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Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n. 98 giugno 2020

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Agricoltura > 98

LA CIMICE ASIATICA

IN PIEMONTE

Diffusione, strategie di contrasto,

indennizzi

34

> Giovanni Bosio,

Emanuela Giacometto

Regione Piemonte

Settore Fitosanitario

> L. Tavella, S. Moraglio

DISAFA, Entomologia generale

e applicata, Università di Torino

> S. Bardella, L. Berra,

Fondazione Agrion

> T. De Gregorio,

Ferrero Hazelnut Company

Gli scambi commerciali sempre

più intensi e rapidi tra i continenti

stanno determinando un incremento

crescente dell’arrivo di

nuovi organismi nocivi alle piante,

con una progressiva “globalizzazione”

dei parassiti. Tra gli insetti

di più recente introduzione, la cimice

asiatica Halyomorpha halys

(Hemiptera, Pentatomidae), originaria

dell’Estremo Oriente, rappresenta

un caso emblematico: nell’arco di

pochi anni dalla prima segnalazione

in Italia, in provincia di Modena

(2012), e dal rinvenimento dei primi

danni in un pescheto vicino a Cuneo

(2013), è diventata una calamità per

l’agricoltura, con perdite valutate in

centinaia di milioni di euro.

CENNI DI MORFOLOGIA

E BIO-ETOLOGIA

Gli adulti, lunghi 1,2-1,7 cm, presentano

una colorazione grigio-bruna

marmorizzata, da cui il nome comune

inglese: Brown Marmorated

Stink Bug (BMSB). Simile come

aspetto alla cimice indigena Raphigaster

nebulosa, se ne differenzia

facilmente per l’assenza della spina

metasternale. In autunno, con l’abbassarsi

delle temperature, gli adulti

cercano rifugio in anfratti naturali

e in ambienti riparati (come

mansarde, cassonetti delle tapparelle,

etc.) per trascorrere l’inverno,

a volte in numero elevato, creando

allarme e fastidio nella popolazione.

In primavera abbandonano

questi ricoveri e si portano prima

su piante spontanee e ornamentali

e poi sulle coltivazioni per nutrirsi

e riprodursi.

Le uova vengono deposte sulla pagina

inferiore delle foglie in ovature

in genere di 28 elementi. Ogni

femmina produce in media 250

uova. Dalla schiusura si susseguono

5 stadi giovanili: 2 di neanide e

3 di ninfa. Le neanidi di prima età

sono di colore arancio con tacche

nere e rimangono aggregate sulle

ovature per ingerire le masserelle

del batterio simbionte intestinale

Pantoea carbeckii, rilasciati dalle

femmine e indispensabili per il loro

sviluppo. Negli stadi successivi assumono

una colorazione più scura

e si disperdono attivamente sulla

vegetazione, dando origine a una

seconda generazione in piena estate.

Sia i giovani che gli adulti si nutrono

a spese degli organi vegetali,

in particolare sui frutti, infiggendo

lo stiletto e iniettando enzimi per

liquefare i tessuti che determinano

i caratteristici sintomi dell’attacco:

malformazioni dei frutti, necrosi,

cimiciato, cascole, ecc.

I DANNI

Trattandosi di un insetto alloctono,

nel giro di pochi anni le popolazioni

di H. halys sono aumentate in

modo esponenziale vista l’assenza

di limitatori naturali efficaci. L’e-

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