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TuttoBallo20 Ottobre EnjoyArt 2021

Cari lettori, ecco a voi il nuovo numero di ottobre della nostra Rivista Tuttoballo20. E’ un numero particolare per diversi motivi: oltre, infatti, a presentare interviste fatte a grandi Artisti, conosciuti al grande pubblico, o ad Artisti emergenti, articoli relativi a viaggi, a proposte di itinerari, a cucina, trucco, ad articoli scherzosi, spensierati e rilassanti come l’oroscopo, pensieri e riflessioni sull’Arte per anime sensibili e non, e tanto altro ancora, continua a porre particolare attenzione anche a problemi ancora attuali che il Covid ha provocato ad alcuni settori, e che risultano essere ancora non risolti, propone interventi , proposte ecc., e pone l’attenzione su quanto lavoro ci sia dietro una rappresentazione, sia essa cinematografica, coreografica, teatrale ecc., introducendoci nel magico ed affascinante mondo degli “effetti speciali”. Un’altra novità importante, che è partita già dal numero di settembre è, inoltre, l’interazione con il pubblico e con i lettori, chiedendo a questi ultimi un giudizio sugli articoli pubblicati, su quelli ritenuti più interessanti e quelli meno graditi e perché. Questo è, infatti il compito degli “artigiani dell’arte”, quali noi ci definiamo: ricerca di miglioramento continuo sull’informazione, confronto e condivisione con tutti coloro che, come noi, amano l’Arte o cercano un approccio ad essa. Vi ringraziamo, dunque, per l’interesse mostrato verso la nostra Rivista, che sta crescendo sempre di più, sperando che anche tutto ciò che vi proponiamo questo mese, sia di vostro gradimento. Buona lettura a voi tutti.

Cari lettori, ecco a voi il nuovo numero di ottobre della nostra Rivista Tuttoballo20.
E’ un numero particolare per diversi motivi: oltre, infatti, a presentare interviste fatte a grandi Artisti, conosciuti al grande pubblico, o ad Artisti emergenti, articoli relativi a viaggi, a proposte di itinerari, a cucina, trucco, ad articoli scherzosi, spensierati e rilassanti come l’oroscopo, pensieri e riflessioni sull’Arte per anime sensibili e non, e tanto altro ancora, continua a porre particolare attenzione anche a problemi ancora attuali che il Covid ha provocato ad alcuni settori, e che risultano essere ancora non risolti, propone interventi , proposte ecc., e pone l’attenzione su quanto lavoro ci sia dietro una rappresentazione, sia essa cinematografica, coreografica, teatrale ecc., introducendoci nel magico ed affascinante mondo degli “effetti speciali”.
Un’altra novità importante, che è partita già dal numero di settembre è, inoltre, l’interazione con il pubblico e con i lettori, chiedendo a questi ultimi un giudizio sugli articoli pubblicati, su quelli ritenuti più interessanti e quelli meno graditi e perché.
Questo è, infatti il compito degli “artigiani dell’arte”, quali noi ci definiamo: ricerca di miglioramento continuo sull’informazione, confronto e condivisione con tutti coloro che, come noi, amano l’Arte o cercano un approccio ad essa.
Vi ringraziamo, dunque, per l’interesse mostrato verso la nostra Rivista, che sta crescendo sempre di più, sperando che anche tutto ciò che vi proponiamo questo mese, sia di vostro gradimento.
Buona lettura a voi tutti.

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Attualità, Arte, Cinema, Danza, Musica e Teatro


TuttoBallo20 - OCTOBER 2021

Copertina: Cast "Madres Paralelas" Regia Pedro Almodovar

Storia di Contro copertina:

TuttoBallo20 - OCTOBER 2021.

Editore "Stefano Francia" EnjoyArt

Direttore - Fabrizio Silvestri

Vice direttore - Eugenia Galimi

Segretaria di redazione - Pina delle Site

Redazione - Marina Fabriani Querzè

COLLABORATORI: Maria Luisa Bossone, Antonio Desiderio

Artist Management, Francesco Fileccia, Giovanni Fenu, Mauri

Menga, Sandro Mallamaci, Walter Garibaldi, Giovanni Battista

Gangemi Guerrera, Lara Gatto, Patrizia Mior, Ivan Cribiú, Danilo

Pentivolpe, Assia Karaguiozova, Federico Vassile, Elza De Paola,

Giovanna Delle Site, Jupiter, Francesca Meucci.

Fotografi: Luca Bartolo, Elena Ghini, Cosimo Mirco Magliocca

Photographe Paris, Danilo Piccini, Luca Valletta, Raul Duran,

Marina Irma Ricci, DsPhopto, Raul, Alessio Buccafusca,

Alessandro Canestrelli, Alessandro Risuleo,

Le foto concesse da uffici stampa e/o scaricate dalle pagine

social dei protagonisti.

Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del

diritto d’autore, vengono riprodotte per finalità di critica e

discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1bis

della Lg. 633/1941.

É vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e immagini in qualsiasi forma.

É vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini non autorizzata espressamente dal

direttore. I collaboratori cedono all'editore i loro elaborati a titolo gratuito.

Testata giornalistica non registrata di proprietà: ©ASS: Stefano Francia EnjoyArt

per contattare la redazione Tuttoballo20@gmail.com

Contro Copertina

Carissimi amici lettori di Tuttoballo20, diamo il

benvenuto all’autunno con il numero di ottobre

in cui vi stupiremo con “effetti speciali”!!! Perché?

Beh, per scoprirlo basta scaricare la nostra

Rivista e … via!

La copertina abbiamo deciso di dedicarla al cast

di "Madres Paralelas" film diretto dal maestro

Pedro Almodovar, una pellicola dedicata alle

donne spagnole e presentata all'ultima mostra

del Cinema di Venezia. Mentre la contro

copertina è dedicata ad un giovane ballerino

Kamil Pawel Jasinski, entrato nella produzione

francese Tutù, e immortalato per noi dalla brava

fotografa Monica Irma Ricci

Scaricando e sfogliando la rivista troverete anche

la mostra dedicata a Pino Daniele, la linea di

moda creata da Sabrina Salerno, il libro scritto

da Cristiana Ciacci figlia di Little Tony, i

consigli sul make up di Mauri Menga, proposte

di viaggi per il prossimo Halloween, l'oroscopo di

Jupiter e ...molto molto altro.

© F R E E P R E S S O N L I N E r i p r o d u z i o n e r i s e r v a t a - D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r t "


Direzione Artistica

Massimo Polo

+39 347 3809340

Via S. Maria in Silice, 13

Viterbo

www.goldendanceschool.it


E D I T O R I A L E

Questo

numero della Rivista Tuttoballo20 è un numero

particolare per diversi motivi: oltre, infatti, a presentare

interviste fatte a grandi Artisti, conosciuti al grande

pubblico, ad Artisti emergenti, articoli relativi a viaggi, a

proposte di itinerari, a cucina, trucco, ad articoli scherzosi,

spensierati e rilassanti come l’oroscopo, pensieri e riflessioni

sull’Arte per anime sensibili e non, e tanto altro ancora,

continua a porre particolare attenzione anche a problemi

ancora attuali che il Covid ha provocato ad alcuni settori, e

che risultano essere ancora non risolti, propone interventi ,

proposte ecc., e pone l’attenzione su quanto lavoro ci sia

dietro una rappresentazione, sia essa cinematografica,

coreografica, teatrale ecc., introducendoci nel magico ed

affascinante mondo degli “effetti speciali”.

Un’altra novità importante, che è partita già dal numero di

settembre è l’interazione con voi lettori. E a voi chiediamo

un giudizio sugli articoli pubblicati, su quelli ritenuti più

interessanti e quelli meno graditi e perché.

Questo è, infatti il compito degli “artigiani dell’arte”, quali

noi ci definiamo: ricerca di miglioramento continuo

sull’informazione, confronto e condivisione con tutti coloro

che, come noi, amano l’Arte o cercano un approccio ad essa.

Vi ringraziamo, dunque, per l’interesse mostrato verso la

nostra Rivista, che sta crescendo sempre di più, sperando che

anche tutto ciò che vi proponiamo questo mese, sia di vostro

gradimento.

Buona lettura a voi tutti.


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A T T U A L I T Á

Stando ai dati, riportati nel dicembre 2019 dal Sole 24 ore, circa il 70% di esso è prodotto dal calcio che fattura 4,7

miliardi di euro l’anno, consentendo al fisco un ricavo di 1,2 miliardi ogni anno.

Tuttavia, il suo valore più rilevante è costituito dall’aspetto educativo, maieutico, di terapia e di prevenzione sul piano

della salute che esso offre al Paese. Lo sport costituisce anche un fenomeno sociale e culturale del quale,

necessariamente, l’esecutivo deve occuparsi, pur dovendone garantire l’autonomia organizzativa.

Con l’avvento del terzo millennio questa visione sembra essere stata colta dal nostro legislatore, il quale, per lungo

tempo, ha voluto ignorare il fenomeno, che non ha trovato alcuno spazio nel testo originario della nostra

Costituzione. Alla luce di queste premesse, è necessario che, al momento del rilancio del Paese dopo il “tempo

sospeso” della pandemia da Covid-19, venga dedicata al tema sport particolare attenzione, avendo riguardo ai

molteplici aspetti di un settore complesso e variegato, nel quale il volontariato e la dedizione gratuita, di molti,

costituiscono il carburante.

Per il futuro, se, da una parte sarà necessario regolare il rapporto di lavoro degli sportivi professionisti,

individuandone l’effettiva ed esatta natura, dall’altra, è indispensabile considerare la moltitudine dei dilettanti, che

vanno dai praticanti (per ragione di prevenzione della propria salute) agli atleti olimpici.

In vista della ripresa, post virus, l’Esecutivo si è occupato dello sport, ma lo ha fatto nel modo poco lineare e confuso

che, da tempo, caratterizza la produzione delle norme nel nostro Paese. Pertanto, sul tema, è necessario fare ordine

al fine di tentare una lettura unitaria delle regole, sparse nelle varie fonti e spesso non coordinate tra loro.

Lo sport, nel suo

complesso, genera

1,6 % del prodotto

interno lordo

italiano.

In realtà, dopo le norme sulla sospensione dell’attività sportiva, dettate a partire dal 23 febbraio scorso che avevano,

successivamente, coinvolto le palestre, i centri sportivi, le piscine, i centri natatori e disposto la sospensione degli

eventi sportivi di ogni ordine e disciplina, l’Esecutivo, con il D.L. 17 marzo 2020, n. 18, si è preoccupato di

individuare alcune misure “al fine di sostenere le difficoltà derivanti dalla sospensione delle attività sportive”. Si è

trattato, quasi esclusivamente, di sospensioni del pagamento di tributi e balzelli vari, fino al 31 maggio, chiedendone,

però, il pagamento (in un’unica soluzione o a rate) alla data del 30 giugno 2020. Il Governo ha, poi, previsto, con il

D.L. n. 23, dell’8 aprile 2020, che il fondo per l’impiantistica sportiva possa fornire la sua garanzia, fino al 31

dicembre 2020, sui finanziamenti erogati dall’Istituto di credito sportivo, per sopperire alle carenze di liquidità di

federazioni sportive, discipline associate, di enti di promozione sportiva, delle associazioni e della società sportive

dilettantistiche, iscritte al registro del C.O.N.I., dotando tale fondo di 30 milioni di euro.

Ben poca cosa, anche in considerazione che i promessi prestiti da 25.000 euro, garantiti dallo Stato, si sono rivelati

macchinosi da richiedere e incerti da ottenere. Sono stati, inoltre, previsti contribuiti per gli impianti sportivi (già

presenti nelle leggi di bilancio per il 2019 ed il 2020), per le manifestazioni sportive differite (Olimpiadi, Europei di

calcio) e per quelle future (Olimpiadi Milano-Cortina del 2026-Ryder Cup del 2022). Infine, è stato esteso l’uso della

cassa integrazione guadagni al settore sportivo il quale, in precedenza, non ne aveva potuto beneficiare. Al fine di

alleviare i costi del personale del settore sportivo, sono stati, inoltre, previsti fondi per una sorta di “reddito di

cittadinanza sportiva”, ma certamente non in modo chiaro, a causa della difficoltà di individuazione dei destinatari e

della esiguità delle somme stanziate. Tutto questo, purtroppo non basta, è necessario prevedere la ripresa del

settore, nel periodo successivo, alla cosiddetta fase 2, ben distinguendo tra l’agonismo e lo sport con finalità

Photo Danilo Piccini

didattica e di prevenzione terapeutica. È auspicabile, al riguardo, che le strategie, per la necessaria ripresa del

settore, consentano, in modo chiaro e definitivo, di regolare gli ambiti di competenza ed i ruoli del Comitato Olimpico

e della società “Sport e Salute”, allo stato ancora indefiniti.


A T T U A L I T Á

Il tracciare una netta linea di demarcazione tra i due settori consentirà, per il futuro, di presidiare gli stessi con

modalità e strategie diverse. Il C.O.N.I tornerà ad essere il leader incontrastato dello sport agonistico italiano con il

suo ruolo di controllo sulle federazioni e discipline associate e di garanzia per l’Esecutivo. Direttamente ad esso,

dovranno andare i fondi pubblici stanziati, senza passare per altre mani. Di contro, la società, erede della Coni

Servizi, dovrà promuovere tutto ciò che dello sport è educazione, cultura, salute e anche dell’impiantistica, oltre a

promuovere e realizzare i collegamenti con la scuola e l’università.

Attuata questa prima operazione, di opportuna regolamentazione di spazi di incidenza (la cui mancanza ha, fino ad

ora, fatto perdere di autorevolezza ai protagonisti), sarà necessario che l’Esecutivo intervenga massicciamente,

anche sotto il profilo economico, per far ripartire una macchina alla quale sono venute meno le risorse dei centri di

istruzione, di preparazione ginnica e quelle derivanti dai, non pochi, frequentatori di impianti e palestre, anche ai soli

fini terapeutici e di svago.

Dovranno essere dedicate attenzioni e risorse ai dilettanti, patrimonio esclusivo di tante federazioni e bacino di

utenza importante anche per quelle (poche) federazioni, che hanno nelle loro file gli sportivi professionisti. Si pensi,

ad esempio, al calcio, nel quale il settore dei dilettanti conta novemila società ed un numero pari a un milione di

tesserati a fronte delle circa cento società professionistiche. Bisognerà erogare ai dilettanti una notevole messe di

contributi a fondo perduto e prestiti, a lunga scadenza, finalizzati anche alla costruzione e gestione degli impianti

sportivi. Considerata la funzione di prevenzione e terapeutica dello sport è necessario verificare la possibilità di

attingere ai fondi, messi a disposizione dell’Unione Europea, con il MES per la sanità, anche indiretta, quale quella

garantita dallo sport.

È giunto il momento di assegnare al Ministero dello Sport uno specifico portafoglio e la sua costante e qualificata

presenza nel Governo. Esso è ancora considerato un Ministero “sport”, non sempre presente al tavolo del Consiglio

dei Ministri e mai con capacità di spesa e controllo sul C.O.N.I. Sarà necessario fare ricorso alla capacità di

mediazione di tutti, evitando posizioni dettate dal relativismo egoista, a beneficio di quelle ispirate invece al bene

comune. Non si può ripartire, per capriccio mettendo a rischio la salute di tutti, ma non si può, neppure, continuare a

restare nell’incertezza del futuro e soprattutto, in considerazione di una crisi economica che, alla ripresa, rischierà di

non far vedere tutti presenti ai nastri di (ri)partenza. Infine, andranno studiate ipotesi di mutualità, anche spontanee,

in virtù delle quali chi si trova nelle migliori condizioni economiche si impegni a promuovere atleti e/o società in

difficoltà, in un mondo che deve riscoprire il valore della solidarietà per tornare a crescere.


A T T U A L I T Á

di Sandro Mallamaci

Chi capisce di sport sa che risultati degli sport professionistici

che hanno goduto di deroghe ai dpcm durante i lock down

sono stati ottenuti grazie alla continuità degli allenamenti, non

permessa agli altri sportivi non professionisti.

I fatti hanno dimostrato come fosse stato possibile, se non

addirittura necessario, consentire di fare continuare a

praticare attività sportiva in totale sicurezza.

A tutti e non solo ai professionisti.

Perché la necessità vera era quella di tenere in forma sia il

fisico che la mente, non quella di tutelare i grossi interessi

economici che girano intorno allo sport.

Tranne qualche caso di contagio, verificatosi tra l'altro in

ambito privato, non in impianto sportivo, il famigerato virus

non ha mietuto alcuna vittima tra i praticanti sportivi.

Sono stati enfatizzati i risultati ottenuti come fossero frutto di

una politica lungimirante che ha guardato al mondo sportivo

con particolare attenzione.

Ma sappiamo tutti che così non è stato.

Grazie all'ex ministro il governo ha soltanto elargito mance

affrontando solo l'aspetto economico, e nemmeno in maniera

adeguata. Della continuità dell'attività sportiva non si è

proprio occupato.

I luminari del comitato tecnico scientifico, che da buoni medici

avrebbero dovuto sensibilizzare i decisori in tal senso hanno

fatto l'esatto contrario.

La verità è che dietro le vittorie di un torneo, di una coppa, di

una medaglia, c'è sacrificio, ma soprattutto continuità negli

allenamenti.

Lo stop imposto ai settori dilettantistici ha sicuramente

generato un ritardo nella crescita, se non addirittura

l'abbandono di tanti potenziali campioni del domani.

Adesso godiamoci queste vittorie, nella speranza di non

dover pagare nei prossimi anni le conseguenze di scelte

miopi di questa classe politica di "vecchi e impauriti burocrati"

Marcell Jacobs e Gimbo Tamberi oro Tokyo 2020


A T T U A L I T Á

di

Fabrizio Silvestri


A T T U A L I T Á

Pino Daniele Trust Onlus unisce le forze con Fondazione Made In Cloistere Wall Of Sound Gallery, per

celebrare l’indimenticabile artista partenopeo Pino Daniele con “Pino Daniele Alive, la Mostra”, un progetto

espositivo multimediale che resterà a Napoli, presso il complesso di Santa Caterina a Formiello (Piazza Enrico

de Nicola, 49), sede della Fondazione, fino al 31 dicembre 2021 L’idea del progetto nasce dalla collaborazione

del figlio di Pino Daniele, Alessandro Daniele, e del fotografo Guido Harari.

All’interno della mostra sarà possibile vedere per la prima volta in grande formato scatti iconici di Pino Daniele,

realizzati dai fotografi che lo hanno seguito più da vicino nell’arco della sua carriera. Immagini che hanno

caratterizzato le copertine dei suoi dischi storici e fotografie inedite, digitalizzate appositamente per la mostra.

In ordine cronologico si susseguiranno alcuni ritratti giovanili scattati da Lino Vairetti della band Osanna, per

passare alle immagini di Mimmo Jodice, Cesare Monti, Guido Harari, Luciano Viti, Giovanni Canitano, Adolfo

Franzò, Roberto Panucci, Letizia Pepori. La cornice suggestiva della Fondazione Made in Cloister, grazie alle

sue caratteristiche architettoniche, riuscirà a guidare naturalmente il pubblico in un percorso multimediale, alla

scoperta degli aspetti più complessi e privati di Pino. Ad arricchire l’esposizione, anche oggetti e strumenti cari

all’artista, tra gli altri, alcune sue chitarre rese celebri dalle copertine dei suoi dischi, il mandolino utilizzato per

le registrazioni di “Napule è” e i fogli scritti di suo pugno con le scalette dei concerti. Un soundtrack d’eccezione

accompagnerà i passi del pubblico: alcuni brani del repertorio dell’artista saranno presentati in chiave inedita,

con stralci audio della sola voce e/o della sola chitarra isolate dal resto degli strumenti. A ritmare la dimensione

volutamente più intima dell’ascolto, i respiri di Pino Daniele inframezzano le varie esecuzioni. La mostra sarà

anche un contenitore di attività no profit a cura della Pino Daniele TrustOnlus, che, grazie alla collaborazione di

SIAE–Società Italiana degli Autori ed Editori, arricchirà il programma con una serie di attività di formazione

artistico-musicale, con incontri dedicati ai licei musicali, istituzioni e corsi accreditati dal MIUR AFAM. Il progetto

prende il nome dall’istallazione museale permanente “PINO DANIELE ALIVE”, che il Museo Della Pace di

Napoli ha voluto dedicare a Pino Daniele, aperta al pubblico il 29 Giugno 2016. Il percorso, a cura di PINO

DANIELE TRUST ONLUS, è frutto di un’intesa tra l’indimenticabile “mascalzone latino” e il Presidente della

Fondazione Mediterraneo Michele Capasso.

Orari d’apertura della mostra: Martedì—Sabato, h 11.00—19.00/Domenica e Lunedì, chiuso. Tariffa unica€ 5.00.


