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sommario ANNO XL NUMERO <strong>10</strong><br />
IN COPERTINA<br />
Bambini somali, rifugiati<br />
nei campi spontanei<br />
sorti a poche decine<br />
di chilometri dalla capitale<br />
Mogadiscio, da cui<br />
in autunno sono fuggite<br />
centinaia di migliaia di persone<br />
foto Davide Bernocchi<br />
MENSILE DELLA CARITAS ITALIANA - ORGANISMO PASTORALE DELLA CEI - ANNO XL - NUMERO <strong>10</strong> - WWW.CARITASITALIANA.IT<br />
dicembre 2007 / gennaio 2008<br />
editoriale di Vittorio Nozza<br />
UN DOPPIO CORAGGIO VINCE LE VITTORIE DEL MALE 3<br />
parola e parole di Giovanni Nicolini<br />
LA STELLA CHE PREVIENE I VIAGGIATORI DELLA NOTTE 5<br />
paese caritas di Flavio Ricci<br />
LE SBARRE E LA RETE, COSÌ SI BATTE IL PREGIUDIZIO 6<br />
nazionale<br />
CONDANNA A VITA? COSÌ SI BATTE LA POVERTÀ 8<br />
di Walter Nanni<br />
BUONE NUOVE IN FINANZIARIA, RESTA LA LOGICA DELL’EMERGENZA <strong>10</strong><br />
di Francesco Marsico<br />
database di Walter Nanni 13<br />
I MUTUI CHE RIVELANO UN POPOLO DI INDEBITATI 14<br />
di Andrea La Regina<br />
dall’altro mondo di Antonio Ricci 18<br />
CREARE CULTURA E RETI PER VINCERE IL LAMENTO 19<br />
di Liberato Canadà<br />
contrappunto di Domenico Rosati 21<br />
gli appelli GUERRA IN SOMALIA, CICLONE IN BANGLADESH 22<br />
panoramacaritas MARCIA, SERVIZIO CIVILE, COOPERAZIONE 22<br />
progetti PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI 24<br />
internazionale<br />
ALGERIA, L’AFRICA CHE NON ARRIVA AL MIRAGGIO D’OLTREMARE 26<br />
servizi di Umberta Fabris, Anna Pozzi e Francesco Spagnolo foto di Hamza Bahri<br />
guerre alla finestra di Francesco Meneghetti 32<br />
casa comune di Gianni Borsa 33<br />
L'ONDA E LE GUERRE, UNA VITA DA SFOLLATI 34<br />
di Giovanna Federici e Gianluca Ranzato<br />
TSUNAMI: DOPO LA CATASTROFE, PROGETTI IN SETTE PAESI 36<br />
di Maria Chiara Cremona<br />
contrappunto di Alberto Bobbio 39<br />
agenda territori 40<br />
villaggio globale 44<br />
storie di speranza di Danilo Angelelli<br />
LENTI NUOVE VITA NUOVA E UNA CADUTA CHE CAMBIA LA VITA 47<br />
POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1 COMMA 2 DCB - ROMA<br />
Italia <strong>Caritas</strong><br />
SOMALIA, BANGLADESH, TSUNAMI: NON DIMENTICHIAMO GLI SFOLLATI<br />
NATALE PER TUTTI<br />
POVERTÀ UNA CONDANNA A VITA? STORIE E SVOLTE DI CHI NE È USCITO<br />
MUTUI LA CRISI E GLI ITALIANI, SIAMO UN POPOLO DI INDEBITATI?<br />
ALGERIA L’AFRICA CHE NON RAGGIUNGE IL MIRAGGIO D’OLTREMARE<br />
Mensile della <strong>Caritas</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Organismo Pastorale della Cei<br />
via Aurelia, 796<br />
00165 Roma<br />
www.caritasitaliana.it<br />
email:<br />
italiacaritas@caritasitaliana.it<br />
Italia <strong>Caritas</strong><br />
direttore<br />
Vittorio Nozza<br />
direttore responsabile<br />
Ferruccio Ferrante<br />
coordinatore di redazione<br />
Paolo Brivio<br />
in redazione<br />
Danilo Angelelli, Paolo Beccegato, Livio Corazza,<br />
Salvatore Ferdinandi, Andrea La Regina, Renato<br />
Marinaro, Francesco Marsico, Walter Nanni,<br />
Giancarlo Perego, Domenico Rosati<br />
progetto grafico e impaginazione<br />
Francesco Camagna (francesco@camagna.it)<br />
Simona Corvaia (simona.corvaia@fastwebnet.it)<br />
stampa<br />
Omnimedia<br />
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D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46)<br />
art.1 comma 2 DCB - Roma<br />
Autorizzazione numero 12478<br />
del 26/11/1968 Tribunale di Roma<br />
Chiuso in redazione il 30/11/2007<br />
AVVISO AI LETTORI<br />
Per ricevere Italia <strong>Caritas</strong> per un anno occorre versare<br />
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15 euro: causale contributo Italia <strong>Caritas</strong>.<br />
La <strong>Caritas</strong> <strong>Italiana</strong>, su autorizzazione della Cei, può<br />
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conto corrente <strong>10</strong>080707<br />
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e indicare il codice fiscale 80<strong>10</strong>2590587<br />
editoriale<br />
UN DOPPIO CORAGGIO<br />
VINCE LE VITTORIE DEL MALE<br />
Ci sono volte in cui le notizie si accavallano sotto i nostri occhi,<br />
