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GEOmedia_6_2021

Rivista Italiana di Geomatica

Rivista Italiana di Geomatica

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Rivista bimestrale - anno XXV - Numero - 6/<strong>2021</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA<br />

URBANISTICA<br />

EDILIZIA<br />

GNSS<br />

BIM<br />

RILIEVO TOPOGRAFIA<br />

CAD<br />

REMOTE SENSING SPAZIO<br />

WEBGIS<br />

UAV<br />

SMART CITY<br />

AMBIENTE<br />

NETWORKS<br />

LiDAR<br />

BENI CULTURALI<br />

LBS<br />

Nov/Dic <strong>2021</strong> anno XXV N°6<br />

Infrastrutture<br />

di Dati Territoriali<br />

MAPPATURA AMIANTO<br />

CON GIS E AI<br />

TECNICHE DI RILIEVO PER<br />

PROCESSI SCAN-TO-BIM<br />

ATTUALITA' DELLA<br />

NAVIGAZIONE ASTRONOMICA


Il futuro delle IDT<br />

Se pensiamo al grande lavoro intrapreso negli ultimi 50 anni per la realizzazione dei<br />

Geodatabase topografici che costituiscono l’ossatura portante delle Infrastrutture dei Dati<br />

Territoriali, non possiamo tralasciare un aggiornamento programmatico. Aggiungendo la<br />

necessità di corredare i Geodatabase delle informazioni territoriali connesse si costruisce<br />

un assioma che dovrebbero costituire il fondamento degli obiettivi delle amministrazioni<br />

responsabili ai vari livelli, dallo Stato al singolo Comune.<br />

Sappiamo bene che dopo una lunga fase di incertezza istituzionale, compensata in parte dalle<br />

azioni condotte nei Gruppi di Lavoro promossi da AGID e attivati nel maggio del 2014, nel<br />

corso del 2018 si avviarono i lavori della Consulta Nazionale per l’Informazione Territoriale ed<br />

Ambientale (CNITA) in attuazione della Direttiva INSPIRE.<br />

Le attività dell’organismo presieduto dal Ministero dell’Ambiente si esplicano attraverso<br />

6 sezioni tecniche. La prima è presieduta dall’ISPRA, che opera per il raccordo tra il<br />

livello nazionale e il livello territoriale per la realizzazione dell’infrastruttura nazionale per<br />

l’informazione territoriale e del monitoraggio ambientale. Segue l’AGID per la raccolta delle<br />

istanze italiane sui metadati da trasmettere in sede europea attraverso il Repertorio Nazionale<br />

dei Dati Territoriali preparando il rapporto annuale INSPIRE. Viene quindi l’IGM che propone<br />

l’attribuzione univoca della responsabilità di produzione e mantenimento dei dati di interesse<br />

generale, predisponendo un sistema di monitoraggio per la verifica dell’aggiornamento dei<br />

dati territoriali esistenti e dei dati territoriali raccolti ex novo in conformità alle disposizioni di<br />

esecuzione europee con raccordo e reportistica per la preparazione dell’annuale report INSPIRE.<br />

Il CISIS segue i servizi di rete per la ricerca e il download dei dati a livello nazionale, curandone<br />

la conformità INSPIRE. Le altre sezioni tecniche di CNIPA, AGID e ISPRA predispongono<br />

la comunicazione che il Ministero dell’ambiente invia alla Commissione europea entro il 15<br />

maggio di ogni anno.<br />

Insomma, tutte le attività delle sezioni tecniche menzionate sembrano essere spinte dalla sola<br />

aderenza europea alla convenzione INSPIRE, che non chiedeva altro che omogeneizzare i dati<br />

per l’interscambio tra le nazioni europee.<br />

Possibile che l’unico motore rimasto oggi in Italia per avere una documentazione dello stato di<br />

fatto aggiornato del territorio sia quello della necessità di non essere multati dalla Commissione<br />

Europea per la mancata adesione alle Direttive?<br />

Le numerose commissioni, consulte e comitati esistenti apportano il loro contributo, ma<br />

quello che sembra assolutamente inesistente è la volontà di attuare programmi globali per la<br />

documentazione dello stato del territorio atto ad una vera pianificazione e controllo. Eppure<br />

tempo fa c’erano regole (e leggi regionali) molto semplici, come quella che obbligava le Regioni<br />

ad eseguire voli aerofotogrammetrici a cadenza biennale per il controllo dell’attività urbanistica.<br />

Guardiamo al futuro e orientiamoci oggi verso una vera attività programmatica<br />

dell’aggiornamento delle IDT che dovrebbero guardare alle nuove tecnologie di rilievo e alle<br />

necessità emergenti del 3D per le città nell’ambito del BIM.<br />

Le ultime regole tecniche sono state emanate più di 15 anni fa ed erano relative agli ambiti<br />

di competenza regionale, oggi abbiamo bisogno di entrare nel dettaglio delle città, degli<br />

agglomerati urbani, per renderli intelligenti conoscendone più informazioni che dati, sì, ma<br />

aggiornando il dato di base.<br />

Buona lettura,<br />

Renzo Carlucci


FOCUS<br />

In questo<br />

numero...<br />

FOCUS<br />

REPORT<br />

INTERVISTA<br />

LE RUBRICHE<br />

Mappatura Amianto<br />

con tecniche GIS e di<br />

Intelligenza Artificiale<br />

di Enrico Bonansea, Luca<br />

Forestello, Ivan Cerato, Manuela<br />

Livorno, Gabriele Nicolò,<br />

Fulvio Raviola, Isabella Tinetti,<br />

Teo Ferrero, Roberto Cassulo,<br />

Marcella Alibrando, Massimiliano<br />

Carrino, Stefano Masera,<br />

Maria Cristina Prola<br />

6<br />

44 MERCATO<br />

46 TERRA E SPAZIO<br />

50 AGENDA<br />

14<br />

Interviste ad alcuni<br />

responsabili di IDT<br />

regionali: presente<br />

e prospettive<br />

a cura di Franco Vico<br />

In copertina gli schemi<br />

topografici realizzati per il<br />

modello parametrico HBIM della<br />

“Real Cantina Borbonica” di<br />

Partinico in provincia di Palermo.<br />

Il rilievo laser scanner è stato<br />

eseguito con uno strumento<br />

Topcon GLS-2000; sfruttando<br />

l'approccio topografico per la<br />

registrazione delle scansioni<br />

disponibile con questo<br />

strumento, il rilievo laser scanner<br />

è stato eseguito in modo tale<br />

che tutti i punti di scansione<br />

fossero collegati per formare una<br />

poligonale topografica interna<br />

all’edificio.<br />

La linea sacra<br />

di San Michele e la<br />

sfericità terrestre<br />

di Fabio Crosilla<br />

24<br />

geomediaonline.it<br />

4 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong><br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da più di 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI<br />

Codevintec 29<br />

30<br />

Topografia<br />

Applicata al<br />

Soccorso: la<br />

formazione del<br />

Vigile del Fuoco<br />

di Daniele Mercuri<br />

Datronix 2<br />

Epsilon 45<br />

ESRI 49<br />

Geomax 44<br />

GIS3W 38<br />

Gter 32<br />

ISPRS 33<br />

NAIS 13<br />

Planetek Italia 39<br />

Stonex 51<br />

StrumentiTopografici 52<br />

Topo4qgis-un plugin<br />

per QGIS utile<br />

all'elaborazione di<br />

libretti PreGeo e alla<br />

trattazione di liste di<br />

punti mediante opportuna<br />

rototraslazione<br />

ai minimi quadrati<br />

di Marco Lombardi,<br />

Gianluca Beccaria<br />

34<br />

40<br />

Tecniche di rilievo<br />

integrato per processi<br />

Scan-to-BIM<br />

Teorema 50<br />

ESA - Ghiacciaio Kangerlussuaq<br />

(16 gennaio 2022)<br />

Il ghiacciaio Kangerlussuaq,<br />

uno dei più vasti ghiacciai<br />

di sbocco di marea della<br />

Groenlandia, è mostrato in<br />

questa immagine in falsi colori<br />

acquisita dalla missione<br />

Copernicus Sentinel-1. Kangerlussuaq<br />

si traduce ‘grande<br />

fiordo’ nella lingua groenlandese<br />

ed il suo ghiacciaio<br />

fluisce dentro la parte alta del<br />

Fiordo di Kangerlussuaq, il<br />

secondo fiordo della Groenlandia<br />

orientale in termini di<br />

dimensioni.<br />

Ciascun satellite Sentinel-1<br />

trasporta una strumentazione<br />

radar avanzata, che fornisce<br />

immagini della superficie terrestre<br />

in condizioni di luce sia<br />

diurna che notturna. Il Telerilevamento<br />

consente di monitorare<br />

la calotta di ghiaccio<br />

terrestre e di tenere traccia di<br />

tutti gli stadi di modificazione<br />

- dal rilevamento di crepe<br />

alla rottura di iceberg – come<br />

pure di effettuare la misura<br />

della copertura di ghiaccio e<br />

della deriva degli iceberg.<br />

Crediti:<br />

ESA - Image of the week.<br />

di Mauro Lo Brutto<br />

Traduzione: Gianluca Pititto<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

<strong>GEOmedia</strong>, la prima rivista italiana di geomatica.<br />

ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

Comitato editoriale<br />

Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />

Roberto Capua, Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di<br />

Prinzio, Michele Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio<br />

Lupia, Luigi Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio,<br />

Mauro Salvemini, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />

Direttore Responsabile<br />

FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />

Redazione<br />

VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />

Editore<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95 00185 Roma<br />

Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />

info@rivistageomedia.it<br />

Stampa: System Graphics Srl<br />

Via di Torre Santa Anastasia 61 00134 Roma<br />

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riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />

qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />

sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />

Numero chiuso in redazione il 24 gennaio <strong>2021</strong>.


FOCUS<br />

MAIA: Mappatura Amianto con<br />

tecniche GIS e di Intelligenza Artificiale<br />

di Enrico Bonansea, Luca Forestello, Ivan Cerato, Manuela Livorno, Gabriele Nicolò, Fulvio Raviola, Isabella Tinetti,<br />

Teo Ferrero, Roberto Cassulo, Marcella Alibrando, Massimiliano Carrino, Stefano Masera, Maria Cristina Prola<br />

Arpa Piemonte ha avviato nel 2019<br />

un’attività sperimentale finalizzata allo<br />

studio e messa a punto di tecniche<br />

di analisi di immagini basate su deep<br />

learning e reti neurali. Nel 2020 il<br />

progetto ha portato alla realizzazione<br />

ed applicazione del modello<br />

denominato MAIA (Mappatura Amianto<br />

Fig. 1 - Nella figura si vedono due coperture in cemento amianto sulle quali è stata segnalata<br />

la presenza di MCA (evidenziata dalla stellina). Il riquadro rosso rappresenta la porzione<br />

di territorio corrispondente ad un quadrato di 10m x 10m attorno al punto riportato nella<br />

segnalazione (Immagini Ortofoto AGEA 2015).<br />

con tecniche GIS e di Intelligenza<br />

Artificiale) sull’intero territorio<br />

regionale.<br />

L’<br />

amianto rappresenta una<br />

problematica ambientale<br />

e sanitaria di particolare<br />

rilievo in diverse aree del territorio<br />

nazionale.<br />

Con l’emanazione della legge n.<br />

257/1992 che vieta l’estrazione,<br />

la produzione e la commercializzazione<br />

dell’amianto ed<br />

il successivo DM 101/2003 è<br />

iniziata un’importante opera di<br />

monitoraggio e tutela ambientale<br />

attraverso l’avvio del processo<br />

di mappatura della presenza di<br />

amianto sul territorio e la bonifica<br />

dei siti più rilevanti.<br />

La Regione Piemonte si è dotata,<br />

dal 2008, di una specifica<br />

legge per affrontare le problematiche<br />

relative all’amianto<br />

(L.R. n. 30/2008 “Norme per la<br />

tutela della salute, il risanamento<br />

dell’ambiente, la bonifica e<br />

lo smaltimento dell’amianto”).<br />

Da tale legge discende il Piano<br />

Regionale Amianto [1] con cui<br />

la Regione ha posto le basi per la<br />

mappatura dell’amianto di origine<br />

antropica su tutto il territorio<br />

regionale.<br />

Arpa Piemonte ha avviato già<br />

a partire dal 2013 la prima fase<br />

del progetto di mappatura delle<br />

coperture contenenti cementoamianto<br />

(in seguito abbreviato<br />

MCA). La procedura, basata<br />

sull’analisi e classificazione automatica<br />

di tipo object oriented<br />

di ortoimmagini, ha riguardato<br />

un’area di indagine (definita<br />

“area prioritaria”) di circa<br />

10.000 kmq e ha portato all’individuazione<br />

di circa 120.000<br />

coperture georeferenziate di edifici<br />

potenzialmente contenenti<br />

cemento amianto.<br />

Nel 2019 è stata avviata un’attività<br />

sperimentale finalizzata allo<br />

studio e messa a punto di nuove<br />

tecniche di analisi di immagine<br />

basate su deep learning con reti<br />

neurali per il riconoscimento e<br />

la classificazione delle coperture<br />

in cemento amianto.<br />

Nel 2020 l’attività di definizione<br />

metodologica è stata affinata e<br />

completata portando alla realizzazione<br />

ed applicazione del<br />

modello denominato MAIA<br />

(Mappatura Amianto con<br />

tecniche GIS e di Intelligenza<br />

Artificiale) sull’intero territorio<br />

regionale al fine di realizzare<br />

la mappatura a scala regionale,<br />

estendendo lo studio a tutti i<br />

territori non inclusi nella prima<br />

area di studio prioritaria (circa<br />

15.000 kmq), e monitorare nel<br />

tempo le trasformazioni delle coperture<br />

in amianto già oggetto di<br />

verifica con sopralluogo all’interno<br />

dell’area prioritaria.<br />

Metodi<br />

Le reti neurali utilizzano algoritmi<br />

ispirati alla struttura e al<br />

funzionamento delle reti neurali<br />

biologiche. Come queste, la rete<br />

neurale artificiale, è quindi un<br />

“sistema complesso” in grado<br />

di acquisire capacità di analisi<br />

attraverso una fase di addestramento<br />

basata su dati di input<br />

iniziali (training set) e quindi di<br />

analizzare, e classificare, tipologie<br />

di oggetti predefiniti senza<br />

la necessità di imporre modelli<br />

6 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


FOCUS<br />

Fig. 2 - I riquadri verdi identificano una porzione di territorio senza CMA di 10m x 10m (Immagini Ortofoto AGEA 2015).<br />

unità volumetriche del database<br />

topografico della cartografia tecnica<br />

regionale (BDTRE, edizione<br />

2020) [3].<br />

L’intero progetto è stato sviluppato<br />

e gestito attraverso le sole<br />

risorse di calcolo del Sistema<br />

Informativo Geografico di Arpa<br />

Piemonte. La gestione complessiva<br />

dei processi di elaborazione,<br />

analisi immagini, fotointerpretazione<br />

e gestione dei servizi di<br />

editing dei dati geografici, è stata<br />

realizzata attraverso le componenti<br />

dell’infrastruttura geografica<br />

agenziale basata su piattamatematici<br />

ed equazioni predeterminate.<br />

Nel campo dell’analisi delle<br />

immagini le reti neurali possono<br />

infatti essere efficacemente<br />

addestrate per individuare o<br />

classificare oggetti specifici, ad<br />

esempio, attraverso l’analisi delle<br />

sole caratteristiche geometriche,<br />

cromatiche, tessiturali etc.<br />

Il progetto di Arpa Piemonte si è<br />

posto l’obiettivo di definire una<br />

metodologia di analisi integrata<br />

con strumenti di remote sensing,<br />

GIS ed Intelligenza artificiale<br />

per l’analisi e classificazione<br />

automatica di immagini aeree<br />

disponibili su scala regionale. La<br />

metodologia MAIA ha portato<br />

allo sviluppo di un modello di<br />

rete neurale in grado apprendere,<br />

riconoscere e classificare coperture<br />

con potenziale presenza<br />

di amianto, attraverso l’analisi<br />

multitemporale di più serie di<br />

ortoimmagini.<br />

La procedura si basa su una<br />

fase preliminare che prevede la<br />

preparazione dei dati (raccolta,<br />

elaborazione e strutturazione di<br />

tutti i dati di input necessari),<br />

la progettazione e l’allestimento<br />

dell’infrastruttura, lo sviluppo degli<br />

strumenti e dei modelli di calcolo<br />

con reti neurali e una fase di<br />

applicazione del modello su scala<br />

regionale suddivisa in più stadi:<br />

• Addestramento: fasi di<br />

ricerca dei campioni (training<br />

set), addestramento<br />

della rete neurale, valutazione<br />

e ottimizzazione delle<br />

prestazioni.<br />

• Classificazione: preparazione<br />

dei dati di input e applicazione<br />

della rete neurale<br />

sull’intera area di studio.<br />

• Verifica dei dati: integrazione<br />

ed elaborazione dei<br />

risultati in ambiente GIS,<br />

verifica e correzione tramite<br />

fotointerpretazione<br />

• Analisi dei risultati: analisi<br />

statistica dei dati, valutazione<br />

delle performance<br />

Dati di input e strumenti<br />

Per l’addestramento del modello<br />

su base multitemporale sono<br />

state utilizzate tutte le ortoimmagini<br />

disponibili su scala regionale<br />

nel periodo di riferimento ed<br />

in particolare le riprese del volo<br />

regionale ICE del 2010 [2], le<br />

riprese AGEA 2015, 2018 e le<br />

più recenti immagini disponibili<br />

sul territorio regionale del servizio<br />

Google Maps (date variabili<br />

2018-2020, "Map data ©<br />

2018,2019,2020 Google").<br />

L’obiettivo di tale approccio è<br />

duplice: seguire e monitorare nel<br />

tempo le trasformazioni delle coperture,<br />

ricostruendo così su tutto<br />

il territorio regionale lo stesso<br />

quadro di conoscenza e riferimento<br />

temporale, e minimizzare<br />

i potenziali errori di classificazione<br />

introdotti dalla variabilità delle<br />

singole immagini appartenenti<br />

alla stessa ripresa fotogrammetrica<br />

(ombre, coperture arboree,<br />

problemi di ortorettifica, etc ...).<br />

Il livello di riferimento adottato<br />

per l’individuazione vettoriale<br />

delle impronte degli edifici su<br />

scala regionale è il dataset delle<br />

Fig. 3 – Grafici relativi al monitoraggio risultati nella<br />

fase di addestramento della rete neurale (in alto si vede<br />

l’accuratezza di uno dei modelli utilizzati superiore al<br />

95% e in basso la valutazione degli errori compiuti dal<br />

modello vicino allo 0%).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 7


FOCUS<br />

Fig. 4 - Esempio di evoluzione delle coperture nel tempo e casi di potenziale bonifica intercorsi tra<br />

2010 e 2015.<br />

forma Esri (ArcGISPro, ArcGIS<br />

Enterprise, ArcGIS Online).<br />

Per l’estrazione delle porzioni<br />

di immagini utilizzate in fase di<br />

training e classificazione è stato<br />

utilizzato anche il software Qgis<br />

ed in particolare la funzione del<br />

layout di stampa denominata<br />

Atlante.<br />

La rete neurale è stata invece<br />

implementata con Keras[4],<br />

un framework per Python che<br />

permette di definire e addestrare<br />

vari tipi di modelli di deep learning.<br />

Keras consente di eseguire lo<br />

stesso codice utilizzando diverse<br />

librerie di basso livello<br />

(Tensorflow, Theano, CNTK,<br />

…). Nel presente progetto sperimentale<br />

Arpa ha adottato la<br />

libreria Tensorflow utilizzando il<br />

modello denominato VGG16,<br />

appartenente alla categoria delle<br />

Convolutional Neural Network<br />

[5] specializzate nella classificazione<br />

delle immagini.<br />

Applicazione modello MAIA<br />

a scala regionale<br />

Addestramento<br />

L’addestramento è la fase in cui<br />

la rete neurale impara a svolgere<br />

il compito per cui è stata progettata,<br />

a partire dall’analisi dei<br />

campioni di training set.<br />

Occorre quindi definire e predisporre<br />

i training set attraverso la<br />

selezione di un numero significativo<br />

di campioni di immagini sia<br />

di coperture contenenti amianto,<br />

sia realizzate con altri materiali<br />

(tegole, coppi, lamiere, etc.).<br />

Grazie al lavoro di mappatura e<br />

verifica in campo già realizzato<br />

negli anni precedenti è stato<br />

possibile selezionare dalla banca<br />

dati un numero consistente di<br />

coperture in amianto accertate<br />

ed estrarre da questi i relativi<br />

campioni di immagini a partire<br />

dalle singole serie di ortofoto di<br />

riferimento.<br />

La preparazione dei campioni<br />

di immagini del training set<br />

prevedere l’estrazione di una immagine<br />

quadrata (chips) di 10m<br />

x 10m (Fig. 1) per ciascun punto<br />

centroide rispetto alla copertura<br />

dell’edificio.<br />

Per la preparazione dei training<br />

set relativi a coperture non<br />

contenenti amianto sono stati<br />

identificati campioni rappresentativi<br />

di tetti realizzati con i più<br />

svariati materiali (tetti in tegole,<br />

lamiere, materiali verniciati, rivestimenti<br />

bituminati, pannelli<br />

solari, etc.) e di immagini di<br />

porzioni di terreno libero: prati,<br />

strade, campi coltivati, campi<br />

sportivi, etc… (Fig. 2).<br />

Nel corso del progetto è emersa<br />

inoltre la necessità di fornire ulteriori<br />

campioni di training utili<br />

alla differenziazione di particolari<br />

coperture tipiche di molte aree<br />

collinari e montane realizzate<br />

con materiali litoidi. Tali coperture,<br />

infatti, possono risultare a<br />

livello di ortoimmagini di medio<br />

dettaglio, molto simili alle coperture<br />

in amianto, introducendo<br />

errori nelle fasi di training e<br />

classificazione.<br />

Complessivamente sono stati<br />

creati tre training set (coperture<br />

in MCA, coperture senza MCA,<br />

coperture in materiali litoidi) per<br />

ciascuna serie temporale delle<br />

ortoimmagini di riferimento,<br />

ciascuno contenente oltre 1000<br />

campioni.<br />

In fase di addestramento si vanno<br />

a tarare progressivamente i<br />

diversi parametri in modo da ottimizzare<br />

la risposta della rete.<br />

Tale attività comporta più cicli<br />

di analisi e di valutazione del<br />

livello di accuratezza dei risultati<br />

ottenuti attraverso il confronto<br />

tra immagini di training e immagini<br />

di test.<br />

L’addestramento ottimale di una<br />

rete prevede l’utilizzo di enormi<br />

quantità di dati e ingenti capacità<br />

di elaborazione. Per ridurre<br />

almeno in parte queste necessità<br />

è stata utilizzata la tecnica denominata<br />

fine tuning [6] [7], che<br />

consiste nell’utilizzare i pesi (cioè<br />

i parametri utilizzati dalle reti per<br />

effettuare le elaborazioni) di un<br />

modello già addestrato a riconoscere<br />

diverse tipologie di oggetti<br />

(Fig. 3). Le reti neurali procedono<br />

su livelli di elaborazione in<br />

sequenza: nel modello sono stati<br />

modificati i 4 livelli finali per<br />

adattarli alle esigenze progettuali<br />

e addestrando quest’ultimi a riconoscere<br />

solo due tipologie di<br />

classi principali (tetti con MCA<br />

e tetti senza MCA).<br />

Al fine di ottimizzare la classificazione<br />

di immagini tramite rete<br />

neurale e per evitare il fenomeno<br />

di over fitting (cioè il problema<br />

che si può verificare quando la<br />

rete impara a riconoscere solo<br />

le immagini su cui è stata addestrata<br />

a causa, ad esempio, di<br />

uno scarso numero di campioni<br />

8 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


FOCUS<br />

Fig. 5 - Esempio dell’applicazione WebGIS per l’editing multitemporale (dall’alto in basso le 4 schermate con ortofoto 2010-2015-<br />

