arlecchino rivestito d’un abito<br />

sul quale, come altrettante toppe,<br />

sono cucite foglie di varia forma e<br />

colore. Le foglie verdi del rigoglio<br />

estivo, e le foglie gialle dell’autunno.<br />

Perché Arlecchino giunge in<br />

città, a Bergamo, dal fitto dei boschi,<br />

coperto come può e male in<br />

arnese. Del diavolo scatenato d’un<br />

tempo conserva la prestanza fisica,<br />

l’atletica vitalità che mostra in<br />

quel suo spiccar salti acrobatici e,<br />

all’occorrenza, nel dar di bastone<br />

con vistosa energia. Ma ha perduto<br />

la più parte delle antiche doti di<br />

astuzia e di imperiosa sicurezza,<br />

certo per esser stato relegato nel<br />

fondo delle campagne, quasi che<br />

quell’esser stato trascurato per<br />

gran tempo e senza contatti con<br />

l’uman genere, l’abbia ristretto in<br />

una sorta di innocenza sprovveduta<br />

che, tuttavia, può, in certe<br />

circostanze, con grande sorpresa<br />

accendersi delle malizie antiche.<br />

Quel suo primo abbiglio, che rimandava<br />

a un mondo rurale e alludeva<br />

al ciclo delle stagioni, si fece<br />

a sua volta urbano, e le foglie divennero<br />

pezze e cascami di stoffe<br />

diverse e poi toppe, prima irregolari<br />

e poi ritagliate nell’ordine geometrico<br />

di rombi multicolori.<br />

Un “costume folle” dirà Paul Verlaine<br />

nelle sestine di Colombina, uno<br />

dei 22 componimenti di Feste galanti,<br />

la raccolta di poesie che pubblica<br />

nel 1869, dove Arlecchino, in<br />

Pantomima, «combina/il rapimento<br />

di Colombina/e fa quattro piroette».<br />

Quarant’anni dopo i riquadri<br />

di quel folle costume attrarranno<br />

Pablo Picasso che avrà buon gioco<br />

a inserirli nel codice cubista della<br />

sua pittura.<br />

Si diceva che Arlecchino appare<br />

nella commedia dell’arte come figura<br />

del servo, e non c’è servo se<br />

non in stretta relazione con il suo<br />

padrone, la figura del vecchio Pantalone,<br />

veneziano. Ha scritto in proposito<br />

Mario Apollonio: «Chi serve<br />

è in una condizione di inferiorità,<br />

mentre (e la contraddizione è profonda<br />

e sapiente) il padrone non<br />

può fare a meno di lui, per lo meno<br />

quanto egli non può fare a meno<br />

del padrone. L’uno e l’altro si dibattono<br />

in questa contraddizione e<br />

non ne sanno uscire, perché manca<br />

loro quell’agilità di adattamento<br />

che è necessaria alla vita sociale.<br />

Il vecchio è irrigidito in poche<br />

sentenze e in una costante regola<br />

di vita: avaro, brontolone, indurito<br />

nelle idee come nelle membra; il<br />

servo avrebbe dalla sua una naturalità<br />

più pronta perché irriflessiva,<br />

l’astuzia elementare ma efficace<br />

della gente primitiva, la mancanza<br />

di scrupoli; ma è menomato dal-<br />

59


CARNEVALE<br />

la grossezza e dalla poca pratica<br />

dell’ambiente cittadinesco».<br />

Composto dunque, fra il ’600 e<br />

l’800, in un suo carattere che si fa<br />

costante, non mancano testimonianze<br />

di sue avventure fantastiche,<br />

specie se andiamo agli esordi<br />

di Arlecchino quale lo troviamo, ad<br />

esempio, nei canovacci di Flaminio<br />

Scala, ossia ne Il teatro delle favole<br />

rappresentative, overo la Ricreatione<br />

comica, boschereccia e tragica divisa<br />

in cinquanta giornate, stampata a<br />

Venezia nel 1611.<br />

Mi limito a richiamare lo scenario<br />

della pastorale L’arbore incantato.<br />

Arlecchino, in Arcadia, è il servo<br />

del pastore Corinto. Non v’è personaggio<br />

che entri in scena che non<br />

prenda parte al gioco degli intrecci<br />

amorosi che si ingarbugliano uno<br />

sull’altro, uno dentro l’altro. Una ridda<br />

di equivoci, di travestimenti, di<br />

uscite di senno per eccesso di passione<br />

e di agnizioni a sorpresa e che<br />

si scioglie in fine dopo alcuni colpi<br />

di teatro di grande effetto.<br />

C’è un Sabino Mago che opera incantesimi.<br />

Arlecchino è innamorato<br />

della ninfa Clori, ma non è corrisposto<br />

perché lei ama Corinto, il suo<br />

padrone. Dopo innumerevoli garbugli,<br />

dal Mago la bella ninfa viene<br />

trasformata in albero. Appoggiato<br />

al tronco, Arlecchino piange amare<br />

lacrime e ingiuria Amore. Ed ecco<br />

che, per punirlo, il Mago trasforma<br />

Arlecchino «in gru selvatica». È così<br />

che Arlecchino, con mille smorfie<br />

«slonga il collo più volte», fa mille<br />

capriole e contorsioni e danze<br />

slogate finché torna «nella sua forma».<br />

Il Mago muta l’albero di nuovo<br />

in Clori che sposa Corinto e lascia il<br />

suo servo afflitto e sconsolato.<br />

Conosciamo oggi un altro Arlecchino<br />

che, dimentico del suo passato,<br />

servo di nessun padrone, si muove<br />

con passo leggero, figurina allegra e<br />

spensierata, per le strade tra le maschere<br />

del carnevale. Un Arlecchino<br />

che primeggia nei veglioni con<br />

indosso il costume dai colori vivaci<br />

acquistato nei grandi magazzini.<br />

© Bildagentur-online/Gettyimages<br />

60


DIPINGERE IL<br />

CARNEVALE<br />

COME LA FESTA DEI FOLLI HA<br />

ISPIRATO ARTISTI DI TUTTE LE<br />

EPOCHE<br />

di Giuliano Papalini - paepa2010@libero.it<br />

Più che una festa è una tradizione e le sue origini<br />

si perdono nella notte dei tempi. Se molto<br />

spesso infatti, soprattutto in epoca recente, il<br />

Carnevale è stato associato a costumi colorati, sfilate<br />

di carri allegorici, coriandoli e feste in maschera, le sue<br />

radici sono in realtà molto più complesse e antiche, e<br />

spaziano tra il sacro e il profano. Prima di entrare nella<br />

Quaresima, che nella narrazione cattolica rappresenta<br />

il momento della penitenza e delle privazioni precedente<br />

alla Pasqua, era concesso e tollerato un periodo<br />

di gioia sfrenata, con riti e cerimoniali incentrati sulla<br />

parodia e sullo sberleffo che, generalmente, avevano<br />

come bersaglio la cultura ufficiale e il potere costituito.<br />

Il Carnevale diventa così la festa dei folli, in cui l’ordine<br />

viene sovvertito e chiunque, per qualche giorno,<br />

può diventare quello che non è (e probabilmente non<br />

diventerà mai). Questa sorta di rovesciamento dell’ordine<br />

è da sempre, fino ai nostri giorni, fonte di ispirazione<br />

di artisti: sono molte, infatti, le opere che illustrano<br />

scene, giochi e simboli legati al Carnevale, a volte anche<br />

nell’ottica cristiana della sua contrapposizione alla<br />

Quaresima, come nella celebre Lotta tra Carnevale e<br />

Quaresima, di Peter Bruegel il Vecchio (1559). È tuttavia<br />

nell’arte del ’900, dall’Impressionismo al Surrealismo,<br />

dal Dadaismo al Futurismo fino alla contemporaneità,<br />

che è possibile rintracciare profonde analogie tra il<br />

senso della festa carnevalesca e l’essenza della ricerca<br />

artistica. E sono le maschere della commedia dell’arte<br />

italiana, tradizionalmente associate a questa festività, i<br />

soggetti preferiti dai grandi maestri internazionali per la<br />

realizzazione dei loro dipinti.<br />

Emilio Vedova<br />

…Cosiddetti Carnevali… (1977-83)<br />

Tecnica mista su legno<br />

Courtesy Fondazione Vedova<br />

61


CARNEVALE<br />

Pieter Bruegel il Vecchio<br />

<strong>La</strong> lotta tra Carnevale e Quaresima, particolare (1559 circa)<br />

Olio su tavola<br />

Kunsthistorisches Museum di Vienna<br />

GLI IMPRESSIONISTI<br />

Martedì grasso di Paul Cézanne (1888), conservato<br />

al Museo Puškin di Mosca, ritrae il figlio Paul<br />

con un amico, vestiti da Pierrot e Arlecchino, due<br />

maschere carnevalesche per eccellenza. Pierrot<br />

blanc, realizzato nel 1902 dall’impressionista Pierre-Auguste<br />

Renoir ed esposto nel Detroit Institute<br />

of Art, è un bambino con la celebre maschera di<br />

fine ’500; il piccolo ritratto è Jean, figlio del pittore e<br />

futuro regista. È invece del cubista José Victoriano<br />

González, in arte Juan Gris, Arlecchino con chitarra,<br />

dai colori caldi e armoniosi, che oggi si ammira al<br />

Centre Georges Pompidou di Parigi. Anche Pablo<br />

Picasso ritrae nel 1924 il figlio Paulo con un grazioso<br />

costume carnevalesco, Paulo vestito da Arlecchino,<br />

al Musée National Picasso di Parigi. L’artista<br />

spagnolo aveva già rappresentato maschere nelle<br />

tele Pierrot (1918) e Arlecchino allo specchio (1923).<br />

<strong>La</strong> tecnica surrealista dell’automatismo psichico,<br />

che spinge l’immaginazione a perdersi in visioni<br />

fantastiche utilizzando sogni e incubi in continui<br />

passaggi dalla realtà alla fantasia, è usata da Joan<br />

Miró in Carnevale di Arlecchino, opera realizzata<br />

nel 1925 ed esposta all’Albright-Knox Art Gallery di<br />

Buffalo (NY), mentre il Museo di arte contemporanea<br />

di Caracas ospita il Carnevale notturno di Marc<br />

Chagall, che nel 1963 rende, con la straordinaria<br />

forza del colore, atmosfere oniriche e scenari fiabeschi<br />

in bilico tra sogno e realtà.<br />

Pablo Picasso<br />

Paulo vestito da Arlecchino (1924)<br />

Olio su tela<br />

Musée National Picasso di Parigi<br />

62


DE CHIRICO E VEDOVA<br />

Anche in epoca recente molti artisti contemporanei<br />

si sono ispirati ai riti e alla simbologia del<br />

Carnevale. Basti pensare a Andy Warhol e alla<br />

Pop Art. Per rimanere in Italia, due casi esemplari<br />

sintetizzano senz’altro l’essenza di questa<br />

tendenza: le maschere e i manichini metafisici di<br />

Giorgio de Chirico, espressione muta dell’uomo<br />

moderno. Opere surrealiste che giocano sulla<br />

forma ribaltando reale e irreale, proprio come<br />

avviene nel Carnevale. I …Cosiddetti Carnevali…,<br />

serie di dipinti realizzati da Emilio Vedova tra il<br />

1977 e il ’91, testimoniano l’intensa relazione del<br />

maestro veneziano con lo spirito più autentico<br />

di questa festa. Attraverso la tecnica dell’assemblage,<br />

l'artista provoca uno spostamento su<br />

altri piani poetici fino al ritorno a una pittura di<br />

grande impatto gestuale e cromatico, dove appare<br />

evidente l’interessante connessione tra un<br />

fare nuovamente e direttamente espressionista<br />

e la sospensione quasi metafisica provocata<br />

dalla maschera. Un primo rapporto tra Vedova<br />

e il Carnevale risale al 1954, quando, premiato<br />

alla Biennale di San Paolo, rimase per tre mesi in<br />

Brasile e, in occasione della grande festa carioca<br />

a Rio de Janeiro, realizzò una serie di disegni<br />

e di pastelli.<br />

Joan Miró<br />

Il Carnevale di Arlecchino (1924-25)<br />

Olio su tela<br />

Albright-Knox Art Gallery Buffalo<br />

Giorgio de Chirico<br />

Le due maschere (1959-71)<br />

Olio su tela<br />

Collezione privata<br />

63


TEATRO<br />

NEL NOME DI<br />

FRANCO<br />

A TU PER TU CON PIPPO ZEFFIRELLI, FIGLIO ADOTTIVO DEL MAESTRO<br />

E PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE A LUI INTITOLATA. PER CHI<br />

VIAGGIA IN TRENO INGRESSO SCONTATO ALLA MOSTRA PERMANENTE<br />

di Titti Giuliani Foti<br />

© Gianluca Moggi/Newpressphoto<br />

64


«<br />

Io non ho fatto niente di particolare,<br />

solo ampliare un’idea e dare<br />

un senso di solidità forte pur nella<br />

diversità, che è sempre esistita tra<br />

me e il mio padre adottivo, che anche<br />

chiamavo Maestro: un genio assoluto<br />

davanti a cui chinare la testa. Oggi la<br />

Fondazione Franco Zeffirelli Onlus è<br />

carburante dialettico per intellettuali,<br />

studiosi e gente dello spettacolo».<br />

Pippo Zeffirelli, presidente della Fon-<br />

Pippo Zeffifirelli<br />

<strong>La</strong> sala dedicata all’Inferno dantesco<br />

dazione fiorentina intitolata al grande<br />

Franco, ha ereditato la responsabilità<br />

e l’organizzazione dell’ultimo sogno<br />

del Maestro: poter trasmettere la sua<br />

arte ai giovani. È un uomo bello, con<br />

gli occhi limpidi, leggermente tristi,<br />

un signore d’altri tempi con una galanteria<br />

umile, innata e non scontata.<br />

<strong>La</strong> sua avventura nel cinema lo ha<br />

unito alle visioni artistiche del genio<br />

paterno. Regista a sua volta, scelto<br />

da Francis Ford Coppola come aiuto<br />

per un film mitico come Cotton Club<br />

e poi da James Ivory per Camera con<br />

vista, Pippo Zeffirelli è un riferimento<br />

per la capacità tecnica, il gusto, il<br />

saper vedere di chi oggi fa cinema.<br />

Che non abbia «fatto niente» è una<br />

sua opinione: in realtà, basta varcare<br />

la Fondazione fiorentina, per rendersi<br />

conto del lavoro enorme e di qualità<br />

che qualunque anima, anche pigra e<br />

sprecona, non potrebbe che ammirare.<br />

Un luogo amato soprattutto dagli<br />

studenti, e non è il solo record che<br />

possa vantare.<br />

Qual è la prima cosa che le viene in<br />

mente pensando al Maestro?<br />

Che la vita non è che un continuo<br />

passaggio di esperienze, da una generazione<br />

all’altra: prima imparare,<br />

poi insegnare a chi viene dopo di noi.<br />

Così mi diceva, così viveva. Oltre alla<br />

sua fama e alla sua genialità indiscussa,<br />

con il suo essere anche sempre<br />

un po’ bambino riusciva a creare<br />

infinite manifestazioni della bellezza:<br />

per questo era osannato nel mondo<br />

e amato.<br />

Pippo, lei che gli è stato vicino per 50<br />

anni, cosa può dire di aver imparato<br />

da lui?<br />

Tantissime cose: la mia vita è stata<br />

un continuo insegnamento. E sono<br />

stato fortunato e privilegiato, perché<br />

Franco Zeffirelli mi ha insegnato anche<br />

il gusto che oggi non si sa quasi<br />

più dove sia. E anche la tolleranza,<br />

perché la diversità di vedute non è,<br />

né deve essere mai, qualcosa di separatista,<br />

anzi.<br />

Firenze si è arricchita di un percorso<br />

museale unico al mondo, che racconta<br />

70 anni di vita di un’artista.<br />

È dedicato alle arti dello spettacolo<br />

per capire come un professionista<br />

serio possa anche oggi affrontare il<br />

proprio lavoro. Non in maniera superficiale,<br />

ma in un modo completo<br />

e totale, attraverso la cura dei dettagli<br />

che fanno capo a chi ha creato un<br />

soggetto. Io sono contro quelli che<br />

traggono vantaggio dall’ignoranza,<br />

dalla solitudine dei social, dall’isolamento.<br />

Il nostro museo è contro il<br />

formarsi di un nucleo di resistenza<br />

alla disperazione culturale e alla precarietà,<br />

e i giovani lo hanno capito.<br />

Chi visita la Fondazione dedicata al<br />

Maestro?<br />

Gente che si incontra per parlare,<br />

ascoltare, pensare insieme, condividere<br />

un’idea non solo estetica ma etica.<br />

E quando ci vengono a trovare studen-<br />

65


TEATRO<br />

© Gianluca Moggi/Newpressphoto<br />

Sala musica Oratorio San Filippo Neri<br />

ti di ogni età, spiego loro che la visita<br />

deve diventare un punto di riferimento<br />

preciso per tutte le professioni, a prescindere<br />

dall’arte. È possibile studiare<br />

per diventare scenografi, ma anche<br />

avvocati o medici, senza approfondire<br />

il sapere? È impossibile: e l’esempio di<br />

Zeffirelli è lampante e sotto gli occhi di<br />

tutti. I bambini sono i primi a capirlo.<br />

I ragazzi che entrano alla Fondazione<br />

Zeffirelli da cosa sono attratti?<br />

Con mia grande meraviglia, sono curiosi<br />

di tutto, di come si costruisce una<br />

scenografia, dei disegni preparatori e<br />

soprattutto dell’archivio segreto. Vedo<br />

in chi varca la nostra soglia, in piazza<br />

San Firenze, la voglia di costruire un<br />

proprio privilegio anche minimo, cercando<br />

di includere pure chi è lontano<br />

da questo pensiero. I bambini e i ragazzi,<br />

grazie anche ai loro insegnanti,<br />

parlano tra loro, si raccontano, si<br />

scambiano idee. Si arricchiscono, e<br />

arricchiscono anche me. Hanno quasi<br />

un desiderio inconfessabile di consegnarsi<br />

a un uomo che non c’è più, ma<br />

ancora forte e vitale nelle tracce che ha<br />

lasciato.<br />

Entrare nel mondo Zeffirelli è egemonia<br />

culturale per pochi?<br />

Tutti i grandi del passato, da Botticelli a<br />

Leonardo a Caravaggio, o autori come<br />

Verdi, Puccini, Bach, hanno scritto per<br />

il piacere popolare. È un concetto da<br />

tenere ben presente. Numericamente,<br />

siamo sotto l’egemonia culturale di<br />

un qualcosa che ci vuole appiattiti e<br />

con un pensiero comune. Con Zeffirelli<br />

questo è letteralmente impossibile. E i<br />

più piccoli, che non hanno sovrastrutture<br />

mentali e ideali, lo sentono subito,<br />

considerandolo istintivamente uno di<br />

loro.<br />

Il percorso narrativo del museo?<br />

È stupefacente sempre, anche per me:<br />

si va dai primi elaborati fino al progetto<br />

definitivo attraverso le stanze della<br />

Fondazione e si ammira quel che è<br />

nato attraverso lo studio. È un percorso<br />

lontano dalla miseria umana, dalle<br />

seduzioni populiste: noi siamo qui. A far<br />

vedere, nel nome di Franco Zeffirelli,<br />

che esiste un’Italia virtuosa e che il ricordo<br />

del Maestro non si intorpidisce<br />

come un’estate verso la fine.<br />

SCONTI<br />

TRENITALIA<br />

Ingresso 2x1 (o a metà prezzo<br />

per viaggiatori singoli) alla<br />

mostra permanente della<br />

Fondazione Franco Zeffirelli<br />

per i titolari CartaFRECCIA in<br />

possesso di biglietto delle<br />

Frecce con destinazione<br />

Firenze. Inoltre, ingresso ridotto<br />

per i clienti InterCity/InterCity<br />

Notte muniti della fidelity card<br />

e di ticket per Firenze e per i<br />

viaggiatori della Toscana con<br />

abbonamento regionale o<br />

biglietto di corsa semplice per<br />

la Città del Giglio.<br />

FIRENZE<br />

108 FRECCE AL GIORNO<br />

66


10 febbraio <strong>2020</strong><br />

la solidarieta<br />

si propaga<br />

#liberalaricerca<br />

Informati su:<br />

www.fondazionelice.it<br />

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TEATRO<br />

UN TEATRO SULLA CITTÀ<br />

IL SOGNO DEL DIRETTORE DEL TEATRO DI ROMA,<br />

GIORGIO BARBERIO CORSETTI,<br />

PER UN’ARTE VIVA E ATTENTA AL PRESENTE<br />

di Elisabetta Reale<br />

«<br />

Un teatro aperto, desideroso di contemporaneità,<br />

che dialoghi con la città». Questo il sogno di<br />

Giorgio Barberio Corsetti, dallo scorso febbraio<br />

alla direzione del Teatro di Roma per il triennio 2019-2021,<br />

affiancato da Francesca Corona, consulente artistica per la<br />

sala India. «<strong>La</strong> stagione che ho immaginato interamente è<br />

quella del <strong>2020</strong>-2021 – precisa Corsetti – ma anche quella<br />

attualmente in corso accoglie segni che mi affascinano,<br />

mi riempiono di desiderio e voglia di fare. Mi riferisco alle<br />

molte potenzialità del Teatro che dirigo e all’opportunità di<br />

esplorare, intraprendendo un viaggio attraverso la città».<br />

Tra le più importanti personalità della regia teatrale degli<br />

ultimi decenni, da sempre attento all’evoluzione dei<br />

linguaggi e all’interazione tra teatro e video, alfiere della<br />

sperimentazione dagli anni ’70 e ’80, Corsetti, nato a Roma,<br />

dopo il diploma in Regia alla Silvio D’Amico nel 1975, fonda<br />

il celebre gruppo <strong>La</strong> Gaia Scienza insieme ad Alessandra<br />

Vanzi e Marco Solari. Lo spettacolo d’esordio del sodalizio,<br />

<strong>La</strong> rivolta degli oggetti, torna in scena al Teatro India a<br />

ottobre 2019 in una rivisitazione che ha preso in carico le<br />

vicende trascorse dal 1976 a oggi. Un percorso che riparte<br />

quindi, per «cominciare a capire che rapporto ci può essere<br />

tra una città così vasta e il teatro. <strong>La</strong> programmazione che<br />

ci resta offre una serie di segni molto forti che saranno una<br />

sorta di annuncio di quello che potremo fare in futuro negli<br />

spazi di Argentina, India e Torlonia».<br />

Cosa immagina per il Teatro di Roma?<br />

© Claudia Pajewski<br />

Giorgio Barberio Corsetti<br />

Un teatro aperto, inclusivo, un bene comune. Perché aprirsi<br />

è l’unico modo per poter avere una funzione attuale all’interno<br />

di una città, uno spazio dove ci troviamo a vivere uno<br />

accanto all’altro in una dimensione di collettività. Proprio il<br />

teatro permette di riflettere su questo rapporto, in silenzio,<br />

producendo poesia. Elemento fondamentale del percorso<br />

da fare è un’idea di partecipazione del pubblico alla vita<br />

Un momento dello spettacolo <strong>La</strong> Gaia Scienza, andato in scena lo scorso ottobre al Teatro India<br />

