TuttoBallo20 Ottobre EnjoyArt 2021
Cari lettori, ecco a voi il nuovo numero di ottobre della nostra Rivista Tuttoballo20. E’ un numero particolare per diversi motivi: oltre, infatti, a presentare interviste fatte a grandi Artisti, conosciuti al grande pubblico, o ad Artisti emergenti, articoli relativi a viaggi, a proposte di itinerari, a cucina, trucco, ad articoli scherzosi, spensierati e rilassanti come l’oroscopo, pensieri e riflessioni sull’Arte per anime sensibili e non, e tanto altro ancora, continua a porre particolare attenzione anche a problemi ancora attuali che il Covid ha provocato ad alcuni settori, e che risultano essere ancora non risolti, propone interventi , proposte ecc., e pone l’attenzione su quanto lavoro ci sia dietro una rappresentazione, sia essa cinematografica, coreografica, teatrale ecc., introducendoci nel magico ed affascinante mondo degli “effetti speciali”. Un’altra novità importante, che è partita già dal numero di settembre è, inoltre, l’interazione con il pubblico e con i lettori, chiedendo a questi ultimi un giudizio sugli articoli pubblicati, su quelli ritenuti più interessanti e quelli meno graditi e perché. Questo è, infatti il compito degli “artigiani dell’arte”, quali noi ci definiamo: ricerca di miglioramento continuo sull’informazione, confronto e condivisione con tutti coloro che, come noi, amano l’Arte o cercano un approccio ad essa. Vi ringraziamo, dunque, per l’interesse mostrato verso la nostra Rivista, che sta crescendo sempre di più, sperando che anche tutto ciò che vi proponiamo questo mese, sia di vostro gradimento. Buona lettura a voi tutti.
Cari lettori, ecco a voi il nuovo numero di ottobre della nostra Rivista Tuttoballo20.
E’ un numero particolare per diversi motivi: oltre, infatti, a presentare interviste fatte a grandi Artisti, conosciuti al grande pubblico, o ad Artisti emergenti, articoli relativi a viaggi, a proposte di itinerari, a cucina, trucco, ad articoli scherzosi, spensierati e rilassanti come l’oroscopo, pensieri e riflessioni sull’Arte per anime sensibili e non, e tanto altro ancora, continua a porre particolare attenzione anche a problemi ancora attuali che il Covid ha provocato ad alcuni settori, e che risultano essere ancora non risolti, propone interventi , proposte ecc., e pone l’attenzione su quanto lavoro ci sia dietro una rappresentazione, sia essa cinematografica, coreografica, teatrale ecc., introducendoci nel magico ed affascinante mondo degli “effetti speciali”.
Un’altra novità importante, che è partita già dal numero di settembre è, inoltre, l’interazione con il pubblico e con i lettori, chiedendo a questi ultimi un giudizio sugli articoli pubblicati, su quelli ritenuti più interessanti e quelli meno graditi e perché.
Questo è, infatti il compito degli “artigiani dell’arte”, quali noi ci definiamo: ricerca di miglioramento continuo sull’informazione, confronto e condivisione con tutti coloro che, come noi, amano l’Arte o cercano un approccio ad essa.
Vi ringraziamo, dunque, per l’interesse mostrato verso la nostra Rivista, che sta crescendo sempre di più, sperando che anche tutto ciò che vi proponiamo questo mese, sia di vostro gradimento.
Buona lettura a voi tutti.
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Attualità, Arte, Cinema, Danza, Musica e Teatro
TuttoBallo20 - OCTOBER 2021
Copertina: Cast "Madres Paralelas" Regia Pedro Almodovar
Storia di Contro copertina:
TuttoBallo20 - OCTOBER 2021.
Editore "Stefano Francia" EnjoyArt
Direttore - Fabrizio Silvestri
Vice direttore - Eugenia Galimi
Segretaria di redazione - Pina delle Site
Redazione - Marina Fabriani Querzè
COLLABORATORI: Maria Luisa Bossone, Antonio Desiderio
Artist Management, Francesco Fileccia, Giovanni Fenu, Mauri
Menga, Sandro Mallamaci, Walter Garibaldi, Giovanni Battista
Gangemi Guerrera, Lara Gatto, Patrizia Mior, Ivan Cribiú, Danilo
Pentivolpe, Assia Karaguiozova, Federico Vassile, Elza De Paola,
Giovanna Delle Site, Jupiter, Francesca Meucci.
Fotografi: Luca Bartolo, Elena Ghini, Cosimo Mirco Magliocca
Photographe Paris, Danilo Piccini, Luca Valletta, Raul Duran,
Marina Irma Ricci, DsPhopto, Raul, Alessio Buccafusca,
Alessandro Canestrelli, Alessandro Risuleo,
Le foto concesse da uffici stampa e/o scaricate dalle pagine
social dei protagonisti.
Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del
diritto d’autore, vengono riprodotte per finalità di critica e
discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1bis
della Lg. 633/1941.
É vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e immagini in qualsiasi forma.
É vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini non autorizzata espressamente dal
direttore. I collaboratori cedono all'editore i loro elaborati a titolo gratuito.
Testata giornalistica non registrata di proprietà: ©ASS: Stefano Francia EnjoyArt
per contattare la redazione Tuttoballo20@gmail.com
Contro Copertina
Carissimi amici lettori di Tuttoballo20, diamo il
benvenuto all’autunno con il numero di ottobre
in cui vi stupiremo con “effetti speciali”!!! Perché?
Beh, per scoprirlo basta scaricare la nostra
Rivista e … via!
La copertina abbiamo deciso di dedicarla al cast
di "Madres Paralelas" film diretto dal maestro
Pedro Almodovar, una pellicola dedicata alle
donne spagnole e presentata all'ultima mostra
del Cinema di Venezia. Mentre la contro
copertina è dedicata ad un giovane ballerino
Kamil Pawel Jasinski, entrato nella produzione
francese Tutù, e immortalato per noi dalla brava
fotografa Monica Irma Ricci
Scaricando e sfogliando la rivista troverete anche
la mostra dedicata a Pino Daniele, la linea di
moda creata da Sabrina Salerno, il libro scritto
da Cristiana Ciacci figlia di Little Tony, i
consigli sul make up di Mauri Menga, proposte
di viaggi per il prossimo Halloween, l'oroscopo di
Jupiter e ...molto molto altro.
© F R E E P R E S S O N L I N E r i p r o d u z i o n e r i s e r v a t a - D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r t "
Direzione Artistica
Massimo Polo
+39 347 3809340
Via S. Maria in Silice, 13
Viterbo
www.goldendanceschool.it
E D I T O R I A L E
Questo
numero della Rivista Tuttoballo20 è un numero
particolare per diversi motivi: oltre, infatti, a presentare
interviste fatte a grandi Artisti, conosciuti al grande
pubblico, ad Artisti emergenti, articoli relativi a viaggi, a
proposte di itinerari, a cucina, trucco, ad articoli scherzosi,
spensierati e rilassanti come l’oroscopo, pensieri e riflessioni
sull’Arte per anime sensibili e non, e tanto altro ancora,
continua a porre particolare attenzione anche a problemi
ancora attuali che il Covid ha provocato ad alcuni settori, e
che risultano essere ancora non risolti, propone interventi ,
proposte ecc., e pone l’attenzione su quanto lavoro ci sia
dietro una rappresentazione, sia essa cinematografica,
coreografica, teatrale ecc., introducendoci nel magico ed
affascinante mondo degli “effetti speciali”.
Un’altra novità importante, che è partita già dal numero di
settembre è l’interazione con voi lettori. E a voi chiediamo
un giudizio sugli articoli pubblicati, su quelli ritenuti più
interessanti e quelli meno graditi e perché.
Questo è, infatti il compito degli “artigiani dell’arte”, quali
noi ci definiamo: ricerca di miglioramento continuo
sull’informazione, confronto e condivisione con tutti coloro
che, come noi, amano l’Arte o cercano un approccio ad essa.
Vi ringraziamo, dunque, per l’interesse mostrato verso la
nostra Rivista, che sta crescendo sempre di più, sperando che
anche tutto ciò che vi proponiamo questo mese, sia di vostro
gradimento.
Buona lettura a voi tutti.
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"Rhythm " & "Relaxing"
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A T T U A L I T Á
Stando ai dati, riportati nel dicembre 2019 dal Sole 24 ore, circa il 70% di esso è prodotto dal calcio che fattura 4,7
miliardi di euro l’anno, consentendo al fisco un ricavo di 1,2 miliardi ogni anno.
Tuttavia, il suo valore più rilevante è costituito dall’aspetto educativo, maieutico, di terapia e di prevenzione sul piano
della salute che esso offre al Paese. Lo sport costituisce anche un fenomeno sociale e culturale del quale,
necessariamente, l’esecutivo deve occuparsi, pur dovendone garantire l’autonomia organizzativa.
Con l’avvento del terzo millennio questa visione sembra essere stata colta dal nostro legislatore, il quale, per lungo
tempo, ha voluto ignorare il fenomeno, che non ha trovato alcuno spazio nel testo originario della nostra
Costituzione. Alla luce di queste premesse, è necessario che, al momento del rilancio del Paese dopo il “tempo
sospeso” della pandemia da Covid-19, venga dedicata al tema sport particolare attenzione, avendo riguardo ai
molteplici aspetti di un settore complesso e variegato, nel quale il volontariato e la dedizione gratuita, di molti,
costituiscono il carburante.
Per il futuro, se, da una parte sarà necessario regolare il rapporto di lavoro degli sportivi professionisti,
individuandone l’effettiva ed esatta natura, dall’altra, è indispensabile considerare la moltitudine dei dilettanti, che
vanno dai praticanti (per ragione di prevenzione della propria salute) agli atleti olimpici.
In vista della ripresa, post virus, l’Esecutivo si è occupato dello sport, ma lo ha fatto nel modo poco lineare e confuso
che, da tempo, caratterizza la produzione delle norme nel nostro Paese. Pertanto, sul tema, è necessario fare ordine
al fine di tentare una lettura unitaria delle regole, sparse nelle varie fonti e spesso non coordinate tra loro.
Lo sport, nel suo
complesso, genera
1,6 % del prodotto
interno lordo
italiano.
In realtà, dopo le norme sulla sospensione dell’attività sportiva, dettate a partire dal 23 febbraio scorso che avevano,
successivamente, coinvolto le palestre, i centri sportivi, le piscine, i centri natatori e disposto la sospensione degli
eventi sportivi di ogni ordine e disciplina, l’Esecutivo, con il D.L. 17 marzo 2020, n. 18, si è preoccupato di
individuare alcune misure “al fine di sostenere le difficoltà derivanti dalla sospensione delle attività sportive”. Si è
trattato, quasi esclusivamente, di sospensioni del pagamento di tributi e balzelli vari, fino al 31 maggio, chiedendone,
però, il pagamento (in un’unica soluzione o a rate) alla data del 30 giugno 2020. Il Governo ha, poi, previsto, con il
D.L. n. 23, dell’8 aprile 2020, che il fondo per l’impiantistica sportiva possa fornire la sua garanzia, fino al 31
dicembre 2020, sui finanziamenti erogati dall’Istituto di credito sportivo, per sopperire alle carenze di liquidità di
federazioni sportive, discipline associate, di enti di promozione sportiva, delle associazioni e della società sportive
dilettantistiche, iscritte al registro del C.O.N.I., dotando tale fondo di 30 milioni di euro.
Ben poca cosa, anche in considerazione che i promessi prestiti da 25.000 euro, garantiti dallo Stato, si sono rivelati
macchinosi da richiedere e incerti da ottenere. Sono stati, inoltre, previsti contribuiti per gli impianti sportivi (già
presenti nelle leggi di bilancio per il 2019 ed il 2020), per le manifestazioni sportive differite (Olimpiadi, Europei di
calcio) e per quelle future (Olimpiadi Milano-Cortina del 2026-Ryder Cup del 2022). Infine, è stato esteso l’uso della
cassa integrazione guadagni al settore sportivo il quale, in precedenza, non ne aveva potuto beneficiare. Al fine di
alleviare i costi del personale del settore sportivo, sono stati, inoltre, previsti fondi per una sorta di “reddito di
cittadinanza sportiva”, ma certamente non in modo chiaro, a causa della difficoltà di individuazione dei destinatari e
della esiguità delle somme stanziate. Tutto questo, purtroppo non basta, è necessario prevedere la ripresa del
settore, nel periodo successivo, alla cosiddetta fase 2, ben distinguendo tra l’agonismo e lo sport con finalità
Photo Danilo Piccini
didattica e di prevenzione terapeutica. È auspicabile, al riguardo, che le strategie, per la necessaria ripresa del
settore, consentano, in modo chiaro e definitivo, di regolare gli ambiti di competenza ed i ruoli del Comitato Olimpico
e della società “Sport e Salute”, allo stato ancora indefiniti.
A T T U A L I T Á
Il tracciare una netta linea di demarcazione tra i due settori consentirà, per il futuro, di presidiare gli stessi con
modalità e strategie diverse. Il C.O.N.I tornerà ad essere il leader incontrastato dello sport agonistico italiano con il
suo ruolo di controllo sulle federazioni e discipline associate e di garanzia per l’Esecutivo. Direttamente ad esso,
dovranno andare i fondi pubblici stanziati, senza passare per altre mani. Di contro, la società, erede della Coni
Servizi, dovrà promuovere tutto ciò che dello sport è educazione, cultura, salute e anche dell’impiantistica, oltre a
promuovere e realizzare i collegamenti con la scuola e l’università.
Attuata questa prima operazione, di opportuna regolamentazione di spazi di incidenza (la cui mancanza ha, fino ad
ora, fatto perdere di autorevolezza ai protagonisti), sarà necessario che l’Esecutivo intervenga massicciamente,
anche sotto il profilo economico, per far ripartire una macchina alla quale sono venute meno le risorse dei centri di
istruzione, di preparazione ginnica e quelle derivanti dai, non pochi, frequentatori di impianti e palestre, anche ai soli
fini terapeutici e di svago.
Dovranno essere dedicate attenzioni e risorse ai dilettanti, patrimonio esclusivo di tante federazioni e bacino di
utenza importante anche per quelle (poche) federazioni, che hanno nelle loro file gli sportivi professionisti. Si pensi,
ad esempio, al calcio, nel quale il settore dei dilettanti conta novemila società ed un numero pari a un milione di
tesserati a fronte delle circa cento società professionistiche. Bisognerà erogare ai dilettanti una notevole messe di
contributi a fondo perduto e prestiti, a lunga scadenza, finalizzati anche alla costruzione e gestione degli impianti
sportivi. Considerata la funzione di prevenzione e terapeutica dello sport è necessario verificare la possibilità di
attingere ai fondi, messi a disposizione dell’Unione Europea, con il MES per la sanità, anche indiretta, quale quella
garantita dallo sport.
È giunto il momento di assegnare al Ministero dello Sport uno specifico portafoglio e la sua costante e qualificata
presenza nel Governo. Esso è ancora considerato un Ministero “sport”, non sempre presente al tavolo del Consiglio
dei Ministri e mai con capacità di spesa e controllo sul C.O.N.I. Sarà necessario fare ricorso alla capacità di
mediazione di tutti, evitando posizioni dettate dal relativismo egoista, a beneficio di quelle ispirate invece al bene
comune. Non si può ripartire, per capriccio mettendo a rischio la salute di tutti, ma non si può, neppure, continuare a
restare nell’incertezza del futuro e soprattutto, in considerazione di una crisi economica che, alla ripresa, rischierà di
non far vedere tutti presenti ai nastri di (ri)partenza. Infine, andranno studiate ipotesi di mutualità, anche spontanee,
in virtù delle quali chi si trova nelle migliori condizioni economiche si impegni a promuovere atleti e/o società in
difficoltà, in un mondo che deve riscoprire il valore della solidarietà per tornare a crescere.
A T T U A L I T Á
di Sandro Mallamaci
Chi capisce di sport sa che risultati degli sport professionistici
che hanno goduto di deroghe ai dpcm durante i lock down
sono stati ottenuti grazie alla continuità degli allenamenti, non
permessa agli altri sportivi non professionisti.
I fatti hanno dimostrato come fosse stato possibile, se non
addirittura necessario, consentire di fare continuare a
praticare attività sportiva in totale sicurezza.
A tutti e non solo ai professionisti.
Perché la necessità vera era quella di tenere in forma sia il
fisico che la mente, non quella di tutelare i grossi interessi
economici che girano intorno allo sport.
Tranne qualche caso di contagio, verificatosi tra l'altro in
ambito privato, non in impianto sportivo, il famigerato virus
non ha mietuto alcuna vittima tra i praticanti sportivi.
Sono stati enfatizzati i risultati ottenuti come fossero frutto di
una politica lungimirante che ha guardato al mondo sportivo
con particolare attenzione.
Ma sappiamo tutti che così non è stato.
Grazie all'ex ministro il governo ha soltanto elargito mance
affrontando solo l'aspetto economico, e nemmeno in maniera
adeguata. Della continuità dell'attività sportiva non si è
proprio occupato.
I luminari del comitato tecnico scientifico, che da buoni medici
avrebbero dovuto sensibilizzare i decisori in tal senso hanno
fatto l'esatto contrario.
La verità è che dietro le vittorie di un torneo, di una coppa, di
una medaglia, c'è sacrificio, ma soprattutto continuità negli
allenamenti.
Lo stop imposto ai settori dilettantistici ha sicuramente
generato un ritardo nella crescita, se non addirittura
l'abbandono di tanti potenziali campioni del domani.
Adesso godiamoci queste vittorie, nella speranza di non
dover pagare nei prossimi anni le conseguenze di scelte
miopi di questa classe politica di "vecchi e impauriti burocrati"
Marcell Jacobs e Gimbo Tamberi oro Tokyo 2020
A T T U A L I T Á
di
Fabrizio Silvestri
A T T U A L I T Á
Pino Daniele Trust Onlus unisce le forze con Fondazione Made In Cloistere Wall Of Sound Gallery, per
celebrare l’indimenticabile artista partenopeo Pino Daniele con “Pino Daniele Alive, la Mostra”, un progetto
espositivo multimediale che resterà a Napoli, presso il complesso di Santa Caterina a Formiello (Piazza Enrico
de Nicola, 49), sede della Fondazione, fino al 31 dicembre 2021 L’idea del progetto nasce dalla collaborazione
del figlio di Pino Daniele, Alessandro Daniele, e del fotografo Guido Harari.
All’interno della mostra sarà possibile vedere per la prima volta in grande formato scatti iconici di Pino Daniele,
realizzati dai fotografi che lo hanno seguito più da vicino nell’arco della sua carriera. Immagini che hanno
caratterizzato le copertine dei suoi dischi storici e fotografie inedite, digitalizzate appositamente per la mostra.
In ordine cronologico si susseguiranno alcuni ritratti giovanili scattati da Lino Vairetti della band Osanna, per
passare alle immagini di Mimmo Jodice, Cesare Monti, Guido Harari, Luciano Viti, Giovanni Canitano, Adolfo
Franzò, Roberto Panucci, Letizia Pepori. La cornice suggestiva della Fondazione Made in Cloister, grazie alle
sue caratteristiche architettoniche, riuscirà a guidare naturalmente il pubblico in un percorso multimediale, alla
scoperta degli aspetti più complessi e privati di Pino. Ad arricchire l’esposizione, anche oggetti e strumenti cari
all’artista, tra gli altri, alcune sue chitarre rese celebri dalle copertine dei suoi dischi, il mandolino utilizzato per
le registrazioni di “Napule è” e i fogli scritti di suo pugno con le scalette dei concerti. Un soundtrack d’eccezione
accompagnerà i passi del pubblico: alcuni brani del repertorio dell’artista saranno presentati in chiave inedita,
con stralci audio della sola voce e/o della sola chitarra isolate dal resto degli strumenti. A ritmare la dimensione
volutamente più intima dell’ascolto, i respiri di Pino Daniele inframezzano le varie esecuzioni. La mostra sarà
anche un contenitore di attività no profit a cura della Pino Daniele TrustOnlus, che, grazie alla collaborazione di
SIAE–Società Italiana degli Autori ed Editori, arricchirà il programma con una serie di attività di formazione
artistico-musicale, con incontri dedicati ai licei musicali, istituzioni e corsi accreditati dal MIUR AFAM. Il progetto
prende il nome dall’istallazione museale permanente “PINO DANIELE ALIVE”, che il Museo Della Pace di
Napoli ha voluto dedicare a Pino Daniele, aperta al pubblico il 29 Giugno 2016. Il percorso, a cura di PINO
DANIELE TRUST ONLUS, è frutto di un’intesa tra l’indimenticabile “mascalzone latino” e il Presidente della
Fondazione Mediterraneo Michele Capasso.
Orari d’apertura della mostra: Martedì—Sabato, h 11.00—19.00/Domenica e Lunedì, chiuso. Tariffa unica€ 5.00.