2018 e 2020 "Map data © 2020 Google")<br />

forniti) sono state adottate due<br />

tecniche: data augmentation<br />

(prevede la modifica delle immagini<br />

durante l’addestramento<br />

con algoritmi specifici al fine di<br />

aumentare in modo considerevole<br />

il numero di immagini a<br />

disposizione) e dropout (consiste<br />

nell’ignorare in modo casuale<br />

alcune fasi del modello durante<br />

l’addestramento).<br />

Classificazione<br />

Terminato l’addestramento è stata<br />

avviata la classificazione automatica<br />

di tutti gli edifici presenti<br />

sul territorio regionale attraverso<br />

due procedure distinte.<br />

La prima, prevede l’applicazione<br />

della metodologia su Resto<br />

Regione, quindi, l’estensione<br />

della mappatura su tutto il territorio<br />

regionale esterno all’area<br />

prioritaria (oltre 15.000 kmq);<br />

ha comportato un complesso<br />

processo computazionale suddiviso<br />

su più catene di calcolo<br />

in grado di elaborare milioni<br />

di immagini riferite ai singoli<br />

edifici (otre 1.300.000 unità)<br />

per ciascun anno di riferimento<br />

temporale.<br />

La seconda, consiste nell’applicazione<br />

sull’Area Prioritaria cioè<br />

l’applicazione del modello per<br />

il monitoraggio delle trasformazioni<br />

relative a tutte le coperture<br />

in amianto già verificate in<br />

campo con sopralluogo da parte<br />

dei Dipartimenti nel periodo<br />

2013-2020, per un totale di oltre<br />

41.000 punti.<br />

Il processo generale di classificazione<br />

ha restituito per ciascun<br />

edificio analizzato e per ciascun<br />

anno di riferimento, un indice<br />

numerico (variabile tra 0 ed 1)<br />

rappresentativo della probabilità<br />

di appartenenza alla classe delle<br />

coperture con presenza amianto.<br />

Terminata la fase di calcolo, i risultati<br />

prodotti dalla rete neurale<br />

sono stati rielaborati in ambiente<br />

GIS e quindi analizzati al fine<br />

di definire valori soglia e range<br />

di attendibilità differenti per<br />

ciascuno anno di riferimento, in<br />

base alle differenti caratteristiche<br />

spaziali, spettrali e tessiturali delle<br />

diverse serie di ortoimmagini<br />

utilizzate.<br />

Definiti i valori soglia, i risultati<br />

sono stati rielaborati associando<br />

ad ogni edificio e per ciascun<br />

anno di riferimento, la classificazione<br />

finale:<br />

• copertura con potenziale<br />

presenza di amianto<br />

• copertura senza amianto.<br />

Dal confronto multitemporale<br />

dei dataset sono inoltre stati<br />

indentificati range di valori e<br />

combinazioni degli stessi utili a<br />

identificare possibili trasformazioni<br />

delle coperture nel tempo.<br />

Ciò ha consentito di introdurre<br />

una nuova classe riferita alle potenziali<br />

bonifiche intercorse nel<br />

periodo di riferimento.<br />

Ad esempio, nel caso di una copertura<br />

positiva nel 2010 (valori<br />

indice alti e quindi classificata<br />

come “copertura con potenziale<br />

presenza di amianto”), ma negativa<br />

nel 2015, 2018 e 2020<br />

(indice basso e quindi classificata<br />

in quegli anni come “copertura<br />

senza amianto”), la metodologia<br />

prevede la segnalazione e riclassificazione<br />

della copertura come<br />

“potenziale bonifica” (Fig. 4).<br />

In questo modo è possibile<br />

ricomporre un quadro cronologico<br />

coerente su scala regionale<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 9


FOCUS<br />

in grado di mettere a confronto<br />

i dati della prima fase della mappatura<br />

regionale in area prioritaria<br />

con quelli della nuova mappatura<br />

sul resto della Regione<br />

nel decennio 2010-2020.<br />

Inoltre, si possono identificare<br />

non solo le coperture ad oggi<br />

contenenti cemento-amianto,<br />

ma anche quelle che negli ultimi<br />

dieci anni hanno dato evidenza<br />

di potenziale presenza di MCA e<br />

su cui sono state effettuate operazioni<br />

di bonifica e quindi avere<br />

un quadro complessivo delle<br />

attività di riduzione dell’amianto<br />

in Piemonte.<br />

Infine, la procedura consente<br />

di disporre di dati storici su<br />

presenza di potenziali bonifiche<br />

rilevanti, per volumi coinvolti o<br />

situazioni di particolare vulnerabilità<br />

territoriale, su cui eventualmente<br />

effettuare indagini<br />

circa modalità e tempistiche dei<br />

lavori di bonifica.<br />

Verifica dati e collaudo<br />

A partire dai risultati della fase<br />

di classificazione è stata avviata<br />

l’attività di validazione dei<br />

risultati tramite verifica con<br />

fotointerpretazione. Le attività<br />

di correzione e integrazione sono<br />

state realizzate attraverso editing<br />

geografico sul 100% dei risultati<br />

da modello (circa 86.000 punti).<br />

L’attività ha permesso così di migliorare<br />

e consolidare la classificazione<br />

finale degli edifici ed eliminare<br />

dai risultati un numero<br />

significativo di casi catalogabili<br />

come “falsi positivi”. Tali casi,<br />

Tab. 1<br />

PERCENTUALI<br />

VERITÀ<br />

CAMPIONE<br />

STATISTICO<br />

Verità<br />

Amianto<br />

Verità<br />

bonificati<br />

Verità Falso<br />

Positivo<br />

Previsti<br />

come già evidenziato durante la<br />

fase di messa a punto metodologica,<br />

sono riconducibili in gran<br />

parte a problemi locali di consistenza<br />

e georeferenziazione degli<br />

edifici cartografati in BDTRE o<br />

dall’impossibilità di disporre di<br />

un corretto allineamento degli<br />

stessi rispetto alle varie serie di<br />

ortoimmagini utilizzate dalla<br />

metodologia.<br />

Tenuto conto della dimensione<br />

dei dati su cui effettuare la verifica<br />

e della necessità di accedere<br />

a strumenti a supporto della<br />

fotointerpretazione e dell’editing<br />

multitemporale anche da remoto,<br />

è risultato indispensabile progettare<br />

una piattaforma idonea<br />

basata su servizi ed applicazioni<br />

web oriented fruibili anche da<br />

postazioni di lavoro “leggere”.<br />

È stata pertanto sviluppata una<br />

applicazione web basata su API<br />

JS per ArcGIS che consente l’editing<br />

geografico e alfanumerico<br />

attraverso 4 finestre contemporanee<br />

e sincronizzate, ciascuna<br />

riportante i feature services e le<br />

ortofoto dei relativi anni di riferimento<br />

(Fig. 5).<br />

Per garantire il monitoraggio<br />

dell’avanzamento lavori e definire<br />

modifiche alla pianificazione<br />

effettuata è stata sviluppata<br />

un’apposita dashboard di analisi<br />

in tempo reale, in grado di fornire<br />

lo stato di lavorazione delle attività<br />

di verifica totali per singolo<br />

fotointerprete e i dati inerenti<br />

alla quantità e tipo di correzioni<br />

effettuate sul dataset originario<br />

(Fig. 6).<br />

ESITO MODELLO MAIA<br />

Previsti<br />

Falso<br />

Amianto Bonificati Positivo<br />

95,9 2,6 1,5 100.0<br />

11,8 88,2 0,0 100,0<br />

12,5 0,8 86,7 100,0<br />

Analisi statistica e documentazione<br />

dei risultati<br />

La fase finale della metodologia<br />

prevede la verifica e il collaudo<br />

statistico dei dati al fine di valutare<br />

quantitativamente l’accuratezza<br />

e l’attendibilità dei risultati<br />

ottenuti dalla metodologia.<br />

A tal fine dal dataset inziale dei<br />

risultati dell’Area di indagine<br />

(resto regione) è stato pertanto<br />

estratto un campione statistico<br />

casuale di 384 punti corrispondente<br />

ad un livello di confidenza<br />

del 95% con un intervallo di<br />

confidenza del 5%[8].<br />

Su questo campione è stata<br />

quindi avviata l’attività di collaudo<br />

tramite verifica puntuale<br />

dei risultati attraverso una nuova<br />

fase di fotointerpretazione. Per<br />

ciascun punto è stato quindi registrato<br />

l’esito del collaudo.<br />

Gli esiti sono stati quindi rielaborati<br />

per calcolare le percentuali<br />

di accuratezza su ciascuna<br />

classe (Tab. 1).<br />

L’analisi di tipo statistico fornisce<br />

chiaramente una prima<br />

valutazione dell’accuratezza del<br />

lavoro effettuato nell’applicare<br />

la metodologia in tutte le sue<br />

fasi: la verifica stessa dei risultati<br />

è basta su fotointerpretazione e<br />

quindi anche gli errori riscontrati<br />

sono di fatto interpretati attraverso<br />

la sola lettura del territorio<br />

da immagini telerilevate a media<br />

risoluzione.<br />

Analizzando i risultati inerenti la<br />

classe dei punti con potenziale<br />

presenza di amianto la percentuale<br />

di accuratezza è risultata<br />

del 95,9%.<br />

Nel 2,6% dei casi in cui il modello<br />

ha fornito indicazioni di<br />

potenziale bonifica la verifica ha<br />

indicato presenza di amianto:<br />

tali casi seppur percentualmente<br />

minimi non incidono sul risultato<br />

atteso finale, individuando<br />

comunque coperture su cui si<br />

intende indirizzare l’attività di<br />

verifica con sopralluogo. Solo<br />

l’1.5% dei casi riguarda invece<br />

10 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


FOCUS<br />

situazioni in cui in cui il modello<br />

non ha individuato coperture<br />

con amianto rispetto alla realtà<br />

riscontrata con il controllo finale.<br />

Per quanto concerne la classe<br />

delle potenziali bonifiche la<br />

percentuale di accuratezza netta<br />

risulta pari all’88,2%. Tale valore<br />

apparentemente inferiore<br />

ai valori di accuratezza registrati<br />

sulle coperture in amianto, va<br />

però analizzato congiuntamente<br />

alle altre percentuali riportate in<br />

tabella: l’11,8 % dei punti non<br />

classificati come bonifica rientrano<br />

infatti nella classe delle coperture<br />

con amianto, mentre la<br />

percentuale di erronea classificazione<br />

(copertura non in amianto<br />

o falso positivo) è pari allo 0%.<br />

Ciò significa che la totalità dei<br />

casi (100%) indica comunque la<br />

presenza di amianto ad una certa<br />

data, fornendo quindi una corretta<br />

indicazione per lo svolgimento<br />

delle attività di sopralluogo<br />

e verifica in campo da parte<br />

dei Dipartimenti Territoriali.<br />

Risultati<br />

L’applicazione della metodologia<br />

MAIA per l’estensione e il<br />

completamento della mappatura<br />

sulla scala regionale ha permesso<br />

di individuare circa 33.000 nuovi<br />

edifici di cui circa 27.000 con<br />

attuale presenza di MCA.<br />

Attraverso l’analisi multitemporale<br />

la metodologia ha consentito<br />

di identificare inoltre<br />

circa 6200 casi di coperture che<br />

hanno subito nell’arco temporale<br />

considerato (2010-2020), delle<br />

trasformazioni legate a potenziali<br />

processi di bonifica.<br />

Sono state riscontrate molte<br />

situazioni, anche con caratteristiche<br />

dimensionali rilevanti<br />

(coperture industriali di migliaia<br />

di mq), che allo stato attuale<br />

sarebbero difficilmente rilevabili<br />

con le sole attività di verifica in<br />

campo in quanto ormai totalmente<br />

rinnovate e senza traccia<br />

delle situazioni pregresse.<br />

Fig. 6 - Esempio di dashboard per il monitoraggio in tempo reale delle attività di verifica dei risultati.<br />

Ciò consente da una parte di<br />

avere elementi di conoscenza<br />

utili a valutare i procedimenti di<br />

bonifica attuati, dall’altra di ricostruire<br />

e aggiornare nel tempo<br />

un quadro di riferimento dello<br />

stato del territorio e delle sue<br />

evoluzioni.<br />

L’applicazione della metodologia<br />

all’interno dell’area prioritaria<br />

già oggetto della prima mappatura<br />

si è posta invece l’obiettivo<br />

di individuare potenziali cambiamenti<br />

intercorsi sulle coperture<br />

in amianto già verificate da parte<br />

di Arpa negli anni passati.<br />

Tale ipotesi progettuale nasce dal<br />

fatto che tali coperture possono<br />

aver subito, in data successiva al<br />

controllo in campo, trasformazioni<br />

e bonifiche non segnalate o<br />

non ancora verificate.<br />

Attraverso l’applicazione del modello<br />

MAIA su ortofoto di anni<br />

diversi è stato possibile analizzare<br />

e confrontare l’evoluzione nel<br />

tempo degli indici di probabilità<br />

di presenza di amianto sulla<br />

stessa copertura ed individuare<br />

così i casi potenziali di bonifica o<br />

rimozione dell’edificio.<br />

In questo modo sono stati identificati<br />

circa 4.900 casi di nuove<br />

potenziali bonifiche ed è stata<br />

confermata la presenza di MCA<br />

su oltre 36.400 coperture. I successivi<br />

sopralluoghi e controlli<br />

in campo da parte dei tecnici<br />

dell’Agenzia potranno confermare<br />

o meno il processo di bonifica<br />

dell’amianto e aggiornare il<br />

quadro di conoscenza sullo stato<br />

della presenza dell’amianto su<br />

base regionale.<br />

A termine dei lavori, tutti i risultati<br />

sono stati quindi elaborati<br />

ed integrati nel geodatabase del<br />

Sistema Informativo Mappatura<br />

Amianto [9] e messi a disposizione<br />

dei dipartimenti territoriali<br />

per l’avvio delle nuove fasi di<br />

sopralluogo, verifica e analisi.<br />

Conclusioni<br />

L’esperienza maturata in<br />

Piemonte negli anni ha dimostrato<br />

le potenzialità e l’efficacia<br />

del telerilevamento e delle<br />

tecnologie di analisi GIS, quali<br />

strumenti fondamentali per l’analisi<br />

speditiva su vasta scala e in<br />

particolare per i processi di mappatura<br />

a scala regionale, come<br />

richiesto dalla normativa vigente.<br />

Il processo di riconoscimento e<br />

classificazione delle coperture in<br />

cemento amianto, sia in loco e<br />

ancor più da telerilevamento, è<br />

tuttavia fortemente condizionato<br />

dalla complessità e dall’estrema<br />

variabilità delle differenti<br />

tipologie di prodotti e materiali<br />

impiegati in edilizia nel corso dei<br />

decenni. Per tali motivi, anche<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 11


FOCUS<br />

durante le attività di sopralluogo<br />

per la verifica in campo delle<br />

coperture è frequente la necessita<br />

di dover ricorrere, oltre all’analisi<br />

visiva e fisico-meccanica, a specifici<br />

campionamenti e successive<br />

analisi chimico-fisiche di laboratorio<br />

per accertare con sicurezza<br />

la presenza dei minerali asbestiformi<br />

nei materiali.<br />

Ciononostante, quanto realizzato<br />

nello sviluppo del modello<br />

MAIA, dimostra come l’utilizzo<br />

integrato del remote sensing e<br />

delle nuove tecnologie di deep<br />

learning possano aprire possibilità<br />

e scenari di analisi assolutamente<br />

sorprendenti.<br />

La capacità delle reti neurali di<br />

apprendere e analizzare in modo<br />

massivo grandi moli di dati, attraverso<br />

la sola lettura di immagini,<br />

consente di attuare processi<br />

di analisi che per dimensioni e<br />

scala non sarebbero altrimenti<br />

attuabili con metodi tradizionali.<br />

Selezionare e discriminare fra<br />

milioni di oggetti permette di<br />

aumentare la capacità predittiva<br />

e di individuare quelle tipologie<br />

di coperture su cui concentrare<br />

le verifiche, guidando in modo<br />

mirato e più efficiente le campagne<br />

di controllo in campo.<br />

Il progetto, realizzato con sole<br />

risorse interne e senza investimenti<br />

aggiuntivi, ha permesso<br />

di completare in tempi molto<br />

ridotti la mappatura sull’intero<br />

territorio regionale e di impostare<br />

un modello per il monitoraggio<br />

periodico dei processi di<br />

bonifica.<br />

In questo senso riteniamo che<br />

il lavoro effettuato e i risultati<br />

raggiunti rappresentino oltre che<br />

un modello innovativo di ricerca<br />

applicata replicabile anche in<br />

altre realtà regionali, uno strumento<br />

fondamentale per l’azione<br />

di Arpa e più in generale per il<br />

perseguimento degli obiettivi<br />

definiti dal Piano Regionale<br />

Amianto.<br />

RIFERIMENTI E SITOGRAFIA<br />

Piano regionale Amianto: https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/ambiente/amianto-bonifiche-terre-rocce-scavo/amianto<br />

Regione Piemonte: Ripresa Aerea Ice 2009-2011 Ortofoto RGB e NIR: http://www.<br />

geoportale.piemonte.it/geocatalogorp/?sezione=catalogo<br />

http://www.geoportale.piemonte.it/geonetworkrp/srv/ita/metadata.show?uuid=r_<br />

piemon:ec27a3da-2bd8-4f7d-8905-3ac28f488943<br />

Regione Piemonte - BDTRE: https://www.geoportale.piemonte.it/cms/bdtre/bdtre-2<br />

Keras - https://keras.io/<br />

https://www.sciencedirect.com/topics/computer-science/convolutional-neural-networks<br />

https://learnopencv.com/keras-tutorial-fine-tuning-using-pre-trained-models/<br />

https://keras.io/guides/transfer_learning/<br />

https://www.quadernodiepidemiologia.it/epi/campion/dimens.htm<br />

https://webgis.arpa.piemonte.it/amianto_storymap_webapp/<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

BONANSEA E., 2018 - “Il Progetto di mappatura dell’amianto in Piemonte” in<br />

ECOSCIENZA, Volume 1 - Anno 2018, edito da Arpa Emilia Romagna, marzo<br />

2018<br />

Radovic, M.; Adarkwa, O.; Wang, Q. “Object Recognition in Aerial Images Using<br />

Convolutional Neural Networks.” J. Imaging 2017, 3, 21. https://doi.org/10.3390/<br />

jimaging3020021<br />

Pirotti, F., Zanchetta, C., Previtali, M., and Della Torre, S.: DETECTION OF<br />

BUILDING ROOFS AND FACADES FROM AERIAL LASER SCANNING<br />

DATA USING DEEP LEARNING, Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial<br />

Inf. Sci., XLII-2/W11, 975–980, https://doi.org/10.5194/isprs-archives-XLII-<br />

2-W11-975-2019, 2019.<br />

Partovi, Tahmineh und Fraundorfer, Friedrich und Azimi, Seyedmajid und Marmanis,<br />

Dimitrios und Reinartz, Peter (2017) Roof Type Selection based on patch-based classsification<br />

using deep learning for high Resolution Satellite Imagery. In: International<br />

Archives of the Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences -<br />

ISPRS Archives, XLII-1 (W1), Seiten 653-657. Copernicus Publications. ISPRS Hannover<br />

Workshop: HRIGI 17, 06.-09. Juni 2017, Hannover, Germany. doi: 10.5194/<br />

isprs-archives-XLII-1-W1-653-2017.<br />

Francois Chollet - Deep learning with python, Novembre 2017<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Intelligenza Artificiale; Sistemi Informativi; Ortofoto; Amianto<br />

ABSTRACT<br />

In 2013 Arpa Piemonte launched a first mapping of buildings potentially containing<br />

asbestos cement that identified over 120.000 roofs in the most densely populated<br />

areas of Regione Piemonte. The map was based on supervised image classification<br />

techniques and traditional photo interpretation.<br />

In 2020 (based on an experimental activity launched in 2019), Arpa Piemonte created<br />

and applied a model called MAIA (Mapping of Asbestos with GIS and Artificial Intelligence<br />

techniques) aimed at extending the mapping started in 2013 to the whole Piemonte<br />

area and including the monitoring of asbestos roofs transformation over time,<br />

already subjected to inspection, located in the areas analyzed in the first mapping.<br />

MAIA has identified over 26.600 new buildings on a regional scale with potential<br />

presence of asbestos and over 6.200 buildings whose roofs have undergone, potential<br />

remediation processes between 2010 and 2020. In the area already subjected to<br />

inspection, the model confirmed the presence of asbestos in over 36.400 roofs and it<br />

has identified over 4.900 cases of new potential remediation.<br />

AUTORE<br />

Enrico Bonansea, Luca Forestello*, Ivan Cerato, Manuela Livorno, Gabriele<br />

Nicolò, Fulvio Raviola, Isabella Tinetti, Teo Ferrero, Roberto Cassulo, Marcella<br />

Alibrando, Massimiliano Carrino, Stefano Masera, Maria Cristina Prola<br />

*Autore corrispondente: l.forestello@arpa.piemonte.it<br />

Arpa Piemonte - Sistema Informativo Ambientale e Geografico, Comunicazione e<br />

