SPIRITUALITA FRANCESCANA IN COSTIERA AMALFITANA di Gennaro Esposito
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la borghesia cittadina la critica nei riguardi del feudalesimo, fortemente gerarchizzato ed ineguale. Nello
stesso tempo gli ordini mendicanti, ed in particolar modo quello domenicano, furono parte integrante del
vivace risveglio dell’attività culturale dei centri urbani, al punto di dedicarsi anche all’insegnamento
universitario, al fine di contribuire in modo concreto ed attivo ad un sostanziale rinnovamento degli studi
filosofici e teologici.
Nei secoli X e XI, quando il territorio del Ducato si coprì di una fitta rete di cenobi, la Chiesa Amalfitana fu
spiccatamente monastica infatti il Monachesimo incise profondamente ed a lungo sulla vita religiosa degli
Amalfitani. Nello stato Medievale di Amalfi, per la larga ed intensa partecipazione dei cittadini di ogni ceto
sociale e per le straordinarie dimensioni assunte dal fenomeno monastico, la vita monacale, nel periodo del
suo massimo fulgore, si configurò come una vera e propria attività sociale ( o meglio per la società ), che
si estese oltre i confini del Ducato. Di istituti monastici creati dai mercanti amalfitani nelle colonie
meridionali ne sono documentati nelle fonti, come sottolineato dal Prof. Andrea Cerenza, uno a Teresino
nell’antica Lucania ed uno a Melfi, nell’attuale Basilicata. Successivamente nei secoli dell’alto Medioevo,
che si estende dall’anno 1000 fino al 1492, il fenomeno monastico amalfitano ed in particolare quello
benedettino ricevette una sostanziale battuta d’arresto. L’ultimo bagliore, quasi il suo canto del cigno, si
registrò nei primi decenni del ‘200 per l’avvento dei nuovi ordini religiosi e l’opera infaticabile del Cardinale
Pietro Capuano 8 , che fu non solo l’artefice della traslazione delle spoglie dell’Apostolo Andrea da
Costantinopoli ad Amalfi, ma anche il fondatore di numerosi monasteri. Lo straordinario evento contribuì a
ricreare un clima di più intensa spiritualità e di più sano fervore tanto da poter ipotizzare di assistere ad una
“rinascita – rifioritura” della vita monastica. Iniziano a germogliare nel territorio costiero, così come i fiori in
primavera, numerosi monasteri. In questo periodo, mentre vengono introdotti nelle terre del Ducato il
monachesimo cistercense e la Regola degli Eremitani di S. Agostino, inizia la sua penetrazione il
“movimento Francescano”, che influenzerà particolarmente la vita religiosa della Costiera, dove ancora oggi
rappresenta l’unica presenza vitale. Introduttore della regola cistercense sembra sia stato il sopra citato
prelato amalfitano che, dopo la breve e fallimentare esperienza fatta con i canonici lateranensi, invitò i
Cistercensi di Fossalta a stabilirsi a S. Pietro in Tuzzolo. Per piegare la loro resistenza l’ostinato cardinale
romano non esitò a chiedere l’intervento del Pontefice in persona Innocenzo III, “ il precursore” del
Giubileo 9 . In quest’area geografica le fonti e i documenti non si pronunciano sulla presenza dei domenicani,
anche se è accertata la presenza di un nucleo di frati predicatori nel territorio di Gragnano nel luglio 1490.
La presenza delle spoglie del Venerato Apostolo nella Cattedrale della prima Repubblica Marinara attrasse
una moltitudine di visitatori: gente umile e signori potenti, uomini di Chiesa e Capi di Stato, infatti pare che
la stessa Regina Giovanna, sovrana angioina del Regno di Napoli, si sia recata in Amalfi con il consorte
Ludovico, elargendo, in tale occasione, un privilegio più volte riconfermato alle monache di S. Maria delle
Donne. Tra i pellegrini più eccelsi, accorsi nella città marinara, ci sarebbe stato anche S. Francesco d’Assisi,
al quale, secondo la tradizione locale, sarebbe dovuta la formazione dei primi istituti minoriti del Ducato. In
questo periodo il notaio Marco Livio Battimelli redigeva un atto pubblico nel quale accoglieva una
dichiarazione del Padre Guardiano del convento minorita di Ravello nella quale si diceva che da una carta
d’archivio, andata perduta, era venuto a conoscenza che a fondare il convento era stato lo stesso S.
Francesco salito a Ravello dopo aver proceduto all’istituzione della Casa di Amalfi. ( CAMERA, Memorie, II,
p. 330)
La tradizione sostiene che nelle più antiche case degli ordini mendicanti avrebbero dimorato alcune tra le
maggiori figure francescane di ogni tempo. Si vuole che nel Convento di S. Salvatore di Cospidi si sia
rifugiato il cardinale Francesco della Rovere, futuro Papa Sisto IV, nella veste di Ministro Generale
dell’ordine. Circa la veridicità di questo racconto Matteo Camera, storico, antiquario e numismatico italiano
del XIX secolo, si mostrava scettico nonostante fosse fondato su una relazione custodita nell’Archivio della