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Massimo Arcolin
Laura Zmajkovicova
Vincitori del Roma Dance Cup International 2021
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A T T U A L I T Á
DOPO QUASI 70 ANNI TERMINA LA COLLABORAZIONE TRA WDC E ANMB.
DI SEGUITO RIPORTIAMO UNO STRALCIO DELLA CORRISPONDENZA TRA
I DUE ENTI. OLTRE ALL'ANMB SONO STATE ESPULSE ANCHE IMDW E
IDSA. LA ORRISPONDENZA ORIGINALE POTETE SCARICARLA DAL SITO
UFFICIALE ANMB.
A T T U A L I T Á
S T R A L C I O D E L L A R I S P O S T A A L W D C D A P A R T E ’ A N M B , I M W D E I D S A
A F I R M A D I P E T R A C C A , R O M A N O , B E R T I N I
Premessa
Con un solo comunicato ANMB, IMWD, IDSA sono state espulse dalla World Dance Council con effetto immediato.
Decisione presa dalla direzione WDC il 16 Settembre 2021. Le motivazioni? Non sono ben chiare e forse non esistono. Di
fatto, hanno espulso la maggioranza dell’NDC ITALY.
Il WDC nel momento storico del suo massimo declino, con un “colpo di spugna”, dimenticando più di 70 anni di storia,
espelle tre Organizzazioni nazionali su cinque: questo è un esempio, come tanti, per raccontare come nel WDC la
democrazia è un qualcosa di scomodo.
Perché è avvenuto questo?
Solo per il semplice fatto che ANMB, IMWD e IDSA rappresentano la maggioranza numerica nelle votazioni NDC Italy e
unite non erano sulla stessa frequenza del Presidente WDC e risultavamo scomodi alla persona di fiducia del Presidente
WDC. Racconteremo, con la calma che ci contraddistingue, i tanti episodi, gli avvenimenti e tutte le nostre esperienze,
supportate da documentazione, cercando di mettere in evidenza la facilità del Presidente WDC di “disporre” a suo
piacimento di di una “democrazia fatta con la plastilina”.
Perché parliamo di plastilina?
La plastilina è un “materiale povero” modellabile in base all’opportunità e al momento e al genio. Quando in un sistema si
scompagina l’identità umana, il valore della rappresentanza, il potere della maggioranza nella democrazia e ancor peggio
il valore di una Nazione, come la nostra amata Italia, significa che dietro a tutto questo, si nasconde il nulla senza fine, di
persone prive di ogni valore e principio, che per non perdere “minuti sporchi interessi e un ridicolo potere” sono capaci di
tutto. Ancor peggio risulta tutto questo, quando chi decide non ha tenuto conto dei numeri, della storia di una nazione e del
livello di qualità che rappresentano ANMB, IMWD e IDSA.
Vogliamo parlare di numeri?
La maggioranza (circa il 99%) dei Professionisti italiani è iscritta nelle tre organizzazioni: ANMB, IMWD e IDSA.
Tra questi grandi numeri corre l’obbligo di annoverare che nelle tre organizzazioni sono iscritti tutti i “TOP LEVEL” tra
Ballerini Competitori, Giudici e Insegnanti, Campioni del Mondo, Finalisti nelle più importanti Competizioni Internazionali.
Senza tralasciare un calendario importante e partecipato di eventi regionali, nazionali e internazionali,
quest’ultimi i più noti nel panorama mondiale con matrice “made in Italy”.
Quindi cosa si cela dietro questa decisione?
Quali sono le nostre, secondo la WDC, gravi mancanze, non è dato saperle neanche dal loro comunicato. In questi giorni
abbiamo cercato di capire e siamo giunti alle seguenti deduzioni. Comprendiamo la grande preoccupazione del Presidium
e del Presidente WDC di dover osservare la maggioranza delle organizzazioni italiane (ANMB, IMWD e IDSA) che dal
2018 riescono a discutere, cooperare e collaborare per il bene dell’Italia.
Comprendiamo la loro preoccupazione quando vedono che noi mettiamo in atto la parola “libertà di Danzare, di Giudicare,
di Competere, di Insegnare” sempre e ovunque.
Comprendiamo la loro preoccupazione che il logo WDC non è presente in nessun evento in Italia, ma la WDC non sa che
ogni competizione ha un organizzatore privato che gestisce al meglio il proprio evento. Noi, non ci permetteremo mai di
obbligare nessuno a fare qualcosa di diverso dalla propria coscienza e dalla libera volontà. Per la WDC sicuramente, da
quanto emerge, la parola libertà assume un significato differente. Sicuramente uniti e collaborativi siamo risultati
“pericolosi” per il WDC. Non sarebbe cambiato nulla, se rimanevamo immobili e inerti e in silenzio. Non saremmo qui a
scrivere, se non ci fossimo accorti che in WDC, il potere assoluto si ottiene applicando il “dividi et impera”. Purtroppo per la
WDC, dopo 20 anni di danni che hanno provocato in Italia, ci siamo resi conto di quale progetto “famelico e diabolico”
ispira questi signori, se tali li possiamo ancora considerare. Ma dopo avremo modo di approfondire per capire meglio e nel
dettaglio tutto questo.
Cosa ha scelto la WDC?
Ha scelto di farsi rappresentare nel “ramo italiano WDC” solo da una minoranza che rappresenta circa dell’1%.
Questo ramo, oggi evidentemente secco, è governato da chi appena 10 giorni fà richiedeva il nostro aiuto. Sembrava di
essere di fronte a chi avendo perso tutto, implorava la nostra collaborazione, quasi come chi ha bisogno di “ossigeno” e
non è più in grado di garantire un circuito per la propria organizzazione.TEE
Ma la WDC è a conoscenza di questi fatti?
E’ in grado di capire che quando si fa una scelta bisogna essere capaci di farla e di ponderare tutto?
Possiamo solo affermare che la WDC in Italia ha fallito e come già da tempo era prevedibile...
SUL SITO ANMB POTETE SCARICARE LA LETTERA APERTA FIRMATA DALLE TRE ASSOCIAZIONE.
A T T U A L I T Á
L’OFF/OFF Theatre di Via Giulia, guidato dal direttore artistico
Silvano Spada, alza il sipario il 1 ottobre con oltre cinquanta
spettacoli di Prosa, nella stagione 2021-2022, che
comprendono prime nazionali, prime romane ed eventi speciali.
Una nuova ricchissima stagione che ritrae la nostra società e i
suoi protagonisti, con testi ispirati all’attualità, classici della
cultura del passato, storie di donne protagoniste di ieri e di oggi,
futuristici sguardi verso un mondo inclusivo e ancora
immaginifico, con temi da sempre obiettivo dell’OFF/OFF
Theatre.
Il Teatro riparte sulle ali dell’entusiasmo. È la gioia della
ripartenza, dopo il lungo periodo d’attesa, caratterizzato da una
mancanza di palcoscenico che, inevitabilmente, ne ha
aumentato il desiderio sia per gli attori, quanto per gli spettatori
perché il Teatro non è sostituibile da nessun monitor.
Oltre cinquanta spettacoli di prosa, con trenta prime nazionali e
tre romane, seguiti da Eventi speciali, nel segno della cultura,
delle storie degli uomini e delle donne più importanti del nostro
tempo, interpretati da grandi nomi del teatro italiano, come
Roberto Herlitzka, Milena Vukotic, Mascia Musy, Galatea Ranzi,
Gaia Aprea, Roberto Alpi, Elena Croce, Iaia Forte, Melania
Giglio, Pino Ammendola, Emanuele Salce, Gianni De Feo,
Francesco Di Leva e personaggi dello spettacolo italiano come
Vladimir Luxuria, Pino Strabioli, Alda D’Eusanio, Mita Medici,
Santino Fiorillo, Sergio Mancinelli, Roberto Ciufoli, che si
alterneranno con moltissimi giovani autori, attori e registi e con,
dopo dieci anni, il grande ritorno in teatro di Maurizio Costanzo.
Alza il sipario con oltre cinquanta
spettacoli di Prosa, nella stagione
2021-2022
E' nata una zucca -Alda D'Eusanio_ph Lorena Vetro
Milena ovvero Emilie du Chatelet-Milena Vukotic
DRAGMEUP -© ONDADURTOTEATRO
C'era Questo, C'era Quello_ Enrico Lucherini
Cabarecht
A T T U A L I T Á
Graecalis
“Il vento della parola antica”
DI
CATERINA GUERRERA
Il cinema non l’ha mai esplorato. Eppure è la figura più cinematografica che abbiamo. Giusto mostrarla, ma senza
forzature. Lasciando al pubblico il compito di esprimere un giudizio su di lui e sul suo tempo. Di Gabriele D’Annunzio
si conosce il lato spregiudicato, rivoluzionario, anticipatore dei tempi e fortemente provocatore di un intellettuale
estremamente più complesso. D’Annunzio incarna il poeta contemporaneo che rievoca la grandezza e le atmosfere
della poesia classica, aggiungendo ad essa la componente drammatica sia del suo vissuto come personaggio che
delle sue opere. Uomo, anche lui, del secolo e “dal vivere inimitabile”. Capace di penetrare, forse per primo,
nell’anima molle della nascente società di massa e del consumismo a venire. Il totem della giovinezza, la febbre
interventista, la “Vittoria mutilata”, l’impresa e l’esperienza nei secoli sui generis di Fiume. Il culto, dentro e fuori la
pagina scritta, del Piacere. Gabriele D’Annunzio resta uno dei personaggi letterari (e non) più amati e odiati degli
ultimi 140 anni.
Nello splendido chiostro del complesso monumentale San Giovanni, struttura prestigiosa, polo culturale ed espositivo,
fra i più importanti dell’Italia Meridionale, nel Centro storico di Catanzaro. Nelle ultime notti di Agosto il “Teatro di
Calabria – Aroldo Tieri” con la regia di Salvo Venuto ed i testi di Luigi La Rosa è andato in scena “ Quel che non fu
fatto, io lo sognai” opera dedicata al Poeta Gabriele D’Annunzio. Un’ opera che mette in mostra i fantasmi della
passione e dell’intelletto del Poeta, i suoi tormenti, i suoi sogni enormi e le sue sottili malinconie. Prendendo forma
nelle persone del Prof. Luigi La Rosa, il Maestro Aldo Conforto, Salvatore Venuto e Mariarita Albanese, ci ha riaperto
quella finestra del nostro “immaginario” portandoci a rivivere con forza e suggestione la casa-monumento e
l’immagine del suo celebre inquilino.
La voce scandita e carezzevole, dell’Attore Salvatore Venuto, nelle vesti dannunziane, dava di per sé una
sensazione analoga a quella che suscitano le liriche del poeta più prestigiose: di trasognamento… Mirabile era il suo
potere d’adattamento alla persona che, per improvvisa simpatia, eleggeva e a cui voleva piacere: non falsandosi, ma
estraendo dalla sua molteplice natura quel che in essa v’era di consono a quella dell’interlocutore; ponendo certo in
quella operazione un’arte non minore di quella che leggiamo nelle venuste pagine delle opere del poeta, ma arte,
non artifizio, non istrionismo. Con una attenta obbedienza al ritmo, scelto per quel dato colloquio, ma mantenendo un
suo ritmo; attenzione vitale, creazione dal profondo, musica..
Un colloquio di un vissuto di "presenza storica " accompagnato da tre "voci" narranti con dei suoni doverosamente
diversi tra di loro, ma che permettevano di viaggiare verso quel tempo incantato. Ogni voce destinata a portarti verso
un tempo preciso, da quello storico, a quello raccontato e vissuto del M° Aldo Conforto e del Prof. Luigi La Rosa; a
quello di una voce calda, di Mariarita Albanese, quasi a voler accogliere , proteggere, portare quella sensazione
razionale ad una direzione emozionale verso il cuore.
Moris Ciccone
A T T U A L I T Á
DAL MUTO AL GAMER
LA MAGIA DEGLI EFFETTI SPECIALI
di Lucia Martinelli
“Siamo nel 1895 al Grand Café di Parigi. Un curioso pubblico pagante sta aspettando di capire quale sia questo straordinario
artificio di cui si vocifera in giro già da un po' e, soprattutto, spera di aver speso bene il suo franco.
Il dubbio che sia una fregatura aleggia fino a che non viene proiettato il primo cortometraggio dei fratelli Lumière.
Risultato: un trionfo. Quel minuto creò la storia, benché lo stesso Auguste Nicolas sostenne di aver inventato un apparecchio
senza futuro. Ebbene, il futuro lo smentì.
Un futuro, peraltro, che gli stessi Lumière avrebbero definito fantascienza, se il termine fosse stato già in voga al loro tempo.
Saltiamo fino al 1982, cioè ottantasette anni dopo quei sessanta secondi. Esce nelle sale un film che in molti ricorderanno e
diretto da Steven Lisberger: Tron. Spiacente per la Disney che lo produsse, ma il film fu un fiasco al botteghino, ciò
nonostante divenne – comunque – un cult grazie alla tecnica di computer animation utilizzata.
In realtà, l’uso degli effetti speciali creati attraverso la Computer Generated Imagery (CGI) ebbe un ruolo esiguo; ad ogni
modo resterà un progetto coraggioso ed un esperimento rispettabilissimo.
Nel 1993, però, eccoti Steven Spielberg con Jurassic Park a scalzare “l’aura tecnica” di Tron. I dinosauri fruttarono una cosa
come oltre 900 milioni di dollari e suppongo che la Universal Picture, i produttori e il t-rex più visto nella storia del cinema
(nonostante le sue evidenti difficoltà strutturali), si stiano ancora fregando le mani.
Cosa aveva di particolare Jurassic Park?
Era il primo film in classe alto budget a utilizzare la CGI. E l’ha utilizzata davvero bene. Ancora ne siamo commossi!
Dal 1993 in poi la grafica computerizzata prende sempre più piede nelle pellicole, sostituendo man mano le figure degli
artigiani che fino a quel momento avevano lavorato per creare gli effetti speciali. Una interessante evoluzione o una triste
involuzione? Non lo so e non entro nel merito. Mi rendo conto, tuttavia, che l’utilizzo di applicazioni per animazioni in 3D
offriva un risparmio di tempo e fondi consistente. Comunque, negli anni ’90 l’impennata della grafica 3D (parallela al
miglioramento dei componenti hardware), la troviamo soprattutto nell’ambiente gaming, che serviva un parco di consumatori
in crescita e sempre più esigente. Aspetto, quest’ultimo, a mio avviso da non sottovalutare, perché i gamer sono una gran
brutta razza da gestire. E sono tanti. Alcuni rientrano perfettamente nella comune definizione nerd, altri meno pur restando
sempre giocatori. E tutti hanno un occhio allenato e sensibile al miglioramento della qualità di immagine e dinamica.
Ad esempio, quando uscirono negli anni ’90 Doom e Quake (giochi sparatutto in prima persona) per piattaforma pc, la terra
tremò e i cieli si squarciarono! Magari non è noto, ad ogni modo esistevano locali che mettevano a disposizione della clientela
reti interne per passare nottate e nottate a spararsi in faccia, nel buio totale, con le cuffie sulle orecchie, pagando un tot
all’ora. Cioè isolati dal resto del mondo, con un vicino a mezzo metro che non era più un amico, bensì un nemico da eliminare
nelle arene. Certo che per un non giocatore tutto ciò sembrerà assurdo e paradossale, e quasi scontato definirli una banda di
alienati. Nondimeno sono una banda di alienati disposti a pagare per restarlo, e scuciono cifre significative sotto diversi fronti
che non sto qui a elencare.
A T T U A L I T Á
L’avvento di consolle gaming sempre più raffinate e sistemi di collegamento internet altrettanto performanti alla portata di
massa non hanno migliorato la faccenda. E no! È peggiorata, per onestà intellettuale. Quei tipi di ritrovi sparirono, perché non
c’era neanche più bisogno di uscire da casa (una forma di sindrome della capanna, ahimè!).
È chiaro che in quest’ottica l’uso della CGI sempre più prorompente nella cinematografia non poteva non essere ampiamente
apprezzata. E la signora Marvel si è limitata a sfruttare un filone già esistente.
Con i suoi film e lo stock di supereroi che prendevano vita dai fumetti, spesso migliori degli originali, ci hanno trasferito il
“concetto di gioco” da un monitor domestico al maxi schermo, con una qualità audio potenziata e perfezionata (per cui pronta
anche a rimbecillirti) e immagini proiettate con risoluzioni tali da renderle – quasi – migliori della realtà, dentro dinamiche da
gioco. Lisberger, nei lontani anni ’80, in merito alla computer graphics disse: “Può essere molto adatta a portare sul grande
schermo le visuali tipiche dei videogiochi e dei calcolatori.” Insomma, non solo aveva ragione, ma trascinare nel vortice
imponente e di una efficacia pazzesca chiunque avesse un minimo di sensibilità in tal senso, non ha richiesto chissà quale
impegno. Come caso, top di gamma CGI casa Marvel – fase 1, cito il primo film sugli Avengers.
Il regista Joss Whedon e il suo ‘maniacale senso estetico’ ci fecero dono di un’imponente opera basata sulla grafica
computerizzata in 3D. Quel film gira a una velocità assurda, meravigliosa in pratica… un mito!
Forse un po' troppo. La stessa Marvel a posteriori dovette ammettere che l’aver troppo assecondato Whedon potesse non
essere una decisione oculata, perché rischiavano di doversi confrontare con se stessi nelle successive pellicole che avevano
già in pancia. Capita… e nella vita tutto ha un prezzo.
Intanto, si portarono a casa oltre un miliardo e mezzo di dollari (difatti il film finì tra i primi dieci della storia con maggior
incassi) e vinsero l’Oscar nel 2013 per i migliori effetti speciali. Cosa che non ha stupito affatto quella parte di pubblico che dal
Commodore 64 è arrivata ad utilizzare visori vr (realtà virtuale) per proseguire a giocare in un modo sempre più “completo e
totalitario”. D’altronde, il vero giocatore nel gioco ci deve entrare, ci si deve perdere, deve sentirne l’odore, il sapore, pretende
di essere il supereroe del momento e di cambiare la grigia quotidianità con la migliore delle storie e della sua improbabile
versione. Perciò ben vengano i lavori della Marvel e la CGI, per proseguire il nostro alienato sogno di gamer.
A T T U A L I T Á
L’ affascinante arte degli “effetti speciali”
incontro con
Francesco e Gaetano Paolocci
di Pina Delle Site
Spesso lo spettatore dà per scontato, guardando una rappresentazione cinematografica, alcuni passaggi
e/o trasformazioni di soggetti, ambienti, suoni e situazioni; molte altre volte, invece, ne rimane affascinato, in
quanto attento ed attratto dai cosiddetti “effetti speciali”!
Ma cosa sono in realtà gli “effetti speciali”? Dietro la loro creazione c’è un mondo, un significato, nonché un
lavoro portato avanti con minuziosa capacità e tecnica da parte di chi li progetta, li realizza. Abbiamo allora
incontrato il Direttore Artistico ed il Direttore Tecnico della società “Special Effects Creatures Studios”, i
fratelli Francesco e Gaetano Paolocci, a cui va il nostro ringraziamento,che ci introdurranno nel magico
mondo degli effetti speciali...
Cosa sono gli effetti speciali e quanto sono importanti nel cinema?
Per effetti speciali si intendono tutte quelle invenzioni artistiche e tecnologiche utilizzate prima nel Cinema,
e poi nello spettacolo più in generale per ricreare eventi altrimenti impossibili da visualizzare ed anche per
ricreare ciò che nella realtà non esiste. Nel Cinema realizzano l’impossibile rendendo talvolta altamente
spettacolari scene e contesti inimmaginabili altrimenti. Non ultime la sostituzione stessa degli attori e la
creazione di personaggi estremamente realistici ed espressivi anche se completamente virtuali.
Quando e perché nascono?
Possiamo dire che iniziano nel 1896 con l'illusionista Francese Georges Méliès (Viaggio nella Luna - Le
voyage dans la Lune, 1902), che scoprì accidentalmente la possibilità di realizzare l’impossibile con la
pellicola cinematografica.
A T T U A L I T Á
Le vostre mostre più importanti che vi hanno
gratificato di più e la vostra ultima creazione....
Il nostro più grande e rappresentativo progetto
espositivo si chiama “EMOZIONI DAL CINEMA”. Si
tratta di una iniziativa di carattere spettacolare e
culturale, di grande impatto scenografico, curata nei
particolari e perfezionata per interessare ogni tipo di
pubblico; questo proprio per soddisfare il continuo
bisogno di sapere attraverso le emozioni di questa arte
del Cinema in un’occasione unica, immaginaria quanto
reale. Tale progetto, molto ambizioso, ha richiesto da
parte nostra un notevole sforzo produttivo ed artistico, e
questo proprio per la grandezza, le caratteristiche e le
varietà delle tematizzazioni cinematografiche in esso
contenute. In esso si fondono tecnologia e spettacolo,
scuola e cultura, quella scienza e quell'arte che esaltano
l'uomo e gli innumerevoli linguaggi della sua infinita
creatività.