68


Una scena dello spettacolo Imitation of Life di Kornél Mundruczó<br />

del teatro, non solo luogo dove si<br />

vengono a vedere degli spettacoli,<br />

ma in cui si vive un’esperienza. Seduti<br />

in poltrona si guarda, si ascolta, vi è<br />

un denso sistema di comunicazione<br />

fra spettatori e attori che si arricchisce<br />

di altre possibilità.<br />

Abbiamo in cantiere una serie di<br />

esplorazioni con gli artisti nelle periferie,<br />

nell’ottica di diventare un ecosistema<br />

diffuso e capillare sul territorio,<br />

poi una scuola serale di arti e<br />

mestieri.<br />

<strong>La</strong> voglia di sperimentare nuove forme<br />

di conversazione col pubblico si<br />

concretizza anche attraverso gli atelier<br />

condotti da alcuni dei protagonisti<br />

della stagione…<br />

Ho chiesto a tutti i registi che producono<br />

con noi o vengono con il loro<br />

spettacolo di fare degli atelier per<br />

condividere il pensiero portante con<br />

chi tra il pubblico desidera partecipare<br />

a questa attività, utilizzando tutti<br />

gli spazi, dal palcoscenico alle quinte,<br />

per sperimentare, provare, attraversare<br />

la scena. Recentemente l’ho fatto<br />

anche con gli artisti residenti all’India,<br />

il gruppo Oceano indiano.<br />

Una proposta artistica eterogenea,<br />

puntellata da risonanze dall’estero e<br />

dalla necessità del Teatro di inserirsi<br />

nel tempo presente. Cosa vedremo<br />

nei prossimi mesi?<br />

Vorrei soffermarmi sul lavoro di Kornél<br />

Mundruczó, nome di punta della<br />

cinematografia internazionale, che<br />

sul palcoscenico dell’Argentina porterà<br />

a marzo il suo pluripremiato<br />

Un fotogramma del documentario Family affair del collettivo ZimmerFrei<br />

© ZimmerFrei i<br />

© Marcell Rév<br />

69


TEATRO<br />

Imitation of Life. Un’opera di eccezionale<br />

intensità che indaga, con sguardo<br />

lucido, le motivazioni e i paradossi<br />

di una società in cui dilagano violenza<br />

e discriminazione, proposta da un<br />

regista colpito in Ungheria dalla censura.<br />

Sono molto felice di averlo in<br />

scena all’Argentina mentre, sino al 2<br />

febbraio, all’India c'è Vortex con Phia<br />

Ménard che racconta la sua metamorfosi<br />

personale traslata attraverso<br />

una performance di grande impatto.<br />

Spazio anche a un viaggio attorno alla<br />

nuova idea di famiglia grazie al progetto<br />

di teatro-documentario partecipativo<br />

Family affair di ZimmerFrei, che<br />

approda a Roma l’8 e 9 febbraio, e di<br />

nuovo il 29, per catturare il ritratto della<br />

Capitale in relazione alle mappature<br />

affettive dei suoi abitanti. Vi sono<br />

poi lavori che attendo con grande<br />

entusiasmo: a febbraio <strong>La</strong> commedia<br />

delle vanità, testo di Elias Canetti con<br />

cui si è confrontato Claudio Longhi,<br />

Arlecchino servitore di due padroni di<br />

Carlo Goldoni, per la regia di Valerio<br />

Binasco; a marzo Dolore sotto chiave/<br />

SIK-SIK l’artefice magico con Carlo<br />

Cecchi, uno degli ultimi grandi Maestri.<br />

Messe in scena di grande forza e<br />

attualità che manifestano quell’eterno<br />

presente del teatro, per guardarci e<br />

riguardarci.<br />

Questo il senso del fare teatro?<br />

Creare comunità negli spettatori che<br />

si fanno catturare dall’arte, dalla bellezza,<br />

dalla possibilità di lavorare sulle<br />

parti segrete, nascoste, sugli enigmi<br />

del nostro vivere in questo mondo.<br />

C’è bisogno di scandagliare, andare<br />

in profondità, confrontarsi, sentendo il<br />

corpo e sollecitando tutti i sensi, non<br />

solo attaccandosi alle immagini.<br />

Cultura, bellezza e partecipazione<br />

sono i cardini del Manifesto presentato<br />

per Matera, come nasce?<br />

<strong>La</strong> scorsa estate Matera ha accolto<br />

un’esperienza molto bella di creazione<br />

per il prologo I sette peccati capitalisti<br />

e Cavalleria Rusticana. Vi è stata<br />

una forte partecipazione dei cittadini<br />

che, insieme a un gruppo di performer<br />

e guidati dal maestro Massimo Sigillò<br />

Massara, hanno cantato musiche dalla<br />

forte impronta popolare. È nato il<br />

desiderio di far diventare la città un<br />

centro culturale per tutto il Sud. Da<br />

qui il Manifesto, presentato nei giorni<br />

di chiusura di Matera Capitale della<br />

Cultura 2019 e la voglia di creare<br />

ogni anno una festa contemporanea<br />

e laica con gli artisti che abbia come<br />

centro la partecipazione di tutti. Un<br />

percorso condiviso col danzatore<br />

e coreografo Virgilio Sieni e con Ermanna<br />

Montanari e Marco Martinelli<br />

della Compagnia delle Albe.<br />

<strong>La</strong> sua esperienza artistica è una<br />

storia fatta di incontri, progetti e di<br />

viaggi. Qual è il suo rapporto con il<br />

viaggio in treno?<br />

È il viaggiare che preferisco. Un tempo<br />

sospeso in cui si osserva il paesaggio<br />

dal finestrino, al sicuro, in un<br />

luogo in cui si può riflettere, pensare,<br />

scrivere, arrivando direttamente<br />

nel cuore della città. Unisce l’azione<br />

esterna dell’attraversamento dei<br />

luoghi a uno spazio interiore di calma<br />

e tranquillità.<br />

teatroargentinaroma<br />

teatroindiaroma<br />

teatrodiroma<br />

ROMA<br />

207 FRECCE AL GIORNO<br />

Prologo I sette peccati capitalisti, opera sui Sassi di Matera<br />

70


TALENTO MASSIMO<br />

L’ATTORE, SCENEGGIATORE E REGISTA MASSIMILIANO BRUNO<br />

È IL MATTATORE DELLO SPETTACOLO ZERO.<br />

MA NEL SUO FUTURO TORNA ANCHE IL CINEMA<br />

È<br />

uno dei più talentuosi attori<br />

e autori italiani di teatro<br />

e cinema. Molti lo ricordano<br />

come il Nando Martellone della<br />

serie tv Boris o l’ispettore Borromini<br />

della fiction L’ispettore Coliandro, ma<br />

Massimiliano Bruno è molto di più: ha<br />

scritto e diretto film sbanca box office<br />

come Nessuno mi può giudicare, Viva<br />

l’Italia! e Non ci resta che il crimine, il<br />

cui sequel, Ritorno al crimine, uscirà<br />

nelle sale il 12 marzo. Nel frattempo,<br />

prosegue il successo dello spettacolo<br />

Zero, diretto da Furio Andreotti: dopo i<br />

trionfi all’Eliseo di Roma, sarà al Teatro<br />

Gioiello di Torino dal 20 al 22 marzo.<br />

Com’è nato Zero?<br />

Volevo fare un thriller teatrale, interpretando<br />

tutti i personaggi. Ho raccontato<br />

l’idea al regista, Furio Andreotti,<br />

ed è uscito questo spettacolo<br />

di solitudini, tristezze, sopraffazioni<br />

e vendette, ma dal tono sarcastico e<br />

divertente. È sanguigno, con un retro-<br />

di Gaspare Baglio gasparebaglio<br />

Photo Maria Marin<br />

gusto amaro e drammatico.<br />

A distanza di anni continua a essere<br />

attuale.<br />

Perché parla dell’animo umano, di<br />

come la solitudine può farci marcire.<br />

E di come, ogni tanto, si reagisca in<br />

maniera sbagliata. Il racconto parte<br />

da un brutto fatto di sangue avvenuto<br />

in Calabria 20 anni prima.<br />

Nello spettacolo interpreti tutti i personaggi,<br />

una grande prova d’attore.<br />

Ho avuto la fortuna di avere un regista<br />

che ha lavorato su di me in maniera<br />

quasi marziale, come un soldato. Abbiamo<br />

fatto tante prove ed esercizi sui<br />

dialetti, ogni personaggio parla con<br />

una sua inflessione. Un bell’esercizio<br />

di concentrazione.<br />

C’è un personaggio che ha note autobiografiche?<br />

Sì, quello che viene chiamato Cacasotto.<br />

Rappresenta me da bambino,<br />

da ragazzo, prima di riuscire a tirare<br />

fuori me stesso. In qualche modo ho<br />

raccontato, metaforicamente, il rapporto<br />

con mio padre, a cui è stato difficile<br />

e doloroso ribellarsi. Però il fatto<br />

di sangue del monologo non appartiene<br />

alla mia storia (ride, ndr). Noi attori<br />

trasliamo sempre le nostre vite nei<br />

personaggi che interpretiamo.<br />

Arriviamo al cinema con Ritorno al<br />

crimine.<br />

Riconfermati i protagonisti: Alessandro<br />

Gassmann, Marco Giallini, Edoardo<br />

Leo e Gianmarco Tognazzi. A loro<br />

si aggiungono i bravissimi Carlo Buccirosso,<br />

Giulia Bevilacqua e Loretta<br />

Goggi che è Sabrina, ora di 75 anni,<br />

nel primo film interpretata da Ilenia<br />

Pastorelli. Questa volta ce la vedremo<br />

con i camorristi di Gomorra, dai<br />

giorni nostri alla Napoli del 1982. Divertimento<br />

puro con attori in stato di<br />

grazia.<br />

massimilianobruno.it<br />

massimilianobruno2019<br />

71


TEATRO<br />

OPERA VIVA<br />

IL REGISTA DAMIANO MICHIELETTO CI PARLA DELL’INCANTESIMO<br />

TEATRALE, PERCHÉ TUTTI HANNO BISOGNO DI STUPIRSI.<br />

CON MADAMA BUTTERFLY AL COMUNALE DI BOLOGNA<br />

di Bruno Ployer<br />

© Ramella&Giannese<br />

Madama Butterfly Teatro Regio, Torino<br />

Ha con sé due quotidiani<br />

e un settimanale. È appassionato<br />

di politica e si<br />

tiene informato leggendo: è questo<br />

il suo passatempo preferito in treno,<br />

ma oggi Damiano Michieletto<br />

deve rimandare per un po’ le sue<br />

letture. Intervistiamo questo regista<br />

teatrale di grande successo<br />

internazionale mentre è in viaggio.<br />

Le spettacolari e sorprendenti regie<br />

liriche di Michieletto sono state<br />

anche contestate, ma il pubblico<br />

le segue con attenzione per la loro<br />

originalità: spesso costituiscono un<br />

accordo dissonante, ma attraente,<br />

con la tradizione dell’opera.<br />

«Tutti sono curiosi di sapere cosa<br />

c’è dietro il sipario. È come un regalo<br />

da scartare, fa parte dell’incantesimo<br />

teatrale, perché tutti<br />

hanno bisogno di stupirsi», afferma.<br />

«E laddove questo manca vuol<br />

dire che qualcosa di noioso ti sta<br />

72


allontanando. Sorpresa, stupore ed<br />

emozione sono gli ingredienti vitali<br />

per fare in modo che chi è seduto<br />

in platea sia proiettato verso la scena».<br />

Dal 20 al 27 febbraio il Teatro<br />

Comunale di Bologna mette in scena<br />

Madama Butterfly di Giacomo<br />

Puccini, con la direzione d’orchestra<br />

di Pinchas Steinberg e la regia<br />

di Michieletto. «Ogni volta che si riprende<br />

una regia è l’occasione per<br />

rimettersi in discussione e ricalibrare<br />

la produzione rispetto al cast»,<br />

spiega il regista, che ci parla di<br />

come vede la tragedia della ragazzina<br />

giapponese disperata e suicida<br />

dopo essere stata sposata con<br />

scandalo e poi abbandonata da un<br />

marinaio americano. «È una donna<br />

che viene comprata da un militare,<br />

che poi l’abbandona per tornare alla<br />

sua vita e ai suoi progetti. Pinkerton,<br />

infatti, lo dice subito: “Io adesso<br />

sposo questa donna, poi lo rifarò<br />

con una vera sposa americana”, ed<br />

è quello che fa alla fine, tornando a<br />

prendersi il figlio. Cercavo qualcosa<br />

che parlasse contemporaneo e<br />

questa storia somiglia molto a una<br />

vicenda di colonialismo: chi ha il potere<br />

di dominare un territorio detta<br />

legge, lo vediamo anche oggi»,<br />

continua Michieletto. Il compito del<br />

regista è fare in modo che l’opera<br />

resti un evento teatrale vivo e appassionante<br />

per il pubblico e non<br />

qualcosa di semplicemente legato<br />

al passato. Bisogna comprendere<br />

queste opere e portarle sul palcoscenico<br />

in maniera onesta rispetto<br />

a quella che è oggi la nostra vita. <strong>La</strong><br />

filologia porterebbe questo repertorio<br />

a diventare uno scheletro».<br />

Pensa di aver dato un contributo<br />

significativo in questo rinnovamento<br />

dello stile, il cosiddetto teatro<br />

di regia?<br />

Sicuramente, anche se non ci penso.<br />

Del resto, ogni volta che un sovrintendente<br />

chiede una nuova produzione,<br />

mette il regista nelle condizioni di<br />

realizzare qualcosa che abbia la presunzione<br />

di essere nuovo. Si possono<br />

fare spettacoli belli o brutti, ma ormai<br />

in tutta Europa questo è il modo di intendere<br />

il teatro musicale.<br />

Innovare è stato probabilmente<br />

anche l’obiettivo di grandi maestri<br />

del passato, come Zeffirelli e Visconti.<br />

Che giudizio dà di quell’epoca?<br />

Penso che l’obiettivo sia stato esattamente<br />

lo stesso. Con <strong>La</strong> bohème<br />

Zeffirelli ha fatto qualcosa di rivoluzionario<br />

rispetto a quel tempo,<br />

per esempio, ha reso la scenografia<br />

tridimensionale creando grande<br />

profondità degli spazi, rendendo<br />

cinematografici la recitazione e i<br />

movimenti di scena. <strong>La</strong> sorpresa e<br />

l’emozione muovono l’azione di un<br />

regista. Come Visconti, che prendeva<br />

Maria Callas e le diceva di cantare<br />

distesa per terra. Era una cosa<br />

mai vista prima, mentre adesso è<br />

normalissima. Si prosegue un percorso<br />

che loro hanno fatto prima di<br />

noi.<br />

Lei è anche un regista di prosa, ma<br />

con il cinema e la tv che rapporto<br />

ha?<br />

Da fruitore, nel senso che ho fatto<br />

delle piccole cose per la televisione,<br />

ma sono molto incuriosito. Se avessi<br />

l’opportunità di mettere la mia creatività<br />

al servizio di questi media, penso<br />

che mi divertirei molto.<br />

A proposito di cinema, quest’anno<br />

è il centenario di Federico Fellini.<br />

Come le piace ricordare questo<br />

grande regista?<br />

Con un aneddoto, perché avevo letto<br />

che Fellini arrivò a Roma da ragazzino.<br />

Io ho fatto una cosa simile<br />

a 14 anni: ho preso il treno e sono<br />

arrivato a Cinecittà, avevo il mito di<br />

questo luogo dentro il quale si lavorava<br />

con l’immaginazione e la fantasia.<br />

Penso ai film di Fellini, come<br />

Lo sceicco bianco, E la nave va, creazioni<br />

di mondi che sono dichiaratamente<br />

finti, frutto di immaginazione,<br />

quindi teatralissimi. Mi spiace<br />

che non abbia mai diretto un’opera<br />

lirica, perché i suoi film erano già<br />

opere di per sé.<br />

C’è una nuova produzione per il<br />

<strong>2020</strong> che la stimola particolarmente?<br />

Questo per me è un anno ricchissimo<br />

di lavoro: sto per cominciare le<br />

prove di Salomè alla Scala, poi andrò<br />

a Londra, in Belgio e in Francia.<br />

Tengo molto a questo ritorno scaligero<br />

e sono contento di lavorare<br />

con il maestro Chailly.<br />

tcbo.it<br />

Il regista Damiano Michieletto<br />

TeatroComunaleBologna<br />

comunalebologna<br />

BOLOGNA<br />

169 FRECCE AL GIORNO<br />

© Yasuko Kageyama<br />

73


IN VIAGGIO CON<br />

MUOVERSI SENZA PAURA<br />

«IL VIAGGIO È TUTTO, CI PONE IN RELAZIONE CON IL TEMPO,<br />

I LUOGHI E LE PERSONE». PARLA SERGIO ESCOBAR, DIRETTORE<br />

DEL PICCOLO TEATRO DI MILANO<br />

di Andrea Radic<br />

Andrea_Radic<br />

© Luigi <strong>La</strong>selva<br />

Il treno gli evoca Hitchcock, e in<br />

modo particolare Delitto per delitto,<br />

nel quale lo scambio di piani<br />

criminosi avviene in treno, ma anche<br />

il meraviglioso e meno conosciuto<br />

<strong>La</strong> signora scompare, che racconta di<br />

un’anziana scomparsa proprio su un<br />

treno. Ma è il viaggio in quanto tale,<br />

con ogni mezzo, ad affascinare un<br />

uomo che con il suo lavoro e il suo<br />

talento affascina a sua volta migliaia<br />

di persone che frequentano i teatri.<br />

«Al Festival di Avignone mi domandarono<br />

come fossi arrivato. In moto,<br />

risposi. E lo stupore generale mi fece<br />

sorridere». Il viaggio sul <strong>Freccia</strong>rossa<br />

con Sergio Escobar, direttore del<br />

Piccolo Teatro di Milano, inizia nel<br />

FRECCIALounge della stazione Centrale<br />

di Milano.<br />

Cosa rappresenta per te il viaggio?<br />

È tutto, è la vita, che è essa stessa un<br />

viaggio. È il percorso che dà senso all’identità<br />

e alla consistenza del nostro<br />

essere in relazione con il tempo, lo spazio,<br />

i luoghi, le persone. Cerco di essere<br />

io il viaggio, insieme agli altri. <strong>La</strong> poesia<br />

di Konstantinos Kavafis riferita a Ulisse<br />

è perfetta, dove il poeta invoca un viaggio<br />

lungo, fatto di incroci – più che di<br />

incontri – con le vite e le tentazioni del<br />

mondo, sapendo che l’imprevedibilità<br />

di questi incontri, che apparentemente<br />

allontana dalla meta, in realtà consente<br />

di capire perché si sta viaggiando. E<br />

tutto diventa esperienza personale.<br />

74


Tu quanto viaggi?<br />

Moltissimo, direi più volte dalla Terra<br />

alla Luna (scherza, ndr). Viaggio in tutto<br />

il mondo per lavoro, viaggio nel teatro,<br />

fra le differenze, per accorgermi<br />

che esiste una strada comune verso<br />

un’identità provvisoria, non opportunistica,<br />

viva. E poi una confessione...<br />

Prego…<br />

Viaggio molto in moto, anche per lunghe<br />

distanze, mi affascina. Ma il mio<br />

percorso segreto è di 20 chilometri,<br />

lo compio quando sono triste o felice,<br />

scelgo una delle mie moto e parto. Lo<br />

avrò fatto centinaia di volte, fra le stradine<br />

dei Navigli, mi gusto centimetro<br />

per centimetro e mi sembra di essere<br />

stato in giro per il mondo. Il gusto privato<br />

del viaggio.<br />

E in treno, invece?<br />

<strong>La</strong> macchina veloce! <strong>La</strong> sua rapidità<br />

mi conquista, a bordo attendo il momento<br />

in cui raggiunge i 300 km/h.<br />

Prima di tutto il finestrino, perché,<br />

sotto sotto, vorrei essere al posto del<br />

conducente. Provo una certa impazienza,<br />

che è parente stretta dell’enorme<br />

pazienza di gustare ciò che<br />

sto vivendo. E non c’è contraddizione,<br />

detto da uno, come me, che ricorda i<br />

sedili in legno della terza classe e la<br />

carrozza panoramica del Settebello.<br />

A bordo ascolto, rubo storie, ho imparato<br />

da ragazzino dal grande Pietro<br />

Bianchi, ero suo discepolo e amico.<br />

Una volta, mentre parlavamo, si accorse<br />

della mia perplessità vedendo<br />

il suo sguardo altrove, e mi spiegò:<br />

«Sto scrivendo una novella e ascolto<br />

ciò che stanno dicendo le due persone<br />

accanto a noi». Anche io ascolto<br />

frammenti, catturo sguardi. Osservi<br />

fuori e vedi il mondo che si sposta, nel<br />

frattempo ti accorgi che anche tu stai<br />

cambiando, ogni cosa ti avvicina o ti<br />

allontana da dove sei partito, ti cambia.<br />

Il treno è un luogo che si muove,<br />

ti contiene e ti accompagna verso<br />

qualcosa dove, magari, la testa è già<br />

arrivata.<br />

Come si presenta il <strong>2020</strong> per il Piccolo<br />

Teatro di Milano?<br />

Il teatro anticipa i tempi. Nella stagione<br />

20/21 sono in arrivo spettacoli<br />

molto importanti, 900 rappresentazioni<br />

all’anno. Al Grassi, una delle<br />

nostre tre sale, insieme allo Strehler<br />

e allo Studio, fino al 16 febbraio è in<br />

© Margherita Busacca<br />

scena il meraviglioso Misericordia, un<br />

testo pensato, realizzato e diretto da<br />

Emma Dante, una storia drammatica<br />

con al centro tre donne umiliate dalla<br />

vita che decidono di diventare madri<br />

e crescere, ripartorendolo, un bimbo<br />

nato dalla violenza. Penso al filo d’erba<br />

che buca l’asfalto per trovare luce<br />

e vita, cocciuto di vitalismo. Come un<br />

gioco che facevo da bambino e faccio<br />

ancora adesso, guardo la lancetta dei<br />

minuti dell’orologio: appare ferma, in<br />

realtà sta bucando il tempo e tu, con<br />

lei, prosegui nella vita. Poi, con Antonio<br />

<strong>La</strong>tella stiamo preparando un super<br />

classico, Hamlet, interamente ritradotto<br />

nel testo integrale, suddiviso<br />

in due serate. Un viaggio profondo tra<br />

le parole e nella parola. Una sfida che<br />

Shakespeare affrontò e vinse, ma proporla<br />

oggi è più complesso, perché le<br />

parole sono state sostituite dalla narrazione.<br />

Il racconto è una cosa diversa,<br />

è muoversi e non aver paura di ciò<br />

che non conosci.<br />

Qual è il segreto del Piccolo Teatro<br />

rispetto ad altri luoghi dove il teatro<br />

sta morendo?<br />

Il teatro non sta morendo, ma alcune<br />

realtà si chiedono troppo spesso se<br />

75


IN VIAGGIO CON<br />

abbia senso fare teatro. Mi ricordano<br />

le assemblee del ’68, con la retorica<br />

del chi siamo e dove andiamo... Il Piccolo<br />

ha la peculiarità di essere un’istituzione<br />

con la responsabilità del<br />

servizio pubblico, 300mila spettatori<br />

di cui molti sotto i 26 anni, ma anche<br />

quella di affrontare il rischio, come<br />

quando abbiamo aperto al Mediterraneo<br />

e qualcuno mi disse: «Ma a Milano<br />

non c’è il mare». Abbiamo aperto<br />

alla Cina perché il teatro è irrequietezza,<br />

da affrontare con professionalità e,<br />

soprattutto, con grande rispetto per<br />

il pubblico, formandolo ad avere un<br />

rapporto di fiducia con l’indeterminatezza<br />

del risultato. Usciti da teatro è<br />

bene darsi il tempo di dimenticare lo<br />

spettacolo per consentire di far riemergere,<br />

più tardi, quei tasselli dell’identità<br />

che ci ha colpito. Da bambino<br />

non mi piacevano gli spinaci, adesso<br />

li adoro.<br />

Qual è il modello economico di un<br />

teatro?<br />

Ho assistito a centinaia di dibattiti e<br />

convegni sull’economia dello spettacolo,<br />

direi che è giunto il momento di<br />

farne un paio sulla cultura dell’economia,<br />

forse ci troveremmo meglio.<br />

Gli attori di teatro sono migliori al cinema?<br />

Prendo in prestito le parole di Toni<br />

Servillo, grande amico, il quale dice<br />

che se non facesse tanto teatro non<br />

potrebbe fare il cinema. Truffaut unisce<br />

il suo cinema di Effetto notte alla<br />

rappresentante più eccelsa del teatro,<br />

Valentina Cortese, ed è il punto che li<br />

unisce. Uso un termine che va usato<br />

con il contagocce: questa è poesia.<br />

Che animali sono gli attori?<br />

Rispondo con il titolo di un lavoro fatto<br />

con Emma Dante: Bestie di scena. Non<br />

è offensivo, sono debolissimi e fortissimi,<br />

sul loro mascherarsi assumono<br />

la realtà e sono più reali del reale. Se<br />

sul palcoscenico facciamo entrare un<br />

cavallo vero, crediamo che sia finto.<br />

Se sale un cavallo finto, abbiamo la<br />

sensazione che sia vero.<br />

Il pubblico ha bisogno degli attori e<br />

gli attori del pubblico?<br />

Sono complici, in modo laico. Lo<br />

spettacolo, in effetti, non avviene né<br />

in palcoscenico né in platea, bensì<br />

sul proscenio. Luogo indefinito in cui<br />

occhi, corpi e parole si incrociano, e lì<br />

accade lo spettacolo. Un momento di<br />

sospensione in cui entrambi, attore e<br />

spettatore, dicono: «Ho capito».<br />

L’attore in qualche modo chiama gli<br />

spettatori per nome, uno per uno,<br />

senza conoscerli. Come quando giocavo<br />

con mio figlio mettendomi per<br />

terra, e non mi chiamava più con il<br />

nome della mia funzione, papà, ma<br />

con il mio, Sergio.<br />

piccoloteatro.org<br />

PiccoloTeatro<br />

Piccolo_Teatro<br />

piccoloteatromilano<br />

MILANO<br />

192 FRECCE AL GIORNO<br />

Sergio Escobar in <strong>Freccia</strong>rossa con il giornalista Andrea Radic<br />