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Massimo Arcolin

Laura Zmajkovicova

Vincitori del Roma Dance Cup International 2021


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A T T U A L I T Á

DOPO QUASI 70 ANNI TERMINA LA COLLABORAZIONE TRA WDC E ANMB.

DI SEGUITO RIPORTIAMO UNO STRALCIO DELLA CORRISPONDENZA TRA

I DUE ENTI. OLTRE ALL'ANMB SONO STATE ESPULSE ANCHE IMDW E

IDSA. LA ORRISPONDENZA ORIGINALE POTETE SCARICARLA DAL SITO

UFFICIALE ANMB.


A T T U A L I T Á

S T R A L C I O D E L L A R I S P O S T A A L W D C D A P A R T E ’ A N M B , I M W D E I D S A

A F I R M A D I P E T R A C C A , R O M A N O , B E R T I N I

Premessa

Con un solo comunicato ANMB, IMWD, IDSA sono state espulse dalla World Dance Council con effetto immediato.

Decisione presa dalla direzione WDC il 16 Settembre 2021. Le motivazioni? Non sono ben chiare e forse non esistono. Di

fatto, hanno espulso la maggioranza dell’NDC ITALY.

Il WDC nel momento storico del suo massimo declino, con un “colpo di spugna”, dimenticando più di 70 anni di storia,

espelle tre Organizzazioni nazionali su cinque: questo è un esempio, come tanti, per raccontare come nel WDC la

democrazia è un qualcosa di scomodo.

Perché è avvenuto questo?

Solo per il semplice fatto che ANMB, IMWD e IDSA rappresentano la maggioranza numerica nelle votazioni NDC Italy e

unite non erano sulla stessa frequenza del Presidente WDC e risultavamo scomodi alla persona di fiducia del Presidente

WDC. Racconteremo, con la calma che ci contraddistingue, i tanti episodi, gli avvenimenti e tutte le nostre esperienze,

supportate da documentazione, cercando di mettere in evidenza la facilità del Presidente WDC di “disporre” a suo

piacimento di di una “democrazia fatta con la plastilina”.

Perché parliamo di plastilina?

La plastilina è un “materiale povero” modellabile in base all’opportunità e al momento e al genio. Quando in un sistema si

scompagina l’identità umana, il valore della rappresentanza, il potere della maggioranza nella democrazia e ancor peggio

il valore di una Nazione, come la nostra amata Italia, significa che dietro a tutto questo, si nasconde il nulla senza fine, di

persone prive di ogni valore e principio, che per non perdere “minuti sporchi interessi e un ridicolo potere” sono capaci di

tutto. Ancor peggio risulta tutto questo, quando chi decide non ha tenuto conto dei numeri, della storia di una nazione e del

livello di qualità che rappresentano ANMB, IMWD e IDSA.

Vogliamo parlare di numeri?

La maggioranza (circa il 99%) dei Professionisti italiani è iscritta nelle tre organizzazioni: ANMB, IMWD e IDSA.

Tra questi grandi numeri corre l’obbligo di annoverare che nelle tre organizzazioni sono iscritti tutti i “TOP LEVEL” tra

Ballerini Competitori, Giudici e Insegnanti, Campioni del Mondo, Finalisti nelle più importanti Competizioni Internazionali.

Senza tralasciare un calendario importante e partecipato di eventi regionali, nazionali e internazionali,

quest’ultimi i più noti nel panorama mondiale con matrice “made in Italy”.

Quindi cosa si cela dietro questa decisione?

Quali sono le nostre, secondo la WDC, gravi mancanze, non è dato saperle neanche dal loro comunicato. In questi giorni

abbiamo cercato di capire e siamo giunti alle seguenti deduzioni. Comprendiamo la grande preoccupazione del Presidium

e del Presidente WDC di dover osservare la maggioranza delle organizzazioni italiane (ANMB, IMWD e IDSA) che dal

2018 riescono a discutere, cooperare e collaborare per il bene dell’Italia.

Comprendiamo la loro preoccupazione quando vedono che noi mettiamo in atto la parola “libertà di Danzare, di Giudicare,

di Competere, di Insegnare” sempre e ovunque.

Comprendiamo la loro preoccupazione che il logo WDC non è presente in nessun evento in Italia, ma la WDC non sa che

ogni competizione ha un organizzatore privato che gestisce al meglio il proprio evento. Noi, non ci permetteremo mai di

obbligare nessuno a fare qualcosa di diverso dalla propria coscienza e dalla libera volontà. Per la WDC sicuramente, da

quanto emerge, la parola libertà assume un significato differente. Sicuramente uniti e collaborativi siamo risultati

“pericolosi” per il WDC. Non sarebbe cambiato nulla, se rimanevamo immobili e inerti e in silenzio. Non saremmo qui a

scrivere, se non ci fossimo accorti che in WDC, il potere assoluto si ottiene applicando il “dividi et impera”. Purtroppo per la

WDC, dopo 20 anni di danni che hanno provocato in Italia, ci siamo resi conto di quale progetto “famelico e diabolico”

ispira questi signori, se tali li possiamo ancora considerare. Ma dopo avremo modo di approfondire per capire meglio e nel

dettaglio tutto questo.

Cosa ha scelto la WDC?

Ha scelto di farsi rappresentare nel “ramo italiano WDC” solo da una minoranza che rappresenta circa dell’1%.

Questo ramo, oggi evidentemente secco, è governato da chi appena 10 giorni fà richiedeva il nostro aiuto. Sembrava di

essere di fronte a chi avendo perso tutto, implorava la nostra collaborazione, quasi come chi ha bisogno di “ossigeno” e

non è più in grado di garantire un circuito per la propria organizzazione.TEE

Ma la WDC è a conoscenza di questi fatti?

E’ in grado di capire che quando si fa una scelta bisogna essere capaci di farla e di ponderare tutto?

Possiamo solo affermare che la WDC in Italia ha fallito e come già da tempo era prevedibile...

SUL SITO ANMB POTETE SCARICARE LA LETTERA APERTA FIRMATA DALLE TRE ASSOCIAZIONE.


A T T U A L I T Á

L’OFF/OFF Theatre di Via Giulia, guidato dal direttore artistico

Silvano Spada, alza il sipario il 1 ottobre con oltre cinquanta

spettacoli di Prosa, nella stagione 2021-2022, che

comprendono prime nazionali, prime romane ed eventi speciali.

Una nuova ricchissima stagione che ritrae la nostra società e i

suoi protagonisti, con testi ispirati all’attualità, classici della

cultura del passato, storie di donne protagoniste di ieri e di oggi,

futuristici sguardi verso un mondo inclusivo e ancora

immaginifico, con temi da sempre obiettivo dell’OFF/OFF

Theatre.

Il Teatro riparte sulle ali dell’entusiasmo. È la gioia della

ripartenza, dopo il lungo periodo d’attesa, caratterizzato da una

mancanza di palcoscenico che, inevitabilmente, ne ha

aumentato il desiderio sia per gli attori, quanto per gli spettatori

perché il Teatro non è sostituibile da nessun monitor.

Oltre cinquanta spettacoli di prosa, con trenta prime nazionali e

tre romane, seguiti da Eventi speciali, nel segno della cultura,

delle storie degli uomini e delle donne più importanti del nostro

tempo, interpretati da grandi nomi del teatro italiano, come

Roberto Herlitzka, Milena Vukotic, Mascia Musy, Galatea Ranzi,

Gaia Aprea, Roberto Alpi, Elena Croce, Iaia Forte, Melania

Giglio, Pino Ammendola, Emanuele Salce, Gianni De Feo,

Francesco Di Leva e personaggi dello spettacolo italiano come

Vladimir Luxuria, Pino Strabioli, Alda D’Eusanio, Mita Medici,

Santino Fiorillo, Sergio Mancinelli, Roberto Ciufoli, che si

alterneranno con moltissimi giovani autori, attori e registi e con,

dopo dieci anni, il grande ritorno in teatro di Maurizio Costanzo.

Alza il sipario con oltre cinquanta

spettacoli di Prosa, nella stagione

2021-2022

E' nata una zucca -Alda D'Eusanio_ph Lorena Vetro

Milena ovvero Emilie du Chatelet-Milena Vukotic

DRAGMEUP -© ONDADURTOTEATRO

C'era Questo, C'era Quello_ Enrico Lucherini

Cabarecht


A T T U A L I T Á

Graecalis

“Il vento della parola antica”

DI

CATERINA GUERRERA

Il cinema non l’ha mai esplorato. Eppure è la figura più cinematografica che abbiamo. Giusto mostrarla, ma senza

forzature. Lasciando al pubblico il compito di esprimere un giudizio su di lui e sul suo tempo. Di Gabriele D’Annunzio

si conosce il lato spregiudicato, rivoluzionario, anticipatore dei tempi e fortemente provocatore di un intellettuale

estremamente più complesso. D’Annunzio incarna il poeta contemporaneo che rievoca la grandezza e le atmosfere

della poesia classica, aggiungendo ad essa la componente drammatica sia del suo vissuto come personaggio che

delle sue opere. Uomo, anche lui, del secolo e “dal vivere inimitabile”. Capace di penetrare, forse per primo,

nell’anima molle della nascente società di massa e del consumismo a venire. Il totem della giovinezza, la febbre

interventista, la “Vittoria mutilata”, l’impresa e l’esperienza nei secoli sui generis di Fiume. Il culto, dentro e fuori la

pagina scritta, del Piacere. Gabriele D’Annunzio resta uno dei personaggi letterari (e non) più amati e odiati degli

ultimi 140 anni.

Nello splendido chiostro del complesso monumentale San Giovanni, struttura prestigiosa, polo culturale ed espositivo,

fra i più importanti dell’Italia Meridionale, nel Centro storico di Catanzaro. Nelle ultime notti di Agosto il “Teatro di

Calabria – Aroldo Tieri” con la regia di Salvo Venuto ed i testi di Luigi La Rosa è andato in scena “ Quel che non fu

fatto, io lo sognai” opera dedicata al Poeta Gabriele D’Annunzio. Un’ opera che mette in mostra i fantasmi della

passione e dell’intelletto del Poeta, i suoi tormenti, i suoi sogni enormi e le sue sottili malinconie. Prendendo forma

nelle persone del Prof. Luigi La Rosa, il Maestro Aldo Conforto, Salvatore Venuto e Mariarita Albanese, ci ha riaperto

quella finestra del nostro “immaginario” portandoci a rivivere con forza e suggestione la casa-monumento e

l’immagine del suo celebre inquilino.

La voce scandita e carezzevole, dell’Attore Salvatore Venuto, nelle vesti dannunziane, dava di per sé una

sensazione analoga a quella che suscitano le liriche del poeta più prestigiose: di trasognamento… Mirabile era il suo

potere d’adattamento alla persona che, per improvvisa simpatia, eleggeva e a cui voleva piacere: non falsandosi, ma

estraendo dalla sua molteplice natura quel che in essa v’era di consono a quella dell’interlocutore; ponendo certo in

quella operazione un’arte non minore di quella che leggiamo nelle venuste pagine delle opere del poeta, ma arte,

non artifizio, non istrionismo. Con una attenta obbedienza al ritmo, scelto per quel dato colloquio, ma mantenendo un

suo ritmo; attenzione vitale, creazione dal profondo, musica..

Un colloquio di un vissuto di "presenza storica " accompagnato da tre "voci" narranti con dei suoni doverosamente

diversi tra di loro, ma che permettevano di viaggiare verso quel tempo incantato. Ogni voce destinata a portarti verso

un tempo preciso, da quello storico, a quello raccontato e vissuto del M° Aldo Conforto e del Prof. Luigi La Rosa; a

quello di una voce calda, di Mariarita Albanese, quasi a voler accogliere , proteggere, portare quella sensazione

razionale ad una direzione emozionale verso il cuore.

Moris Ciccone


A T T U A L I T Á

DAL MUTO AL GAMER

LA MAGIA DEGLI EFFETTI SPECIALI

di Lucia Martinelli

“Siamo nel 1895 al Grand Café di Parigi. Un curioso pubblico pagante sta aspettando di capire quale sia questo straordinario

artificio di cui si vocifera in giro già da un po' e, soprattutto, spera di aver speso bene il suo franco.

Il dubbio che sia una fregatura aleggia fino a che non viene proiettato il primo cortometraggio dei fratelli Lumière.

Risultato: un trionfo. Quel minuto creò la storia, benché lo stesso Auguste Nicolas sostenne di aver inventato un apparecchio

senza futuro. Ebbene, il futuro lo smentì.

Un futuro, peraltro, che gli stessi Lumière avrebbero definito fantascienza, se il termine fosse stato già in voga al loro tempo.

Saltiamo fino al 1982, cioè ottantasette anni dopo quei sessanta secondi. Esce nelle sale un film che in molti ricorderanno e

diretto da Steven Lisberger: Tron. Spiacente per la Disney che lo produsse, ma il film fu un fiasco al botteghino, ciò

nonostante divenne – comunque – un cult grazie alla tecnica di computer animation utilizzata.

In realtà, l’uso degli effetti speciali creati attraverso la Computer Generated Imagery (CGI) ebbe un ruolo esiguo; ad ogni

modo resterà un progetto coraggioso ed un esperimento rispettabilissimo.

Nel 1993, però, eccoti Steven Spielberg con Jurassic Park a scalzare “l’aura tecnica” di Tron. I dinosauri fruttarono una cosa

come oltre 900 milioni di dollari e suppongo che la Universal Picture, i produttori e il t-rex più visto nella storia del cinema

(nonostante le sue evidenti difficoltà strutturali), si stiano ancora fregando le mani.

Cosa aveva di particolare Jurassic Park?

Era il primo film in classe alto budget a utilizzare la CGI. E l’ha utilizzata davvero bene. Ancora ne siamo commossi!

Dal 1993 in poi la grafica computerizzata prende sempre più piede nelle pellicole, sostituendo man mano le figure degli

artigiani che fino a quel momento avevano lavorato per creare gli effetti speciali. Una interessante evoluzione o una triste

involuzione? Non lo so e non entro nel merito. Mi rendo conto, tuttavia, che l’utilizzo di applicazioni per animazioni in 3D

offriva un risparmio di tempo e fondi consistente. Comunque, negli anni ’90 l’impennata della grafica 3D (parallela al

miglioramento dei componenti hardware), la troviamo soprattutto nell’ambiente gaming, che serviva un parco di consumatori

in crescita e sempre più esigente. Aspetto, quest’ultimo, a mio avviso da non sottovalutare, perché i gamer sono una gran

brutta razza da gestire. E sono tanti. Alcuni rientrano perfettamente nella comune definizione nerd, altri meno pur restando

sempre giocatori. E tutti hanno un occhio allenato e sensibile al miglioramento della qualità di immagine e dinamica.

Ad esempio, quando uscirono negli anni ’90 Doom e Quake (giochi sparatutto in prima persona) per piattaforma pc, la terra

tremò e i cieli si squarciarono! Magari non è noto, ad ogni modo esistevano locali che mettevano a disposizione della clientela

reti interne per passare nottate e nottate a spararsi in faccia, nel buio totale, con le cuffie sulle orecchie, pagando un tot

all’ora. Cioè isolati dal resto del mondo, con un vicino a mezzo metro che non era più un amico, bensì un nemico da eliminare

nelle arene. Certo che per un non giocatore tutto ciò sembrerà assurdo e paradossale, e quasi scontato definirli una banda di

alienati. Nondimeno sono una banda di alienati disposti a pagare per restarlo, e scuciono cifre significative sotto diversi fronti

che non sto qui a elencare.


A T T U A L I T Á

L’avvento di consolle gaming sempre più raffinate e sistemi di collegamento internet altrettanto performanti alla portata di

massa non hanno migliorato la faccenda. E no! È peggiorata, per onestà intellettuale. Quei tipi di ritrovi sparirono, perché non

c’era neanche più bisogno di uscire da casa (una forma di sindrome della capanna, ahimè!).

È chiaro che in quest’ottica l’uso della CGI sempre più prorompente nella cinematografia non poteva non essere ampiamente

apprezzata. E la signora Marvel si è limitata a sfruttare un filone già esistente.

Con i suoi film e lo stock di supereroi che prendevano vita dai fumetti, spesso migliori degli originali, ci hanno trasferito il

“concetto di gioco” da un monitor domestico al maxi schermo, con una qualità audio potenziata e perfezionata (per cui pronta

anche a rimbecillirti) e immagini proiettate con risoluzioni tali da renderle – quasi – migliori della realtà, dentro dinamiche da

gioco. Lisberger, nei lontani anni ’80, in merito alla computer graphics disse: “Può essere molto adatta a portare sul grande

schermo le visuali tipiche dei videogiochi e dei calcolatori.” Insomma, non solo aveva ragione, ma trascinare nel vortice

imponente e di una efficacia pazzesca chiunque avesse un minimo di sensibilità in tal senso, non ha richiesto chissà quale

impegno. Come caso, top di gamma CGI casa Marvel – fase 1, cito il primo film sugli Avengers.

Il regista Joss Whedon e il suo ‘maniacale senso estetico’ ci fecero dono di un’imponente opera basata sulla grafica

computerizzata in 3D. Quel film gira a una velocità assurda, meravigliosa in pratica… un mito!

Forse un po' troppo. La stessa Marvel a posteriori dovette ammettere che l’aver troppo assecondato Whedon potesse non

essere una decisione oculata, perché rischiavano di doversi confrontare con se stessi nelle successive pellicole che avevano

già in pancia. Capita… e nella vita tutto ha un prezzo.

Intanto, si portarono a casa oltre un miliardo e mezzo di dollari (difatti il film finì tra i primi dieci della storia con maggior

incassi) e vinsero l’Oscar nel 2013 per i migliori effetti speciali. Cosa che non ha stupito affatto quella parte di pubblico che dal

Commodore 64 è arrivata ad utilizzare visori vr (realtà virtuale) per proseguire a giocare in un modo sempre più “completo e

totalitario”. D’altronde, il vero giocatore nel gioco ci deve entrare, ci si deve perdere, deve sentirne l’odore, il sapore, pretende

di essere il supereroe del momento e di cambiare la grigia quotidianità con la migliore delle storie e della sua improbabile

versione. Perciò ben vengano i lavori della Marvel e la CGI, per proseguire il nostro alienato sogno di gamer.


A T T U A L I T Á

L’ affascinante arte degli “effetti speciali”

incontro con

Francesco e Gaetano Paolocci

di Pina Delle Site

Spesso lo spettatore dà per scontato, guardando una rappresentazione cinematografica, alcuni passaggi

e/o trasformazioni di soggetti, ambienti, suoni e situazioni; molte altre volte, invece, ne rimane affascinato, in

quanto attento ed attratto dai cosiddetti “effetti speciali”!

Ma cosa sono in realtà gli “effetti speciali”? Dietro la loro creazione c’è un mondo, un significato, nonché un

lavoro portato avanti con minuziosa capacità e tecnica da parte di chi li progetta, li realizza. Abbiamo allora

incontrato il Direttore Artistico ed il Direttore Tecnico della società “Special Effects Creatures Studios”, i

fratelli Francesco e Gaetano Paolocci, a cui va il nostro ringraziamento,che ci introdurranno nel magico

mondo degli effetti speciali...

Cosa sono gli effetti speciali e quanto sono importanti nel cinema?

Per effetti speciali si intendono tutte quelle invenzioni artistiche e tecnologiche utilizzate prima nel Cinema,

e poi nello spettacolo più in generale per ricreare eventi altrimenti impossibili da visualizzare ed anche per

ricreare ciò che nella realtà non esiste. Nel Cinema realizzano l’impossibile rendendo talvolta altamente

spettacolari scene e contesti inimmaginabili altrimenti. Non ultime la sostituzione stessa degli attori e la

creazione di personaggi estremamente realistici ed espressivi anche se completamente virtuali.

Quando e perché nascono?

Possiamo dire che iniziano nel 1896 con l'illusionista Francese Georges Méliès (Viaggio nella Luna - Le

voyage dans la Lune, 1902), che scoprì accidentalmente la possibilità di realizzare l’impossibile con la

pellicola cinematografica.


A T T U A L I T Á

Le vostre mostre più importanti che vi hanno

gratificato di più e la vostra ultima creazione....

Il nostro più grande e rappresentativo progetto

espositivo si chiama “EMOZIONI DAL CINEMA”. Si

tratta di una iniziativa di carattere spettacolare e

culturale, di grande impatto scenografico, curata nei

particolari e perfezionata per interessare ogni tipo di

pubblico; questo proprio per soddisfare il continuo

bisogno di sapere attraverso le emozioni di questa arte

del Cinema in un’occasione unica, immaginaria quanto

reale. Tale progetto, molto ambizioso, ha richiesto da

parte nostra un notevole sforzo produttivo ed artistico, e

questo proprio per la grandezza, le caratteristiche e le

varietà delle tematizzazioni cinematografiche in esso

contenute. In esso si fondono tecnologia e spettacolo,

scuola e cultura, quella scienza e quell'arte che esaltano

l'uomo e gli innumerevoli linguaggi della sua infinita

creatività.