Educazione Ambientale<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


FOCUS<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 13


INTERVISTA<br />

Interviste ad alcuni responsabili<br />

di IDT regionali: presente e<br />

prospettive<br />

a cura di Franco Vico<br />

Le infrastrutture di dati geografici di livello<br />

regionale sono un tassello fondamentale nel<br />

sistema complessivo di produzione, catalogazione,<br />

distribuzione dell’informazione geografica. Questo<br />

è certamente vero in Italia, ma anche in altri paesi<br />

europei. Le regioni hanno le capacità finanziarie e<br />

tecniche necessarie, quelle capacità che spesso<br />

mancano ai livelli sotto-ordinati, ad es. ai comuni.<br />

Mentre il livello nazionale è più lontano dal territorio e<br />

ha altri ruoli.<br />

Con questo in mente, abbiamo chiesto ai responsabili<br />

di alcune IDT regionali di parlarci delle loro<br />

esperienze, presentandole nella loro realtà concreta.<br />

In questo numero sono pubblicate le interviste<br />

relative alle Regioni Basilicata, Lazio e Lombardia,<br />

mentre le interviste relative alle Regioni Veneto e<br />

Piemonte sono già state pubblicate nel numero<br />

5/<strong>2021</strong> di <strong>GEOmedia</strong> (https://www.yumpu.com/<br />

it/document/read/66063687/geomedia-5-<strong>2021</strong>).<br />

Abbiamo anche chiesto ai responsabili delle IDT,<br />

parlandoci delle loro esperienze, di confrontarsi con<br />

i “punti di convergenza” del dibattito internazionali<br />

sul futuro delle Spatial Data Infrastructure, individuati<br />

nell’articolo Oltre le SDI: quali prospettive, pubblicato<br />

sullo stesso numero 5/<strong>2021</strong> di <strong>GEOmedia</strong>. Questo<br />

ha fatto sì che le domande che abbiamo rivolto ai<br />

responsabili delle 5 IDT, siano state più o meno<br />

sempre le stesse. Anche l’ordine delle domande è<br />

più o meno sempre lo stesso. Tutto ciò dovrebbe<br />

rendere più facilmente confrontabili le interviste. E noi<br />

sappiamo che è il confronto che fa capire le cose.<br />

La Infrastruttura<br />

per l’Informazione<br />

Territoriale (IIT) della<br />

Regione Lombardia<br />

Colloquio con Fabio Conzi<br />

e Piera Belotti, Struttura<br />

SIT Integrato di Regione<br />

Lombardia<br />

<strong>GEOmedia</strong> (G):<br />

Cominciamo con un inquadramento<br />

della vostra<br />

esperienza nel suo contesto.<br />

Regione Lombardia<br />

(RL): La Lombardia<br />

con la l.r. 12/2005 per il<br />

Governo del Territorio è<br />

stata tra le prime a sviluppare<br />

l’embrione (ovvero<br />

il SIT) di quella che poi<br />

sarebbe stata istituita dalla<br />

Direttiva INSPIRE/2007<br />

quale “Infrastruttura<br />

per l’Informazione<br />

Territoriale” (IIT), che<br />

costituisce la base dati per<br />

la progettazione del Piano<br />

Territoriale Regionale,<br />

strumento di attuazione<br />

territoriale della strategia<br />

regionale di sviluppo<br />

sostenibile inserita nel<br />

programma regionale<br />

di sviluppo (PRS). Dal<br />

punto di vista organizzativo<br />

l’IIT si colloca nella<br />

Direzione competente in<br />

materia urbanistico-edilizia,<br />

ed è stata concepita<br />

per sostenere le politiche<br />

regionali di governo e<br />

sviluppo del territorio,<br />

attraverso svariati strumenti/servizi<br />

rivolti ad<br />

una pluralità di utenti,<br />

in particolare ai professionisti<br />

e agli enti locali<br />

che pianificano le scelte<br />

di sviluppo urbanistico a<br />

scala locale. Basti pensare<br />

al fatto che tutti i piani<br />

urbanistici per il governo<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


INTERVISTA<br />

del territorio e gli studi<br />

di settore vengono<br />

raccolti all’interno<br />

del medesimo Portale<br />

“Multiplan” accessibile<br />

a tutti, dai regolamenti<br />

edilizi comunali ad<br />

altri servizi che interoperano<br />

con sistemi<br />

terzi, tra cui merita<br />

citare il “Cruscotto<br />

delle Emergenze” condiviso<br />

con i soggetti<br />

preposti al soccorso/<br />

sicurezza e protezione<br />

civile. I servizi geografici<br />

realizzati dalla IIT<br />

lombarda supportano<br />

anche applicazioni<br />

verticali in uso presso<br />

altre Direzioni, quali<br />

la D.G. Welfare (applicazioni<br />

geografiche<br />

per il sistema veterinario<br />

e a supporto della<br />

prevenzione), la D.G.<br />

Formazione e Lavoro<br />

(applicativi di supporto<br />

all’offerta formativa<br />

e sistema duale alternanza<br />

scuola lavoro),<br />

la DG Infrastrutture<br />

(sistema della mobilità<br />

e dei trasporti),<br />

la DG Ambiente e<br />

Clima (es. gestione<br />

istanze di VIA), la DG<br />

Agricoltura (applicativi<br />

gestionali di ambito<br />

agro-ambientale).<br />

Tecnologicamente<br />

l’attuale IIT lombarda<br />

si fonda sulla piattaforma<br />

“Regional<br />

Enterprise platform<br />

for Geographic<br />

Information Services”<br />

(REGIS) offrendo servizi<br />

digitali geografici<br />

alla PA, ai professionisti<br />

alle imprese e<br />

ai cittadini, grazie al<br />

supporto della propria<br />

società in house ARIA<br />

Spa.<br />

Per garantire prodotti<br />

e servizi necessari, sia<br />

internamente a Regione<br />

sia agli enti collegati<br />

del territorio, la scelta<br />

è ricaduta molti anni fa<br />

sulla piattaforma ESRI<br />

che assicura un sistema<br />

scalabile, affidabile e<br />

basato su standard di<br />

mercato. Di recente si è<br />

aperto anche al mercato<br />

Open Source, ad es.<br />

predisponendo la distribuzione<br />

del Database<br />

Topografico in formato<br />

gpkg (Geopackage) che<br />

permette di superare le<br />

considerando che il<br />

concetto di utente<br />

unico assume sfumature<br />

differenti in funzione<br />

dello strumento<br />

di misura (in RL ci<br />

si avvale di Google<br />

Analytics per questo<br />

tipo di conteggio).<br />

Non essendo richiesta<br />

profilazione/registrazione<br />

per l’accesso<br />

al Geoportale, non<br />

siamo in grado di<br />

individuare con precisione<br />

le specifiche<br />

tipologie di utente,<br />

tuttavia sappiamo che<br />

‟La maggior parte<br />

dei dati della IIT è<br />

open, ad eccezione di<br />

informazioni che non<br />

sono di proprietà di<br />

Regione.<br />

limitazioni del formato<br />

shapefile, sviluppando<br />

un SW gratuito in via<br />

di sperimentazione,<br />

per predisporre gli elaborati<br />

del PGT.<br />

G: Un mantra del dibattito<br />

internazionale<br />

sulle infrastrutture di<br />

dati territoriali è “user<br />

centric”: che cosa sapete<br />

sugli utilizzatori<br />

della vostra IIT?<br />

RL: Gli utilizzatori<br />

sono circa 17.000<br />

nuovi utenti/mese,<br />

ma è più significativo<br />

l’elevato numero di<br />

accessi/mese, pari a<br />

circa 25.000/mese,<br />

‟<br />

si tratta - principalmente<br />

- di professionisti<br />

e tecnici degli<br />

Enti locali, studenti/<br />

ricercatori, imprese e<br />

grandi player di mercato.<br />

Altrettanto vale<br />

per quanto riguarda<br />

l’utilizzo dei dati: non<br />

si ha un quadro preciso,<br />

ma il feedback<br />

degli utenti che comunicano<br />

attraverso<br />

la casella mail “contattaci”<br />

consente di<br />

conoscerne la provenienza,<br />

con l’ulteriore<br />

vantaggio di migliorare<br />

il Geoportale o<br />

di rilevarne eventuali<br />

malfunzionamenti.<br />

Ad esempio, la de-<br />

cisione di predisporre<br />

“basi cartografiche<br />

semplificate” partendo<br />

dal DBT da utilizzare<br />

per la redazione degli<br />

elaborati della pianificazione<br />

è emersa<br />

proprio dalle proposte<br />

di tecnici/professionisti<br />

che operano in questo<br />

ambito.<br />

G: Anche colleghi di<br />

altre IDT regionali<br />

hanno rilevato questa<br />

contraddizione: la<br />

scelta della massima<br />

apertura, il fatto di<br />

non richiedere registrazione<br />

si porta dietro<br />

un effetto negativo, si<br />

conoscono poco utenti<br />

e utilizzi. Sono state<br />

comunque intraprese<br />

azioni specifiche per<br />

conoscere meglio utenti<br />

e utilizzi?<br />

RL: Stiamo valutando<br />

la riprogettazione del<br />

Geoportale per semplificarne<br />

l’utilizzo, ampliarne<br />

i servizi in base<br />

alle diverse tipologie di<br />

utenza, non rivolgendosi<br />

esclusivamente a<br />

tecnici comunali e professionisti.<br />

Più in specifico<br />

ogni anno viene<br />

svolta una “Customer<br />

Satisfaction Survey”,<br />

con la quale valutiamo<br />

la soddisfazione relativa<br />

a 5 parametri: trasparenza<br />

(la reperibilità<br />

delle informazioni sul<br />

servizio); accessibilità<br />

(la facilità di utilizzo<br />

del servizio); tempestività<br />

(tempi di risposta<br />

del servizio durante<br />

l’utilizzo per la ricerca,<br />

il caricamento e il<br />

download dei dati); efficacia<br />

(corrispondenza<br />

del servizio rispetto alle<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 15


INTERVISTA<br />

aspettative); assistenza<br />

(la qualità complessiva<br />

del servizio di assistenza).<br />

Le percentuali<br />

di soddisfazione sono<br />

tutte superiori all’80%;<br />

solo la valutazione della<br />

tempestività è un po’<br />

più bassa.<br />

G: Caratterizziamo i<br />

contenuti della IIT:<br />

quali sono i dataset<br />

presenti e quali i dataset<br />

più utilizzati?<br />

RL: I dataset più scaricati<br />

sono:<br />

4Carta Tecnica<br />

Regionale 1:10.000<br />

- CT10<br />

4Tavola delle<br />

Previsioni di Piano<br />

dei Piani di Governo<br />

del Territorio (a livello<br />

del comune)<br />

4Tavole piani territoriali<br />

coordinamento<br />

provinciali (PTCP)<br />

4Aree Protette<br />

4 Strade, ferrovie e<br />

metropolitane<br />

4Reticolo idrografico<br />

regionale unificato<br />

4Limiti amministrativi<br />

2020-<strong>2021</strong><br />

4Vincoli paesaggistici<br />

4Piano paesaggistico<br />

regionale<br />

4Piano di tutela e uso<br />

delle acque (PTUA<br />

2016)<br />

Con accesso dal singolo<br />

metadato:<br />

4Database<br />

Topografico (DBT)<br />

regionale: data di rilievo/aggiornamento<br />

4Direttiva Alluvioni<br />

2007/60/CE -<br />

Revisione 2020<br />

4Direttiva alluvioni<br />

2007/60/CE -<br />

Revisione 2015<br />

4Evoluzione temporale<br />

ortofoto<br />

4Mappe catastali<br />

4Carta Base da DBT<br />

(raster)<br />

4Aree Protette<br />

4Ortofoto AGEA<br />

2018<br />

4Uso e copertura del<br />

suolo 2018 (DUSAF<br />

6.0)<br />

4Reticolo Idrografico<br />

Regionale Unificato<br />

Tutti questi dati trovano<br />

corrispondenza<br />

nei temi INSPIRE: il<br />

Geoportale facilita la<br />

ricerca mettendo a<br />

disposizione la sezione<br />

delle categorie ISO e<br />

INSPIRE all’interno<br />

della quale è possibile<br />

utilizzare specifici filtri.<br />

G: Quali sono i servizi<br />

presenti e servizi più<br />

utilizzati?<br />

RL: Detto che la IIT<br />

di Regione Lombardia<br />

eroga oltre 700 servizi<br />

di mappa configurabili<br />

con tutti gli standard<br />

(es. WMS, WMTS,<br />

WFS), sono presenti<br />

tutti i servizi che ci<br />

si aspetta: servizio di<br />

consultazione del catalogo<br />

dei metadati;<br />

servizio di download<br />

dati vettoriali/raster;<br />

servizi OGC; Galleria<br />

delle mappe; statistiche<br />

del Geoportale, tool<br />

che evidenzia le parole<br />

chiave più usate.<br />

G: Nella costruzione<br />

di una IDT, in particolare<br />

al livello di una<br />

Regione, è normale<br />

scoprire che esistono<br />

dataset che in parte si<br />

sovrappongono, gestiti<br />

da soggetti diversi che<br />

non si parlano... Cosa<br />

state facendo in materia?<br />

RL: La “Struttura SIT<br />

Integrato” partecipa<br />

come rappresentante di<br />

RL agli incontri della<br />

Consulta Nazionale per<br />

l’Informazione Territoriale<br />

ed Ambientale<br />

(CNITA), che, attraverso<br />

diverse sezioni<br />

tecniche, ha ruolo di<br />

governance dell’informazione<br />

geografica<br />

a livello nazionale,<br />

rispondendo in primis<br />

alla direttiva INSPIRE;<br />

si sta attivando un coordinamento<br />

regionale<br />

in merito alla produzione<br />

di informazioni<br />

e dati cartografici tra<br />

tutti i soggetti che li<br />

detengono, partendo<br />

dalla mappatura delle<br />

competenze e delle<br />

materie delegate. Questo<br />

implica il raccordo<br />

con tutte le PA locali e<br />

le società controllate/<br />

partecipate lombarde<br />

che gestiscono dati<br />

geografici utili a tutti e<br />

che ancora non li condividono.<br />

G: Harvesting di dataset<br />

di altri soggetti PA<br />

(Comuni, ASL…)?<br />

RL: Scambiamo informazioni<br />

geografiche<br />

con tutte le PA lombarde<br />

(e non) tramite applicativi<br />

web ma anche<br />

manualmente, ai fini<br />

della messa a disposizione<br />

nel Geoportale<br />

o in aggiornamento di<br />

prodotti quali, ad es., il<br />

Database Topografico.<br />

Il DBT regionale di<br />

primo impianto è nato<br />

credendo in un modello<br />

“bottom up” fondato<br />

sulle capacità delle PA<br />

locali di gestire, attraverso<br />

consorzi, appalti<br />

di produzione con<br />

il co-finanziamento<br />

regionale. La frammentazione<br />

a volte ha funzionato<br />

bene, a volte<br />

meno, il risultato ha<br />

portato alla produzione<br />

parziale del DBT e alla<br />

disomogeneità nei contenuti<br />

e nella qualità,<br />

che si rileva osservando<br />

il DBT attuale. Non a<br />

caso si prevede di adeguarlo<br />

puntando anche<br />

ad un raccordo con il<br />

Catasto per future integrazioni<br />

tra le banche<br />

dati di rispettiva competenza.<br />

Purtroppo, a<br />

causa principalmente<br />

dell’endemica carenza<br />

di competenze (in particolare<br />

in ambito GIS)<br />

nelle PA, RL è dovuta<br />

intervenire per completare<br />

il DBT, e analoga<br />

azione verrà portata<br />

avanti con l’appalto per<br />

il suo aggiornamento,<br />

già programmato.<br />

Concludendo, la scala<br />

regionale è quella migliore<br />

per la produzione/aggiornamento<br />

di<br />

uno strumento come<br />

il DBT, ma è necessario<br />

coinvolgere le PA<br />

locali nella verifica dei<br />

contenuti, e in futuro<br />

nell’aggiornamento<br />

puntuale, partendo<br />

dalla necessaria diffusione<br />

delle competenze<br />

in ambito GIS. Un<br />

passo indietro per<br />

poterne fare uno più<br />

significativo in avanti.<br />

G: Chi finanzia e chi<br />

gestisce la IDT?<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


INTERVISTA<br />

RL: La copertura dei<br />

contratti di gestione<br />

e manutenzione evolutiva<br />

della IIT è in<br />

buona parte finanziata<br />

con risorse autonome.<br />

Grazie alla partecipazione<br />

a progetti della<br />

UE (Interreg, POR),<br />

si riesce ad intercettare<br />

risorse utili. La carenza<br />

maggiore si riscontra<br />

per le risorse umane<br />

e la formazione, con<br />

particolare riferimento<br />

all’attività di coordinamento<br />

e ai tavoli di<br />

lavoro citati in precedenza.<br />

G: Open data, qual è la<br />

situazione?<br />

RL: La maggior parte<br />

dei dati della IIT è<br />

open, ad eccezione di<br />

informazioni che non<br />

sono di proprietà di<br />

Regione. Di recente<br />

abbiamo modificato la<br />

licenza per i dati aperti<br />

in CC 4.0 internazionale.<br />

G: INSPIRE compliant:<br />

che cosa è stato<br />

fatto? Quanto rilevante<br />

in pratica è valutato<br />

questo aspetto?<br />

RL: Per quanto riguarda<br />

i metadati, si è<br />

lavorato per essere conformi<br />

alle specifiche<br />

INSPIRE almeno per<br />

quanto riguarda i priority<br />

dataset (come indicato<br />

da AgID/RNDT)<br />

in modo da contribuire<br />

all’harvesting annuale.<br />

Siamo consapevoli<br />

di che cosa si debba<br />

realizzare; dobbiamo<br />

investire molte risorse/<br />

attività nella creazione<br />

di servizi in quanto - al<br />

momento - disponiamo<br />

di molti servizi<br />

di consultazione che<br />

aggregano più livelli<br />

informativi (in questo<br />

caso il metadato non<br />

è associato al singolo<br />

dataset ma al servizio).<br />

Successivamente si<br />

dovrà investire nell’aggiornamento<br />

dei dati<br />

coinvolgendo i produttori<br />

dei dati e sull’armonizzazione.<br />

G: Si dice, non dati ma<br />

informazione. Quali<br />

tools di visualizzazione,<br />

analisi, simulazione…<br />

utili per rendere più facile,<br />

ma soprattutto più<br />

efficace l’uso dell’informazione<br />

geografica<br />

della IIT, avete messo<br />

in campo o state progettando?<br />

RL: Dal Geoportale si<br />

accede ai servizi della<br />

rete interregionale di<br />

stazioni permanenti<br />

GNSS (SPIN3 GNSS)<br />

che integra in un unico<br />

centro di gestione le<br />

stazioni di Piemonte,<br />

Lombardia e Valle d’Aosta,<br />

e fornisce all’utenza<br />

pubblica/privata<br />

il posizionamento di<br />

precisione e diffusione<br />

delle coordinate nel<br />

sistema di riferimento<br />

ufficiale.<br />

Abbiamo realizzato dei<br />

tools che consentono<br />

di confrontare tra loro<br />

ortofoto storiche, l’evoluzione<br />

storica dei<br />

limiti amministrativi<br />

(fusioni dei comuni nel<br />

tempo), l’uso agricolo<br />

del suolo.<br />

Abbiamo sviluppato<br />

due applicativi, il<br />

primo, l’ ”Attestato<br />

del Territorio”, consente<br />

di ottenere, su<br />

un punto definito<br />

dall’utente, una serie<br />

di informazioni che<br />

inquadrano il territorio<br />

nei suoi aspetti legati<br />

all’atmosfera (vento,<br />

precipitazioni, fulmini,<br />

inquinanti, classificazione<br />

acustica), al suolo<br />

(quota, pendenza,<br />

numero del mappale<br />

catastale, uso del suolo,<br />

max altezza neve, frane,<br />

aree allagabili, classe<br />

di fattibilità geologica,<br />

interferometria radar,<br />

vincoli), al sottosuolo<br />

(accelerazione sismica,<br />

geologia, radon). Il<br />

secondo applicativo,<br />

"Interroga il Territorio"<br />

(a breve diventerà<br />

“Interroga il Territorio<br />

e il Paesaggio”), analogamente<br />

al precedente,<br />

evidenzia la vincolistica<br />

urbanistica, paesaggistica,<br />

ambientale presente.<br />

Entrambi gli applicativi<br />

producono una<br />

reportistica che aiuta la<br />

consultazione integrata<br />

di informazioni geografiche,<br />

e aiuta nella<br />

corretta progettazione<br />

del territorio.<br />

G: Il concetto del<br />

Geospatial Ecosystem,<br />

inteso come integrazione<br />

di dati provenienti<br />

da crowdsourcing, da<br />

fonti commerciali o<br />

private..., è una prospettiva<br />

praticabile?<br />

RL: Al momento<br />

Regione Lombardia<br />

non ha collaborazioni<br />

attive con soggetti<br />

privati in tal<br />

senso, o iniziative di<br />

crowdsourcing. In realtà<br />

un primo ecosistema<br />

digitale era stato realizzato<br />

in occasione di<br />

EXPO Milano 2015, il<br />

Cruscotto Emergenze,<br />

per gestire sicurezza/<br />

emergenze legate all’evento.<br />

Certamente<br />

c’è l’intenzione di<br />

proseguire il percorso<br />

creando ecosistemi<br />

che integrino le informazioni<br />

geografiche<br />

e non, a disposizione<br />

delle diverse Direzioni<br />

Generali dell’Ente.<br />

Idealmente, in RL si<br />

potrebbero individuare<br />

5 “ecosistemi digitali”:<br />

Ambiente e Clima,<br />

Casa, Mobilità sostenibile<br />

e qualità dell’Aria,<br />

Safe&Security e Tutela<br />

e valorizzazione del<br />

Territorio.<br />

Siamo ben consapevoli<br />

dei benefici ottenibili<br />

lavorando per ecosistemi<br />

digitali: scambio di<br />

patrimonio informativo<br />

tra soggetti/Enti<br />

diversi; incidere sulle<br />

“sinergie” dei sistemi<br />

più maturi e strategici,<br />

agevolando il raccordo<br />

tra le politiche digitali<br />

delle diverse Direzioni<br />

Regionali/Enti e<br />

Società del Sistema<br />

regionale allargato.<br />

Siamo altrettanto consapevoli<br />

delle difficoltà<br />

connesse alla carenza<br />

di competenze e personale<br />

all’interno della<br />

PA, e non solo: oltre a<br />

sensibilizzare i decisori<br />

politici, ai vari livelli<br />

istituzionali, della necessità<br />

di valorizzazione<br />

delle competenze dei<br />

funzionari tecnici e<br />

dei loro responsabili,<br />

occorre incentivare for-<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 17