76


UN TRENO DI LIBRI<br />

Invito alla lettura di Alberto Brandani<br />

[Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]<br />

In viaggio con il Prof<br />

CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI<br />

L’AMORE IN TUTTE LE SUE FORME IN UN MAGNIFICO LABIRINTO<br />

DI EMOZIONI. E LA VITA, QUELLA VERA, CHE NASCE<br />

DOVE MENO CI SI ASPETTEREBBE<br />

ALivorno, in via dell’Ardenza,<br />

c’è il Cimitero della Purificazione.<br />

L’ingresso è un viale<br />

odoroso, sulla destra cappelle di famiglie<br />

livornesi della buona borghesia, a<br />

sinistra i marmisti che lavorano tranquilli.<br />

Il cielo è sempre terso e il salmastro<br />

arriva prepotente. Ovunque un senso<br />

di pace. Attraversando la strada, al numero<br />

2 c’è il negozio di fiori gestito dalla<br />

signora Graziella e dalla figlia <strong>La</strong>ura e,<br />

prima di loro, dalla ottuagenaria Silvia.<br />

Ricordano i nomi di tutti, le dimensioni<br />

dei vasi, i fiori preferiti. Consigliano sempre<br />

orchidee e margherite e hanno sulle<br />

labbra parole di composta allegria.<br />

È proprio tutto vero, allora, mi son detto<br />

leggendo l’incipit del bel libro di Valérie<br />

Perrin. Nel romanzo Violette Toussaint<br />

è la guardiana di un piccolo cimitero.<br />

Gentile, solare e dal cuore grande. Durante<br />

le visite ai loro cari, tante persone<br />

la vanno a salutare. Un giorno si presenta<br />

un poliziotto con una strana richiesta:<br />

sua madre, recentemente scomparsa,<br />

ha espresso la volontà di essere sepolta<br />

in quel lontano paesino, nella tomba<br />

di uno sconosciuto signore del posto.<br />

Da qui si dipana una ragnatela di intrecci<br />

e sussulti che tengono avvinghiato<br />

il lettore fino all’ultima riga, lasciando<br />

però a ogni capitolo una sua peculiarità<br />

di sentimenti; ogni pagina fa commuovere<br />

e piangere, ma anche lievitare di<br />

passione e di speranza. Una speranza<br />

alimentata dallo stesso amore che pervade<br />

l’intero libro.<br />

Cambiare l’acqua ai fiori è una storia d’amore,<br />

anzi una storia dell’Amore in tutte<br />

le sue forme, da ogni prospettiva. Amore<br />

per un uomo, per una figlia, a volte<br />

amore proibito o non ricambiato, amore<br />

che resiste anche alla morte. Un sentimento<br />

che ci fa gioire, certo, ma anche<br />

soffrire, di un dolore che s’insinua più in<br />

profondità di qualsiasi altra cosa.<br />

Violette è la protagonista assoluta attorno<br />

alla quale ruotano tutti gli altri<br />

personaggi, una ragazza sbattuta dal<br />

destino, ma che non ha paura d’amare.<br />

Si butta a capofitto e resiste, anche<br />

quando fa male.<br />

Philippe Toussaint è suo marito. Bello<br />

e dannato, rovinato dall’amore morboso<br />

dei suoi genitori, donnaiolo incallito,<br />

innamorato da sempre della giovane<br />

moglie dello zio, che però non insidia<br />

proprio per amore (dello zio), inconsapevolmente<br />

innamorato di Violette,<br />

nonostante le sofferenze che le infligge.<br />

E poi il sesso. Tanto sesso. Raccontato<br />

in modo così naturale, da farlo apparire<br />

e scomparire, eppur tuttavia un balsamo<br />

della vita.<br />

<strong>La</strong> struttura della storia è basata su<br />

piani temporali differenti e sull’intreccio<br />

di vite diverse, una legata all’altra,<br />

magnificamente raccontate. Sarà bene,<br />

però, non svelare altro per non rovinare<br />

il perfetto incastro costruito dall’autrice<br />

e non indicare la via d’uscita di questo<br />

labirinto di emozioni.<br />

Leggere il romanzo è come bere amore<br />

a lunghi sorsi, assaporando i sentimenti<br />

attraverso l’impronta fotografica di<br />

Valérie Perrin. Merito, forse, anche del<br />

rapporto strettissimo, di vita e di lavoro,<br />

con Claude Lelouch, uno dei menestrelli<br />

d’amore della cinematografia<br />

mondiale. Immergiamoci, allora,<br />

completamente nell’atmosfera di una<br />

piccola comunità, paradossalmente<br />

allegra, che quasi riesce a formare una<br />

famiglia in un luogo di morte: un piccolo<br />

cimitero di provincia che ospita la Vita,<br />

quella vera, autentica, che sopravvive<br />

a ogni dolore. Pronta, come Violette, a<br />

meravigliarsi per una goccia di rugiada<br />

sulla corolla di un fiore.<br />

VALÉRIE PERRIN<br />

CAMBIARE<br />

L’ACQUA AI FIORI<br />

Valérie Perrin, Edizioni e/o, pp. 480 € 11,99<br />

77


UN TRENO DI LIBRI<br />

Un assaggio di lettura<br />

BRANI TRATTI DA CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI<br />

I<br />

miei vicini non temono niente. I primi mesi della nostra convivenza a<br />

Non hanno preoccupazioni, non Charleville-Mezières ho scritto all’interno<br />

di ogni giorno “AMORE FOLLE” a<br />

si innamorano, non si mangiano le<br />

unghie, non credono al caso, non fanno<br />

promesse né rumore, non hanno cembre 1985. <strong>La</strong> mia ombra era sem-<br />

pennarello rosso. Questo fino al 31 di-<br />

l’assistenza sanitaria, non piangono, pre in quella di Philippe Toussaint,<br />

non cercano le chiavi né gli occhiali tranne quando andavo al lavoro. Mi risucchiava,<br />

mi beveva, mi avviluppava.<br />

né il telecomando né i figli né la felicità.<br />

Era di una sensualità pazzesca. Mi si<br />

Non leggono, non pagano tasse, non squagliava in bocca come caramello,<br />

fanno diete, non hanno preferenze, come zucchero filato. Ero perennemente<br />

in festa. Se ripenso a quel pe-<br />

non cambiano idea, non si rifanno il<br />

letto, non fumano, non stilano liste, riodo mi vedo come al luna park.<br />

non contano fino a dieci prima di parlare,<br />

non si fanno sostituire.<br />

la bocca, i baci. Non si smarriva mai.<br />

Sapeva sempre dove mettere le mani,<br />

Non sono leccaculo né ambiziosi, Aveva una carta stradale del mio corpo,<br />

itinerari che conosceva a memoria<br />

rancorosi, carini, meschini, generosi,<br />

gelosi, trascurati, puliti, sublimi, divertenti,<br />

drogati, spilorci, sorridenti, furbi, stenza. [...]<br />

e di cui io ignoravo addirittura l’esi-<br />

violenti, innamorati, brontoloni, ipocriti,<br />

dolci, duri, molli, cattivi, bugiardi, tro. Diceva sempre: «[...] non avevo mai<br />

Vivevamo l’una nelle vampate dell’al-<br />

ladri, giocatori d’azzardo, coraggiosi, provato niente di simile! Sei una strega,<br />

sono sicuro che sei una strega!».<br />

fannulloni, credenti, viziosi, ottimisti. I<br />

miei vicini sono morti.<br />

Credo che mi facesse le corna già<br />

L’unica differenza che c’è fra loro è il dal primo anno. Credo che mi abbia<br />

legno della bara: quercia, pino o mogano.<br />

voltavo le spalle si fiondasse su qual-<br />

sempre tradito e mentito, che appena<br />

[...]<br />

cun’altra.<br />

Philippe Toussaint era come quei<br />

cigni che sono maestosi in acqua e<br />

traballano quando camminano sulla<br />

terra. Trasformava il nostro letto nel<br />

paradiso, era aggraziato e sensuale in<br />

amore, ma appena si alzava, appena<br />

si metteva in verticale abbandonando<br />

l’orizzontalità del nostro amore, perdeva<br />

parecchi punti. Era incapace di<br />

qualsiasi conversazione, gli interessavano<br />

solo la motocicletta e i videogiochi.<br />

Non voleva più che facessi la<br />

barista al Tibourin, era troppo geloso<br />

degli uomini che mi avvicinavano.<br />

Sono stata costretta a dare le dimissioni<br />

subito dopo essermi messa con<br />

lui. Avevo trovato lavoro come cameriera<br />

in una trattoria, attaccavo alle<br />

dieci, quando si cominciava a preparare<br />

per il pranzo, e staccavo alle sei<br />

del pomeriggio.<br />

<strong>La</strong> mattina, quando uscivo di casa,<br />

Philippe Toussaint dormiva ancora. Mi<br />

costava tantissimo lasciare il nostro<br />

confortevole nido e affrontare il freddo<br />

della strada. Diceva che durante il<br />

giorno andava in giro con la moto. <strong>La</strong><br />

sera, tornando, lo trovavo sbracato<br />

Anouk Aimé e Jean-Louis Trintignant durante le riprese del film Un uomo, una donna oggi di Claude Lelouch (titolo originale<br />

Un homme et une femme, 20 ans déjà, 1986, Francia)<br />

© Bertrand LAFORET/Gamma-Rapho via Getty Images<br />

78


Un assaggio di lettura<br />

© <strong>La</strong>urent MAOUS/Gamma-Rapho via Getty Images<br />

Robert Hossein e Nicole Garcia durante le riprese del film Bolero di Claude Lelouch (titolo originale Les uns et les autres, 1981, Francia)<br />

davanti alla televisione. Aprivo la porta<br />

e mi stendevo su di lui, come se dopo<br />

il lavoro mi tuffassi in un’immensa piscina<br />

calda imbevuta di sole. Desideravo<br />

del blu nella mia vita? Eccomi<br />

servita.<br />

Avrei fatto qualunque cosa perché<br />

mi toccasse. Solo questo, toccarmi.<br />

Avevo la sensazione di appartenergli<br />

corpo e anima, e mi piaceva un sacco<br />

appartenergli corpo e anima. All’epoca<br />

avevo diciassette anni e, nella mia<br />

testa, molta felicità da recuperare. Se<br />

mi avesse lasciato non credo che il<br />

mio corpo avrebbe retto allo shock di<br />

un’altra separazione, dopo quella da<br />

mia madre.<br />

[...]<br />

Niente “Cara Violette” o “Signora”, la<br />

lettera di Julien Seul cominciava senza<br />

formule di cortesia. [...] Sono arrivato a<br />

Brancion-en-Chalon alle due del mattino.<br />

Ho parcheggiato davanti al cancello<br />

chiuso del cimitero e mi sono addormentato.<br />

Ho fatto brutti sogni, ho avuto<br />

freddo, ho acceso il motore per riscaldarmi<br />

e mi sono riaddormentato. Verso<br />

le sette ho riaperto gli occhi e ho visto<br />

la luce dentro casa sua. Sono venuto<br />

a bussarle. Non mi aspettavo affatto<br />

di trovare una come lei. Bussando alla<br />

porta del guardiano del cimitero uno si<br />

aspetta di trovarsi davanti un vecchio<br />

panciuto e rubicondo. Lo so, sono cliché<br />

stupidi, ma certo non mi attendevo<br />

lei né i suoi occhi acuti, spaventati, dolci<br />

e diffidenti. Lei mi ha fatto entrare e mi<br />

ha offerto un caffè. C’era una bella atmosfera<br />

a casa sua, un buon odore, e<br />

anche lei aveva un buon odore. Aveva<br />

addosso una vestaglia grigia da vecchia,<br />

eppure emanava qualcosa che<br />

sapeva di giovinezza, non so come dire,<br />

una certa energia, qualcosa che il tempo<br />

non aveva sciupato. Sembrava che<br />

quella vestaglia fosse una maschera,<br />

ecco, come una bambina che avesse<br />

preso in prestito il vestito di un’adulta.<br />

Aveva i capelli raccolti in uno chignon.<br />

Non so se fosse colpa dello shock che<br />

avevo avuto dal notaio, della guidata<br />

notturna o della stanchezza che mi<br />

confondeva la vista, ma l’ho trovata<br />

incredibilmente irreale, un po’ come un<br />

fantasma, un’apparizione. Vedendo lei<br />

ho sentito per la prima volta che mia<br />

madre stava condividendo con me la<br />

sua strana vita parallela, che mi aveva<br />

portato là dove veramente era. Poi ha<br />

tirato fuori i registri delle sepolture, e in<br />

quel momento ho capito che era una<br />

persona singolare, che esistono donne<br />

che non somigliano a nessun’altra. Lei<br />

era qualcuno, non la copia di qualcuno.<br />

Mentre si preparava sono tornato in<br />

macchina, ho acceso il motore e chiuso<br />

gli occhi, ma non sono riuscito a dormire,<br />

continuavo a vederla dietro quella<br />

porta, ha continuato ad aprirmela per<br />

un’ora, come uno spezzone di film che<br />

riguardavo a ciclo continuo per riascoltare<br />

la musica della scena che avevo<br />

appena vissuto. Quando l’ho vista<br />

aspettarmi dietro il cancello col lungo<br />

cappotto blu scuro sono sceso dalla<br />

macchina pensando: “Devo scoprire<br />

da dove viene e che ci fa qui”. Poi mi ha<br />

condotto alla tomba di Gabriel Prudent.<br />

Camminava eretta, aveva un bel profilo,<br />

e a ogni suo passo intuivo del rosso sotto<br />

il cappotto, come se nascondesse un<br />

segreto, e di nuovo ho pensato: “Devo<br />

scoprire da dove viene e che ci fa qui”.<br />

Avrei dovuto essere triste in quella gelida<br />

mattina d’ottobre nel suo lugubre cimitero,<br />

invece mi sentivo esattamente il<br />

contrario. Davanti alla tomba di Gabriel<br />

Prudent mi sono sentito come uno che<br />

nel giorno del matrimonio si innamora<br />

di un’invitata [...].<br />

79


UN TRENO DI LIBRI<br />

Un assaggio di lettura<br />

È la prima lettera d’amore che ricevo<br />

in vita mia. Strana, ma pur sempre una<br />

lettera d’amore. Per ricordare la madre<br />

ha scritto poche parole, quattro<br />

frasi per tirare fuori le quali sembra<br />

aver sudato sette camicie, mentre a<br />

me ha mandato intere pagine. È decisamente<br />

più facile vuotare il sacco<br />

con un perfetto sconosciuto che non<br />

in una riunione di famiglia. Guardo la<br />

busta chiusa con l’indirizzo di Philippe<br />

Toussaint dentro. <strong>La</strong> infilo tra le pagine<br />

di un numero di Roses Magazine.<br />

Non so ancora che ne farò, se la lascerò<br />

chiusa nella rivista, la butterò<br />

o la aprirò. Philippe Toussaint vive a<br />

cento chilometri dal cimitero, non ci<br />

posso credere, lo credevo all’estero,<br />

all’altro capo del mondo. Un mondo<br />

che da un pezzo non è più il mio.<br />

[...]<br />

Diario di Irène Fayolle<br />

22 ottobre 1992<br />

Ieri sera ho sentito la voce di Gabriel<br />

in televisione. Parlava di “difendere<br />

una donna che mi ha lasciato”. Naturalmente<br />

non ha detto così, è la mia<br />

mente a distorcere le parole. Paul mi<br />

stava aiutando a preparare la cena in<br />

cucina, nella stanza accanto c’era la<br />

televisione accesa. Risentendo quel<br />

tono di voce legato ai miei ricordi più<br />

belli sono stata talmente sorpresa da<br />

far cadere la pentola d’acqua bollente<br />

che avevo in mano. Si è schiantata<br />

sul pavimento ustionandomi le caviglie.<br />

Ha fatto un fracasso del diavolo,<br />

Paul è andato nel panico, ha creduto<br />

che tremassi per le bruciature. Mi ha<br />

trascinato in salotto e mi ha fatto sedere<br />

sul divano davanti alla televisione,<br />

davanti a Gabriel. Lui era lì, dentro<br />

quel rettangolo che non guardo<br />

mai. Mentre Paul si dava da fare per<br />

applicarmi garze imbevute d’acqua<br />

sulla pelle martoriata ho visto alcune<br />

immagini di Gabriel in tribunale.<br />

Un giornalista ha riferito che durante<br />

la settimana aveva patrocinato a<br />

Marsiglia facendo assolvere tre dei<br />

cinque uomini accusati di complicità<br />

in un’evasione. Il processo si era concluso<br />

il giorno prima. Gabriel era a<br />

Marsiglia, vicinissimo a me, e io non lo<br />

sapevo. Se anche l’avessi saputo che<br />

avrei fatto, sarei andata a trovarlo?<br />

Per dirgli cosa? “Cinque anni fa sono<br />

scappata perché non ho voluto abbandonare<br />

la famiglia. Cinque anni fa<br />

ho avuto paura di lei e paura di me,<br />

ma sappia che non ho mai smesso di<br />

pensarla”? Julien è uscito da camera<br />

sua e ha detto al padre che dovevano<br />

portarmi al pronto soccorso. Mi sono<br />

rifiutata. Mentre marito e figlio si affannavano<br />

fino a trovare un tubetto di<br />

Biafine nell’armadietto della farmacia<br />

ho guardato Gabriel in toga nera<br />

muovere le sue belle mani parlando<br />

con i giornalisti, ho visto la passione<br />

che metteva nel difendere gli altri.<br />

Avrei voluto che uscisse dallo schermo,<br />

avrei voluto essere Mia Farrow nel<br />

film di Woody Allen <strong>La</strong> rosa purpurea<br />

del Cairo. E a me? Mi avrebbe difeso?<br />

Mi avrebbe trovato circostanze attenuanti<br />

per il giorno in cui l’avevo mollato?<br />

Quanto tempo mi aveva aspettato<br />

al volante della sua macchina?<br />

Quand’è che aveva deciso di ripartire?<br />

In che momento aveva capito che non<br />

sarei tornata? Le lacrime hanno cominciato<br />

a rigarmi le guance. Colavano<br />

mio malgrado. Paul ha spento<br />

la televisione. Sono crollata davanti<br />

allo schermo nero. Mio marito e mio<br />

figlio hanno pensato che fosse colpa<br />

del dolore. Il medico di famiglia, chiamato<br />

da loro, ha ispezionato le ustioni<br />

e detto che erano superficiali. <strong>La</strong> notte<br />

non ho dormito. Rivedendo Gabriel, risentendo<br />

il suono della sua voce, ho<br />

capito quanto mi sia mancato.<br />

Poster del film Un uomo, una donna di Claude Lelouch, con Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant (titolo originale Un homme et une femme,<br />

1966, Francia)<br />

© Movie Poster Image Art/Getty Images<br />

80


Lo scaffale della <strong>Freccia</strong><br />

ASSEDIO ALL’OCCIDENTE<br />

Maurizio Molinari<br />

<strong>La</strong> nave di Teseo, pp. 238 € 18<br />

Sulle rovine della globalizzazione,<br />

la seconda Guerra Fredda ha colto<br />

di sorpresa l’Occidente. Gli attori<br />

principali non sono più due ma<br />

molteplici, le armi non più nucleari ma<br />

digitali e in palio c’è la sopravvivenza<br />

delle democrazie. <strong>La</strong> seconda Guerra<br />

Fredda non ha ancora una data di<br />

inizio ufficiale, ma in pochi dubitano<br />

oramai che sia in pieno svolgimento e<br />

stia già cambiando il mondo.<br />

CADRÒ, SOGNANDO DI VOLARE<br />

Fabio Genovesi<br />

Mondadori, pp. 312 € 19<br />

Questa è la storia di un uomo, anzi<br />

di due, o anche di cinque, in realtà<br />

è la storia di tutti noi. Uomini che<br />

inseguono un sogno, che cercano non<br />

di diventare ricchi bensì liberi. Fabio<br />

Genovesi torna a farci sognare con<br />

la sua scrittura unica, ci travolge, ci<br />

emoziona come un’onda impetuosa,<br />

ci fa commuovere, sorridere e ridere<br />

fino alle lacrime. E ci racconta cosa<br />

vuol dire credere in qualcosa.<br />

L’ANGELO DI MONACO<br />

Fabiano Massimi<br />

Longanesi, pp. 496 € 18<br />

Un romanzo in perfetto equilibrio<br />

tra documentata realtà e avvincente<br />

finzione, un’indagine che si snoda<br />

attorno all’unico, vero amore di Hitler:<br />

Angela Raubal, sua nipote. Sullo<br />

sfondo di una Repubblica di Weimar<br />

moribonda, un thriller all’inseguimento<br />

di uno scampolo di verità in grado,<br />

forse, di restituire dignità alla prima,<br />

vera vittima della propaganda nazista<br />

l’innocente Geli Raubal.<br />

IL GIRO DEL MONDO IN 80<br />

ESPERIMENTI<br />

Lorenzo Monaco, Matteo Pompili<br />

Editoriale Scienza, pp. 90 € 19,90<br />

Il classico della letteratura di Jules<br />

Verne è l’espediente per conoscere<br />

curiosità scientifiche e tecnologiche<br />

sulle diverse aree del mondo. Dal<br />

Big Ben di Londra per scoprire il<br />

funzionamento del pendolo fino al<br />

Vesuvio di Napoli per comprendere<br />

la differenza tra vulcani esplosivi<br />

ed effusivi. Venti tappe e quattro<br />

esperimenti che avvicinano i<br />

giovanissimi alla scienza. G.B.<br />

BOWIE<br />

Steve Horton, Michael Allred,<br />

<strong>La</strong>ura Allread<br />

Panini Comics, pp. 160 € 24<br />

Graphic novel magnificamente<br />

illustrata sulla scalata al successo<br />

di David Bowie: dall’anonimato alla<br />

fama mondiale, compresa la caduta<br />

del suo alter ego Ziggy Stardust.<br />

<strong>La</strong> biografia a fumetti del Duca<br />

Bianco è un modo per ripercorrere<br />

la vita dell’artista che ha lasciato<br />

un’impronta indelebile nell’universo<br />

musicale. L’unico e solo supereroe del<br />

rock ‘n’roll. G.B.<br />

SECONDO JOSH<br />

Lorenzo Fusoni<br />

Golem Edizioni, pp. 140 € 14<br />

Due bambini dall’inquietante<br />

ingegno e senza limiti morali si<br />

scontrano in una lotta ricca di<br />

accadimenti, incuranti di poter<br />

rovinare la vita a quelli che li<br />

circondano, dagli amichetti ai<br />

genitori. Thriller paradossale che<br />

vede da una parte Josh, genio della<br />

speculazione e della manipolazione,<br />

e dall’altra Marius, che combatte<br />

senza sosta soprusi e ingiustizie del<br />

mondo. G.B.<br />

81


UN TRENO DI LIBRI<br />

LA FRECCIA E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO<br />

UN CONVEGNO, A SIENA, ISPIRATO DAL ROMANZO<br />

FRANCESCO E IL SULTANO DI ERNESTO FERRERO<br />

Da sinistra, Andrea Monda, monsignor Lojudice, Alberto Brandani e l’autore, Ernesto Ferrero<br />

