Pullman 34 - giugno 2020
IL TP DOPO IL COVID
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BUSTIMER<br />
BUSTIMER<br />
Dall’estrema sinistra,<br />
il disegno di Giugiaro e<br />
l’asse anteriore rigido.<br />
Sotto, sempre da sinistra,<br />
il posto guida com’era<br />
nella prima versione<br />
realizzata da Novabus,<br />
carrozzeria cui si deve<br />
anche l’elegante interno<br />
ispirato alla cabina di un<br />
aeroplano, equipaggiato<br />
con selleria Lazzerini.<br />
Bus d’autore<br />
C’era la firma di Giorgetto Giugiaro dietro a quello che<br />
ancora oggi resta uno dei pullman più stilosi mai<br />
apparsi sul mercato italiano. Volvo B10M la meccanica<br />
di Simone Gaier<br />
Obiettivo, arrivare sul mercato con un pullman<br />
prestigioso, che si differenziasse dalla massa.<br />
Così, agli inizi degli Anni ‘80, Volvo decide di<br />
puntare sullo stile italiano, affidando la progettazione<br />
del proprio nuovo granturismo all’Italdesign di Giorgetto<br />
Giugiaro. Per il designer piemontese si tratta del primo<br />
autobus mai progettato e fa la prima apparizione a Fiuggi<br />
in occasione della riunione dell’Anac il 3 ottobre 1982,<br />
dove ruba inevitabilmente la<br />
scena. Un successo tale che<br />
spinge Volvo a esporre il<br />
veicolo come originale sia all’Iaa del 1983 sia al Salone<br />
del bus di Ginevra nel 1984.<br />
All’inizio lo costruì Novabus<br />
Anno in cui l’Italia 99 va in produzione alle porte di<br />
Varese, per opera della Novabus, che l’anno successivo<br />
cederà però la realizzazione alla modenese Barbi,<br />
la quale carrozzerà il veicolo fino all’uscita dal listino.<br />
Giugiaro lavorò molto nella galleria del vento, arrivando<br />
a ottenere un Cx di appena 0,55, ossia oltre<br />
venti punti inferiore rispetto alla media dell’epoca.<br />
La carrozzeria, non autoportante, era modulare, formata<br />
da due sezioni principali: la parte inferiore dedicata<br />
a telaio e bagagliere più la superiore, a sua volta<br />
divisa in due parti,con un taglio netto tra la cabina e<br />
il cockpit. La verniciatura in due tonalità ben distinte<br />
sottolineava la modularità del mezzo e rimarrà in voga<br />
fino al restyling. Tutti gli sportelli componenti la fascia<br />
inferiore erano in vetroresina, facilmente asportabili<br />
NOVABUS/BARBI ITALIA 99 B10M<br />
Driveline<br />
Motore marca e modello Volvo Thd 100 Dd<br />
Cilindrata cc 9.603<br />
Potenza kW(Cv)@giri 198(270)@2.200<br />
Coppia Nm@giri 918@1.600<br />
Inquinanti omologaz./sistema E0<br />
Cambio marca e tipo/n° marce Zf 6S-90/6+6<br />
Ingombri<br />
Lunghezza/n° assi mm 12.000/2<br />
Larghezza mm 2.500<br />
Altezza massima da terra mm 3.750<br />
Passo mm 6.000<br />
Sbalzo anteriore mm 2.400<br />
Sbalzo posteriore mm 3.600<br />
Diametro di volta mm 19.400<br />
Altezza interna mm 1.900<br />
Altezza pavimento da terra mm 1.460<br />
Volume bagagliera m3 8,5<br />
Posti a sedere n° 51+1+1<br />
Masse<br />
Tara kg 12.549<br />
Peso totale a terra kg 18.000<br />
e sostituibili, riducendo così i tempi di fermo, il costo<br />
dei ricambi nonché la tara del mezzo. Internamente,<br />
venne letteralmente trapiantato l’abitacolo d’un aereo:<br />
illuminazione indiretta lato corridoio e finestrino, service-set<br />
più cappelliere di stampo aeronautico, sedili<br />
Lazzerini dotati d’impianto audio a più canali con cuffie<br />
individuali, cielo con fasce di raccordo tra una cappelliera<br />
e l’altra integranti le luci notturne. La porta autista<br />
si apriva controvento, su guide con scorrimento in<br />
avanti, e l’ampia bagagliera si estendeva sia sopra il<br />
motore centrale esacilindro a sogliola sia soprattutto<br />
nello sbalzo posteriore. La ruota di scorta, posizionata<br />
nel vano motore centrale, era facilmente estraibile<br />
grazie a una pratica gru con verricello. Davanti, la calandra<br />
nascondeva invece le superfici radianti.<br />
Poi il passaggio alla carrozzeria Barbi<br />
A metà degli Anni ‘80, dicevamo, il passaggio della<br />
produzione alla Barbi di Mirandola, presso la quale<br />
l’Italia ‘99 subisce molti interventi di razionalizzazione<br />
e standardizzazione. Ad esempio la sostituzione della<br />
selleria con quella firmata Vogel, il completo ripensamento<br />
del cruscotto, sostituito con quello già usato<br />
dal carrozziere modenese sugli altri suoi bus a telaio<br />
Volvo, l’eliminazione della porta centrale a tutt’altezza<br />
in favore di quella classica sotto la fascia delle vetrature<br />
laterali, l’abbassamento di quella anteriore, la riconfigurazione<br />
più classica della cabina passeggeri.<br />
Ma soprattutto, Barbi dovrà occuparsi di eliminare<br />
l’ingente mole di difetti costruttivi del gt italosvedese,<br />
vittima delle infiltrazioni d’acqua, dei problemi di scricchiolii<br />
delle plastiche interne e altro ancora.<br />
Oltre duecento i pezzi prodotti di questa prima serie<br />
su telaio B10M-60 con assale anteriore rigido, freni a<br />
tamburo e rallentatore elettromagnetico Telma. lll<br />
LA SECONDA EDIZIONE NEL 1993<br />
Un decennio circa dopo l’ingresso sul mercato della prima<br />
serie e in concomitanza col lancio del telaio B12 a motore<br />
posteriore, Volvo commissiona all’Italdesign anche la seconda<br />
serie dell’Italia 99. Il diametro di volta scendeva a 18.650<br />
millimetri, lo sbalzo anteriore s’allungava e il posteriore diminuiva,<br />
mentre il passo restava invariato. Il motore era l’Euro<br />
2 D12A, un 12.124 cc da 380 cavalli abbinato al cambio G8<br />
Egs. La produzione terminerà nel 2001, con la realizzazione<br />
della superaccessoriata Limited Edition,riconoscibile per la<br />
livrea oro e gli interni con rifiniture in vera radica di legno.<br />
36 - <strong>Pullman</strong><br />
<strong>giugno</strong> <strong>2020</strong><br />
www.pullmanweb.com<br />
<strong>Pullman</strong> - 37