Sin dalle sue origini il Cinema ha affascinato il pubblico

attraverso invenzioni e suggestioni sempre diverse, e nel

mondo che cambia, queste straordinarie opere restano

come conferma della ineguagliabile creatività dell’uomo,

spesso visibili solo nelle celebri pellicole

cinematografiche anche se oggi più ampiamente diffuse

da nuovi media.

La nostra società Special Effects Creatures Studios è

infatti orgogliosa di presentare un singolare evento dove

il sogno si fonde con la realtà e la magia del Cinema

incarna miti e leggende che hanno emozionato intere

generazioni, arricchito dalle suggestive scenografie

esposte direttamente al visitatore. Con l’intento di fare

cosa gradita al pubblico abbiamo deciso di mostrare dal

vivo, alcuni tra gli elementi e ricostruzioni più significativi

ispirati alla storia del cinema per far sognare uno

spettatore sempre più attento ai “tecnicismi”, alle abilità

ed ai virtuosismi di questa nobile arte. Questa Mostra

unica nel suo genere, dedicata ai visitatori di tutte le età,

consente al pubblico di visionare manufatti, sculture,

creazioni e scenografie originali nel campo del cinema e

dello spettacolo per far comprendere quale grande

lavoro si nasconda dietro la realizzazione di un film.

(Gaetano Paolocci – Concept / Direzione Tecnica).


A T T U A L I T Á

La nostra recente creazione si chiama FG 21 ed è un Androide-donna che, per la prima volta

presentato al pubblico nella nostra esposizione, incarna nell’immaginario collettivo il mito della

creazione, che da Frankenstein (il moderno Prometeo di M. Shelley) arriva ai nostri giorni

passando per indimenticabili creazioni cinematografiche come Terminator, sino ai più moderni

robot ed androidi di Intelligenza Artificiale (Film di S. Spielberg) ecc.

FG 21 ci spinge ad immaginare un prossimo futuro dove uomini e macchine dalle sembianze

sempre più umane (androidi) coesisteranno. (Foto con uno degli autori: art director Francesco

Paolocci)


A T T U A L I T Á

DUE BRONZI E UN CAPANNO

A quasi 50 dal ritrovamento delle due statue, Riace racconta il passato

e futuro, con un corto teatrale.

DI

CATERINA GUERRERA

Avvolti da un ricordo comune, da

coloro che lo hanno vissuto in prima

persona e da coloro che con la loro

partecipazione hanno mantenuto un

filo conduttore tra passato e presente.

Sullo sfondo il mare di Riace , con la

luna che con la sua luce ci ha tenuto

compagnia . Quasi a voler rendere la

serata ancora più emozionante, ferma

lì, senza stancarsi, a riguardare una

scena che proprio lei, la luna, aveva

visto sin dagli inizi della storia.

Sul finire dell’estate, sulla spiaggia di

Riace Marina “Due Bronzi e un

Capanno”, corto teatrale a cura della

Scuola di Recitazione della Calabria.

Nato in seno all’Associazione

Cittanova Radici, da un’idea

dell’autore cittanovese Nino Surace, lo

spettacolo prende vita grazie alla

Direzione Artistica di Walter

Cordopatri, ideatore e Direttore della

SRC, che ne è anche interprete

insieme a Fortunato Verduci, attore e

musicista reggino, con la voce

narrante della neo diplomata SRC

Federica Sottile, i canti della splendida

Marinella Rodà, le emozionanti

coreografie del docente SRC Giovanni

Battista Gangemi.

i costumi e la scenografia a cura degli

artisti professionisti e collaboratori

SRC Nick Dardano, Porzia De Crea,

Eurema Pentimalli, la maestria

dell’Hair Stylist e Make Up Artist

Nadia Mastroieni e nelle vesti delle

Muse le danzatrici : Greta Rega,

Sarah Di Natale, Dèsirèe Rondinelli,

Ilaria Castanò e Alessia Traviglia.

i Comuni di Riace e Cittanova,

nonché dalla Pro Loco "I Bronzi per

Riace" e dall'Associazione Cittanova

Radici, vuole ricordare, nel suo 49°

anniversario, il ritrovamento dei due

splendidi guerrieri di bronzo

considerati tra le testimonianze più

significative dell’arte greca classica,

divenuti ormai simbolo indiscusso

della terra Calabra e delle sue origini

Magnogreche.

Un corto teatrale che vuole dare il

via al 50° anniversario del

ritrovamento dei Bronzi che ricadrà

proprio l'anno prossimo" afferma il

Direttore Cordopatri. Un importante

momento di confronto e di

valorizzazione del grande

patrimonio culturale ed artistico di

cui siamo custodi, primo atto di una

nuova ed entusiasmante

collaborazione, che vedrà il

suggellarsi, proprio in questa

occasione, del gemellaggio tra i due

comuni padrini della serata.


A T T U A L I T Á

NOI CON NAPOLI

Lirica, Teatro ed Arte Circense

Il Circo è stato rappresentato dalla gran classe di Nicole Martini,

vincitrice di numerosi premi, tra i quali quello del Festival delle Arti,

manifestazione a firma de Maio Lupoli, circense pura proveniente

dal circo di famiglia, Madagascar Orfei, gran bella realtà italiana, e

gli artisti Circo Weiss con Maria Weiss e Viktor Vitàris, di grande

esperienza e tradizione!

L’ Associazione Culturale Noi per Napoli, con i

suoi artisti e rappresentanti, direttori artistici, il

soprano Olga De Maio ed il tenore Luca

Lupoli, artisti del Teatro San Carlo, nel cuore

del centro storico di Napoli, presso il Chiostro

di San Domenico Maggiore hanno parteciapto

alla Rassegna Autunno a Napoli 2020,

organizzata e voluta dall’ Assessorato alla

Cultura del Comune di Napoli.

Con ”Atmosfere da Sogno”, concerto

spettacolo, ideato dall’Associazione Culturale

Noi per Napoli, interazione, connubio e dialogo

tra lirica, teatro ed arte circense, in

un’atmosfera sognante sono state interpretate

le più belle romanze da salotto dell’800, opera,

operetta e classici napoletani, introdotte da

pagine teatrali con la cornice di numeri

acrobatici degli artisti circensi, spettacolo adatto

ad un pubblico di piccoli e grandi!l cast

musicale: il soprano Olga de Maio, i tenori Luca

Lupoli e Lucio Lupoli, la voce narrante

dell’attore di “Un Posto al Sole“ Giovanni Caso,

sulle arpe di Gianluca Roviniello, la pianista

Nataliya Apolenskaja.


C O P E R T I N A

L A L E G G E D E L L A " M E M O R I A H I S T Ó R I C A "

L’autunno inizia con l’attesa di vedere sul grande schermo le donne di Madres paralelas, il nuovo film di Pedro

Almodóvar, presentato alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la seconda durante

il Covid. Il regista descrive le sue interpreti come “donne e madri imperfette”. Il film è stato scelto dal Direttore della

Mostra del cinema di Venezia, Alberto Barbera, per aprire la 78. edizione, “Nasco come regista proprio a Venezia

nel 1983...” – dichiara Pedro Almodóvar – “…nella sezione Mezzogiorno Mezzanotte. Trentotto anni dopo vengo

chiamato a inaugurare la Mostra. Non riesco ad esprimere la gioia, l'onore e quanto questo rappresenti per me

senza cadere nell'autocompiacimento. Sono molto grato al festival per questo riconoscimento e spero di esserne

all'altezza”.

Dopo aver vinto il Leone d’Oro alla Carriera, a Venezia Almodovar porta la storia di Janis (Penélope Cruz) e Ana

(Milena Smit), che si conoscono condividendo la stanza di ospedale dove stanno per partorire, intrecciando così le

loro vite mentre sullo sfondo viene mostrata - e a suo modo contestata - una ferita ancora aperta della Storia

Spagnola “I Desaparecidos”.

A tal proposito il regista ha dichiarato “La memoria storica è una questione sospesa nella nostra società: abbiamo

un debito morale enorme nei confronti dei desaparecidos con migliaia di persone gettate nelle fosse comuni, private

di qualsiasi dignità. Federico García Lorca è il desaparecidos più conosciuto della Spagna e per me è sempre stato

una fonte di ispirazione. È incredibile come la Spagna non si preoccupasse di cercare il suo corpo”. “Siamo arrivati

alla generazione dei nipoti e pronipoti che chiedono di riesumare i corpi dei loro antenati. Sono state fatte molte

indagini in questo senso, perché non si capiva come mai una generazione già nata in democrazia potesse trovarsi

in questa situazione. "La mia – aggiunge - è quella nata durante la dittatura ed è cresciuta nella paura. A casa mia

non abbiamo mai parlato di guerra, è stato un trauma per tutta la società. Nel 1978 è stata sancita la democrazia in

Spagna, ma la legge di amnistia è imperfetta non ci ha consentito di andare avanti. Dopo 85 anni, se non sarà fatta

loro giustizia, non si potrà chiudere la nostra storia più recente”.


C O P E R T I N A

F E S T I V A L D I V E N E Z I A 2 0 2 1

P E N É L O P E C R U Z V I N C I T R I C E D E L L A C O P P A

V O L P I C O M E M I G L I O R E A T T R I C E P E R « M A D R E S

P A R A L E L A S » , I L S U O S E T T I M O F I L M C O N

P E D R O A L M O D Ó V A R .


C O P E R T I N A

SINOSSI

Due donne, Janis e Ana, condividono la stanza

di ospedale nella quale stanno per partorire.

Sono due donne single, entrambe in una

gravidanza non attesa. Janis, di mezza età, non

ha rimpianti e nelle ore che precedono il parto

esulta di gioia. Ana invece è un’adolescente

spaventata, contrita e traumatizzata. Janis

tenta di rincuorarla mentre passeggiano tra le

corsie dell’ospedale come delle sonnambule. Le

poche parole che scambiano in queste ore

creeranno un vincolo molto forte tra le due ed il

fato, nel fare il suo corso, complicherà in

maniera clamorosa le vite di entrambe.

REGIA: Pedro Almodóvar

DATA DI USCITA: 28 Ottobre 2021

CAST: Penelope Cruz, Milena Smit, Aitana

Sánchez-Gijón, Israel Elejalde, Julieta Serrano

e Rossy de Palma


V I VA IL LIDO

C O P E R T I N A

di Assia Karaguiozova

La Biennale di Venezia ha di nuovo stupito con

un’edizione frizzante e nuova. La situazione di

emergenza sanitaria ha sicuramente

condizionato l’organizzazione di uno degli

eventi più attesi, a livello Mondiale. L’insieme è

stato gestito con eleganza e classe. Le scelte

audaci del Direttore artistico Alberto Barbera

hanno portato ad un’ulteriore espansione anche

a livello mediatico, coinvolgendo sempre di più

il pubblico - dal pre al post Mostra. Forte

l’impronta delle tematiche che coinvolgono le

Donne.

Il Direttore Alberto Barbera e La Biennale di

Venezia sono stati onorati con il prestigioso

Premio di Variety per l’Eccellenza - International

Achievement Film Award -

Prima volta nella storia del Premio.


ARTE, STUPORE, GIOIA, CURIOSITÀ:

RIFLESSIONI SULLA

A T T U A L I T Á

DI STENDHAL”

di Rita Martinelli

“SINDROME

Sono nel cortile di S. Ivo alla Sapienza, su uno dei sedili

di marmo, con davanti la strepitosa lanterna di Borromini.

È un posto discosto, tranquillo - mi piace venire qua.

E mi è venuta voglia di scrivere qualcosa …

Monsieur Henri Beyle passeggia per Firenze, in un

giorno compreso fra la seconda metà degli anni '10 e

l'inizio del decennio successivo del 1800. Passa davanti

alla basilica di Santa Croce e decide di entrare.

Magnificenza ovunque e in tutte le forme ed espressioni:

architettura, pittura, scultura - il Crocifisso di Cimabue, gli

affreschi di Giotto, il Crocifisso scolpito da Donatello...

Monsieur Beyle non sa più dove guardare e comincia a

provare un disagio crescente, una vertigine, si sente

sperduto, sovrastato e annichilito dalle arcate a ogiva,

quelle nervature bellissime che disegnano spinte e

controspinte … le forze ascensionali dell'architettura

gotica lo stanno soffocando… Ha bisogno di uscire,

immediatamente, fuori, all'aria, in uno spazio spoglio

d'arte.

E fugge. Monsieur Beyle è assai più noto con il suo

pseudonimo: Stendhal. Ma la sua sindrome è, poi, così

diffusa? O coglie soltanto gli animi particolarmente

sensibili? Le facce dei turisti incanalati all'interno di

musei, pinacoteche, palazzi, riuniti intorno ad una guida,

che li conduce di fronte ad una sequenza infinita di

oggetti - ognuno dei quali avrebbe bisogno di anni di

studio per essere davvero capito - presentano noia,

disinteresse, intorpidimento, nessun guizzo vitale - ma

non certo i sintomi provati da monsieur Beyle. Forse c'è

un modo per evitare l'annichilimento sia di monsieur

Beyle e dei suoi simili e anche lo stordimento delle frotte

turistiche.

Entrare in una pinacoteca per andare a vedere un

quadro - uno solo - e passarci tempo davanti,

fantasticando, studiando, divertendosi, cercando

particolari e, poi, tornarci e scoprire sempre altro. Uscire

e gustare un bel caffè. Leggerezza - la levitas del mondo

antico - stupore, curiosità, il recupero del pensiero

meridiano...

La sindrome di Stendhal

Anno: 1996

Regia di Dario Argento con Asia Argento, Thomas Kretschmann, Marco Leonardi

La poliziotta Anna Manni è in trasferta a Firenze per dare la caccia a un killer seviziatore, sviene davanti a un quadro del

Brunelleschi agli Uffizi, viene soccorsa dal mostro in persona che pare ossessionato dalla ragazza. Il killer la rapisce e la

sevizia per ben due volte, ma il secondo stupro gli sarà fatale, perché la vittima diventa carnefice e diventerà una nuova

minaccia psicopatica.

La sindrome di Stendhal che dà il titolo al film è quella patologia che provoca malessere e stordimento in certe persone

che si trovano di fronte a capolavori. Spiega tutto molto bene (in maniera un po’ didascalica) Paolo Bonacelli nei panni di

uno psicologo che cura la poliziotta, facendo riferimento allo scrittore francese, autore de La certosa di Parma e Il rosso e

il nero. Bonacelli mentre parla tiene in mano il libro di Graziella Magherini, psichiatra fiorentina, sulla sindrome di

Stendhal, che serve come spunto per la pellicola.

La sindrome di Stendhal è l’ultimo film interessante di Dario Argento prima della caduta verticale degli anni Duemila,

ambientato in Italia, tra Firenze, Roma e Viterbo. Condivido certa critica afferma che “La sindrome di Stendhal si

concentra di più sugli aspetti psicologici della violenza che sulla violenza stessa”. Il personaggio di Anna Manni tornerà –

modificato in Anna Mari – ne Il cartaio (2004), interpretato da Stefania Rocca, ma naufragherà nel grigiore di uno dei

peggiori lavori di Argento.


A T T U A L I T Á

RAMIFICAZIONI

DI DANZA D’AUTORE

FESTIVAL

di Giovanni Battista Gangemi

@giovanni.b gangemiguerrera

Ramificazioni è il primo festival di danza d’autore in Calabria, sostenuto

dal MiC (Ministero della Cultura).

Nasce come spin off di Armonie d'Arte Festival, il quale svolge una

funzione di sostegno culturale e progettuale, per favorire le più opportune

strategia di posizionamento nel panorama mediatico ed artistico..

Un progetto dedicato alla coreutica contemporanea e pensato per

coniugare l'energia creativa innovativa della nuova generazione con la

sapienza artistica di profili internazionali già protagonisti dei grandi

palcoscenici, creando così opportunità sia per i danzatori e coreografi

emergenti e sia per il pubblico, quindi per il territorio, per la Calabria, per

il meridione italiano. Il team, nei vari ruoli, è affidato a giovani calabresi

con una solida formazione nel settore e che credono nella sfida di

rientrare in Calabria per qui seminare, coltivare e veder fiorire Arte e

Cultura, anche come possibilità professionale e lavorativa.

La direzione artistica, in capo a Filippo Stabile, trentenne danzatore e

coreografo, già con una qualificata esperienza nazionale ed

internazionale.

Un Festival che ha portato in Calabria, nell’area di Soverato, provincia di

Catanzaro, vari Artisti, compagnie, eventi, spettacoli da tutta Italia e non

solo. E, inoltre, produzioni, coproduzioni, prime nazionali, uno spirito

continuo di ricerca e networking di valore. Dei giovani artisti calabresi,

dunque, che hanno deciso di tornare nella loro terra di origine, provare a

rimettere “radici” e ramificare la loro passione per l’arte, il teatro e la

danza a tutti gli altri giovani che sono affamati di cultura, di sapere , di

scoprire. Positività, bellezza, innovazione, pensiero laterale, qualità

performativa,energia giovane e sapienza dell'esperienza: Ecco le anime

del Festival; essi hanno iniziato la loro produzione teatrale il 21

Settembre presso il Teatro Comunale Soverato (Cz). Con la Compagnia

Zappalà Danza/Roberto Zappalà- “Naufragio con spettatore”.

Una produzione: Scenario Pubblico/CZD | in collaborazione con: Teatro

Stabile di Catania, ArtEZ Arnhem (NL), uva grapes Catania contemporary

dance festival, AME Associazione Musicale Etnea | con il sostegno di:

MiBAC e Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo.

Naufragio con Spettatore è la prima tappa di Odisseo. Partendo dall’idea

del naufragio si è approdati a concetti quali viaggio, fame/sete,

morte/salvezza, assenza di spazio, oltre a riferimenti a Ulisse in quanto

naufrago, e non si è potuto non trattare la cronaca con i continui

attraversamenti dei migranti, ed i conseguenti e tragici naufragi. Spunti

emotivi sono stati tratti anche dall’opera pittorica di T. Gericault “la zattera

della medusa”.

“È una danza notturna, quella magnificamente interpretata da Roberto

Provenzano e Fernando Roldán Ferrer, che si rivela nel buio dopo lunghi

istanti. L’arte coreutica si fa pittura” (Alessandro Iachino, Teatro e

Critica). “L’anno di produzione è il 2010, ma Naufragio con Spettatore

continua tutt’oggi, per la suggestione della partitura coreografica, a dire

senza parole delle carrette del mare, degli infiniti sbarchi sulle coste

italiane e della nostra ambivalente indifferenza” (Matteo Brighenti, PAC)

“Cinquantacinque minuti di uno spettacolo intenso, perfetto nella

coreografia, grazie anche a due danzatori prodigiosi” Caris Ienco,

Perinsala

SIMPLE LOVE vuole essere un canto all’amore

perduto. E’ una racconto fragile e di grande intento

celebrativo. La gestualità, utilizzata in modo sacro e

decifrato come un rito, prenderà il posto del verbo

per raccontarsi attraverso corpi che con impeto si

snodano, si confrontano, si attendono e si

osservano.

E' un quadro nudo di sentimenti ed emozioni; un

vortice, una sfida di equilibri e compromessi da

trovare, visivamente con il corpo, concettualmente

con il cuore e con la mente.

L'onestà fa da sfondo ad un lavoro che innesca

momenti di silenzi, tensioni, sguardi e ricordi. Sarà

necessario trovare una pace interiore, un momento

dove spazio-tempo si fermano e donano un amore

semplice, privo di archetipi e capace di riconoscere

nella fragilità umana la dolcezza della nostalgia.

EQUAL TO MEN

Il mito eterno delle donne guerriere in groppa ad

un focoso cavallo, l’arco nel pugno, le gambe

muscolose nella burrasca, lo sguardo truce sui

volti delicati. Belle, giovani, determinate, pronte

a difendere la propria indipendenza a colpi di

spada o tiri di freccia. L’archetipo dell’

Amazzone , guerriera per nulla inferiore

all’uomo, intende anche tracciare una riflessione

sulla società contemporanea e il ruolo della

donna; Omero le definì “uguali agli uomini” e

questo, nella società greca patriarcale, era un

segno di rispetto.

CONTINUUM

Parliamo costantemente di tempo. “Hai tempo di

parlare con me” o “Non ho abbastanza tempo

per finire il lavoro” e cosi via. Ciò che intendiamo

effettivamente è la durata, ad esempio l’intervallo

di tempo tra l’alba e il tramonto. Il tempo è quindi

una cosa reale e possiamo sperimentare il

passare del tempo in modo concreto quasi come

se fosse un oggetto tangibile. Ma quando i

periodi di tempo si allungano, diventano anche

sempre più difficili da comprendere. È davvero

difficile concepire l’idea di una vita tra nascita e

morte. Ci svegliamo ogni mattina e andiamo a

letto tutte le sere ma sperimentiamo davvero

come il nostro tempo si sta lentamente

esaurendo? Periodi più lunghi rimangono un

mistero. I milioni di anni nella storia della Terra

sono totalmente impossibili da comprendere

emotivamente e il concetto di “eternità” ci lascia

totalmente impotenti.