Sotto, il sindaco di Siena, Luigi De Mossi<br />

Un convegno sul dialogo<br />

interreligioso. Lo ha promosso<br />

<strong>La</strong> <strong>Freccia</strong>, lo scorso<br />

15 gennaio, a Siena, nella suggestiva<br />

cornice del Santa Maria della Scala,<br />

un tempo ospedale, attivo già all’alba<br />

dell’anno Mille, oggi prestigioso polo<br />

museale. E lo ha concepito Alberto<br />

Brandani, il nostro prof che cura ogni<br />

mese questa rubrica con sensibilità e<br />

competenza e che, nel numero di ottobre<br />

scorso, ha presentato il bel romanzo<br />

di Ernesto Ferrero Francesco e<br />

il sultano, ispiratore dell’iniziativa, organizzata<br />

dalla Fondazione Formiche,<br />

con il sostegno di Civita e il patrocinio<br />

del Comune di Siena. Ed è stato proprio<br />

il sindaco Luigi De Mossi a fare gli<br />

onori di casa, davanti a una platea numerosa,<br />

attenta e partecipe al dibattito.<br />

Il convegno, moderato dallo stesso<br />

Brandani, ha fatto emergere in effetti<br />

vari spunti di riflessione, disseminati<br />

negli interventi di Ernesto Ferrero, Andrea<br />

Monda, direttore dell’Osservatore<br />

Romano, e monsignor Augusto Paolo<br />

Lojudice, arcivescovo di Siena, Colle di<br />

Val d’Elsa e Montalcino. L’avventuroso<br />

viaggio di Francesco nel 1219 in Terra<br />

Santa, fino a Damietta, sotto assedio<br />

da parte dei Crociati, e il suo coraggioso<br />

incontro con il sultano, costituiscono<br />

le radici ideali di un confronto<br />

tra Cristianesimo e Islam che, sette<br />

secoli dopo, ha condotto papa Francesco<br />

ad Abu Dhabi a firmare con Ahmad<br />

Al-Tayyib, il grande imam di Al-Azhar,<br />

il Documento sulla fratellanza umana<br />

per la pace mondiale e la convivenza<br />

comune. Non a caso proprio fratellanza<br />

è stata una delle parole chiave del<br />

dibattito, insieme a dialogo, che sottende<br />

però il rifiuto delle discussioni<br />

inutili, a ponti, per unire e non dividere,<br />

e a viaggio, nel senso di movimento<br />

fisico e ideale verso l’altro. Movimento<br />

che non deve arrestarsi, perché, sono<br />

le parole di papa Francesco, «o costruiremo<br />

insieme l’avvenire, o non ci sarà<br />

futuro».<br />

M.M.<br />

Ernesto Ferrero, Einaudi, pp. 208 € 18,50<br />

82


MUSICA<br />

SANREMO È SANREMO<br />

di Gaspare Baglio gasparebaglio<br />

<strong>Febbraio</strong> non è solo il mese dell’amore, è anche quello<br />

della musica. Come ogni anno, in questo periodo,<br />

l’attenzione è puntata su Sanremo, centro nevralgico<br />

della gara canora più appassionante e discussa del Belpaese:<br />

il Festival della Canzone Italiana. Parafrasando una hit di Bennato,<br />

quelle della manifestazione non sono solo canzonette,<br />

ma per conoscere come ha cambiato pelle la kermesse della<br />

Città dei Fiori non si può prescindere da Eddy Anselmi, critico<br />

musicale, autore tv e memoria storica dell’evento ligure. Il suo<br />

ultimo libro, Il Festival di Sanremo, è un viaggio nel tempo e<br />

nella musica. Come lui stesso ammette, l’evento dell’Ariston<br />

è cambiato moltissimo: «Rischiava di diventare uno spettaco-<br />

lo totalmente televisivo, dove la gara era sullo sfondo. Negli<br />

anni ’10 le canzoni sono tornate centrali alla narrazione del Festival.<br />

Poi, grazie al ritorno dell’Italia all’Eurovision Song Contest<br />

si è rinnovato un certo interesse da parte del pubblico<br />

internazionale. L’ultima svolta è stata di Claudio Baglioni: 20<br />

e poi 24 campioni, nessun eliminato, nomi contemporanei, le<br />

ultime tendenze della scena italiana. Amadeus è stato bravissimo:<br />

ha scelto un suo cast, senza disperdere quanto di positivo<br />

aveva lasciato il direttore artistico uscente». <strong>La</strong> certezza<br />

è solo una, da sempre: «<strong>La</strong> canzone vincitrice acquisterà i superpoteri,<br />

come Peter Parker che dopo la puntura del ragnetto<br />

radioattivo diventa Spider-Man».<br />

<strong>La</strong> copertina del libro Il Festival di Sanremo<br />

DeAgostini, pp. 720 € 19,90<br />

83


MUSICA<br />

IL<br />

TRENO<br />

NEL MESE DEL FESTIVAL DI SANREMO, UN VIAGGIO NELLA<br />

CANZONE D’AUTORE NOSTRANA SUI BINARI DI UN’ITALIA UNITA<br />

DALLA MUSICA E DAL TRENO<br />

Massimo Biliorsi<br />

<strong>La</strong> canzone è da sempre affascinata<br />

dal treno: qui si ritrovano<br />

i temi non solo del<br />

viaggio, ma quelli degli addii e anche<br />

degli incontri, delle riflessioni durante<br />

i tragitti, con i suoi personaggi che<br />

cambiano a ogni stazione. E così la<br />

canzone d’autore italiana ha un suo<br />

percorso, possiamo dire dalla sta-<br />

zione degli anni ‘60 a oggi, itinerario<br />

quanto mai evocativo che possiamo<br />

far iniziare dai versi del 1961 di Giorgio<br />

Gaber: «Una stazione in riva al mar,<br />

con pochi treni ma molti fior», immagine<br />

idilliaca che contrasta con «il treno<br />

che viene dal sud, sudore e mille<br />

valigie, occhi neri di gelosia» (1967) di<br />

Sergio Endrigo.<br />

Il senso dell’incontro, di un mezzo<br />

di trasporto che unisce un’Italia<br />

che poco si conosce, viene fuori<br />

con il grande Piero Ciampi, che in<br />

una canzone del 1963 offre nuove<br />

parole al sentimento: «Lungo treno<br />

del Sud, dove hai portato quella<br />

dolce fanciulla che tanto amai?».<br />

Da qui possiamo dilagare in storie<br />

84


DEI DESIDERI<br />

veva come «i sassi della stazione<br />

sono di ruggine nera, sto sotto la<br />

pensilina dove sventola adagio una<br />

bandiera». Un modo anche per ricordare<br />

i giorni trascorsi, in fondo<br />

la vita è un treno che attraversa il<br />

tempo. Lo fa benissimo il paroliere<br />

Marco Luberti per Riccardo Cocciante:<br />

«Ma il treno corre forte e il<br />

treno adesso vola, sulle distese immense<br />

di ciclamini viola, sulle colline<br />

dolci coperte da lenzuola… ma<br />

il treno corre forte su tutta la mia<br />

vita, che passa via veloce e sfugge<br />

dalle dita» (1979). Magari urlato,<br />

come fa Gianni Morandi in Io sono<br />

ambientate nei vagoni, a volte senza<br />

tempo. Claudio Baglioni ci offre<br />

l’idea del treno come speranza, «un<br />

treno per dove il giorno non finisce<br />

e il sole è un grido in mezzo al<br />

viso» (1985), mentre Lucio Dalla nel<br />

1993 dedica una canzone al nostro<br />

soggetto visto come inarrestabile<br />

destino: «Ma il treno non si ferma,<br />

anzi, a vedere come corre va sempre<br />

più lontano, passa le foreste<br />

dell’Europa, i ponti, le case fino alle<br />

linee della mano». Un Lucio Dalla<br />

che già nel 1975 aveva musicato la<br />

poesia di Roberto Roversi Tu parlavi<br />

una lingua meravigliosa, che descriun<br />

treno» (1997), che ci dice: «Anna,<br />

io sono un treno, ho passato una<br />

vita a viaggiare anche senza freno,<br />

non ho più veleno, ho sospinto vagoni<br />

d’amore senza ritegno, quante<br />

stazioni, quante città». Treno inteso<br />

anche come mezzo per rompere la<br />

monotonia di una estate afosa: «Io<br />

quasi quasi prendo il treno e vengo,<br />

vengo da te, il treno dei desideri<br />

nei miei pensieri all’incontrario va”,<br />

canta Celentano in Azzurro di Paolo<br />

Conte nel 1968. Si evoca il passato<br />

in Mamma maremma (1979) di Umberto<br />

Tozzi, con il paroliere Bigazzi<br />

che ricorda i tempi estivi di «e va il<br />

85


MUSICA<br />

treno sulla spiaggia va, ma dove sei<br />

estate del ‘56?», mentre la speranza<br />

si riaccende in Generale di Francesco<br />

De Gregori (1978): «Generale<br />

dietro la stazione lo vedi il treno che<br />

portava al sole». Speranza che riaffiora<br />

anche in Simone Cristicchi, per<br />

il quale «corre questo treno, corre<br />

fra la terra e il cielo e non si ferma<br />

mai, verso una stazione e mi batte<br />

forte il cuore, so che ci sarai». C’è<br />

sempre un treno del giorno dopo,<br />

come canta Vinicio Capossela nel<br />

2016: «Il treno è arrivato una mattina<br />

col fumo nero della notte prima…».<br />

Magari, invece, al «binario tre un rapido<br />

con destinazione andar via per<br />

quelli che ci credono che spostarsi<br />

li salvi comunque sia» (1993), come<br />

ci ricorda Ligabue in Dove fermano i<br />

treni. C’è modo di accompagnare la<br />

storia, che proprio come i treni non<br />

si ferma, ed ecco Francesco Guccini<br />

che nel 1972 ci lascia un affresco<br />

epico in <strong>La</strong> locomotiva, cantando:<br />

«E la locomotiva sembrava fosse un<br />

mostro strano che l’uomo dominava<br />

con il pensiero e con la mano».<br />

Un senso di riscatto che ritroviamo<br />

in I treni per Reggio Calabria (1975)<br />

di Giovanna Marini: «Andavano col<br />

treno giù nel meridione per fare una<br />

grande manifestazione il 22 d’ottobre<br />

del ‘72, in curva il treno che<br />

pareva un balcone». Mentre meno<br />

immediato ma sempre con rara<br />

efficacia ecco che Antonello Venditti<br />

(1973) ci rammenta come «tra<br />

le fabbriche bruciate passa il treno<br />

delle sette». E poi una lunga schiera<br />

di figure, di persone che animano<br />

questo scenario. Si comincia da<br />

Gianmaria Testa, cantautore e capostazione,<br />

che un po’ alla francese<br />

ci racconta: «Le donne nelle stazioni<br />

c’è sempre uno che l’aspetta<br />

e quando arriva il treno è già lì che<br />

sventola le mani». È l’occasione<br />

per «conoscere gente sul treno,<br />

può essere meglio che stringer la<br />

mano a chi non si perde con facilità<br />

nei vicoli stretti di un quartiere che<br />

sta dentro me» (2005), canta Amari,<br />

magari si trova Isabella sul treno<br />

(1980) di Ivan Graziani, dove «il<br />

treno cigolava sui binari dello Stato<br />

urlando nella notte come un disperato».<br />

Personaggi davvero strani:<br />

ecco che Enzo Jannacci nel 1964 ci<br />

descrive la già grande periferia milanese<br />

con un tizio che «prendeva<br />

il treno per non essere da meno,<br />

per sembrare in gran signor!». E poi<br />

c’è Michele e il treno (1981): «Fammi<br />

salire un po’ e Michele parlava al<br />

treno e così gli parlò e gli sembrò<br />

quasi vero», nel racconto del Banco<br />

del Mutuo Soccorso. Con personaggi<br />

coloriti come quelli dei Modena<br />

City Ramblers che ne Il treno<br />

dei folli (2006) ci dicono che «tra i<br />

vagoni passa Vilmo il controllore a<br />

regalar frammenti di poesia». Oppure<br />

c’è tutto un mondo stralunato,<br />

come ci insegnava Rino Gaetano<br />

nel 1974 con Agapito Molteni il ferroviere,<br />

che «faceva quel mestiere<br />

forse per l’amore di viaggiare sul<br />

locomotore». Personaggi che si<br />

rincorrono nelle canzoni sui treni:<br />

«Cenerentola stringi il biglietto Palermo-Milano,<br />

i tuoi occhi che cosa<br />

hanno fatto per esser veleno», canta<br />

nel 1976 Umberto Tozzi, mentre<br />

Ornella Vanoni è la protagonista di<br />

un viaggio Milano Roma (1974): «Si<br />

sale a Milano stanchezza e giornali<br />

alla mano, qualcosa si sogna prima<br />

che sia campagna». Il treno come<br />

itinerario mai visto, secondo Alice e<br />

Battiato nel 1985 in I treni di Tozeur:<br />

«Nei villaggi di frontiera guardano<br />

passare i treni, le strade deserte di<br />

Tozeur». Per Eugenio Finardi «il treno<br />

corre ancora, passa nelle gallerie,<br />

e dietro ai vetri cambia il cielo,<br />

cambiano le vie» (1989). Poi ci sono<br />

cantautori “innamorati” del treno e<br />

delle sue più struggenti metafore.<br />

Uno è senz’altro Ivano Fossati, che<br />

si permette di scrivere: «Questa è<br />

l’ora in cui i treni fantasma corrono<br />

86


al mare e i cani nella notte li stanno<br />

ad aspettare» (I treni fantasma,<br />

1975). Ma anche «come i treni a<br />

vapore, di stazione in stazione e di<br />

porta in porta…» (1991), aggiungendo<br />

«una valanga d’amore contro<br />

un bicchiere d’aceto, dopo l’ultimo<br />

bacio prima del fischio del treno»,<br />

in Il treno di ferro del 2000. L’altro<br />

è Roberto Vecchioni, forte di raccontare<br />

in Ninni (1978): «Incontrarvi<br />

seduti sopra a quel treno tutti e<br />

quattro avevate vent’anni in meno»,<br />

descrivendoci <strong>La</strong> stazione di Zima<br />

(1997), in cui «c’è un solo vaso di<br />

gerani dove si ferma il treno». O<br />

trovandosi a dire, in Irene del 1975:<br />

«Oh certo che può sembrare inutile<br />

una stazione a chi non parte mai».<br />

Così come in Vorrei (1979): «Io vorrei<br />

fare a pezzi il ricordo di un treno».<br />

Edoardo Bennato racconta la voglia<br />

di andare in Ma quando arrivi treno<br />

del 1974 e Massimo Bubola paragona<br />

il modo di viaggiare al sentimento<br />

urlando «se questo amore è<br />

un treno vorrei portasse al caldo»<br />

(2005). Ma il gruppo che si è meglio<br />

concentrato sul tema del treno nella<br />

canzone è quello dei New Trolls,<br />

che nel 1981 offre un intero album<br />

dedicato alle storie che s’intrecciano<br />

su di un vagone ferroviario. Si<br />

apre con il brano Tigre-E633, che<br />

preannuncia «ferro su ferro che si<br />

logora piano, è un rumore che mi<br />

porta lontano, rumore di gente e di<br />

gente che parte e c’è già qualcuno<br />

che sta chiudendo le porte». E via<br />

così, raccontando le diverse storie<br />

di quei personaggi dei vagoni, tanto<br />

diversi l’uno dall’altro, e la significativa<br />

copertina con la foto di Ilvio<br />

Gallo. Ma se parliamo di copertine<br />

che meglio offrono questo ricercato<br />

binomio non possiamo non citare<br />

Oscar Prudente con il suo Infinite<br />

fortune (1974), un’istantanea di alta<br />

classe di Cesare Monti, il fotografo<br />

preferito da Lucio Battisti, dove per<br />

parlare di viaggi, di andate e ritorni,<br />

offre il senso di una valigia solitaria<br />

alla stazione di Milano. Semplicità e<br />

immediatezza, con i colori sfumati<br />

del presente: «Nella notte le stazioni<br />

sono grandi più che mai, il mio<br />

treno l’ho perduto già da un pezzo<br />

oramai».<br />

87


MUSICA<br />

COME NASCE UNA STELLA<br />

DALLE PERIFERIE DI MILANO AL TEATRO ALLA SCALA,<br />

IL PREMIO ANTONIO MORMONE PROMUOVE GLI ASTRI NASCENTI<br />

DELLA SCENA PIANISTICA INTERNAZIONALE<br />

di Valentina Lo Surdo<br />

valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha<br />

ilmondodiabha.it<br />

© Greta Pasqualat<br />

George Harliono, semifinalista del Premio Antonio Mormone 2019, Auditorium Gaber, Milano<br />

Quando superavi la porta<br />

del suo ufficio, ciò che ti<br />

trovavi di fronte era una<br />

grande scrivania e un grande pianoforte.<br />

Antonio Mormone era così:<br />

un imprenditore votato alla musica<br />

e noto nell’ambiente della classica<br />

come uno dei più grandi talent<br />

scout del nostro tempo. «Un uomo<br />

straordinario di cui, per quasi 30<br />

anni, ho avuto il privilegio di essere<br />

amico. Questo Premio è il modo<br />

migliore per ricordarlo», sottolinea<br />

la star del pianoforte Evgeny Kissin,<br />

che debuttò in Italia nel 1988 grazie<br />

88


all’intuito dell’imprenditore napoletano.<br />

Kissin fa riferimento al Premio<br />

internazionale Antonio Mormone,<br />

creato in sua memoria dalla moglie<br />

Enrica Ciccarelli. Pianista anche lei,<br />

lanciata proprio da Tony – come lo<br />

chiamavano affettuosamente gli<br />

amici – ha raccolto il testimone del<br />

marito nel 2017, quando Mormone<br />

ha concluso la sua vita coraggiosa<br />

e visionaria, costellata da incontri<br />

straordinari. Nato a Napoli nel 1930<br />

e trasferitosi trentenne a Milano,<br />

era laureato in chimica e giurisprudenza,<br />

diplomato in pianoforte,<br />

appassionato di gemmologia e poesia.<br />

Ma gli 88 tasti bianchi e neri<br />

sono sempre stati il suo amore più<br />

grande. Per questo nel 1983 fondò<br />

la Società dei Concerti, grazie<br />

alla quale ha organizzato migliaia<br />

di esibizioni e lanciato centinaia di<br />

talenti. Giganti come Stanislav Bunin,<br />

Maxim Vengerov, Vadim Repin<br />

e, soprattutto, Grigory Sokolov e lo<br />

stesso Kissin, che hanno suonato<br />

per la prima volta in Occidente grazie<br />

all’infallibile fiuto di Mormone.<br />

E ancora, il direttore Daniele Gatti,<br />

i pianisti Fazil Say e Beatrice Rana,<br />

i violinisti Sergej Krylov e Lorenza<br />

Borrani.<br />

Oggi Enrica Ciccarelli non soltanto<br />

porta avanti l’attività della Società<br />

dei Concerti, ma ha creato una manifestazione<br />

all’altezza della sua<br />

memoria. Già, perché il Premio internazionale<br />

Antonio Mormone si<br />

rivolge al grande pubblico in visita<br />

a Milano da febbraio a luglio, proprio<br />

come sarebbe piaciuto al marito<br />

che si prodigava per portare la<br />

musica classica a tutti, creando un<br />

inedito trait d’union fra le periferie<br />

della Città del Duomo e il palco più<br />

prestigioso al mondo. Infatti, il 5 luglio<br />

prossimo i tre finalisti scelti tra<br />

94 candidati coroneranno il sogno<br />

di suonare al Teatro alla Scala. Ed è<br />

proprio Enrica a spiegarci nel dettaglio<br />

il progetto, insieme al pianista e<br />

direttore d’orchestra Matthieu Mantanus,<br />

co-direttore artistico del Premio<br />

e talento scoperto da Mormone<br />

oltre 20 anni fa, da allora impegnato<br />

nella divulgazione televisiva e dal<br />

vivo della musica.<br />

Enrica, ci può raccontare il suo primo<br />

incontro con Mormone?<br />

Era il 1989, avevo 24 anni, e come<br />

tanti altri giovani lo chiamai in ufficio<br />

per chiedergli un’audizione.<br />

Non potevo immaginare che in quei<br />

giorni Tony fosse alle prese con un<br />

concerto di Katia Ricciarelli, così,<br />

quando telefonai, la sua segretaria<br />

intese Ricciarelli anziché Ciccarelli.<br />

Fu grazie a questo malinteso che mi<br />

passò immediatamente Tony. Capì<br />

subito che si trattava di un equivoco,<br />

ma rimase colpito dalla sicurezza<br />

con cui mi presentai. Il giorno<br />

dopo ero da lui per farmi ascoltare,<br />

e da allora non ci siamo più lasciati.<br />

Com’è nata l’idea di un premio alla<br />

sua memoria?<br />

A mio marito i concorsi non sono<br />

mai piaciuti, non gli interessava l’aspetto<br />

punitivo, la perfezione di chi<br />

suona senza sbagliare una nota. Per<br />

questo ho pensato a un premio che<br />

fosse vicino al suo modo di sostenere<br />

i giovani, con alcuni elementi<br />

di novità. Per esempio, in questi<br />

mesi in cui stiamo scegliendo tre finalisti<br />

tra i dieci candidati che hanno<br />

superato le preselezioni, abbiamo<br />

mandato una giuria in incognito<br />

in giro per il mondo per seguire i<br />

semifinalisti in tre loro esecuzio-<br />

Enrica Ciccarelli e Antonio Mormone<br />

© Dort Pilh<br />

89


MUSICA<br />

© Marco Ayala<br />

Il pianista Evgeny Kissin, presidente onorario del Premio Antonio Mormone, con gli studenti del Conservatorio di Milano<br />

ni pubbliche. Ci interessa monitorare<br />

come rendono in concerto, più<br />

che in gara.<br />

Maestro Mantanus, lei è impegnato<br />

da anni in progetti musicali in<br />

cui l’aspetto sociale e divulgativo<br />

sono a stretto contatto. Ci può<br />

spiegare il perché di queste semifinali<br />

in periferia?<br />

Oltre alla giuria itinerante che monitora<br />

i candidati in incognito, ne<br />

abbiamo un’altra che ascolta i ragazzi<br />

in due spazi emblematici:<br />

Mare culturale urbano in zona San<br />

Siro, luogo d’incontro e scambio tra<br />

le arti, e il Teatro Edi Barrio’s, nel<br />

quartiere Barona, da anni impegnato<br />

in progetti di rivalutazione<br />

sociale, frequentato soprattutto da<br />

famiglie di extracomunitari. I semifinalisti<br />

si esibiscono in questi luoghi<br />

per un pubblico non avvezzo<br />

alla musica classica, raccontandosi<br />

agli spettatori prima del concerto.<br />

Sapranno interessare un pubblico<br />

meno formale e più istintivo? È<br />

questa la domanda importante che<br />

la musica classica deve porsi.<br />

E per portare al successo questi<br />

talenti, occorre una grande squadra…<br />

Per questo nel progetto si sono<br />

unite le istituzioni più rappresentative:<br />

il Conservatorio, il Teatro<br />

alla Scala, il Comune di Milano e<br />

la Regione, che mette a disposizione<br />

l’Auditorium Gaber nel Pirellone<br />

per il secondo programma<br />

da concerto dei semifinalisti. Poi,<br />

oltre agli sponsor tecnici, è fondamentale<br />

il supporto della gente<br />

e la campagna di crowdfunding,<br />

che prosegue tuttora e permette<br />

di sostenere direttamente i dieci<br />

prescelti. Ragazzi tra i 18 e i 28 anni,<br />

provenienti da Corea, Cina, Stati<br />

Uniti, Polonia, Italia e Inghilterra. Il<br />

primo classificato riceverà 30mila<br />

euro, ingaggi per numerosi concerti<br />

in tutto il mondo e un contratto discografico<br />

con la Universal, mentre<br />

gli altri due finalisti cinquemila euro<br />

ciascuno. Tutta Milano tifa per loro.<br />

MILANO LIVE//PREMIO ANTONIO MORMONE<br />

23-24 febbraio e 22-23 marzo: semifinali in periferia e all’Auditorium Gaber<br />