INTERVISTA<br />

me di collaborazione<br />

pubblico/privato che<br />

accrescano le capacità<br />

di gestire la pianificazione<br />

territoriale negli<br />

ambiti locali in cui ciò<br />

avviene, quindi presso i<br />

Comuni e gli Enti che<br />

operano sul territorio.<br />

In Lombardia ci sono<br />

diversi esempi che<br />

hanno attuato queste<br />

politiche realizzando<br />

sinergie virtuose con<br />

ricadute molto positive<br />

sul territorio, sia<br />

per chi lo amministra,<br />

sia per chi lo vive e ci<br />

lavora.<br />

G: Per concludere,<br />

parlando della vostra<br />

IIT, quale è l’aspetto<br />

che vorreste mettere in<br />

evidenza?<br />

LR: Ha per certi versi<br />

a che vedere con le origini<br />

della IIT. Regione<br />

Lombardia, facendo seguito<br />

alla riforma della<br />

propria legislazione in<br />

materia urbanistica, avvenuta<br />

come detto nel<br />

2005, ha scelto di costituire<br />

una banca dati<br />

della pianificazione<br />

comunale/provinciale<br />

attraverso la collaborazione<br />

diretta degli<br />

Enti Locali, ai quali<br />

viene chiesta la fornitura<br />

dei dati secondo<br />

specifiche comuni.<br />

Questo, per citare un<br />

caso di successo, ha<br />

permesso di progettare<br />

il Piano Territoriale<br />

Regionale per la riduzione<br />

del consumo di<br />

suolo con i dati reali<br />

delle previsioni urbanistiche<br />

dei singoli<br />

Comuni (oltre 1500 in<br />

Lombardia). Il processo<br />

vede l’acquisizione<br />

di una media di 400<br />

diversi piani/varianti<br />

di piano urbanistici<br />

all’anno, consentendo<br />

di ottenere una banca<br />

dati con un grado di<br />

aggiornamento adeguato;<br />

recentemente si<br />

è resa automatica l’acquisizione<br />

delle informazioni<br />

sul consumo<br />

di suolo dai Comuni.<br />

Al fine di migliorarne<br />

ulteriormente la precisione<br />

e soprattutto per<br />

aumentare la velocità<br />

con cui avvengono le<br />

forniture, come sopra<br />

detto è in corso un<br />

progetto di prima sperimentazione<br />

volto alla<br />

realizzazione di un software<br />

che permetterà<br />

la redazione dei PGT<br />

già sotto forma di banca<br />

dati geografica, già<br />

rispondente alle specifiche<br />

regionali e quindi<br />

pronto alla pubblicazione<br />

sul BURL. E’<br />

una evidente semplificazione<br />

procedurale,<br />

oltre ad una garanzia<br />

di maggior qualità e<br />

controllo dei dati geografici<br />

di ritorno, che<br />

sono subito rimessi alla<br />

disponibilità di tutti gli<br />

interessati attraverso il<br />

Geoportale.<br />

La Infrastruttura Dati<br />

Territoriali (IDT) della<br />

Regione Lazio<br />

Colloquio con Simone<br />

Patella, Responsabile<br />

della IDT della Regione<br />

Lazio<br />

<strong>GEOmedia</strong> (G):<br />

Cominciamo con un<br />

inquadramento della<br />

vostra esperienza<br />

Regione Lazio (RL):<br />

Le Infrastrutture Dati<br />

Territoriali sono un<br />

importante strumento<br />

di analisi e condivisione<br />

delle informazioni,<br />

tanto che è in continua<br />

crescita la richiesta di<br />

accesso ad un numero<br />

sempre maggiore di<br />

banche dati, di alta<br />

qualità ed aggiornate.<br />

L’Assessorato alle<br />

Politiche Abitative,<br />

Urbanistica, Ciclo<br />

dei Rifiuti e Impianti<br />

di Trattamento,<br />

Smaltimento e<br />

Recupero, della<br />

Regione Lazio ha da<br />

tempo investito nella<br />

realizzazione di queste<br />

piattaforme, facendo<br />

propria la prospettiva<br />

che vede i dati quale<br />

patrimonio della comunità.<br />

G: Entrando nel merito,<br />

pensiamo sia giusto<br />

cominciare dagli utilizzatori<br />

e dagli utilizzi.<br />

Quanto li conoscete?<br />

RL: La IDT regionale<br />

non richiede registrazione,<br />

se non per personalizzare<br />

l’esperienza<br />

di navigazione o fruire<br />

dei servizi verticali: in<br />

questi casi, l’utente può<br />

autenticarsi con SPID,<br />

CIE o CNS.<br />

La Regione applica by<br />

default un approccio<br />

minimale alla raccolta<br />

dei dati e non ci sono<br />

quindi grandi possibilità<br />

di classificare la<br />

tipologia di utenti; tramite<br />

il servizio Google<br />

Analytics, sappiamo<br />

però che l’utilizzo della<br />

piattaforma si attesta<br />

sui 5.000 utenti unici<br />

al mese.<br />

Tanto premesso, la<br />

IDT si rivolge ad<br />

un’ampia platea di<br />

utilizzatori: i tecnici<br />

della PA, che la utilizzano<br />

come supporto<br />

per le istruttorie delle<br />

pratiche; imprese e<br />

professionisti, che ne<br />

fanno uso per la predisposizione<br />

di progetti<br />

da presentare alle PA;<br />

gli studenti o gli enti<br />

di ricerca e, infine, i<br />

cittadini, che possono<br />

trovare all’interno del<br />

Geoportale una prima<br />

risposta alle proprie<br />

curiosità.<br />

G: Dunque gli utenti<br />

non si registrano. Avete<br />

comunque attivato<br />

canali per ricevere<br />

feedback, commenti...<br />

dagli utenti?<br />

RL: Certamente, l’help<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


INTERVISTA<br />

desk è il primo di questi<br />

canali. Gli utenti si<br />

rivolgono agli operatori<br />

per avere informazioni<br />

sull’utilizzo della<br />

piattaforma, i dati<br />

pubblicati e i servizi<br />

erogati: dai colloqui<br />

spesso nascono dei<br />

suggerimenti che permettono<br />

di migliorare<br />

le modalità di fruizione<br />

del Geoportale.<br />

Un altro strumento<br />

sono i questionari di<br />

gradimento, che vengono<br />

periodicamente<br />

sottoposti e permettono<br />

di conoscere<br />

meglio l’utenza e di<br />

raccogliere idee o<br />

commenti su come<br />

migliorare la piattaforma.<br />

La Regione organizza<br />

inoltre dei webinar<br />

(7 nel <strong>2021</strong>),<br />

per formare gli<br />

utenti sui GIS e sul<br />

migliore utilizzo del<br />

Geoportale; a volte, da<br />

questi incontri scaturiscono<br />

ulteriori collaborazioni<br />

con l’utenza<br />

interessata.<br />

Quello che riscontriamo<br />

è l’esigenza<br />

di poter attingere ad<br />

un maggior numero<br />

di dati cartografici,<br />

nonché alle specifiche<br />

tecniche sulla loro realizzazione<br />

(informazioni<br />

spesso non reperibili<br />

nel solo metadato);<br />

alcune richieste si focalizzano<br />

invece sulla<br />

possibilità di avere<br />

ulteriori servizi sul<br />

Geoportale e strumenti<br />

di analisi ancora più<br />

evoluti.<br />

G: A grandi linee,<br />

quali sono i dataset<br />

presenti e quali i dataset<br />

più utilizzati?<br />

RL: Il Geoportale<br />

pubblica circa 300<br />

strati, per lo più<br />

sotto forma di dati<br />

vettoriali; il 36%<br />

riguarda dati cartografici<br />

di base<br />

o di urbanistica<br />

(es. il Database<br />

Geotopografico<br />

Regionale); il 22%<br />

riguarda l’Ambiente<br />

e la Natura; il 21%<br />

afferisce all’ambito<br />

‟Tutti i dati pubblicati<br />

sul Geoportale,<br />

ad eccezione di quelli<br />

non di proprietà regionale<br />

o aventi un<br />

contenuto sensibile,<br />

sono distribuiti in<br />

Open Data<br />

dell’Agricoltura; il<br />

19% fa riferimento<br />

alla salvaguardia del<br />

Paesaggio; il restante<br />

2% comprende l’archivio<br />

della fototeca<br />

regionale.<br />

Tutti i dataset pubblicati<br />

sono realizzati<br />

dalle strutture<br />

regionali che hanno<br />

competenza sulla<br />

specifica materia;<br />

la IDT regionale,<br />

infatti, pur essendo<br />

il punto unico di<br />

divulgazione, delega<br />

ad ogni struttura<br />

regionale la pubblicazione<br />

e gestione<br />

dei propri contenuti<br />

cartografici.<br />

G: Quali sono i servizi<br />

più utilizzati?<br />

RL: La IDT Regionale<br />

è stata costruita interamente<br />

con software<br />

open source e più del<br />

95% dei dati pubblicati<br />

sono liberamente accessibili<br />

da chiunque;<br />

il restante 5% sono<br />

dati non divulgabili<br />

per via delle licenze<br />

d’uso applicate o per<br />

problematiche afferenti<br />

‟<br />

alla privacy (es. il dato<br />

catastale).<br />

Tutti i dati pubblicati<br />

sono accessibili tramite<br />

i servizi OGC<br />

standard (come richiesto<br />

dalla Direttiva<br />

INSPIRE), quali il<br />

Web Map Service<br />

(WMS), il Web<br />

Feature Service (WFS)<br />

e il Web Coverage<br />

Service (WCS), che<br />

ne permettono l’accesso,<br />

l’interrogazione ed<br />

il download tramite<br />

software di terze parti,<br />

anche in sistemi di coordinate<br />

differenti.<br />

Ad ogni dato sono<br />

associati dei metadati,<br />

costruiti conformemente<br />

alle linee guida<br />

prodotte dall’AGID;<br />

anche i metadati sono<br />

accessibili da remoto<br />

(operazione di harvesting)<br />

utilizzando il<br />

Catalogue Services for<br />

the Web (CSW).<br />

Di questi servizi, sicuramente<br />

il WMS è<br />

quello più richiesto,<br />

seguito dal WFS, dal<br />

CSW ed infine dal<br />

WCS.<br />

Oltre ai servizi OGC<br />

standard, la piattaforma<br />

è anche lo strumento<br />

ideale sul quale<br />

far convergere gli sforzi<br />

di digitalizzazione di<br />

quelle procedure amministrative<br />

di competenza<br />

regionale che<br />

hanno nel dato cartografico<br />

il fondamento<br />

del loro iter; queste<br />

procedure possono<br />

essere erogate online<br />

sotto forma di servizi<br />

verticali della IDT. La<br />

Regione ha avviato una<br />

prima sperimentazione,<br />

realizzando tre diversi<br />

servizi verticali.<br />

Il primo servizio, ad<br />

uso esclusivo regionale,<br />

riguarda l’integrazione<br />

con il sistema di<br />

interscambio del dato<br />

catastale dell’Agenzia<br />

delle Entrate; il servizio<br />

permette di ricevere<br />

gli aggiornamenti<br />

vettoriali e censuari del<br />

catasto, che i funzionari<br />

regionali possono<br />

visualizzare ed interrogare<br />

per verificare i<br />

dati delle loro pratiche.<br />

Un secondo servizio<br />

riguarda gli impianti<br />

geotermici; il terzo<br />

è rivolto alle attività<br />

inerenti alla gestione<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 19


INTERVISTA<br />

forestale (tagli, piantumazioni,<br />

ecc.). In<br />

entrambi questi casi,<br />

i servizi permettono<br />

all’utente autenticato<br />

di avviare una procedura<br />

amministrativa<br />

online, di caricare la<br />

documentazione necessaria<br />

e di identificare la<br />

componente geografica<br />

oggetto della richiesta;<br />

questi servizi possono<br />

fornire una prima<br />

risposta operando un<br />

incrocio delle informazioni<br />

inserite con,<br />

ad esempio, i vincoli<br />

urbanistici e ambientali;<br />

altrimenti, la pratica<br />

viene assegnata digitalmente<br />

al funzionario<br />

di riferimento, che<br />

procede con l’istruttoria,<br />

fino all’emanazione<br />

dell’atto finale.<br />

G: Uno dei principi<br />

fondativi delle IDT è<br />

il riuso dei dati, il che<br />

comporta che siano<br />

individuati i dataset<br />

di riferimento, chi li<br />

gestisce e chi ne è responsabile:<br />

cosa fate in<br />

questa direzione?<br />

RL: Il Sistema<br />

Informativo<br />

Territoriale Regionale,<br />

della Direzione<br />

Regionale per le<br />

Politiche Abitative<br />

e la Pianificazione<br />

Territoriale, Paesistica<br />

e Urbanistica, che<br />

gestisce la IDT con il<br />

supporto della Società<br />

in-house LazioCREA<br />

SpA., è da sempre in<br />

stretto contatto con le<br />

altre strutture regionali<br />

al fine di fornire supporto<br />

nella individuazione,<br />

trasformazione<br />

o realizzazione di banche<br />

dati spaziali. Con<br />

Delibera di Giunta<br />

Regionale n. 663/<strong>2021</strong><br />

è stato inoltre istituito<br />

un tavolo tecnico per<br />

l’informazione geografica,<br />

nel quale sono<br />

chiamate a partecipare<br />

tutte le strutture regionali<br />

che hanno interesse<br />

nella tematica.<br />

G: Harvesting da dataset<br />

di altre PA subregionali:<br />

che cosa è in<br />

atto e/o in progetto?<br />

RL: Attualmente,<br />

l’harvesting dei dati<br />

cartografici avviene<br />

soltanto dalla piattaforma<br />

regionale, verso il<br />

Repertorio Nazionale<br />

dei Dati Territoriali,<br />

gestito da AGID. Il<br />

passaggio successivo<br />

sarà, senz’altro, anche<br />

quello di avviare una<br />

maggiore integrazione<br />

con le piattaforme<br />

sub-regionali, tramite<br />

harvesting dei dati pubblicati<br />

sui loro sistemi.<br />

G: Open data: qual è la<br />

situazione?<br />

RL: Tutti i dati pubblicati<br />

sul Geoportale,<br />

ad eccezione di quelli<br />

non di proprietà regionale<br />

o aventi un<br />

contenuto sensibile,<br />

sono distribuiti in open<br />

data, sulla base della<br />

legge regionale n. 7 del<br />

2012. La licenza d’uso<br />

applicata è la Creative<br />

Commons By 4.0, che<br />

prevede il solo vincolo<br />

dell’indicazione della<br />

fonte da cui proviene il<br />

dato utilizzato.<br />

G: INSPIRE compliant:<br />

anche in questo<br />

caso, qual è la situazione?<br />

RL: La realizzazione<br />

della piattaforma è<br />

stata sin dall’inizio<br />

vincolata agli standard<br />

richiesti dalla Direttiva<br />

INSPIRE, al fine chiaramente<br />

di esserne<br />

conformi. Attualmente<br />

la IDT regionale risponde<br />

ai requisiti della<br />

Direttiva e, nel corso<br />

dei suoi aggiornamenti,<br />

si provvede a mantenere<br />

il passo anche<br />

con le evoluzioni che<br />

inevitabilmente vengono<br />

apportate a livello<br />

Europeo o Nazionale.<br />

Anche per quanto<br />

riguarda i metadati si<br />

seguono le linee guida<br />

predisposte da AGID,<br />

che a loro volta assicurano<br />

la conformità ad<br />

INSPIRE.<br />

Più difficoltoso è<br />

il processo di adeguamento<br />

alle Data<br />

Specifications relative ai<br />

diversi temi INSPIRE.<br />

Finora, l’attenzione è<br />

stata rivolta alla promozione<br />

dei sistemi<br />

geografici e alla pubblicazione<br />

dei dati,<br />

meno alla conformità<br />

di questi alla Direttiva<br />

INSPIRE.<br />

È questo chiaramente<br />

un tema che dovrà essere<br />

affrontato in futuro,<br />

dalla Commissione<br />

Europea al fine di semplificare<br />

tale aspetto, o<br />

dagli enti pubblici che<br />

dovranno conformare<br />

i loro dati a tali indicazioni.<br />

G: Non dati ma informazione:<br />

quali sono i<br />

tools accessibili attraverso<br />

il Geoportale utili<br />

per rendere più facile e<br />

efficace l’uso dell’informazione<br />

geografica?<br />

RL: Il Geoportale<br />

fornisce ovviamente<br />

tutti gli strumenti di<br />

base per la navigazione<br />

dei livelli informativi<br />

presenti a catalogo,<br />

come zoom, pan, interrogazione<br />

e così via.<br />

È possibile ricercare<br />

una posizione per coordinate,<br />

indirizzi (servizio<br />

di geo-codifica<br />

di OpenStreetMap) o<br />

tramite fogli e particelle<br />

catastali; stampare<br />

o scaricare i contenuti<br />

caricati in mappa;<br />

visualizzare le tabelle<br />

alfanumeriche associate<br />

ai dati vettoriali, con la<br />

possibilità di applicare<br />

dei filtri sia alfanumerici,<br />

che spaziali (buffer,<br />

intersezioni, ecc).<br />

I referenti regionali<br />

possono predisporre<br />

delle mappe costituite<br />

da più livelli informativi,<br />

di modo che l’utente<br />

possa concentrarsi<br />

principalmente sulla<br />

navigazione e l’interrogazione,<br />

e tralasciare<br />

i dettagli sull’impostazione<br />

del progetto.<br />

Con gli ultimi aggiornamenti<br />

della piattaforma,<br />

è stata inoltre<br />

introdotta la possibilità<br />

di editare online gli<br />

strati informativi, così<br />

da permettere anche<br />

ad utenti non esperti il<br />

popolamento e la gestione<br />

del dato spaziale.<br />

G: Ha preso piede il<br />

concetto del Geospatial<br />

Ecosystem, cioè l’integrazione<br />

tra fonti<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


INTERVISTA<br />

pubbliche, fonti commerciali<br />

o private,<br />

crowdsourcing...: è una<br />

prospettiva praticabile?<br />

RL: La possibilità di<br />

integrare informazione<br />

pubblica e privata è<br />

senz’altro interessante,<br />

ma la pubblica amministrazione<br />

è tenuta a<br />

fornire un dato certificato<br />

e preciso, e non<br />

sempre il dato raccolto<br />

in crowdsourcing è in<br />

grado di rispettare questi<br />

vincoli. Pertanto, si<br />

accede a queste risorse<br />

solo qualora il dato<br />

necessario non sia altrimenti<br />

disponibile (es.<br />

il già citato servizio di<br />

geo-codifica fornito da<br />

OpenStreetMap).<br />

Considerando che il<br />

Geoportale permette<br />

ora di operare editing<br />

online sui livelli vettoriali,<br />

sarà comunque<br />

possibile avviare una<br />

sperimentazione in tal<br />

senso, per poi verificare<br />

la qualità di quanto<br />

raccolto.<br />

‟La politica<br />

utilizzata<br />

dalla Regione<br />

è che ogni<br />

dato validato<br />

è un dato a<br />

disposizione<br />

della comunità,<br />

ed è quindi disponibile<br />

in Open Data<br />

‟<br />

La Regional Spatial<br />

Data Infrastructure<br />

(RSDI) della<br />

Regione Basilicata<br />

Colloquio con Anna<br />

Maria Grippo,<br />

Responsabile della<br />

RSDI della Regione<br />

Basilicata; Vincenzo<br />

Viti, Ingegnere GIS<br />

Senior, e Francesco Di<br />

Trani, Ingegnere GIS<br />

Senior<br />

<strong>GEOmedia</strong> (G):<br />

Comincerei con un<br />

dettaglio, perché avete<br />

deciso di utilizzare<br />

l’acronimo RSDI, cioè<br />

Regional Spatial Data<br />

Infrastructure, in inglese?<br />

Regione Basilicata<br />

(RB): La strategia di<br />

sviluppo della IDT regionale<br />

è nata intorno<br />

ad un progetto pilota<br />

in collaborazione con<br />

il CNR di Basilicata,<br />

nel 2006. Con la<br />

pubblicazione della<br />

Direttiva INSPIRE<br />

nel 2007, si consolidò<br />

l’idea di implementare<br />

una infrastruttura basata<br />

sulla disponibilità<br />

di informazioni e dati<br />

riguardanti il territorio<br />

condivisi fra tutti i<br />

soggetti operanti ai vari<br />

livelli istituzionali. Lo<br />

scopo era creare una<br />

federazione di tutti i<br />

SIT esistenti, e costituire<br />

una community<br />

di soggetti produttori,<br />

distributori e utilizzatori<br />

dell’informazione<br />

geografica attraverso<br />

una gestione del dato<br />

basata sui principi<br />

dell’interoperabilità e<br />

della multidisciplinarietà.<br />

Pertanto, per distinguere<br />

questa infrastruttura<br />

dal tradizionale<br />

concetto di SIT si scelse<br />

l’acronimo inglese:<br />

RSDI.<br />

G: Ma entriamo nel<br />

merito, cominciando<br />

da a che serve la IDT:<br />

chi sono i suoi utilizzatori<br />

e gli utilizzi più<br />

importanti?<br />

RB: Ci sono due<br />

modalità di accesso<br />

all’Infrastruttura dei<br />

Dati Territoriali della<br />

Regione Basilicata<br />

(rsdi.regione.basilicata.<br />

it). Gran parte dei dati<br />

e delle applicazioni è<br />

ad accesso libero, con<br />

licenza IODL 2.0. Ci<br />

sono dei dati riservati<br />

al personale della PA<br />

lucana: l’accesso è regolato<br />

mediante l’uso<br />

dello SPID e ciascun<br />

utente può utilizzare<br />

solo le applicazioni e i<br />

dati per cui è autorizzato.<br />

Ogni mese, in media,<br />

su tutta la infrastruttura,<br />

si contano circa<br />

150.000 visualizzazioni,<br />

quindi 5000 al<br />

giorno, effettuate da<br />

circa 1500 utenti al<br />

giorno, fra accesso libero<br />

e riservato.<br />

Gli utenti autorizzati<br />

ad accedere alla sezione<br />

riservata sono circa<br />

1000, e sono utenti<br />

afferenti principalmente<br />

alle PA operanti<br />

sul territorio lucano,<br />

ma anche Guardia di<br />

Finanza, Carabinieri,<br />

Università degli Studi<br />

della Basilicata. A<br />

questa comunità si aggiungono<br />

anche liberi<br />

professionisti, aziende,<br />

e, più in generale, privati<br />

cittadini che, per<br />

esigenze lavorative o<br />

personali, utilizzano<br />

applicazioni e dati<br />

pubblici.<br />

G: Mentre sapete chi<br />

sono gli utilizzatori<br />

della PA e sapete (o<br />

vi immaginate) quali<br />

utilizzi fanno dei dati e<br />

dei servizi, cosa sapete<br />

degli utilizzatori non<br />

registrati?<br />

RB: Diamo molta importanza<br />

alla creazione<br />

di un rapporto diretto<br />

e bidirezionale con gli<br />

utilizzatori della IDT.<br />

Perciò, da oltre 6 anni<br />

stiamo impegnando<br />

risorse nella gestione di<br />

strumenti comunicativi<br />

quali newsletter e<br />

social.<br />

Questo ha permesso di<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 21


INTERVISTA<br />

costruire un forte legame<br />

con la comunità,<br />

che attivamente partecipa<br />

al mantenimento<br />

della piattaforma (ad<br />

es. segnalando malfunzionamenti)<br />

ed anche<br />

al miglioramento dei<br />

servizi offerti. Ne è un<br />

esempio il servizio di<br />

download dei progetti<br />

QGIS, suddivisi per<br />

comuni, della Carta<br />

Tecnica Regionale<br />

vettoriale, nato su proposta<br />

della comunità.<br />

Questi project files<br />

servono a chi vuole<br />

avere tutto quanto è<br />

necessario per ulteriori<br />

eleborazioni in locale<br />

con QGIS.<br />

G. Caratterizziamo la<br />

IDT regionale: quali<br />

dataset sono presenti e<br />

quali sono i dataset più<br />

utilizzati?<br />

RB: Per quanto riguarda<br />

i dataset (disponibili<br />

in parte anche per il<br />

download), il punto di<br />

partenza è il Catalogo<br />

Regionale dei Geodati.<br />

In questo Catalogo<br />

sono presenti attualmente<br />

284 schede di<br />

metadati, riguardanti<br />

i dataset e i servizi disponibili,<br />

secondo le<br />

linee guida indicate da<br />

AgID.<br />

Questi metadati sono<br />

periodicamente raccolti,<br />

tramite harvesting,<br />

dal Catalogo del<br />

Repertorio Nazionale<br />

dei Dati Territoriali<br />

(RNDT) di AgID.<br />

Il Catalogo regionale è<br />

inserito nel Geoportale<br />

di RSDI-Basilicata,<br />

insieme a varie applicazioni<br />

web che consentono<br />

di visualizzare<br />

i dataset come layers<br />

sovrapposti, realizzando<br />

così una serie di<br />

tematismi specifici.<br />

La RSDI utilizza<br />

poi anche dati provenienti<br />

da altre<br />

fonti (AGEA, IGM,<br />

Portale Cartografico<br />

Nazionale, Agenzia<br />

delle Entrate), non<br />

presenti nel Catalogo,<br />

che consentono di<br />

completare e migliorare<br />

la visualizzazione e la<br />

consultazione dei dati.<br />

Alcuni di questi dati<br />

sono disponibili solo<br />

nella sezione riservata<br />

alla PA.<br />

Tra i dati che la IDT<br />

rende disponibili,<br />

sono importanti i dati<br />

catastali. Un servizio<br />

accessibile liberamente,<br />

piuttosto utilizzato, è<br />

la consultazione delle<br />

Mappe Catastali di<br />

Impianto. La Regione<br />

Basilicata, in seguito ad<br />

un accordo con la ex<br />

Agenzia del Territorio,<br />

ha effettuato la scansione<br />

delle Mappe<br />

Catastali originali di<br />

impianto, e ne consente<br />

il download attraverso<br />

una specifica<br />

applicazione inserita<br />

nel Geoportale. Sono<br />

disponibili per la consultazione<br />

anche i dati<br />

catastali geografici, aggiornati<br />

periodicamente<br />

tramite un sistema<br />

di interscambio con<br />

l’Agenzia delle Entrate,<br />

e rielaborati in modo<br />

da essere sovrapponibili<br />

ad altri layer di base<br />

(Ortofoto, CTR, etc.).<br />

Non hanno carattere<br />

di ufficialità dal punto<br />

di vista legale, ma sono<br />

comunque ritenuti di<br />

grande utilità da parte<br />

degli utenti.<br />

G: E per quanto riguarda<br />

i servizi, quali<br />

sono quelli presenti e<br />

quali sono i più utilizzati?<br />

RB: Le tipologie di servizi<br />

presenti nell’Infrastruttura<br />

RSDI appartengono<br />

a 3 categorie<br />

principali:<br />

4servizio di consultazione<br />

CSW per il<br />

Catalogo dei metadati<br />

4servizi di visualizzazione<br />

WMS utilizzati<br />

nelle applicazioni<br />

WebGis<br />

4servizi di download<br />

WFS, anch’essi<br />

presenti in alcune<br />

applicazioni<br />

Questi servizi sono<br />

tutti conformi alle<br />

normative RNDT e<br />

INSPIRE.<br />

Gli strumenti utilizzati<br />

per realizzarli sono tutti<br />

di tipo opensource<br />

o comunque molto<br />

diffusi (Geonetwork,<br />

Geoserver, Mapserver),<br />

come anche i Database<br />