“ULISSE NELLA TERRA DEI FEACI”

A T T U A L I T Á

READING -

di Giovanni Battista Gangemi

-

@giovanni.b gangemiguerrera

Uno spettacolo che ricostruisce la rotta del ritorno a casa del naufrago Ulisse che

trova approdo sulle coste calabresi. . Dalla contaminazione dei versi di Omero,

Shakespeare e gli scritti dello storico Armin Wolf nasce “Ulisse nella terra dei

Feaci”. L’Attrice MariaRita Albanese interpreta la Calabria stessa, terra

rigogliosa, ospitale, generosa, che accoglie Ulisse, interpretato dall’Attore Salvo

Venuto. Ai due attori dunque il compito di rendere la potenza e l'efficacia dei

versi omerici, ma anche quello non meno ambizioso di far conoscere a un

pubblico più vasto la teoria dello storico tedesco. Una “prima assoluta” che

valorizza la nostra regione, aprendola a una nuova tipologia di turismo

archeologico - culturale che, opportunamente divulgato, può contribuire a

potenziare la visibilità della nostra Calabria oltre oceano. Non più solo

escursionismo legato al mare e alla bella stagione, ma anche un turismo

culturale di qualità, spendibile 12 mesi all’anno. A completare la produzione, un

video originale che catapulterà lo spettatore al centro di un viaggio virtuale molto

suggestivo, con immagini e musiche realizzate appositamente per questa prima.

Lo spettacolo, in un lavoro teatrale, ben interpretato dai due grandi attori

Calabresi, è andato in scena sabato 18 settembre, presso il Chiostro

monumentale di San Giovanni a Catanzaro.

Una miscela di più suggestioni con voci, musiche e immagini che si fondono

restituendo l’esperienza del viaggio dell’eroe omerico che è anche – e soprattutto

– un viaggio alla ricerca di se stesso, esperienza comune a ogni uomo.

La regia e la sceneggiatura sono di Fulvio Calderoni mentre è di Andrea Perrotta

della e-Bag l’intuizione di dare a questo spettacolo una valenza multimediale.

Preziosa la collaborazione del professore Luigi La Rosa, autore del “Teatro di

Calabria”, che ha affiancato gli attori nel percorso interpretativo.

“ULISSE NELLA TERRA DEI FEACI”

- READING -

Produzione originale del Festival d’Autunno.

Prima Nazionale

Da un’idea di Antonietta Santacroce

con

Maria Rita Albanese e Salvo Venuto, attori

Immagini e effetti speciali e-Bag


P E R S O N A G G I

Irina Kashkova, Direttrice

del Russian Ballet College e

del Concorso Internazionale

della Città di Spoleto, si

racconta al manager

Antonio Desiderio

Cara Irina, grazie innnanzitutto della tua disponibilità ad incontrare i nostri lettori. Partiamo dai tuoi esordi e di

come ti sei avvicinata alla danza

Da piccola studiavo pianoforte al conservatorio di Donezk, ma mia madre si accorse che non riuscivo a stare ferma e

quindi decise di iscrivermi ad una scuola di danza locale all’età di 7 anni. A 13 anni ho superato l’audizione per Accademia

Nazionale di Danza Bielorussia dove mi sono diplomata nel 1981 come ballerina professionista.

Dopo aver danzato presso varie compagnie decidi di dedicarti all’insegnamento e, nel 1990, inizia la tua

professione di insegnante proprio qui in Italia……

La mia esperienza di insegnante comincia nel 1989 a Sirmione e Tindari, come docente in stage organizzati dall’Unesco.

Nel 1990 sono stata invitata ad insegnare a Palermo nella scuola diretta da Angela Abbigliati e nella scuola diretta da

Marisa Benassai dove studiava una giovanissima Eleonora Abbagnato. Rimasi a Palermo fino al 1994. Successivamente

mi trasferii a Sanremo e cominciai ad insegnare presso l’ Accademia Grace di Montecarlo, diretta da Marika Besobrasova.

Dopo tre anni di esperienza maturata a Montecarlo, per motivi familiari, mi sono trasferita a Genova dove, nel 2001, ho

aperto una mia piccola scuola

Dal 2008 dirigi il Russian Ballet College, struttura accademica sotto il Patrocinio del Consolato generale della

Federazione Russa di alto livello per la formazione di ballerini professionisti, nella quale ricopri il ruolo di

Direttore. Quanta responsabilità comporta questo?

La responsabilità è sicuramente enorme perché i genitori ti affidano i propri figli per anni, e devi cercare di dare agli allievi

non solo una professione altamente qualificante, ma anche una educazione degna del ruolo artistico che andranno a

ricoprire nella società.

Quali criteri adotti per selezionare un danzatore che deve fare un percorso professionale?

Noi prendiamo in forte considerazione le qualità fisiche e la propensione verso la professione di ballerino/a. Ovviamente i

ragazzi entrano in Accademia attraverso il superamento di una audizione, durante la quale cerchiamo di analizzare le

possibilità di crescita nella tecnica e nell’apprendimento delle varie fasi di studio

Come si svolge una giornata tipo per un allievo nella tua Accademia?

La mattina colazione alle ore 7 e poi a scuola, liceo o scuola media, con le quali abbiamo varie convenzioni. Dopo la

scuola tutti a pranzo, per poi continuare con le lezioni fino all’ora di cena.Anche dopo la cena si torna in sala per prove di

eventuali spettacoli o, in alternativa, studio del repertorio.

Tra i tuoi allievi, citiamo Timofej Andrijashenko, attuale Primo Ballerino del Teatro Alla Scala di Milano. Lui si è

completamente formato con te. I tuoi ricordi…

I miei ricordi sono tantissimi, piacevolissimi e ricchi di soddisfazioni. L’ho visto crescere sia dal punto di vista umano che

come ballerino, man mano che passavano gli anni. Lui è arrivato a Genova nel 2009 ed è vissuto nel college fino al 2014 .

Ovviamente, il ricordo più importante è legato alla vittoria, nel 2013 della medaglia d’oro al Concorso al Teatro Bolshoi di

Mosca. Altro momento emozionante, che porterò sempre con me, è il suo esordio come primo ballerino nell’aprile 2015

nel balletto Giselle, quando ha interpretato il ruolo di Albrecht al Teatro alla Scala di Milano. Ancora oggi siamo in ottimi

rapporti e ci sentiamo quasi ogni giorno al telefono. La cosa più bella è proprio questa. Tima è un ragazzo riconoscente e

non dimentica coloro che lo hanno aiutato .


P E R S O N A G G I

E dopo questi importanti traguardi, nel 2012 hai preso in mano le redini del prestigioso concorso di danza della

Città di Spoleto, ed il prossimo anno sarà il decennale sotto la tua direzione. Come hai affrontato questa

importante traguardo della tua carriera?

L’ho affrontato mettendo a disposizione di questa manifestazione tutta la mia esperienza e le mie conoscenze nel mondo

della danza, portando il concorso ad un alto livello internazionale riconosciuto da tutti. Ho iniziato questo rapporto come

assistente del Prof. Alberto Testa che poi, nel 2012, mi ha passato il timone della Direzione Artistica. Certo, ho cambiato

alcune cose ma, alla fine, le mie scelte si sono dimostrate vincenti. E siamo giunti insieme a Paolo Boncompagni alla

trentesima edizione

Importanti collaborazioni anche con la Cina con cui il concorso è in gemellaggio….

Non è una cosa facile, soprattutto in questo periodo di pandemia. Comunque, una prima edizione l’abbiamo portata in

porto e, nell’aprile 2022, dodici giovani ragazzi cinesi parteciperanno al concorso, in quanto selezionati da una giuria

composta da me, Julio Bocca e Francesco Ventriglia. Un grazie anche all’aiuto ed al lavoro di Lorenzo Zhu. nostro anello

di collegamento, con IDCSpoleto-China

Cosa rappresenta per te la danza?

Tutto, è la mia vita

...educazione

degna del ruolo

artistico che

andranno a

ricoprire nelle

società.

la danza...

è

la mia

vita


P E R S O N A G G I

FORTUNATO

VERDUCI


P E R S O N A G G I

Fortunato Verduci. Attore e musicista di origini calabresi. Nella sua musica troviamo e sentiamo le sue origini, mentre nel cinema

abbiamo un personaggio dall’aria cattiva. Con i suoi occhi neri e profondi, i suoi capelli che ricordano le onde del mare e la sua

altezza, che certamente lo portano, senza troppi abbellimenti a svolgere quei ruoli di bello e tenebroso. Un po’ come cantava la

Nannini nel “Bello e impossibile”. Lo troviamo nel ruolo di “Henchman” nel film “Lo Spietato” con la Regia di Renato De Maria.

La pellicola è un adattamento cinematografico del romanzo Manager Calibro 9 scritto da Pietro Colaprico e Luca Fazzo.

Con la produzione affidata a Bibi Film e Rai Cinema. Nella televisione in "ZeroZeroZero" Regia di Stefano Sollima .

E "Trust: il rapimento Getty" Regia di Danny Boyle - nel ruolo di Henchman.

Musicista nella colonna sonora dell'episodio 8 di "Trust: il rapimento Getty" diretto da Emanuele Crialese, in vari Tour internazionali

con gruppo folkloristico, Stage condotti presso lo IALS di Roma e in varie collaborazioni con Ambrogio Sparagna e Orchestra

Popolare Italiana.

Ciao Fortunato.

Come è stato lavorare nel film “Lo Spietato” e come è stato

lavorare accanto al protagonista, interpretato da Riccardo

Scamarcio?

Lavorare con Scamarcio è stato interessante, stiamo parlando di

un attore che ha fatto oltre 80 film. Una persona molto

disponibile, umile nel chiedermi la pronuncia di alcune battute in

dialetto calabrese.

C'è da imparare da uno come lui, ed io mi sono arricchito nel

vederlo in azione. Oltre a Scamarcio, bello tutto il cast.

Come ti sei sentito nel ruolo di “ Henchman”?

Beh, un ruolo quello da cattivo che mi ritrovo spesso a ricoprire

ma in realtà sono l'opposto. È stato "strano" entrare nella testa di

un malvivente e ipotizzare il suo atteggiamento. Il cinema è

questo, a volte sei un cattivo altre un buono. Alla fine è questo

ciò che amo, entrare nei panni di un'altra persona, e per questo

devo ringraziare la mia prof nonché regista Marta Gervasutti per

avermi donato i mezzi per farlo.

Invece chi è Fortunato Verduci?

Fortunato Verduci è la persona più semplice del mondo, con la

curiosità e la voglia di imparare sempre. Per me la vita è un

continuo arricchimento, dalle persone nuove che incontro, al

lavoro, alla musica. Sono supportato da una splendida famiglia

che mi ha insegnato come stare al mondo con dignità. Detesto

qualsiasi forma di discriminazione!

Per me vale una frase già fatta : bisogna creare ponti, non muri!

La vera bellezza sta in questo.

La tua vita si svolge tra la tua terra di origine, la Calabria e la

città eterna, Roma. Di certo la Calabria ti lega ai tuoi natali,

mentre Roma alla tua professione di attore. Quasi, come se

ci fosse quel cordone ombelicale che ti lascia andar via ma

poi ti tira a sé . lasceresti mai la tua terra? E cosa pensi di

coloro che abbandonate le loro origini, le rinnegano, anche

nascondendo il loro accenti regionali?

Io amo la mia terra, e sono orgoglioso di essere calabrese,

perciò non lascerei mai la mia terra! Mi assento ma torno! La mia

terra è un punto di partenza ma anche un punto d'arrivo. Ed è

sempre fonte d'ispirazione artistica per me. Sono anche

fortunato non solo di nome, perché la Calabria ha una storia

meravigliosa, l'arte la respiri e la vedi dappertutto. Per quanto

riguarda la gente che rinnega le proprie origini io non mi sento di

giudicare, perché la Calabria è una terra con tanti pregi ma

anche con dei difetti "storici", anche se ultimamente sembra stia

cambiando e ne sono felice. Forse il lato più brutto di noi

calabresi è il giudizio, il continuo giudicare anche quando non

viene chiesto di farlo. Ma, detto questo, non bisogna perdere le

proprie origini, anzi, tutti dovremmo fare qualcosa per migliorarla

questa terra. Combattere il luogo comune con la cultura in ogni

sua forma.

Tu hai svolto ruoli sia per il cinema che per la televisione.

Quando potremmo vederti in teatro?

Spero presto! Mi piacerebbe tanto, anche se in estate ho fatto un

corto teatrale sui Bronzi di Riace insieme a Walter Cordopatri e

la Scuola di recitazione della Calabria. Una bellissima

esperienza che mi ha visto dar vita a uno dei bronzi.

Entriamo un po’ nel tuo privato. Per tutte le lettrici che

guardando le tue foto, sono un po’ curiose. Qual è la tua

situazione sentimentale attuale?

Fortunato, comincia la risposta sorridendo e, subito dopo,

esclamando : “Domanda di riserva?” continuando a sorridere.

Scherzi a parte sono impegnato

Quali sono i tuoi obiettivi e lavori prossimi?

In questo periodo sto facendo alcuni provini per dei

lungometraggi che spero vadano in porto. Per quanto riguarda la

musica sono direttore artistico di un festival che si chiama

"origini" e si svolge nel mio paese Motta San Giovanni RC, da

due anni fermo per la pandemia che ci ha messi a dura prova,

ma spero di poterlo organizzare il prossimo anno ancora meglio

dei precedenti. Perciò trasmettetemi tanta energia positiva!

Infine vorrei citare Emanuele Crialese, un grande regista ma,

soprattutto, la persona che mi ha scoperto in trust e mi ha dato

l'opportunità di poter recitare. Non solo, la scena della tarantella

nell'episodio 8 di trust è stata organizzata insieme. Ovviamente

perché lui ha voluto così, in maniera categorica.


P E R S O N A G G I

Kamil Pawel

Jasinski

ph © Monica Irma Ricci - @i.r.m.a19


P E R S O N A G G I

Kamil Pawel Jasinski, classe 1994.

Corpo di ballo produzione Tutù (Francia)

ph © Monica Irma Ricci - @i.r.m.a19


P E R S O N A G G I

Ballerino poliedrico che

spazia dal modern, all’hip

hop e alla break dance.

La sua bravura ha convinto

anche gli stilisti Dolce e

Gabbana.

ph © Monica Irma Ricci - @i.r.m.a19


P E R S O N A G G I

Alberto del Prete, nasce a Pesaro dove

inizia a studiare danza all’età di 11 anni. Il

suo stile di danza spazia dal modern,

all’hip hop e alla break dance. All’età di 19

anni si trasferisce a Roma, dove inizia a

lavorare in varie trasmissioni televisive

come Italia’s got Talent, I Migliori Anni e

Carramba che Fortuna. Nel 2013 si

trasferisce a Macau per prendere parte

allo show Taboo di Franco Dragone con

coreografie di Veronica Peparini, dove

rimane per oltre un anno. Nel 2015 ha

l’opportunità di lavorare con Giuliano

Peparini nel musical “Romeo & Giulietta

Ama e cambia il mondo”. In ambito

commerciale nello stesso anno affianca le

Fifth Harmony agli EMA ed è tra i ballerini

di XFactor. Nel 2017 fa parte del corpo di

ballo di Alessandra Amoroso in “Vivere a

Colori Arena” e nel 2018 di Baglioni nel

suo Al Centro Tour e a Sanremo. Ha fatto

parte dei ballerini professionisti di Amici18,

Amici19, Amici20, Amici Speciali, Amici

Celebrities e nel 2021 ha partecipato alla

sfilata a Venezia per Dolce&Gabbana con

la direzione artistica sempre di Giuliano

Peparini.

TuttoBallo

ph © Monica Irma Ricci

@i.r.m.a19


E X P E R I E N C E

di

Patrizia Mior

IG @mior.ganizzo

FB @Patrizia Mior


E XE X P E R I E N CCE

E

TuttoBallo

Non mi dilungherò molto nel raccontare

l’esperienza del boudoir, del resto,

sarebbe come sminuirla, si tratta di una

cosa assolutamente introspettiva,

soggettiva, a cui ogni donna, beh ...

reagisce a modo suo, quindi stringendo…

VA VISSUTA!

Quello che voglio condividere in queste

poche righe è legato strettamente al

momento forse più intimo e personale in

assoluto, ovvero quando, nell’intimità di

casa nostra, togliamo le ciglia finte e

dismettiamo i panni della “femme fatale”, il

momento in cui, facciamo i conti con noi

stesse, lontano dagli scatti, dai discorsi

motivazionali e perché no… dalle paure

che ci avevano assalito fino a qualche

minuto prima di farci coccolare dalle

sapienti mani di Giulia e Daniela.

Si care lettrici, è capitato ad ognuna di noi, non mentite… perché io vi vedo eh!! Siete tutte lì, ancora con l’adrenalina

addosso tornando a casa contente, talmente contente che vi sembra di avere il sedere alla J.Lo e una taglia in più di

reggiseno (tanto siamo tronfie).. Come lo so?! Beh, ci sono passata!

E sapete cosa è successo a me…. Beh… mettetevi comode che mo vi “faccio io lo spiegone sul boudoir!”

Quel ricordo è ancora vivido in me, truccatissima in macchina cantavo a squarciagola tamburellando con le dita sul

volante… ogni tanto sbirciavo il mio super sguardo nello specchietto retrovisore della macchina e pensavo “ammazza che

bbbona!!!”.

Arrivata a casa, ricordo che la prima persona che vidi fu mia madre… la quale non mancò di ricordarmi che

somigliavo a quelle “belle signore che portano in giro carovane circensi…” ah, le mamme… a volte ti danno di quelle botte

di autostima che Luca Mazzucchelli… levati proprio! (per chi non lo conoscesse è lui @lucamazzucchelli, ed è BONO

VERO!). Ricordo però, che questa frase, in un altro momento mi avrebbe ferita o perlomeno incupita, ma quel giorno no…

io quel giorno ero la più Manza della terra, mi sentivo così, camminavo a testa alta al punto di “scegliere” di non dar peso a

quella battuta (anche perché non era nient’altro che quello, una battuta!).

Andai a cambiarmi, ancora cantando e mi guardai allo specchio, non avevo voglia, (o forse avevo paura) di struccarmi tanto

mi vedevo bella, per la prima volta dopo anni, ero come quelle belle torte che fotografi e ti spiace tagliare, però che cavolo…

era la mia rinascita, quind .i.. sotto sotto era un po’ il mio compleanno, e la torta… al compleanno, ci vuole!

Decisi di struccarmi e rimasi piacevolmente stupita, man mano che toglievo il trucco dal mio viso, la sensazione non

cambiava, ero ancora bella, ero ancora io!


E X P E R I E N C E

E X P E R I E N C E

Pensai che fosse frutto dell’adrenalina che mi scorreva nelle

vene, del resto era la mia prima volta, e in questo caso ... fu

proprio il tempo a smentirmi! Il giorno dopo, appena sveglia,

con gli occhi ancora sporchi di sonno, ero ancora bella, dopo

aver deterso il viso, lo ero ancora… davanti allo specchio che

per anni mi aveva aiutato a punirmi, finalmente ero bella… con

i miei Kg in più sui fianchi con l’addome rilassato… non mi ero

mai sentita così bene, capii che non era adrenalina, era

semplicemente un altro modo di guardarmi, un altro modo di

amarmi. Ho imparato anche attraverso il boudoir, ad amare ciò

che temevo, con onestà emotiva, consapevole delle rughe,

delle smagliature, del tempo e, soprattutto, del fatto che non

possiamo piacere a tutti, ma che dobbiamo piacere a noi, con

le nostre contraddizioni, con i nostri cambi d’umore, con la

nostra fame da ciclo e, cosa ancora più importante… ho

imparato a mettere con precisione chirurgica dei favolosi

cerotti di marca “sticaxxi” dove prima mettevo le lacrime.

Fare questa esperienza non mi ha resa “leggera”

nell’accezione negativa del termine, perché si sa, molti uomini

vedendo quelle foto potrebbero pensare che una donna sia

così, facilmente “oggettificabile” … Guardando quelle foto, le

mie foto, ho visto una donna che dopo tante battaglie con se

stessa ha deciso di fermarsi e regalarsi un “momento” solo

suo, una donna che ha deciso di tirare su la testa invece di

guardare solo dove stavano andando i piedini nel corso della

sua tortuosa risalita e godersi finalmente il panorama, ho visto

fragilità, incomprensioni, e tanto coraggio.