8 maggio: concerto e annuncio dei tre finalisti in Sala Verdi al Conservatorio<br />

30 giugno-2 luglio: incontri aperti al pubblico alla Centrale dell’Acqua con i tre<br />

candidati e i giurati della finale<br />

2-3 luglio: finale solistica e di musica da camera in Sala Verdi al Conservatorio<br />

5 luglio: finale con orchestra al Teatro alla Scala<br />

antoniomormone.org | teatroallascala.org<br />

antoniomormoneprize<br />

AMormone_Prize<br />

antonio_mormone_prize<br />

teatro.alla.scala<br />

teatroallascala<br />

90


MUSICA, MAESTRO!<br />

I GRANDI SPETTACOLI PER<br />

PICCOLI ALLA SCALA, LA<br />

FABBRICA DELL’OPERA<br />

DI ROMA, LE VISITE PER I<br />

BAMBINI A SANTA CECILIA, LE<br />

BANDE MUSICALI DI NAPOLI E<br />

UN’ORCHESTRA CHE SUONA<br />

MATERIALI RICICLATI. COSÌ<br />

NASCE IL TALENTO CREATIVO<br />

DI GIOVANI E GIOVANISSIMI<br />

di Peppe Iannicelli<br />

Èdal divertimento e da una buona educazione che<br />

nascono le stelle del palcoscenico e gli spettatori<br />

di domani. Una relazione dinamica che punta a diffondere<br />

i valori universali dell’arte e della cultura come empatica<br />

forma di relazione umana, di educazione ecologica, di<br />

prevenzione del disagio sociale. E la musica punta a migliorare<br />

la vita delle persone e delle città. Il programma di Grandi<br />

spettacoli per i Piccoli alla Scala di Milano mette in scena i<br />

capolavori della lirica adattati per i bambini. Fino ad aprile il<br />

baby titolo in cartellone è <strong>La</strong> Cenerentola di Gioachino Rossini.<br />

L’Accademia scaligera è anche protagonista di Una classe di<br />

suoni, progetto di alfabetizzazione musicale dedicato ai lin-<br />

guaggi, alle arti e ai mestieri degli spettacoli, dal canto corale<br />

alla scenografica, dal trucco alla fotografica di scena.<br />

Il Teatro dell’Opera di Roma propone il ciclo di rappresentazioni<br />

pomeridiane Vietato ai maggiori di 26 anni, a un costo<br />

ridottissimo. <strong>La</strong> Turandot di Puccini, la Carmen di Bizet e il balletto<br />

Notre-Dame de Paris di Jarre diventano così alla portata<br />

di tutti. <strong>La</strong> Fabbrica Young Artist Program offre invece la<br />

ribalta a giovani virtuosi italiani e stranieri che, completata la<br />

formazione in conservatorio e accademia, hanno l’opportunità<br />

di esibirsi nel teatro più importante della Capitale. Mentre il<br />

progetto Tutti a Santa Cecilia consente ai bambini di entrare<br />

nel mondo magico dell’Accademia che custodisce il patrimonio<br />

musicale italiano nella bibliomediateca e nel museo.<br />

All’ombra del Vesuvio, la musica sgorga dai palazzi e invade<br />

le strade coinvolgendo anche il visitatore più distratto. Canta,<br />

suona e cammina. Musica nei luoghi sacri è il progetto realizzato<br />

da Scabec in collaborazione con la Curia di Napoli.<br />

Migliaia di under 14, selezionati dalle parrocchie dei quartieri<br />

periferici, danno vita a vivacissime bande musicali capaci<br />

di animare le feste popolari, di esibirsi allo stadio San Paolo<br />

prima delle gare del Napoli Calcio, di commuovere gli spettatori<br />

con un concerto nella Basilica di Santa Chiara. Ottanta<br />

studenti dell’Istituto Francesco Di Capua di Castellamare di<br />

Stabia sono invece i protagonisti del progetto Suoniamo la<br />

città: formano un’orchestra che suona i rifiuti: lattine, bidoni e<br />

scarti ferrosi prelevati dalle discariche si trasformano in ritmo<br />

e armonia, contribuendo anche a salvare il futuro del Pianeta.<br />

teatroallascala.org | santacecilia.it | operaroma.it | scabec.it<br />

facebook.com/suoniamola<br />

<strong>La</strong> JuniOrchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma<br />

© Musacchio & Ianniello<br />

91


ARTE<br />

NON SOLO RAFFAELLO E MICHELANGELO<br />

ECCO IL “NUOVO” MUSEO D’ARTE DI<br />

PAPA FRANCESCO<br />

SI CHIAMA ANIMA MUNDI IL NUOVO ALLESTIMENTO DEL MUSEO<br />

ETNOLOGICO VATICANO, CON UNA COLLEZIONE DI OLTRE 80MILA<br />

OGGETTI CHE RACCONTANO LE TRADIZIONI CULTURALI, ARTISTICHE E<br />

SPIRITUALI DI TUTTI I POPOLI DELLA TERRA. DAI REPERTI PREISTORICI AI<br />

DONI RICEVUTI DALL’ATTUALE PONTEFICE<br />

di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com<br />

Photo Governatorato SCV – Direzione dei Musei<br />

Cappella Sistina, rievocazione degli arazzi (2010)/The Sistine Chapel, reenactment of the tapestries (2010)<br />

© Alessandro Bracchetti<br />

92


Sta definendo gli ultimi dettagli del fitto calendario<br />

<strong>2020</strong> di iniziative per celebrare Raffaello, quando<br />

incontro Barbara Jatta, la prima direttrice donna dei<br />

Musei Vaticani. Romana, classe 1962, piglio fermo e deciso, al<br />

terzo anno del suo mandato alla guida di un polo di musei unico<br />

al mondo per qualità e quantità di capolavori custoditi, con<br />

numeri da record: solo per citarne alcuni, quasi sette milioni di<br />

visitatori nel 2019, quattro chilometri di percorso espositivo, oltre<br />

20mila opere esposte, circa un migliaio di dipendenti. «Sono<br />

veramente tanti i progetti delle celebrazioni raffaellesche che<br />

i Musei Vaticani si apprestano a svolgere nei prossimi mesi, a<br />

500 anni dalla morte del geniale maestro del Rinascimento.<br />

Dal 17 al 23 febbraio, per esempio, il pubblico vedrà la Cappella<br />

Sistina proprio come la immaginava Raffaello: cioè con tutti i<br />

suoi dieci grandi arazzi di cinque metri per quattro ciascuno,<br />

secondo il progetto da lui ideato per papa Leone X. Questa rievocazione<br />

– è il termine più corretto perché non si tratta di una<br />

ricostruzione, in quanto ci sono notizie contrastanti riguardo la<br />

loro esatta collocazione in Sistina – aveva già avuto luogo nel<br />

1983, in occasione dei 500 anni dalla nascita di Raffaello, e nel<br />

2010, ma non tutti gli arazzi erano presenti e l’esposizione si è<br />

protratta solo per poche ore, prima di inviarli a Londra, per una<br />

mostra al Victoria and Albert Museum», mi spiega Barbara Jatta<br />

con lo sguardo lucido e penetrante, che ti squadra e ti studia<br />

senza metterti in imbarazzo. «Si tratta di opere molto delicate<br />

che necessitano di ambienti con un microclima particolare. Per<br />

questo motivo non si sa se, e quando, in futuro, sarà possibile<br />

rivedere ancora questi arazzi affissi in Sistina tutti insieme sotto<br />

gli affreschi di Michelangelo».<br />

Raffaello, Michelangelo, la Sistina, abbiamo cominciato la nostra<br />

intervista con i pezzi da novanta, quelli che abitano il cosiddetto<br />

Miglio delle Meraviglie, il chilometro che va dall’ingresso<br />

dei Musei Vaticani fino alla Cappella. <strong>La</strong> direttrice lo definisce<br />

in questo modo perché, percorrendolo, è possibile ammirare<br />

nell’ordine: il Museo Pio-Clementino (con il <strong>La</strong>ocoonte, l’Apollo<br />

del Belvedere, il Perseo trionfante di Canova, il Torso del Belve-<br />

Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani<br />

NOT JUST<br />

RAPHAEL AND<br />

MICHELANGELO<br />

HERE IS THE<br />

“NEW” ART<br />

MUSEUM OF<br />

POPE FRANCIS<br />

THE NEW LAYOUT OF THE<br />

ETHNOLOGICAL MUSEUM OF<br />

THE VATICAN MUSEUMS IS<br />

CALLED ANIMA MUNDI, WITH A<br />

COLLECTION OF OVER 80,000<br />

OBJECTS THAT ILLUSTRATE<br />

THE CULTURAL, ARTISTIC AND<br />

SPIRITUAL TRADITIONS OF<br />

ALL CIVILISATIONS ON EARTH.<br />

FROM PREHISTORIC ARTEFACTS<br />

TO GIFTS GIVEN TO THE<br />

CURRENT PONTIFF<br />

When I meet Barbara Jatta, the first female<br />

director of the Vatican Museums, she is busy<br />

working on the final details of the packed <strong>2020</strong><br />

calendar of events to celebrate Raphael. Born in Rome in 1962,<br />

with a firm and decisive manner, at the third year of her mandate<br />

leading a cluster of museums that is unique worldwide in the<br />

quality and quantity of the masterpieces it holds, with recordbreaking<br />

numbers: to list just a handful, nearly seven million<br />

visitors in 2019, four kilometres of exhibition, over 20,000<br />

artefacts on display, nearly a thousand employees. “The<br />

Vatican Museums are preparing to hold a very large number<br />

of projects to celebrate Raphael over the coming months, 500<br />

years after the death of the brilliant Renaissance master. From<br />

17 to 23 February, for example, the public will admire the Sistine<br />

Chapel as Raphael envisaged it: with its 10 large tapestries,<br />

each four by five metres, in the project he designed for Pope<br />

Leo X. This reenactment - this is the most accurate term as it<br />

is not a reconstruction as there is conflicting evidence on their<br />

precise placement within the Chapel - had already taken place<br />

in 1983 to mark the 500 th anniversary of the birth of Raphael,<br />

as well as in 2010, but not all the tapestries were present and<br />

the exhibition only lasted a few hours before being sent to<br />

London for an exhibition at the Victoria and Albert Museum,”<br />

Barbara Jatta explains with her clear and penetrating gaze that<br />

93


ARTE<br />

dere, solo per citare i più conosciuti), poi<br />

le gallerie dei Candelabri, degli Arazzi,<br />

delle Carte Geografiche, le Stanze di<br />

Raffaello e la Cappella Sistina. «Si tratta<br />

del percorso più battuto dai visitatori, in<br />

particolar modo da quelli che arrivano<br />

attraverso le agenzie turistiche esterne.<br />

Per questo motivo, sto cercando di valorizzare<br />

quelle sezioni dei Musei ingiustamente<br />

un po’ dimenticate, forse anche<br />

perché, come ripeteva spesso il mio<br />

predecessore Antonio Paolucci, Raffaello<br />

e Michelangelo sono come due calamite<br />

che attirano verso di loro i cuori e le<br />

anime di chi varca la soglia dei Vaticani.<br />

Quando parlo di settori meno affollati mi<br />

riferisco alla Pinacoteca di Giotto, Perugino,<br />

Raffaello con la Trasfigurazione,<br />

Guido Reni, Poussin e al Caravaggio<br />

della Deposizione; al padiglione delle<br />

Carrozze, dove portantine, carrozze e<br />

automobili ricostruiscono la storia della<br />

mobilità papale nel corso dei secoli;<br />

alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea,<br />

con opere di Van Gogh, Dalí,<br />

Bacon, Morandi, Fontana, che in buona<br />

parte si dispiega attraverso le stanze di<br />

quello che era l’appartamento Borgia<br />

affrescato dal Pinturicchio. E, ancora,<br />

al Museo Egizio e al Museo Etrusco, al<br />

Museo Gregoriano Profano e al Museo<br />

Pio Cristiano, fino al Museo Anima Mundi»,<br />

prosegue nel racconto la direttrice.<br />

Quest’ultimo nome, tuttavia, non mi<br />

dice nulla. Ma l’arcano è presto svelato.<br />

Si tratta del Museo Etnologico, recentemente<br />

ribattezzato da papa Francesco<br />

Anima Mundi, in occasione del suo<br />

nuovo allestimento con i depositi delle<br />

opere a vista. <strong>La</strong> collezione, mi spiega,<br />

comprende oltre 80mila oggetti e opere<br />

d’arte donati nei secoli ai pontefici per il<br />

tramite soprattutto dei missionari sparsi<br />

in ogni parte del mondo. A partire da reperti<br />

preistorici fino a manufatti dei nostri<br />

giorni, si spazia dalle testimonianze<br />

delle grandi tradizioni spirituali asiatiche<br />

a quelle delle civiltà precolombiane e<br />

dell’Islam, dalle produzioni dei popoli<br />

africani a quelle degli abitanti dell’Oceania<br />

e dell’Australia, passando per quelle<br />

delle popolazioni indigene d’America.<br />

Tra le curiosità, c’è anche un porta messale<br />

che era su una delle caravelle di Cristoforo<br />

Colombo.<br />

Incuriosito dalle parole di Barbara Jatta,<br />

dopo essermi congedato da lei, varco<br />

la soglia di Anima Mundi. Lo spettacolo<br />

che si apre ai miei occhi è davvero<br />

straordinario. Mi imbatto per caso nel<br />

direttore di questo museo, padre Nicola<br />

Mapelli, che avvicinandosi a una vetrina<br />

con alcuni variopinti pali funerari provenienti<br />

dall’Australia mi spiega il suo<br />

impegno in quelle che chiama “riconnessioni”.<br />

«Attraverso la nostra attività di<br />

studio e ricerca rintracciamo i villaggi e<br />

i discendenti degli autori di molti degli<br />

oggetti in collezione, li andiamo a visitare,<br />

mostriamo loro le immagini dei manufatti<br />

in nostro possesso, ascoltiamo le<br />

loro storie e le portiamo poi all’interno<br />

dei Musei Vaticani. Per esempio, abbiamo<br />

rintracciato in un villaggio delle Isole<br />

Tiwi, nel Northern Territory dell’Australia,<br />

una ottantenne che si ricordava quando<br />

da piccola suo nonno scolpì questi pali<br />

funerari per inviarli a un uomo importante<br />

oltreoceano, cioè al papa dell’epoca».<br />

Papa Francesco è venuto di persona a<br />

inaugurare il nuovo allestimento della<br />

prima sezione di Anima Mundi, dedicato<br />

alle popolazioni native dell’Oceania<br />

e dell’Australia. Un gesto semplice, ma<br />

carico di significato. Al Pontefice piace<br />

pensare a quello che ha chiamato Museo<br />

Anima Mundi come a un’altra Cappella<br />

Sistina, che innalza a capolavori gli<br />

oggetti e le opere d’arte rappresentativi<br />

delle diverse culture del mondo, e delle<br />

loro anime. Di tutti i popoli che ai Musei<br />

Vaticani hanno così casa per sentirsi a<br />

casa.<br />

museivaticani.va<br />

vaticanmuseums<br />

ROMA<br />

207 FRECCE AL GIORNO/A DAY<br />

Nuovo allestimento dei pali funerari Pukumani/New layout Pukumani grave posts<br />

Museo Anima Mundi<br />

94


gauges and studies you without being<br />

embarrassing. “They are extremely<br />

delicate pieces that require rooms with<br />

a specific microclimate. For this reason,<br />

we do not know if and when it will be<br />

possible to see these tapestries hanging<br />

in the Sistine Chapel all together again<br />

under the frescoes by Michelangelo.”<br />

Raphael, Michelangelo, the Sistine<br />

Chapel; we have started our interview<br />

with the big guns, those found in the socalled<br />

Mile of Wonders, the kilometre<br />

that connects the entrance of the<br />

museums to the Chapel. The director<br />

calls it this way because walking down<br />

it one sees, in order: the Pio Clementino<br />

Museum (with <strong>La</strong>ocoön, Belvedere<br />

Apollo, Canova’s Perseus Triumphant,<br />

the Belvedere Torso, just to mention the<br />

most famous), and the Galleries of the<br />

Candelabra, of the Tapestries, of Maps,<br />

the Raphael Rooms and the Sistine<br />

Chapel. “It is the most popular itinerary<br />

with visitors, especially those brought<br />

by external tourism agencies. For this<br />

reason, I am trying to improve the areas<br />

of the Museums that have unfairly been<br />

rather forgotten, perhaps because, as<br />

my predecessor Antonio Paolucci often<br />

said, Raphael and Michelangelo are like<br />

two magnets drawing towards them the<br />

hearts and minds of whoever steps over<br />

the threshold of the Vatican Museums.<br />

When I mention less-crowded itineraries,<br />

I am referring to the Pinacoteca with<br />

its paintings by Giotto, Perugino,<br />

Raphael and his Transfiguration, Guido<br />

Reni, Poussin and Caravaggio with his<br />

Deposition; to the Carriage Pavilion, where<br />

sedan chairs, carriages and automobiles<br />

illustrate papal mobility throughout<br />

the centuries; to the Collection of<br />

Contemporary Art, with works by Van<br />

Gogh, Dalí, Bacon, Morandi, Fontana,<br />

a large part of which is housed in the<br />

rooms of the Borgia Apartment frescoed<br />

by Pinturicchio. And also, to the Egyptian<br />

Museum, the Etruscan Museum, the<br />

Gregorian Profano Museum, and the<br />

Pius-Christian Museum, including the<br />

Anima Mundi Museum,” Jatta continues.<br />

This last name, however, is new to me.<br />

But the enigma is soon solved. It is the<br />

Ethnological Museum that Pope Francis<br />

has recently renamed Anima Mundi on<br />

the occasion of its new layout with its<br />

visible stores. The collection, the director<br />

tells me, holds over 80,000 objects and<br />

works of art that have been donated to<br />

various popes through missionaries.<br />

© Alessandro Bracchetti<br />

Copricato Pega attribuito al popolo Mekeo<br />

Papua Nuova Guinea, inizio XX secolo.Piume di uccelli, fibra vegetale, legno, conchiglia,<br />

osso/Pega headdress attributed to the Mekeo people<br />

Papua Nuova Guinea, early 20 th century<br />

Birds plumes, plant fibre, wood, seashell, bone<br />

Museo Anima Mundi<br />

273x102x93 cm<br />

Inv. 100627<br />

Starting from prehistoric artefacts to<br />

modern day objects, the collection<br />

ranges from expressions of the great<br />

Asian spiritual traditions to those of pre-<br />

Columbian civilisations and of Islam,<br />

from the creations of African populations<br />

to those of the inhabitants of Oceania<br />

and Australia, including the indigenous<br />

populations of America. The curiosities<br />

include a missal stand that travelled on<br />

one of Christopher Columbus’s ships.<br />

Intrigued by Barbara Jatta’s description,<br />

I went to visit Anima Mundi after I left<br />

her. The sight before my eyes is truly<br />

spectacular. By chance I encounter the<br />

director of this museum, Father Nicola<br />

Mapelli, who explains his work in what<br />

he calls “reconnections” as he walks up<br />

to a display with colourful grave posts.<br />

“Through our studies and research, we<br />

trace the villages and descendants of<br />

the people who created many of the<br />

objects in the collection, we go to visit<br />

them, we show them pictures of their<br />

artefacts that we hold, we listen to<br />

their stories and then take them back<br />

to the Vatican Museums. For example,<br />

in a village in the Kimberley, in north<br />

west Australia, we located an eightyyear-old<br />

woman who remembered her<br />

grandfather sculpting these grave posts<br />

when she was a child to send them to an<br />

important man overseas, in other words,<br />

to the pope of the day.”<br />

Pope Francis in person inaugurated<br />

the new layout of the first section of<br />

Anima Mundi dedicated to Aboriginal<br />

and Australian populations. A simple<br />

gesture, but also a meaningful one. The<br />

pontiff likes to think of the Anima Mundi<br />

Museum, as he has named it, as another<br />

Sistine Chapel that elevates to the<br />

status of masterpieces the artefacts and<br />

works of art representing the world’s<br />

different cultures and their souls. Of all<br />

populations, who thus have a home in<br />

the Vatican Museums where they can<br />

feel at home.<br />

95


ARTE<br />

LA GRANDEZZA<br />

DELL’<br />

UMILTÀ<br />

DOPO IL RESTAURO ARRIVA AL MUSEO DELL’OPERA DEL<br />

DUOMO DI FIRENZE LA PORTA SUD DI ANDREA PISANO<br />

di Sandra Gesualdi<br />

sandragesu<br />

Photo Antonio Quattrone - Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze<br />

Otto tonnellate di bronzo e quasi 700 anni carichi di storia, narrazioni, stili e aneddoti. Quella Sud, tra le tre<br />