(PostGis), opportunamente<br />

personalizzati.<br />

I servizi più utilizzati<br />

sono quelli di visualizzazione,<br />

ma un grande<br />

utilizzo ne viene fatto<br />

anche per il download,<br />

utilizzando le applicazioni<br />

che lo consentono,<br />

e per la ricerca<br />

e consultazione dei<br />

metadati.<br />

Gli stessi servizi sono<br />

comunque utilizzabili<br />

tramite software GIS di<br />

tipo desktop (come ad<br />

es. QGIS) per visualizzare<br />

e/o scaricare dati.<br />

G: Focalizziamo l’attenzione<br />

sui flussi<br />

informativi tra la IDT<br />

regionale e gli altri<br />

soggetti pubblici attivi<br />

nella Regione: che cosa<br />

è in atto e/o in progetto?<br />

RB: Possiamo dire che<br />

non esiste un vero e<br />

proprio harvesting da<br />

altri enti o soggetti<br />

pubblici, non essendovi<br />

altri servizi locali da cui<br />

attingere in automatico<br />

dati e informazioni, ma<br />

comunque la RSDI-<br />

Basilicata, attraverso<br />

opportuni accordi,<br />

pubblica dati provenienti<br />

da altri Enti,<br />

come Consorzio di<br />

Bonifica di Basilicata,<br />

Acquedotto Lucano,<br />

Autorità di Bacino,<br />

Sistema Informativo<br />

della Montagna<br />

(Carabinieri Forestali).<br />

G: Open Data, certamente<br />

l’attenzione per<br />

questo tema è qualificante<br />

per una IDT:<br />

quali azioni sono state<br />

fatte, quali azioni sono<br />

previste, quali azioni<br />

sono auspicabili su<br />

questo tema?<br />

RB: La politica utilizzata<br />

dalla Regione è<br />

che ogni dato validato<br />

è un dato a disposizione<br />

della comunità, ed<br />

è quindi disponibile<br />

in Open Data (non i<br />

layer sensibili, l’utilizzo<br />

dei quali è comunque<br />

sempre possibile previa<br />

autorizzazione).<br />

In conseguenza<br />

dell’harvesting automa-<br />

22 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


INTERVISTA<br />

tico effettuato periodicamente<br />

dal RNDT,<br />

tutto quanto pubblicato<br />

è anche trasferito nel<br />

Catalogo Open Data<br />

nazionale (dati.gov.it)<br />

ed europeo. In questo<br />

modo viene ampliata<br />

la potenziale platea di<br />

utilizzatori dei dati.<br />

Il nostro impegno sul<br />

tema degli OpenData è<br />

stato riconosciuto già 5<br />

anni fa dall’Associazione<br />

OpenGeoData Italia<br />

che ha assegnato alla<br />

Regione Basilicata il riconoscimento<br />

Regione<br />

OpenGeoData 2016,<br />

per aver seguito un<br />

iter virtuoso di pubblicazione<br />

di dati<br />

geografici opendata,<br />

compresa la pubblicazione<br />

nel 2015 e 2016,<br />

con licenza open,<br />

di tutto il DataBase<br />

GeoTopografico.<br />

G: Conformità a<br />

INSPIRE: che cosa è<br />

stato fatto e/o sarebbe<br />

ancora necessario fare<br />

perché metadati e dataset<br />

lo siano?<br />

RB: Siamo orgogliosi<br />

di essere stata una delle<br />

prime regioni italiane<br />

a rendere compatibile<br />

il Catalogo regionale<br />

dei Metadati con le<br />

specifiche contenute<br />

nelle Linee Guida<br />

del RNDT vers.3.0,<br />

e conseguentemente<br />

anche con gli standard<br />

INSPIRE 2.0.<br />

Anche i servizi sono<br />

conformi alle specifiche<br />

INSPIRE.<br />

La compatibilità dei<br />

dataset, che in generale<br />

hanno provenienze<br />

diverse, non può allo<br />

stato attuale essere assicurata,<br />

non essendovi<br />

regole uniche da seguire<br />

da parte di tutti.<br />

G: Si dice che le IDT<br />

devono fornire “non<br />

dati ma informazione”,<br />

qualcuno dice che<br />

devono fornire “actionable<br />

information”, che<br />

a mio avviso è un passettino<br />

in più rispetto a<br />

informazione. Questo<br />

vuol dire tools di visualizzazione,<br />

analisi,<br />

simulazione… utili per<br />

rendere più facile, ma<br />

soprattutto più efficace<br />

l’uso dell’informazione<br />

geografica delle IDT.<br />

Che cosa state facendo<br />

in questa direzione?<br />

RB: Per facilitare gli<br />

utenti dell’Infrastruttura<br />

nella fruizione dei<br />

dati disponibili, all’interno<br />

del Geoportale<br />

sono presenti varie<br />

applicazioni web, che,<br />

utilizzando i servizi<br />

(WMS/WMTS), permettono<br />

di visualizzare<br />

tematismi ottenuti per<br />

sovrapposizione di più<br />

layers.<br />

Se consentito, tramite<br />

queste applicazioni è<br />

anche possibile scaricare<br />

i dati stessi in forma<br />

vettoriale o raster<br />

(tramite link diretti o<br />

servizi WFS), per utilizzarli<br />

per le proprie<br />

necessità.<br />

I tools più complessi,<br />

al momento, sono riservati<br />

agli utenti che<br />

accedono alla sezione<br />

riservata della RSDI:<br />

chi è autorizzato, può<br />

accedere ad alcuni software<br />

web interamente<br />

progettati e realizzati<br />

dalla Regione Basilicata<br />

per creare progetti<br />

webgis, e per compilare<br />

e pubblicare le schede<br />

dei metadati nel catalogo<br />

regionale.<br />

Stiamo valutando di realizzare<br />

due strumenti<br />

da integrare nella piattaforma<br />

informatica già<br />

esistente:<br />

4una app per l’invio<br />

di segnalazioni georeferenziate<br />

di criticità<br />

del territorio<br />

lucano;<br />

4una piattaforma<br />

geografica per la partecipazione<br />

pubblica<br />

su procedure legate<br />

alla pianificazione di<br />

vasta scala.<br />

G: Un’ultima domanda.<br />

Nel dibattito internazionale<br />

è emerso il<br />

concetto del Geospatial<br />

Ecosystem, cioè non<br />

solo l’integrazione<br />

tra le molteplici fonti<br />

pubbliche (che è da<br />

sempre un principio<br />

base delle IDT) ma<br />

anche di dati risultato<br />

di crowdsourcing o<br />

proveniente da soggetti<br />

privati: avete fatto<br />

qualcosa in questa direzione?<br />

La ritenete una<br />

prospettiva praticabile?<br />

RB: Andrà nella direzione<br />

di integrare<br />

il crowdsourcing nella<br />

IDT l’app per segnalazioni<br />

di cui si è detto<br />

prima.<br />

E’ risultata poi molto<br />

interessante l’esperienza<br />

di pubblicazione<br />

della Carta Regionale<br />

della Attitudine<br />

alla Coltivazione<br />

Corilicola, realizzata<br />

dalla Ferrero Trading<br />

Lux S.A. e trasmessa<br />

alla Regione Basilicata,<br />

al fine di agevolare gli<br />

imprenditori agricoli<br />

nel processo di valutazione<br />

attitudinale<br />

alla coltivazione del<br />

nocciolo delle proprie<br />

aziende agricole.<br />

La carta è consultabile<br />

in ambiente IDT come<br />

applicazione webGIS,<br />

con possibilità di interrogazione<br />

del layer.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

IDT; SDI; geoportale;<br />

INSPIRE<br />

ABSTRACT<br />

<strong>GEOmedia</strong> interviews<br />

the managers of 3 Italian<br />

regional Spatial Data<br />

Infrastructures: Basilicata,<br />

Lazio and Lombardia. The<br />

questions concern main<br />

datasets published by the<br />

SDI, the relationship with<br />

users, the services and<br />

advanced tools provided<br />

(for visualization, analysis<br />

and simulations) the prospects<br />

for integration with<br />

data from non-public<br />

sources and crowdsourced<br />

data.... Two interviews<br />

with the same structure,<br />

relating to regional SDIs of<br />

Piemonte and Veneto, were<br />

published in the previous<br />

issue 5/<strong>2021</strong>.<br />

AUTORE<br />

Redazione <strong>GEOmedia</strong><br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Franco Vico<br />

franco.vico@formerfaculty.<br />

polito.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 23


REPORT<br />

La linea sacra di S. Michele<br />

e la sfericità terrestre<br />

di Fabio Crosilla<br />

Nel 709, l'Arcangelo apparve a Saint Aubert, esortandolo a costruire una chiesa nella roccia.<br />

I lavori iniziarono subito, ma l'abbazia benedettina non fu completamente costruita<br />

fino all'anno 900. (Foto Ryan R Zhao, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons)<br />

Secondo diverse fonti, non del settore<br />

cartografico, la Linea Sacra di San<br />

Michele unisce sette santuari dedicati<br />

all’Arcangelo, dall’Irlanda a Israele, con<br />

una misteriosa e suggestiva linea retta.<br />

L’articolo, dopo aver ricordato la generale<br />

arbitrarietà di tale affermazione in un<br />

contesto cartografico, dimostra in maniera<br />

statisticamente rigorosa che la Linea<br />

Sacra di S. Michele segue effettivamente<br />

una linea retta sulla rappresentazione<br />

di Mercatore, dimostrando così<br />

l’appartenenza dei sette santuari ad<br />

una curva lossodromica sulla superficie<br />

terrestre. Si riportano infine i risultati dello<br />

studio di allineamento della Linea Sacra<br />

con il tramonto del sole nel giorno del<br />

solstizio d’estate.<br />

Ai numerosi fenomeni inspiegabili che si<br />

verificano attorno a noi, l’uomo ha da<br />

sempre cercato una giustificazione che<br />

coinvolgesse il soprannaturale. Uno di questi è la<br />

cosiddetta Linea Sacra di San Michele Arcangelo,<br />

che collega sette santuari ubicati in Europa<br />

Occidentale, nel bacino del Mediterraneo e in<br />

Israele. Il tracciato ha inizio in Irlanda, su un’isola<br />

deserta, con il monastero di Skelling Michael<br />

del VI secolo a cui fa seguito il monastero Saint<br />

Michael’s Mount in Cornovaglia del XVI secolo.<br />

Il terzo monastero è Mont Saint Michel in<br />

Normandia del X secolo, mentre il quarto è la<br />

Sacra di San Michele in val di Susa anch’esso<br />

del X secolo. Seguono poi il santuario di San<br />

Michele Arcangelo sul Gargano, in Puglia del V<br />

secolo, il monastero di San Michele Arcangelo di<br />

Panormitis, nell’isola di Simi in Grecia (V secolo)<br />

ed infine quello del Monte Carmelo, in prossimità<br />

della città di Haifa in Israele del XIX secolo,<br />

fondato su una grotta che fu dimora del profeta<br />

Elia, già citata in documenti egizi del XIV secolo<br />

A.C.<br />

La linea sacra di San Michele è celebre perché i<br />

vari santuari sono collegati fra loro da una linea<br />

retta che, secondo la leggenda, è frutto del colpo<br />

di spada che S. Michele Arcangelo inflisse al<br />

Diavolo per rimandarlo all’inferno. Inoltre è interessante<br />

il fatto che tutti questi santuari furono<br />

costruiti indipendentemente l’uno dall’altro, quasi<br />

tutti ospitando una o più apparizioni dell’Arcangelo.Parlare<br />

di una linea retta su una rappresentazione,<br />

che nella fattispecie è di tipo cartografico,<br />

è improprio, in quanto le caratteristiche geometriche<br />

degli elementi riprodotti dipendono dalla<br />

cartografia utilizzata. Come è ben noto, tutte le<br />

cartografie deformano la realtà (pseudo) sferica<br />

della superficie terrestre. Riprodurre su un piano<br />

gli elementi geometrici di una superficie a doppia<br />

curvatura, come è quella terrestre, richiede necessariamente<br />

l’introduzione di deformazioni che<br />

possono essere di tipo lineare, angolare e areale.<br />

24 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


REPORT<br />

Ne segue che la linea sacra di San Michele<br />

Arcangelo può essere rappresentata con una retta<br />

su un tipo di cartografia, ed allo stesso tempo<br />

può corrispondere ad una curva su un’altra rappresentazione<br />

cartografica. Proprio questo fatto<br />

viene appellato da alcuni interlocutori, poco<br />

avvezzi con le rappresentazioni cartografiche, per<br />

denigrare il fenomeno.<br />

Per venire a capo del problema sarebbe pertanto<br />

necessario fare analoghe considerazioni sulla superficie<br />

che non subisce deformazioni, cioè sulla<br />

superficie terrestre.<br />

Per chiarire il problema è stato condotto un semplice<br />

esperimento che ha consentito di giungere<br />

ad un risultato di sicuro interesse.<br />

Si è dapprima preso in considerazione un estratto<br />

della rappresentazione di Mercatore per la<br />

zona interessata dalla Linea Sacra di San Michele<br />

Arcangelo. La rappresentazione di Mercatore<br />

gode della proprietà di essere “conforme”, cioè<br />

di conservare gli angoli misurati sulla superficie<br />

terrestre e sulla rappresentazione. In base a questa<br />

proprietà, sulla rappresentazione di Mercatore le<br />

trasformate dei meridiani e dei paralleli si intersecano<br />

ad angolo retto come sulla superficie terrestre.<br />

Dopo aver riportato sulla rappresentazione<br />

di Mercatore la posizione geografica dei sette santuari<br />

e dopo averli graficamente collegati fra loro,<br />

si evince visivamente che gli stessi si dispongono<br />

secondo una linea retta che collega il punto che<br />

rappresenta il Monastero di Skelling Michael con<br />

quello di Haifa in Israele (vedi Fig.1).<br />

Per fornire un riscontro rigoroso all’affermazione<br />

che i sette santuari si dispongono secondo una<br />

linea retta sulla rappresentazione di Mercatore, è<br />

necessario però eseguire una serie di calcoli basati<br />

sull’impiego di alcuni principi della statistica matematica<br />

applicati ad un problema specificamente<br />

di natura geometrica. La procedura di calcolo<br />

e i risultati ottenuti sono riportati di seguito. I<br />

risultati confermano quanto intuitivamente interpretato<br />

visivamente sulla rappresentazione cartografica<br />

di Mercatore.<br />

MODELLO ANALITICO<br />

Una delle proprietà della rappresentazione di<br />

Mercatore è quella che garantisce che linee rette<br />

sulla rappresentazione corrispondano alle cosiddette<br />

linee “lossodromiche” sulla superficie terrestre.<br />

Si ricorda che una linea lossodromica è la<br />

curva descritta sulla superficie terrestre che interseca<br />

i meridiani con lo stesso angolo definito sulla<br />

rappresentazione di Mercatore dalla trasformata<br />

dei meridiani e dalla retta considerata. Molto<br />

usata nella navigazione marittima, consente ad un<br />

Fig. 1 - La Linea Sacra di S. Michele (Aleteia.org)<br />

natante di navigare da un porto ad un altro mantenendo<br />

sempre lo stesso angolo di rotta.<br />

La proprietà della curva lossodromica, che sulla<br />

superficie terrestre unisce fra loro i sette santuari,<br />

è pertanto quella di conservare lo stesso angolo di<br />

direzione per i vari tratti.<br />

L’esperimento numerico è stato condotto partendo<br />

dalle coordinate geografiche (latitudine<br />

e longitudine) dei sette santuari riportate da<br />

Wikipedia (fonte Open Street Map, ellissoide<br />

WGS84)<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

Skelling Michael<br />

Saint Michael’s Mount<br />

Mont Saint Michel<br />

Sacra di San Michele val di Susa<br />

San Michele Arcangelo Gargano<br />

6.<br />

San Michele Arcangelo di Panormitis<br />

7.<br />

Monte Carmelo, Haifa<br />

Tab. 1 Coordinate geografiche dei sette santuari, da Wikipedia<br />

(sistema sessagesimale)<br />

51°46’16’’ N 10°32’26’’ W<br />

50°06’58’’ N 05°28’38’’ W<br />

48°38’10’’ N 01°30’40’’ W<br />

45°05’52” N 07°20’36” E<br />

41°42’29” N 15°57’17” E<br />

36°32’54” N 27°50’46” E<br />

32°49’36” N 34°58’13” E<br />

Fig.2 Rappresentazione di Mercatore. Le curve lossodromica (in verde) e<br />

ortodromica (in rosso) (dm.unife.it)<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 25


REPORT<br />

1.<br />

2.<br />

Skelling Michael<br />

Utilizzando una routine di calcolo del software<br />

QGIS, sono state calcolate le coordinate cartografiche<br />

nella rappresentazione di Mercatore dei<br />

sette santuari.<br />

Saint Michael’s Mount<br />

3.<br />

Mont Saint Michel<br />

4.<br />

5.<br />

Sacra di San Michele val di Susa<br />

San Michele Arcangelo Gargano<br />

6725257.50 N -1173369.28 W<br />

6433601.56 N -609721.59 W<br />

6181254.95 N -168216.12 W<br />

5606650.53 N 817456.13 W<br />

5088911.03 N 1776071.55 W<br />

6. San Michele Arcangelo di Panormitis 4350889.24 N 3099814.91 W<br />

7.<br />

Monte Carmelo, Haifa<br />

3849157.82 N 3892873.52 W<br />

Tab. 2 Coordinate cartografiche nel sistema di Mercatore dei<br />

sette santuari (in metri)<br />

Non conoscendo il grado di precisione e accuratezza<br />

delle coordinate geografiche riportate su<br />

Wikipedia e neppure il livello di semplificazione<br />

del modello analitico utilizzato per trasformare le<br />

coordinate nella rappresentazione di Mercatore,<br />

è necessario procedere con un processo di calcolo,<br />

il più possibile rigoroso, tale da evidenziare e<br />

quantificare le possibili incertezze geometriche.<br />

Come è ben noto, gli errori con i quali ogni prova<br />

sperimentale deve confrontarsi sono essenzialmente<br />

di tre tipi: accidentali, sistematici e grossolani.<br />

I primi sono di piccola entità e fluttuano casualmente<br />

attorno al valore vero. Gli errori sistematici<br />

sono dovuti ad un errore di modellazione<br />

del fenomeno o a una cattiva calibrazione delle<br />

osservazioni. Gli errori grossolani sono dovuti alla<br />

sbadataggine dell’operatore e la loro presenza è di<br />

regola molto ridotta nel campione.<br />

La classica teoria degli errori prevede di procedere<br />

con il calcolo rigoroso dei parametri incogniti<br />

del problema ipotizzando la presenza esclusiva di<br />

errori accidentali nelle osservazioni, demandando<br />

ad una verifica finale l’eventuale presenza di errori<br />

di altra natura. Tale procedura è stata seguita<br />

per verificare le caratteristiche geometriche della<br />

Sacra Linea di San Michele.<br />

Si è ipotizzata una linea retta congiungente i sette<br />

santuari. L’equazione della retta è:<br />

y-v = mx + q<br />

dove x e y sono le coordinate di Mercatore (W e<br />

N) dei sette punti;<br />

m è il valore della tangente dell’azimut della retta;<br />

q è il valore dell’intercetta per x = 0 (lungo il meridiano<br />

di Greenwich)<br />

v è il residuo incognito della coordinata y dovuto<br />

alla presenza di errori.<br />

Per stimare il valore delle incognite del problema<br />

(m e q), è stato applicato ai residui il principio<br />

statistico dei minimi quadrati (= min).<br />

Il sistema di equazioni della retta risulta, in forma<br />

matriciale:<br />

(1)<br />

che, in forma compatta, si può anche scrivere<br />

AX=Y-V<br />

Applicando la condizione = min si perviene<br />

alla soluzione ai minimi quadrati del vettore X:<br />

(2)<br />

Il vettore contiene la stima ai minimi quadrati<br />

della tangente dell’azimut della retta ( ) e dell’intercetta<br />

( ).<br />

Noto il vettore , è sempre possibile procedere<br />

alla stima ai minimi quadrati delle coordinate di<br />

partenza contenute nel vettore<br />

(3)<br />

al vettore dei residui incogniti<br />

(4)<br />

e allo scarto quadratico medio a posteriori delle<br />

osservazioni (coordinate dei punti)<br />

(5)<br />

dove n è il numero delle equazioni (in questo<br />

caso 7)<br />

r è il numero delle incognite (in questo caso 2).<br />

Un ulteriore parametro per definire la qualità<br />

della stima è la cosiddetta matrice di varianza covarianza<br />

del vettore delle incognite<br />

(6)<br />

da cui è possibile ottenere lo scarto quadratico<br />

medio dei termini incogniti (m e q) come radice<br />

quadrata dei termini diagonali della matrice .<br />

E’ necessario infine verificare il tipo di distribuzione<br />

degli scarti , ottenuti con la formula (4).<br />

Ovvero è necessario verificare se gli scarti<br />

seguono una distribuzione normale a media nulla,<br />

confermando così sia la loro appartenenza alla<br />

26 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


REPORT<br />

La teoria statistica afferma che se il valore standardizzato<br />

così ottenuto è minore o uguale in<br />

valore assoluto a |1,96|, allora si può concludere<br />

che il residuo è distribuito normalmente a media<br />

nulla e varianza 1, cioè appartiene alla categoria<br />

degli errori accidentali, con un intervallo di confidenza<br />

del 95%.<br />

RISULTATI<br />

Per verificare le caratteristiche geometriche della<br />

linea che unisce i sette santuari sono stati condotti<br />

alcuni esperimenti numerici che hanno fornito<br />

i risultati riportati di seguito. Per semplificare le<br />

operazioni di calcolo, tenuto anche conto della<br />

probabile scarsa accuratezza delle coordinate geografiche<br />

(latitudine e longitudine) dei sette punti,<br />

dedotte da Wikipedia, i valori numerici delle<br />

coordinate di Mercatore dei punti sono stati approssimati<br />

al chilometro. Per tale ragione la precisione<br />

finale dei risultati deve considerarsi limitata<br />

al chilometro.<br />

Applicando il modello analitico della retta, sono<br />

stati calcolati la matrice dei coefficienti e il vettore<br />

dei termini noti riportati nella formula (1). Dopo<br />

aver applicato il principio dei minimi quadrati,<br />

sono stati stimati con la formula (2) i parametri<br />

incogniti della retta, [il valore della tangente dell’azimut<br />

della retta (m) e l’intercetta (q)].<br />

Mediante le formule (3), (4), (5) e (6), sono stati<br />

poi calcolati ed estratti i termini diagonali della<br />

matrice di varianza - covarianza delle incognite. La<br />

radice quadrata di tali valori fornisce gli scarti quadratici<br />

medi da associare al valore della tangente<br />

dell’azimut della retta e al valore dell’intercetta.<br />

Passando dal valore della tangente all’angolo di<br />

direzione, si ottiene:<br />

119°,4955 +/- 0°,2546<br />

(in gradi sessadecimali)<br />

mentre l’intercetta vale<br />

6079 +/- 9 (in chilometri).<br />

Per confermare la significatività di questi risultati,<br />

dalle coordinate di Mercatore dei punti sono stati<br />

calcolati manualmente, per ogni singolo tratto<br />

della spezzata, i corrispondenti angoli di direzione.<br />

Questi risultano essere (in gradi sessadecimali):<br />

Az (1-2) = 117°,3590<br />

Az (2-3) = 119°,7505<br />

Az (3-4) = 120°,2403<br />

Az (4-5) = 118°,3731<br />

Az (5-6) = 119°,1408<br />

Az (6-7) = 122°,3196<br />

La media degli angoli di direzione e l’errore quadratico<br />

medio della serie di valori sono:<br />

Az(m) = 119°,5306 +/- 1°,5566<br />

Si noti la corrispondenza fra la media dei singoli<br />

tratti (119°,5306) e il valore risultante dal calcolo<br />

rigoroso, ottenuto applicando il principio dei minimi<br />

quadrati (119°,4955). Inoltre, moltiplicando<br />

per 1,96 il valore dell’errore quadratico medio,<br />

ed associando tale intervallo alla media Az(m), si<br />

evince che tutti i valori degli angoli di direzione<br />

ricadono entro tale intervallo, confermando il fatto<br />

che tutti i valori si possono considerare affetti<br />

da errori accidentali con un intervallo di confidenza<br />

pari al 95%.<br />

Ritornando al modello di calcolo rigoroso, l’analisi<br />

successiva ha consentito di verificare l’appartenenza<br />

dei residui delle equazioni ad una<br />

distribuzione normale a media 0 e varianza 1. Il<br />

vettore dei residui (in chilometri) calcolato con la<br />

formula (3) risulta:<br />

[-18, 9, 7, -10, 14, 25, -28]’<br />

Si noti immediatamente l’entità dei residui dei<br />

punti 7 e 8, ovvero i monasteri Panormitis sull’isola<br />

di Simi e il Monte Carmelo vicino ad Haifa.<br />

L’entità di tali valori sembrerebbe rigettare a prima<br />

vista il modello di una retta che unisce i sette<br />

santuari.<br />

In realtà, procedendo con il calcolo dei residui<br />

standardizzati, è stato possibile rifiutare tale ipotesi.<br />

Con la formula (7) sono stati calcolati gli<br />

scarti quadratici medi dei residui. Facendo il rapporto<br />

dei residui e dei rispettivi scarti quadratici<br />

medi, si ottengono i seguenti valori:<br />

[-1,07; 0,53; 0,37; -0,53; 0,75; 1,47; -1,90]’<br />

Come si può vedere anche i residui standardizzati<br />

del monastero dell’Isola di Simi e del Monte<br />

Carmelo sono inferiori al valore soglia di |1,96|,<br />

garantendo l’appartenenza dei punti ad un’unica<br />

retta sulla rappresentazione di Mercatore, con un<br />

intervallo di confidenza del 95%.<br />

Un’ulteriore caratteristica che viene attribuita alla<br />

Linea Sacra di san Michele è il fatto che tutti i<br />

sette punti siano allineati lungo la direzione del<br />

tramonto del sole in occasione del solstizio estivo.<br />

Il fatto che i punti si allineino sulla superficie terrestre<br />

secondo una linea lossodromica, sembra ribadire<br />

la veridicità di tale affermazione. In base ai<br />

calcoli rigorosi sopra riportati, tale allineamento<br />

dovrebbe verificarsi con un azimut di 119°,4955<br />

a partire dalla direzione Sud in senso orario. Il<br />

fatto di utilizzare la direzione Sud come origine<br />

dell’azimut del tramonto del sole appartiene alla<br />

cultura astronomica.<br />

Attingendo da uno dei fogli elettronici presenti<br />

su internet, è possibile, note le coordinate geo-<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 27


