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SPIRITUALITA FRANCESCANA IN COSTIERA AMALFITANA di Gennaro Esposito

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sulla carità apostolica del Grande Eletto, possiamo giustamente affermare che l’orazione notturna e diurna

di P. Domenico era davvero il respiro ed il ristoro, la forza ed il conforto del Serafico Francescano. La sua

vita di contemplazione era particolarmente radiosa che, ben presto, attirò ad Amalfi molti religiosi decisi ad

entrare nella sua Scuola. La sua carità non ha, dunque, risparmiato nessuno come ha ribadito P. Felice

Autieri, frate minore conventuale attivo nella Città di Napoli, nel suo saggio “ Spiritualità e santità

francescana in Costiera tra XVII – XVIII secolo. Il Padre della Misericordia era solito prodigarsi per gli altri,

verso i quali nutriva un grande sentimento d’amore, che lo spingeva a bandire la parola “INDIFFERENZA 14 ”.

Infatti, il venerabile padre, passeggiando per le strade di Amalfi ed Atrani ivi trovava giocatori, era solito

prendersi le carte che lacerava o bruciava. Non ha dunque avuto paura di Andare Controcorrente, cercando

in tal modo di impedire il danno delle anime per i peccati che si commettono nel giocare. I giocatori,

confusi, se ne fuggivano senza pronunciar parola, perché lo stimavano un uomo santo. Molto significativo è

un monito del francescano, riportato da Antonio M. Di Monda in un suo saggio: “ Voi col vincere vincete

l’Inferno, e col perdere perdete Iddio ed il Paradiso”.Il Servo di Dio, pieno di zelo e fervore, riprendeva tutti

coloro che peccavano, trasgredendo anche una singola legge di Dio. Per avere una più limpida idea del

fenomeno Girardelli, bisogna rievocare la sua agonia, la sua morte ed, in particolar modo, i suoi funerali.

Dopo un lungo periodo di malattia, durante il quale venne continuamente visitato da Mons. Caravita, dal

Governatore e da tutta l’aristocrazia della città, giunse per l’amato padre l’ora del ricongiungimento a Dio.

Giungevano a chieder conforto bisognosi e diseredati di ogni specie, e lui, animato da un amore ardente e

disinteressato verso i poveri, li accoglieva con grande carità e compassione. Domenico, non possedendo

nulla per sé, chiedeva e otteneva tutto dai benestanti, che nutrivano nei suoi confronti infinito prestigio.

Quando le risorse morali sembravano innocue, si affidava ad astinenze e digiuni. Molto spesso, infatti, si “

toglieva di bocca il suo stesso cibo quotidiano” per destinarlo ai meno fortunati. Padre Girardelli, strumento

umano nelle mani di Dio, si donava al prossimo con consigli, con la Parola di Dio e con il perdono dei peccati

impartito in Nomine Domini. Aprendo i cuori alla speranza dei beni eterni, ammoniva santamente e parlava

con tale soavità che anche i più duri animi si riducevano a sincera penitenza. Si ricorreva a lui per essere

assistiti nelle malattie ed in punto di morte. Il francescano, con una interrotta opera di assistenza ai malati e

ai moribondi, con amore ed eroica dedizione, accorreva prontamente e allegramente ovunque era

chiamato. Dedicando l’intera sua vita ed ogni singolo secondo di essa a coloro che chiedevano aiuto,

disponeva i morituri ad abbracciare la morte, animandoli a sperare il Paradiso per mezzo del Corpo e del

Sangue del nostro Signore Gesù Cristo. Fra Domenico sembra un precursore di S. Pio da Pietrelcina, che

fece del suo confessionale un tribunale di misericordia e di fermezza, così come fu definito dall’Osservatore

Romano all’indomani della sua morte ed ascesa al cielo. Si rivolgevano a lui per porre fine alle inimicizie,

che scoppiavano molto frequentemente soprattutto tra le famiglie nobili. Capace di indurre e stabile la

Pace e l’Amore, il Servo di Dio si impegnava a togliere l’offesa a Dio non solo con le parole, ma con i fatti.

Ovunque metteva pace, placando odi e ire: la sua missione di pacificatore era così efficiente che sembrava

che lo Spirito Santo rendesse di fuoco le sue PAROLE. Molti furono i peccatori ricondotti sulla retta via per

sua mano. Tra essi ricordiamo Fra Domenico Bonito, nobile amalfitano e Cavaliere del Sovrano Ordine di

Malta, che manteneva la città inquieta con le sue bizzarrie. Dopo l’incontro con il Girardelli, il suo

atteggiamento mutò repentinamente e si inizia a trasmettere di lui l’immagine del Cavaliere Pacifico. Molte

donne, mosse dai consigli di P. Girardelli, abbandonarono il mondo e le sue vanità per vestirsi dell’abito

religioso del Terzo Ordine Francescano o di Gesuita. Alla sua scuola si progredì tanto nella bontà di vita e

nella regolare osservanza, sull’esempio del venerato Uomo di Dio, che, a detta del suo più illustre

discepolo, esigeva da se stesso la purità della regola. Padre Girardelli intraprese, dunque, con la forza della

parola e con il prestigio della sua santità, un’opera di profonda bonifica spirituale tesa ad eliminare veleni e

dissidi sociali, che poteva essere effettuata solo eliminando il peccato perché le guerre le ingiustizie e gli odi

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