instillando un sovrappiù di tristezza e desolazione. È<br />
successo di nuovo tra ottobre e novembre. La morte della<br />
donna aggredita selvaggiamente a Roma, il suicidio dell’adolescente<br />
di Ischia vittima di isolamento e dileggio, la scomparsa<br />
di don Oreste Benzi si sono rincorsi sui mass media nel giro di<br />
pochissime ore. Quasi a suggellare nell’immaginario pubblico<br />
l’eclissi della speranza: il male che inanella nuove vittorie,<br />
il bene che perde un araldo impareggiabile<br />
come don Oreste.<br />
Crediamo, sappiamo per certo<br />
che non è così. Ma siamo pure consapevoli<br />
che non basta contrapporre<br />
allo scoramento montante la risorsa<br />
di una fede soltanto proclamata, o<br />
declinata in astratto. Una fede incapace<br />
di tradursi, come proprio il fondatore<br />
della comunità Papa Giovanni<br />
XXIII ha insegnato per quarant’anni,<br />
in opere efficaci, costruite sui terreni<br />
dove molto ci si sporca le mani e più<br />
si gioca la maturazione umana.<br />
Ma è il delitto di Tor di Quinto, in particolare, a imporre<br />
un supplemento di riflessione. L’Italia ha pianto, si è indignata,<br />
ha sofferto, per l’efferato omicidio compiuto da un<br />
immigrato rumeno. Il pianto, la sofferenza, l’indignazione<br />
sono sentimenti giusti e comprensibili per l’enormità di<br />
quanto è accaduto. Così come è giusto ricordare che delitti<br />
e fatti egualmente gravi avvengono anche in altre città, passando<br />
a volte inosservati. La squadraccia che a Tor Bella<br />
Monaca ha massacrato un gruppo di rumeni colpevoli solo<br />
di essere tali è il segno più vistoso, e terribile, di quei meccanismi<br />
oscuri che scattano in un territorio, quando la convivenza<br />
civile non sembra più del tutto garantita. Certamente<br />
i picchiatori di Roma erano già pronti con le loro<br />
spranghe da tempo, e vogliosi di “dare una lezione” agli<br />
stranieri. L’omicidio di Giovanna Reggiani, per questa gen-<br />
Nella cronaca certe volte<br />
sembra manifestarsi<br />
l’eclissi della speranza.<br />
Ma non è vero che<br />
i conflitti sono inevitabili.<br />
Che esistono persone<br />
non integrabili. Verso<br />
la culla di Betlemme,<br />
tutelando la vita,<br />
praticando la solidarietà<br />
di Vittorio Nozza<br />
te già gonfia di odio, è stata la scintilla,<br />
quasi il pretesto che attendevano per<br />
sfogare la loro violenza, sentendosi<br />
“giustizieri”. Il timore è che gesti simili,<br />
in un momento di braci accese sotto<br />
un filo di cenere, possano generare facile<br />
e diffusa emulazione. Che altre<br />
bande possano trovare attraente l’idea<br />
di “farla pagare” a qualche malcapitato<br />
straniero, fornendo alle proprie frustrazioni<br />
e idee xenofobe l’alibi di una<br />
“supplenza” dello stato. È uno scenario<br />
di paura, che trova eco nelle parole<br />
di badanti e operai rumeni intervistati<br />
da radio e tv: l’ansia evidente di sopprimere<br />
l’accento dell’est, di precisare<br />
che i rom sono altro da loro. L’ansia di<br />
trovarsi in un paese dove ora la gente ti<br />
scruta, apertamente o impercettibilmente<br />
ostile.<br />
Regredisce, inaridisce<br />
L’hanno definita una decisa “risposta<br />
alla paura” e, persino, un vaccino<br />
contro il dilagare delle ronde, espres-<br />
sione di un rischiosissimo fai-da-te della sicurezza pubblica.<br />
C’è del vero in entrambe le definizioni, a proposito<br />
del “decreto espulsioni” varato dal governo sull’onda delle<br />
tragiche emozioni suscitate da una violenza assassina.<br />
C’è del vero, perché quando lo stato mostra di voler agire<br />
d’urgenza fa sempre impressione. Ora, aspettando e chiedendo<br />
una politica per la sicurezza ragionata, non ridestata<br />
come in un sussulto dal corpo massacrato di una<br />
donna, cerchiamo almeno di non lasciarci stordire dall’odore<br />
ferino della paura, che avvelena i cuori. Di provare<br />
per quello sconosciuto rumeno colpito con un machete a<br />
Tor Bella Monaca da un plotone di falsa e bestiale “giustizia”,<br />
la stessa pietà destinata alla signora Reggiani (e “meritata”<br />
anche dall’esemplare, umanissimo comportamento<br />
dei familiari). Apparteniamo allo stesso popolo, certi<br />
ITALIA CARITAS | DICEMBRE 2007 / GENNAIO 2008 3