Archeomatica_2_2023

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La parola ai robot EDITORIALE Ancora un’altra rilevante scoperta archeologica a Faida, nei pressi di Duhok, nella regione settentrionale del Kurdistan iracheno. Con la collaborazione italiana dell’Universita’ di Udine il Kurdish Italian Faida Collaboration Project (KIFAP), solo nella campagna di scavo del 2019, ha portato alla luce una decina di inediti bassorilievi rupestri realizzati (VIII-VII sec.) con una tecnica scultorea che potremmo definire di stiacciato donatelliano, lungo la monumentale opera ingegneristica di un canale d’irrigazione, fatto scavare probabilmente dal re Sennacherib e forse già da suo padre Sargon II. Nelle lastre scultoree che costituiscono il Parco Archeologico Moderno di Fuida, inaugurato nell’ottobre del 2022 - un’altra delle meraviglie del mondo - sfila l’intero Pantheon astronomico assiro della terra di Ninive. Nel 2020, come hanno illustrato Alberto Savioli e Federica Murana in questo numero di ARCHEOMATICA, Daniele Morandi Bonacossi, che ha diretto l’intera missione con il Dipartimento alle Antichità iracheno, ha ricevuto il premio International Archeological Discovery Award Kaled Al Asaad e nei due anni successivi altri tre pannelli sono ricomparsi dalla prospezione archeologica eseguita sia con scansioni Laser che con riprese fotogrammetriche, continuando le ricerche nella zona post bellica, con tutti gli accorgimenti necessari per il volo da drone di ripresa aerea e senza alcun automatismo possibile. Dedicato inoltre agli studi di alcuni tra i più accreditati interpreti dell’Intelligenza Artificiale, questo numero di ARCHEOMATICA si addentra nel passato prossimo più sostanzioso, da più di mezzo secolo, di una delle tecnologie oggi tra le più discretamente proiettate a livello istituzionale non solo nella conservazione e nell’archiviazione dei beni culturali, ma anche nella valorizzazione (o diffusione, o divulgazione) e sempre più addentrata nel futuribile della storia e della critica dell’arte, arte classica compresa. Ne da’ in questo numero un penetrante campo lungo l’articolo di Luca Papi ed Antonella Petrillo, nel quale non poteva mancare il riferimento al MAV, il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano, una delle iniziative istituzionali pionieristiche nell’impiego della tecnologia digitale ed una scatola delle meraviglie, che non ha nulla da invidiare alla spettacolarità teatrale dei primi passi della cinematografia di ricostruzione storica, anche italiana, fra gli altri, quella pionieristica del Colossal di Gli Ultimi giorni di Pompei del regista Mario Caserini nel 1913. Se ne diversifica per il rigore del recupero archeologico, reso sempre più immune da leziose stilizzazioni e da anacronismi di dettagli e scenari anastilotici, anche se non scevra da ogni sensazionalismo nella finalità di potenziare la fruizione del visitatore. E, forse, con minore commovente passione nei dialoghi, come pure di capacità di sintesi e di astrazione, quindi di programmazione, anche per le attività gestionali, la cui logistica inoltre contribuisce ad espandere e non solo a sviluppare e progettare. Fondamentale a questo proposito nel presente numero di ARCHEOMATICA ricordare il Cloud Computer Leonardo nell’articolo di Antonella Guidazzoli e Maria Chiara Liguori, inaugurato al Tecnopolo Cineca di Bologna alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel novembre 2022. AI o IA non è soltanto la tecnologia che consente al ricercatore di scovare, immagazzinare e trasmettere al futuro il leggibile, nel quale ora sono inclusi dalle tecnologie di riconoscimento come Handwritten Text (HTR) e Optical Music Recognition (OMR) anche manoscritti, papiri e pentagrammi musicali o il visibile, in cui è compreso l’invisibile fino a ieri, ma è anche una tecnologia che supporterà i lettori, mutuando dall’intelligenza umana la capacità di apprendimento. Saranno le IA tra non molto non solo l’obbiettivo e il drone a documentare le realtà di un fenomeno, della vita comune e di un fatto di cronaca o lo schedatore di opere d’arte che le collaziona o il bibliotecario che sistematizza il libro nella sintesi di una scheda, cioè un monumentale catalogo on line, ma saranno anche il bibliotecario perduto a leggerle: chi le opere, che contribuisce a conservare, sarà in grado di analizzare e studiare. IA non è soltanto un competitor della nostra autostima come il gioco o un’estensione della nostra attività contemplativa come il film o lo streaming musicale, ma ci informa, vanaglorioso, che ogni giorno che passa sempre di più impara a parlare. Buona lettura, Valerio Carlucci
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