Questo è ciò che

ho visto, e questo è quel che vedo in ogni scatto di Daniela ...

perché non è solo il momento dello shooting, è una ripartenza,

una introspezione, un tirare fuori ciò che nemmeno pensavamo

di avere dentro. Oggi, a distanza di quasi un anno, ho

l’armadietto emotivo pieno di “cerotti” e degli splendidi scatti

che mi piace guardare di tanto in tanto con orgoglio, e per un

caso strano della vita, ho due nuove amiche, Dany & Giuly,

che mi ricordano quanto io in realtà sia davvero “manza” anche

la mattina con gli occhi “sporchi di sonno”. Credetemi, c’è

molto di più di quanto possiate immaginare dietro uno scatto, e

ve lo dice una che ha rinunciato ad immortalare 20 anni di

ricordi per paura della propria immagine. Scattate in pace!

Fine dello spiegone!!


F FO O T O G R A FFI AI

A

MAGGIO DANZA

MON AMOUR

foto e testo di Luca di Bartolo


F FO O T O G R A FFI AI

A

Nel 2006 avevo incontrato MaggioDanza con 'I Dialoghi

sulla Deposizione' di Vigilio Sieni sotto la direzione di

Giorgio Mancini.

Da questa esperienza avevo tratto un volume fotografico

nel 2012.

Eravamo in pieno periodo di battaglia contro la chiusura

della compagnia e mi ero schierato nel mio piccolo su

social contro tale prospettiva, avevo criticato apertamente

anche il direttore della compagnia Francesco Ventriglia

(assieme ad uno dei decani napoletani della fotografia di

danza in Italia tra i pochi fotografi a schierarsi credo),

avevo ascoltato le parole di alcuni danzatori 'demoliti nel

loro spirito artistico e umano', ascoltato le parole poco

lusighiere di certi produttori di accessori per la danza

verso certi danzatori accusati di 'timbrare il cartellino'

come fossero operai e non artisti.

C'era stato lo sciopero in occasione della prima dello

spettacolo di Sylvie Guillem e tanti altri avvenimenti!

Tante cose accadevano, ma era chiaro che la volontà

politica era quella di chiudere la compagnia e che

sarebbe accaduto senza che nessuno potesse evitarlo,

Personale invitato a lasciare il posto con una somma di

accompagnamento, tante cose accadevano.

Si sentiva che poco tempo restava da vivere a

MaggioDanza, una cosa davvero vergognosa, dopo che

che già altre compagnie aveva fatto la stessa fine e altre

l'avrebbero fatta.

Così era l'ottobre del 2013 in cui ricevetti l'autorizzazione

a seguire la messa in scena di “GISELLE, ou LE WILLIS”,

Coreografia, drammaturgia, scene e costumi di Giorgio

Mancini

Parte dei danzatori mi conoscevano proprio per quei

Dialoghi di Sieni e per il volumetto che avevo realizzato.

In compagnia c'erano ancora tutti coloro che avevano

partecipato a quella esperienza oltre a nuovi danzatori

che non conoscevo.

Due giorni al Teatro Comunale, anch'esso destinato ad

essere demolito!

In sala prove, nei camerini, dietro le quinte durante la

messa in scena.

Per me è stata l'esperienza più bella e profonda assieme

ad una compagnia.

MaggioDanza era stata la compagnia con cui avevo

realizzato il mio primo lavoro fotografico sulla danza di

una certa completezza, ora ero li forse per l'ultima volta a

seguirli. In camera da letto ho due foto appese al muro di

quelle due giornate.

Leone, Pierangelo, Gaia, Letizia, Michelangelo, Gisela, il

maestro Novelli, che avevo già incontrato e poi

Margherita (che mi ospitò a casa sua) Zhani, Silvia,

Cristiano, Francesco, Kristina e Michele, Linda e poi altri

di cui non sapevo il nome.


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M U S I C A

Dancefloor è uno spettacolo dedicato al ballo, al ritmo e alla musica che supera i generi, gli

stili e le nazioni, per raccontare la storia di un’utopia diventata realtà. Un viaggio per

ripercorrere le tappe fondamentali di un progetto che ha ridefinito il concetto stesso di world

music, ispirando decine di esperienze analoghe in Italia e nel mondo, e facendo dell’Orchestra

il segno tangibile di una scommessa possibile: tenere insieme continenti diversi con le loro

culture, i loro suoni e la loro storia.

“Sarà uno show in cui la musica, il ritmo e il ballo saranno di nuovo gli unici protagonisti e che

rappresenta per l’Orchestra di Piazza Vittorio un ritorno alle origini e, contemporaneamente,

un salto nel futuro, affrontati con lo spirito fresco di un diciottenne e la consapevolezza

dell’esperienza accumulata in questi anni. Si balla per fare l’amore, per esprimere gioia, per

lottare, per scandire il tempo del lavoro e anche per pregare. E sarà questo il fulcro del nuovo

concerto: una curiosa pista da ballo fatta di ritmi e storie diverse.” (Mario Tronco)

Dancefloor passerà in rassegna questo entusiasmante percorso, attraverso le tappe della

storia di un ensemble nel frattempo diventato formazione stabile e ormai rodatissima che,

partendo dalla musica tradizionale, mischiandola e intingendola con rock, pop, reggae, e

classica, ha portato in giro per i palchi e i teatri di tutto il pianeta un originalissimo “suono del

mondo”.


F OMT MU OU GS RI C A

F I A

BANDADERTÉ

Quando la musica

reggae

“bussò” in Italia.

In occasione del 71 esimo compleanno della grande Bertè, (20 settembre) è stato pubblicato il vinile “Bandabertè”: ultima

pubblicazione della 70Bertè – Vinyl collection, in versione inedita da collezione: LP 180 GR. Limited Edition Clear Blue Vinyl

(disponibile su Amazon.it, BTF.it, IBS.it, Mondadori.it e nei migliori negozi di dischi).

Pubblicato originariamente nel 1979 dalla CGD, "Bandabertè" è il quarto progetto discografico di Loredana Bertè, il primo ad

essere acclamato all’unanimità dalla critica ottenendo un enorme riscontro commerciale. L’album è composto da nove tracce,

tra cui sette inediti e due cover di Lucio Battisti (“Prendi fra le mani la testa” e “Macchina del tempo”), rilette in chiave reggae.

L’album può essere considerato a tutti gli effetti la svolta musicale per Loredana Bertè: Mario Lavezzi alla produzione, Tony

Mimms agli arrangiamenti, insieme ad un gruppo di eccezionali musicisti, introducono sonorità innovative che rendono

“Bandabertè” un autentico capolavoro.

Nel disco è altrettanto vivida l’impronta di Ivano Fossati, il quale diede un nuovo approccio "cantautorale" al progetto e scelse

il titolo Bandabertè (nome del gruppo di musicisti che accompagnò la cantante in sala di registrazione e che segue tutt’ora

Loredana in tournée).

Lo stesso Fossati firma testo e musica di “Dedicato”, già singolo di successo del 1978, che consacra definitivamente la Bertè

al grande pubblico. Brano simbolo di tutto il disco è l’iconica “...E la luna bussò”, hit dell’estate ’79 da 400 mila copie vendute e

uno dei primissimi esempi di reggae all’italiana. Con l’uscita dell’LP “Bandabertè”, si conclude la “70Bertè - Vinyl collection”, la

serie evento di ripubblicazioni in vinile da collezione di alcuni degli album più belli di Loredana Bertè: “Loredanabertè”

(09/2020), “Fiabe / Anima vai" (11/2020), "T.I.R." (04/2021) e "Traslocando", (06/2021) e ora “Bandabertè”


T A N G O

LA DONNA NEL TANGO:

milongandoblog.wordpress.com


facebook.com/lamilongadialvin


T A N G O

Quando il tango si emancipò dalle sue origini antiche, legate alla cultura degli schiavi africani, si collocò in un ambito

prevalentemente maschile, confinato nei suburbi e dei postriboli, dominato dalla figura del compadrito, l’uomo arrogante e

prepotente messo ai margini della società. L’ambiente del tango era evidentemente di stampo maschilista e corrispondente

ad una visione patriarcale. Pertanto, il ruolo della donna fino alla prima decade del ‘900, veniva dipinto come di asservimento

ai piaceri dell’uomo: era prostituta, ballerina di cabaret, un trofeo da esibire. Naturalmente la musica non poteva ostentare

questo maschilismo sproporzionato, tuttavia la discriminazione di genere compariva nei titoli allusivi e nei testi di molti tanghi

primitivi. Alcuni esempi: “Concha sucia” (vulva sporca), “Con qué tropieza que no dentra” (con quale inciampo che non entra),

“El serrucho” (la sega a mano), “Cachucha pelada” (cappuccio sbucciato), “La concha de la lora” (il guscio del pappagallo).

In questo dominio maschile si distinsero delle eroine che ebbero il coraggio di rompere il monopolio dell’uomo nel tango,

riscattando il proprio ruolo di protagoniste e quello dell’intero genere, con lo scopo di affermare una giusta considerazione e

rispetto.

L’impatto fu talmente significativo che, ad esempio, già nel 1905 venne scritto il tango “La Morocha” concepito per essere

cantato da una voce femminile; e così fu a Parigi, ad opera di Flora Rodríguez Gobbi.

Tra le prime donne ad entrare nel tango vi fu Pepita Avellaneda, cantante uruguayana, che a partire dalla fine dell’800 non

ebbe timore ad esibirsi in diversi teatri e cabaret come il Palais de Glace e l’Armenonville; l’unico compromesso che dovette

accettare fu quello di vestirsi da uomo per poter calcare il palcoscenico, tuttavia si presentava al pubblico cantando versi

inequivocabili come “A mí me llaman Pepita, jai, jai, de apellido Avellaneda, jai, jai, y cuando canto la milonga, conmigo no

hay quien pueda”. Tra gli interpreti del tango merita una menzione speciale Francisca Paquita Bernardo, la prima donna

bandoneonista, compositrice e direttrice dell’orchestra nella quale debuttò Osvaldo Pugliese. La sua fu una vita breve ed

intensa, morì a 25 anni, ma con il suo talento seppe convertire lo scandalo iniziale del mondo tanguero, a causa del proprio

ruolo, in un trionfo di rispetto da parte dei colleghi maschi. Una curiosità: durante le sue esibizioni vestiva con una giacca

scura ed una gonna larga a fiori con una prudente sottoveste che impediva di scoprirle le gambe quando muoveva il mantice

del suo bandoneón.

Sia la Bernardo che altre musiciste (Fermina Maristany, Tita Maldonado, ecc.), formarono vere e proprie “orquestas de

señoritas”, esibendosi con regolarità nei più prestigiosi cabaret e festival di Buenos Aires. Il movimento di orchestre femminili

fu tale che ben presto i migliori locali della città presentavano il loro programma quotidiano che includeva, nell’ordine, la

performance di un’orchestra giovanile, seguita da un’orchestra di donne ed un’orchestra maschile di spicco per chiudere la

serata. Nell’universo dei parolieri, il primato spetta alla giornalista María Luisa Carnelli. Cresciuta in una famiglia di soli uomini

con un padre autoritario che le proibì di ascoltare quel tango così volgare e sgradevole, si svincolò dalla morsa paterna

ascoltando e ballando clandestinamente la musica che tanto amava. Costretta ad un matrimonio combinato, divorziò presto e

si legò al poeta Enrique González Tuñón. Durante questa relazione scrisse i testi di tanghi famosi come “El malevo” di Julio

De Caro, “Cuando llora la milonga” di Juan de Dios Filiberto, “Pa’l cambalache” di Rafael Rossi. Fu sempre terrorizzata da

una possibile reazione violenta del padre e per questo usò gli pseudonimi di Mario Castro o Luis Mario, che mai cambiò,

neanche dopo la morte del progenitore.

A partire dagli anni ’20 la lista di donne che si avvicinarono al tango fu sempre più lunga; elencarle tutte sarebbe impossibile

e qualsiasi selezione resta, comunque, soggettiva. Alcune figure si distaccarono per la popolarità raggiunta grazie ad un

talento innato, ma anche per le loro vicende private che si intrecciarono con la vita professionale.

Tra queste merita una menzione particolare Ada Falcon, una delle voci più famose del tango tra la metà degli anni ’20 e gli

anni ’30. Raggiunse una gloria inaspettata grazie alle sue performance con l’orchestra di Francisco Canaro, il quale le aprì le

porte della radio, del cinema e del proprio cuore. Lo scandalo provocato da questa relazione clandestina con un uomo

sposato, che scelse di rimanere tale, causò una profonda crisi interiore alla Falcon, la quale, al culmine di un’ascesa

magnifica decise di ritirarsi dalle scene e scomparire dietro le mura di un convento francescano nella provincia di Cordoba. Il

mistero della sua fine e tutte le vicende legate alla sua vita da diva convertita in monaca alimentarono una leggenda che

sopravvive tuttora. Altre grandi voci femminili si alternarono in successi strepitosi durante tutta la Epoca de Oro del tango.

Tita Merello, per esempio, si distinse per la sua forte personalità e le interpretazioni inimitabili, grazie ad una voce unica.

Proveniente dalla campagna argentina, dove ebbe una vita durissima ricca di privazioni, seppe imporsi al grande pubblico

come ballerina, cantante e attrice, forte di una personalità di ferro e di una determinazione che la resero un mito in vita,

ammirata da uomini e donne di ogni età. Fu il grande amore dell’attore Luis Sandrini, già sposato con l’attrice Chela Cordero,

ma anche Tita Merello subì lo stesso destino della Falcon. Tuttavia, Tita riuscì a superare la depressione che ne conseguì

con una straordinaria abnegazione al lavoro. Nonostante molte altre storie con personaggi famosi, Tita non si sposò mai né

ebbe figli; in vecchiaia confessò che i tanti successi e la fama riconosciuta non riuscirono mai a sostituire il desiderio di

essere svegliata ogni mattina dalla voce amorevole di un figlio. La galleria di donne che cambiarono la visione del tango

maschilista dei primi anni include anche altre protagoniste, come Nelly Omar, Libertad Lamarque, Azucena Maizani, Rosita

Quiroga, Sofia Bozan, Susana Rinaldi, Eladia Blazquez, ognuna con la sua storia, ma con il destino comune di aver saputo

riscattare la figura femminile, portandola dalle denigratorie immagini di prostituta e trofeo di caccia ad oggetto del desiderio e

figura materna, elevata al rango di immagine idealizzata.


T A N G O

A partire dagli anni ’20 la lista di donne che si avvicinarono al tango fu sempre più lunga; elencarle tutte

sarebbe impossibile e qualsiasi selezione resta, comunque, soggettiva. Alcune figure si distaccarono per la

popolarità raggiunta grazie ad un talento innato, ma anche per le loro vicende private che si intrecciarono

con la vita professionale.

Tra queste merita una menzione particolare Ada Falcon, una delle voci più famose del tango tra la metà

degli anni ’20 e gli anni ’30. Raggiunse una gloria inaspettata grazie alle sue performance con l’orchestra di

Francisco Canaro, il quale le aprì le porte della radio, del cinema e del proprio cuore. Lo scandalo

provocato da questa relazione clandestina con un uomo sposato, che scelse di rimanere tale, causò una

profonda crisi interiore alla Falcon, la quale, al culmine di un’ascesa magnifica decise di ritirarsi dalle scene

e scomparire dietro le mura di un convento francescano nella provincia di Cordoba. Il mistero della sua fine

e tutte le vicende legate alla sua vita da diva convertita in monaca alimentarono una leggenda che

sopravvive tuttora. Altre grandi voci femminili si alternarono in successi strepitosi durante tutta la Epoca de

Oro del tango. Tita Merello, per esempio, si distinse per la sua forte personalità e le interpretazioni

inimitabili, grazie ad una voce unica. Proveniente dalla campagna argentina, dove ebbe una vita durissima

ricca di privazioni, seppe imporsi al grande pubblico come ballerina, cantante e attrice, forte di una

personalità di ferro e di una determinazione che la resero un mito in vita, ammirata da uomini e donne di

ogni età. Fu il grande amore dell’attore Luis Sandrini, già sposato con l’attrice Chela Cordero, ma anche

Tita Merello subì lo stesso destino della Falcon. Tuttavia, Tita riuscì a superare la depressione che ne

conseguì con una straordinaria abnegazione al lavoro. Nonostante molte altre storie con personaggi

famosi, Tita non si sposò mai né ebbe figli; in vecchiaia confessò che i tanti successi e la fama riconosciuta

non riuscirono mai a sostituire il desiderio di essere svegliata ogni mattina dalla voce amorevole di un figlio.

La galleria di donne che cambiarono la visione del tango maschilista dei primi anni include anche altre

protagoniste, come Nelly Omar, Libertad Lamarque, Azucena Maizani, Rosita Quiroga, Sofia Bozan,

Susana Rinaldi, Eladia Blazquez, ognuna con la sua storia, ma con il destino comune di aver saputo

riscattare la figura femminile, portandola dalle denigratorie immagini di prostituta e trofeo di caccia ad

oggetto del desiderio e figura materna, elevata al rango di immagine idealizzata.


P I T T U R A


P I T T U R A

Stefano Santi nasce ad Acquafredda, in provincia di Brescia, il 26 dicembre 1965. Si laurea in architettura nel 1993,

quando inizia un’intensa attività di progettista nelle zone di Brescia, Mantova, e Verona. Nei primi anni della sua

attività professionale, Santi usa il progetto di architettura per analizzare, comprendere e trasformare il paesaggio.

Utilizza schizzi, disegni, fotografia e osservazione diretta del territorio come strumenti d’indagine. I metodi

dell’architettura portano Santi non solo a comprendere il paesaggio, ma anche a filtrarlo attraverso le chiavi

interpretative dello spazio sociale. Chi ha prodotto questi paesaggi? In che modo le intense attività quotidiane

delle persone hanno costruito questi spazi?

Le risposte arrivano già dai primi lavori ad acrilico e olio su tela dei primi anni del 2000. Queste opere riscuotono

immediato interesse per via della novità dei soggetti, spesso edifici o paesaggi considerati ordinari e brutti, e per

una tecnica espressiva sempre più originale.

Nel 2012, Santi decide di mostrare il proprio lavoro a Acquafredda (BS). Espone poi a Castel Goffredo (MN) nel 2013

insieme al pittore bresciano Angelo Bussacchini, e a Corte Castiglioni di Casatico (MN) nel 2014. Nello stesso anno, il

critico Andrew MacNair invita Santi a esporre all’Elvis Zapp Urban Film Festival di New York.

Nel 2016, Santi vince il primo premio del concorso di pittura estemporanea bandito dal comune di Marmirolo (MN)

che gli dedica una personale nella torre civica. In quell’occasione presenta il suo primo catalogo dal titolo

‘Boundaries: ai margini dell’urbano, ai limiti del figurativo’, edito da ‘Gattogrigioeditore,’ a cura di Ettore Santi e

Leonardo Tonini, con una prefazione di Vittorio Bustaffa. Il comune di Manerbio (BS) organizza poi una sua

personale nella Sala Caminada del palazzo comunale.

Nel 2017, Santi espone a Gazoldo degli Ippoliti (MN) e a Villa Solidea a Castel Goffredo, dove presenta un nuovo

catalogo dal titolo ‘Non sia mai l’obsolescenza dello sguardo,’ curato da Elisabetta Pozzetti. Nello stesso anno,

ottiene la menzione speciale al Premio Mestre - Concorso Internazionale di pittura - dedicato al tema ‘visioni

urbane e industriali’, con l’opera “Via Boragine.”

Nel 2019, Santi espone nella Galleria Aref di Brescia, in Piazza Loggia. Espone poi ad Acquafredda nella loggia del

municipio (‘Lacrime di Colore,’ curata da Rita Piva), e subito dopo nella galleria Galana di Mantova. A dicembre, il

comune di Castel Goffredo gli dedica una personale nella Galleria Bazzani dal titolo ‘Rural,’ dove vengono esposte

quaranta opere raccolte in un nuovo catalogo intitolato ‘L’eccezionalità del quotidiano’ curato da Elisabetta

Pozzetti.

L’ultima personale si è tenuta a settembre 2020, nello spazio Life di Mantova, a cura di Alberto Bernardelli. Per il

2021, è in programma una mostra personale al Galata Museo del Mare di Genova dal titolo ‘Mediteropolis. Le

abitate.’