Sin dalle sue origini il Cinema ha affascinato il pubblico
attraverso invenzioni e suggestioni sempre diverse, e nel
mondo che cambia, queste straordinarie opere restano
come conferma della ineguagliabile creatività dell’uomo,
spesso visibili solo nelle celebri pellicole
cinematografiche anche se oggi più ampiamente diffuse
da nuovi media.
La nostra società Special Effects Creatures Studios è
infatti orgogliosa di presentare un singolare evento dove
il sogno si fonde con la realtà e la magia del Cinema
incarna miti e leggende che hanno emozionato intere
generazioni, arricchito dalle suggestive scenografie
esposte direttamente al visitatore. Con l’intento di fare
cosa gradita al pubblico abbiamo deciso di mostrare dal
vivo, alcuni tra gli elementi e ricostruzioni più significativi
ispirati alla storia del cinema per far sognare uno
spettatore sempre più attento ai “tecnicismi”, alle abilità
ed ai virtuosismi di questa nobile arte. Questa Mostra
unica nel suo genere, dedicata ai visitatori di tutte le età,
consente al pubblico di visionare manufatti, sculture,
creazioni e scenografie originali nel campo del cinema e
dello spettacolo per far comprendere quale grande
lavoro si nasconda dietro la realizzazione di un film.
(Gaetano Paolocci – Concept / Direzione Tecnica).
A T T U A L I T Á
La nostra recente creazione si chiama FG 21 ed è un Androide-donna che, per la prima volta
presentato al pubblico nella nostra esposizione, incarna nell’immaginario collettivo il mito della
creazione, che da Frankenstein (il moderno Prometeo di M. Shelley) arriva ai nostri giorni
passando per indimenticabili creazioni cinematografiche come Terminator, sino ai più moderni
robot ed androidi di Intelligenza Artificiale (Film di S. Spielberg) ecc.
FG 21 ci spinge ad immaginare un prossimo futuro dove uomini e macchine dalle sembianze
sempre più umane (androidi) coesisteranno. (Foto con uno degli autori: art director Francesco
Paolocci)
A T T U A L I T Á
DUE BRONZI E UN CAPANNO
A quasi 50 dal ritrovamento delle due statue, Riace racconta il passato
e futuro, con un corto teatrale.
DI
CATERINA GUERRERA
Avvolti da un ricordo comune, da
coloro che lo hanno vissuto in prima
persona e da coloro che con la loro
partecipazione hanno mantenuto un
filo conduttore tra passato e presente.
Sullo sfondo il mare di Riace , con la
luna che con la sua luce ci ha tenuto
compagnia . Quasi a voler rendere la
serata ancora più emozionante, ferma
lì, senza stancarsi, a riguardare una
scena che proprio lei, la luna, aveva
visto sin dagli inizi della storia.
Sul finire dell’estate, sulla spiaggia di
Riace Marina “Due Bronzi e un
Capanno”, corto teatrale a cura della
Scuola di Recitazione della Calabria.
Nato in seno all’Associazione
Cittanova Radici, da un’idea
dell’autore cittanovese Nino Surace, lo
spettacolo prende vita grazie alla
Direzione Artistica di Walter
Cordopatri, ideatore e Direttore della
SRC, che ne è anche interprete
insieme a Fortunato Verduci, attore e
musicista reggino, con la voce
narrante della neo diplomata SRC
Federica Sottile, i canti della splendida
Marinella Rodà, le emozionanti
coreografie del docente SRC Giovanni
Battista Gangemi.
i costumi e la scenografia a cura degli
artisti professionisti e collaboratori
SRC Nick Dardano, Porzia De Crea,
Eurema Pentimalli, la maestria
dell’Hair Stylist e Make Up Artist
Nadia Mastroieni e nelle vesti delle
Muse le danzatrici : Greta Rega,
Sarah Di Natale, Dèsirèe Rondinelli,
Ilaria Castanò e Alessia Traviglia.
i Comuni di Riace e Cittanova,
nonché dalla Pro Loco "I Bronzi per
Riace" e dall'Associazione Cittanova
Radici, vuole ricordare, nel suo 49°
anniversario, il ritrovamento dei due
splendidi guerrieri di bronzo
considerati tra le testimonianze più
significative dell’arte greca classica,
divenuti ormai simbolo indiscusso
della terra Calabra e delle sue origini
Magnogreche.
Un corto teatrale che vuole dare il
via al 50° anniversario del
ritrovamento dei Bronzi che ricadrà
proprio l'anno prossimo" afferma il
Direttore Cordopatri. Un importante
momento di confronto e di
valorizzazione del grande
patrimonio culturale ed artistico di
cui siamo custodi, primo atto di una
nuova ed entusiasmante
collaborazione, che vedrà il
suggellarsi, proprio in questa
occasione, del gemellaggio tra i due
comuni padrini della serata.
A T T U A L I T Á
NOI CON NAPOLI
Lirica, Teatro ed Arte Circense
Il Circo è stato rappresentato dalla gran classe di Nicole Martini,
vincitrice di numerosi premi, tra i quali quello del Festival delle Arti,
manifestazione a firma de Maio Lupoli, circense pura proveniente
dal circo di famiglia, Madagascar Orfei, gran bella realtà italiana, e
gli artisti Circo Weiss con Maria Weiss e Viktor Vitàris, di grande
esperienza e tradizione!
L’ Associazione Culturale Noi per Napoli, con i
suoi artisti e rappresentanti, direttori artistici, il
soprano Olga De Maio ed il tenore Luca
Lupoli, artisti del Teatro San Carlo, nel cuore
del centro storico di Napoli, presso il Chiostro
di San Domenico Maggiore hanno parteciapto
alla Rassegna Autunno a Napoli 2020,
organizzata e voluta dall’ Assessorato alla
Cultura del Comune di Napoli.
Con ”Atmosfere da Sogno”, concerto
spettacolo, ideato dall’Associazione Culturale
Noi per Napoli, interazione, connubio e dialogo
tra lirica, teatro ed arte circense, in
un’atmosfera sognante sono state interpretate
le più belle romanze da salotto dell’800, opera,
operetta e classici napoletani, introdotte da
pagine teatrali con la cornice di numeri
acrobatici degli artisti circensi, spettacolo adatto
ad un pubblico di piccoli e grandi!l cast
musicale: il soprano Olga de Maio, i tenori Luca
Lupoli e Lucio Lupoli, la voce narrante
dell’attore di “Un Posto al Sole“ Giovanni Caso,
sulle arpe di Gianluca Roviniello, la pianista
Nataliya Apolenskaja.
C O P E R T I N A
L A L E G G E D E L L A " M E M O R I A H I S T Ó R I C A "
L’autunno inizia con l’attesa di vedere sul grande schermo le donne di Madres paralelas, il nuovo film di Pedro
Almodóvar, presentato alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la seconda durante
il Covid. Il regista descrive le sue interpreti come “donne e madri imperfette”. Il film è stato scelto dal Direttore della
Mostra del cinema di Venezia, Alberto Barbera, per aprire la 78. edizione, “Nasco come regista proprio a Venezia
nel 1983...” – dichiara Pedro Almodóvar – “…nella sezione Mezzogiorno Mezzanotte. Trentotto anni dopo vengo
chiamato a inaugurare la Mostra. Non riesco ad esprimere la gioia, l'onore e quanto questo rappresenti per me
senza cadere nell'autocompiacimento. Sono molto grato al festival per questo riconoscimento e spero di esserne
all'altezza”.
Dopo aver vinto il Leone d’Oro alla Carriera, a Venezia Almodovar porta la storia di Janis (Penélope Cruz) e Ana
(Milena Smit), che si conoscono condividendo la stanza di ospedale dove stanno per partorire, intrecciando così le
loro vite mentre sullo sfondo viene mostrata - e a suo modo contestata - una ferita ancora aperta della Storia
Spagnola “I Desaparecidos”.
A tal proposito il regista ha dichiarato “La memoria storica è una questione sospesa nella nostra società: abbiamo
un debito morale enorme nei confronti dei desaparecidos con migliaia di persone gettate nelle fosse comuni, private
di qualsiasi dignità. Federico García Lorca è il desaparecidos più conosciuto della Spagna e per me è sempre stato
una fonte di ispirazione. È incredibile come la Spagna non si preoccupasse di cercare il suo corpo”. “Siamo arrivati
alla generazione dei nipoti e pronipoti che chiedono di riesumare i corpi dei loro antenati. Sono state fatte molte
indagini in questo senso, perché non si capiva come mai una generazione già nata in democrazia potesse trovarsi
in questa situazione. "La mia – aggiunge - è quella nata durante la dittatura ed è cresciuta nella paura. A casa mia
non abbiamo mai parlato di guerra, è stato un trauma per tutta la società. Nel 1978 è stata sancita la democrazia in
Spagna, ma la legge di amnistia è imperfetta non ci ha consentito di andare avanti. Dopo 85 anni, se non sarà fatta
loro giustizia, non si potrà chiudere la nostra storia più recente”.
C O P E R T I N A
F E S T I V A L D I V E N E Z I A 2 0 2 1
P E N É L O P E C R U Z V I N C I T R I C E D E L L A C O P P A
V O L P I C O M E M I G L I O R E A T T R I C E P E R « M A D R E S
P A R A L E L A S » , I L S U O S E T T I M O F I L M C O N
P E D R O A L M O D Ó V A R .
C O P E R T I N A
SINOSSI
Due donne, Janis e Ana, condividono la stanza
di ospedale nella quale stanno per partorire.
Sono due donne single, entrambe in una
gravidanza non attesa. Janis, di mezza età, non
ha rimpianti e nelle ore che precedono il parto
esulta di gioia. Ana invece è un’adolescente
spaventata, contrita e traumatizzata. Janis
tenta di rincuorarla mentre passeggiano tra le
corsie dell’ospedale come delle sonnambule. Le
poche parole che scambiano in queste ore
creeranno un vincolo molto forte tra le due ed il
fato, nel fare il suo corso, complicherà in
maniera clamorosa le vite di entrambe.
REGIA: Pedro Almodóvar
DATA DI USCITA: 28 Ottobre 2021
CAST: Penelope Cruz, Milena Smit, Aitana
Sánchez-Gijón, Israel Elejalde, Julieta Serrano
e Rossy de Palma
V I VA IL LIDO
C O P E R T I N A
di Assia Karaguiozova
La Biennale di Venezia ha di nuovo stupito con
un’edizione frizzante e nuova. La situazione di
emergenza sanitaria ha sicuramente
condizionato l’organizzazione di uno degli
eventi più attesi, a livello Mondiale. L’insieme è
stato gestito con eleganza e classe. Le scelte
audaci del Direttore artistico Alberto Barbera
hanno portato ad un’ulteriore espansione anche
a livello mediatico, coinvolgendo sempre di più
il pubblico - dal pre al post Mostra. Forte
l’impronta delle tematiche che coinvolgono le
Donne.
Il Direttore Alberto Barbera e La Biennale di
Venezia sono stati onorati con il prestigioso
Premio di Variety per l’Eccellenza - International
Achievement Film Award -
Prima volta nella storia del Premio.
ARTE, STUPORE, GIOIA, CURIOSITÀ:
RIFLESSIONI SULLA
A T T U A L I T Á
DI STENDHAL”
di Rita Martinelli
“SINDROME
Sono nel cortile di S. Ivo alla Sapienza, su uno dei sedili
di marmo, con davanti la strepitosa lanterna di Borromini.
È un posto discosto, tranquillo - mi piace venire qua.
E mi è venuta voglia di scrivere qualcosa …
Monsieur Henri Beyle passeggia per Firenze, in un
giorno compreso fra la seconda metà degli anni '10 e
l'inizio del decennio successivo del 1800. Passa davanti
alla basilica di Santa Croce e decide di entrare.
Magnificenza ovunque e in tutte le forme ed espressioni:
architettura, pittura, scultura - il Crocifisso di Cimabue, gli
affreschi di Giotto, il Crocifisso scolpito da Donatello...
Monsieur Beyle non sa più dove guardare e comincia a
provare un disagio crescente, una vertigine, si sente
sperduto, sovrastato e annichilito dalle arcate a ogiva,
quelle nervature bellissime che disegnano spinte e
controspinte … le forze ascensionali dell'architettura
gotica lo stanno soffocando… Ha bisogno di uscire,
immediatamente, fuori, all'aria, in uno spazio spoglio
d'arte.
E fugge. Monsieur Beyle è assai più noto con il suo
pseudonimo: Stendhal. Ma la sua sindrome è, poi, così
diffusa? O coglie soltanto gli animi particolarmente
sensibili? Le facce dei turisti incanalati all'interno di
musei, pinacoteche, palazzi, riuniti intorno ad una guida,
che li conduce di fronte ad una sequenza infinita di
oggetti - ognuno dei quali avrebbe bisogno di anni di
studio per essere davvero capito - presentano noia,
disinteresse, intorpidimento, nessun guizzo vitale - ma
non certo i sintomi provati da monsieur Beyle. Forse c'è
un modo per evitare l'annichilimento sia di monsieur
Beyle e dei suoi simili e anche lo stordimento delle frotte
turistiche.
Entrare in una pinacoteca per andare a vedere un
quadro - uno solo - e passarci tempo davanti,
fantasticando, studiando, divertendosi, cercando
particolari e, poi, tornarci e scoprire sempre altro. Uscire
e gustare un bel caffè. Leggerezza - la levitas del mondo
antico - stupore, curiosità, il recupero del pensiero
meridiano...
La sindrome di Stendhal
Anno: 1996
Regia di Dario Argento con Asia Argento, Thomas Kretschmann, Marco Leonardi
La poliziotta Anna Manni è in trasferta a Firenze per dare la caccia a un killer seviziatore, sviene davanti a un quadro del
Brunelleschi agli Uffizi, viene soccorsa dal mostro in persona che pare ossessionato dalla ragazza. Il killer la rapisce e la
sevizia per ben due volte, ma il secondo stupro gli sarà fatale, perché la vittima diventa carnefice e diventerà una nuova
minaccia psicopatica.
La sindrome di Stendhal che dà il titolo al film è quella patologia che provoca malessere e stordimento in certe persone
che si trovano di fronte a capolavori. Spiega tutto molto bene (in maniera un po’ didascalica) Paolo Bonacelli nei panni di
uno psicologo che cura la poliziotta, facendo riferimento allo scrittore francese, autore de La certosa di Parma e Il rosso e
il nero. Bonacelli mentre parla tiene in mano il libro di Graziella Magherini, psichiatra fiorentina, sulla sindrome di
Stendhal, che serve come spunto per la pellicola.
La sindrome di Stendhal è l’ultimo film interessante di Dario Argento prima della caduta verticale degli anni Duemila,
ambientato in Italia, tra Firenze, Roma e Viterbo. Condivido certa critica afferma che “La sindrome di Stendhal si
concentra di più sugli aspetti psicologici della violenza che sulla violenza stessa”. Il personaggio di Anna Manni tornerà –
modificato in Anna Mari – ne Il cartaio (2004), interpretato da Stefania Rocca, ma naufragherà nel grigiore di uno dei
peggiori lavori di Argento.
A T T U A L I T Á
RAMIFICAZIONI
DI DANZA D’AUTORE
FESTIVAL
di Giovanni Battista Gangemi
@giovanni.b gangemiguerrera
Ramificazioni è il primo festival di danza d’autore in Calabria, sostenuto
dal MiC (Ministero della Cultura).
Nasce come spin off di Armonie d'Arte Festival, il quale svolge una
funzione di sostegno culturale e progettuale, per favorire le più opportune
strategia di posizionamento nel panorama mediatico ed artistico..
Un progetto dedicato alla coreutica contemporanea e pensato per
coniugare l'energia creativa innovativa della nuova generazione con la
sapienza artistica di profili internazionali già protagonisti dei grandi
palcoscenici, creando così opportunità sia per i danzatori e coreografi
emergenti e sia per il pubblico, quindi per il territorio, per la Calabria, per
il meridione italiano. Il team, nei vari ruoli, è affidato a giovani calabresi
con una solida formazione nel settore e che credono nella sfida di
rientrare in Calabria per qui seminare, coltivare e veder fiorire Arte e
Cultura, anche come possibilità professionale e lavorativa.
La direzione artistica, in capo a Filippo Stabile, trentenne danzatore e
coreografo, già con una qualificata esperienza nazionale ed
internazionale.
Un Festival che ha portato in Calabria, nell’area di Soverato, provincia di
Catanzaro, vari Artisti, compagnie, eventi, spettacoli da tutta Italia e non
solo. E, inoltre, produzioni, coproduzioni, prime nazionali, uno spirito
continuo di ricerca e networking di valore. Dei giovani artisti calabresi,
dunque, che hanno deciso di tornare nella loro terra di origine, provare a
rimettere “radici” e ramificare la loro passione per l’arte, il teatro e la
danza a tutti gli altri giovani che sono affamati di cultura, di sapere , di
scoprire. Positività, bellezza, innovazione, pensiero laterale, qualità
performativa,energia giovane e sapienza dell'esperienza: Ecco le anime
del Festival; essi hanno iniziato la loro produzione teatrale il 21
Settembre presso il Teatro Comunale Soverato (Cz). Con la Compagnia
Zappalà Danza/Roberto Zappalà- “Naufragio con spettatore”.
Una produzione: Scenario Pubblico/CZD | in collaborazione con: Teatro
Stabile di Catania, ArtEZ Arnhem (NL), uva grapes Catania contemporary
dance festival, AME Associazione Musicale Etnea | con il sostegno di:
MiBAC e Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo.
Naufragio con Spettatore è la prima tappa di Odisseo. Partendo dall’idea
del naufragio si è approdati a concetti quali viaggio, fame/sete,
morte/salvezza, assenza di spazio, oltre a riferimenti a Ulisse in quanto
naufrago, e non si è potuto non trattare la cronaca con i continui
attraversamenti dei migranti, ed i conseguenti e tragici naufragi. Spunti
emotivi sono stati tratti anche dall’opera pittorica di T. Gericault “la zattera
della medusa”.
“È una danza notturna, quella magnificamente interpretata da Roberto
Provenzano e Fernando Roldán Ferrer, che si rivela nel buio dopo lunghi
istanti. L’arte coreutica si fa pittura” (Alessandro Iachino, Teatro e
Critica). “L’anno di produzione è il 2010, ma Naufragio con Spettatore
continua tutt’oggi, per la suggestione della partitura coreografica, a dire
senza parole delle carrette del mare, degli infiniti sbarchi sulle coste
italiane e della nostra ambivalente indifferenza” (Matteo Brighenti, PAC)
“Cinquantacinque minuti di uno spettacolo intenso, perfetto nella
coreografia, grazie anche a due danzatori prodigiosi” Caris Ienco,
Perinsala
SIMPLE LOVE vuole essere un canto all’amore
perduto. E’ una racconto fragile e di grande intento
celebrativo. La gestualità, utilizzata in modo sacro e
decifrato come un rito, prenderà il posto del verbo
per raccontarsi attraverso corpi che con impeto si
snodano, si confrontano, si attendono e si
osservano.
E' un quadro nudo di sentimenti ed emozioni; un
vortice, una sfida di equilibri e compromessi da
trovare, visivamente con il corpo, concettualmente
con il cuore e con la mente.
L'onestà fa da sfondo ad un lavoro che innesca
momenti di silenzi, tensioni, sguardi e ricordi. Sarà
necessario trovare una pace interiore, un momento
dove spazio-tempo si fermano e donano un amore
semplice, privo di archetipi e capace di riconoscere
nella fragilità umana la dolcezza della nostalgia.
EQUAL TO MEN
Il mito eterno delle donne guerriere in groppa ad
un focoso cavallo, l’arco nel pugno, le gambe
muscolose nella burrasca, lo sguardo truce sui
volti delicati. Belle, giovani, determinate, pronte
a difendere la propria indipendenza a colpi di
spada o tiri di freccia. L’archetipo dell’
Amazzone , guerriera per nulla inferiore
all’uomo, intende anche tracciare una riflessione
sulla società contemporanea e il ruolo della
donna; Omero le definì “uguali agli uomini” e
questo, nella società greca patriarcale, era un
segno di rispetto.
CONTINUUM
Parliamo costantemente di tempo. “Hai tempo di
parlare con me” o “Non ho abbastanza tempo
per finire il lavoro” e cosi via. Ciò che intendiamo
effettivamente è la durata, ad esempio l’intervallo
di tempo tra l’alba e il tramonto. Il tempo è quindi
una cosa reale e possiamo sperimentare il
passare del tempo in modo concreto quasi come
se fosse un oggetto tangibile. Ma quando i
periodi di tempo si allungano, diventano anche
sempre più difficili da comprendere. È davvero
difficile concepire l’idea di una vita tra nascita e
morte. Ci svegliamo ogni mattina e andiamo a
letto tutte le sere ma sperimentiamo davvero
come il nostro tempo si sta lentamente
esaurendo? Periodi più lunghi rimangono un
mistero. I milioni di anni nella storia della Terra
sono totalmente impossibili da comprendere
emotivamente e il concetto di “eternità” ci lascia
totalmente impotenti.