REPORT<br />

grafiche di un punto, il giorno e l’ora, calcolare la<br />

posizione del sole in un dato istante (azimut ed<br />

elevazione). Fissando a zero il valore dell’elevazione,<br />

è possibile calcolare l’azimut al tramonto.<br />

Di seguito sono riportati i valori dell’azimut del<br />

sole al tramonto del 21 giugno <strong>2021</strong> (solstizio<br />

estivo) per i sette punti della Linea Sacra di San<br />

Michele calcolati con il foglio elettronico fornito<br />

da centrometeo.com. (valori espressi in gradi sessadecimali).<br />

Come si può notare, esiste una corrispondenza<br />

sorprendente fra l’azimut della lossodromica<br />

fornito dal calcolo rigoroso (119°,4955) e l’azimut<br />

del tramonto del sole per i monasteri<br />

di Panormitis, sull’isola di Simi, e sul Monte<br />

Carmelo. Tale valore tende a variare sistematicamente<br />

fino a raggiungere una deviazione massima<br />

piuttosto un invito a mantenere nel corso della<br />

nostra vita la medesima direzione, la medesima<br />

condotta, auspicabilmente rivolta al bene, evitando<br />

di sbandare e di perdere la retta via.<br />

Il colpo di spada, la linea ortodromica, rappresenta<br />

una scorciatoia, il percorso di minima lunghezza,<br />

che non consente, in generale, di conservare la<br />

stessa direzione di marcia.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Si ringraziano i colleghi Alberto Beinat ed<br />

Eleonora Maset per la collaborazione nella fase di<br />

elaborazione dei dati.<br />

Si ringrazia inoltre il prof. Luigi Tomasi dell'Università<br />

di Ferrara per aver acconsentito l'utilizzo<br />

dell'immagine riportata nella figura 2.<br />

1. Skelling Michael 130°,85<br />

2. Saint Michael’s Mount 129°,13<br />

3. Mont Saint Michel 127°,76<br />

4. Sacra di San Michele val di Susa 125°,05<br />

5. San Michele Arcangelo Gargano 122°,69<br />

6. San Michele Arcangelo di Panormitis 120°,04<br />

7. Monte Carmelo, Haifa 118°,66<br />

Tab. 3. Azimut (dal Sud in senso orario) del tramonto del sole il 21<br />

giugno <strong>2021</strong> per i sette santuari della Linea Sacra di San Michele (in<br />

gradi sessadecimali)<br />

di 10° circa in corrispondenza dei monasteri inglese<br />

e irlandese. Si tratta di un valore contenuto,<br />

difficile da cogliere senza una strumentazione<br />

adeguata, ma che, in ogni caso, indica una lieve<br />

deviazione sistematica di allineamento della lossodromica<br />

e della direzione di tramonto del sole<br />

per i punti della Linea Sacra in occasione del solstizio<br />

estivo.<br />

CONCLUSIONI<br />

Ritornando a considerazioni di natura mitologica,<br />

la leggenda, che vorrebbe che la linea fosse<br />

stata generata da un colpo di spada che San<br />

Michele Arcangelo inflisse al Diavolo, è scarsamente<br />

proponibile, in quanto il colpo di spada<br />

avrebbe dato origine ad una curva “ortodromica”<br />

e non lossodromica. La curva ortodromica (fig.<br />

2), è la sezione normale alla superficie terrestre, di<br />

minima lunghezza fra tutte le possibili linee congiungenti<br />

i due estremi. Corrisponde al percorso<br />

seguito dagli aerei per minimizzare il tempo di<br />

percorrenza e risparmiare carburante.<br />

Sembra quindi che il messaggio che metaforicamente<br />

i sette santuari allineati vogliono darci sia<br />

PAROLE CHIAVE<br />

ortodromia, lossodromia, san michele, linea sacra<br />

ABSTRACT<br />

According to several sources, not from the cartographic<br />

world, the Sacred Line of San Michele unites seven<br />

dedicated shrines to the Archangel, from Ireland to Israel,<br />

with a mysterious and suggestive straight line. The article,<br />

after recalling the general arbitrariness of this statement<br />

in a cartographic context, demonstrates in a manner<br />

statistically strict that the Line Sacra di S. Michele actually<br />

follows a straight line on the representation of Mercator,<br />

thus proving the membership of the seven sanctuaries at a<br />

rhumb line on the earth surface.<br />

AUTORE<br />

Fabio Crosilla<br />

fabio.crosilla@uniud.it<br />

Già Professore Ordinario<br />

Dipartimento Politecnico di Ingegneria<br />

e Architettura<br />

Università di Udine<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


REPORT<br />

Tecnologie<br />

per le Scienze<br />

della Terra e del Mare<br />

Strumenti ad alta tecnologia<br />

anche a noleggio per:<br />

Studio dei fondali e delle coste<br />

Multibeam, SSS, SBP, sismica marina …<br />

Ingegneria civile<br />

Georadar 3D, laser scanner, inclinometri …<br />

Studio del sottosuolo<br />

Georadar, sismica, geoelettrica …<br />

Monitoraggio ambientale<br />

Magnetometri, elettromagnetismo,<br />

sonde oceanografiche …<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 29


REPORT<br />

Topografia Applicata al Soccorso:<br />

la formazione del Vigile del Fuoco<br />

di Daniele Mercuri<br />

Il Servizio di Topografia<br />

Applicata al Soccorso (TAS)<br />

supporta l'attività del Corpo<br />

Nazionale dei Vigili del<br />

Fuoco con l'impiego di<br />

un'informazione geografica<br />

avanzata riferita allo<br />

scenario emergenziale ed,<br />

in particolare, agli scenari<br />

che richiedono l'intervento<br />

del Sistema nazionale di<br />

protezione civile.<br />

Da sempre chi si occupa<br />

di emergenza guarda<br />

all’innovazione tecnologica<br />

come un settore fondamentale<br />

per il miglioramento<br />

degli interventi, cercando di<br />

introdurre tali innovazioni nel<br />

tessuto organizzativo del soccorso<br />

tecnico urgente.<br />

E’ il caso del sistema satellitare<br />

globale di navigazione,<br />

(global navigation satellite<br />

system, acronimo GNSS) un<br />

sistema di geo-radio-localizzazione<br />

e navigazione, in<br />

grado di fornire un servizio di<br />

posizionamento geo-spaziale<br />

a copertura globale, e del sistema<br />

informativo geografico,<br />

(Geographic information<br />

system, acronimo GIS) un sistema<br />

informativo computerizzato<br />

in grado di associare dati<br />

alla loro posizione geografica<br />

sulla superficie terrestre, analizzarli,<br />

elaborarli, condividerli<br />

e restituirli in elaborati grafici<br />

o presentazioni.<br />

Queste nuove tecnologie sono<br />

utilizzate a supporto delle<br />

esigenze interventistiche del<br />

Corpo Nazionale dei Vigili<br />

del Fuoco. Infatti dall’esperienza<br />

maturata durante le<br />

grandi emergenze: l’ultimo<br />

sisma dell’Italia Centrale, l’emergenza<br />

della nave “Costa<br />

Concordia” e la tragedia di<br />

“Rigopiano”, sono solo alcuni<br />

degli esempi da poter annoverare,<br />

in occasione dei quali si<br />

è evidenziato come l’impiego<br />

di tali tecnologie siano state di<br />

grande utilità per la gestione<br />

delle risorse umane e squadre<br />

specialistiche, per la gestione<br />

dei mezzi tecnici e per il raggiungimento<br />

diretto dei luoghi<br />

di intervento riducendo sensibilmente<br />

i tempi di intervento,<br />

consentendo inoltre la velocizzazione<br />

e l’ottimizzazione<br />

dei rapporti con altre amministrazioni<br />

ed enti, accrescendo<br />

la sicurezza degli operatori del<br />

soccorso, generando in definitiva<br />

una risposta più efficiente<br />

nell’ambito del soccorso tecnico<br />

urgente.<br />

Come si interveniva prima<br />

dell’avvento di tali tecnologie?<br />

Cosa fare però se l’intervento<br />

era al di fuori dell’area urbana?<br />

Si consultava una carta topografica<br />

o escursionistica e da<br />

questa si risaliva alle informa-<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


REPORT<br />

zioni necessarie per raggiungere<br />

il luogo dell’intervento. Queste<br />

carte risultavano talvolta di difficile<br />

interpretazione, oltre che<br />

complicate da reperire e gestire.<br />

Il linguaggio comune di tutti<br />

questi sistemi fin ora visti,<br />

compresi quelli più tradizionali<br />

come le carte topografiche, è<br />

quello delle Coordinate, utilizzate<br />

nella determinazione in<br />

modo univoco della posizione<br />

di un punto sulla superfice terreste.<br />

La conoscenza cartografia, le<br />

coordinate in primis, l’utilizzo<br />

della tecnologia GNSS, in<br />

particolare il sistema GPS e<br />

l’impiego di supporti informatici<br />

per la gestione dei dati,<br />

sono gli elementi alla base<br />

dell’attuale modo di operare<br />

ed hanno consentito l’introduzione<br />

nell’ambito del Corpo<br />

Nazionale dei Vigili del Fuoco<br />

della Topografia Applicata al<br />

Soccorso acronimo T.A.S., il<br />

cui obbiettivo formativo è quello<br />

di fornire ai Vigili del Fuoco<br />

un impiego professionale di<br />

tali strumenti nell’ambito della<br />

pianificazione e della gestione<br />

degli interventi di soccorso.<br />

Il corso T.A.S. prevede due<br />

Lezione T.A.S., un momento della formazione in aula<br />

livelli di apprendimento ed il<br />

primo livello è quello rivolto al<br />

personale allievo dei vigili del<br />

fuoco.<br />

È incentrato sulla conoscenza<br />

del concetto di coordinate che<br />

permette poi di affrontare l’utilizzo<br />

delle carte topografiche<br />

e successivamente quello del<br />

sistema GPS. Un corso teorico-<br />

pratico strutturato sulla realtà<br />

interventistica e mirato a far<br />

comprendere al discente l’importanza<br />

di queste conoscenze<br />

per il soccorso tecnico e per la<br />

sicurezza dell’operatore stesso.<br />

Si analizzano, in aula e successivamente<br />

in ambiente, le<br />

procedure operative standard<br />

per intervento di soccorso<br />

Topografia applicata al soccorso, redazione di carte tematiche<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 31


TELERILEVAMENTO<br />

REPORT<br />

Obiettivi del Corso per<br />

Allievi Vigili del Fuoco:<br />

Interpretare ed utilizzare<br />

correttamente una carta<br />

topografica; utilizzare<br />

correttamente gli strumenti<br />

di carteggio GPS,<br />

bussola, altimetro; muoversi<br />

in ambienti impervi<br />

o sconosciuti in e con<br />

sicurezza; applicare il sistema<br />

ICS negli scenari<br />

operativi; saper utilizzare<br />

i programmi informatici<br />

cartografici GIS; sapere<br />

il quadro legislativo riferito<br />

al soccorso tecnico<br />

urgente.<br />

come ad esempio la ricerca a<br />

persona dispersa, mettendo in<br />

campo quelle conoscenze che<br />

permettono ad ogni operatore<br />

di entrare in un bosco, svolgere<br />

in team la propria attività in<br />

un determinata zona assegnata<br />

e di rientrare all’unità di comando<br />

avanzato, certificando<br />

il lavoro svolto. Un modo di<br />

operare che rende l’operatore<br />

consapevole della sua posizione<br />

attimo dopo attimo e che al<br />

tempo stesso consente di lasciare<br />

traccia dell’attività svolta<br />

riferita ad una base cartografica<br />

di riferimento per mezzo di coordinate.<br />

Perché tutto funzioni<br />

bene è necessario parlare la<br />

stessa lingua ovvero quella delle<br />

coordinate geografiche, questo<br />

rende il T.A.S. una delle materie<br />

base per il Corpo Nazionale<br />

dei Vigili del Fuoco a supporto<br />

dell’attività delle discipline interne<br />

quali l’attività di soccorso<br />

con tecniche di derivazione<br />

Speleo Alpino Fluviale e Unità<br />

Cinofile per “ricerca persona<br />

dispersa”, Emergenze Post<br />

Sisma per la realizzazione di<br />

mappe tematiche fondamentali<br />

per la pianificazione e la verifica<br />

dell’attività svolta.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

T.A.S.; Topografia applicata; soccorso;<br />

protezione civile; vigili<br />

del fuoco<br />

ABSTRACT<br />

The Italian T.A.S. (Applied<br />

Topography to Rescue Service)<br />

supports the activities of the<br />

National Fire Brigade with the<br />

use of advanced geographical<br />

information referring to the<br />

emergency scenario and, in<br />

particular, to the scenarios that<br />

require the intervention of the<br />

National System of civil protection.<br />

The training focuses on<br />

the knowledge of the concept of<br />

coordinates which then allows to<br />

deal with the use of topographic<br />

maps and subsequently that of<br />

the GNSS system. A theoreticalpractical<br />

course structured on<br />

interventional reality and aimed<br />

at making the learner understand<br />

the importance of this<br />

knowledge for technical rescue<br />

and for the safety of the operator<br />

himself.<br />

AUTORE<br />

Daniele Mercuri, ingegnere<br />

VICE COMANDANTE DELLE<br />

SCUOLE CENTRALI ANTIN-<br />

CENDI VV.F.<br />

daniele1.mercuri@vigilfuoco.it<br />

MONITORAGGIO 3D<br />

GIS E WEBGIS<br />

www.gter.it info@gter.it<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong><br />

GNSS<br />

FORMAZIONE<br />

RICERCA E INNOVAZIONE


XXIV TH<br />

CONGRESS OF THE INTERNATIONAL SOCIETY<br />

FOR PHOTOGRAMMETRY AND REMOTE SENSING<br />

NICE, FRANCE<br />

6 - 11 JUNE 2022<br />

Don't miss the major meeting of<br />

the Geospatial Community<br />

www.isprs2022-nice .com<br />

PLATINUM GOLD SILVER BRONZE


REPORT<br />

Topo4qgis-un plugin per QGIS utile all'elaborazione<br />

di libretti PreGeo e alla trattazione di liste di punti<br />

mediante opportuna rototraslazione ai minimi quadrati<br />

di Marco Lombardi, Gianluca Beccaria<br />

"sarebbe utile poter elaborare i<br />

libretti PreGeo su di un GIS, così<br />

da poter valutare la bontà del<br />

rilievo eseguito dal Professionista,<br />

proiettandolo su foto aeree o<br />

basi cartografiche, al netto degli<br />

aggiustamenti introdotti in fase<br />

di redazione della proposta di<br />

aggiornamento cartografica":<br />

da questa frase scambiata<br />

nel gennaio 2020 tra l'allora<br />

responsabile del settore PreGeo<br />

dell'Ufficio Provinciale di Roma -<br />

Territorio, il Geometra Giovanni<br />

Camponeschi e l’Architetto<br />

Marco Lombardi, nasce l'idea di<br />

recuperare il plug-in topog4qgis,<br />

pubblicato nel 2013 per QGIS<br />

(versioni 2.xx) con licenza FOSS<br />

dall'Architetto Giuliano Curti e da<br />

Giuseppe Patti.<br />

Fig. 2 - Menu di Elaborazione del rilievo.<br />

Fig. 1 – topog4qgis – rilievo rototraslato.<br />

Ma cos’è topog4qgis? E’<br />

un plug-in topografico<br />

gratuito per QGIS,<br />

utile alla rototraslazione ai minimi<br />

quadrati di rilievi su rete di<br />

capisaldi (PSR o trigonometrici)<br />

o di Punti Fiduciali (PF) così<br />

come introdotti dalla Circolare<br />

n.2/1988, rilevati durante le operazioni<br />

di rilievo sul campo.<br />

Il plug-in supporta il formato<br />

DAT, come definito a partire<br />

dalla già citata Circolare ma accetta<br />

anche il libretto delle misure<br />

contenuto nella modulistica PDF,<br />

generata dal software PreGeo.<br />

topog4qgis può anche trattare<br />

liste di punti in formato CSV<br />

(con schema: nome;x;y;z;note),<br />

eventualmente già elaborate da<br />

altri software topografici.<br />

I capisaldi o punti fiduciali su<br />

cui il rilievo verrà rototraslato,<br />

possono essere desunti dal<br />

file TAF rilasciato dall’Ufficio<br />

Provinciale o attraverso un elenco<br />

di punti in formato .csv fornito<br />

dall’utente, anche in questo<br />

caso sarà un file con schema:<br />

nome;x;y;z;note.<br />

Il rilievo, una volta rototraslato<br />

sarà automaticamente salvato<br />

su layers di tipo puntuale e<br />

potrà essere visualizzato su basi<br />

cartografiche scelte dall'utente,<br />

opportunamente georeferite,<br />

proiettando i layers nel corretto<br />

sistema di riferimento attraverso<br />

i tools presenti in QGIS.<br />

Teoria e tecnica<br />

La trattazione dei libretti avviene<br />

in maniera totalmente automatica<br />

a seconda della tipologia<br />

di rilievo contenuta tra le righe:<br />

un rilievo celerimetrico definito<br />

da riga 1 (stazione) e riga 2<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


REPORT<br />

(osservazione), un rilievo GNSS<br />

o un rilievo misto contenente<br />

quindi stazioni celerimetriche<br />

e le corrispondenti osservazioni<br />

GNSS del punto di stazione<br />

e di orientamento. La giusta<br />

modalità di elaborazione viene<br />

scelta approcciando all'analisi<br />

del libretto attraverso uno flusso<br />

condizionato a blocchi dove<br />

ogni casistica viene trattata con<br />

un apposito algoritmo.<br />

Gli algoritmi per la trattazione<br />

dei dati celerimetrici sono stati<br />

scritti partendo dallo studio dei<br />

testi sacri delle topografia classica<br />

mentre per la trattazione delle<br />

osservazioni GNSS si è fatto<br />

ampio uso di quanto riportato<br />

nei capitoli relativi alle trasformazioni<br />

geocentriche e topocentriche<br />

per dati WGS84 contenute<br />

nella IOGP Publication<br />

373-7- 2 – Geomatics Guidance<br />

Note number 7, part 2 –<br />

September 2019.<br />

La rototraslazione ai minimi<br />

quadrati del rilievo in formato<br />

PreGeo o della lista di punti sui<br />

capisaldi avviene attraverso l'esecuzione,<br />

in ordine, delle seguenti<br />

quattro operazioni: calcolo dei<br />

4 parametri di rototraslazione<br />

ai minimi quadrati, esecuzione<br />

della matrice di rotazione e esecuzione<br />

della matrice di traslazione;<br />

in particolare l'algoritmo<br />

di calcolo dei 4 parametri restituisce:<br />

1) la traslazione sull'asse<br />

delle ascisse dei punti del rilievo<br />

(locale) rispetto alla cartografia,<br />

2) la traslazione sull'asse delle<br />

ordinate dei punti del rilievo<br />

(locale) rispetto alla cartografia,<br />

3) l'angolo di rotazione tra il<br />

"sistema di coordinate" del rilievo<br />

(locale) e il "sistema di coordinate"<br />

della cartografia e 4) il<br />

fattore di scala tra i due "sistemi<br />

di coordinate".<br />

Il plug-in topog4qgis, a differenza<br />

di PreGeo, non effettua<br />

invece il calcolo degli scarti<br />

quadratici metrici delle singole<br />

Fig. 3 - Avvenuta rototraslazione del rilievo e layers creati.<br />

osservazioni e non tratta i dati<br />

altimetrici combinandoli con<br />

quelli contenuti nella TAF,<br />

quindi le quote restituite dall'elaborazione<br />

sono calcolate a<br />

partire dai dati contenuti nella<br />

baseline GNSS definita con riga<br />

1 o calcolate in maniera assoluta<br />

partendo dalla prima stazione<br />

celerimetrica usando i dati contenuti<br />

nelle osservazioni.<br />

Utilizzo in campo<br />

La prima operazione è quella di<br />

importare il libretto PreGeo (in<br />

formato PDF o DAT) attraverso<br />

l’apposita voce contenuta nel<br />

menu File. La versatilità d’uso<br />

di topog4qgis si apprezza già in<br />

Fig. 4 - Panoramica delle funzionalità presenti nel plugin.<br />

questa fase poichè senza alcun<br />

intervento da parte dell’utente<br />

il libretto, sia esso celerimetrico<br />

o misto celerimetrico-gnss o<br />

solamente gnss, viene elaborato<br />

in maniera completamente automatica<br />

andando a considerare<br />

anche gli eventuali contorni<br />

(riga 7) o allineamenti e squadri<br />

(riga 4 e 5) presenti nel listato.<br />

La seconda operazione è quella<br />

dell’importazione, ai fini della<br />

rototraslazione, delle coordinate<br />

dei PF collimati in campo<br />

e questo avviene andando a<br />

scegliere il file TAF relativo<br />

alla provincia su cui si sta operando<br />

dall’apposita funzione<br />

raggiungibile dal menu "File".<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 35


