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SPIRITUALITA FRANCESCANA IN COSTIERA AMALFITANA di Gennaro Esposito

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Chiesa e l’attaccamento ai beni terreni da parte degli alti prelati, quali vescovi, cardinali ed abati. Egli finì

per trovare insoddisfacente la vita agiata che gli si preparava; altrettanto povere e scarne gli parvero anche

la religiosità della Chiesa e l’azione del Papato immischiato in continue lotte con l’Impero e con i grandi

feudatari. Francesco che, prese parte a numerose imprese militari, dopo un periodo di prigionia durante il

quale fu colpito da profonde crisi spirituali che lo portarono a rinunciare alle comodità garantite dalla sua

condizione sociale, decise di “dare una significativa svolta non solo alla sua vita ma all’Esistenza della

Chiesa Intera”. Recatosi in pellegrinaggio a Roma, sulla soglia della Basilica di S. PIETRO regalò ai poveri

tutte le sue ricchezze e ritornò come un mendicante ad Assisi, dove rinunciò solennemente ai beni della sua

famiglia. Il “poverello d’Assisi” dettò ai suoi discepoli una sola regola di vita monastica, tutta intessuta di

frasi evangeliche, prima approvata solo oralmente da Innocenzo III che la definì “troppo dura” e poi da

Papa Onorio III con la bolla Solet annuere del 29 novembre 1223. La regola, che esige innanzitutto l’assoluta

povertà e la rinuncia ad ogni bene terreno, era accompagnata da uno spirito religioso diverso da quello

allora prevalente. Per Francesco, infatti, il distacco da ogni bene materiale non significava una condanna

della terra come luogo di peccato e di prigionia dell’anima. La povertà è la purificazione che permette di

apprezzare ogni aspetto della natura: il sole, la luna, l’acqua, il vento, i fiori e i frutti, il fuoco come dicono le

parole del Cantico delle Creature.

L’amore del Santo verso tutte le creature, compresi gli animali, induce a pensare che la dottrina di

Francesco fosse nutrita di elementi basati su tradizioni anche lontane dal cristianesimo, con un’eco

orientaleggiante e fondate sulla convinzione che l’uomo sia FRATELLO delle piante, degli animali e di tutte

le altre componenti della Natura. Il gruppo di religiosi che si creò intorno a Francesco visse dapprima in

capanne intorno alla cappella della Porziuncola, situata all’interno della Chiesa di S. Maria degli Angeli in

Assisi, che era stata ceduta al santo dai benedettini di Monte Subasio. La comunità divenne ben presto

molto numerosa e molti furono i missionari inviati per l’Europa, che furono spesso scambiati per eretici

date le loro dottrine che all’epoca erano definite “rivoluzionarie”. Tuttavia, nonostante le difficoltà

incontrate, il programma di rinnovamento religioso di S. FRANCESCO non si confuse con quello dei

movimenti eretici, con cui sembrava avere in comune numerosi aspetti, perché l’ideale di purezza

evangelica del santo era sempre affiancato da un grande rispetto formale per le gerarchie ecclesiastiche.

Francesco volle propagare le sue idee; fu in Spagna e forse in Palestina ed Egitto, ivi cercò di convincere i

crociati che assediavano la città di Damietta a non usare violenza contro i musulmani. Si racconta che, non

avendo trovato ascolto presso i cristiani, iniziò a predicare agli infedeli, accolto con rispetto dal sultano Al-

Malik al-Kamil, nipote di Saladino. Ben presto all’interno dell’ordine francescano nacquero dissidi che

portarono il pio Francesco a ritirarsi sul Monte della Verna, abbandonando la predicazione.

“ Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama monte della Vernia, lo quale è molto solitario e

salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera

fare vita solitaria. S’egli ti piacesse, volentieri Io ti donerei a te e a’ tuoi compagni per salute dell'anima

mia.”

Conte Orlando di Chiusi

“Della causa perché questo Sacro Monte fu chiamato Laverna. Questo sacro Monte, per tradizione di

memoria antichissima si sa, e per molti Autori, che fu nominato Laverna per un Tempio di Laverna, Dea

gentilica di ladroni quivi edificato, e frequentato da molti crassatori e ladri che stavano dentro al folto bosco

che lo veste; e spesse, profonde ed orrende caverne e burroni, dove sicuri dimoravano per spogliare e

predare li viandanti...”

Padre Salvatore Vitale

Dopo aver rappresentato, nella notte di Natale del 1223 la Natività nel presepio, nel 1224, in ritiro alla

Verna, ricevette le stimmate. Tornato ad Assisi, ormai quasi totalmente cieco, sentendosi prossimo alla

morte, volle essere trasportato alla Porziuncola, ivi morì. Con insolita rapidità fu elevato agli onori

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