A R T I G I A N A T O

A R T I G I A N A T O

di

Maria Consiglia Izzo


A R T I G I A N A T O

Libellule di Legno nasce nel 2010 dalla forte passione che

una giovane napoletana, ovvero Rossella Guarino, ha per

tutto quanto viene ottenuto dal legno. “Costruivo presepi fatti

principalmente da casette di compensato, poi ho iniziato ad

ideare e a realizzare oggetti per bambini e per la casa –

racconta -. L’impatto vero e proprio con i primi clienti l’ho

avuto attraverso la partecipazione a mercatini di artigianato

che si svolgevano nella mia città organizzati

dall’associazione “Hobbisti Millemani”, ai tempi l’unica che

riusciva a raggruppare il vero artigianato artistico locale e

non. Fin da subito mi sono resa conto che i miei lavori erano

apprezzati, ciò mi rendeva orgogliosa e soddisfatta. Del

resto regalare un oggetto handmade significa regalare

qualcosa di unico e, quindi, comunicare al ricevente che si

merita un oggetto speciale. Il mio motto è “Quello che voi

chiamate imperfezione noi artigiani la chiamiamo arte””. Col

passare degli anni Rossella ha messo su un vero e proprio

laboratorio attrezzato con materiali, strumenti e macchinari

che le hanno permesso di svolgere in maniera più efficiente

e precisa il suo lavoro.

Ogni oggetto da lei creato si porta dietro una storia, che è

un mix di vari elementi: le richieste fatte dal committente, la

scelta dei materiali da utilizzare – oltre ovviamente al legno

-, la valutazione delle difficoltà da affrontare durante la

creazione, il giudizio dell’oggetto ottenuto e, finalmente, le

soddisfazioni provate dinanzi al prodotto finito e

consegnato.

Tutte le creazioni di Libellule di Legno nascono da zero e

attraversano diverse fasi. La maggior parte dei lavori sono

progettati su richiesta, molto spesso con personalizzazioni

specifiche; quindi si parte da una prima bozza fatta a matita

per poi passare alla progettazione grafica, da qui si passa al

taglio ed alla rifinitura dell’oggetto. “La parte finale è quella

che più mi rilassa, e cioè quella dove si opera con colori e

pennelli!”, svela Rossella.

Prima dell’avvento della pandemia Rossella era quasi pronta per aprire

la sua prima “bottega”: aveva ben chiaro il progetto da presentare agli

enti preposti per chiedere un finanziamento, aveva individuato la sede,

e accantonato per un po’ di tempo la possibilità di prendersi una pausa

dal suo lavoro. Durante il lockdown ha dovuto fare un passo indietro,

mettere in standby questo suo sogno, a causa dell’incertezza relativa

alle tempistiche della riapertura e soprattutto alla sua durata… E ha

avuto ragione, visto e considerato che i negozi sono stati oggetto di

riaperture a singhiozzo durante il 2020 e il 2021. Ora che la pandemia

sembra indietreggiare, Rossella è pronta a fare uno scatto in avanti:

“Tra i miei committenti ho la fortuna di annoverare la dott.ssa Mariapina

Accardo, psicoterapeuta e fondatrice dell’Associazione “Centro Studi e

ricerca Ateneo”, con la quale ho progettato diverse iniziative legate al

mondo dei bambini; collaboro con numerose wedding planner e tanti

ristoratori, categorie messe a dura prova dalla pandemia. Ci siamo

aiutati a vicenda, e sapere di essere supportata a prescindere da loro in

quanto già estimatori dei miei lavori mi dà il coraggio di riprendere in

mano il mio progetto – racconta la giovane artista -, che riparte con la

linea #PostcardFrom, una collezione di borse interamente realizzate a

mano, ottenute intrecciando filati e legno. Le prime tre sono dedicate

all’isola di Procida (Capitale della cultura 2022) e alla bellissima

Positano. Ne seguiranno altre che ritrarranno gli scorci più belli d’Italia: il

mio obiettivo è quello di raccontare il nostro bel Paese attraverso l’arte e

un oggetto cult per il mondo della moda, ovvero la borsa”.

E’ possibile interagire con Rossella attraverso i suoi profili social

(“Libellule di Legno” è presente sia su Facebook che su Instagram) e

ammirare le sue creazioni attraverso il sito www.libelluledilegno.com.


A R T I G I A N A T O

COME NASCE LIBELLULE DI LEGNO

COME CREA I SUOI LAVORI

La storia raccontata da Rossella Guarino

Libellule di Legno nasce nel 2010 dalla forte passione che

ho per la materia prima da cui prende il nome il brand.

Costruivo presepi fatti principalmente da casette di

compensato, poi ho iniziato ad ideare e a realizzare oggetti

per bambini e per la casa. L’impatto vero e proprio con i

primi clienti l’ho avuto attraverso la partecipazione a

mercatini di artigianato che si svolgevano nella mia città

organizzati dall’associazione “Hobbisti Millemani”, ai tempi

l’unica che riusciva a raggruppare il vero artigianato

artistico locale e non. Fin da subito mi sono resa conto che

i miei lavori erano apprezzati, ciò mi rendeva orgogliosa e

soddisfatta. Del resto regalare un oggetto handmade

significa regalare qualcosa di unico e, quindi, comunicare

al ricevente che si merita un oggetto speciale.

Nel tempo ho sperimentato tanti strumenti e macchinari

che mi hanno permesso di svolgere in maniera più

efficiente e precisa il mio lavoro.

NB: Il mio motto è “Quello che voi chiamate

imperfezione noi la chiamiamo arte”

Il processo

Ogni oggetto creato si porta dietro una storia, che è un mix

di vari elementi, a partire da cosa viene richiesto all’artista

alla scelta finale alle difficoltà fino alle soddisfazioni provate

dinanzi al prodotto finito. Il tutto contribuisce a rendere

unico l’oggetto. Inoltre è un modo per insegnare ad amare

ed apprezzare l’unicità e l’imperfezione.

Tutte le creazioni di Libellule di Legno nascono da zero e

attraversano diverse fasi. La maggior parte dei lavori sono

progettati su richiesta, molto spesso con personalizzazioni

specifiche; quindi si parte da una prima bozza a matita per

poi passare alla progettazione grafica, da qui si passa al

taglio ed alla rifinitura dell’oggetto. La parte finale è quella

che più mi rilassa, e cioè quella dove si opera con colori e

pennelli!

Punti per argomentare

Prima del lockdown volevo raggiungere il mio

obbiettivo, ma la pandemia mi ha fatto fare un passo

indietro proprio per il futuro incerto che oggi tutti noi

viviamo;

Lavori sociali con la dott.ssa Mariapina Accardo,

psicoterapeuta e fondatrice dell’Associazione “Centro

Studi e ricerca Ateneo”;

Lavoro con molte wedding planner anche loro messe

in ginocchio dalla pandemia. Infine mi occupo di interi

arredi di diversi ristoranti, locali che attualmente stanno

soffrendo tantissimo.


G L A S S A R T

di Assia Karaguiozova

@assiakaraguiozova

Racconti ed espressioni attraverso il

vetro, in esposizione durante la

Venice Glass Week.

Un viaggio sulle Nuvole: dai

Balkani fino alla Laguna Veneta,

danzando sulle note di Astor

Piazzola, con uno sguardo al

Bolshoj, dove le luci si improntano

sui volti di Roberto Bolle e di

Svetlana Zakharova, Assia

Karaguiozova alla Bottega Cini,

fornace Nason Moretti


A R T E

DANZARE TRA

LE OMBRE

di Assia Karaguiozova

@assiakaraguiozova

La forma che emerge e si ferma

cristallizzata.

Nasce una nuova Nymphaea

bianca e blu in connessione tra

mari, cieli, arte e navigazione.

Il collegamento tra più mondi.

Sentimento.

Disegnare con la corda, ascoltare i riflessi

della musica.

Lasciarsi andare all’unisono del movimento

sinuoso.


autorità.

FF O O D A RA TR T

di Assia Karaguiozova

@assiakaraguiozova

La scultura di Pane, portata per

l’occasione dal Duomo di

Milano, simboleggia l’Unione di

esperienza, d’impegno, di

cultura e d’arte dell’intera Italia

Riflessione importante per un

Futuro nuovo.

A Mestre, graziosa perla del

Veneto, la Terza edizione di Pane

in Piazza, Celebrazione del lavoro

prezioso dei panificatori e della

Tradizione del settore. Una

manifestazione che ha coinvolto

con entusiasmo, tra piazze ed il

Museo del Novecento, cittadini, il

Comune di Venezia, sponsor e


L I B R I

LA RAGAZZA CON LA STELLA BLU

Rubrica a cura del blog

"Il COLORE DEI LIBRI"


http://ilcoloredeilibri.blogspot.com/

LA RAGAZZA CON LA STELLA BLU

di Pam Jenoff

Prezzo: 9,40 € | Ebook: 4,99 € |

Pagine: 352 | Genere: Romanzo |

Editore: Newton Compton |

TRAMA

Cracovia, Polonia. 1942.

Sadie Gault, diciottenne ebrea, è costretta a

fuggire dai rastrellamenti nazisti nel ghetto e

si rifugia con la sua famiglia nel labirinto

fognario sotto la sua città.

Ella Stepanek, giovane polacca cattolica di

buona famiglia, ha conservato molti dei

precedenti privilegi, perché la sua matrigna

rimasta vedova collabora coi tedeschi e li

blandisce con ogni mezzo, più o meno

spregevole.

Dal loro incontro casuale nasce un’amicizia

impossibile, ma intensa e profonda, un

affiatamento in bilico tra due mondi che

possono incontrarsi solo mettendo a rischio

entrambe e che cambierà le loro vite per

sempre.

Recensione di Paola Clerico

È molto difficile parlare di questo romanzo senza fare spoiler, perché le sensazioni e le

emozioni che suscita sono strettamente legate alla storia, tuttavia, cercherò di fare del

mio meglio, perché io l’ho amato fin dalle prime pagine. Un altro libro sulla Shoah, su

nazisti ed ebrei.

Ci sono il ghetto, i rastrellamenti, la Resistenza, le armate clandestine, le persecuzioni, i

posti di blocco. Un mondo parallelo di sovversivi che combattono i tedeschi nell’ombra.

Eppure, non è il solito libro sulla Shoah: qui essa è solo la cornice delle vicende, c’è, lo

sappiamo e la respiriamo, è il MOTIVO per cui la storia accade, ne è la causa, ma non è

la protagonista, è un pretesto per raccontare molto di più.

Il contesto storico è veritiero, e la trama vi è ben inserita, arricchita anche dai termini in

lingua originale che lo rendono più reale.

Narrato in prima persona, a capitoli irregolarmente alterni tra Sadie ed Ella, ci presenta il

contrasto tra le loro vite. Due vite che corrono parallele, una sulla superficie della città,

l’altra appena sotto, fino a incrociarsi.

Il sovvertimento del mondo che entrambe conoscevano, la perdita degli equilibri, l’odio

che trasuda dagli ordini abbaiati dai soldati e che nessuna delle due riesce a capire le

cambia e cambia le loro abitudini, le loro priorità.

Prima tutti vivevano insieme, fianco a fianco, polacchi, ebrei e osservanti, finché

improvvisamente per decisione altrui, questo non è più possibile e ognuno comincia a

vedere le differenze che altri hanno sottolineato e che prima, nessuno notava.

Nessuno si fida di nessuno, la denuncia è all’ordine del giorno, per avidità o per

minacce.

“La guerra arrivava e portata via tutto ciò che ci apparteneva, ci toglieva anche la terra

da sotto i piedi facendola a pezzi”.

Due ragazze più o meno coetanee, e apparentemente così diverse da non esserlo

affatto: le due ragazze stesse, vedendosi per la prima volta, si credono differenti. Si

percepiscono il dolore, la rassegnazione, l’umiliazione di Sadie e la vergogna di Ella che

per la prima volta si rende conto dei suoi privilegi.

“Chiusa nella mia gabbia dorata non mi capitava spesso di vedere le difficoltà che la

gente comune doveva affrontare ogni giorno”.

Eppure, tanti elementi – che non posso rivelare – le accomunano, in amore, in famiglia,

entrambe sole in qualche modo, entrambe con un sogno che appare irrealizzabile in un

mondo distrutto nel quale sono precipitate.

“Non sapevo che fosse possibile, per gente come noi, sognare così in grande,

specialmente in quel momento”.

Poi l’incontro, fortuito e pericoloso e il loro reciproco attrarsi per curiosità prima,

necessità dopo, con l’incoscienza di ogni adolescente. La nascita di un’amicizia che

supera ostacoli e differenze, che sfida il rischio della morte e della prigionia: troppo

pericoloso essere catturata per Sadie e altrettanto pericoloso per Ella non denunciare il

nascondiglio di un ebreo.

Per gran parte ambientato nelle fogne, uno spazio angusto, asfissiante, insalubre e

claustrofobico, eppure è denso di emozioni e contenuti intensi, condensati in poco

spazio. Si percepiscono in Sadie la paura, il dolore, l’incertezza e la speranza. Restare

nascosti è indispensabile per sopravvivere, le fogne sono “gabbia e salvezza”. Tutto ciò

che dovrebbe essere normale sembra strano, estraneo, lontano, tuttavia necessario:

nonostante tutto, alcuni elementi non si possono essere fermati. La nascita, l’amore, i

sentimenti sono ciò che dà speranza per il futuro.

“Durante la guerra, e specialmente nelle fogne, dove ogni momento poteva essere

l’ultimo la vita sembrava muoversi in modo più rapido. Era tutto amplificato”.

Ispirato ad una storia vera e frutto di ricerca e documentazione da parte dell’autrice, che

rivela alcuni retroscena in una nota al termine del romanzo, pur senza volerlo è la

metafora della pandemia che stiamo vivendo: l’isolamento, l’incertezza del futuro del

lockdown.

Un romanzo davvero commovente che parla di resilienza, amore, amicizia vera, di

determinazione, di sopravvivenza e di famiglia. Ma anche di odio, dolore, sofferenza e

perdita.

Vale la pena leggere anche i ringraziamenti dell’autrice, perché rivelano molto di lei e

sono in qualche modo emozionanti. Cari lettori, non aggiungo altro. Leggetelo.


L I B R I

di Cristiana Ciacci e Teresa Giulietti

In questo libro confessione,

MIO PADRE,

Cristiana Ciacci

LITTLE

figlia

TONY

dell’

Elvis italiano, avvalendosi della collaborazione di Teresa

Giulietti, scrittrice e ghostwriter parmigiana, ripercorre

emotivamente la sua vita e il rapporto complesso tra una

figlia affamata di amore e un padre troppo spesso

distratto e assente che l’avrebbe voluta più simile a lui

“meno complessa, più leggera, una cittadina del mondo”.

Cristiana, senza veli e con la sincerità che la

contraddistingue, racconta i sogni infranti di una

bambina desiderosa di affetto, anni di speranze troppe

volte tradite da un padre vanesio, innamorato della

musica e del suo pubblico, e da una madre emancipata e

intraprendente che non si vuole far schiacciare dalla

figura del marito famoso e che attraversa il mondo

infilata nella sua divisa di hostess. Due genitori insoliti,

assorbiti dalla propria carriera e da una spasmodica

rincorsa all’appagamento personale. Due vite parallele

che solo ogni tanto s’incontrano. Cristiana, attraverso

aneddoti molto privati, rivela un padre del tutto

impreparato a quel ruolo, un uomo bellissimo, tenace,

sognatore, sempre in partenza; a ogni ritorno, la valigia

piena di regali per la sua Cris. Alla ricerca di continue

attestazioni da parte delle donne e con una visione della

vita in totale contrasto con i reali bisogni di Cristiana

bambina, Cristiana adolescente e poi Cristiana giovane

donna, che avrebbe desiderato soltanto una famiglia da

abitare, radici solide per non volare via, lei che “bulimica

d’amore” cade vittima dell’anoressia.

Per anni Cristiana vive come un pacco postale, dopo il

primo vagito viene affidata alla tata Carla, la prima di una

lunga serie, in una staffetta di cento mani (cinquanta

tate) che si succedono di anno in anno, talvolta di mese

in mese. Fortuna che c’è la nonna paterna, il suo angelo

custode, che le trasmette calore e solidità.

La bimba sognante si trasforma in una ragazzina

ribelle quanto fragile che si addormenta nel

retropalco durante i concerti di papà e poi distribuisce

ai fan le sue fotografie autografate. Lei stessa, pur di

stargli accanto, si innamora della musica e della

danza. Aspira ad un suo sguardo compiaciuto, alla

sua approvazione. Non sempre arrivano e così il

padre tanto amato finisce col diventare un nemico da

osteggiare, una delle ragioni dei suoi malesseri.

Non è facile essere ‘figli di’. Non te lo insegna

nessuno, non ci sono regole giuste da poter seguire,

ed è quasi impossibile accettare di essere una figlia

quasi sempre invisibile; o nel migliore dei casi, da

aggiustare. Una figlia continuamente sballottata dalle

aspettative di una madre colta e raffinata che la

vorrebbe realizzata nello studio, e di un padre dedito

alla carriera che, invece, vorrebbe come figlia una

cantante di successo, colorata e spumeggiante come

le sue giacche. Oggi Cristiana è una mamma felice di

cinque figli avuti da tre uomini diversi, ed è una figlia

commossa che ha tanto amato i suoi genitori, pur tra

mille scontri, dissapori e lunghi silenzi. Raccontandoli

nelle fragilità della malattia come nelle passioni più

smodate, vuole restituire verità e trasparenza alla sua

esistenza e alla figura del padre che, nonostante

tutto, le ha insegnato a inseguire i propri sogni, la

propria idea di felicità. Quel padre bellissimo, dal

look impeccabile anche tra le mura domestiche, che

oggi attraverso questo libro ha deciso di perdonare.


V I A G G I


V I A G G I

Visitare i celebri monasteri fortificati ortodossi del Nord della Romania, nella regione Bucovina, è come fare un tuffo nel

passato, precisamente nell’epoca medievale in queste meravigliose terre. Da queste parti la gente crede ancora fortemente

in Dio e coltiva la fede cristiana ortodossa; le persone invecchiano in modo bello, vivendo le loro esistenze lontano

dall’agitazione, dallo stress e del solito caos delle grandi città, ed anche il modo di parlare, i vini dei moldavi sono dolci e la

cucina è prelibata. La caratteristica di questi monasteri sono gli affreschi sulle pareti esterne, considerati “sacre scritture a

colori”. I numerosi i monasteri, sono disseminati nel bel mezzo di una natura ancora selvaggia e tra paesaggi pittoreschi; per

la loro bellezza ed importanza storica, molti di essi fanno parte del Patrimonio Unesco dell’Umanità, come ad esempio il

Monastero VORONET, situato alle falde dei Carpati nel centro del villaggio Voronet a pochi chilometri della città Suceava, è

uno dei più vecchi della regione Bucovina, denominato anche ”La cappella Sistina dell’Est” per il suo straordinario affresco di

una parete esterna, ancora ben conservata, che rappresenta la scena biblica del Giudizio universale, e che ricorda l’affresco

del grande Michelangelo. Costruita nell'anno 1488, nei suoi affreschi domina “il blu di Voronet”, cioè, un colore forte, dalle

diverse sfumature di blu, usato con maestria e grande talento dai pittori del tempo, e che è riuscito a resistere quasi intatto

fino ai giorni nostri proprio grazie alla originalità delle tecniche di lavoro usate dagli artisti dell’epoca. C’è, poi, il Monastero

Sucevita di cui si possono ammirare gli affreschi esterni; Il monastero Moldovita, vecchio di centinaia di anni, le cui le pareti

esterne hanno subito le intemperie del tempo e del clima rigido di montagna, ed i cui affreschi esterni, purtroppo, sono in

parte cancellati. Il monastero Humor, altra perla architettonica, situatato nel vilaggio Manastirea Humorului, nascosto tra

una muraglia di pietra. Una volta entrati nei giardini di questi monasteri pieni di fiori meravigliosi, ovunque si assapora una

splendida sensazione di pace, di serenità. Le casette dei monaci o delle monache sembrano formare un piccolo villaggio

raccolto. Dai balconi delle cassette, gerani rossi e altri fiori dai mille colori abbelliscono ancor di più il luogo ben curato. Lo

sguardo rimane incantato alla vista degli straordinari affreschi, nati dall’immaginazione creativa dei pittori, quasi tutti

anonimi, che hanno introdotto nelle loro composizioni pittoriche molti elementi folklorici, come ad esempio arcangeli che

usano strumenti usati dai pastori di montagna; è molto presente l’aspetto narrativo della rappresentazione delle diverse

scene religiose. All’interno di questi monasteri, oltre agli affreschi, si possono ammirare icone dorate, ricchi e sontuosi

altari , sofisticati candelabri ed oggetti preziosi, vecchi manoscritti, sedie in legno pregiato scolpite con maestria. Le luci

dei volti dei santi dipinti sono affascinanti, e sembrano voler trasmettere sentimenti d’amore. Il raccoglimento in preghiera

in questo ambiente straordinario, quasi irreale ti fa sentire migliore, ti regala quella sensazione di pace e di serenità ,persa

nel vivere la quotidianità frenetica della vita. Delle monache vestite rigorosamente di abiti lunghi, sobri, di color nero

predicano cantando, aspetto caratteristico degli ortodossi davanti all’altare. Fuori, all’aperto, un’ altra monaca vestita di nero

porta sulla spalla una tavola di legno e ogni tanto la percuote con un martello di legno mentre sta compiendo il giro

completo del monastero di Humor. Si ferma a volte per fare degli inchini, vuole attirare i fedeli alla messa serale. La sera

scende lentamente, il tramonto incendia le cime delle montagne, il mormorio del vento autunnale si intreccia con i suoni

amplificati dei canti delle monache e con il suono del martello che percuote la tavola in legno. Suoni intensi che dominano

tutta l’atmosfera della corte interna del monastero, uscendo poi fuori dalle mura in pietra che lo circondano. Il tempo

sembra essersi fermato, sospeso. E con questa sensazione, saluto a malincuore il Monastero Humor, l’ultimo che ho visitato,

con la promessa di tornare a visitare questi magnifici posti, oasi di silenzi, di pace e di intensa spiritualità.