REPORT<br />

Tra le funzioni utili troviamo<br />

anche la possibilità di importare<br />

l’estratto di mappa digitale<br />

fornito dall’Ufficio Provinciale<br />

in formato ascii su file “.emp”<br />

come base o per eventuali verifiche<br />

e considerazioni sulle<br />

geometrie in esso contenute.<br />

Eseguito l'import delle coordinate<br />

dei PF può essere eseguita<br />

la rototraslazione ai minimi<br />

quadrati del rilievo elaborato<br />

attraverso la voce "Rototrasla<br />

su PF/PSR" presente nel menu<br />

"Elaborazione".<br />

A questo punto è utile però fare<br />

un'osservazione: topog4qgis<br />

non è in grado di riconoscere<br />

se stiamo trattando un rilievo<br />

appartenente allo spazio definito<br />

da un sistema cartografico<br />

Cassini-Soldner o Gauss-Boaga<br />

perchè è un “calcolatore” o meglio<br />

“un esecutore di istruzioni”<br />

i cui risultati non sono altro che<br />

punti, individuati con coordinate<br />

cartesiane, appartenenti ad<br />

un sistema locale che possiamo<br />

considerare "indefinito".<br />

Il punto di contatto tra il rilievo<br />

elaborato e rototraslato nel<br />

sistema locale e la cartografia<br />

di destinazione sta nella definizione<br />

del sistema di riferimento<br />

(meglio conosciuto in ambiente<br />

QGIS come “SR”). Definito<br />

Fig. 5 - Menu relativo al trattamento dell'archivio TAF.<br />

il corretto riferimento sarà poi<br />

QGIS, attraverso i suoi tools<br />

interni, ad occuparsi della trasformazione<br />

tra diversi sistemi.<br />

La conoscenza del sistema di riferimento,<br />

soprattutto nel caso<br />

di un Cassini-Soldner, mette in<br />

condizione il Professionista di<br />

dover approfondire il contesto<br />

ove andrà a lavorare attraverso<br />

lo studio delle cartografie d’impianto<br />

e delle monografie dei<br />

trigonometrici (purtroppo non<br />

sempre di facile reperibilità) che<br />

lo porterà ad individuare correttamente<br />

l’origine locale, un<br />

passaggio questo che sottolinea<br />

il legame che esiste, semmai<br />

ci fosse ancora il bisogno di<br />

ricordarlo, tra conoscenza e innovazione<br />

tecnologica il quale<br />

passa, in questo caso, attraverso<br />

la figura del Geometra quale<br />

esperto del luogo in cui andrà<br />

ad operare.<br />

Il plug-in topog4qgis per questa<br />

fase del lavoro contribuisce ad<br />

alimentare il bisogno di un ritorno<br />

ad una conoscenza che in<br />

molti casi si è andata perdendo<br />

a causa di tutti gli automatismi<br />

che oggi ci sono in topografia.<br />

A questo punto, attribuita la<br />

corretta proiezione al nostro<br />

progetto, vedremo su layers opportunamente<br />

separati il rilievo<br />

collimato sui PF o sui PSR, i<br />

PF desunti dalla TAF o i PF/<br />

PSR desunti da file di testo e<br />

l'eventuale estratto di mappa digitale.<br />

Questa visione globale ci<br />

permetterà, anche graficamente,<br />

di apprezzare la bontà dei PF e<br />

delle loro coordinate.<br />

Continuando sulla questione<br />

PF, non dimentichiamoci che<br />

il sistema introdotto a partire<br />

dalla Circolare n.2/88 ha il suo<br />

"zoccolo duro" nel collaudo<br />

del Tipo (di Frazionamento o<br />

Mappale) attraverso le misurate<br />

presenti nell'archivio dell'Agenzia<br />

e NON nelle coordinate<br />

dei PF le quali che vengono<br />

solamente usate nel processo di<br />

rototraslazione. Purtroppo però,<br />

molto spesso le coordinate dei<br />

PF presenti sulla TAF sono affette<br />

da errori e questi, in fase<br />

di elaborazione fanno si che il<br />

rilievo venga proiettato in posizione<br />

distante anche rispetto<br />

a quella corretta sia in PreGeo<br />

che in QGIS.<br />

Il plug-in topog4qgis si rileva<br />

quindi utile anche a controllare<br />

la distorsione cartografica,<br />

infatti se utilizzato durante il<br />

rilievo in campo si avrà anche la<br />

possibilità di valutare la qualità<br />

dei PF collimati e eventualmente<br />

decidere di usarne degli altri<br />

senza dover necessariamente<br />

tornare una seconda volta sul<br />

posto (che magari si trova lontano<br />

centinaia di chilometri<br />

da casa), con lo stesso criterio<br />

si ha la possibilità di scegliere<br />

in itinere punti vertice o punti<br />

direzione da collimare in fase di<br />

rilievo come punti di aggancio<br />

per il successivo adattamento<br />

cartografico durante la stesura<br />

della proposta cartografica che<br />

avverrà in PreGeo.<br />

Il limite di topog4qgis nella<br />

sua attuale versione (0.3.7) è<br />

quello non gestire la rototraslazione<br />

in presenza di PF riferiti<br />

ad origini tra loro diverse ma<br />

si potrà comunque proiettare<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


REPORT<br />

il rilievo su cartografia georeferita<br />

in WSG84 qualora<br />

nel libretto “.dat” PreGeo sia<br />

presente una baseline gps/gnss<br />

valida. L'informazione sulla<br />

baseline gps/gnss potrà essere<br />

utilizzata ai fini del calcolo richiamando<br />

l'apposita funzione<br />

di proiezione presente del menu<br />

"Elaborazione".<br />

Conclusioni<br />

Al momento topog4qgis viene<br />

utilizzato anche in contesti<br />

diversi e con finalità diverse da<br />

quelle per cui è stato pensato<br />

dagli autori, viene infatti usato,<br />

in via sperimentale, dall’unità<br />

patrimonio edilizio di una società<br />

operante nel settore energetico<br />

per raccogliere in unico<br />

database geografico gli aggiornamenti<br />

cartografici, aventi ad<br />

oggetto l’inserimento in mappa<br />

dei propri fabbricati eseguiti<br />

con procedura PreGeo.<br />

Il plug-in viene anche utilizzato,<br />

sempre in via sperimentale,<br />

da alcuni uffici tecnici comunali<br />

per la verifica dei Tipi di<br />

Frazionamento depositati in via<br />

telematica ai sensi dell’art.30<br />

co.5 del D.P.R. 380/01. Per<br />

questo utilizzo topog4qgis è<br />

riuscito a rispondere alla necessità<br />

di visualizzare la particella<br />

oggetto di frazionamento sulla<br />

base cartografica (prescrittiva e<br />

gestionale) in possesso dell’Amministrazione.<br />

I due utilizzi “alternativi” sopra<br />

descritti denotano la versatilità<br />

del plug-in anche in conseguenza<br />

dei sempre più disponibili<br />

dataset cartografici e lasciano<br />

sperare che nel suo ciclo di<br />

vita,il software, possa beneficiaredi<br />

contributi di diversa<br />

natura.<br />

Ad oggi topog4qgis viene sviluppato<br />

e testato su base completamente<br />

gratuita volontaria, il<br />

suo punto di forza è certamente<br />

la licenza FOSS con cui viene<br />

pubblicato il software e il codice<br />

sorgente, questo ne ha permesso<br />

infatti la rinascita a distanza di<br />

sette anni dall'ultima versione<br />

pubblicata dall'Architetto<br />

Giuliano Curti. Inoltre la gratuità<br />

del plug-in ha dato luogo alla<br />

spontanea costituzione di una<br />

comunità di utilizzatori, composta<br />

in gran parte da Geometri,<br />

i quali comunicano allo sviluppatore<br />

input utili allo studio e<br />

all'implementazione di nuove<br />

funzionalità.<br />

Proprio dai feedback ricevuti<br />

dalla comunità è nata una funzionalità<br />

a partire dalla versione<br />

0.3.6, si tratta di uno strumento<br />

utile per lo studio preliminare<br />

dei Punti Fiduciali oggetto di rilievo<br />

introducendo la possibilità<br />

di importare su QGIS il file TAF<br />

direttamente dal menu File.<br />

Una volta scelto l'archivio provinciale,<br />

in formato TAF, presente<br />

sul nostro PC, una finestra<br />

ci mostrerà l'elenco dei comuni<br />

presenti al suo interno. Scelto il<br />

comune da importare in QGIS<br />

basterà cliccare su "Crea layer<br />

con il Comune selezionato" per<br />

avere un layer di punti dove ogni<br />

PF completo di monografia sarà<br />

individuato graficamente con un<br />

triangolo verde.<br />

Possiamo inoltre indicare a<br />

topog4qgis di creare un layer<br />

contenente solamente i PF privi<br />

di monografia e questi verranno<br />

graficamente individuati<br />

con un triangolo rosso e con<br />

gli "Strumenti di Geometria"<br />

disponibili in QGIS possiamo<br />

a questo collegare i punti con<br />

il metodo di Delaunay così da<br />

avere l'evidenza dei PF c.d. "di<br />

primo perimetro" (definizione<br />

contenuta nella già citata<br />

Circolare n.2/1988) rispetto alla<br />

nostra area oggetto di rilievo.<br />

E qualora fossimo già in possesso<br />

dell'estratto di mappa<br />

digitale (non sempre nella disponibilità<br />

del tecnico prima<br />

del rilievo) possiamo importarlo<br />

per avere l'evidenza dei PF senza<br />

monografia o con coordinate<br />

cartografiche diverse da quelle<br />

presenti nella TAF.<br />

Risulta utile ricordare che<br />

già dalle ultime versioni di<br />

topog4qgis il file relativo all'estratto<br />

di mappa digitale può<br />

essere importato dal menu<br />

Funzioni e gli eventuali PF con<br />

coordinate cartografiche diverse<br />

da quelle presenti in TAF<br />

verranno automaticamente<br />

rappresentati con un triangolo<br />

di colore viola. Questo tipo di<br />

verifica preliminare eviterà il<br />

Fig. 6 - Immagine relativa ad un caso pratico, dove uno dei PF era privo di monografia e con coordinate cartografiche<br />

diverse da quelle contenute nella TAF e quindi l'oggetto del rilievo risultava negativamente influenzato<br />

dal PF errato. Il risultato è stato ottenuto utilizzando la funzionalità per il trattamento dell'archivio TAF<br />

e attraverso gli "Strumenti di Geometria" disponibili in QGIS con cui si sono generati i triangoli fiduciali.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 37


REPORT<br />

problema dello scarto automatico<br />

del libretto delle misure da<br />

parte del sistema informatico in<br />

uso presso l'AdE - Territorio per<br />

"PF di primo perimetro fuori<br />

dal rilievo".<br />

L'augurio che vogliamo fare a<br />

topog4qgis è quello di continuare<br />

ad essere scaricato e utilizzato<br />

(soprattutto dai giovani),<br />

studiato e ulteriormente sviluppato<br />

da appassionati come noi<br />

alla materia topografica, cartografica<br />

e catastale. Appassionati<br />

che come noi sposano l'idea che<br />

la condivisione della conoscenza<br />

e la presenza di applicazioni<br />

gratuite e open source siano<br />

un volano utile per tutti quei<br />

giovani che si avvicinano alla<br />

professione ma che desistono<br />

perché scoraggiati dall'alto costo<br />

dei software e delle attrezzature<br />

topografiche.<br />

RIFERIMENTI<br />

Pagina ufficiale sul repository QGis -> https://plugins.qgis.org/plugins/topog4qgis/<br />

Blog ufficiale - > https://topog4qgis.wordpress.com/<br />

PAROLE CHIAVE<br />

catasto; pregeo; qgis; rototraslazione; Open Source<br />

minimi quadrati<br />

ABSTRACT<br />

topog4qgis is a QGis 3 plugin for the italian cadastre update procedure (PreGeo)<br />

that allowing the user to manage classical surveys and gps or points list (.csv files).<br />

Least mean square method georeferencing the survey in an absolute official geographic<br />

space is allowed by measuring, during surveys, the trigonometrical points<br />

and by using the official map from the cadastre database (.edm files) or by reading<br />

the trigonometricals table (.taf files). Surveying of delimiting lines (e.g. between<br />

particles, or delimiting a building) is correctly interpreted by the plugin.<br />

Please note that this plugin is mainly related to datas provided by the italian<br />

surveying agency (former Agenzia del Territorio is now Agenzia delle Entrate), and<br />

its use is then strictly limited to the italian country but use of points lists (.csv files)<br />

allows to use for other country with the same cadastre cartografy system.<br />

Autore<br />

Marco Lombardi,<br />

marco.lombardi.rm@gmail.com<br />

Architetto<br />

Gianluca Beccaria<br />

geom.beccaria@gmail.com<br />

Geometra<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


REPORT<br />

Tecniche di rilievo integrato<br />

per processi Scan-to-BIM<br />

di Mauro Lo Brutto<br />

Utilizzo del processo HBIM<br />

(Historic o Heritage - Building<br />

Information Modeling)<br />

applicato a edifici di valore<br />

storico e architettonico,<br />

combinato con l’approccio<br />

Scan-to-BIM attraverso<br />

l’esecuzione di moderne<br />

tecniche di rilievo integrato<br />

3D nel caso di studio della<br />

“Real Cantina Borbonica" di<br />

Partinico (PA).<br />

Fig. 1 - Facciata principale della "Real Cantina Borbonica".<br />

Negli ultimi anni, l'innovazione<br />

tecnologica<br />

per la pianificazione,<br />

la gestione e la conservazione<br />

degli edifici è stata notevolmente<br />

potenziata dall'approccio<br />

BIM (Building Information<br />

Modeling). Come è noto il BIM<br />

è usato per definire un processo<br />

collaborativo per la realizzazione<br />

e la gestione di un edificio o di<br />

una infrastruttura durante il suo<br />

intero ciclo di vita, dalla pianificazione<br />

alla demolizione. Il BIM<br />

è stato originariamente sviluppato<br />

come un processo per il settore<br />

delle nuove costruzioni, ma in<br />

considerazione dei notevoli benefici<br />

per i settori dell'architettura,<br />

dell'ingegneria e delle costruzioni<br />

(Architectural, Engineering and<br />

Construction - AEC) il suo impiego<br />

è stato esteso con successo<br />

anche per gli edifici esistenti,<br />

specialmente per quelli storici.<br />

Quando il processo BIM è applicato<br />

a edifici di valore storico<br />

e architettonico viene in genere<br />

definito con l’acronimo HBIM<br />

(Historic o Heritage - Building<br />

Information Modeling).<br />

Per lo sviluppo di un HBIM è<br />

però necessario far precedere la<br />

fase di modellazione parametrica,<br />

tipica del processo BIM, da un<br />

rilievo 3D per acquisire tutti i<br />

dati geometrici utili alla produzione<br />

del modello tridimensionale<br />

as-built dell'edificio stesso<br />

(Murphy et al., 2017). Questo<br />

approccio è chiamato Scan-to-<br />

BIM e prevede l'utilizzo di moderne<br />

tecniche di rilievo 3D (laser<br />

scanner e/o fotogrammetria)<br />

che permettono la generazione<br />

di nuvole di punti utilizzate per<br />

la successiva fase di modellazione<br />

parametrica (Wang et al, 2019).<br />

L’approccio Scan-to-BIM (cioè<br />

il processo di creazione di un<br />

modello informativo parametrico<br />

dell'edificio da una nuvola di<br />

punti) è una delle maggiori sfide<br />

nello sviluppo dell'HBIM che<br />

può però presentare alcune difficoltà<br />

dovute sia alla fase di rilievo<br />

3D che alla fase di modellazione<br />

parametrica. Le dimensioni e la<br />

complessità architettonica dell'edificio,<br />

così come la situazione<br />

logistica, spesso condizionano<br />

il rilievo 3D; le forme degli elementi<br />

architettonici delle architetture<br />

storiche, più particolari<br />

rispetto a quelle dell’architettura<br />

moderna, e la conseguente<br />

mancanza di appropriati oggetti<br />

parametrici o "famiglie" nella<br />

libreria del software BIM potrebbero<br />

rendere la modellazione<br />

parametrica molto più difficile o<br />

addirittura impossibile.<br />

Per l'acquisizione dei dati 3D,<br />

l'integrazione di diverse tecniche<br />

e l’utilizzo di diverse "strategie"<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


REPORT<br />

di rilievo sono spesso essenziali<br />

per superare le difficoltà logistiche,<br />

soprattutto quando gli<br />

oggetti da rilevare sono edifici<br />

complessi o si trovano in luoghi<br />

dove è difficile operare (per<br />

esempio all’interno dei centri<br />

storici). In genere, una delle<br />

strategie di rilievo più utilizzate<br />

prevede che l'acquisizione dei<br />

dati 3D dell'interno dell'edificio<br />

possa essere effettuata tramite un<br />

rilievo laser scanner mentre i dati<br />

dell'esterno vengano ricavati con<br />

rilievi laser scanner e/o fotogrammetrici<br />

soprattutto tramite UAS<br />

(Unmanned Aircraft Systems)<br />

(Rocha et al., 2020).<br />

Uno dei problemi più comuni<br />

nell'acquisizione dei dati durante<br />

un processo Scan-to-BIM è<br />

comunque quello di collegare i<br />

rilievi effettuati all'interno con<br />

quelli all'esterno dell'edificio, soprattutto<br />

in tutti quei casi in cui<br />

le aperture o i passaggi tra interno<br />

ed esterno sono molto limitati<br />

(Murtiyoso e Grussenmeyer,<br />

2018). La corretta unione delle<br />

nuvole di punti generate per<br />

l'interno con quelle ottenute<br />

per l'esterno è un passo molto<br />

importante per garantire l’esatta<br />

ricostruzione della geometria<br />

complessiva dell'edificio.<br />

Per verificare approcci basati<br />

sull'integrazione di diverse tecniche<br />

di rilievo (topografia, fotogrammetria<br />

e laser scanning)<br />

che migliorino la fase di acquisizione<br />

dei dati nel processo<br />

Scan-to-BIM è stato sperimentato<br />

un metodo di rilievo basato<br />

esclusivamente su un vincolo<br />

topografico per unire nello stesso<br />

sistema di riferimento tutti i<br />

dati acquisiti (nuvole di punti<br />

laser scanner, nuvole di punti<br />

fotogrammetriche). Questo<br />

metodo è stato applicato per<br />

realizzare il modello parametrico<br />

HBIM della “Real Cantina<br />

Borbonica” di Partinico in provincia<br />

di Palermo.<br />

La "Real Cantina Borbonica"<br />

di Partinico costruita per ordine<br />

del re Ferdinando I di<br />

Borbone tra il 1800 e il 1802<br />

rappresenta un singolare esempio<br />

dell'architettura industriale<br />

avanzata dell'epoca. L’edificio<br />

ha una pianta rettangolare di<br />

circa 1000 m2 (circa 36 metri<br />

in lunghezza per 26 m in larghezza)<br />

ed è composto da un<br />

corpo principale più una parte<br />

secondaria (sul lato sud-est)<br />

che era pre-esistente rispetto al<br />

corpo principale. Il corpo principale<br />

dell’edificio è diviso in<br />

tre navate sostenute da pilastri e<br />

archi. La navata destra e quella<br />

centrale sono aperte (Fig. 1),<br />

mentre la navata sinistra è stata<br />

chiusa con un muro.<br />

L'acquisizione dei dati è stata<br />

pianificata eseguendo un rilievo<br />

topografico finalizzato a misurare<br />

una poligonale topografica<br />

chiusa all’esterno dell'edificio,<br />

un rilievo laser scanning per<br />

acquisire una nuvola di punti<br />

degli ambienti interni e un rilievo<br />

fotogrammetrico da UAS<br />

per ottenere una nuvola di<br />

punti delle parti esterne dell'edificio.<br />

Il risultato del rilievo<br />

doveva essere una nuvola di<br />

punti unica dell’intero edificio<br />

con una risoluzione inferiore<br />

ad 1 centimetro e utilizzabile<br />

per le successive operazioni di<br />

Fig. 3 – Fasi del rilievo laser scanner all’esterno e all’interno dell’edificio.<br />

Fig. 2 - Interno della "Real Cantina Borbonica".<br />

modellazione. L'aspetto più critico<br />

del rilievo era rappresentato<br />

dal collegamento tra l'ambiente<br />

interno e quello esterno. Questo<br />

collegamento poteva essere fatto<br />

solo attraverso i due ingressi nella<br />

facciata principale (Fig. 2).<br />

La poligonale topografica esterna,<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 41


REPORT<br />

Fig. 4 - Schema della poligonale topografica esterna (in rosso) e della poligonale<br />

laser scanner (in giallo).<br />

misurata con una stazione totale,<br />

era composta da 12 vertici ed è<br />

stata calcolata in un sistema di riferimento<br />

locale ottenendo scarti<br />

quadratici medi delle coordinate<br />

nell’ordine di qualche millimetro<br />

sia in planimetria che in quota.<br />

La poligonale topografica è stata<br />

utilizzata per definire un sistema<br />

di riferimento comune per tutti<br />

i dati e per misurare i Ground<br />

Control Points (GCPs) e i Check<br />

Points (CPs) per il rilievo fotogrammetrico.<br />

Fig. 5 - Schema di prese per il rilievo fotogrammetrico da UAS.<br />

Il rilievo laser scanner è stato<br />

eseguito con uno strumento<br />

Topcon GLS-2000; sfruttando<br />

l'approccio topografico per la<br />

registrazione delle scansioni disponibile<br />

con questo strumento,<br />

il rilievo laser scanner è stato<br />

eseguito in modo tale che tutti i<br />

punti di scansione fossero collegati<br />

per formare una poligonale<br />

topografica interna all’edificio<br />

(Fig. 3). La poligonale laser scanner<br />

è stata realizzata imponendo<br />

che due punti di scansione<br />

fossero posizionati all'esterno<br />

dell'edificio in corrispondenza<br />

di due vertici della poligonale<br />

topografica (il primo vertice della<br />

poligonale e il punto di orientamento<br />

della poligonale) (Fig. 4).<br />

Le scansioni sono state quindi<br />

registrate automaticamente in<br />

fase di acquisizione. Questo<br />

metodo consente di utilizzare il<br />

laser scanner come strumento<br />

topografico e ha il vantaggio di<br />

permettere il collegamento di<br />

scansioni senza elevate percentuali<br />

di aree comuni. L'approccio<br />

topografico nella registrazione<br />

delle scansioni laser rappresenta<br />

un metodo particolarmente utile<br />

per superare i problemi di allineamento<br />

tra le scansioni all'interno<br />

e all'esterno degli edifici.<br />

Inoltre, consente anche di avere<br />

tutti i dati laser scanner già in<br />

fase di acquisizione nello stesso<br />

sistema di riferimento topografico<br />

utilizzato per le altre tecniche<br />

di misura (rilievo topografico e<br />

fotogrammetrico).<br />

Per completare il rilievo 3D della<br />

"Real Cantina Borbonica", è stato<br />

necessario eseguire le acquisizioni<br />

laser scanner anche del lato<br />

sud-est. Questo è composto da<br />

diverse stanze al piano terra non<br />

accessibili dalla sala principale e<br />

da un portico esterno superiore.<br />

L'acquisizione dei dati di questi<br />

spazi è stata effettuata con un<br />

laser scanner Faro Focus 120 S<br />

applicando la tipica metodologia<br />

di scansione laser (diverse scansioni<br />

con un'alta percentuale di<br />

sovrapposizione per garantire una<br />

corretta registrazione).<br />

L'elaborazione e l'allineamento<br />

delle scansioni acquisite con il<br />

laser scanner GLS-2000 sono<br />

stati eseguiti con il software<br />

MAGNET Collage di Topcon.<br />

Con questo software, è stato possibile<br />

gestire i dati della poligonale<br />

laser scanner correggendo i<br />

piccoli errori di allineamento che<br />

si erano verificati durante l'acquisizione.<br />

Inoltre, è stato anche<br />

possibile eseguire l’allineamento<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