“ULISSE NELLA TERRA DEI FEACI”
A T T U A L I T Á
READING -
di Giovanni Battista Gangemi
-
@giovanni.b gangemiguerrera
Uno spettacolo che ricostruisce la rotta del ritorno a casa del naufrago Ulisse che
trova approdo sulle coste calabresi. . Dalla contaminazione dei versi di Omero,
Shakespeare e gli scritti dello storico Armin Wolf nasce “Ulisse nella terra dei
Feaci”. L’Attrice MariaRita Albanese interpreta la Calabria stessa, terra
rigogliosa, ospitale, generosa, che accoglie Ulisse, interpretato dall’Attore Salvo
Venuto. Ai due attori dunque il compito di rendere la potenza e l'efficacia dei
versi omerici, ma anche quello non meno ambizioso di far conoscere a un
pubblico più vasto la teoria dello storico tedesco. Una “prima assoluta” che
valorizza la nostra regione, aprendola a una nuova tipologia di turismo
archeologico - culturale che, opportunamente divulgato, può contribuire a
potenziare la visibilità della nostra Calabria oltre oceano. Non più solo
escursionismo legato al mare e alla bella stagione, ma anche un turismo
culturale di qualità, spendibile 12 mesi all’anno. A completare la produzione, un
video originale che catapulterà lo spettatore al centro di un viaggio virtuale molto
suggestivo, con immagini e musiche realizzate appositamente per questa prima.
Lo spettacolo, in un lavoro teatrale, ben interpretato dai due grandi attori
Calabresi, è andato in scena sabato 18 settembre, presso il Chiostro
monumentale di San Giovanni a Catanzaro.
Una miscela di più suggestioni con voci, musiche e immagini che si fondono
restituendo l’esperienza del viaggio dell’eroe omerico che è anche – e soprattutto
– un viaggio alla ricerca di se stesso, esperienza comune a ogni uomo.
La regia e la sceneggiatura sono di Fulvio Calderoni mentre è di Andrea Perrotta
della e-Bag l’intuizione di dare a questo spettacolo una valenza multimediale.
Preziosa la collaborazione del professore Luigi La Rosa, autore del “Teatro di
Calabria”, che ha affiancato gli attori nel percorso interpretativo.
“ULISSE NELLA TERRA DEI FEACI”
- READING -
Produzione originale del Festival d’Autunno.
Prima Nazionale
Da un’idea di Antonietta Santacroce
con
Maria Rita Albanese e Salvo Venuto, attori
Immagini e effetti speciali e-Bag
P E R S O N A G G I
Irina Kashkova, Direttrice
del Russian Ballet College e
del Concorso Internazionale
della Città di Spoleto, si
racconta al manager
Antonio Desiderio
Cara Irina, grazie innnanzitutto della tua disponibilità ad incontrare i nostri lettori. Partiamo dai tuoi esordi e di
come ti sei avvicinata alla danza
Da piccola studiavo pianoforte al conservatorio di Donezk, ma mia madre si accorse che non riuscivo a stare ferma e
quindi decise di iscrivermi ad una scuola di danza locale all’età di 7 anni. A 13 anni ho superato l’audizione per Accademia
Nazionale di Danza Bielorussia dove mi sono diplomata nel 1981 come ballerina professionista.
Dopo aver danzato presso varie compagnie decidi di dedicarti all’insegnamento e, nel 1990, inizia la tua
professione di insegnante proprio qui in Italia……
La mia esperienza di insegnante comincia nel 1989 a Sirmione e Tindari, come docente in stage organizzati dall’Unesco.
Nel 1990 sono stata invitata ad insegnare a Palermo nella scuola diretta da Angela Abbigliati e nella scuola diretta da
Marisa Benassai dove studiava una giovanissima Eleonora Abbagnato. Rimasi a Palermo fino al 1994. Successivamente
mi trasferii a Sanremo e cominciai ad insegnare presso l’ Accademia Grace di Montecarlo, diretta da Marika Besobrasova.
Dopo tre anni di esperienza maturata a Montecarlo, per motivi familiari, mi sono trasferita a Genova dove, nel 2001, ho
aperto una mia piccola scuola
Dal 2008 dirigi il Russian Ballet College, struttura accademica sotto il Patrocinio del Consolato generale della
Federazione Russa di alto livello per la formazione di ballerini professionisti, nella quale ricopri il ruolo di
Direttore. Quanta responsabilità comporta questo?
La responsabilità è sicuramente enorme perché i genitori ti affidano i propri figli per anni, e devi cercare di dare agli allievi
non solo una professione altamente qualificante, ma anche una educazione degna del ruolo artistico che andranno a
ricoprire nella società.
Quali criteri adotti per selezionare un danzatore che deve fare un percorso professionale?
Noi prendiamo in forte considerazione le qualità fisiche e la propensione verso la professione di ballerino/a. Ovviamente i
ragazzi entrano in Accademia attraverso il superamento di una audizione, durante la quale cerchiamo di analizzare le
possibilità di crescita nella tecnica e nell’apprendimento delle varie fasi di studio
Come si svolge una giornata tipo per un allievo nella tua Accademia?
La mattina colazione alle ore 7 e poi a scuola, liceo o scuola media, con le quali abbiamo varie convenzioni. Dopo la
scuola tutti a pranzo, per poi continuare con le lezioni fino all’ora di cena.Anche dopo la cena si torna in sala per prove di
eventuali spettacoli o, in alternativa, studio del repertorio.
Tra i tuoi allievi, citiamo Timofej Andrijashenko, attuale Primo Ballerino del Teatro Alla Scala di Milano. Lui si è
completamente formato con te. I tuoi ricordi…
I miei ricordi sono tantissimi, piacevolissimi e ricchi di soddisfazioni. L’ho visto crescere sia dal punto di vista umano che
come ballerino, man mano che passavano gli anni. Lui è arrivato a Genova nel 2009 ed è vissuto nel college fino al 2014 .
Ovviamente, il ricordo più importante è legato alla vittoria, nel 2013 della medaglia d’oro al Concorso al Teatro Bolshoi di
Mosca. Altro momento emozionante, che porterò sempre con me, è il suo esordio come primo ballerino nell’aprile 2015
nel balletto Giselle, quando ha interpretato il ruolo di Albrecht al Teatro alla Scala di Milano. Ancora oggi siamo in ottimi
rapporti e ci sentiamo quasi ogni giorno al telefono. La cosa più bella è proprio questa. Tima è un ragazzo riconoscente e
non dimentica coloro che lo hanno aiutato .
P E R S O N A G G I
E dopo questi importanti traguardi, nel 2012 hai preso in mano le redini del prestigioso concorso di danza della
Città di Spoleto, ed il prossimo anno sarà il decennale sotto la tua direzione. Come hai affrontato questa
importante traguardo della tua carriera?
L’ho affrontato mettendo a disposizione di questa manifestazione tutta la mia esperienza e le mie conoscenze nel mondo
della danza, portando il concorso ad un alto livello internazionale riconosciuto da tutti. Ho iniziato questo rapporto come
assistente del Prof. Alberto Testa che poi, nel 2012, mi ha passato il timone della Direzione Artistica. Certo, ho cambiato
alcune cose ma, alla fine, le mie scelte si sono dimostrate vincenti. E siamo giunti insieme a Paolo Boncompagni alla
trentesima edizione
Importanti collaborazioni anche con la Cina con cui il concorso è in gemellaggio….
Non è una cosa facile, soprattutto in questo periodo di pandemia. Comunque, una prima edizione l’abbiamo portata in
porto e, nell’aprile 2022, dodici giovani ragazzi cinesi parteciperanno al concorso, in quanto selezionati da una giuria
composta da me, Julio Bocca e Francesco Ventriglia. Un grazie anche all’aiuto ed al lavoro di Lorenzo Zhu. nostro anello
di collegamento, con IDCSpoleto-China
Cosa rappresenta per te la danza?
Tutto, è la mia vita
...educazione
degna del ruolo
artistico che
andranno a
ricoprire nelle
società.
la danza...
è
la mia
vita
P E R S O N A G G I
FORTUNATO
VERDUCI
P E R S O N A G G I
Fortunato Verduci. Attore e musicista di origini calabresi. Nella sua musica troviamo e sentiamo le sue origini, mentre nel cinema
abbiamo un personaggio dall’aria cattiva. Con i suoi occhi neri e profondi, i suoi capelli che ricordano le onde del mare e la sua
altezza, che certamente lo portano, senza troppi abbellimenti a svolgere quei ruoli di bello e tenebroso. Un po’ come cantava la
Nannini nel “Bello e impossibile”. Lo troviamo nel ruolo di “Henchman” nel film “Lo Spietato” con la Regia di Renato De Maria.
La pellicola è un adattamento cinematografico del romanzo Manager Calibro 9 scritto da Pietro Colaprico e Luca Fazzo.
Con la produzione affidata a Bibi Film e Rai Cinema. Nella televisione in "ZeroZeroZero" Regia di Stefano Sollima .
E "Trust: il rapimento Getty" Regia di Danny Boyle - nel ruolo di Henchman.
Musicista nella colonna sonora dell'episodio 8 di "Trust: il rapimento Getty" diretto da Emanuele Crialese, in vari Tour internazionali
con gruppo folkloristico, Stage condotti presso lo IALS di Roma e in varie collaborazioni con Ambrogio Sparagna e Orchestra
Popolare Italiana.
Ciao Fortunato.
Come è stato lavorare nel film “Lo Spietato” e come è stato
lavorare accanto al protagonista, interpretato da Riccardo
Scamarcio?
Lavorare con Scamarcio è stato interessante, stiamo parlando di
un attore che ha fatto oltre 80 film. Una persona molto
disponibile, umile nel chiedermi la pronuncia di alcune battute in
dialetto calabrese.
C'è da imparare da uno come lui, ed io mi sono arricchito nel
vederlo in azione. Oltre a Scamarcio, bello tutto il cast.
Come ti sei sentito nel ruolo di “ Henchman”?
Beh, un ruolo quello da cattivo che mi ritrovo spesso a ricoprire
ma in realtà sono l'opposto. È stato "strano" entrare nella testa di
un malvivente e ipotizzare il suo atteggiamento. Il cinema è
questo, a volte sei un cattivo altre un buono. Alla fine è questo
ciò che amo, entrare nei panni di un'altra persona, e per questo
devo ringraziare la mia prof nonché regista Marta Gervasutti per
avermi donato i mezzi per farlo.
Invece chi è Fortunato Verduci?
Fortunato Verduci è la persona più semplice del mondo, con la
curiosità e la voglia di imparare sempre. Per me la vita è un
continuo arricchimento, dalle persone nuove che incontro, al
lavoro, alla musica. Sono supportato da una splendida famiglia
che mi ha insegnato come stare al mondo con dignità. Detesto
qualsiasi forma di discriminazione!
Per me vale una frase già fatta : bisogna creare ponti, non muri!
La vera bellezza sta in questo.
La tua vita si svolge tra la tua terra di origine, la Calabria e la
città eterna, Roma. Di certo la Calabria ti lega ai tuoi natali,
mentre Roma alla tua professione di attore. Quasi, come se
ci fosse quel cordone ombelicale che ti lascia andar via ma
poi ti tira a sé . lasceresti mai la tua terra? E cosa pensi di
coloro che abbandonate le loro origini, le rinnegano, anche
nascondendo il loro accenti regionali?
Io amo la mia terra, e sono orgoglioso di essere calabrese,
perciò non lascerei mai la mia terra! Mi assento ma torno! La mia
terra è un punto di partenza ma anche un punto d'arrivo. Ed è
sempre fonte d'ispirazione artistica per me. Sono anche
fortunato non solo di nome, perché la Calabria ha una storia
meravigliosa, l'arte la respiri e la vedi dappertutto. Per quanto
riguarda la gente che rinnega le proprie origini io non mi sento di
giudicare, perché la Calabria è una terra con tanti pregi ma
anche con dei difetti "storici", anche se ultimamente sembra stia
cambiando e ne sono felice. Forse il lato più brutto di noi
calabresi è il giudizio, il continuo giudicare anche quando non
viene chiesto di farlo. Ma, detto questo, non bisogna perdere le
proprie origini, anzi, tutti dovremmo fare qualcosa per migliorarla
questa terra. Combattere il luogo comune con la cultura in ogni
sua forma.
Tu hai svolto ruoli sia per il cinema che per la televisione.
Quando potremmo vederti in teatro?
Spero presto! Mi piacerebbe tanto, anche se in estate ho fatto un
corto teatrale sui Bronzi di Riace insieme a Walter Cordopatri e
la Scuola di recitazione della Calabria. Una bellissima
esperienza che mi ha visto dar vita a uno dei bronzi.
Entriamo un po’ nel tuo privato. Per tutte le lettrici che
guardando le tue foto, sono un po’ curiose. Qual è la tua
situazione sentimentale attuale?
Fortunato, comincia la risposta sorridendo e, subito dopo,
esclamando : “Domanda di riserva?” continuando a sorridere.
Scherzi a parte sono impegnato
Quali sono i tuoi obiettivi e lavori prossimi?
In questo periodo sto facendo alcuni provini per dei
lungometraggi che spero vadano in porto. Per quanto riguarda la
musica sono direttore artistico di un festival che si chiama
"origini" e si svolge nel mio paese Motta San Giovanni RC, da
due anni fermo per la pandemia che ci ha messi a dura prova,
ma spero di poterlo organizzare il prossimo anno ancora meglio
dei precedenti. Perciò trasmettetemi tanta energia positiva!
Infine vorrei citare Emanuele Crialese, un grande regista ma,
soprattutto, la persona che mi ha scoperto in trust e mi ha dato
l'opportunità di poter recitare. Non solo, la scena della tarantella
nell'episodio 8 di trust è stata organizzata insieme. Ovviamente
perché lui ha voluto così, in maniera categorica.
P E R S O N A G G I
Kamil Pawel
Jasinski
ph © Monica Irma Ricci - @i.r.m.a19
P E R S O N A G G I
Kamil Pawel Jasinski, classe 1994.
Corpo di ballo produzione Tutù (Francia)
ph © Monica Irma Ricci - @i.r.m.a19
P E R S O N A G G I
Ballerino poliedrico che
spazia dal modern, all’hip
hop e alla break dance.
La sua bravura ha convinto
anche gli stilisti Dolce e
Gabbana.
ph © Monica Irma Ricci - @i.r.m.a19
P E R S O N A G G I
Alberto del Prete, nasce a Pesaro dove
inizia a studiare danza all’età di 11 anni. Il
suo stile di danza spazia dal modern,
all’hip hop e alla break dance. All’età di 19
anni si trasferisce a Roma, dove inizia a
lavorare in varie trasmissioni televisive
come Italia’s got Talent, I Migliori Anni e
Carramba che Fortuna. Nel 2013 si
trasferisce a Macau per prendere parte
allo show Taboo di Franco Dragone con
coreografie di Veronica Peparini, dove
rimane per oltre un anno. Nel 2015 ha
l’opportunità di lavorare con Giuliano
Peparini nel musical “Romeo & Giulietta
Ama e cambia il mondo”. In ambito
commerciale nello stesso anno affianca le
Fifth Harmony agli EMA ed è tra i ballerini
di XFactor. Nel 2017 fa parte del corpo di
ballo di Alessandra Amoroso in “Vivere a
Colori Arena” e nel 2018 di Baglioni nel
suo Al Centro Tour e a Sanremo. Ha fatto
parte dei ballerini professionisti di Amici18,
Amici19, Amici20, Amici Speciali, Amici
Celebrities e nel 2021 ha partecipato alla
sfilata a Venezia per Dolce&Gabbana con
la direzione artistica sempre di Giuliano
Peparini.
TuttoBallo
ph © Monica Irma Ricci
@i.r.m.a19
E X P E R I E N C E
di
Patrizia Mior
IG @mior.ganizzo
FB @Patrizia Mior
E XE X P E R I E N CCE
E
TuttoBallo
Non mi dilungherò molto nel raccontare
l’esperienza del boudoir, del resto,
sarebbe come sminuirla, si tratta di una
cosa assolutamente introspettiva,
soggettiva, a cui ogni donna, beh ...
reagisce a modo suo, quindi stringendo…
VA VISSUTA!
Quello che voglio condividere in queste
poche righe è legato strettamente al
momento forse più intimo e personale in
assoluto, ovvero quando, nell’intimità di
casa nostra, togliamo le ciglia finte e
dismettiamo i panni della “femme fatale”, il
momento in cui, facciamo i conti con noi
stesse, lontano dagli scatti, dai discorsi
motivazionali e perché no… dalle paure
che ci avevano assalito fino a qualche
minuto prima di farci coccolare dalle
sapienti mani di Giulia e Daniela.
Si care lettrici, è capitato ad ognuna di noi, non mentite… perché io vi vedo eh!! Siete tutte lì, ancora con l’adrenalina
addosso tornando a casa contente, talmente contente che vi sembra di avere il sedere alla J.Lo e una taglia in più di
reggiseno (tanto siamo tronfie).. Come lo so?! Beh, ci sono passata!
E sapete cosa è successo a me…. Beh… mettetevi comode che mo vi “faccio io lo spiegone sul boudoir!”
Quel ricordo è ancora vivido in me, truccatissima in macchina cantavo a squarciagola tamburellando con le dita sul
volante… ogni tanto sbirciavo il mio super sguardo nello specchietto retrovisore della macchina e pensavo “ammazza che
bbbona!!!”.
Arrivata a casa, ricordo che la prima persona che vidi fu mia madre… la quale non mancò di ricordarmi che
somigliavo a quelle “belle signore che portano in giro carovane circensi…” ah, le mamme… a volte ti danno di quelle botte
di autostima che Luca Mazzucchelli… levati proprio! (per chi non lo conoscesse è lui @lucamazzucchelli, ed è BONO
VERO!). Ricordo però, che questa frase, in un altro momento mi avrebbe ferita o perlomeno incupita, ma quel giorno no…
io quel giorno ero la più Manza della terra, mi sentivo così, camminavo a testa alta al punto di “scegliere” di non dar peso a
quella battuta (anche perché non era nient’altro che quello, una battuta!).
Andai a cambiarmi, ancora cantando e mi guardai allo specchio, non avevo voglia, (o forse avevo paura) di struccarmi tanto
mi vedevo bella, per la prima volta dopo anni, ero come quelle belle torte che fotografi e ti spiace tagliare, però che cavolo…
era la mia rinascita, quind .i.. sotto sotto era un po’ il mio compleanno, e la torta… al compleanno, ci vuole!
Decisi di struccarmi e rimasi piacevolmente stupita, man mano che toglievo il trucco dal mio viso, la sensazione non
cambiava, ero ancora bella, ero ancora io!
E X P E R I E N C E
E X P E R I E N C E
Pensai che fosse frutto dell’adrenalina che mi scorreva nelle
vene, del resto era la mia prima volta, e in questo caso ... fu
proprio il tempo a smentirmi! Il giorno dopo, appena sveglia,
con gli occhi ancora sporchi di sonno, ero ancora bella, dopo
aver deterso il viso, lo ero ancora… davanti allo specchio che
per anni mi aveva aiutato a punirmi, finalmente ero bella… con
i miei Kg in più sui fianchi con l’addome rilassato… non mi ero
mai sentita così bene, capii che non era adrenalina, era
semplicemente un altro modo di guardarmi, un altro modo di
amarmi. Ho imparato anche attraverso il boudoir, ad amare ciò
che temevo, con onestà emotiva, consapevole delle rughe,
delle smagliature, del tempo e, soprattutto, del fatto che non
possiamo piacere a tutti, ma che dobbiamo piacere a noi, con
le nostre contraddizioni, con i nostri cambi d’umore, con la
nostra fame da ciclo e, cosa ancora più importante… ho
imparato a mettere con precisione chirurgica dei favolosi
cerotti di marca “sticaxxi” dove prima mettevo le lacrime.
Fare questa esperienza non mi ha resa “leggera”
nell’accezione negativa del termine, perché si sa, molti uomini
vedendo quelle foto potrebbero pensare che una donna sia
così, facilmente “oggettificabile” … Guardando quelle foto, le
mie foto, ho visto una donna che dopo tante battaglie con se
stessa ha deciso di fermarsi e regalarsi un “momento” solo
suo, una donna che ha deciso di tirare su la testa invece di
guardare solo dove stavano andando i piedini nel corso della
sua tortuosa risalita e godersi finalmente il panorama, ho visto
fragilità, incomprensioni, e tanto coraggio.