V I A G G I


V I A G G I

d i L u c a A s c i u t t i


HALLOWEEN

SCARY TRIP

V I A G G I


V I A G G I V I A G G I

Halloween è una festa della tradizione americana di cui l'Europa, ed anche l'Italia,

si sono innamorate. Anche se questo amore ha detrattori e miscredenti, il

fascino di Halloween è innegabile e la serata del 31 ottobre diventa l'occasione

perfetta per visitare i luoghi del mistero, andare nei posti più paurosi, dedicarsi

alla visita di cimiteri e di macabri sotterranei, il che è senza dubbio attraente.

Inoltre, quest’anno il 1° novembre cade di lunedì, e d’obbligo scatta il ponte

lungo che inizia il 29 ottobre per tornare a scuola o a lavoro il martedì 2

novembre. Tre giorni interi per una piccola vacanza. Ma dove andare? Queste le

nostre proposte: Quello che ci vorrebbe per una serata del 31 ottobre, in

perfetto stile Halloween, è un'atmosfera un po' inquietante, in bilico tra l'horror e

il surreale.

In Italia ci sono un'infinità di posti che si prestano ad essere location perfette per

l'ultima notte di ottobre ed altrettanti tour ed eventi vengono organizzati per la

festa di Halloween. Potete scegliere tra affascinanti città sotterranee e

catacombe, andare nei paesi abbandonati più belli d'Italia, oppure in un

bellissimo castello con una storia un po' macabra.

Sapete che in Italia ci sono 17 belle città sotterranee (neanche a farlo apposta) e,

tra queste, ci sono Trieste, Narni, Palermo, Siena, Bologna, Napoli, Roma,

Orvieto, Perugia, Matera…

A Orvieto c'è un pozzo che rappresenta i gironi dell'inferno. Si chiama Pozzo di

San Patrizio ed è stato costruito durante il Rinascimento, proprio come memento

di una discesa vertiginosa agli Inferi.

Se sottoterra non ci volete andare perché soffrite un po' di claustrofobia potete

scegliere di passare Halloween in uno dei paesi fantasmi d'Italia. Ce ne sono più

di quanti pensiate. In Basilicata c'è il mitico Craco, abbandonato in curiose

circostanze e mai più ripopolato, Valle Piola in Abruzzo, Bussana Vecchia in

Liguria, Codera in Lombardia, Fabbriche di Careggine in Toscana, Roscigno

Vecchia in Cilento e tanti altri ancora. Uno dei più bei paesi abbandonati d'Italia,

le rovine di Monterano, si trova a due passi da Roma, nel cuore della Riserva di

Monterano. Se, invece, siete appassionati di castelli, vi suggeriamo, in Abruzzo,

Rocca Calascio una rocca abbandonata e diroccata, con tanto di chiesa solitaria

persa tra le montagne brulle, ed è la location di "Lady Hawk", un film che parla

più di amore che di soprannaturale ma, comunque, degno delle atmosfere più

dark. Mentre in provincia di Novara, sulle colline verdi che sovrastano il lago

Maggiore, c'è un castello speciale in stile neo-gotico. Secondo la leggenda il

Castello Dal Pozzo è infestato dal fantasma della bella Barbara, una giovane

donna che nel 400 morì nella torre del Castello di mal d'amore. Prenotando si

può dormire nella torre del fantasma e partecipare alla cena e alla festa a tema

Halloween nel meraviglioso castello.

Niente di più appropriato, per un Halloween italiano, un giro all’interno di uno

dei tanti cimiteri monumentali sparsi in Italia. Tra catacombe, lapidi monumenti

ed acattolici, ci sono posti che meritano di essere visitati (Halloween a parte).

Ovviamente il 31 ottobre la scelta è ancora più azzeccata. Tra i più belli citiamo il

Cimitero Monumentale di Milano e quello Acattolico di Roma.

Per chi invece, sceglie di rimanere a casa, spaparanzato sul proprio divano

divorando pop corn, mele caramellate, Pumpkin pie, Soul cake, con una buona

bevanda consigliamo di vedere una serie tv "Les Revenants" che mette in scena il

ritorno a casa dei morti. Niente di apocalittico e niente zombie, motivo per cui la

serie è davvero inquietante. È stata girata in Francia nell'Alta Savoia (qui trovate

tutti i luoghi di Les Revenants) ma le scene subacquee sono state filmate in

Abruzzo e precisamente a Capestrano (AQ). Qui si trova un fiume, il Tirino, che in

realtà di inquietante non ha nulla; è, anzi, uno dei fiumi più belli e trasparenti

d'Italia, ma per chi ha visto la serie è decisamente il luogo giusto per Halloween.


C U C I N A


C U C I N A

Ottobre è il mese che segna l’arrivo della nuova stagione. Una stagione

meravigliosa, il verde lascia il posto ai colori più caldi. Con l’autunno la

natura cambia, il rosso, il giallo e l’arancio la fanno da padrone, in un

vero e proprio spettacolo di profumi e di colori tipico di questa stagione.

Oltre ai colori ed ai profumi ci si inoltra in percorsi gastronomici con

prodotti tipici di questa stagione. Le castagne, le zucche ed i funghi

riempiono le nostre tavole.

Una delle città italiane che più si identifica con l’autunno è la splendida

Mantova, la città dei Gonzaga.

È una delle più belle città della Lombardia, ricca di arte e cultura.

Situata nella Bassa Padana, Mantova sorge sulla sponda del fiume

Mincio, nel punto in cui le sue acque formano una profonda ansa, che

abbraccia la città e crea il lago Superiore, il lago di Mezzo e il lago

Inferiore. Difatti viene detta la città dei tre laghi.

Mantova è una città ricca di cultura, arte e di una storia millenaria,

inserita nel 2008 nella lista dei patrimoni culturali dell’umanità

dell’UNESCO.

Arrivare a Mantova in zattera è una delle esperienze da non perdere,

navigando lungo il Po, discendendo poi sul fiume Mincio dove si avrà la

possibilità di entrare direttamente in una chiusa per portasi al livello

delle acque che circondano la città. Da qui scendere ad uno degli

attracchi su uno dei tre laghi ed inoltrarsi tra le vie e i viottoli medioevali

che vi porteranno ai più famosi monumenti storici ed architettonici di

Mantova. Decidete, poi, se incamminarvi tra i suoi borghi, oppure, un’

idea carina è girarla in bicicletta.

Innumerevoli sono i luoghi di cultura da visitare, tra cui spicca,

sicuramente, il Palazzo Ducale. Si tratta di uno dei più vasti palazzi di

corte in Europa. Nelle oltre 500 stanze si possono ammirare diversi

tesori degli artisti del Rinascimento, come Tintoretto, Pisanello, Tiziano

e Andrea Mantegna, che fu pittore di corte. Altre meraviglie di

architettura della città sono: Castello san Giorgio e Palazzo Te, piazza

delle Erbe e la Torre dell’orologio adiacente al palazzo della Ragione, il

palazzo del Podestà, la Basilica di Sant’Andrea, la Rotonda di San

Lorenzo, la Casa del Mercante, la Loggia delle Pescherie e la Casa del

Mantegna.

Ma anche i dintorni di Mantova sono ricchi di attrattive naturali e

culturali; consiglio Sabbioneta conosciuta come "la città ideale", e che

è sicuramente tra i borghi più belli d'Italia. Fu edificata dal nulla nella

seconda metà del Cinquecento su modello delle antiche città del mondo

classico, per volontà di Vespasiano Gonzaga. Oggi conserva pressoché

intatta la sua struttura urbanistica, con la possente cortina muraria

difensiva e porte monumentali.

Il mito della fondazione di Mantova trova spazio anche nella Divina

Commedia di Dante Alighieri nel XX Canto dell'Inferno, nel quale Dante

e la sua guida mantovana Virgilio incontrano gli indovini. Proprio

indicando una di queste anime, Virgilio descrive i dintorni della città:

«Fer la città sovra

quell'ossa morte; e per

colei che 'l loco prima

elesse, Mantüa l'appellar

sanz'altra sorte»


C U C I N A

La cucina e l’enogastronomia sono sempre state un fiore all’occhiello per la

città, che risente delle inflessioni emiliane e della bassa lombarda, ed

utilizzando i prodotti del territorio vi farà venire l’acquolina in bocca . Tanti i

prodotti tipici da degustare ed acquistare, tra i quali ricordo la mostarda

mantovana, usata anche per fare i golosi tortelli di zucca, gli agnolini (con

ripieno di manzo, salamella, grana DOP, pollo, pan grattato e noce moscata),

la sbrisolona, la torta di tagliatelle (con farina di mandorle, zucchero, burro,

uova, sale, Alchermes o Sassello e tagliatelle di pasta fresca all’uovo), il

Grana Padano e il Parmigiano reggiano, la pera mantovana IGP, il melone

mantovano IGP, il riso Vialone Nano, il burro, il tartufo mantovano, la cipolla

di Sermide, il salame mantovano, il tirot ( focaccia con cipolle tipica della

Bassa), i ciccioli (pezzi di carne, grasso di maiale cotti ed essiccati) e la

zucca mantovana PAT. Tra i vini famosi della zona troviamo: il Lambrusco

Mantovano Viadanese-Sabbionetano DOP, il Lambrusco Mantovano DOP

Oltrepò Mantovano, il Quistello IGP, il Sabbioneta IGP, il Provincia di

Mantova IGP, l’Alto Mincio IGP, il Garda Colli Mantovani DOP. A proposito di

zucca, che è la regina dell’autunno, ma quante varietà ne esistono? Si stima

ce ne siano circa 500, suddivise in 15 specie di cui solo 5 commestibili, tra

quelle ornamentali di piccole e di grandi dimensioni che, appunto, nel mese di

Ottobre si utilizzano per la festa pagana di Halloween! Di quelle commestibili

che possiamo usare in cucina troviamo la mantovana, la violina, la lunga di

Napoli, la zucca di Castellazzo Bormida, la zucca Hokkaido, la marina, la

Delica. Ogni zucca ha la sua ricetta ed ogni ricetta ha la sua zucca!

E allora come si dice “DOLCETTO O SCHERZETTO”

ingredienti x 4 p

400 gr di farina

8 uova

500 gr di zucca

160 gr di amaretti

200 gr di grana Padano

200 gr di mostarda

noce moscata

sale

burro

salvia

PROCEDIMENTO

Prendete la zucca e dividetela in parti per eliminare più facilmente i semi e i filamenti interni. Quindi tagliatela a fette

e ponetela su una leccarda foderata con carta da forno: cuocete in forno statico preriscaldato a 220° per circa 20

minuti (se forno ventilato a 200° per circa 10 minuti). Controllate di tanto in tanto la cottura, bucherellando la polpa

con i rebbi di una forchetta: la zucca dovrà essere morbida, ma non bruciarsi. Mentre la zucca cuoce, raccogliete gli

amaretti in una ciotola e sbriciolateli con le mani.

Tritate al coltello la mostarda (potete anche utilizzare un frullatore se preferite per un risultato più fine). Una volta

cotta la zucca, lasciatela raffreddare in forno spento, in modo che si asciughi e perda più acqua possibile. Quindi

aggiungete la zucca nel frullatore e versate anche il formaggio grattugiato, amalgamate bene e unite anche l'uovo.

Una volta che si sarà completamente assorbito al ripieno, salate a piacere e aromatizzate con noce moscata.

Preparate la pasta fresca: in una ciotola molto capiente versate la farina e le uova a temperatura ambiente che

avrete sbattuto rapidamente con poco sale e un filo di olio evo e amalgamate gli ingredienti a mano fino ad ottenere

un composto morbido e non appiccicoso. Date all’impasto una forma sferica e avvolgetelo in pellicola trasparente.

Lasciate riposare in frigorifero per almeno 30 minuti. Passato il tempo necessario riprendete l’impasto e dividetelo

almeno in due parti (man a mano che lo lavorate, lasciate coperto con pellicola quello ancora da lavorare); con la

macchina per tirare la sfoglia o con un mattarello, stendete ciascun pezzo di impasto fino ad ottenere dei rettangoli

spessi circa 1 mm.

Stendete la pasta tirata su un piano di lavoro leggermente infarinato, pareggiate la sfoglia con un tagliapasta per

ricavare una striscia larga 9 centimetri e ponete su di essa dei mucchietti di ripieno (circa 15 g) nella parte alta della

striscia (lasciando almeno 1 cm dal bordo) distanziando di qualche centimetro un mucchietto dall'altro, lungo tutta la

striscia di pasta fresca. Ripiegate la striscia di pasta fresca a ricoprire il ripieno: se la sfoglia dovesse essere un po'

secca, potete spennellarla leggermente con poca acqua e pressate tra uno spazio e l’altro dei mucchietti di ripieno

per far aderire i bordi della pasta, prima di ricavare i tortelli con una rotella tagliapasta dentellata o un coltello.

Fate bollire in una pentola capiente dell’acqua che salerete solo quando bolle, aggiungete poco olio e cuocete i vostri

tortelli per 7 minuti, scolateli e conditeli con burro fuso spumeggiante con salvia e grana grattugiato.


C U C I N A

13esima edizione di “Cenando sotto un Cielo Diverso”: 190 piatti

“signature” per una raccolta fondi a favore di disabili e bambini ammalati

Contenuti a cura di XY Agency

Un’edizione fortunata la tredicesima dell’evento di beneficenza “Cenando Sotto Un Cielo Diverso” sia per

il numero di chef e produttori che hanno collaborato alla sua organizzazione (ben 190) sia per l’affluenza

di pubblico che, sebbene numeroso, ha avuto a disposizione un ampio spazio di 16000 metri quadri ove

poter passeggiare, godendo di buona musica, assistendo a simpatici sketch e – ovviamente –

degustando squisiti piatti. Il tutto realizzato nel pieno rispetto delle regole anti – Covid19.

Una “chiamata alle armi” di Alfonsina Longobardi, ideatrice ed organizzatrice della kermese, a cui la

ristorazione campana ha risposto prontamente: lunedì 13 settembre nei giardini di Villa Alma Plena

(suggestiva location per eventi ubicata a Casagiove) rinomati chef e blasonati produttori hanno allestito

altrettante postazioni dando vita a una cena itinerante en plain air che, oltre a deliziare i numerosi

avventori, servirà a finanziare nuovi progetti che vedranno protagonisti bambini ammalati e ragazzi

diversamente abili.

Per il pubblico è stata un’ottima occasione non solo per fare del bene, ma anche per assaggiare i piatti di

seguitissimi chef del panorama campano, stellati e non, e oltre: era infatti presente Sara De Stalis,

giovanissima chef friulana che vanta nel curriculum numerose esperienze stellate (è stata infatti

segnalata tra i dieci giovani chef più talentuosi al mondo in un libro che sarà presto in tutte le librerie).

Ad affiancare il lavoro degli chef, tanti piccoli produttori e botteghe d’eccellenza, ed i ragazzi della RSA

Don Orione di Ercolano.

Nel menù della serata 190 piatti “signature” come l’”Amouse Bouche”, ovvero una reinterpretazione di

Salvatore Spuzzo (chef executive di Villa Alma Plena) della zuppetta di mare, od ancora “Terra di

confine”, ravioli farciti con craime fraiche accompagnati da salmone e brodo di cetriolo affumicato, piatto

proposto da Sara De Stalis che per l’occasione si è avvalsa della collaborazione dell’amica Rebecca

Azzini, ex calciatrice. oggi nuotatrice purtroppo in sedie a rotelle, più volte balzata agli onori della

cronaca per essersi battuta a favore dell’eliminazione delle barriere architettoniche e dell’installazione di

montacarichi nelle stazioni, affinché i diversamente abili possano viaggiare in autonomia.


C U C I N A

Terra di confine

Ingredienti (per 10 persone)

Craime fraiche 500 gr

Kohlrabi (cavolo rapa)

Cetrioli 1kg

Salmone selvaggio 1 kg

Lime 5 pz

Limone 2 pz

Zucchero 500 g

200 gr di sale fino

Olio evo

Pepe nero

Cumino

Procedimento

Affettare il kohlrabi sottile; in una bowl mantecare la craime fraiche con olio, sale pepe e cumino e mettere in un sac

a poche. Farcire il raviolo con la craime fraiche. Passare i cetrioli all'estrattore; con il succo ricavato fare

un'emulsione con il lime, l'olio e la polvere affumicata. Per il salmone: preparare la marinatura con 100 gr di sale e

400 gr di zucchero, la scorza e il succo di lime e limone; lasciare in infusione per 6/7 ore, poi sciacquare e

scarpacciare. Sul piatto adagiare i ravioli, alternati al salmone, la salsa verde e il brodo di cetriolo affumicato.

"La mia versione della zuppetta di mare"

chef Salvatore Spuzzo

Ingredienti

100 gr di cannolicchi

100 gr di cozze

100 gr di vongole

70 gr di gamberi

4 filetti di coccio

15 gr di olio evo

6 gr di aglio

Clorofilla di prezzemolo

28 gr di alga di mare

10 gr di pomodoro essiccato

Ristretto di scorfano q.b.

Procedimento

Per il manto di frutti di mare

Aprire e sgusciare i frutti di mare. Mixare e stendere la farcia su un tappetino. Cuocere nel forno a vapore a 90°.

Per l'inserto

Parare i filetti di coccio in forma longitudinale. Avvolgerli nell'alga insieme ai gamberi sgusciati e richiudere tutto

in pellicola per dare una forma cilindrica. Infine arrotolare l'inserto nel tappetino di frutti di mare e richiudere di

nuovo nella pellicola. Cuocere a 90° per 9 minuti.

Per l'impiattamento

Assemblare la terrina con il ristretto di scorfano, la clorofilla di prezzemolo e il pomodoro essiccato.


C U C I N A

IL FUTURO DELLA RISTORAZIONE SUL

PALCO DI IDENTITÀ GOLOSE 2021

Dal 25 al 27 settembre è andata in scena a Milano la 16° edizione del congresso di cucina d’autore

Identità Golose. Per tre giorni oltre 100 grandi chef dall’Italia e dal mondo si sono avvicendati in più di

70 masterclass invitati a “disegnare” la cucina che verrà. Al centro degli incontri la ristorazione che ha

saputo reinventarsi e quella che è ripartita e sta ripartendo con tante nuove idee e formule innovative.

Per i lettori di TuttoBallo un menù inedito composto dai piatti che ci sono piaciuti di più :

ALBERTO QUADRIO - Cucine Nervi - Gattinara (Vercelli)

Cevice di carota e fragola

CESARE BATTISTI - Ristorante Ratanà - Milano

Maccheroni crostati, cipolla di Breme (presidio Slow Food) al ragù di pecora


C U C I N A

GIANLUCA GORINI - Da Gorini - San Piero in Bagno (Forlì-Cesena)

Tagliata al tartufo bianco


MATTIA CASABIANCA - Ristorante Uliassi - Senigallia (Ancona)

Senigallia Brest > (quasi) un classico bignè con crema chantilly alla vaniglia,

ciliegie selvatiche e il tocco originale delle olive nere caramellate


M O D A


M O D A

Musica e moda: Sabrina Salerno e Nicki Colombo

insieme per presentare una capsule collection per

uomo e per donna ispirata a “Boys”, successo

discografico a livello mondiale del 1987.

“Boys” è una canzone che ha fatto ballare intere

generazioni. “Boys” è diventato un mood da

spensieratezza e allegria.

«Per la mia prima capsule collection dedicata ad

una canzone che mi ha portato tanta fortuna e mi

ha fatto conoscere in tutto il mondo, ho scelto dei

colori forti e solari così come sono io», dichiara

Sabrina Salerno

“L’idea di realizzare queste maglie, è arrivata poco

dopo la partecipazione di Sabrina al Festival di

Sanremo 2020 – raccontano Mario e Carlo

Colombo, titolari del brand veneto Nicki Colombo.

Il prodotto è realizzato a km zero, in cotone al

100%, con richiamo in lana sulla parte frontale. La

capsule è in tiratura numerata e all’interno del

packaging si potrà percepire il profumo che

indossa personalmente Sabrina”

La capsule collection Boys firmata da Sabrina

Salerno per Nicki Colombo, è disponibile in cinque

colori: azzurro, fucsia, giallo, arancione e verde, è

acquistabile su: store.sonymusic.it per l’Italia e su

www.nickicolombo.com/it/ per l’estero.