REPORT<br />

tramite procedure automatiche<br />

delle nuvole di punti non direttamente<br />

collegate alla poligonale<br />

laser scanner.<br />

Il rilievo fotogrammetrico è stato<br />

effettuato utilizzando un UAS<br />

per rilevare tutte le parti esterne<br />

dell'edificio. Per l'acquisizione<br />

delle immagini è stato utilizzato<br />

un multirotore ultraleggero, che<br />

ha permesso di sorvolare le aree<br />

di studio superando le restrizioni<br />

imposte dai regolamenti ENAC.<br />

Sono state utilizzate diverse configurazioni<br />

di presa per rilevare il<br />

tetto e le facciate: un volo nadirale<br />

per il tetto, due voli circolari<br />

con prese oblique per il tetto e le<br />

facciate, e voli con una vista parallela<br />

delle facciate (Fig. 5).<br />

Il rilievo ha permesso di ottenere<br />

una nuvola di punti complessiva<br />

dell'edificio a partire da due<br />

nuvole di punti perfettamente<br />

sovrapponibili; una dell'interno<br />

ottenuta dal rilievo laser scanner<br />

e una dell'esterno ottenuta dal rilievo<br />

UAS (Fig. 6). Le due nuvole<br />

di punti sono state sovrapposte<br />

e unite semplicemente in base<br />

alle loro coordinate. I controlli e<br />

le verifiche eseguite sulla nuvola<br />

di punti complessiva (soprattutto<br />

lungo sezioni orizzontali e verticali)<br />

non ha evidenziato anomalie<br />

o discordanze dal punto di<br />

vista geometrico, confermando la<br />

bontà dell’approccio adoperato.<br />

La nuvola di punti finale è stata<br />

quindi utilizzata per la modellazione<br />

parametrica in ambiente<br />

BIM utilizzando il software Revit<br />

di Autodesk. Ogni elemento<br />

architettonico dell'edificio è<br />

stato ricostruito come elemento<br />

parametrico usando le informazioni<br />

della nuvola di punti. La<br />

modellazione parametrica degli<br />

elementi architettonici non è<br />

risultata così semplice poiché<br />

molti elementi avevano spesso<br />

forme uniche che le tipiche<br />

librerie BIM non includono.<br />

Per questo motivo, sono state<br />

create nuove famiglie per alcuni<br />

elementi architettonici come<br />

porte, finestre e volte. Il prodotto<br />

finale è rappresentato dal modello<br />

parametrico HBIM della<br />

Real Cantina Borbonica (Fig.<br />

7). Questo modello costituisce<br />

la base geometrica per qualsiasi<br />

futuro intervento di manutenzione<br />

e restauro dell’edificio che<br />

può essere progettato e gestito in<br />

ambiente HBIM.<br />

Fig. 6 - Sovrapposizione delle due nuvole di punti relative all’interno<br />

e all’esterno dell’edificio per ottenere la nuvola di punti<br />

complessiva.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Lo Brutto, M., Iuculano, E., and Lo Giudice, P.:<br />

INTEGRATING TOPOGRAPHIC,<br />

PHOTOGRAMMETRIC AND LASER SCANNING<br />

TECHNIQUES FOR A SCAN-TO-BIM PROCESS,<br />

Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf.<br />

Sci., XLIII-B2-<strong>2021</strong>, 883–890, https://doi.org/10.5194/<br />

isprs-archives-XLIII-B2-<strong>2021</strong>-883-<strong>2021</strong>, <strong>2021</strong><br />

Murphy, M., Corns, A., Cahill, J., Eliashvili, K.,<br />

Chenau, A., Pybus, C., Shaw, R., Devlin, G., Deevy, A.,<br />

and Truong-Hong, L., 2017. Developing historic build-ing<br />

information modelling guidelines and procedures for<br />

architectural heritage in Ireland. Int. Arch. Photogramm.<br />

Remote Sens. Spatial Inf. Sci., XLII-2/W5, 539–546.<br />

Murtiyoso, A., Grussenmeyer, P., 2018. Comparison and<br />

assessment of 3D registration approaches of point clouds in<br />

the case of exterior and interior heritage building recording.<br />

Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial<br />

Inf. Sci., XLII-2, 745–751.<br />

Rocha, G., Mateus, L., Fernández, J., Ferreira, V., 2020. A<br />

Scan-to-BIM Methodology Applied to Heritage<br />

Buildings. Heritage, 3(1), 47-67.<br />

Wang, Q., Guo, J., Kim, M.-K., 2019. An Application<br />

Oriented Scan-to-BIM Framework. Remote Sensing,<br />

11(3), 365, 2-27.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Laser scanner; UAV; Point cloud;<br />

3D modeling; HBIM; Scan-to-BIM<br />

ABSTRACT<br />

The preservation of historic buildings can often be particularly<br />

difficult due to the lack of detailed information<br />

about architectural features, construction details, etc.<br />

However, in recent years considerable technological innovation<br />

in the field of Architecture, Engineering, and<br />

Construction (AEC) has been achieved by the Building<br />

Information Modeling (BIM) process. In this case, it is more<br />

properly referred to as Historic - or Heritage - Building<br />

Information Modeling (HBIM). In the HBIM process, it is<br />

essential to precede the parametric modeling phase of the<br />

building with a detailed 3D survey that al-lows the<br />

acquisition of all geometric information. This<br />

methodology,called Scan-to-BIM, involves the use of 3D<br />

survey techniques to produce point clouds as a geometric<br />

“database” for parametric modeling.<br />

The “Real Cantina Borbonica" (Cellar of Royal House of<br />

Bourbon) in Partinico (Sicily, Italy) was chosen as a case<br />

study. The work has allowed achieving the HBIM of the<br />

"Real Cantina Borbonica" and testing an approach based<br />

exclusively on a topographic constraint to merge in the same<br />

reference system all the survey data (laser scan-ner and<br />

photogrammetric point clouds).<br />

Fig. 7 - Spaccato assonometrico del modello parametrico.<br />

AUTORE<br />

Mauro Lo Brutto,<br />

mauro.lobrutto@unipa.it<br />

Dipartimento di Ingegneria, Università di Palermo<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 43


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su tutti i 170 gradi di swath? È possibile, grazie al<br />

trasduttore specifico per le alte frequenze installato nei<br />

nuovissimi Reson T-51. Come sono necessari altoparlanti<br />

diversi per basse e alte frequenze per riprodurre la<br />

musica, anche l'acustica subacquea segue le stesse regole.<br />

Reson non si è limitata a far cantare in falsetto un baritono,<br />

ma ha dato una nuova voce al suo già completo T-50<br />

aggiungendo un array specifico per le alte frequenze.<br />

Risultato?<br />

• Risoluzione e definizione a livelli mai visti<br />

• Copertura di 170° disponibile su tutte le frequenze,<br />

anche a 800kHz.<br />

• Dati puliti e definiti pronti all'uso con tempi di elaborazione<br />

ridotti.<br />

• Comandi sonar autonomi gestiti da Intelligenza<br />

Artificiale: tutto più facile.<br />

• Tre anni di garanzia standard per la massima tranquillità.<br />

• Reson e Codevintec ancora una volta leader negli ecoscandagli<br />

multibeam.<br />

Oltre alle rivoluzionarie prestazioni a 800kHz, il SeaBat<br />

T51-R è dotato anche di una gamma flessibile di frequenza<br />

inferiore a 350-430kHz, destinata a quei rilievi<br />

in cui sono richieste prestazioni a più ampio raggio,<br />

offrendo una soluzione veramente flessibile per tutte le<br />

occasioni.<br />

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esclusiva di SeaBat, forniscono dati affidabili e un<br />

funzionamento del sonar veramente a mani libere, consentendo<br />

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MERCATO<br />

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TOPOGRAFICO CON GNSS È QUI<br />

“Il rilievo topografico è un’operazione piuttosto facile<br />

per un topografo!” Detto a parole può sembrare un<br />

lavoro piuttosto semplice ma la realtà dei fatti è ben<br />

diversa, e molti professionisti del settore lo possono<br />

confermare! Oltre al tempo da dedicare alle operazioni<br />

comuni, come il montaggio della strumentazione<br />

e il rilievo in sé, ci sono da considerare anche i problemi<br />

che si possono verificare in corso d’opera, la<br />

connessione tentennante dell’antenna alla rete, se si<br />

lavora, ad esempio, con il solo Rover e il corretto funzionamento<br />

degli strumenti.<br />

Avere un buon GPS è sicuramente la base di partenza<br />

per effettuare un rilievo topografico ad-hoc ma il vero<br />

protagonista nei rilievi, oltre al topografo, è l’applicativo<br />

utilizzato per il rilievo/tracciamento dei punti.<br />

Stonex, Emlid, Tersus, Geomax, Kolida; non importa<br />

quale sia la marca del GPS, chi fa la differenza è l’applicazione<br />

da campo che si utilizza.<br />

Avere piena libertà nella gestione delle operazioni permette<br />

al topografo, di avere tutto sotto controllo e al<br />

GPS, di diventare un potente strumento di rilievo.<br />

TPad è un applicativo topografico per Android, capace<br />

di adattarsi ai dispositivi GNSS con protocollo<br />

NMEA, garantendo massima precisione nei rilievi. È<br />

possibile, infatti, gestire strumenti topografici di marche<br />

diverse tramite connessione WiFi e Bluetooth.<br />

Finalmente è possibile dire addio ai vecchi palmari, ai<br />

tablet Windows, ai software obsoleti e complicatissimi!<br />

Con TPad, tutto quello di cui si ha bisogno, lo si<br />

trova direttamente sul proprio cellulare o tablet.<br />

Dotato di tantissime funzionalità, TPad regala forti<br />

emozioni!<br />

Progettato su misura del topografo, ad ogni punto inserito,<br />

è possibile associare codici e descrizioni, fotografie<br />

o addirittura video; in questo modo, si è sicuri<br />

di non dimenticare niente anche se si elabora il rilievo<br />

dopo tanto tempo.<br />

Nel caso in cui il punto da rilevare fosse uno spigolo<br />

di fabbricato o un punto nascosto, utilizzando il comando<br />

“Punto per intersezione”, TPad potrà calcolare<br />

l’esatta posizione del punto grazie alla classica intersezione<br />

in avanti (mediante due ausiliari).<br />

Per scoprire tutte le funzionalità su TPad, visita il sito<br />

Strumenti Topografici a questo link (https://www.<br />

strumentitopografici.it/tpad/).<br />

È possibile provare l’app topografica, scaricandola<br />

gratis da Google Play Store su un cellulare o tablet<br />

Android.<br />

C’è vita nel nostro mondo.<br />

Trasformazione e pubblicazione di dati<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2021</strong> 45


TERRA E SPAZIO<br />

La navigazione<br />

astronomica è<br />

sempre attuale<br />

di Marco Lisi<br />

La navigazione astronomica è<br />

quella basata sull’osservazione<br />

di corpi celesti (stelle, pianeti,<br />

sole e luna), ovviamente quando<br />

visibili.<br />

Parlare di navigazione<br />

astronomica, in un’epoca<br />

di diffusione capillare delle<br />

più moderne tecnologie, in<br />

particolare quelle basate<br />

sulle costellazioni globali<br />

di satelliti (GPS, GLONASS,<br />

Galileo e Beidou) può sembrare<br />

anacronistico e poco utile.<br />

Prenderemo il discorso molto<br />

alla lontana, raccontando una<br />

storia di guerra molto triste,<br />

ma al contempo estremamente<br />

educativa, quella di un<br />

bombardiere della US Air Force<br />

B24D Liberator, soprannominato<br />

“Lady be good” dal suo<br />

Siamo nell’aprile del<br />

1943 e il “Lady be<br />

good”, partito da una<br />

base vicino a Bengasi in Libia,<br />

era di ritorno da una missione<br />

di bombardamento su Napoli,<br />

con il suo equipaggio di nove<br />

uomini, fra i quali due piloti<br />

ed un navigatore.<br />

Qui è necessaria una prima<br />

precisazione: erano tempi di<br />

guerra, la richiesta di nuovi<br />

aviatori era pressante ed i corsi<br />

di formazione erano stati<br />

ridotti al minimo indispensabile,<br />

per esempio, non sempre<br />

includevano l’utilizzo di strumenti,<br />

quali il sestante, per la<br />

navigazione astronomica.<br />

La navigazione astronomica<br />

con il sestante veniva utilizzata<br />

sui bombardieri di lungo raggio,<br />

quali le famose “fortezze<br />

volanti” (figura 1).<br />

Sui bombardieri di corto e<br />

medio raggio il metodo di<br />

navigazione utilizzato era<br />

esclusivamente quello della<br />

“navigazione stimata” (“dead<br />

reckoning”), basato sulla registrazione<br />

quanto più accurata<br />

possibile della direzione, della<br />

velocità e dell’ora sul libro di<br />

bordo, eseguita dal navigatore.<br />

L’aereo in questione era anche<br />

dotato di un rudimentale sistema<br />

di radionavigazione che,<br />

attraverso un’antenna direzionale,<br />

era in grado di rilevare<br />

la posizione relativamente<br />

equipaggio.<br />

Fig. 1 - La cupola (“astrodome”) sulla fusoliera del Boeing B-17 “Flying Fortress”, utilizzata per le<br />

rilevazioni col sestante.<br />

46 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


TERRA E SPAZIO<br />

ad eventuali radiofari (“beacons”).<br />

Nella confusione della missione<br />

e, forse, per l’inesperienza<br />

e l’emozione del navigatore, il<br />

sistema di navigazione stimata<br />

andò a pallino e l’equipaggio<br />

si rese presto conto di essersi<br />

perso sulla via del ritorno: a<br />

parte la certezza di volare verso<br />

sud, non avevano più alcuna<br />

idea della loro latitudine e<br />

della distanza dalla base di<br />

partenza.<br />

Pensarono allora di ricorrere<br />

all’apparato di radionavigazione,<br />

orientandolo verso un<br />

radiofaro situato a Benina, sulla<br />

costa della Libia e vicino a<br />

Bengasi. Il rilevamento sembrò<br />

confermare che stavano procedendo<br />

nella giusta direzione,<br />

anche se la loro base continuava<br />

a non essere visibile ed il<br />

carburante cominciava a scarseggiare.<br />

Lo sfortunato equipaggio non<br />

aveva tenuto conto che l’antenna<br />

direzionale non era in<br />

grado di distinguere il senso di<br />

provenienza dei segnali del radiofaro,<br />

il quale non era in realtà<br />

a sud, ma a nord della loro<br />

posizione: avevano superato da<br />

tempo la costa libica, Bengasi<br />

e la loro base e si erano inconsapevolmente<br />

addentrati nel<br />

deserto.<br />

Aereo ed equipaggio furono<br />

dati per dispersi. Solo nel<br />

1958 un gruppo di geologi<br />

della British Petroleum (BP)<br />

ritrovò i rottami dell’aereo nel<br />

deserto ed i poveri resti dell’equipaggio<br />

(figura 2).<br />

Qualcuno potrebbe sicura-<br />

mente obiettare che oggigiorno<br />

una tragedia del genere non<br />

potrebbe ripetersi, dotati come<br />

siamo di ricevitori GNSS financo<br />

nei nostri smartphone.<br />

Sta però di fatto che nel 2015<br />

l’accademia della marina militare<br />

americana di Annapolis<br />

ha reintrodotto nei suoi corsi<br />

obbligatori quello di “celestial<br />

navigation”, eliminato alla<br />

fine degli anni ’90, sull’onda<br />

dell’entusiasmo<br />

derivante dal successo operativo<br />

del sistema GPS. I vertici<br />

militari statunitensi hanno<br />

giustificato la loro decisione<br />

molto semplicemente: senza<br />

GPS saremmo ciechi, abbiamo<br />

bisogno di un backup. Inoltre,<br />

di fronte ai sempre maggiori<br />

rischi di attacchi agli utenti<br />

GNSS, nella forma di “jamming”<br />

(segnali di disturbo) o<br />

di “spoofing” (segnali contraffatti),<br />

si fa notare che le stelle<br />

non si possono né oscurare né<br />

contraffare (anche se a volte<br />

non sono visibili).<br />

La navigazione astronomica è<br />

Fig. 3 - La statua di Flavio Gioia ad Amalfi e la “rosa dei venti”, da lui probabilmente introdotta<br />

come parte integrante della bussola.<br />

Fig. 2 - I resti<br />

del bombardiere<br />

“lady be<br />

good” ritrovati<br />

nel deserto<br />

libico nel<br />

1958.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 47


TERRA E SPAZIO<br />

Fig. 4 - Il sestante, strumento fondamentale per la<br />

rilevazione del cosiddetto “punto nave”.<br />

stata di fatto la più antica tecnica<br />

di navigazione ed è rimasta<br />

incontrastata per qualche<br />

migliaio di anni.<br />

I primi marinai seguivano la<br />

costa da vicino per evitare<br />

di perdersi in mare aperto.<br />

Quando i primi navigatori<br />

veleggiarono verso l’oceano,<br />

essi scoprirono di poter tracciare<br />

il loro percorso seguendo<br />

le stelle. Le stelle appaiono<br />

differenti da differenti luoghi<br />

della Terra, pertanto osservando<br />

le stelle i marinai traevano<br />

indicazioni sulla direzione<br />

da prendere. L’osservazione<br />

delle stelle è stato per secoli il<br />

metodo principale di navigazione.<br />

Gli antichi Fenici usarono<br />

la Stella Polare per navigare<br />

dall’Egitto a Creta e, secondo<br />

Omero, la dea Atena disse ad<br />

Ulisse di ”tenere la Grande<br />

Orsa (cioè il nord) sulla sua<br />

sinistra” durante il suo viaggio<br />

dall’isola di Calipso (probabilmente<br />

Gibilterra) verso Itaca.<br />

Sfortunatamente le stelle sono<br />

visibili solo di notte (e solo<br />

con il bel tempo).<br />

I più importanti sviluppi nella<br />

ricerca per il metodo ideale<br />

di navigazione furono segnati<br />

dall’invenzione della bussola<br />

magnetica e del sestante. L’ago<br />

di una bussola punta sempre<br />

verso nord (in realtà verso il<br />

nord “magnetico”), fornendo<br />

quindi a qualunque ora del<br />

giorno ed in qualsiasi condizione<br />

atmosferica la direzione<br />

nella quale si sta procedendo.<br />

L’origine della bussola è oscura<br />

ed incerta: alcuni dicono<br />

che essa sia un’invenzione dei<br />

cinesi, altri degli arabi o dei<br />

marinai amalfitani. È tuttavia<br />

Fig. 5 - I predecessori del sestante: in senso antiorario, kamal, astrolabio e quadrante.<br />

abbastanza certo che questo<br />

strumento apparve in Europa<br />

intorno all’anno mille e che<br />

prese la sua forma definitiva<br />

nel 1300, ad opera del (forse)<br />

mitico Flavio Gioia di Amalfi<br />

(“Prima dedit nautis usum<br />

magnetis Amalphis”) (figura<br />

3).<br />

Il sestante usa un sistema di<br />

specchi per misurare l’angolo<br />

esatto delle stelle, della luna e<br />

del sole sopra l’orizzonte (figura<br />

4).<br />

Esso è l’evoluzione di una<br />

serie di predecessori sempre<br />

più elaborati, dei quali il più<br />

famoso e diffuso fu l’astrolabio,<br />

del quale si avvalse,<br />

insieme alla bussola, lo stesso<br />

Cristoforo Colombo durante i<br />

suoi viaggi verso il continente<br />

americano (figura 5).<br />

All’inizio comunque era possibile<br />

determinare con il sestante<br />

solo la latitudine (cioè la<br />

posizione sulla Terra misurata<br />

a nord o a sud dell’Equatore).<br />

I marinai erano ancora<br />

incapaci di calcolare la loro<br />

longitudine (cioè la posizione<br />

sulla Terra a est o ovest di un<br />

meridiano di riferimento).<br />

Il problema della determinazione<br />

della longitudine in<br />

mare aperto appassionò per<br />

oltre due secoli le menti più illuminate<br />

d’Europa e fu risolto<br />

solo nel 1761 da un artigiano<br />

inglese autodidatta di nome<br />

John Harrison, che costruì<br />

uno speciale orologio meccanico<br />

da imbarcare a bordo delle<br />

navi, chiamato cronometro<br />

marino, in grado di perdere<br />

o guadagnare non più di un<br />

secondo al giorno (un’accu-<br />

48 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong>


TERRA E SPAZIO<br />

ratezza incredibile per quel<br />

tempo!). Ma questa è un’altra<br />

storia, anch’essa pienamente<br />

degna di essere raccontata, anche<br />

perché dimostra una volta<br />

di più, qualora fosse necessario,<br />

la stretta correlazione esistente<br />

fra misure di posizione<br />

e misure di tempo.<br />

Bussola, sestante e cronometro<br />

marino rimasero per altri due<br />

secoli gli strumenti fondamentali<br />

per la navigazione, fino a<br />

quando, all’inizio del ventesimo<br />

secolo, l’invenzione della<br />

radio ed i primi esperimenti<br />

di radionavigazione compiuti<br />

dallo stesso Marconi aprirono<br />

la strada ai sistemi di navigazione<br />

terrestri (quali il Loran)<br />

e, più recentemente, ai sistemi<br />

satellitari globali.<br />

Ma l’utilizzo delle osservazioni<br />

astronomiche per determinare<br />

la posizione non è mai stato<br />

completamente abbandonato.<br />

La navigazione dei missili<br />

intercontinentali e<br />

“cruise”, e quella dei<br />

satelliti artificiali,<br />

ad esempio, si basa,<br />

insieme ad altri sistemi<br />

(quali GNSS e<br />

piattaforme inerziali),<br />

sull’uso degli “star trackers”,<br />

strumenti ottici<br />

che utilizzano cortine<br />

di fotocellule o videocamere,<br />

associate a potenti processori<br />

e ad archivi delle stelle visibili,<br />

per riconoscere posizione ed<br />

anche assetto dei veicoli che li<br />

imbarcano (figura 6).<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Navigazione astronomica; navigazione<br />

stimata; timing; positioning; GNSS<br />

AUTORE<br />

Dott. ing. Marco Lisi<br />

ingmarcolisi@gmail.com<br />

Independent Consultant<br />

Aerospace & Defense<br />

Fig. 6 - “star<br />

tracker” utilizzato<br />

a bordo<br />

dei satelliti<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2021</strong> 49


AGENDA<br />

23-24 Marzo 2022<br />

Geo Connect Asia 2022<br />

Singapore<br />

https://www.<br />

geoconnectasia.com/<br />

27 – 29 Aprile 2022<br />

GISTAM<br />

gistam.scitevents.org/<br />

Online Streaming<br />

6 - 11 Giugno 2022<br />

XXIV ISPRS Congress<br />

Nice (France)<br />

www.geoforall.it/kyx8u<br />

16-18 Giugno 2022<br />

D-SITE Drones -<br />

Systems of Information<br />

on culTural hEritage<br />

Pavia (Italy)<br />

www.geoforall.it/kyw6u<br />

20-25 June 2022,<br />

Nessebar (Bulgaria)<br />

The 8th International<br />

Conference on<br />

Cartography and GIS<br />

www.geoforall.it/kywu9<br />

20-24 giugno 2022<br />

ASITA 2022 Conferenza<br />

Nazionale di Geomatica<br />

e Informazione<br />

Geografica<br />

Genova<br />

www.geoforall.it/kyfh6<br />

22-24 giugno 2022,<br />

Potsdam (Germania)<br />

- 12th EARSeL<br />

Workshop on Imaging<br />

Spectroscopy<br />

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