Questo è ciò che
ho visto, e questo è quel che vedo in ogni scatto di Daniela ...
perché non è solo il momento dello shooting, è una ripartenza,
una introspezione, un tirare fuori ciò che nemmeno pensavamo
di avere dentro. Oggi, a distanza di quasi un anno, ho
l’armadietto emotivo pieno di “cerotti” e degli splendidi scatti
che mi piace guardare di tanto in tanto con orgoglio, e per un
caso strano della vita, ho due nuove amiche, Dany & Giuly,
che mi ricordano quanto io in realtà sia davvero “manza” anche
la mattina con gli occhi “sporchi di sonno”. Credetemi, c’è
molto di più di quanto possiate immaginare dietro uno scatto, e
ve lo dice una che ha rinunciato ad immortalare 20 anni di
ricordi per paura della propria immagine. Scattate in pace!
Fine dello spiegone!!
F FO O T O G R A FFI AI
A
MAGGIO DANZA
MON AMOUR
foto e testo di Luca di Bartolo
F FO O T O G R A FFI AI
A
Nel 2006 avevo incontrato MaggioDanza con 'I Dialoghi
sulla Deposizione' di Vigilio Sieni sotto la direzione di
Giorgio Mancini.
Da questa esperienza avevo tratto un volume fotografico
nel 2012.
Eravamo in pieno periodo di battaglia contro la chiusura
della compagnia e mi ero schierato nel mio piccolo su
social contro tale prospettiva, avevo criticato apertamente
anche il direttore della compagnia Francesco Ventriglia
(assieme ad uno dei decani napoletani della fotografia di
danza in Italia tra i pochi fotografi a schierarsi credo),
avevo ascoltato le parole di alcuni danzatori 'demoliti nel
loro spirito artistico e umano', ascoltato le parole poco
lusighiere di certi produttori di accessori per la danza
verso certi danzatori accusati di 'timbrare il cartellino'
come fossero operai e non artisti.
C'era stato lo sciopero in occasione della prima dello
spettacolo di Sylvie Guillem e tanti altri avvenimenti!
Tante cose accadevano, ma era chiaro che la volontà
politica era quella di chiudere la compagnia e che
sarebbe accaduto senza che nessuno potesse evitarlo,
Personale invitato a lasciare il posto con una somma di
accompagnamento, tante cose accadevano.
Si sentiva che poco tempo restava da vivere a
MaggioDanza, una cosa davvero vergognosa, dopo che
che già altre compagnie aveva fatto la stessa fine e altre
l'avrebbero fatta.
Così era l'ottobre del 2013 in cui ricevetti l'autorizzazione
a seguire la messa in scena di “GISELLE, ou LE WILLIS”,
Coreografia, drammaturgia, scene e costumi di Giorgio
Mancini
Parte dei danzatori mi conoscevano proprio per quei
Dialoghi di Sieni e per il volumetto che avevo realizzato.
In compagnia c'erano ancora tutti coloro che avevano
partecipato a quella esperienza oltre a nuovi danzatori
che non conoscevo.
Due giorni al Teatro Comunale, anch'esso destinato ad
essere demolito!
In sala prove, nei camerini, dietro le quinte durante la
messa in scena.
Per me è stata l'esperienza più bella e profonda assieme
ad una compagnia.
MaggioDanza era stata la compagnia con cui avevo
realizzato il mio primo lavoro fotografico sulla danza di
una certa completezza, ora ero li forse per l'ultima volta a
seguirli. In camera da letto ho due foto appese al muro di
quelle due giornate.
Leone, Pierangelo, Gaia, Letizia, Michelangelo, Gisela, il
maestro Novelli, che avevo già incontrato e poi
Margherita (che mi ospitò a casa sua) Zhani, Silvia,
Cristiano, Francesco, Kristina e Michele, Linda e poi altri
di cui non sapevo il nome.
https://share.amuse.io/dbbP268iXyGN
https://share.amuse.io/20tcbkfQet9s
STEFANO FRANCIA ENJOYART - POMODORO STUDIO ALWAYS
"Rhythm " & "Relaxing"
di Julie Collins.
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M U S I C A
Dancefloor è uno spettacolo dedicato al ballo, al ritmo e alla musica che supera i generi, gli
stili e le nazioni, per raccontare la storia di un’utopia diventata realtà. Un viaggio per
ripercorrere le tappe fondamentali di un progetto che ha ridefinito il concetto stesso di world
music, ispirando decine di esperienze analoghe in Italia e nel mondo, e facendo dell’Orchestra
il segno tangibile di una scommessa possibile: tenere insieme continenti diversi con le loro
culture, i loro suoni e la loro storia.
“Sarà uno show in cui la musica, il ritmo e il ballo saranno di nuovo gli unici protagonisti e che
rappresenta per l’Orchestra di Piazza Vittorio un ritorno alle origini e, contemporaneamente,
un salto nel futuro, affrontati con lo spirito fresco di un diciottenne e la consapevolezza
dell’esperienza accumulata in questi anni. Si balla per fare l’amore, per esprimere gioia, per
lottare, per scandire il tempo del lavoro e anche per pregare. E sarà questo il fulcro del nuovo
concerto: una curiosa pista da ballo fatta di ritmi e storie diverse.” (Mario Tronco)
Dancefloor passerà in rassegna questo entusiasmante percorso, attraverso le tappe della
storia di un ensemble nel frattempo diventato formazione stabile e ormai rodatissima che,
partendo dalla musica tradizionale, mischiandola e intingendola con rock, pop, reggae, e
classica, ha portato in giro per i palchi e i teatri di tutto il pianeta un originalissimo “suono del
mondo”.
F OMT MU OU GS RI C A
F I A
BANDADERTÉ
Quando la musica
reggae
“bussò” in Italia.
In occasione del 71 esimo compleanno della grande Bertè, (20 settembre) è stato pubblicato il vinile “Bandabertè”: ultima
pubblicazione della 70Bertè – Vinyl collection, in versione inedita da collezione: LP 180 GR. Limited Edition Clear Blue Vinyl
(disponibile su Amazon.it, BTF.it, IBS.it, Mondadori.it e nei migliori negozi di dischi).
Pubblicato originariamente nel 1979 dalla CGD, "Bandabertè" è il quarto progetto discografico di Loredana Bertè, il primo ad
essere acclamato all’unanimità dalla critica ottenendo un enorme riscontro commerciale. L’album è composto da nove tracce,
tra cui sette inediti e due cover di Lucio Battisti (“Prendi fra le mani la testa” e “Macchina del tempo”), rilette in chiave reggae.
L’album può essere considerato a tutti gli effetti la svolta musicale per Loredana Bertè: Mario Lavezzi alla produzione, Tony
Mimms agli arrangiamenti, insieme ad un gruppo di eccezionali musicisti, introducono sonorità innovative che rendono
“Bandabertè” un autentico capolavoro.
Nel disco è altrettanto vivida l’impronta di Ivano Fossati, il quale diede un nuovo approccio "cantautorale" al progetto e scelse
il titolo Bandabertè (nome del gruppo di musicisti che accompagnò la cantante in sala di registrazione e che segue tutt’ora
Loredana in tournée).
Lo stesso Fossati firma testo e musica di “Dedicato”, già singolo di successo del 1978, che consacra definitivamente la Bertè
al grande pubblico. Brano simbolo di tutto il disco è l’iconica “...E la luna bussò”, hit dell’estate ’79 da 400 mila copie vendute e
uno dei primissimi esempi di reggae all’italiana. Con l’uscita dell’LP “Bandabertè”, si conclude la “70Bertè - Vinyl collection”, la
serie evento di ripubblicazioni in vinile da collezione di alcuni degli album più belli di Loredana Bertè: “Loredanabertè”
(09/2020), “Fiabe / Anima vai" (11/2020), "T.I.R." (04/2021) e "Traslocando", (06/2021) e ora “Bandabertè”
T A N G O
LA DONNA NEL TANGO:
milongandoblog.wordpress.com
facebook.com/lamilongadialvin
T A N G O
Quando il tango si emancipò dalle sue origini antiche, legate alla cultura degli schiavi africani, si collocò in un ambito
prevalentemente maschile, confinato nei suburbi e dei postriboli, dominato dalla figura del compadrito, l’uomo arrogante e
prepotente messo ai margini della società. L’ambiente del tango era evidentemente di stampo maschilista e corrispondente
ad una visione patriarcale. Pertanto, il ruolo della donna fino alla prima decade del ‘900, veniva dipinto come di asservimento
ai piaceri dell’uomo: era prostituta, ballerina di cabaret, un trofeo da esibire. Naturalmente la musica non poteva ostentare
questo maschilismo sproporzionato, tuttavia la discriminazione di genere compariva nei titoli allusivi e nei testi di molti tanghi
primitivi. Alcuni esempi: “Concha sucia” (vulva sporca), “Con qué tropieza que no dentra” (con quale inciampo che non entra),
“El serrucho” (la sega a mano), “Cachucha pelada” (cappuccio sbucciato), “La concha de la lora” (il guscio del pappagallo).
In questo dominio maschile si distinsero delle eroine che ebbero il coraggio di rompere il monopolio dell’uomo nel tango,
riscattando il proprio ruolo di protagoniste e quello dell’intero genere, con lo scopo di affermare una giusta considerazione e
rispetto.
L’impatto fu talmente significativo che, ad esempio, già nel 1905 venne scritto il tango “La Morocha” concepito per essere
cantato da una voce femminile; e così fu a Parigi, ad opera di Flora Rodríguez Gobbi.
Tra le prime donne ad entrare nel tango vi fu Pepita Avellaneda, cantante uruguayana, che a partire dalla fine dell’800 non
ebbe timore ad esibirsi in diversi teatri e cabaret come il Palais de Glace e l’Armenonville; l’unico compromesso che dovette
accettare fu quello di vestirsi da uomo per poter calcare il palcoscenico, tuttavia si presentava al pubblico cantando versi
inequivocabili come “A mí me llaman Pepita, jai, jai, de apellido Avellaneda, jai, jai, y cuando canto la milonga, conmigo no
hay quien pueda”. Tra gli interpreti del tango merita una menzione speciale Francisca Paquita Bernardo, la prima donna
bandoneonista, compositrice e direttrice dell’orchestra nella quale debuttò Osvaldo Pugliese. La sua fu una vita breve ed
intensa, morì a 25 anni, ma con il suo talento seppe convertire lo scandalo iniziale del mondo tanguero, a causa del proprio
ruolo, in un trionfo di rispetto da parte dei colleghi maschi. Una curiosità: durante le sue esibizioni vestiva con una giacca
scura ed una gonna larga a fiori con una prudente sottoveste che impediva di scoprirle le gambe quando muoveva il mantice
del suo bandoneón.
Sia la Bernardo che altre musiciste (Fermina Maristany, Tita Maldonado, ecc.), formarono vere e proprie “orquestas de
señoritas”, esibendosi con regolarità nei più prestigiosi cabaret e festival di Buenos Aires. Il movimento di orchestre femminili
fu tale che ben presto i migliori locali della città presentavano il loro programma quotidiano che includeva, nell’ordine, la
performance di un’orchestra giovanile, seguita da un’orchestra di donne ed un’orchestra maschile di spicco per chiudere la
serata. Nell’universo dei parolieri, il primato spetta alla giornalista María Luisa Carnelli. Cresciuta in una famiglia di soli uomini
con un padre autoritario che le proibì di ascoltare quel tango così volgare e sgradevole, si svincolò dalla morsa paterna
ascoltando e ballando clandestinamente la musica che tanto amava. Costretta ad un matrimonio combinato, divorziò presto e
si legò al poeta Enrique González Tuñón. Durante questa relazione scrisse i testi di tanghi famosi come “El malevo” di Julio
De Caro, “Cuando llora la milonga” di Juan de Dios Filiberto, “Pa’l cambalache” di Rafael Rossi. Fu sempre terrorizzata da
una possibile reazione violenta del padre e per questo usò gli pseudonimi di Mario Castro o Luis Mario, che mai cambiò,
neanche dopo la morte del progenitore.
A partire dagli anni ’20 la lista di donne che si avvicinarono al tango fu sempre più lunga; elencarle tutte sarebbe impossibile
e qualsiasi selezione resta, comunque, soggettiva. Alcune figure si distaccarono per la popolarità raggiunta grazie ad un
talento innato, ma anche per le loro vicende private che si intrecciarono con la vita professionale.
Tra queste merita una menzione particolare Ada Falcon, una delle voci più famose del tango tra la metà degli anni ’20 e gli
anni ’30. Raggiunse una gloria inaspettata grazie alle sue performance con l’orchestra di Francisco Canaro, il quale le aprì le
porte della radio, del cinema e del proprio cuore. Lo scandalo provocato da questa relazione clandestina con un uomo
sposato, che scelse di rimanere tale, causò una profonda crisi interiore alla Falcon, la quale, al culmine di un’ascesa
magnifica decise di ritirarsi dalle scene e scomparire dietro le mura di un convento francescano nella provincia di Cordoba. Il
mistero della sua fine e tutte le vicende legate alla sua vita da diva convertita in monaca alimentarono una leggenda che
sopravvive tuttora. Altre grandi voci femminili si alternarono in successi strepitosi durante tutta la Epoca de Oro del tango.
Tita Merello, per esempio, si distinse per la sua forte personalità e le interpretazioni inimitabili, grazie ad una voce unica.
Proveniente dalla campagna argentina, dove ebbe una vita durissima ricca di privazioni, seppe imporsi al grande pubblico
come ballerina, cantante e attrice, forte di una personalità di ferro e di una determinazione che la resero un mito in vita,
ammirata da uomini e donne di ogni età. Fu il grande amore dell’attore Luis Sandrini, già sposato con l’attrice Chela Cordero,
ma anche Tita Merello subì lo stesso destino della Falcon. Tuttavia, Tita riuscì a superare la depressione che ne conseguì
con una straordinaria abnegazione al lavoro. Nonostante molte altre storie con personaggi famosi, Tita non si sposò mai né
ebbe figli; in vecchiaia confessò che i tanti successi e la fama riconosciuta non riuscirono mai a sostituire il desiderio di
essere svegliata ogni mattina dalla voce amorevole di un figlio. La galleria di donne che cambiarono la visione del tango
maschilista dei primi anni include anche altre protagoniste, come Nelly Omar, Libertad Lamarque, Azucena Maizani, Rosita
Quiroga, Sofia Bozan, Susana Rinaldi, Eladia Blazquez, ognuna con la sua storia, ma con il destino comune di aver saputo
riscattare la figura femminile, portandola dalle denigratorie immagini di prostituta e trofeo di caccia ad oggetto del desiderio e
figura materna, elevata al rango di immagine idealizzata.
T A N G O
A partire dagli anni ’20 la lista di donne che si avvicinarono al tango fu sempre più lunga; elencarle tutte
sarebbe impossibile e qualsiasi selezione resta, comunque, soggettiva. Alcune figure si distaccarono per la
popolarità raggiunta grazie ad un talento innato, ma anche per le loro vicende private che si intrecciarono
con la vita professionale.
Tra queste merita una menzione particolare Ada Falcon, una delle voci più famose del tango tra la metà
degli anni ’20 e gli anni ’30. Raggiunse una gloria inaspettata grazie alle sue performance con l’orchestra di
Francisco Canaro, il quale le aprì le porte della radio, del cinema e del proprio cuore. Lo scandalo
provocato da questa relazione clandestina con un uomo sposato, che scelse di rimanere tale, causò una
profonda crisi interiore alla Falcon, la quale, al culmine di un’ascesa magnifica decise di ritirarsi dalle scene
e scomparire dietro le mura di un convento francescano nella provincia di Cordoba. Il mistero della sua fine
e tutte le vicende legate alla sua vita da diva convertita in monaca alimentarono una leggenda che
sopravvive tuttora. Altre grandi voci femminili si alternarono in successi strepitosi durante tutta la Epoca de
Oro del tango. Tita Merello, per esempio, si distinse per la sua forte personalità e le interpretazioni
inimitabili, grazie ad una voce unica. Proveniente dalla campagna argentina, dove ebbe una vita durissima
ricca di privazioni, seppe imporsi al grande pubblico come ballerina, cantante e attrice, forte di una
personalità di ferro e di una determinazione che la resero un mito in vita, ammirata da uomini e donne di
ogni età. Fu il grande amore dell’attore Luis Sandrini, già sposato con l’attrice Chela Cordero, ma anche
Tita Merello subì lo stesso destino della Falcon. Tuttavia, Tita riuscì a superare la depressione che ne
conseguì con una straordinaria abnegazione al lavoro. Nonostante molte altre storie con personaggi
famosi, Tita non si sposò mai né ebbe figli; in vecchiaia confessò che i tanti successi e la fama riconosciuta
non riuscirono mai a sostituire il desiderio di essere svegliata ogni mattina dalla voce amorevole di un figlio.
La galleria di donne che cambiarono la visione del tango maschilista dei primi anni include anche altre
protagoniste, come Nelly Omar, Libertad Lamarque, Azucena Maizani, Rosita Quiroga, Sofia Bozan,
Susana Rinaldi, Eladia Blazquez, ognuna con la sua storia, ma con il destino comune di aver saputo
riscattare la figura femminile, portandola dalle denigratorie immagini di prostituta e trofeo di caccia ad
oggetto del desiderio e figura materna, elevata al rango di immagine idealizzata.
P I T T U R A
P I T T U R A
Stefano Santi nasce ad Acquafredda, in provincia di Brescia, il 26 dicembre 1965. Si laurea in architettura nel 1993,
quando inizia un’intensa attività di progettista nelle zone di Brescia, Mantova, e Verona. Nei primi anni della sua
attività professionale, Santi usa il progetto di architettura per analizzare, comprendere e trasformare il paesaggio.
Utilizza schizzi, disegni, fotografia e osservazione diretta del territorio come strumenti d’indagine. I metodi
dell’architettura portano Santi non solo a comprendere il paesaggio, ma anche a filtrarlo attraverso le chiavi
interpretative dello spazio sociale. Chi ha prodotto questi paesaggi? In che modo le intense attività quotidiane
delle persone hanno costruito questi spazi?
Le risposte arrivano già dai primi lavori ad acrilico e olio su tela dei primi anni del 2000. Queste opere riscuotono
immediato interesse per via della novità dei soggetti, spesso edifici o paesaggi considerati ordinari e brutti, e per
una tecnica espressiva sempre più originale.
Nel 2012, Santi decide di mostrare il proprio lavoro a Acquafredda (BS). Espone poi a Castel Goffredo (MN) nel 2013
insieme al pittore bresciano Angelo Bussacchini, e a Corte Castiglioni di Casatico (MN) nel 2014. Nello stesso anno, il
critico Andrew MacNair invita Santi a esporre all’Elvis Zapp Urban Film Festival di New York.
Nel 2016, Santi vince il primo premio del concorso di pittura estemporanea bandito dal comune di Marmirolo (MN)
che gli dedica una personale nella torre civica. In quell’occasione presenta il suo primo catalogo dal titolo
‘Boundaries: ai margini dell’urbano, ai limiti del figurativo’, edito da ‘Gattogrigioeditore,’ a cura di Ettore Santi e
Leonardo Tonini, con una prefazione di Vittorio Bustaffa. Il comune di Manerbio (BS) organizza poi una sua
personale nella Sala Caminada del palazzo comunale.
Nel 2017, Santi espone a Gazoldo degli Ippoliti (MN) e a Villa Solidea a Castel Goffredo, dove presenta un nuovo
catalogo dal titolo ‘Non sia mai l’obsolescenza dello sguardo,’ curato da Elisabetta Pozzetti. Nello stesso anno,
ottiene la menzione speciale al Premio Mestre - Concorso Internazionale di pittura - dedicato al tema ‘visioni
urbane e industriali’, con l’opera “Via Boragine.”
Nel 2019, Santi espone nella Galleria Aref di Brescia, in Piazza Loggia. Espone poi ad Acquafredda nella loggia del
municipio (‘Lacrime di Colore,’ curata da Rita Piva), e subito dopo nella galleria Galana di Mantova. A dicembre, il
comune di Castel Goffredo gli dedica una personale nella Galleria Bazzani dal titolo ‘Rural,’ dove vengono esposte
quaranta opere raccolte in un nuovo catalogo intitolato ‘L’eccezionalità del quotidiano’ curato da Elisabetta
Pozzetti.
L’ultima personale si è tenuta a settembre 2020, nello spazio Life di Mantova, a cura di Alberto Bernardelli. Per il
2021, è in programma una mostra personale al Galata Museo del Mare di Genova dal titolo ‘Mediteropolis. Le
abitate.’