Sabrina Salerno sarà una delle concorrenti di

"Ballando con le stelle" in onda da sabato 16

ottobre, in prima serata, su Rai1.


Impariamo ad ascoltare

B E N E S S E R E

di

Giovanni Battista Gangemi

noi stessi

Dopo un periodo trascorso dentro casa, dovuto alla pandemia, abbiamo

cominciato a riprendere una “leggera “ normalità quotidiana e, con la fine

dell’estate, torneremo verso una quotidianità lavorativa . Anche la stagione

che si avvicina, quella autunnale, ci riporta a stare in casa, sotto le coperte,

sul divano, leggendo un libro o guardando qualche serie televisiva, magari

mentre sorseggiamo un caffè, una tisana e, perché no, anche un buon calice

di vino rosso.

Al di là della stagione e del periodo trascorso, in questo periodo mi sono più

volte chiesto quanto siamo capaci di ascoltare. Quando pensiamo

all’ascolto, ci viene in mente l’ascoltare gli altri, invece vorrei parlare della

capacità di saper ascoltare noi stessi. Quando entriamo in “confidenza” con

noi stessi, anche durante un incontro di Counselling, non è solo il Counselor

ad ascoltare ma, soprattutto, siamo noi che, mentre parliamo, decidiamo di

ascoltarci davvero. Questo è quello che dovrebbe accadere anche durante

la nostra vita. Saperci ascoltare, sia mentre stiamo in silenzio, sia mentre

parliamo.

L’ascolto è un’arma potentissima, ed anche una delle poche che abbiamo

per imparare a conoscerci e comprenderci. Ma, allora, perché è così difficile

esercitarci all’ascolto? Semplice : perché ascoltare significa “ volere udire”.

Dobbiamo volerci ascoltare ed ascoltare è un atto attivo, una decisione.

Ascoltare significa farsi delle domande ma, soprattutto, cercare di udire ed

accettare le nostre risposte. È proprio questa la parte più difficile: le

risposte. A volte si manifestano in modo semplice, altre volte nascono altre

domande. Quando decidiamo di ascoltare gli altri, decidiamo di metterci per

un attimo da parte per far spazio all’altra persona. Fare spazio all’altro

significa riconoscerlo e accettarlo, comprendere le sue emozioni e

comprendere anche ciò che non viene detto. Certo, verso un altro individuo,

verso un'altra persona questo è più facile , ma è difficile da fare con noi

stessi. Invece dovremmo imparare a soffermarci un po’ di più su noi stessi.

Mettere in pace i nostri pensieri, non giudicarci subito, non giudicare i nostri

pensieri, ma osservarli, ascoltarli. Dovremmo imparare ad avere più empatia

con noi stessi; imparare a riconoscere e conoscere i segnali che il nostro

corpo ci offre e non per ultimo, non avere fretta di risolvere il problema, di

avere subito una risposta. L’ascolto non è un’attività di problem- solving. A

volte ci accorgiamo di essere il frutto di ciò che gli altri pensano o dicono di

noi. Questo è l’errore più grande che possiamo commettere verso noi stessi,

cioè costruire una “nostra” personalità basata sui racconti e sui desideri di

altre persone. Invece dovremmo porci domande come : “Cosa voglio fare

per me?” “ Come posso cambiare? “ Cosa voglio cambiare nella mia vita per

essere più felice?”. Sono tutte domande che ci permettono di guardare

verso noi stessi e di lasciare la voce degli altri lontana da noi. Non è mai

troppo tardi per conoscersi meglio e permetterci di ascoltarci .


B E N E S S E R E

Il massaggio sportivo è nato in Grecia (800 a.C circa), con i famosi giochi olimpici; successivamente i romani

lo hanno introdotto nei complessi termali, diventando conseguentemente un trattamento sportivo abbinato alle

prestazioni fisiche dei gladiatori.

Molteplici sono i suoi benefici

MASSAGGIO SPORTIVO

• Aumenta l’ossigenazione dei tessuti

• Allenta le tensioni muscolarli riducendo le contratture

di

Alessia Luna Pentivolpe

• Rimuove l’acido lattico che si produce durante l’attività fisica

• Stimola le endorfine favorendo il rilassamento del corpo e dello spirito

Questo tipo di massaggio è consigliato 1/2volte a settimana (30/60 Min.) secondo la prestazione sportiva

svolta, alternato ad un trattamento defaticante e rilassante post allenamento, per eliminare le tossine, ridurre

la tensione muscolare e abbassare il cortisolo nel sangue, migliorando, così, il nostro umore ed il nostro

rendimento, per uno stile di vita sano tutti i giorni.


M A K E - U P


M A K E - U P

La nuova stagione incombe e, con lei, tornano i colori

autunnali. Abbiamo valorizzato lo sguardo, dal momento che

la mascherina è diventata parte integrante del nostro outfit

giornaliero vista l’emergenza che sembra non avere una fine.

Eppure, grazie alle tinte labbra, alla cipria traslucida e i giusti

accorgimenti, non rinunciamo ai nostri amatissimi rossetti.

Protagoniste le matite, gli smokey eyes per uno sguardo da

cerbiatta intensissimo. Nonostante questa predilezione sia

evidente, un look può dirsi completo se accompagnato da un

rossetto che illumini l’incarnato e, soprattutto il make up

occhi. La tendenza per questa stagione è il rossetto nude che

dolcemente amplifica il risultato che si vuole ottenere con uno

smokey eyes o con un velo make up. Labbra rigorosamente

idratate con l’aiuto di un burrocacao, esfoliate con il giusto

scrub e rimpolpate con qualsiasi rimedio casalingo e non per

evitare un effetto disastroso del rossetto. Dunque, le labbra

rimangono naturalmente nude e luminose. L’occhio è interamente bordato con una linea di medio

spessore, mentre l’ombretto va applicato con decisione negli

angoli dell’occhio, sfumandolo al centro. Il risultato è un

trucco elegante, dal gusto pittorico; si

prevedono anche

tocchi di colori pop dai toni brillanti e intensi, come il blu

cobalto, verdi intensi, viola scuri. Le sopracciglia piene e

lucide e perfettamente pettinate verso l’alto; incarnato fresco

e luminoso, sublimato da un tocco di cipria trasparente e

labbra nude completano questo make up ricercato e di

effetto. Labbra nude e naturali.

Come definire il trucco smokey? Nero o grigio, oppure tutti

colori dal blue al viola scuro, bordeaux ,verde bosco da

leggero a intenso; se adattato alla forma degli occhi regala

eleganza e seduzione

Focus dello smokey eyes sono le ciglia, lunghe, incurvate ed

extra black. Per ottenere questo risultato servono o ciglia finte

a ciuffetto o un trattamento di extension ciglia! Il make up

varia a seconda dell’intensità desiderata. Dal look più

semplice con eyeliner nero sfumato con ombretto ton sur ton,

fino a smokey con colori scuri , più ampi e sfumati. Elemento

fondamentale è la codina, che si adatta alla forma dell’occhio,

così da ampliarlo otticamente.

Imperdibile e immancabile il lucidalabbra. Intramontabile e

dall’eleganza indiscussa, il lucidalabbra presenta un finitura

cristallino e brillante


C O C K T A I L

Nel mondo del bar esistono diverse categorie e stili di cocktails.

Long drink, On the Rocks , Build over ice, Muddling,Fancy e tanti altri.

Esiste anche un vero e proprio ricettario completo offerto da IBA

(INTERNATIONAL BARTENDER ASSOCIATION), ove sono presenti

tutte le ricette internazionali che hanno fatto la storia del bar.

I più rinomati oggi come Negroni, Mojito, Martini cocktail … hanno

raggiunto e soddisfatto un ampio pubblico nelle loro seratine rumorose

a base di alcool.

Quindi, una volta educato il pubblico ed aver lavorato duramente negli

anni per generare domanda e offerta, si è arrivati a rivisitare le

composizioni più rinomate e far sbizzarrire i mixologist, baristi,

bartender di tutte le parti del mondo.

Oggi la rivisitazione di un drink è conosciuta con il termine “Twist on

the classic”, ovvero una variante, che nel gusto, nell'esecuzione e

nell’aggiunta o modifica di qualche ingrediente, rende il cocktail, nella

sua complessità, diverso, secondo il detto “De gustibus non

disputandum est” …

È chiaro che ogni bartender interpreta la composizione a suo modo,

aggiungendo un tocco di stile personale; dopo anni di studi e lavoro

Danny the King

(twist su Old Fashioned)

-zolletta di zucchero

-Gocce Soda

-bitters mix

angostura-cioccolato- Orange

-Liquore Ancho Reyes

-Whiskey Bourbon

-Garnish: ciliegina al maraschino

- scorza di arancia

continuativo, può permettersi il lusso di proporre una sua risposta alla

“legge” secondo cui nei bar "nulla deve essere modificato"… quindi, se

si vuole farlo, meglio farlo con stile!

Il feedback raccolto dal cliente in quel momento è fondamentale per il

barista. Permette di prendere le misure al palato dei clienti e capire la

direzione del suo pubblico in quel momento nonché trovare, in seguito,

l'ispirazione per la prossima pozione magica da interpretare e proporre.

Instagram: https://www.instagram.com/danilo_pentivolpe/

WEB SITE: www.bartendersclassheroes.com

Facebook: https://www.facebook.com/pentivolpe.danilo/

Danilo Pentivolpe


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A S T R O D A N C E R

AMORE

Qualche piccola lite, tra voi e la persona amata, non nuoce affatto in questo momento, anzi, può obbligarvi

ad aumentare la vostra attenzione nei confronti del partner. Puntate molto sull'intesa erotica per riportare il

sereno e recuperare l'armonia di sempre.

LAVORO

Potreste mettere un po' troppa carne al fuoco e, alla fine, ottenere meno di quanto vi aspettavate. Agite con

prudenza e ricordatevi che qualche volta è molto meglio e saggio non raccogliere le sfide e non perdere di

vista la prudenza. Le situazioni più difficili, si presenteranno per quanti di voi hanno un'attività autonoma

Sono previsti giorni di esaltazione, seguiti da momenti di calma. È preferibile frequentare gente allegra: il

Gemelli è consigliatissimo

AMORE

Ottobre inizia bene, almeno per quanto riguarda la vostra sfera affettiva. Potrete contare su un periodo

molto positivo! Se siete in coppia, prodigatevi in coccole e attenzioni verso il partner, che apprezzerà

moltissimo i vostri sforzi. Incontri importanti si prevedono per i singoli e i più giovani: qualcuno rapirà la

vostra attenzione.

LAVORO

Per quanto riguarda il lavoro, vi attende un periodo particolare: potrete contare su una bella vivacità di

scambi commerciali, se questo è il vostro settore operativo, ma anche di scambi intellettuali, che

permetteranno un fervore di idee e progetti fuori dal comune.

Non lasciatevi andare con i dolci, limitate le calorie. Il periodo di dieta non è ancora finito. Una Vergine sa

come consigliarvi

AMORE

Vi sentirete appagati, rilassati, ed ogni vostra aspettativa, per quanto riguarda la sfera affettiva, sarà

pienamente realizzata. L'intesa con il partner sarà completa e totale, ed avrete quella rassicurante

sensazione di benessere, che solo un amore ricambiato sa dare. Una profonda amicizia vi unirà

maggiormente a lei o a lui.

LAVORO

Sfruttate bene le vostre risorse e andrete incontro a notevoli soddisfazioni sul piano professionale.

Mediazione, tempismo e moderazione saranno le qualità su cui fare maggiormente leva, per ottenere i

risultati più vantaggiosi. Ottime saranno le possibilità di conquistare posizioni di prestigio o di concludere

buoni affari. Il fumo vi fa male, ma non potete farne a meno. Cercate di limitare questo vizio e datevi alle

passeggiate all'aria aperta, magari in compagnia di uno Scorpione

AMORE

L'amore e la passione voleranno alti e i dubbi e le incertezze svaniranno come per incanto. L'accordo col

partner sarà gioioso e ricco di aspetti positivi, all'insegna di un'intesa sessuale quanto mai appagante!

Belle novità e dolci sensazioni potranno farsi strada nell’animo di chi è ancora single.

LAVORO

Il cielo sopra di voi vi dà una bella carica. Se svolgete una professione autonoma, avrete una grandissima

forza progettuale e riuscirete a mettere in cantiere parecchie iniziative, grazie ad un entusiasmo trascinante

e ad un'intraprendenza straordinaria. Un colpo di fortuna arriverà per i più giovani in attesa di occupazione

Lo stato psicofisico è buono, non ci saranno sbalzi di umore e tutto apparirà sereno e tranquillo. L’Acquario

è quello che ci vuole.


A S T R O D A N C E R

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Amore

Se siete amanti dell'avventura, non resterete certo delusi: i trofei non mancheranno, soprattutto se andrete a

caccia nella cerchia delle amicizie, come suggerisce Venere. Se, invece, fate parte della schiera di coloro che

hanno una relazione soddisfacente, ottobre vi porterà momenti di intensa emozione.

LAVORO

Questo Mese sarà molto discontinuo e diverso a seconda delle condizioni professionali di ciascuno di voi. I

problemi maggiori ci saranno per quanti hanno un'attività a conduzione familiare oppure hanno dei soci o

lavorano comunque in équipe: il periodo potrebbe mostrare aspetti difficili da risolvere.

Vi sentirete forti e vigorosi, degni di voi stessi! In compagnia di un Pesci sarà meglio

AMORE

Molti di voi sentiranno crescere la voglia di abbandonarsi agli slanci sentimentali. Quanto più saprete dare,

tanto più potrete sperare di ricevere! Ottobre può diventare magica per chi è innamorato: vi sentirete leggeri e

avrete voglia di spaziare con la fantasia, magari per dare una dimensione diversa alla vostra sfera affettiva.

LAVORO

Potrete contare su una notevole creatività che, unita alla capacità di riflessione sulle cose e sulle situazioni,

consentirà ai più di cogliere certe sfumature, che agli altri sono sfuggite. Saranno ben in risalto anche le

vostre doti organizzative e l'abilità di programmazione, grazie alle quali otterrete risultati soddisfacenti.

Il sistema nervoso è un po' alle stelle, meglio praticare qualche sport che ci faccia stare calmi. Un Cancro

sarà un toccasana per Voi

Amore

Il vostro fascino e la vostra simpatia acquisteranno una luminosità speciale, assicurando un periodo molto

felice a tutti coloro che sono stabilmente in coppia. L'intesa con il partner sarà a tutto raggio, grazie alla

comunicazione e ad una perfetta convergenza di idee.

LAVORO

Ottobre vi regala uno straordinario spirito d'iniziativa, vi permetterà di lavorare al meglio delle vostre capacità

e condizioni. Sarete solerti, attivi e dinamici: non avvertirete mai un'ombra di stanchezza, né il bisogno di

rallentare i ritmi, ed anche la concentrazione sarà al massimo.

Si presenteranno momenti di stanchezza che potrete allontanare con l'ottimismo ed una volontà positiva. Un

Ariete sarà indispensabile

Amore

Una sessualità scatenata vi accompagnerà per tutto Ottobre, portando la sfera affettiva al centro della vostra

attenzione. In questa fase i sentimenti e le sensazioni reclameranno un'attenzione maggiore. Godetevi

un'intesa erotica di prima qualità, se avete una storia d'amore felice in corso.

LAVORO

Sentirete il bisogno di una pausa di riflessione; se siete autonomi nella professione, potrete gestirvi come

meglio credete questo periodo. Mostratevi disponibili e comprensivi con soci, colleghi e collaboratori.

Lo sport vi fa bene, ma il troppo storpia. Dunque non strafate e cercate di fare tutto con moderazione, se ci

riuscite. Regolate il tutto con l’aiuto di un Capricorno


A S T R O D A N C E R

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Amore

Sentirete il bisogno di vivere una dimensione sentimentale più importante, ma qualcuno potrebbe anche

commettere l'errore di restare fermo ad aspettare che tutto ciò arrivi da solo. Proponete nuovi giochi

sessuali e siate più fiduciosi nei confronti dell'amore

LAVORO

Il cielo è estremamente chiaro: vi porterà fortuna e vi darà gioia. Se siete in vacanza, ve la spasserete

senza alcun pensiero. Se dovete, invece, lavorare, lo farete con piacere e con entusiasmo e otterrete non

pochi vantaggi, specie sotto il profilo economico.

Se avete un po' il fegato intossicato, sarà salutare riposare di più ed equilibrare il regime alimentare. La

compagnia di un Gemelli vi sarà molto utile.

AMORE

Vi attende un Mese caldo e luminoso per quanto riguarda l'amore: farà palpitare i vostri cuori e riempirà gli

animi di dolcezza. Non solo l'amore sarà sempre in primo piano nelle vostre giornate; riuscirete anche a

essere perfettamente in sintonia con chiunque, pronti a dimostrare solidarietà a tutti.

LAVORO

Successi lusinghieri potranno arrivare per chi ha un'attività autonoma. Fiuto, riflessi pronti, grinta, esperienza

e organizzazione saranno una certezza! Buoni risultati potranno ottenere anche coloro che hanno un'attività

di tipo esecutivo alle dipendenze di altri: la vostra abilità sarà apprezzata.

Piccoli dolori alle ossa, forse avete preso qualche colpo d'aria. Se siete al mare immergetevi nella sabbia

calda, sarà un ottimo rimedio. Un Toro vi sarà molto vicino

AMORE

Sbandamenti improvvisi e strada in salita, la vostra vita sentimentale assomiglierà molto a un rally, che

richiederà tutta la vostra attenzione e cura. Se avete un rapporto importante a cui tenete, siate avveduti e

cercate di mantenervi il più possibile sereni ed equilibrati.

LAVORO

Molti di voi sentiranno forte la voglia di qualche cosa di diverso, di nuovo, nell'attività professionale. Marte

vi stuzzica, c'è aria di cambiamenti, magari più immaginati che realizzati, ma sognare non costa nulla e fa

bene al morale. Intuito e fantasia, tuttavia, potranno sempre esservi utili per mostrarvi soluzioni

alternative. Piccoli formicolii ai piedi e alle mani, ma nulla di importante. Dovete riposare di più. Fatevi

deliziare da un Pesci

AMORE

L'amore per voi sarà soprattutto, sinonimo di sicurezza e di esperienza quotidiana. Tutto andrà liscio come

l'olio, se avete una storia sentimentale ben collaudata. I più giovani del segno potranno restare folgorati da

un incontro imprevisto: i colpi di fulmine arriveranno quando meno ve lo aspettate.

LAVORO

Sostenuti dall'onda astrologica, potete concedervi il lusso di osare. Il lavoro non manca e nemmeno la

fiducia in voi stessi. Impegnatevi più a fondo! Avete voglia di fare e non vi mancheranno le idee e le

iniziative da intraprendere con successo.

Il corpo è forte, la volontà un po' meno. Correte ai ripari con una gita in alta montagna in compagnia di una

Ariete, vi aiuterà a riconquistare più fiducia.


Pensiero del mese

DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE

Com'è andato il passaggio della ripartenza? Siete riusciti

a superare il ritorno alla routine? Sembra un incantesimo,

il tempo passa così velocemente, i mesi scorrono rapidi,

eccolo, arriva ottobre! Le giornate sono sempre più corte,

le prime foglie cadono danzando, gli odori e i sapori ci

spalancano le porte dell'autunno. Ottobre... Sapete che in

questo mese, esattamente il 15 ottobre 1581, venne

messo in scena quello che molti considerano il primo

balletto della storia? Fu un evento voluto da Caterina de'

Medici in onore del matrimonio fra il Duca di Joyeuse e

Marguerite de Vaudemont, sorella della regina. Uno

spettacolo durato più di cinque ore, organizzato in ogni

più piccolo dettaglio. Da allora la danza si è evoluta,

stagione dopo stagione, anno dopo anno, secolo dopo

secolo. Ma questo ottobre 2021 è particolare, sì di sicuro

è autunno ma di fatto sembra una primavera: i teatri sono

finalmente aperti e il pubblico è presente in sala. Sono

passati esattamente 440 da quel primo balletto e io spero

che ne passino altrettanti, raddoppiati, centuplicati,

moltiplicati, senza che più nulla o nessuno possa impedire

agli spettatori di emozionarsi quando il sipario si alza e

inizia la magia dello spettacolo!

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Attualità, Arte, Cinema, Danza, Musica e Teatro

o c t o b e r 2 0 2 1

Kamil Pawel Jasinski, classe 1994.

Corpo di ballo produzione Tutù (Francia)

ph © Monica Irma Ricci

@i.r.m.a19

© F R E E P R E S S O N L I N E - v i e t a t a l a r i p r o d u z i o n e D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I

R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r y "

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