LAND ITALIA magazine 54
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Si tratta di 1050 km per lo più di pista normale, con la solita tôle ondulé e
qualche tratto con imprevedibili buche.
La cartina Michelin segnalava 130 km tra Filingué e Tahoua, in realtà sono
230! Ci siamo sempre chiesti se fosse un errore di stampa o di misurazione.
Giunti ad Agadez, luogo più “turisticizzato” dei precedenti, ci fermiamo in
un campeggio ben attrezzato gestito da un anziano signore francese.
Ci tratteniamo una giornata per verificare le condizioni delle macchine,
approvigionarci di carburante e rintracciare la guida Fall Arnaud (BP 113
Agadez) che ci è stata segnalata come la migliore e assolutamente necessaria
avendo deciso di seguire una pista “interdite” che, attraverso Iférouane,
raggiunge Tamanrasset.
Dopo aver informato telegraficamente le nostre famiglie dell’itinerario
che intendiamo seguire, partiamo verso le 13 dell’8 gennaio insieme a Fall
Arnaud, un uomo molto riservato, sui sessant’anni, dall’aspetto molto affidabile.
La pista, nella cartina Michelin, è segnata in
verde: infatti il paesaggio è splendido. Si sale
e si scende di continuo tra gole e picchi neri
lucidi, si percorrono letti di fiumi di sabbia
dorata. Si attraversano piccole oasi di palme
verdi e altissime. Vicino a Timia ecco una cascata
e un piccolo lago in mezzo al deserto!
Gli indigeni lo considerano un luogo sacro.
L’acqua scende scintillante entro una gola
formata da rocce nude e senza un filo d’erba.
Nessuno ricerca la sorgente, forse molto lontana,
che dicono essere protetta gelosamente
da un dio dispettoso. Meglio non rischiare.
Due donne Touareg ci vengono incontro con
le loro elegantissime tuniche blu, regaliamo
loro del pane e qualche scatoletta di carne;
restano a guardarci dignitosamente in silenzio.
Il villaggio di Timia, poco lontano, è vivacissimo,
spesso vi si svolgono corse con i
cammelli e tutta la popolazione vi partecipa
facendo gran tifo.
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