A R T I G I A N A T O
A R T I G I A N A T O
di
Maria Consiglia Izzo
A R T I G I A N A T O
Libellule di Legno nasce nel 2010 dalla forte passione che
una giovane napoletana, ovvero Rossella Guarino, ha per
tutto quanto viene ottenuto dal legno. “Costruivo presepi fatti
principalmente da casette di compensato, poi ho iniziato ad
ideare e a realizzare oggetti per bambini e per la casa –
racconta -. L’impatto vero e proprio con i primi clienti l’ho
avuto attraverso la partecipazione a mercatini di artigianato
che si svolgevano nella mia città organizzati
dall’associazione “Hobbisti Millemani”, ai tempi l’unica che
riusciva a raggruppare il vero artigianato artistico locale e
non. Fin da subito mi sono resa conto che i miei lavori erano
apprezzati, ciò mi rendeva orgogliosa e soddisfatta. Del
resto regalare un oggetto handmade significa regalare
qualcosa di unico e, quindi, comunicare al ricevente che si
merita un oggetto speciale. Il mio motto è “Quello che voi
chiamate imperfezione noi artigiani la chiamiamo arte””. Col
passare degli anni Rossella ha messo su un vero e proprio
laboratorio attrezzato con materiali, strumenti e macchinari
che le hanno permesso di svolgere in maniera più efficiente
e precisa il suo lavoro.
Ogni oggetto da lei creato si porta dietro una storia, che è
un mix di vari elementi: le richieste fatte dal committente, la
scelta dei materiali da utilizzare – oltre ovviamente al legno
-, la valutazione delle difficoltà da affrontare durante la
creazione, il giudizio dell’oggetto ottenuto e, finalmente, le
soddisfazioni provate dinanzi al prodotto finito e
consegnato.
Tutte le creazioni di Libellule di Legno nascono da zero e
attraversano diverse fasi. La maggior parte dei lavori sono
progettati su richiesta, molto spesso con personalizzazioni
specifiche; quindi si parte da una prima bozza fatta a matita
per poi passare alla progettazione grafica, da qui si passa al
taglio ed alla rifinitura dell’oggetto. “La parte finale è quella
che più mi rilassa, e cioè quella dove si opera con colori e
pennelli!”, svela Rossella.
Prima dell’avvento della pandemia Rossella era quasi pronta per aprire
la sua prima “bottega”: aveva ben chiaro il progetto da presentare agli
enti preposti per chiedere un finanziamento, aveva individuato la sede,
e accantonato per un po’ di tempo la possibilità di prendersi una pausa
dal suo lavoro. Durante il lockdown ha dovuto fare un passo indietro,
mettere in standby questo suo sogno, a causa dell’incertezza relativa
alle tempistiche della riapertura e soprattutto alla sua durata… E ha
avuto ragione, visto e considerato che i negozi sono stati oggetto di
riaperture a singhiozzo durante il 2020 e il 2021. Ora che la pandemia
sembra indietreggiare, Rossella è pronta a fare uno scatto in avanti:
“Tra i miei committenti ho la fortuna di annoverare la dott.ssa Mariapina
Accardo, psicoterapeuta e fondatrice dell’Associazione “Centro Studi e
ricerca Ateneo”, con la quale ho progettato diverse iniziative legate al
mondo dei bambini; collaboro con numerose wedding planner e tanti
ristoratori, categorie messe a dura prova dalla pandemia. Ci siamo
aiutati a vicenda, e sapere di essere supportata a prescindere da loro in
quanto già estimatori dei miei lavori mi dà il coraggio di riprendere in
mano il mio progetto – racconta la giovane artista -, che riparte con la
linea #PostcardFrom, una collezione di borse interamente realizzate a
mano, ottenute intrecciando filati e legno. Le prime tre sono dedicate
all’isola di Procida (Capitale della cultura 2022) e alla bellissima
Positano. Ne seguiranno altre che ritrarranno gli scorci più belli d’Italia: il
mio obiettivo è quello di raccontare il nostro bel Paese attraverso l’arte e
un oggetto cult per il mondo della moda, ovvero la borsa”.
E’ possibile interagire con Rossella attraverso i suoi profili social
(“Libellule di Legno” è presente sia su Facebook che su Instagram) e
ammirare le sue creazioni attraverso il sito www.libelluledilegno.com.
A R T I G I A N A T O
COME NASCE LIBELLULE DI LEGNO
COME CREA I SUOI LAVORI
La storia raccontata da Rossella Guarino
Libellule di Legno nasce nel 2010 dalla forte passione che
ho per la materia prima da cui prende il nome il brand.
Costruivo presepi fatti principalmente da casette di
compensato, poi ho iniziato ad ideare e a realizzare oggetti
per bambini e per la casa. L’impatto vero e proprio con i
primi clienti l’ho avuto attraverso la partecipazione a
mercatini di artigianato che si svolgevano nella mia città
organizzati dall’associazione “Hobbisti Millemani”, ai tempi
l’unica che riusciva a raggruppare il vero artigianato
artistico locale e non. Fin da subito mi sono resa conto che
i miei lavori erano apprezzati, ciò mi rendeva orgogliosa e
soddisfatta. Del resto regalare un oggetto handmade
significa regalare qualcosa di unico e, quindi, comunicare
al ricevente che si merita un oggetto speciale.
Nel tempo ho sperimentato tanti strumenti e macchinari
che mi hanno permesso di svolgere in maniera più
efficiente e precisa il mio lavoro.
NB: Il mio motto è “Quello che voi chiamate
imperfezione noi la chiamiamo arte”
Il processo
Ogni oggetto creato si porta dietro una storia, che è un mix
di vari elementi, a partire da cosa viene richiesto all’artista
alla scelta finale alle difficoltà fino alle soddisfazioni provate
dinanzi al prodotto finito. Il tutto contribuisce a rendere
unico l’oggetto. Inoltre è un modo per insegnare ad amare
ed apprezzare l’unicità e l’imperfezione.
Tutte le creazioni di Libellule di Legno nascono da zero e
attraversano diverse fasi. La maggior parte dei lavori sono
progettati su richiesta, molto spesso con personalizzazioni
specifiche; quindi si parte da una prima bozza a matita per
poi passare alla progettazione grafica, da qui si passa al
taglio ed alla rifinitura dell’oggetto. La parte finale è quella
che più mi rilassa, e cioè quella dove si opera con colori e
pennelli!
Punti per argomentare
Prima del lockdown volevo raggiungere il mio
obbiettivo, ma la pandemia mi ha fatto fare un passo
indietro proprio per il futuro incerto che oggi tutti noi
viviamo;
Lavori sociali con la dott.ssa Mariapina Accardo,
psicoterapeuta e fondatrice dell’Associazione “Centro
Studi e ricerca Ateneo”;
Lavoro con molte wedding planner anche loro messe
in ginocchio dalla pandemia. Infine mi occupo di interi
arredi di diversi ristoranti, locali che attualmente stanno
soffrendo tantissimo.
G L A S S A R T
di Assia Karaguiozova
@assiakaraguiozova
Racconti ed espressioni attraverso il
vetro, in esposizione durante la
Venice Glass Week.
Un viaggio sulle Nuvole: dai
Balkani fino alla Laguna Veneta,
danzando sulle note di Astor
Piazzola, con uno sguardo al
Bolshoj, dove le luci si improntano
sui volti di Roberto Bolle e di
Svetlana Zakharova, Assia
Karaguiozova alla Bottega Cini,
fornace Nason Moretti
A R T E
DANZARE TRA
LE OMBRE
di Assia Karaguiozova
@assiakaraguiozova
La forma che emerge e si ferma
cristallizzata.
Nasce una nuova Nymphaea
bianca e blu in connessione tra
mari, cieli, arte e navigazione.
Il collegamento tra più mondi.
Sentimento.
Disegnare con la corda, ascoltare i riflessi
della musica.
Lasciarsi andare all’unisono del movimento
sinuoso.
autorità.
FF O O D A RA TR T
di Assia Karaguiozova
@assiakaraguiozova
La scultura di Pane, portata per
l’occasione dal Duomo di
Milano, simboleggia l’Unione di
esperienza, d’impegno, di
cultura e d’arte dell’intera Italia
Riflessione importante per un
Futuro nuovo.
A Mestre, graziosa perla del
Veneto, la Terza edizione di Pane
in Piazza, Celebrazione del lavoro
prezioso dei panificatori e della
Tradizione del settore. Una
manifestazione che ha coinvolto
con entusiasmo, tra piazze ed il
Museo del Novecento, cittadini, il
Comune di Venezia, sponsor e
L I B R I
LA RAGAZZA CON LA STELLA BLU
Rubrica a cura del blog
"Il COLORE DEI LIBRI"
http://ilcoloredeilibri.blogspot.com/
LA RAGAZZA CON LA STELLA BLU
di Pam Jenoff
Prezzo: 9,40 € | Ebook: 4,99 € |
Pagine: 352 | Genere: Romanzo |
Editore: Newton Compton |
TRAMA
Cracovia, Polonia. 1942.
Sadie Gault, diciottenne ebrea, è costretta a
fuggire dai rastrellamenti nazisti nel ghetto e
si rifugia con la sua famiglia nel labirinto
fognario sotto la sua città.
Ella Stepanek, giovane polacca cattolica di
buona famiglia, ha conservato molti dei
precedenti privilegi, perché la sua matrigna
rimasta vedova collabora coi tedeschi e li
blandisce con ogni mezzo, più o meno
spregevole.
Dal loro incontro casuale nasce un’amicizia
impossibile, ma intensa e profonda, un
affiatamento in bilico tra due mondi che
possono incontrarsi solo mettendo a rischio
entrambe e che cambierà le loro vite per
sempre.
Recensione di Paola Clerico
È molto difficile parlare di questo romanzo senza fare spoiler, perché le sensazioni e le
emozioni che suscita sono strettamente legate alla storia, tuttavia, cercherò di fare del
mio meglio, perché io l’ho amato fin dalle prime pagine. Un altro libro sulla Shoah, su
nazisti ed ebrei.
Ci sono il ghetto, i rastrellamenti, la Resistenza, le armate clandestine, le persecuzioni, i
posti di blocco. Un mondo parallelo di sovversivi che combattono i tedeschi nell’ombra.
Eppure, non è il solito libro sulla Shoah: qui essa è solo la cornice delle vicende, c’è, lo
sappiamo e la respiriamo, è il MOTIVO per cui la storia accade, ne è la causa, ma non è
la protagonista, è un pretesto per raccontare molto di più.
Il contesto storico è veritiero, e la trama vi è ben inserita, arricchita anche dai termini in
lingua originale che lo rendono più reale.
Narrato in prima persona, a capitoli irregolarmente alterni tra Sadie ed Ella, ci presenta il
contrasto tra le loro vite. Due vite che corrono parallele, una sulla superficie della città,
l’altra appena sotto, fino a incrociarsi.
Il sovvertimento del mondo che entrambe conoscevano, la perdita degli equilibri, l’odio
che trasuda dagli ordini abbaiati dai soldati e che nessuna delle due riesce a capire le
cambia e cambia le loro abitudini, le loro priorità.
Prima tutti vivevano insieme, fianco a fianco, polacchi, ebrei e osservanti, finché
improvvisamente per decisione altrui, questo non è più possibile e ognuno comincia a
vedere le differenze che altri hanno sottolineato e che prima, nessuno notava.
Nessuno si fida di nessuno, la denuncia è all’ordine del giorno, per avidità o per
minacce.
“La guerra arrivava e portata via tutto ciò che ci apparteneva, ci toglieva anche la terra
da sotto i piedi facendola a pezzi”.
Due ragazze più o meno coetanee, e apparentemente così diverse da non esserlo
affatto: le due ragazze stesse, vedendosi per la prima volta, si credono differenti. Si
percepiscono il dolore, la rassegnazione, l’umiliazione di Sadie e la vergogna di Ella che
per la prima volta si rende conto dei suoi privilegi.
“Chiusa nella mia gabbia dorata non mi capitava spesso di vedere le difficoltà che la
gente comune doveva affrontare ogni giorno”.
Eppure, tanti elementi – che non posso rivelare – le accomunano, in amore, in famiglia,
entrambe sole in qualche modo, entrambe con un sogno che appare irrealizzabile in un
mondo distrutto nel quale sono precipitate.
“Non sapevo che fosse possibile, per gente come noi, sognare così in grande,
specialmente in quel momento”.
Poi l’incontro, fortuito e pericoloso e il loro reciproco attrarsi per curiosità prima,
necessità dopo, con l’incoscienza di ogni adolescente. La nascita di un’amicizia che
supera ostacoli e differenze, che sfida il rischio della morte e della prigionia: troppo
pericoloso essere catturata per Sadie e altrettanto pericoloso per Ella non denunciare il
nascondiglio di un ebreo.
Per gran parte ambientato nelle fogne, uno spazio angusto, asfissiante, insalubre e
claustrofobico, eppure è denso di emozioni e contenuti intensi, condensati in poco
spazio. Si percepiscono in Sadie la paura, il dolore, l’incertezza e la speranza. Restare
nascosti è indispensabile per sopravvivere, le fogne sono “gabbia e salvezza”. Tutto ciò
che dovrebbe essere normale sembra strano, estraneo, lontano, tuttavia necessario:
nonostante tutto, alcuni elementi non si possono essere fermati. La nascita, l’amore, i
sentimenti sono ciò che dà speranza per il futuro.
“Durante la guerra, e specialmente nelle fogne, dove ogni momento poteva essere
l’ultimo la vita sembrava muoversi in modo più rapido. Era tutto amplificato”.
Ispirato ad una storia vera e frutto di ricerca e documentazione da parte dell’autrice, che
rivela alcuni retroscena in una nota al termine del romanzo, pur senza volerlo è la
metafora della pandemia che stiamo vivendo: l’isolamento, l’incertezza del futuro del
lockdown.
Un romanzo davvero commovente che parla di resilienza, amore, amicizia vera, di
determinazione, di sopravvivenza e di famiglia. Ma anche di odio, dolore, sofferenza e
perdita.
Vale la pena leggere anche i ringraziamenti dell’autrice, perché rivelano molto di lei e
sono in qualche modo emozionanti. Cari lettori, non aggiungo altro. Leggetelo.
L I B R I
di Cristiana Ciacci e Teresa Giulietti
In questo libro confessione,
MIO PADRE,
Cristiana Ciacci
LITTLE
figlia
TONY
dell’
Elvis italiano, avvalendosi della collaborazione di Teresa
Giulietti, scrittrice e ghostwriter parmigiana, ripercorre
emotivamente la sua vita e il rapporto complesso tra una
figlia affamata di amore e un padre troppo spesso
distratto e assente che l’avrebbe voluta più simile a lui
“meno complessa, più leggera, una cittadina del mondo”.
Cristiana, senza veli e con la sincerità che la
contraddistingue, racconta i sogni infranti di una
bambina desiderosa di affetto, anni di speranze troppe
volte tradite da un padre vanesio, innamorato della
musica e del suo pubblico, e da una madre emancipata e
intraprendente che non si vuole far schiacciare dalla
figura del marito famoso e che attraversa il mondo
infilata nella sua divisa di hostess. Due genitori insoliti,
assorbiti dalla propria carriera e da una spasmodica
rincorsa all’appagamento personale. Due vite parallele
che solo ogni tanto s’incontrano. Cristiana, attraverso
aneddoti molto privati, rivela un padre del tutto
impreparato a quel ruolo, un uomo bellissimo, tenace,
sognatore, sempre in partenza; a ogni ritorno, la valigia
piena di regali per la sua Cris. Alla ricerca di continue
attestazioni da parte delle donne e con una visione della
vita in totale contrasto con i reali bisogni di Cristiana
bambina, Cristiana adolescente e poi Cristiana giovane
donna, che avrebbe desiderato soltanto una famiglia da
abitare, radici solide per non volare via, lei che “bulimica
d’amore” cade vittima dell’anoressia.
Per anni Cristiana vive come un pacco postale, dopo il
primo vagito viene affidata alla tata Carla, la prima di una
lunga serie, in una staffetta di cento mani (cinquanta
tate) che si succedono di anno in anno, talvolta di mese
in mese. Fortuna che c’è la nonna paterna, il suo angelo
custode, che le trasmette calore e solidità.
La bimba sognante si trasforma in una ragazzina
ribelle quanto fragile che si addormenta nel
retropalco durante i concerti di papà e poi distribuisce
ai fan le sue fotografie autografate. Lei stessa, pur di
stargli accanto, si innamora della musica e della
danza. Aspira ad un suo sguardo compiaciuto, alla
sua approvazione. Non sempre arrivano e così il
padre tanto amato finisce col diventare un nemico da
osteggiare, una delle ragioni dei suoi malesseri.
Non è facile essere ‘figli di’. Non te lo insegna
nessuno, non ci sono regole giuste da poter seguire,
ed è quasi impossibile accettare di essere una figlia
quasi sempre invisibile; o nel migliore dei casi, da
aggiustare. Una figlia continuamente sballottata dalle
aspettative di una madre colta e raffinata che la
vorrebbe realizzata nello studio, e di un padre dedito
alla carriera che, invece, vorrebbe come figlia una
cantante di successo, colorata e spumeggiante come
le sue giacche. Oggi Cristiana è una mamma felice di
cinque figli avuti da tre uomini diversi, ed è una figlia
commossa che ha tanto amato i suoi genitori, pur tra
mille scontri, dissapori e lunghi silenzi. Raccontandoli
nelle fragilità della malattia come nelle passioni più
smodate, vuole restituire verità e trasparenza alla sua
esistenza e alla figura del padre che, nonostante
tutto, le ha insegnato a inseguire i propri sogni, la
propria idea di felicità. Quel padre bellissimo, dal
look impeccabile anche tra le mura domestiche, che
oggi attraverso questo libro ha deciso di perdonare.
V I A G G I
V I A G G I
Visitare i celebri monasteri fortificati ortodossi del Nord della Romania, nella regione Bucovina, è come fare un tuffo nel
passato, precisamente nell’epoca medievale in queste meravigliose terre. Da queste parti la gente crede ancora fortemente
in Dio e coltiva la fede cristiana ortodossa; le persone invecchiano in modo bello, vivendo le loro esistenze lontano
dall’agitazione, dallo stress e del solito caos delle grandi città, ed anche il modo di parlare, i vini dei moldavi sono dolci e la
cucina è prelibata. La caratteristica di questi monasteri sono gli affreschi sulle pareti esterne, considerati “sacre scritture a
colori”. I numerosi i monasteri, sono disseminati nel bel mezzo di una natura ancora selvaggia e tra paesaggi pittoreschi; per
la loro bellezza ed importanza storica, molti di essi fanno parte del Patrimonio Unesco dell’Umanità, come ad esempio il
Monastero VORONET, situato alle falde dei Carpati nel centro del villaggio Voronet a pochi chilometri della città Suceava, è
uno dei più vecchi della regione Bucovina, denominato anche ”La cappella Sistina dell’Est” per il suo straordinario affresco di
una parete esterna, ancora ben conservata, che rappresenta la scena biblica del Giudizio universale, e che ricorda l’affresco
del grande Michelangelo. Costruita nell'anno 1488, nei suoi affreschi domina “il blu di Voronet”, cioè, un colore forte, dalle
diverse sfumature di blu, usato con maestria e grande talento dai pittori del tempo, e che è riuscito a resistere quasi intatto
fino ai giorni nostri proprio grazie alla originalità delle tecniche di lavoro usate dagli artisti dell’epoca. C’è, poi, il Monastero
Sucevita di cui si possono ammirare gli affreschi esterni; Il monastero Moldovita, vecchio di centinaia di anni, le cui le pareti
esterne hanno subito le intemperie del tempo e del clima rigido di montagna, ed i cui affreschi esterni, purtroppo, sono in
parte cancellati. Il monastero Humor, altra perla architettonica, situatato nel vilaggio Manastirea Humorului, nascosto tra
una muraglia di pietra. Una volta entrati nei giardini di questi monasteri pieni di fiori meravigliosi, ovunque si assapora una
splendida sensazione di pace, di serenità. Le casette dei monaci o delle monache sembrano formare un piccolo villaggio
raccolto. Dai balconi delle cassette, gerani rossi e altri fiori dai mille colori abbelliscono ancor di più il luogo ben curato. Lo
sguardo rimane incantato alla vista degli straordinari affreschi, nati dall’immaginazione creativa dei pittori, quasi tutti
anonimi, che hanno introdotto nelle loro composizioni pittoriche molti elementi folklorici, come ad esempio arcangeli che
usano strumenti usati dai pastori di montagna; è molto presente l’aspetto narrativo della rappresentazione delle diverse
scene religiose. All’interno di questi monasteri, oltre agli affreschi, si possono ammirare icone dorate, ricchi e sontuosi
altari , sofisticati candelabri ed oggetti preziosi, vecchi manoscritti, sedie in legno pregiato scolpite con maestria. Le luci
dei volti dei santi dipinti sono affascinanti, e sembrano voler trasmettere sentimenti d’amore. Il raccoglimento in preghiera
in questo ambiente straordinario, quasi irreale ti fa sentire migliore, ti regala quella sensazione di pace e di serenità ,persa
nel vivere la quotidianità frenetica della vita. Delle monache vestite rigorosamente di abiti lunghi, sobri, di color nero
predicano cantando, aspetto caratteristico degli ortodossi davanti all’altare. Fuori, all’aperto, un’ altra monaca vestita di nero
porta sulla spalla una tavola di legno e ogni tanto la percuote con un martello di legno mentre sta compiendo il giro
completo del monastero di Humor. Si ferma a volte per fare degli inchini, vuole attirare i fedeli alla messa serale. La sera
scende lentamente, il tramonto incendia le cime delle montagne, il mormorio del vento autunnale si intreccia con i suoni
amplificati dei canti delle monache e con il suono del martello che percuote la tavola in legno. Suoni intensi che dominano
tutta l’atmosfera della corte interna del monastero, uscendo poi fuori dalle mura in pietra che lo circondano. Il tempo
sembra essersi fermato, sospeso. E con questa sensazione, saluto a malincuore il Monastero Humor, l’ultimo che ho visitato,
con la promessa di tornare a visitare questi magnifici posti, oasi di silenzi, di pace e di intensa spiritualità.