Porte del Battistero di Firenze, è forse la meno nota, dopo la più famosa e aurea del Paradiso del Ghiberti<br />

e la Nord che dette avvio alla stagione del Rinascimento. Eppure a leggerla<br />

bene nasconde un microcosmo capace di tenere insieme Giotto<br />

alla Parigi del tempo, le geometrie dei grandi cicli d’affreschi<br />

alle moderne forme del Gotico. Un gigante di bronzo<br />

e oro alto quasi cinque metri, tornato a splendere<br />

dopo tre anni di restauro e andato<br />

ad affiancare le altre due Porte al<br />

Museo fiorentino dell’Opera<br />

del Duomo. Un unicum ammirarle<br />

l’una accanto all’altra<br />

nella sala del Paradiso, con<br />

le dorature originali riemerse<br />

grazie ai restauri<br />

eseguiti<br />

dall’Opificio<br />

delle Pietre Dure, dal<br />

’78 a oggi.<br />

96


THE GREATNESS<br />

OF HUMILITY<br />

AFTER RESTORATION, ANDREA PISANO’S<br />

SOUTH DOOR ARRIVES AT THE MUSEO<br />

DELL’OPERA DEL DUOMO IN FLORENCE<br />

Eight tons of bronze and almost 700 years full of history, narratives,<br />

styles and anecdotes. The South Door, of the three doors of the<br />

Florentine Baptistery, is perhaps the least known, after the most<br />

famous and golden one of Ghiberti’s Paradiso and the North which opened<br />

the Renaissance. Yet on close inspection it hides a microcosm capable of<br />

linking Giotto to the Paris of the time, the geometries of the great fresco<br />

cycles to modern Gothic forms. After three years of restoration, this<br />

bronze and gold giant, almost five metres high, has returned to shine after<br />

three years of restoration and has gone to flank the other two doors at<br />

the Florentine Museum of the Opera del Duomo. Admiring them next to<br />

each other in the Hall of Paradise, with the original gilding thanks to the<br />

restoration work carried out by the Opificio delle Pietre Dure from 1978<br />

to the present day, is a unique experience. As often happens in Florence,<br />

the oldest Door was created in an atmosphere of competition. “After gold<br />

© vvoe/Adobestock<br />

97


ARTE<br />

Come spesso accade a Firenze, la più antica delle Porte nacque<br />

in un clima di competizione. «Dopo l’oro e l’argento, il<br />

bronzo era la materia più nobile e costosa con cui realizzare<br />

elementi monumentali», racconta Timothy Verdon, direttore<br />

del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore. «In Sicilia, in Italia<br />

meridionale, a Venezia e Verona c’erano opere del genere,<br />

ma l’unica chiesa ad averne una era la cattedrale di Pisa, dove<br />

si ammira ancora quella di Bonanno Pisano del XII secolo».<br />

Fu commissionata dall’Arte di Calimala, la corporazione del<br />

commercio internazionale di stoffe pregiate per sfidare l’antica<br />

rivale pisana e primeggiare sugli altri mestieri fiorentini. Doveva<br />

essere un’impresa all’avanguardia e i ricchi mercanti per la<br />

complessa fusione dell’intelaiatura si rivolsero a esperti fonditori<br />

veneziani. Nel 1300 l’incarico dell’esecuzione toccò ad Andrea<br />

Pisano, che si firmava “de Pisis” ma veniva da Pontedera,<br />

nella provincia. Non era la prima scelta dei committenti, che<br />

gli preferivano Tino da Camaino, ma il giovane scultore, con<br />

doti di orafo e architetto, fu raccomandato proprio da Giotto di<br />

Bondone in persona, con il quale gli anni successivi avrebbe<br />

collaborato nel cantiere del Campanile.<br />

L’influenza di Giotto avviluppa e caratterizza tutta la Porta del<br />

Pisano, «nell’impostazione narrativa, nelle composizioni, nel-<br />

<strong>La</strong> Porta Sud di Andrea Pisano, dopo il restauro<br />

The South Door by Andrea Pisano, after the restoration.<br />

la costruzione delle figure e nei drappeggi», sostiene Verdon.<br />

Andrea la scolpisce come se fosse un libro, raccontando, in 20<br />

episodi, la vita di Giovanni Battista, patrono della città, dalla predicazione<br />

al martirio fino alla morte. E, come un libro, la si legge<br />

dall’alto al basso, da sinistra a destra, in un susseguirsi di figure,<br />

paesaggi, profili plasmati nel metallo con la perizia del dettaglio.<br />

Ogni scena, e qui la grande novità, è racchiusa in una complessa<br />

forma che si ripete nelle ante, il quadrilobo. Una cifra geometrica<br />

che sovrappone quattro cerchi a un quadrato e che, in prima<br />

assoluta, fece il suo debutto nella scultura fiorentina, importata<br />

in Italia, come nel resto d’Europa, dalla Francia. Quella caratteristica<br />

arte conosciuta come gotica che trae vocazione, almeno in<br />

queste linee, dall’esperienza compositiva islamica scoperta durante<br />

le Crociate e importata dai francesi entusiasti degli antichi<br />

intarsi orientali su legno e marmo. All’inizio del 1300 questo era<br />

segno di modernità, avanguardia pura, contemporaneità d’espressione.<br />

I committenti ben conoscevano le nuove tendenze<br />

d’Oltralpe e volevano con quest’opera simboleggiare la loro forza<br />

e internazionalità. <strong>La</strong> Porta Sud inconsapevolmente racchiude<br />

un centenario dialogo fra antico e coevo, Occidente e Oriente,<br />

scultura e pittura. Andrea, quando progetta e costruisce, ha<br />

davanti agli occhi i cicli pittorici giotteschi alla Cappella Peruzzi<br />

in Santa Croce, e in un primo momento fatica ad assecondare le<br />

nuove forme curvilinee, preferendo ancora i registri quadrati e<br />

rettangolari tipici degli affreschi. Il suo è uno stile solenne, quasi<br />

liturgico, in cui le figure appaiono spesso prive di movimenti fluidi<br />

e male si adattano alla nuova forma tonda. Nella formella in<br />

cui Salomè porge la testa del Battista alla madre, per esempio,<br />

il Pisano deve inserire un edificio rettilineo per appoggiarci le figure,<br />

proprio alla maniera di Giotto. Ma come in tutte le lunghe<br />

creazioni, l’estro si scioglie con la pratica e, nelle cornici finali,<br />

riesce a spingersi anche negli spazi sinuosi del quadrilobo con<br />

drappeggi voluminosi o, nella Sepoltura, con cupolette e pinnacoli<br />

gotici a lambire la volta. Nonostante le iniziali difficoltà,<br />

conclude l’impresa in sei anni (Ghiberti ce ne impiegherà 27 per<br />

terminare quella del Paradiso) e da allora è ricordato come il maestro<br />

delle porte. Nal frattempo tanta storia si è abbattuta sulle<br />

tre giganti del Battistero. Durante i bombardamenti della Seconda<br />

guerra mondiale furono staccate e nascoste nel Valdarno, in<br />

una galleria ferroviaria dismessa. Nulla invece si poté contro la<br />

furia dell’acqua e del fango che nel ’66 le travolse in pieno. <strong>La</strong><br />

Porta Sud subì una ferita profonda ancora visibile sul retro e una<br />

delle 48 teste di leone decorative saltò via, perduta per sempre.<br />

I restauratori raccontano di aver svelato, durante la pulitura,<br />

innumerevoli micro dettagli non visibili a occhio nudo: una piccola<br />

farfalla, una lucertola, un ricamo sulle vesti. Come se l’artista<br />

avesse avuto l’idea di realizzare qualcosa di magnificente<br />

e accurato al di là del terreno, del proprio io o di quello della<br />

committenza. Come se fosse stato spronato soprattutto da una<br />

visione più grande e sacra, dove l’uomo e l’esecutore scompaiono<br />

in onore della bellezza e della fede, proprio come accade<br />

nelle preghiere.<br />

ll registro narrativo si chiude con le sette virtù teologali e cardinali<br />

e, per completare la simmetria delle formelle, disposte in<br />

numero pari, il Pisano ci aggiunge l’Umiltà. Forse per ricordare a<br />

Firenze, ai fiorentini e a ogni visitatore che per realizzare un capolavoro,<br />

al servizio della città quale bene comune o in onore di<br />

un dogma, occorre proprio quella virtù. Humana humilitas.<br />

operaduomo.firenze.it<br />

OperadiSantaMariadelFiore OperaDuomoFi<br />

98


and silver, bronze was the noblest and<br />

most expensive material with which<br />

to make monumental elements,”<br />

says Timothy Verdon, director of the<br />

Museo dell’Opera di Santa Maria del<br />

Fiore. “There were works of this kind in<br />

Sicily, in southern Italy, in Venice and<br />

Verona, but the only church to have<br />

one was the cathedral of Pisa, where<br />

one can still admire that of Bonanno<br />

Pisano from the 12 th century.” It was<br />

commissioned by the Arte di Calimala<br />

guild, an international trader of fine<br />

fabrics, to challenge the ancient<br />

rival of Pisa and excel over other<br />

Florentine guilds. It was supposed to<br />

be an avant-garde enterprise, and for<br />

the complex frame casting the rich<br />

merchants turned to expert Venetian<br />

casters. In 1300 the commission<br />

was given to Andrea Pisano, who<br />

signed himself “de Pisis” but was<br />

born in Pontedera (in the province<br />

of Pisa). It was not the first choice of<br />

the clients, who preferred Tino da<br />

Camaino, but the young sculptor, with<br />

goldsmith and architect skills, was<br />

recommended by Giotto di Bondone<br />

himself, with whom he collaborated<br />

in the Campanile construction site in<br />

the following years. Giotto’s influence<br />

permeates and characterises the<br />

entire South Door, “in the narrative<br />

setting, in the compositions, in the<br />

construction of the figures and in<br />

the drapes,” argues Verdon. Andrea<br />

Porta Sud, particolare anta destra, formella con la<br />

sepoltura del Battista, dopo il restauro<br />

South Door, detail of the right door, panel with the<br />

burial of the Baptist, after the restoration<br />

sculpted it like a book, recounting,<br />

in 20 episodes, the life of John the<br />

Baptist, patron saint of the city, from<br />

preaching to martyrdom until death.<br />

And, like a book, you can read it from<br />

top to bottom from left to right, in a<br />

succession of figures, landscapes,<br />

profiles shaped in metal with the skill<br />

of detail. Each scene, and this is the<br />

great innovation here, is enclosed in a<br />

complex form that repeats itself in the<br />

doors: the quadrilobo. A geometrical<br />

figure that superimposes four circles<br />

on a square and that made its debut<br />

in Florentine sculpture, imported<br />

in Italy and the rest of Europe from<br />

France. That characteristic art known<br />

as Gothic art that derives its vocation,<br />

at least in these lines, from the Islamic<br />

compositional experience discovered<br />

during the Crusades and imported<br />

by the French enthusiastic about<br />

the ancient oriental inlays on wood<br />

and marble. At the beginning of the<br />

1300s this was a sign of modernity,<br />

pure avant-garde, contemporary<br />

expression. Clients were well aware of<br />

the new trends beyond the Alps and<br />

wanted with this work to symbolise<br />

their importance and internationality.<br />

The South Door unconsciously<br />

encloses a centenary dialogue<br />

between ancient and contemporary,<br />

West and East, sculpture and painting.<br />

While designing and building, Andrea<br />

has Giotto’s pictorial cycles at the<br />

Peruzzi Chapel in Santa Croce before<br />

his eyes, and at first he struggles to<br />

follow the new curvilinear forms, still<br />

preferring the square and rectangular<br />

registers typical of frescoes. His is<br />

a solemn, almost liturgical style, in<br />

which the figures often appear devoid<br />

of fluid movements and badly adapted<br />

to the new round shape. In the panel<br />

of Salome that hands the head of the<br />

Baptist to his mother, for example, the<br />

Pisan must insert a straight building<br />

to support the figures, just like Giotto.<br />

But like in all long projects, inspiration<br />

expands with practice and, in the last<br />

panels, manages to penetrate the<br />

sinuous spaces of the quadrilobo<br />

with voluminous draperies or, in the<br />

Sepulchre, reach as far as to caress<br />

the vault with small domes and gothic<br />

pinnacle. Despite the initial difficulties,<br />

he completed the enterprise in six<br />

years (it took Ghiberti 27 years to<br />

finish the Paradise) and since then<br />

Porta Sud, particolare, la virtù dell’Umiltà<br />

South Door, detail, the virtue of Humility<br />

he is remembered as the master of<br />

doors. Ever since, the three giants of<br />

the Baptistery have been the focus of<br />

a great deal of history.<br />

During the bombardments of the<br />

Second World War they were<br />

detached and hidden in a disused<br />

railway tunnel in Valdarno. Nothing<br />

could be done against the fury of<br />

water and mud that swept them away<br />

in 1966. The South Door suffered<br />

severe damage still visible at the back<br />

and one of the 48 decorative lion<br />

heads was lost forever.<br />

The restorers say that during cleaning<br />

they revealed countless micro details<br />

not visible to the naked eye: a small<br />

butterfly, a lizard, an embroidery<br />

on the clothes. As if the artist had<br />

had the idea of creating something<br />

magnificent and accurate beyond the<br />

ground, beyond his own self or that of<br />

the client. As if he was spurred above<br />

all by a larger and more sacred vision,<br />

where the man and the performer<br />

disappear in honour of beauty and<br />

faith, just as happens in prayers.<br />

The story ends with the seven<br />

theological and cardinal virtues, and<br />

to complete the symmetry of the<br />

panels arranged in even numbers,<br />

il Pisano added Humility. Perhaps to<br />

remind Florence, the Florentines and<br />

every visitor that in order to create<br />

a masterpiece, at the service of the<br />

city as a common good or in honour<br />

of a dogma, one needs precisely that<br />

virtue. Humana humilitas.<br />

FIRENZE<br />

108 FRECCE AL GIORNO/A DAY<br />

99


SAN VALENTINO<br />

GIOCO A DUE<br />

LA FRECCIA HA CHIESTO A DUE COPPIE FAMOSE COME<br />

TRASCORRERE IL WEEKEND E IL MESE DEGLI INNAMORATI<br />

(E QUALI REGALI EVITARE)<br />

di Cecilia Morrico<br />

morricocecili<br />

ANDREA DELOGU E FRANCESCO MONTANARI<br />

Giovani, belli e innamorati. Sempre più affiatata la<br />

coppia Delogu-Montanari, a febbraio insieme anche<br />

sul palcoscenico con Il giocattolaio di Gardner McKay<br />

per la regia di Enrico Zaccheo, in scena il 21 ad Atri (TE), il 22<br />

a Coriano (RN), il 29 a Viterbo e il 15 marzo a Camaiore (LU),<br />

per poi partire in tournée a novembre. Andrea e Francesco<br />

raccontano lo spettacolo e suggeriscono posti magici dove<br />

riconnettersi in due.<br />

Come nasce questo progetto?<br />

[A] Abbiamo avuto anche in passato molte proposte per lavorare<br />

insieme, però non ne sentivamo la necessità. Invece in<br />

questi ultimi tempi, in cui ci si vedeva pochissimo, perché lui<br />

era sul set della serie tv Il cacciatore e io a Milano, è arrivata la<br />

produttrice dello spettacolo e ci ha richiesti entrambi. All’inizio<br />

ero dubbiosa, poi leggendo la pièce sono impazzita perché è<br />

una storia di amore, passionalità, violenza, ma soprattutto di<br />

lotta psicologica tra i due protagonisti.<br />

[F] E poi Andrea ha passato il testo a me e ha detto: «Lo facciamo».<br />

Quindi io l’ho fatto (ride, ndr). Scherzi a parte, è stata<br />

una sfida interessante.<br />

Una fuga romantica per San Valentino?<br />

[A] Per Natale ho regalato a Francesco un viaggio per vedere<br />

l’aurora boreale, dobbiamo ancora spacchettarlo insieme.<br />

Ma in Italia ci sono dei piccoli borghi meravigliosi che visitarli<br />

è pura poesia. Quando dobbiamo staccare, vivendo a Roma,<br />

andiamo a Sulmona, Terni, Viterbo…<br />

[F] …Castiglion Fiorentino, per arrivare a destinazione rapidamente,<br />

rilassarci e tornare.<br />

[A] Queste sono le fughe che ci fanno anche riunire con le<br />

tradizioni italiane, come il cibo locale C’è una lentezza capace<br />

di donare delle pause ristoratrici.<br />

Il viaggio del cuore?<br />

[In coro] Tuglie!<br />

[A] In Puglia, vicino a Gallipoli. Lì c’è la casa dei miei nonni materni,<br />

è un luogo dove io vado sempre. Se d’estate non scendo<br />

giù almeno cinque giorni non sono io. L’ho fatta conoscere a<br />

Francesco sette anni fa e da allora è un appuntamento fisso.<br />

[F] Il classico paesino dove tutti si conoscono, con una strada<br />

principale su cui passa una macchina ogni 20 minuti. Tu cammini<br />

e vedi un papà che guarda i figli giocare e porta loro la<br />

merenda. Un luogo accogliente e riposante.<br />

© Fabio Lovino<br />

100


© TTLmedia/Adobestock<br />

Sulmona (AQ)<br />

Come festeggerete il giorno degli innamorati?<br />

[A] È un venerdì e saremo a Milano, lui al momento sta<br />

girando un film lì e io lo raggiungo. Passeremo il weekend<br />

insieme e andremo a mangiare…<br />

[F] ...da Mandarin 2, il nostro ristorante milanese preferito,<br />

che tra l’altro è cinese, ma usa solo prodotti italiani.<br />

Cambiando argomento, il regalo più brutto ricevuto?<br />

[A] Potrei farti un bell’elenco…<br />

[F] Io mi dissocio da ciò che dice!<br />

[A] Diciamo che nella coppia ci si conosce piano piano.<br />

Francesco ci ha messo un po’ per capire i miei gusti, all’inizio<br />

si era impuntato con abiti dal gusto rétro, un po’ anni<br />

’20.<br />

[F] Ma non è vero! Erano meravigliosi, e ci tengo a dire che<br />

con le gonne ci ho sempre preso.<br />

[A] Immettibili! Quindi li chiudevo nell’armadio, tanto è<br />

vero che poi lui mi diceva: «Ma non ti piace? Vuoi che lo<br />

cambiamo?». Poi, con gli anni...<br />

[F] Li ha cambiati tutti.<br />

Mentre per Francesco?<br />

[F] Obiettivamente non ce l’ho. Devo ammettere che Andrea<br />

mi fa dei regali incredibili, come due orologi vintage<br />

bellissimi nell’arco di sette anni, che porto nel cuore e indosso<br />

sempre.<br />

[A] Sì, a lui piacciono cose crepuscolari, sono andata a<br />

cercarli in negozi che trattavano solo quel tipo di accessori,<br />

per uno dei due ho dovuto aspettare addirittura sei<br />

mesi. Sembrerebbe da collezionismo, ma in realtà Francesco<br />

lo indossa e, anche se lo hanno calibrato, va comunque<br />

avanti… almeno adesso arriva puntuale (ride, ndr).<br />

Andrea, invece il regalo più bello?<br />

[A] Devo ammettere che alla fine quelli brutti me li ricordo<br />

di più, perché mi hanno fatto ridere. Poi, naturalmente,<br />

ci sono quelli speciali, come l’anello di fidanzamento e il<br />

ciondolo del primo anno…<br />

[F] …che però hai trasformato in anello!<br />

[A] Perché non mi piaceva e l’ho migliorato, ma è sempre<br />

lui. Ecco, come dicevo: alla fine resto affezionata a quelli<br />

brutti.<br />

andrealarossa francesco_montanari_official<br />

andreadelogu francescodaje<br />

IMMA BATTAGLIA ED EVA GRIMALDI<br />

Un febbraio in treno per Imma Battaglia ed Eva Grimaldi.<br />

Dopo il giorno del sì, il 19 maggio scorso, continuano ad<br />

alimentare la loro passione per i viaggi, che siano culturali,<br />

a lume di candela o adrenalinici.<br />

© Azzurra Primavera<br />

101


SAN VALENTINO<br />

In treno per?<br />

[E] Verona, dove sono nata e dove vivono i miei fratelli.<br />

Poi è la città dell’amore, come insegna Shakespeare, e da<br />

lì in <strong>Freccia</strong>rossa si va in giro per il Piemonte, ora si può<br />

andare anche a sciare con il treno, arrivando in poco tempo<br />

e facendo del bene all’ambiente. Imma è amante delle<br />

racchette, vuole passare qualche giorno in montagna. Comunque<br />

il treno io l’ho sempre adorato fin da piccola, e da<br />

giovane mi dava un senso di libertà.<br />

[I] Mi ricordo ancora di quando bisognava passare la notte<br />

in cuccetta per andare sulla neve, mentre adesso è molto<br />

più veloce. Mi manca il Piemonte come meta invernale e<br />

sono molto contenta di andarci a febbraio, proprio per San<br />

Valentino.<br />

Quindi come festeggerete il giorno degli innamorati?<br />

[E] Io preferisco Verona, sono una romanticona, Imma è<br />

più sportiva…<br />

[I] <strong>La</strong> sera di San Valentino saremo a Verona.<br />

[E] Me lo confermi?<br />

[I] Sì, ma se fosse per me sarei dalla mattina alla sera sulle<br />

piste!<br />

[E] Allora faremo una bella cena in una trattoria del centro,<br />

con del buon vino. Anche se tra noi ogni giorno è San<br />

Valentino, il 14 febbraio è più che altro un’occasione per<br />

avere vicino chi amiamo, per esempio i miei fratelli. Anche<br />

in viaggio di nozze non eravamo sole, c’erano amici<br />

e parenti.<br />

[I] Poi il 15 mattina, molto presto, si parte per la montagna,<br />

in treno. Abbiamo fatto così a Capodanno, in Val Pusteria<br />

c’è una rete di pullman e regionali che arrivano ovunque,<br />

anche dentro la funivia di Perca-Plan de Corones. Sono<br />

treni comodissimi quelli dell’Alta Badia, che ti fanno scoprire<br />

città bellissime come Brunico, una rivelazione, una<br />

green strategy eccezionale.<br />

Un’altra fuga romantica in Italia?<br />

[I] Oltre alla montagna, siamo appassionate del Sud, il<br />

mare d’inverno è un’opzione meravigliosa. Napoli, Salerno,<br />

la Calabria ionica. Il nostro Paese non ha niente da<br />

invidiare a nessuno, bisogna rispettarlo e occorrono investimenti.<br />

Lo dico alle Regioni, ci vorrebbe anche al Sud<br />

un’organizzazione come in Val Pusteria.<br />

[E] Andiamo poi continuamente a Napoli e ci allunghiamo<br />

spesso a Portici, sulla primissima ferrovia, dove c’è il Museo<br />

ferroviario di Pietrarsa, stupendo. Poi è bello fare tutto<br />

il Miglio d’oro e scendere verso il Cilento.<br />

Il viaggio del cuore?<br />

[E] Non è in Italia, ma nel Nord Europa: Breslavia.<br />

[I] In Polonia, un posto meraviglioso vicino Cracovia. Abbiamo<br />

visitato i luoghi dell’Olocausto, il Santuario della<br />

Madonna Nera e la miniera di sale. Breslavia è una città<br />

di studenti lì vicino che venne distrutta durante la guerra<br />

e poi ricostruita. <strong>La</strong> sua particolarità sono gli gnomi disseminati<br />

in vari luoghi del centro, ognuno rappresenta un<br />

pezzo della ricostruzione. Affascinante.<br />

[E] E poi il primo viaggio insieme, a Berlino.<br />

Cambiando argomento, il regalo più brutto ricevuto?<br />

[E] L’ho fatto io a Imma, stavamo insieme da pochissimo<br />

e non sapevo cosa regalarle, poi ho visto un maglioncino<br />

blu di cashmere, ma di taglia piccola, molto aderente…<br />

[I] L’ho odiata, le dissi: «Ma che non mi guardi? Non vedi<br />

che stile ho?».<br />

[E] Una litigata feroce, ero mortificata. Imma invece li ha<br />

azzeccati tutti, è molto attenta ed elegante.<br />

E quello più bello?<br />

[E] Io come sempre, romanticona, dico l’anello di fidanzamento.<br />

Quando l’ho visto ho pensato: «Allora siamo davvero<br />

fidanzate!».<br />

[I] Per me, più sportiva, senz’altro la bicicletta pieghevole!<br />

[E] Vedi com’è! (Ridono, ndr).<br />

immacolata.battaglia evagrimaldireal<br />

unvotoperimma EvaGrimaldi1<br />

Museo ferroviario di Pietrarsa (NA)<br />

© Giuseppe Senese/FS Italiane | PHOTO<br />

102


FRECCIAROSSA<br />

PER AMORE<br />

Giorgia, 21 anni, studentessa di relazioni internazionali<br />

alla Luiss di Roma. Viaggiatrice per<br />

amore, fra un treno e l’altro, insieme a Giovanni,<br />

il suo fidanzato.<br />

Giorgia, che tipo di viaggiatrice sei?<br />

Sono originaria di Napoli, ma vivo e studio a Roma. Sia<br />

per ragioni familiari che sentimentali, per me è stato<br />

sempre un su è giù tra le due città. Da diverso tempo<br />

i miei genitori si sono trasferiti nella Capitale, ma molti<br />

parenti sono in Campania. Il treno è un po’ la mia seconda<br />

casa.<br />

<strong>Febbraio</strong> è il mese di San Valentino, dicevi che hai<br />

viaggiato anche per questioni di cuore.<br />

Da circa un anno sono fidanzata con Giovanni, un ragazzo<br />

della mia stessa età della Costiera Amalfitana, e l’Alta<br />

Velocità ha reso possibile frequentarci, arginando la<br />

distanza. Avevamo 12 anni quando ci siamo conosciuti,<br />

ci siamo piaciuti fin da bambini. Un piccolo amore d’infanzia<br />

che si è trasformato in qualcosa di importante.<br />

Il treno alleato di una storia d’amore che ha origini<br />

lontane e che vi ha accompagnati fino alla recente<br />

unione. Possiamo dire così?<br />

Sì, possiamo dirlo! Il <strong>Freccia</strong>rossa ci ha permesso di ricongiungerci,<br />

è stato un ponte tra me e Giovanni. Trovo<br />

importante sottolineare la diversità tra un viaggio che<br />

fai per ritrovare la tua famiglia, fondamentale dal punto<br />

di vista affettivo, e quello per cui parti di volta in volta<br />

per ritrovare la persona che ami. In questo ultimo caso<br />

il tempo a bordo treno trascorre in maniera differente.<br />

Perché?<br />

Quando arrivavo a Napoli, da Roma, per andare a trovare<br />

Giovanni, il mio treno faceva una lunga sosta prima<br />

di ripartire per Salerno. Comprendo le esigenze di<br />

servizio, ma per me si trattava di un tempo infinito. Un<br />

tempo che, invece, quando viaggiamo insieme, assume<br />

connotati totalmente diversi, di serenità.<br />

Dove andresti per una fuga d’amore?<br />

Senza dubbio a Venezia, ci sono stata quando ero molto<br />

piccola e ci ritornerò con Giovanni, ne sono certa.<br />

Nel frattempo, per San Valentino abbiamo programmato<br />

una settimana a New York, altra città che avrei voluto<br />

visitare da sempre, in quel periodo non abbiamo esami<br />

in programma e ne abbiamo approfittato.<br />

Il regalo più bello che hai ricevuto per la festa degli<br />

innamorati?<br />

Come dicevo, io e Giovanni ci siamo conosciuti quando<br />

eravamo molto piccoli, motivo per cui non abbiamo mai<br />

avuto un vero primo appuntamento, tipo il classico in-<br />

Giorgia e Giovanni, sempre in <strong>Freccia</strong>rossa per amore<br />

vito a cena, l’imbarazzo della conoscenza e del primo<br />

bacio. Così, lui ha pensato di scrivere le tappe di un<br />

ipotetico primo incontro, consegnandomi una “pergamena<br />

con istruzioni” una sera che siamo usciti insieme.<br />

È stato un dono straordinario, divertente e intimo, che<br />

ha raccontato molto di noi.<br />

Un consiglio o una curiosità da condividere?<br />

Negli anni le coppie si lasciano e si riprendono, ma<br />

quando si sale sul treno giusto la distanza non conta. I<br />

chilometri non possono separare due cuori. Il prossimo<br />

anno andrò a studiare a Pechino, vorrei che la nostra<br />

relazione proseguisse anche dall’altra parte del mondo.<br />

A.G.<br />

103


PHOTO<br />

SICILIA<br />

SOTTOSOPRA<br />

di Luca Mattei<br />

ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it<br />

Photo Gianfranco Ayala<br />

Enormi miniere di zolfo fanno da sfondo a una<br />

piccola rivoluzione democratica in evoluzione.<br />

Siamo a Caltanissetta, negli anni ’40, con<br />

il fascismo alle spalle e la ricostruzione post-bellica<br />

all’orizzonte. Quei luoghi di lavoro rappresentano una<br />

piramide sociale: al vertice i proprietari, al centro i ga-<br />

bellotti, prede o complici della mafia, e in fondo i minatori,<br />

che aspirano a essere considerati operai, con<br />

annessi diritti e garanzie. Partecipe di questo clima è<br />

il fotografo Gianfranco Ayala. <strong>La</strong> sua famiglia possiede<br />

la miniera Giumentarello, dove si reca per fare amicizia<br />

con i lavoratori, osservare le loro attività e girare il do-<br />

Donne a Caltanissetta (fine anni ‘40)/(late 1940s)<br />

104


cumentario Solfara. Ma con la sua macchina fotografica<br />

volge lo sguardo anche altrove: verso la città e le campagne<br />

intorno, le persone di ogni età e status, immortalate<br />

nel quotidiano o durante cerimonie religiose e<br />

politiche. I suoi scatti e l’opera filmica sono protagonisti<br />

della mostra Sicilia sottosopra, al Teatro dei Dioscuri al<br />

Quirinale di Roma fino al 1° marzo. Un’esposizione dallo<br />

straordinario valore storico e artistico, che evidenzia<br />

l’unico obiettivo di Ayala: catturare la verità di un’emozione.<br />

archivioluce.com/teatro-dei-dioscuri<br />

TeatrodeiDioscurialQuirinale<br />

Ritratto di bambina (inizio anni ‘50)/(early 1950s)<br />

SICILY UPSIDE DOWN<br />

Huge sulphur mines backdrop a small, evolving<br />

democratic revolution. We are in 1940s Caltanissetta,<br />

with fascism behind us and post-war<br />

reconstruction on the horizon. Such workplaces represent<br />

a social pyramid—at its peak are the owners, at the centre<br />

the gabellotti as the prey of or accomplices to the mafia,<br />

and the miners at the bottom, from where they aspire to be<br />

considered as labourers, with relative rights and guarantees.<br />

It is within this climate that photographer Gianfranco<br />

Ayala operated. His family owned the Giumentarello<br />

mine, where he would go to make friends with the workers,<br />

observe their activities and shoot the documentary<br />

Solfara. Yet he also turned his lens elsewhere—towards<br />

the city and the surrounding countryside, to people of all<br />

ages and statuses, immortalised in everyday life or during<br />

religious ceremonies and political formalities. His shots<br />

and film work are the protagonists of the exhibition Sicilia<br />

Sottosopra (Sicily Upside Down), at the Teatro dei Dioscuri<br />

at the Quirinale in Rome until 1 March. It is an exhibition<br />

of extraordinary historical and artistic value, highlighting<br />

Ayala’s only objective: to capture the truth behind an<br />

emotion.<br />

105


PHOTO<br />

MEN & ANIMALS<br />

A TORINO, MILANO E FORTE DI<br />

BARD UN VIAGGIO ATTRAVERSO<br />

LE IMMAGINI DEI MIGLIORI<br />

FOTOGRAFI DEL PIANETA<br />

di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it<br />

A JOURNEY THROUGH THE IMAGES<br />

OF THE BEST PHOTOGRAPHERS<br />

ON THE PLANET IN TURIN, MILAN<br />

AND FORTE DI BARD (AOSTA)<br />

Celano storie e racconti del nostro passato e del<br />

nostro presente le oltre 200 immagini della Collezione<br />

Bertero realizzate da una cinquantina di<br />

autori provenienti da tutto il mondo e selezionate da Walter<br />

Guadagnini, Barbara Bergaglio e Monica Poggi, curatori<br />

della mostra Memoria e passione. Da Capa a Ghirri. Così a<br />

Over 200 images from the Bertero Collection,<br />

taken by about fifty photographers from<br />

all over the world and selected by Walter<br />

Guadagnini, Barbara Bergaglio and Monica Poggi,<br />

curators of the exhibition, conceal stories and tales of<br />

our past and present. From Capa to Ghirri. And so Turin,<br />

Mario De Biasi, Gli italiani si voltano. Moira Orfei (1954)<br />

© Archivio Mario De Biasi distribuito da Mondadori Portfolio<br />

106


Luigi Ghirri, Alpe di Siusi (1979)<br />

© eredi di Luigi Ghirri<br />

Torino, dal 20 febbraio al 10 maggio nelle sale di Camera -<br />

Centro Italiano per la Fotografia, spiccano i nomi di Bruno<br />

Barbey, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert<br />

Capa, Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario De Biasi,<br />

Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Ferdinando Scianna e Michele<br />

Zaza, solo per citarne alcuni.<br />

Protagonisti degli scatti sono contadini, preti, nobildonne,<br />

militari, bambini ma, soprattutto, i fotografi che hanno<br />

impresso su pellicola il ricordo di tante vicende. Maestri<br />

dell’obiettivo che compongono un racconto dell’Italia appena<br />

liberata dal fascismo, dove, nonostante macerie e<br />

povertà, è forte la voglia di vivere e di amarsi. Capolavori<br />

che hanno fatto la storia della fotografia internazionale<br />

come <strong>La</strong> strada per Palermo di Robert Capa (1943), il reportage<br />

dedicato al nostro Paese da Henri Cartier-Bresson nel<br />

1952 e Gli italiani si voltano di Mario De Biasi (1954), dove un<br />

gruppo di uomini ammira la bellezza di Moira Orfei mentre<br />

passeggia per le strade di Milano. <strong>La</strong> raccolta abbraccia<br />

anche i decenni successivi, quando si afferma un nuovo<br />

modo di intendere l’immagine, meno documentaria e più<br />

concettuale. «Una mostra che rivela la lungimiranza di Guido<br />

Bertero non solo nella sensibilità dell’acquisizione di<br />

grandi autori per la sua collezione, ma anche nella lettura<br />

del secolo scorso», precisa Guadagnini.<br />

camera.to<br />

CameraTorino Camera_Torino camera_torino<br />

from February 20 to May 10 in the rooms of Camera<br />

- Centro Italiano per la Fotografia, will be hosting<br />

renowned photographers such as Bruno Barbey,<br />

Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa,<br />

Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario De Biasi,<br />

Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Ferdinando Scianna and<br />

Michele Zaza, just to name a few.<br />

The protagonists of the shots are farmers, priests,<br />

noblewomen, soldiers, and children, but above all, the<br />

photographers who have immortalised the memory of<br />

so many events on film. Masters of the lens composing<br />

the story of an Italy just freed from fascism, one where<br />

the desire to live and love one another stands out<br />

amongst the rubble and poverty. Masterpieces that<br />

have made the history of international photography<br />

such as <strong>La</strong> strada per Palermo by Robert Capa (1943),<br />

the 1952 Italian reportage by Henri Cartier-Bresson and<br />

Gli italiani si voltano by Mario De Biasi (1954), where a<br />

group of men admire the beauty of Moira Orfei as she<br />

walks the streets of Milan. The collection also embraces<br />

the following decades, when a new, less documentary<br />

and more conceptual way of understanding the image<br />

took hold. As Guadagnini explains, it is “an exhibition<br />

that reveals Guido Bertero’s far-sightedness not only in<br />

his sensitivity to acquire the work of great artists for his<br />

collection, but also in his reading of the last century.”<br />

TORINO<br />

60 FRECCE AL GIORNO/A DAY<br />

107


PHOTO<br />

Gianni Viviani, Fish lady in Anakao<br />

Madagascar (2005)<br />

108


I colori del Madagascar catturati<br />

da Gianni Viviani contrapposti alle<br />

suggestive atmosfere occidentali<br />

di Ludovica Sagramoso Sacchetti.<br />

Sono gli Appunti di viaggio di<br />

due fotografi italiani, alla Galleria<br />

Francesco Zanuso di Milano dal<br />

6 al 27 febbraio (ingresso libero).<br />

Un peregrinaggio con la macchina<br />

al collo, ma anche un percorso<br />

interiore che sa emozionare,<br />

in 40 scatti inediti che, partendo<br />

da momenti di vita quotidiana,<br />

comunicano ciascuno un proprio<br />

messaggio e un differente sentire<br />

e percepire il mondo.<br />

Nel sorriso di un bambino, nello<br />

sguardo seducente di una donna e<br />

nell’umiltà della fatica tratteggiata<br />

sul viso di un uomo esplode tutta<br />

«la dignità di un’umanità fatta di<br />

stenti e piccole cose, che la mia attenzione<br />

arricchiva di luci e ombre,<br />

con delicatezza e rispetto», spiega<br />

Gianni Viviani. A fargli da controcanto<br />

le atmosfere di Ludovica<br />

Sagramoso Sacchetti, mossa dalla<br />

voglia di cambiamento e di contatto<br />

con nuovi spazi, persone e<br />

luoghi. Mettendo, così, in relazione<br />

gli individui attraverso le immagini,<br />

immersa nelle contraddizioni della<br />

nostra routine, da Milano all’Italia<br />

intera. Perché, puntualizza la fotografa,<br />

«il pensiero creativo non si<br />

accontenta della quotidianità, ma<br />

attraverso esperienze inedite cerca<br />

nuove risposte».<br />

galleriafrancescozanuso.com<br />

The colours of Madagascar<br />

captured by Gianni Viviani<br />

contrast with the suggestive<br />

Western atmospheres of Ludovica<br />

Sagramoso Sacchetti. These are<br />

the Travel notes of two Italian<br />

photographers, at the Francesco<br />

Zanuso Gallery in Milan from 6 to<br />

27 February (free admission). A<br />

pilgrimage with the camera around<br />

his neck, but also an exciting inner<br />

journey, in 40 unpublished shots in<br />

which each, starting from moments<br />

of daily life, communicates its own<br />

message and a different feeling<br />

and perception of the world.<br />

In the smile of a child, in the<br />

seductive gaze of a woman and<br />

in the humility of the fatigue<br />

sketched on a man’s face explodes<br />

all “the dignity of a humanity made<br />

of hardships and little things,<br />

enriched by my attention with light<br />

and shadow, with delicacy and<br />

respect”, explains Gianni Viviani.<br />

His work is counterbalanced by<br />

the atmospheres of Ludovica<br />

Sagramoso Sacchetti, driven by the<br />

desire for change and contact with<br />

new spaces, people and places.<br />

The result places individuals in<br />

relation through images, immersed<br />

in the contradictions of our<br />

routine, from Milan to the whole of<br />

Italy. Because, the photographer<br />

points out, “creative thinking is<br />

Ludovica Sagramoso Sacchetti<br />

Riflessi in Galleria, Milano (2019)<br />

109


PHOTO<br />

Yongqing Bao, The moment, China<br />

Joint Winner 2019/Behaviour: Mammals<br />

Grand title winner-Wildlife Photographer of the Year 2019<br />

Quando l’uomo incontra la natura e ne<br />

riconosce la sua potenza e verità negli<br />

animali, ecco apparire i più bei ritratti<br />

dal pianeta Terra. E a mostrarceli, ogni<br />

anno, è Wildlife Photographer of the<br />

Year, il più importante riconoscimento<br />

dedicato alla fotografia naturalistica<br />

promosso dal Natural History Museum<br />

di Londra. C’è tempo fino al 2 giugno<br />

per ammirare al Forte di Bard (AO) le<br />

oltre 100 immagini vincitrici nelle 19<br />

categorie del premio selezionate tra<br />

ben 48mila scatti provenienti da 100<br />

Paesi. A vincere il prestigioso titolo<br />

2019 è il cinese Bao Yongqin con The<br />

Moment, l’incontro-scontro tra una<br />

volpe e una marmotta uscita dalla<br />

tana dopo il letargo, sull’altopiano del<br />

Qinghai, in Tibet. Uno scatto che cattura<br />

insieme il potere del predatore<br />

e il terrore della sua preda. Il premio<br />

per lo Young Wildlife Photographer<br />

of the Year va invece al quattordicenne<br />

neozelandese Cruz Erdmann,<br />

per Night glow by, che riprende un<br />

calamaro durante un corteggiamento<br />

notturno al largo di Sulawesi, in Indonesia.<br />

Per le categorie 15-17 anni e<br />

Behaviour: Amphibians and Reptiles<br />

sul podio due italiani, rispettivamente<br />

il giovane Riccardo Marchegiani,<br />

con Early riser e l’altoatesino Manuel<br />

Plaickner, con Pondworld. Una femmina<br />

di babbuino con il suo cucciolo<br />

ritratta all’alba nel Parco Nazionale<br />

del Simien, in Etiopia, per il primo, e<br />

delle rane in uno stagno, durante il<br />

periodo dell’accoppiamento in Alto<br />

Adige, seguite invece dal secondo<br />

ogni primavera, durante la migrazione,<br />

per oltre un decennio.<br />

fortedibard.it<br />

not satisfied with everyday life, but<br />

seeks new answers through new<br />

experiences”. The most beautiful<br />

portraits from planet Earth appear<br />

when man meets nature and<br />

recognises its power and truth in<br />

animals. Each year, they are shown<br />

to us by Wildlife Photographer of<br />

the Year, the most important award<br />

dedicated to nature photography<br />

promoted by the Natural History<br />

Museum in London. You have until<br />

2 June to admire the over 100<br />

winning images in the 19 award<br />

categories selected from 48,000<br />

shots from 100 countries at Forte di<br />

Bard (Aosta). The prestigious 2019<br />

award went to China’s Bao Yongqin<br />

with The Moment, the encounterclash<br />

between a fox and a marmot<br />

that came out of its den after<br />

110


Manuel Plaickner, Pondworld, Italy<br />

Winner 2019/Behaviour: Amphibians and Reptiles<br />

hibernation on the Qinghai plateau<br />

in Tibet. A shot that captures<br />

together the power of the predator<br />

and the terror of its prey. The award<br />

for Young Wildlife Photographer of<br />

the Year went to 14-year-old New<br />

Zealander Cruz Erdmann, for Night<br />

glow by, who filmed a squid during<br />

a night-time courtship off Sulawesi,<br />

Indonesia. For the 15-17 years old<br />

and Behaviour: Amphibians and<br />

Reptiles categories, two Italians<br />

reached the podium, respectively<br />

the young Riccardo Marchegiani,<br />

with Early riser and the South<br />

Tyrolean Manuel Plaickner, with<br />

Pondworld. The first portrayed a<br />

female baboon with her baby at<br />

dawn in the Simien National Park,<br />

Ethiopia, while the second followed<br />

the migration of frogs in a pond<br />

during the mating period in South<br />

Tyrol every spring for more than a<br />

decade, to capture his winning shot.<br />

Riccardo Marchegiani, Early riser, Italy<br />

Winner 2019/15-17 years old<br />

111


PROPILOT Bose®Personal®<br />

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(US & SOUND Canada SYSTEM only)<br />

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OFFERTE E SERVIZI<br />

PORTALE FRECCE<br />

PROMOZIONI<br />

FOOD ON BOARD<br />

CARTAFRECCIA<br />

NETWORK // ROUTES // FLOTTA<br />

114<br />

117<br />

118<br />

120<br />

122<br />

124<br />

113


OFFERTE E SERVIZI<br />

VENEZIA UNICA<br />

TRENO + AUTOBUS E VAPORETTO<br />

<strong>La</strong> Festa Veneziana sull’acqua a Rio di Cannaregio, il Volo dell’Angelo in piazza San Marco e più di 150 eventi per<br />

oltre 300 artisti e gruppi coinvolti. Quale occasione migliore del Carnevale per visitare Venezia? Sono oltre 90 al<br />

giorno le Frecce che collegano la <strong>La</strong>guna al resto d’Italia: 40 in direzione Bologna, Firenze e Roma, tra cui i nuovi<br />

<strong>Freccia</strong>rossa e <strong>Freccia</strong>rgento veloci con percorrenza Mestre-Tiburtina in sole 3h 15’, 48 in direzione Verona, Brescia e Milano<br />

e 4 verso la costa Adriatica. In più, chi programma una vacanza nel capoluogo veneto con Trenitalia può acquistare sia<br />

il viaggio in treno che il voucher per il trasporto pubblico locale a bordo dei mezzi pubblici Actv: vaporetti a Venezia e per<br />

il Lido e le isole, autobus a Mestre, Marghera e sulla terraferma. È possibile ritirare i biglietti Actv utilizzando il codice del<br />

voucher acquistato sui canali di vendita Trenitalia, presso le emettitrici automatiche Actv o nei punti vendita Venezia Unica.<br />

trenitalia.com | actv.avmspa.it<br />

114


CON<br />

FRECCIAROSSA<br />

LE GIORNATE<br />

SI ALLUNGANO<br />

Maggiori possibilità di vivere i propri appuntamenti<br />

senza stress e senza fretta,<br />

grazie alla novità dei rientri serali da<br />

Torino a Milano e viceversa e da Milano a Bologna.<br />

Per sfruttare al massimo le giornate del weekend,<br />

ogni venerdì, sabato e domenica una nuova corsa<br />

<strong>Freccia</strong>rossa parte alle 23 da Torino Porta Nuova<br />

e arriva a Milano Centrale alle 00:02, con fermate<br />

intermedie a Torino Porta Susa e Rho Fiera Milano.<br />

In direzione contraria il <strong>Freccia</strong>rossa parte da Milano<br />

Centrale alle 23.05 e arriva a Torino Porta Nuova<br />

alle 00:12, fermando a Rho Fiera e Torino Porta<br />

Susa. Mercoledì e giovedì le giornate si allungano<br />

per chi viaggia da Milano a Bologna, grazie alla<br />

nuova corsa <strong>Freccia</strong>rossa che parte da Milano<br />

Centrale alle 22:40 e arriva a Bologna Centrale alle<br />

23:54, con fermate intermedie a Milano Rogoredo<br />

e a Reggio Emilia AV.<br />

115


OFFERTE E SERVIZI<br />

VIAGGIA LEGGERO<br />

CON TRENITALIA<br />

E TNT<br />

Fino al 31 marzo con Viaggia leggero è possibile spedire i propri bagagli risparmiando il 30% sulle tariffe online del<br />

sito TNT — sezione “Spedisci ora” — inserendo nel campo “Promozione” il codice “BAGAGLIO30”.<br />

Grazie all’accordo Trenitalia-TNT si può scegliere infatti di viaggiare comodamente con Trenitalia e affidare a TNT<br />

la consegna di valigie, borse e zaini, che verranno recapitati direttamente presso l’hotel o l’indirizzo desiderato a un prezzo<br />

super conveniente.<br />

Per informazioni sulle limitazioni del servizio e sulla promozione Viaggia leggero visitare il sito trenitalia.com<br />