V I A G G I
V I A G G I
d i L u c a A s c i u t t i
HALLOWEEN
SCARY TRIP
V I A G G I
V I A G G I V I A G G I
Halloween è una festa della tradizione americana di cui l'Europa, ed anche l'Italia,
si sono innamorate. Anche se questo amore ha detrattori e miscredenti, il
fascino di Halloween è innegabile e la serata del 31 ottobre diventa l'occasione
perfetta per visitare i luoghi del mistero, andare nei posti più paurosi, dedicarsi
alla visita di cimiteri e di macabri sotterranei, il che è senza dubbio attraente.
Inoltre, quest’anno il 1° novembre cade di lunedì, e d’obbligo scatta il ponte
lungo che inizia il 29 ottobre per tornare a scuola o a lavoro il martedì 2
novembre. Tre giorni interi per una piccola vacanza. Ma dove andare? Queste le
nostre proposte: Quello che ci vorrebbe per una serata del 31 ottobre, in
perfetto stile Halloween, è un'atmosfera un po' inquietante, in bilico tra l'horror e
il surreale.
In Italia ci sono un'infinità di posti che si prestano ad essere location perfette per
l'ultima notte di ottobre ed altrettanti tour ed eventi vengono organizzati per la
festa di Halloween. Potete scegliere tra affascinanti città sotterranee e
catacombe, andare nei paesi abbandonati più belli d'Italia, oppure in un
bellissimo castello con una storia un po' macabra.
Sapete che in Italia ci sono 17 belle città sotterranee (neanche a farlo apposta) e,
tra queste, ci sono Trieste, Narni, Palermo, Siena, Bologna, Napoli, Roma,
Orvieto, Perugia, Matera…
A Orvieto c'è un pozzo che rappresenta i gironi dell'inferno. Si chiama Pozzo di
San Patrizio ed è stato costruito durante il Rinascimento, proprio come memento
di una discesa vertiginosa agli Inferi.
Se sottoterra non ci volete andare perché soffrite un po' di claustrofobia potete
scegliere di passare Halloween in uno dei paesi fantasmi d'Italia. Ce ne sono più
di quanti pensiate. In Basilicata c'è il mitico Craco, abbandonato in curiose
circostanze e mai più ripopolato, Valle Piola in Abruzzo, Bussana Vecchia in
Liguria, Codera in Lombardia, Fabbriche di Careggine in Toscana, Roscigno
Vecchia in Cilento e tanti altri ancora. Uno dei più bei paesi abbandonati d'Italia,
le rovine di Monterano, si trova a due passi da Roma, nel cuore della Riserva di
Monterano. Se, invece, siete appassionati di castelli, vi suggeriamo, in Abruzzo,
Rocca Calascio una rocca abbandonata e diroccata, con tanto di chiesa solitaria
persa tra le montagne brulle, ed è la location di "Lady Hawk", un film che parla
più di amore che di soprannaturale ma, comunque, degno delle atmosfere più
dark. Mentre in provincia di Novara, sulle colline verdi che sovrastano il lago
Maggiore, c'è un castello speciale in stile neo-gotico. Secondo la leggenda il
Castello Dal Pozzo è infestato dal fantasma della bella Barbara, una giovane
donna che nel 400 morì nella torre del Castello di mal d'amore. Prenotando si
può dormire nella torre del fantasma e partecipare alla cena e alla festa a tema
Halloween nel meraviglioso castello.
Niente di più appropriato, per un Halloween italiano, un giro all’interno di uno
dei tanti cimiteri monumentali sparsi in Italia. Tra catacombe, lapidi monumenti
ed acattolici, ci sono posti che meritano di essere visitati (Halloween a parte).
Ovviamente il 31 ottobre la scelta è ancora più azzeccata. Tra i più belli citiamo il
Cimitero Monumentale di Milano e quello Acattolico di Roma.
Per chi invece, sceglie di rimanere a casa, spaparanzato sul proprio divano
divorando pop corn, mele caramellate, Pumpkin pie, Soul cake, con una buona
bevanda consigliamo di vedere una serie tv "Les Revenants" che mette in scena il
ritorno a casa dei morti. Niente di apocalittico e niente zombie, motivo per cui la
serie è davvero inquietante. È stata girata in Francia nell'Alta Savoia (qui trovate
tutti i luoghi di Les Revenants) ma le scene subacquee sono state filmate in
Abruzzo e precisamente a Capestrano (AQ). Qui si trova un fiume, il Tirino, che in
realtà di inquietante non ha nulla; è, anzi, uno dei fiumi più belli e trasparenti
d'Italia, ma per chi ha visto la serie è decisamente il luogo giusto per Halloween.
C U C I N A
C U C I N A
Ottobre è il mese che segna l’arrivo della nuova stagione. Una stagione
meravigliosa, il verde lascia il posto ai colori più caldi. Con l’autunno la
natura cambia, il rosso, il giallo e l’arancio la fanno da padrone, in un
vero e proprio spettacolo di profumi e di colori tipico di questa stagione.
Oltre ai colori ed ai profumi ci si inoltra in percorsi gastronomici con
prodotti tipici di questa stagione. Le castagne, le zucche ed i funghi
riempiono le nostre tavole.
Una delle città italiane che più si identifica con l’autunno è la splendida
Mantova, la città dei Gonzaga.
È una delle più belle città della Lombardia, ricca di arte e cultura.
Situata nella Bassa Padana, Mantova sorge sulla sponda del fiume
Mincio, nel punto in cui le sue acque formano una profonda ansa, che
abbraccia la città e crea il lago Superiore, il lago di Mezzo e il lago
Inferiore. Difatti viene detta la città dei tre laghi.
Mantova è una città ricca di cultura, arte e di una storia millenaria,
inserita nel 2008 nella lista dei patrimoni culturali dell’umanità
dell’UNESCO.
Arrivare a Mantova in zattera è una delle esperienze da non perdere,
navigando lungo il Po, discendendo poi sul fiume Mincio dove si avrà la
possibilità di entrare direttamente in una chiusa per portasi al livello
delle acque che circondano la città. Da qui scendere ad uno degli
attracchi su uno dei tre laghi ed inoltrarsi tra le vie e i viottoli medioevali
che vi porteranno ai più famosi monumenti storici ed architettonici di
Mantova. Decidete, poi, se incamminarvi tra i suoi borghi, oppure, un’
idea carina è girarla in bicicletta.
Innumerevoli sono i luoghi di cultura da visitare, tra cui spicca,
sicuramente, il Palazzo Ducale. Si tratta di uno dei più vasti palazzi di
corte in Europa. Nelle oltre 500 stanze si possono ammirare diversi
tesori degli artisti del Rinascimento, come Tintoretto, Pisanello, Tiziano
e Andrea Mantegna, che fu pittore di corte. Altre meraviglie di
architettura della città sono: Castello san Giorgio e Palazzo Te, piazza
delle Erbe e la Torre dell’orologio adiacente al palazzo della Ragione, il
palazzo del Podestà, la Basilica di Sant’Andrea, la Rotonda di San
Lorenzo, la Casa del Mercante, la Loggia delle Pescherie e la Casa del
Mantegna.
Ma anche i dintorni di Mantova sono ricchi di attrattive naturali e
culturali; consiglio Sabbioneta conosciuta come "la città ideale", e che
è sicuramente tra i borghi più belli d'Italia. Fu edificata dal nulla nella
seconda metà del Cinquecento su modello delle antiche città del mondo
classico, per volontà di Vespasiano Gonzaga. Oggi conserva pressoché
intatta la sua struttura urbanistica, con la possente cortina muraria
difensiva e porte monumentali.
Il mito della fondazione di Mantova trova spazio anche nella Divina
Commedia di Dante Alighieri nel XX Canto dell'Inferno, nel quale Dante
e la sua guida mantovana Virgilio incontrano gli indovini. Proprio
indicando una di queste anime, Virgilio descrive i dintorni della città:
«Fer la città sovra
quell'ossa morte; e per
colei che 'l loco prima
elesse, Mantüa l'appellar
sanz'altra sorte»
C U C I N A
La cucina e l’enogastronomia sono sempre state un fiore all’occhiello per la
città, che risente delle inflessioni emiliane e della bassa lombarda, ed
utilizzando i prodotti del territorio vi farà venire l’acquolina in bocca . Tanti i
prodotti tipici da degustare ed acquistare, tra i quali ricordo la mostarda
mantovana, usata anche per fare i golosi tortelli di zucca, gli agnolini (con
ripieno di manzo, salamella, grana DOP, pollo, pan grattato e noce moscata),
la sbrisolona, la torta di tagliatelle (con farina di mandorle, zucchero, burro,
uova, sale, Alchermes o Sassello e tagliatelle di pasta fresca all’uovo), il
Grana Padano e il Parmigiano reggiano, la pera mantovana IGP, il melone
mantovano IGP, il riso Vialone Nano, il burro, il tartufo mantovano, la cipolla
di Sermide, il salame mantovano, il tirot ( focaccia con cipolle tipica della
Bassa), i ciccioli (pezzi di carne, grasso di maiale cotti ed essiccati) e la
zucca mantovana PAT. Tra i vini famosi della zona troviamo: il Lambrusco
Mantovano Viadanese-Sabbionetano DOP, il Lambrusco Mantovano DOP
Oltrepò Mantovano, il Quistello IGP, il Sabbioneta IGP, il Provincia di
Mantova IGP, l’Alto Mincio IGP, il Garda Colli Mantovani DOP. A proposito di
zucca, che è la regina dell’autunno, ma quante varietà ne esistono? Si stima
ce ne siano circa 500, suddivise in 15 specie di cui solo 5 commestibili, tra
quelle ornamentali di piccole e di grandi dimensioni che, appunto, nel mese di
Ottobre si utilizzano per la festa pagana di Halloween! Di quelle commestibili
che possiamo usare in cucina troviamo la mantovana, la violina, la lunga di
Napoli, la zucca di Castellazzo Bormida, la zucca Hokkaido, la marina, la
Delica. Ogni zucca ha la sua ricetta ed ogni ricetta ha la sua zucca!
E allora come si dice “DOLCETTO O SCHERZETTO”
ingredienti x 4 p
400 gr di farina
8 uova
500 gr di zucca
160 gr di amaretti
200 gr di grana Padano
200 gr di mostarda
noce moscata
sale
burro
salvia
PROCEDIMENTO
Prendete la zucca e dividetela in parti per eliminare più facilmente i semi e i filamenti interni. Quindi tagliatela a fette
e ponetela su una leccarda foderata con carta da forno: cuocete in forno statico preriscaldato a 220° per circa 20
minuti (se forno ventilato a 200° per circa 10 minuti). Controllate di tanto in tanto la cottura, bucherellando la polpa
con i rebbi di una forchetta: la zucca dovrà essere morbida, ma non bruciarsi. Mentre la zucca cuoce, raccogliete gli
amaretti in una ciotola e sbriciolateli con le mani.
Tritate al coltello la mostarda (potete anche utilizzare un frullatore se preferite per un risultato più fine). Una volta
cotta la zucca, lasciatela raffreddare in forno spento, in modo che si asciughi e perda più acqua possibile. Quindi
aggiungete la zucca nel frullatore e versate anche il formaggio grattugiato, amalgamate bene e unite anche l'uovo.
Una volta che si sarà completamente assorbito al ripieno, salate a piacere e aromatizzate con noce moscata.
Preparate la pasta fresca: in una ciotola molto capiente versate la farina e le uova a temperatura ambiente che
avrete sbattuto rapidamente con poco sale e un filo di olio evo e amalgamate gli ingredienti a mano fino ad ottenere
un composto morbido e non appiccicoso. Date all’impasto una forma sferica e avvolgetelo in pellicola trasparente.
Lasciate riposare in frigorifero per almeno 30 minuti. Passato il tempo necessario riprendete l’impasto e dividetelo
almeno in due parti (man a mano che lo lavorate, lasciate coperto con pellicola quello ancora da lavorare); con la
macchina per tirare la sfoglia o con un mattarello, stendete ciascun pezzo di impasto fino ad ottenere dei rettangoli
spessi circa 1 mm.
Stendete la pasta tirata su un piano di lavoro leggermente infarinato, pareggiate la sfoglia con un tagliapasta per
ricavare una striscia larga 9 centimetri e ponete su di essa dei mucchietti di ripieno (circa 15 g) nella parte alta della
striscia (lasciando almeno 1 cm dal bordo) distanziando di qualche centimetro un mucchietto dall'altro, lungo tutta la
striscia di pasta fresca. Ripiegate la striscia di pasta fresca a ricoprire il ripieno: se la sfoglia dovesse essere un po'
secca, potete spennellarla leggermente con poca acqua e pressate tra uno spazio e l’altro dei mucchietti di ripieno
per far aderire i bordi della pasta, prima di ricavare i tortelli con una rotella tagliapasta dentellata o un coltello.
Fate bollire in una pentola capiente dell’acqua che salerete solo quando bolle, aggiungete poco olio e cuocete i vostri
tortelli per 7 minuti, scolateli e conditeli con burro fuso spumeggiante con salvia e grana grattugiato.
C U C I N A
13esima edizione di “Cenando sotto un Cielo Diverso”: 190 piatti
“signature” per una raccolta fondi a favore di disabili e bambini ammalati
Contenuti a cura di XY Agency
Un’edizione fortunata la tredicesima dell’evento di beneficenza “Cenando Sotto Un Cielo Diverso” sia per
il numero di chef e produttori che hanno collaborato alla sua organizzazione (ben 190) sia per l’affluenza
di pubblico che, sebbene numeroso, ha avuto a disposizione un ampio spazio di 16000 metri quadri ove
poter passeggiare, godendo di buona musica, assistendo a simpatici sketch e – ovviamente –
degustando squisiti piatti. Il tutto realizzato nel pieno rispetto delle regole anti – Covid19.
Una “chiamata alle armi” di Alfonsina Longobardi, ideatrice ed organizzatrice della kermese, a cui la
ristorazione campana ha risposto prontamente: lunedì 13 settembre nei giardini di Villa Alma Plena
(suggestiva location per eventi ubicata a Casagiove) rinomati chef e blasonati produttori hanno allestito
altrettante postazioni dando vita a una cena itinerante en plain air che, oltre a deliziare i numerosi
avventori, servirà a finanziare nuovi progetti che vedranno protagonisti bambini ammalati e ragazzi
diversamente abili.
Per il pubblico è stata un’ottima occasione non solo per fare del bene, ma anche per assaggiare i piatti di
seguitissimi chef del panorama campano, stellati e non, e oltre: era infatti presente Sara De Stalis,
giovanissima chef friulana che vanta nel curriculum numerose esperienze stellate (è stata infatti
segnalata tra i dieci giovani chef più talentuosi al mondo in un libro che sarà presto in tutte le librerie).
Ad affiancare il lavoro degli chef, tanti piccoli produttori e botteghe d’eccellenza, ed i ragazzi della RSA
Don Orione di Ercolano.
Nel menù della serata 190 piatti “signature” come l’”Amouse Bouche”, ovvero una reinterpretazione di
Salvatore Spuzzo (chef executive di Villa Alma Plena) della zuppetta di mare, od ancora “Terra di
confine”, ravioli farciti con craime fraiche accompagnati da salmone e brodo di cetriolo affumicato, piatto
proposto da Sara De Stalis che per l’occasione si è avvalsa della collaborazione dell’amica Rebecca
Azzini, ex calciatrice. oggi nuotatrice purtroppo in sedie a rotelle, più volte balzata agli onori della
cronaca per essersi battuta a favore dell’eliminazione delle barriere architettoniche e dell’installazione di
montacarichi nelle stazioni, affinché i diversamente abili possano viaggiare in autonomia.
C U C I N A
Terra di confine
Ingredienti (per 10 persone)
Craime fraiche 500 gr
Kohlrabi (cavolo rapa)
Cetrioli 1kg
Salmone selvaggio 1 kg
Lime 5 pz
Limone 2 pz
Zucchero 500 g
200 gr di sale fino
Olio evo
Pepe nero
Cumino
Procedimento
Affettare il kohlrabi sottile; in una bowl mantecare la craime fraiche con olio, sale pepe e cumino e mettere in un sac
a poche. Farcire il raviolo con la craime fraiche. Passare i cetrioli all'estrattore; con il succo ricavato fare
un'emulsione con il lime, l'olio e la polvere affumicata. Per il salmone: preparare la marinatura con 100 gr di sale e
400 gr di zucchero, la scorza e il succo di lime e limone; lasciare in infusione per 6/7 ore, poi sciacquare e
scarpacciare. Sul piatto adagiare i ravioli, alternati al salmone, la salsa verde e il brodo di cetriolo affumicato.
"La mia versione della zuppetta di mare"
chef Salvatore Spuzzo
Ingredienti
100 gr di cannolicchi
100 gr di cozze
100 gr di vongole
70 gr di gamberi
4 filetti di coccio
15 gr di olio evo
6 gr di aglio
Clorofilla di prezzemolo
28 gr di alga di mare
10 gr di pomodoro essiccato
Ristretto di scorfano q.b.
Procedimento
Per il manto di frutti di mare
Aprire e sgusciare i frutti di mare. Mixare e stendere la farcia su un tappetino. Cuocere nel forno a vapore a 90°.
Per l'inserto
Parare i filetti di coccio in forma longitudinale. Avvolgerli nell'alga insieme ai gamberi sgusciati e richiudere tutto
in pellicola per dare una forma cilindrica. Infine arrotolare l'inserto nel tappetino di frutti di mare e richiudere di
nuovo nella pellicola. Cuocere a 90° per 9 minuti.
Per l'impiattamento
Assemblare la terrina con il ristretto di scorfano, la clorofilla di prezzemolo e il pomodoro essiccato.
C U C I N A
IL FUTURO DELLA RISTORAZIONE SUL
PALCO DI IDENTITÀ GOLOSE 2021
Dal 25 al 27 settembre è andata in scena a Milano la 16° edizione del congresso di cucina d’autore
Identità Golose. Per tre giorni oltre 100 grandi chef dall’Italia e dal mondo si sono avvicendati in più di
70 masterclass invitati a “disegnare” la cucina che verrà. Al centro degli incontri la ristorazione che ha
saputo reinventarsi e quella che è ripartita e sta ripartendo con tante nuove idee e formule innovative.
Per i lettori di TuttoBallo un menù inedito composto dai piatti che ci sono piaciuti di più :
ALBERTO QUADRIO - Cucine Nervi - Gattinara (Vercelli)
Cevice di carota e fragola
CESARE BATTISTI - Ristorante Ratanà - Milano
Maccheroni crostati, cipolla di Breme (presidio Slow Food) al ragù di pecora
C U C I N A
GIANLUCA GORINI - Da Gorini - San Piero in Bagno (Forlì-Cesena)
Tagliata al tartufo bianco
MATTIA CASABIANCA - Ristorante Uliassi - Senigallia (Ancona)
Senigallia Brest > (quasi) un classico bignè con crema chantilly alla vaniglia,
ciliegie selvatiche e il tocco originale delle olive nere caramellate
M O D A
M O D A
Musica e moda: Sabrina Salerno e Nicki Colombo
insieme per presentare una capsule collection per
uomo e per donna ispirata a “Boys”, successo
discografico a livello mondiale del 1987.
“Boys” è una canzone che ha fatto ballare intere
generazioni. “Boys” è diventato un mood da
spensieratezza e allegria.
«Per la mia prima capsule collection dedicata ad
una canzone che mi ha portato tanta fortuna e mi
ha fatto conoscere in tutto il mondo, ho scelto dei
colori forti e solari così come sono io», dichiara
Sabrina Salerno
“L’idea di realizzare queste maglie, è arrivata poco
dopo la partecipazione di Sabrina al Festival di
Sanremo 2020 – raccontano Mario e Carlo
Colombo, titolari del brand veneto Nicki Colombo.
Il prodotto è realizzato a km zero, in cotone al
100%, con richiamo in lana sulla parte frontale. La
capsule è in tiratura numerata e all’interno del
packaging si potrà percepire il profumo che
indossa personalmente Sabrina”
La capsule collection Boys firmata da Sabrina
Salerno per Nicki Colombo, è disponibile in cinque
colori: azzurro, fucsia, giallo, arancione e verde, è
acquistabile su: store.sonymusic.it per l’Italia e su
www.nickicolombo.com/it/ per l’estero.