116


PORTALE FRECCE<br />

WWW.PORTALEFRECCE.IT<br />

INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE<br />

Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni <strong>Freccia</strong>rossa e<br />

<strong>Freccia</strong>rgento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it<br />

o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com<br />

SCELTI PER VOI<br />

CINEMA<br />

Un ragazzo d’oro<br />

<strong>La</strong> verità è che<br />

non gli piaci<br />

abbastanza<br />

Appena un<br />

minuto<br />

<strong>La</strong> buca<br />

Gli uomini d’oro<br />

NEWS<br />

NOTIZIE ANSA SUI PRINCIPALI FATTI QUOTIDIANI AGGIORNATE<br />

OGNI ORA<br />

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI<br />

GIOCHI<br />

Azione, sport,<br />

logica e tanto altro<br />

a disposizione di<br />

grandi e piccoli<br />

viaggiatori<br />

SERIE E PROGRAMMI TV<br />

Una selezione di<br />

serie e programmi<br />

tv nazionali e<br />

internazionali<br />

BAMBINI<br />

Cartoni e<br />

programmi<br />

per i piccoli<br />

viaggiatori<br />

EDICOLA DIGITALE<br />

Quotidiani e<br />

riviste nazionali e<br />

internazionali<br />

AUDIOLIBRI<br />

Audiolibri di<br />

vario genere<br />

anche per<br />

bambini<br />

INFO DI VIAGGIO<br />

Informazioni in<br />

tempo reale su<br />

puntualità, fermate,<br />

coincidenze<br />

INTERNET WIFI<br />

Connessione a<br />

Internet tramite<br />

WiFi<br />

di bordo<br />

MUSICA<br />

Il meglio<br />

della musica<br />

contemporanea<br />

italiana e straniera<br />

CORSO DI INGLESE<br />

Oltre 100 lezioni<br />

per imparare<br />

l’inglese<br />

viaggiando<br />

LIBRI E GUIDE<br />

Circa 200<br />

contenuti tra<br />

libri ed estratti di<br />

guide turistiche<br />

Per assistenza è possibile contattare il numero verde Telecom Italia 800.287515 Opzione 1, attivo tutti i giorni dalle 8 alle 22<br />

117


PROMOZIONI<br />

A/R IN GIORNATA<br />

Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi,<br />

differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo<br />

e conveniente per gli spostamenti di lavoro 1 .<br />

CARNET 10 E 5 VIAGGI<br />

I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti<br />

a tutte le esigenze. Si può scegliere quello<br />

da 10 viaggi al prezzo di 8 euro (-20%<br />

sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi<br />

con la riduzione del 10% sul prezzo Base.<br />

Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet<br />

è nominativo e personale. L’offerta è<br />

disponibile per i treni <strong>Freccia</strong>rossa, <strong>Freccia</strong>rgento,<br />

<strong>Freccia</strong>bianca e Intercity 3 .<br />

INSIEME<br />

Offerta dedicata ai gruppi da 2 a 5<br />

persone per viaggiare con uno sconto<br />

del 30% sul prezzo Base di Frecce,<br />

Intercity e Intercity Notte. <strong>La</strong> promozione<br />

è valida in 1^ e 2^ classe e nei<br />

livelli di servizio Business, Premium e<br />

Standard. Sono esclusi il livello Executive,<br />

il Salottino e le vetture Excelsior<br />

4 .<br />

A/R WEEKEND<br />

Promozione per chi parte il sabato<br />

e torna la domenica con le<br />

Frecce a prezzi fissi, differenziati<br />

in base alle relazioni e alla<br />

classe o al livello di servizio. <strong>La</strong><br />

giusta soluzione per visitare le<br />

città d’arte nel fine settimana<br />

senza stress e lasciando l’auto<br />

a casa 1 .<br />

118


BIMBI GRATIS<br />

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in <strong>Freccia</strong>rossa, <strong>Freccia</strong>rgento, <strong>Freccia</strong>bianca<br />

e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità<br />

prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in<br />

gruppi composti da 2 a 5 persone 2 .<br />

TUTTE LE ALTRE OFFERTE E LA GAMMA DEI PREZZI SU<br />

TRENITALIA.COM<br />

1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24<br />

del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è<br />

consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi.<br />

2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili<br />

rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni.<br />

Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza.<br />

3. Il Carnet consente di effettuare 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto<br />

e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di<br />

emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’off erta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della<br />

singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto<br />

a restrizioni.<br />

4. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno, della classe/livello di servizio e del numero dei componenti<br />

del gruppo. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Cambio prenotazione/biglietto e<br />

rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni a eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi.<br />

119


FOOD ON BOARD<br />

Il viaggio nel viaggio<br />

GUSTALI A BORDO<br />

Che cosa possono avere in comune una stella della cucina mediterranea e una star di Hollywood? Nel 1947 una giovanissima<br />

e sconosciuta Marilyn Monroe vince un concorso di bellezza e viene eletta Miss Carciofo. Il titolo fa un po’ ridere,<br />

ma sappiamo per certo due cose: Marilyn era uno schianto e il carciofo è una bontà. E non solo, è anche salutare, perché<br />

il gustoso ortaggio contiene sali minerali utili al nostro organismo e un principio attivo, la cinarina, che favorisce la digestione.<br />

A febbraio Itinere propone a bordo delle Frecce i carciofi spadellati, un piatto semplice, saporito e con un delizioso<br />

retrogusto amarognolo, perfetto per accompagnare la scaloppa di maiale al marsala.<br />

Scopri tutti i menù a bordo treno su itinere.it<br />

120


© Lorenzo Rui<br />

FRECCIAROSSA<br />

STRACOTTO DI MANZO AL VINO<br />

ROSSO CON PURÈ DI PATATE<br />

Lista della spesa (per 4 persone)<br />

600 gr di spezzatino di manzo, 500 ml di vino rosso, 1 cucchiaio di concentrato<br />

di pomodoro, 1 cipolla, 1 spicchio d’aglio, 3 cucchiai di jus di manzo,<br />

3 cucchiai di olio extravergine d’oliva, qualche rametto di rosmarino, 650<br />

gr di patate, 220 ml di latte, 50 gr di burro, 2 cucchiai di Grana Padano grattugiato,<br />

noce moscata, sale marino iodato e pepe nero q.b.<br />

Preparazione<br />

Condire la carne con sale e pepe e metterla a marinare nel vino con il rosmarino<br />

per almeno 6 ore. Trascorso il tempo necessario, scolare lo spezzatino<br />

dalla marinatura. <strong>La</strong>vare le patate e lessarle con la buccia per circa<br />

30 minuti. Scaldare 3 cucchiai di extravergine d’oliva in una casseruola e<br />

cuocere la carne a fiamma alta, girandola di tanto in tanto. Non appena<br />

sarà ben brunito, togliere lo spezzatino dalla casseruola e tenerlo in caldo.<br />

Nella stessa pentola, fare appassire la cipolla a fette insieme al concentrato<br />

di pomodoro. Sfumare con un bicchiere di marinatura e completare<br />

la salsa con lo jus di manzo. Rimettere la carne nella casseruola, abbassare<br />

la fiamma e cuocere per circa 2 ore, aggiungendo via via la marinatura<br />

fino a esaurimento. Nel frattempo, sbucciare le patate e passarle con<br />

lo schiacciapatate direttamente in pentola. Unire il burro e amalgamare<br />

bene, poi portare a bollore il latte e aggiungerlo un po’ alla volta. Mescolare,<br />

regolare di sale e pepe e, infine, amalgamare la purea con il Grana<br />

Padano grattugiato e la noce moscata. Una volta cotto lo spezzatino, regolare<br />

di sale e pepe e servire con la sua salsa e il purè come contorno.<br />

Vino consigliato<br />

Principe Nero d’Avola Dop, Sicilia<br />

Un rosso corposo e morbido, dal colore violaceo. Al naso è caratteristico<br />

con sentori di sottobosco. Perfetto l’abbinamento con secondi di carne,<br />

arrosti alla griglia e formaggi stagionati.<br />

GOURMET<br />

by<br />

Carlo Cracco<br />

Menù <strong>Freccia</strong>rossa by Carlo Cracco<br />

121


122<br />

CARTAFRECCIA


MOSTRE IN TRENO<br />

E PAGO MENO<br />

PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI<br />

E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI<br />

SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA<br />

I grandi maestri impressionisti, post-impressionisti e delle avanguardie del XX<br />

secolo, tra cui Cézanne, Degas, Gauguin, Manet, Monet, Renoir, Van Gogh e Picasso,<br />

tutti riuniti nella Città del Duomo. Guggenheim. <strong>La</strong> Collezione Thannhauser.<br />

Da Van Gogh a Picasso a Palazzo Reale, fino al 1° marzo, espone per la prima<br />

volta in Italia la raccolta di opere che il commerciante d’arte Justin K. Thannhauser<br />

ha donato nel 1963 alla Solomon R. Guggenheim Foundation. <strong>La</strong> tappa meneghina<br />

è infatti l’ultima di un tour inedito per l’Europa, iniziato al Guggenheim di<br />

Bilbao, in Spagna, e proseguito nel 2019 all’Hotel de Caumont di Aix-en-Provence,<br />

in Francia. Poi i dipinti torneranno negli Stati Uniti.<br />

In mostra a Milano, oltre a 13 capolavori di Pablo Picasso, le opere di Manet,<br />

Degas, Gauguin e anche: Gli artiglieri (c. 1893-1895) e I giocatori di football (1908)<br />

di Henri Rousseau, Nudo, paesaggio soleggiato (c. 1909-1912) di Henri Matisse e<br />

Montagna blu (1908-1909) di Vassily Kandinsky, quadro fondamentale nel percorso<br />

dell’artista, molto amato da Solomon R. Guggenheim.<br />

Promozione 2x1 per i soci CartaFRECCIA in possesso di biglietto delle Frecce<br />

con destinazione Milano.<br />

palazzorealemilano.it<br />

IN CONVENZIONE ANCHE<br />

TORINO<br />

• Hokusai Hiroshige Hasui. Viaggio<br />

nel Giappone che cambia, fino al 16<br />

febbraio alla Pinacoteca Agnelli<br />

• Andrea Mantegna fino al 4 maggio<br />

a Palazzo Madama<br />

VENEZIA<br />

• Collezione Peggy Guggenheim<br />

MILANO<br />

• Museo della Scienza<br />

• De Pisis, fino al 1° marzo al Museo<br />

del Novecento<br />

• Elliot Erwitt. Family, fino al 15 marzo<br />

al Mudec<br />

GENOVA<br />

• Museo di Genova<br />

FERRARA<br />

• De Nittis e la rivoluzione dello<br />

sguardo fino al 13 aprile a Palazzo<br />

Diamanti<br />

BOLOGNA<br />

• Etruschi. Viaggio nella terra dei<br />

Rasna fino al 24 maggio al Museo<br />

Civico Archeologico Bologna<br />

FIRENZE<br />

• Inside Magritte, fino al 1° marzo alla<br />

chiesa di Santo Stefano al Ponte<br />

• Fondazione Franco Zeffirelli<br />

ROMA<br />

• Gabriele Basilico fino al 13 aprile a<br />

Palazzo delle Esposizioni<br />

• Jim Dine dal 4 febbraio al 31<br />

maggio a Palazzo delle Esposizioni<br />

NAPOLI<br />

• National Geographic Climate<br />

Change, fino al 31 maggio al Museo<br />

Archeologico Nazionale<br />

• Napoli Napoli, fino al 21 giugno al<br />

Museo di Capodimonte<br />

• Joan Miró. Il linguaggio dei segni<br />

fino al 23 febbraio al Pan<br />

Info su trenitalia.com<br />

Vassily Kandinsky<br />

Montagna blu, (1908-09)<br />

Olio su tela, 106 x 96,6 cm<br />

Solomon R. Guggenheim Museum, New York<br />

Solomon R. Guggenheim Founding Collection, Donazione<br />

Joan Miró<br />

Ballerina (1924)<br />

Portuguese State Collection in deposit<br />

in Fundação Serralves<br />

Courtesy Succesió Miró by SIAE 2019<br />

© Filipe Braga/Fundação Serralves, Porto<br />

123


Oulx-Bardonecchia<br />

NETWORK // ROUTES // FLOTTA<br />

Courmayeur<br />

Aosta<br />

Torino<br />

Madonna di Campiglio Ora<br />

Bergamo<br />

Milano<br />

Genova<br />

Brescia<br />

Reggio Emilia AV<br />

NO STOP<br />

Modena<br />

Bologna<br />

<strong>La</strong> Spezia<br />

Pisa<br />

Trento<br />

Verona<br />

Bolzano<br />

Mantova<br />

Firenze<br />

Siena<br />

Vicenza<br />

Val Gardena<br />

Perugia<br />

Val di Fassa-Val di Fiemme<br />

Cortina d’Ampezzo<br />

Udine<br />

OLTRE 300<br />

Treviso<br />

Trieste<br />

Venezia<br />

Padova<br />

Ravenna<br />

Assisi<br />

Rimini<br />

Ancona<br />

FRECCE<br />

E FRECCIALINK<br />

AL G I O R N O<br />

Pescara<br />

Roma<br />

Fiumicino<br />

Aeroporto<br />

Caserta<br />

Foggia<br />

Napoli<br />

Matera<br />

Bari<br />

Lecce<br />

Salerno<br />

Potenza<br />

Taranto<br />

Sapri<br />

Sibari<br />

Paola<br />

<strong>La</strong>mezia Terme<br />

LEGENDA:<br />

Reggio di Calabria<br />

I collegamenti da/per Bardonecchia sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo <strong>2020</strong><br />

I collegamenti <strong>Freccia</strong>link per la montagna sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo <strong>2020</strong><br />

Maggiori dettagli su destinazioni e giorni di circolazione su trenitalia.com<br />

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce<br />

Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com<br />

FRECCIAROSSA ETR 1000<br />

Velocità max 400 km/h<br />

Velocità comm.le 300 km/h<br />

Composizione 8 carrozze<br />

Livelli di servizio Executive, Business,<br />

Premium, Standard<br />

Posti 457<br />

WiFi<br />

Presa elettrica al posto<br />

Servizi per persone con disabilità<br />

Fasciatoio<br />

124


UN<br />

NETWORK<br />

DI<br />

OLTRE<br />

100 CITTÀ<br />

COLLEGAMENTI<br />

GIORNALIERI E DURATA<br />

MINIMA DEL VIAGGIO<br />

104 <strong>Freccia</strong>rossa<br />

Milano-Roma 3h 10’<br />

FRECCIAROSSA<br />

FRECCIAROSSA ETR 500<br />

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze<br />

4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574<br />

WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

FRECCIARGENTO ETR 700<br />

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze<br />

3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500<br />

WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

1 a<br />

40 <strong>Freccia</strong>rossa e<br />

<strong>Freccia</strong>rgento<br />

Roma-Venezia 1 3h 15’<br />

FRECCIARGENTO ETR 600<br />

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze<br />

Classi 1^ e 2^ | Posti 432<br />

WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

16 <strong>Freccia</strong>rossa e<br />

<strong>Freccia</strong>rgento<br />

Roma-Verona 3h 18’<br />

FRECCIARGENTO ETR 485<br />

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze<br />

Classi 1^ e 2^ | Posti 489<br />

WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

48 <strong>Freccia</strong>rossa<br />

Milano-Venezia 2 2h 15’<br />

I tempi minimi indicati si riferiscono alla soluzione<br />

di viaggio più veloce con una delle tre Frecce, dalle<br />

stazioni centrali dove non specificato.<br />

I collegamenti comprendono sia i servizi di andata<br />

che di ritorno. Sono previste variazioni nel fine<br />

settimana e in alcuni periodi dell’anno.<br />

Maggiori dettagli per tutte le soluzioni su<br />

trenitalia.com<br />

1 Durata riferita al collegamento tra Roma Tiburtina e<br />

Venezia Mestre<br />

2 Durata riferita al collegamento tra Milano Centrale e<br />

Venezia Mestre<br />

FRECCIABIANCA<br />

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze<br />

Classi 1^ e 2^ | Posti 603<br />

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

FRECCIABIANCA ETR 460<br />

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze<br />

Classi 1^ e 2^ | Posti 479<br />

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

125


PRIMA DI SCENDERE<br />

FOTO DEL MESE<br />

Al Mudec - Museo delle Culture di Milano fino al 15 marzo, 60 scatti del celebre fotografo Elliot Erwitt interpretano le<br />

sfaccettature di un concetto così inesprimibile e totalizzante come quello della famiglia.<br />

«Elliot Erwitt Family è un piccolo campionario di storie umane. Il suo racconto per immagini ci ricorda che possiamo essere<br />

la famiglia che scegliamo. Da quella americana, ingessata e rigida, che posa sul sofà negli anni ’60 a quella che infrange la<br />

barriera della solitudine eleggendo a membro l’animale prediletto», spiega la curatrice Biba Giacchetti. Così l’amore, tema<br />

universale, è interpretato dal fotografo statunitense con il suo stile potente e leggero, romantico e gentilmente ironico.<br />

Lui e lei, soli, in casa, vestiti con abiti dimessi, ballano stretti stretti. Lei cinge il braccio attorno al collo del suo uomo, lui la<br />

bacia; la loro pista da ballo è la cucina di un appartamento di poche pretese. Da questa istantanea rubata, presa dalla stanza<br />

accanto – segno della grande familiarità tra il fotografo e la coppia – si diffondono intimità e tenerezza. I due innamorati sono<br />

il fotografo svizzero Robert Frank e sua moglie, l’artista inglese Mary Lockspeiser. Erwitt e Frank si conobbero nel 1947, sulla<br />

nave che li portava in America dalla Francia, e condivisero un appartamento a New York nel 1950.<br />

mudec.it mudec.museodelleculture mudecmi mudec_official elliotterwitt<br />

Sconti Trenitalia<br />

Valencia, Spagna (1952)<br />

© Elliot Erwitt<br />

126


PRIMA DI SCENDERE<br />

FONDAZIONE FS<br />

VIAGGIO A RITROSO<br />

NEL TEMPO<br />

DA NAPOLI A CASERTA CON IL REGGIA EXPRESS<br />

DELLA FONDAZIONE FS ITALIANE<br />

di Ernesto Petrucci<br />

© G. Di Salvia - Archivio Fondazione FS Italiane<br />

Il treno d’epoca Reggia Express<br />

«<strong>La</strong> posizione è di eccezionale bellezza, nella più lussureggiante piana del mondo,<br />

ma con estesi giardini che si prolungano fin sulle colline»<br />

[Johan Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1816-17]<br />

Il treno alla Reggia di Caserta arrivò presto. A volerlo<br />

e a realizzare la strada ferrata da Napoli a Caserta<br />

nel 1843 fu lo stesso Ferdinando II di Borbone, il<br />

sovrano che, nel 1839, aveva inaugurato la prima ferrovia<br />

sul suolo italiano da Napoli a Portici. A Caserta i Borboni<br />

possedevano una delle regge più belle del mondo,<br />

fatta costruire nella seconda metà del XVIII secolo<br />

dal grande architetto Luigi Vanvitelli. L’edificio, ultimo<br />

capolavoro del Barocco italiano, era uno scrigno di arte<br />

SAVE THE DATE TRENI STORICI<br />

9 e 23<br />

16<br />

1<br />

FEBBRAIO<br />

Transiberiana d’Italia e Pietrarsa Express<br />

Transiberiana d’Italia e Reggia Express<br />

MARZO<br />

Transiberiana d’Italia e Archeotreno Campania<br />

alla cui realizzazione furono chiamati i maggiori artisti<br />

del tempo, circondato da un immenso parco lungo più<br />

di tre chilometri, con fontane, sculture, opere idrauliche,<br />

sfondi scenografici, giardini all’italiana e all’inglese.<br />

<strong>La</strong> famiglia reale vi si recava per ristorarsi nella stagione<br />

estiva e, per questo, il re volle che il treno, da<br />

poco introdotto nel Regno, vi arrivasse con comodità.<br />

Diede perciò ordine di costruire una stazione adeguata<br />

allo scopo che fu realizzata, con due piccoli ed eleganti<br />

padiglioni ottagonali, proprio di fronte al grande viale di<br />

accesso al palazzo.<br />

Oggi quella stazione reale non c’è più, ma è possibile<br />

comunque raggiungere la Reggia di Caserta con un<br />

treno che ci fa rivivere il sapore della storia: il Reggia<br />

Express, il convoglio storico della Fondazione FS Italiane,<br />

composto con materiale d’epoca, che parte dalla<br />

stazione di Napoli Centrale e, in circa mezz’ora, ci conduce<br />

nello splendore di uno dei monumenti più belli<br />

d’Italia.<br />

127


PRIMA DI SCENDERE<br />

FUORI LUOGO<br />

di Mario Tozzi mariotozziofficial OfficialTozzi<br />

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]<br />

GHIACCIAI CHE CEDONO<br />

In passato l’arco alpino era la barriera naturale più impervia d’Europa<br />

ma, nello stesso tempo, la più affrontata. Tito Livio narra<br />

che nel 218 a.C. Annibale varcò le Alpi non solo con 90mila uomini<br />

e 12mila cavalli, ma, addirittura, con 37 elefanti. Faceva forse<br />

caldo allora, per cause naturali, ma oggi la situazione sembra peggiorata.<br />

Il ghiacciaio più importante d’Italia, la Vedretta del Mandrone<br />

all’Adamello (TN), nel XIX secolo misurava circa tremila ettari ed<br />

era sostanzialmente intatto. Poi siamo passati ai 1.800 ettari del 2003<br />

fino ai 1.500 del 2007 e ai 1.000 attuali. Un tasso di arretramento fra<br />

cinque e 20 metri all’anno, un dato terribile. <strong>La</strong> temperatura dell’atmosfera<br />

si sta surriscaldando e, se si ritira il ghiacciaio più vasto delle<br />

Alpi italiane, anche gli altri non possono stare tanto meglio. Inoltre,<br />

la Vedretta sta diventando nera per via dei detriti, che diventano<br />

predominanti rispetto al ghiaccio, ma anche a causa delle polveri inquinanti<br />

sparse nell’atmosfera. I ghiacciai sono parte fondamentale<br />

della grande bellezza italiana, permettono riflessione e solitudine,<br />

attirano turisti: conviene a tutti difenderli, prima che sia troppo tardi.<br />

SAPIENS - UN SOLO PIANETA<br />

<strong>La</strong> divulgazione scientifica con il volto di Mario<br />

Tozzi torna con otto puntate su Rai3 in prima<br />

serata, ogni sabato dal 15 febbraio.<br />

Sapiens - Un solo pianeta pone domande - e<br />

prova a dare risposte - sull’uomo, la natura, lo<br />

Spazio e il futuro dei sapiens. Il noto geologo<br />

romano si chiede se l’attuale cambiamento<br />

climatico dipenda da noi, se siamo animali uguali<br />

agli altri, se oggi serva ancora la georafia, se<br />

la tecnologia moderna migliori davvero la vita<br />

oppure sia un colossale abbaglio. E, ancora, è<br />

possibile nutrire 7,5 miliardi di sapiens senza<br />

distruggere la Terra? <strong>La</strong> sconfitta di Napoleone<br />

a Waterloo, i tramonti di Turner, la bicicletta e le<br />

migrazioni dipendono da un vulcano? Svariate<br />

domande a cui Tozzi prova a dare risposte<br />

semplici, seguendo un percorso d’indagine<br />

originale e rigoroso.<br />

raiplay.it/dirette/rai3<br />

Il ghiacciaio dell’Adamello<br />

© Giacomo Meneghello/AdobeStock<br />

128


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