Sabrina Salerno sarà una delle concorrenti di
"Ballando con le stelle" in onda da sabato 16
ottobre, in prima serata, su Rai1.
Impariamo ad ascoltare
B E N E S S E R E
di
Giovanni Battista Gangemi
noi stessi
Dopo un periodo trascorso dentro casa, dovuto alla pandemia, abbiamo
cominciato a riprendere una “leggera “ normalità quotidiana e, con la fine
dell’estate, torneremo verso una quotidianità lavorativa . Anche la stagione
che si avvicina, quella autunnale, ci riporta a stare in casa, sotto le coperte,
sul divano, leggendo un libro o guardando qualche serie televisiva, magari
mentre sorseggiamo un caffè, una tisana e, perché no, anche un buon calice
di vino rosso.
Al di là della stagione e del periodo trascorso, in questo periodo mi sono più
volte chiesto quanto siamo capaci di ascoltare. Quando pensiamo
all’ascolto, ci viene in mente l’ascoltare gli altri, invece vorrei parlare della
capacità di saper ascoltare noi stessi. Quando entriamo in “confidenza” con
noi stessi, anche durante un incontro di Counselling, non è solo il Counselor
ad ascoltare ma, soprattutto, siamo noi che, mentre parliamo, decidiamo di
ascoltarci davvero. Questo è quello che dovrebbe accadere anche durante
la nostra vita. Saperci ascoltare, sia mentre stiamo in silenzio, sia mentre
parliamo.
L’ascolto è un’arma potentissima, ed anche una delle poche che abbiamo
per imparare a conoscerci e comprenderci. Ma, allora, perché è così difficile
esercitarci all’ascolto? Semplice : perché ascoltare significa “ volere udire”.
Dobbiamo volerci ascoltare ed ascoltare è un atto attivo, una decisione.
Ascoltare significa farsi delle domande ma, soprattutto, cercare di udire ed
accettare le nostre risposte. È proprio questa la parte più difficile: le
risposte. A volte si manifestano in modo semplice, altre volte nascono altre
domande. Quando decidiamo di ascoltare gli altri, decidiamo di metterci per
un attimo da parte per far spazio all’altra persona. Fare spazio all’altro
significa riconoscerlo e accettarlo, comprendere le sue emozioni e
comprendere anche ciò che non viene detto. Certo, verso un altro individuo,
verso un'altra persona questo è più facile , ma è difficile da fare con noi
stessi. Invece dovremmo imparare a soffermarci un po’ di più su noi stessi.
Mettere in pace i nostri pensieri, non giudicarci subito, non giudicare i nostri
pensieri, ma osservarli, ascoltarli. Dovremmo imparare ad avere più empatia
con noi stessi; imparare a riconoscere e conoscere i segnali che il nostro
corpo ci offre e non per ultimo, non avere fretta di risolvere il problema, di
avere subito una risposta. L’ascolto non è un’attività di problem- solving. A
volte ci accorgiamo di essere il frutto di ciò che gli altri pensano o dicono di
noi. Questo è l’errore più grande che possiamo commettere verso noi stessi,
cioè costruire una “nostra” personalità basata sui racconti e sui desideri di
altre persone. Invece dovremmo porci domande come : “Cosa voglio fare
per me?” “ Come posso cambiare? “ Cosa voglio cambiare nella mia vita per
essere più felice?”. Sono tutte domande che ci permettono di guardare
verso noi stessi e di lasciare la voce degli altri lontana da noi. Non è mai
troppo tardi per conoscersi meglio e permetterci di ascoltarci .
B E N E S S E R E
Il massaggio sportivo è nato in Grecia (800 a.C circa), con i famosi giochi olimpici; successivamente i romani
lo hanno introdotto nei complessi termali, diventando conseguentemente un trattamento sportivo abbinato alle
prestazioni fisiche dei gladiatori.
Molteplici sono i suoi benefici
MASSAGGIO SPORTIVO
• Aumenta l’ossigenazione dei tessuti
• Allenta le tensioni muscolarli riducendo le contratture
di
Alessia Luna Pentivolpe
• Rimuove l’acido lattico che si produce durante l’attività fisica
• Stimola le endorfine favorendo il rilassamento del corpo e dello spirito
Questo tipo di massaggio è consigliato 1/2volte a settimana (30/60 Min.) secondo la prestazione sportiva
svolta, alternato ad un trattamento defaticante e rilassante post allenamento, per eliminare le tossine, ridurre
la tensione muscolare e abbassare il cortisolo nel sangue, migliorando, così, il nostro umore ed il nostro
rendimento, per uno stile di vita sano tutti i giorni.
M A K E - U P
M A K E - U P
La nuova stagione incombe e, con lei, tornano i colori
autunnali. Abbiamo valorizzato lo sguardo, dal momento che
la mascherina è diventata parte integrante del nostro outfit
giornaliero vista l’emergenza che sembra non avere una fine.
Eppure, grazie alle tinte labbra, alla cipria traslucida e i giusti
accorgimenti, non rinunciamo ai nostri amatissimi rossetti.
Protagoniste le matite, gli smokey eyes per uno sguardo da
cerbiatta intensissimo. Nonostante questa predilezione sia
evidente, un look può dirsi completo se accompagnato da un
rossetto che illumini l’incarnato e, soprattutto il make up
occhi. La tendenza per questa stagione è il rossetto nude che
dolcemente amplifica il risultato che si vuole ottenere con uno
smokey eyes o con un velo make up. Labbra rigorosamente
idratate con l’aiuto di un burrocacao, esfoliate con il giusto
scrub e rimpolpate con qualsiasi rimedio casalingo e non per
evitare un effetto disastroso del rossetto. Dunque, le labbra
rimangono naturalmente nude e luminose. L’occhio è interamente bordato con una linea di medio
spessore, mentre l’ombretto va applicato con decisione negli
angoli dell’occhio, sfumandolo al centro. Il risultato è un
trucco elegante, dal gusto pittorico; si
prevedono anche
tocchi di colori pop dai toni brillanti e intensi, come il blu
cobalto, verdi intensi, viola scuri. Le sopracciglia piene e
lucide e perfettamente pettinate verso l’alto; incarnato fresco
e luminoso, sublimato da un tocco di cipria trasparente e
labbra nude completano questo make up ricercato e di
effetto. Labbra nude e naturali.
Come definire il trucco smokey? Nero o grigio, oppure tutti
colori dal blue al viola scuro, bordeaux ,verde bosco da
leggero a intenso; se adattato alla forma degli occhi regala
eleganza e seduzione
Focus dello smokey eyes sono le ciglia, lunghe, incurvate ed
extra black. Per ottenere questo risultato servono o ciglia finte
a ciuffetto o un trattamento di extension ciglia! Il make up
varia a seconda dell’intensità desiderata. Dal look più
semplice con eyeliner nero sfumato con ombretto ton sur ton,
fino a smokey con colori scuri , più ampi e sfumati. Elemento
fondamentale è la codina, che si adatta alla forma dell’occhio,
così da ampliarlo otticamente.
Imperdibile e immancabile il lucidalabbra. Intramontabile e
dall’eleganza indiscussa, il lucidalabbra presenta un finitura
cristallino e brillante
C O C K T A I L
Nel mondo del bar esistono diverse categorie e stili di cocktails.
Long drink, On the Rocks , Build over ice, Muddling,Fancy e tanti altri.
Esiste anche un vero e proprio ricettario completo offerto da IBA
(INTERNATIONAL BARTENDER ASSOCIATION), ove sono presenti
tutte le ricette internazionali che hanno fatto la storia del bar.
I più rinomati oggi come Negroni, Mojito, Martini cocktail … hanno
raggiunto e soddisfatto un ampio pubblico nelle loro seratine rumorose
a base di alcool.
Quindi, una volta educato il pubblico ed aver lavorato duramente negli
anni per generare domanda e offerta, si è arrivati a rivisitare le
composizioni più rinomate e far sbizzarrire i mixologist, baristi,
bartender di tutte le parti del mondo.
Oggi la rivisitazione di un drink è conosciuta con il termine “Twist on
the classic”, ovvero una variante, che nel gusto, nell'esecuzione e
nell’aggiunta o modifica di qualche ingrediente, rende il cocktail, nella
sua complessità, diverso, secondo il detto “De gustibus non
disputandum est” …
È chiaro che ogni bartender interpreta la composizione a suo modo,
aggiungendo un tocco di stile personale; dopo anni di studi e lavoro
Danny the King
(twist su Old Fashioned)
-zolletta di zucchero
-Gocce Soda
-bitters mix
angostura-cioccolato- Orange
-Liquore Ancho Reyes
-Whiskey Bourbon
-Garnish: ciliegina al maraschino
- scorza di arancia
continuativo, può permettersi il lusso di proporre una sua risposta alla
“legge” secondo cui nei bar "nulla deve essere modificato"… quindi, se
si vuole farlo, meglio farlo con stile!
Il feedback raccolto dal cliente in quel momento è fondamentale per il
barista. Permette di prendere le misure al palato dei clienti e capire la
direzione del suo pubblico in quel momento nonché trovare, in seguito,
l'ispirazione per la prossima pozione magica da interpretare e proporre.
Instagram: https://www.instagram.com/danilo_pentivolpe/
WEB SITE: www.bartendersclassheroes.com
Facebook: https://www.facebook.com/pentivolpe.danilo/
Danilo Pentivolpe
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STEFANO FRANCIA ENJOYART - POMODORO STUDIO ALWAYS
"Rhythm " & "Relaxing"
di Julie Collins.
S U T U T T I I D I G I T A L S T O R E
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PREFERITO E RILASSARTI CON LE NOTE DI JULIE COLLINS LA COMPOSITRICE AMERICANA
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A S T R O D A N C E R
AMORE
Qualche piccola lite, tra voi e la persona amata, non nuoce affatto in questo momento, anzi, può obbligarvi
ad aumentare la vostra attenzione nei confronti del partner. Puntate molto sull'intesa erotica per riportare il
sereno e recuperare l'armonia di sempre.
LAVORO
Potreste mettere un po' troppa carne al fuoco e, alla fine, ottenere meno di quanto vi aspettavate. Agite con
prudenza e ricordatevi che qualche volta è molto meglio e saggio non raccogliere le sfide e non perdere di
vista la prudenza. Le situazioni più difficili, si presenteranno per quanti di voi hanno un'attività autonoma
Sono previsti giorni di esaltazione, seguiti da momenti di calma. È preferibile frequentare gente allegra: il
Gemelli è consigliatissimo
AMORE
Ottobre inizia bene, almeno per quanto riguarda la vostra sfera affettiva. Potrete contare su un periodo
molto positivo! Se siete in coppia, prodigatevi in coccole e attenzioni verso il partner, che apprezzerà
moltissimo i vostri sforzi. Incontri importanti si prevedono per i singoli e i più giovani: qualcuno rapirà la
vostra attenzione.
LAVORO
Per quanto riguarda il lavoro, vi attende un periodo particolare: potrete contare su una bella vivacità di
scambi commerciali, se questo è il vostro settore operativo, ma anche di scambi intellettuali, che
permetteranno un fervore di idee e progetti fuori dal comune.
Non lasciatevi andare con i dolci, limitate le calorie. Il periodo di dieta non è ancora finito. Una Vergine sa
come consigliarvi
AMORE
Vi sentirete appagati, rilassati, ed ogni vostra aspettativa, per quanto riguarda la sfera affettiva, sarà
pienamente realizzata. L'intesa con il partner sarà completa e totale, ed avrete quella rassicurante
sensazione di benessere, che solo un amore ricambiato sa dare. Una profonda amicizia vi unirà
maggiormente a lei o a lui.
LAVORO
Sfruttate bene le vostre risorse e andrete incontro a notevoli soddisfazioni sul piano professionale.
Mediazione, tempismo e moderazione saranno le qualità su cui fare maggiormente leva, per ottenere i
risultati più vantaggiosi. Ottime saranno le possibilità di conquistare posizioni di prestigio o di concludere
buoni affari. Il fumo vi fa male, ma non potete farne a meno. Cercate di limitare questo vizio e datevi alle
passeggiate all'aria aperta, magari in compagnia di uno Scorpione
AMORE
L'amore e la passione voleranno alti e i dubbi e le incertezze svaniranno come per incanto. L'accordo col
partner sarà gioioso e ricco di aspetti positivi, all'insegna di un'intesa sessuale quanto mai appagante!
Belle novità e dolci sensazioni potranno farsi strada nell’animo di chi è ancora single.
LAVORO
Il cielo sopra di voi vi dà una bella carica. Se svolgete una professione autonoma, avrete una grandissima
forza progettuale e riuscirete a mettere in cantiere parecchie iniziative, grazie ad un entusiasmo trascinante
e ad un'intraprendenza straordinaria. Un colpo di fortuna arriverà per i più giovani in attesa di occupazione
Lo stato psicofisico è buono, non ci saranno sbalzi di umore e tutto apparirà sereno e tranquillo. L’Acquario
è quello che ci vuole.
A S T R O D A N C E R
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Amore
Se siete amanti dell'avventura, non resterete certo delusi: i trofei non mancheranno, soprattutto se andrete a
caccia nella cerchia delle amicizie, come suggerisce Venere. Se, invece, fate parte della schiera di coloro che
hanno una relazione soddisfacente, ottobre vi porterà momenti di intensa emozione.
LAVORO
Questo Mese sarà molto discontinuo e diverso a seconda delle condizioni professionali di ciascuno di voi. I
problemi maggiori ci saranno per quanti hanno un'attività a conduzione familiare oppure hanno dei soci o
lavorano comunque in équipe: il periodo potrebbe mostrare aspetti difficili da risolvere.
Vi sentirete forti e vigorosi, degni di voi stessi! In compagnia di un Pesci sarà meglio
AMORE
Molti di voi sentiranno crescere la voglia di abbandonarsi agli slanci sentimentali. Quanto più saprete dare,
tanto più potrete sperare di ricevere! Ottobre può diventare magica per chi è innamorato: vi sentirete leggeri e
avrete voglia di spaziare con la fantasia, magari per dare una dimensione diversa alla vostra sfera affettiva.
LAVORO
Potrete contare su una notevole creatività che, unita alla capacità di riflessione sulle cose e sulle situazioni,
consentirà ai più di cogliere certe sfumature, che agli altri sono sfuggite. Saranno ben in risalto anche le
vostre doti organizzative e l'abilità di programmazione, grazie alle quali otterrete risultati soddisfacenti.
Il sistema nervoso è un po' alle stelle, meglio praticare qualche sport che ci faccia stare calmi. Un Cancro
sarà un toccasana per Voi
Amore
Il vostro fascino e la vostra simpatia acquisteranno una luminosità speciale, assicurando un periodo molto
felice a tutti coloro che sono stabilmente in coppia. L'intesa con il partner sarà a tutto raggio, grazie alla
comunicazione e ad una perfetta convergenza di idee.
LAVORO
Ottobre vi regala uno straordinario spirito d'iniziativa, vi permetterà di lavorare al meglio delle vostre capacità
e condizioni. Sarete solerti, attivi e dinamici: non avvertirete mai un'ombra di stanchezza, né il bisogno di
rallentare i ritmi, ed anche la concentrazione sarà al massimo.
Si presenteranno momenti di stanchezza che potrete allontanare con l'ottimismo ed una volontà positiva. Un
Ariete sarà indispensabile
Amore
Una sessualità scatenata vi accompagnerà per tutto Ottobre, portando la sfera affettiva al centro della vostra
attenzione. In questa fase i sentimenti e le sensazioni reclameranno un'attenzione maggiore. Godetevi
un'intesa erotica di prima qualità, se avete una storia d'amore felice in corso.
LAVORO
Sentirete il bisogno di una pausa di riflessione; se siete autonomi nella professione, potrete gestirvi come
meglio credete questo periodo. Mostratevi disponibili e comprensivi con soci, colleghi e collaboratori.
Lo sport vi fa bene, ma il troppo storpia. Dunque non strafate e cercate di fare tutto con moderazione, se ci
riuscite. Regolate il tutto con l’aiuto di un Capricorno
A S T R O D A N C E R
TuttoBallo20
Amore
Sentirete il bisogno di vivere una dimensione sentimentale più importante, ma qualcuno potrebbe anche
commettere l'errore di restare fermo ad aspettare che tutto ciò arrivi da solo. Proponete nuovi giochi
sessuali e siate più fiduciosi nei confronti dell'amore
LAVORO
Il cielo è estremamente chiaro: vi porterà fortuna e vi darà gioia. Se siete in vacanza, ve la spasserete
senza alcun pensiero. Se dovete, invece, lavorare, lo farete con piacere e con entusiasmo e otterrete non
pochi vantaggi, specie sotto il profilo economico.
Se avete un po' il fegato intossicato, sarà salutare riposare di più ed equilibrare il regime alimentare. La
compagnia di un Gemelli vi sarà molto utile.
AMORE
Vi attende un Mese caldo e luminoso per quanto riguarda l'amore: farà palpitare i vostri cuori e riempirà gli
animi di dolcezza. Non solo l'amore sarà sempre in primo piano nelle vostre giornate; riuscirete anche a
essere perfettamente in sintonia con chiunque, pronti a dimostrare solidarietà a tutti.
LAVORO
Successi lusinghieri potranno arrivare per chi ha un'attività autonoma. Fiuto, riflessi pronti, grinta, esperienza
e organizzazione saranno una certezza! Buoni risultati potranno ottenere anche coloro che hanno un'attività
di tipo esecutivo alle dipendenze di altri: la vostra abilità sarà apprezzata.
Piccoli dolori alle ossa, forse avete preso qualche colpo d'aria. Se siete al mare immergetevi nella sabbia
calda, sarà un ottimo rimedio. Un Toro vi sarà molto vicino
AMORE
Sbandamenti improvvisi e strada in salita, la vostra vita sentimentale assomiglierà molto a un rally, che
richiederà tutta la vostra attenzione e cura. Se avete un rapporto importante a cui tenete, siate avveduti e
cercate di mantenervi il più possibile sereni ed equilibrati.
LAVORO
Molti di voi sentiranno forte la voglia di qualche cosa di diverso, di nuovo, nell'attività professionale. Marte
vi stuzzica, c'è aria di cambiamenti, magari più immaginati che realizzati, ma sognare non costa nulla e fa
bene al morale. Intuito e fantasia, tuttavia, potranno sempre esservi utili per mostrarvi soluzioni
alternative. Piccoli formicolii ai piedi e alle mani, ma nulla di importante. Dovete riposare di più. Fatevi
deliziare da un Pesci
AMORE
L'amore per voi sarà soprattutto, sinonimo di sicurezza e di esperienza quotidiana. Tutto andrà liscio come
l'olio, se avete una storia sentimentale ben collaudata. I più giovani del segno potranno restare folgorati da
un incontro imprevisto: i colpi di fulmine arriveranno quando meno ve lo aspettate.
LAVORO
Sostenuti dall'onda astrologica, potete concedervi il lusso di osare. Il lavoro non manca e nemmeno la
fiducia in voi stessi. Impegnatevi più a fondo! Avete voglia di fare e non vi mancheranno le idee e le
iniziative da intraprendere con successo.
Il corpo è forte, la volontà un po' meno. Correte ai ripari con una gita in alta montagna in compagnia di una
Ariete, vi aiuterà a riconquistare più fiducia.
Pensiero del mese
DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE
Com'è andato il passaggio della ripartenza? Siete riusciti
a superare il ritorno alla routine? Sembra un incantesimo,
il tempo passa così velocemente, i mesi scorrono rapidi,
eccolo, arriva ottobre! Le giornate sono sempre più corte,
le prime foglie cadono danzando, gli odori e i sapori ci
spalancano le porte dell'autunno. Ottobre... Sapete che in
questo mese, esattamente il 15 ottobre 1581, venne
messo in scena quello che molti considerano il primo
balletto della storia? Fu un evento voluto da Caterina de'
Medici in onore del matrimonio fra il Duca di Joyeuse e
Marguerite de Vaudemont, sorella della regina. Uno
spettacolo durato più di cinque ore, organizzato in ogni
più piccolo dettaglio. Da allora la danza si è evoluta,
stagione dopo stagione, anno dopo anno, secolo dopo
secolo. Ma questo ottobre 2021 è particolare, sì di sicuro
è autunno ma di fatto sembra una primavera: i teatri sono
finalmente aperti e il pubblico è presente in sala. Sono
passati esattamente 440 da quel primo balletto e io spero
che ne passino altrettanti, raddoppiati, centuplicati,
moltiplicati, senza che più nulla o nessuno possa impedire
agli spettatori di emozionarsi quando il sipario si alza e
inizia la magia dello spettacolo!
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o c t o b e r 2 0 2 1
Kamil Pawel Jasinski, classe 1994.
Corpo di ballo produzione Tutù (Francia)
ph © Monica Irma Ricci
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