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nazionale<br />
CONDANNA<br />
A VITA?<br />
COSÌ<br />
SI BATTE<br />
LA POVERTÀ<br />
di Walter Nanni<br />
La povertà è una condanna a vita? Per molti,<br />
non per tutti. Dal tunnel si può uscire. Con le<br />
proprie forze, reggendosi sulla stampella<br />
dell’aiuto e dell’accompagnamento altrui.<br />
Che la qualifica di escluso non sia irreversibile,<br />
anche se le condizioni reddituali, relazionali<br />
e psicologiche e i meccanismi sociali ed economici<br />
che la giustificano tendono spesso ad autoperpetuarsi<br />
e cronicizzarsi, lo dimostrano molte storie di vita.<br />
A cominciare da quelle che oggi, per fortuna, possono<br />
raccontare molte persone accolte e seguite dai centri di<br />
ascolto <strong>Caritas</strong> sparsi in tutta Italia. La recente, settima<br />
edizione del Rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale<br />
di <strong>Caritas</strong> <strong>Italiana</strong> e Fondazione Zancan, significativamente<br />
siglata da un titolo interrogativo (Rassegnarsi alla<br />
povertà?), evidenzia che esistono percorsi possibili di<br />
uscita dalla povertà. Lo dimostrano le 124 interviste ri-<br />
volte a ex utenti delle <strong>Caritas</strong> diocesane in tutta Italia (53<br />
italiani e 71 stranieri), persone uscite “definitivamente”<br />
da situazioni acute di disagio, che non presentano più<br />
necessità urgente di intervento da parte delle <strong>Caritas</strong> o di<br />
altri enti assistenziali o caritativi. Due costanti emergono<br />
dai racconti: nella storia personale esiste sempre un<br />
“punto di svolta”; per uscire dallo stato di povertà è importante<br />
poter contare (anche) su un aiuto assistenziale.<br />
Il momento della svolta<br />
Non sempre il momento di svolta è connotato in termini<br />
positivi. In alcuni casi gli avvenimenti-chiave si riferiscono<br />
ad eventi negativi: lutti, licenziamenti, malattie.<br />
In virtù del forte impatto sul soggetto, questi eventi determinano<br />
però in qualche modo una “inversione di<br />
rotta” nella biografia personale. Per gli stranieri il “punto<br />
di svolta” più frequente si riferisce al tema del lavoro.<br />
Il settimo Rapporto sull’esclusione<br />
sociale <strong>Caritas</strong>-Zancan propone<br />
oltre cento storie di chi<br />
ce l’ha fatta, a rovesciare le sorti<br />
del proprio disagio. Conta<br />
l’aiuto materiale e assistenziale.<br />
Ma anche vicinanza e amicizia<br />
NON DI SOLI EURO<br />
Gli aiuti economici segnano<br />
spesso una svolta nelle<br />
storie di povertà. Ma per<br />
gli ex utenti dei centri d’ascolto<br />
valgono anzitutto le relazioni<br />
Conta molto il riuscire ad “avviare un’attività imprenditoriale<br />
in proprio”: la possibilità di sviluppare una professionalità<br />
autonoma è una risposta efficace, che migliora<br />
l’autostima della persona e mitiga alcuni degli effetti<br />
negativi determinati dall’inserimento degli immigrati<br />
in ambienti lavorativi potenzialmente respingenti.<br />
Segue la risoluzione dei problemi alloggiativi, che consente<br />
di accogliere le famiglie e sviluppare una dimensione<br />
personale di vita. Importante è anche la dimensione<br />
familiare: i punti di svolta possono essere legati a<br />
eventi lieti (l’arrivo in Italia dei figli per ricongiungimento<br />
familiare) ma anche negativi (il distacco dalla famiglia<br />
o dalla patria di origine). Per alcuni immigrati, il<br />
momento di svolta è avvenuto in occasione di un viaggio<br />
nel proprio paese: il confronto tra le dure condizioni<br />
di vita in patria e la situazione italiana ha determinato<br />
la decisione di rimanere nel nostro paese e impe-<br />
lotta all’esclusione<br />
DENUNCIA<br />
SENZA RASSEGNAZIONE<br />
La copertina di Rassegnarsi<br />
alla povertà? Il settimo<br />
Rapporto su povertà<br />
ed esclusione sociale in Italia<br />
di <strong>Caritas</strong> <strong>Italiana</strong> e Fondazione<br />
Zancan (Il Mulino, Bologna,<br />
ottobre 2007, euro 20)<br />
non si limita ad analizzare<br />
gli squilibri del nostro sistema<br />
di welfare, ma illustra<br />
i percorsi di uscita dalla povertà<br />
compiuti da ex utenti<br />
dei centri d’ascolto <strong>Caritas</strong><br />
gnarsi più a fondo nel processo di integrazione e inserimento<br />
sociale.<br />
Per gli ex utenti italiani, il punto di svolta non è mai<br />
rappresentato dal miglioramento della propria condizione<br />
economica: più che l’aiuto in denaro risulta strategico<br />
il riuscire a trovare un lavoro o ad avviare un’attività<br />
produttiva o lavorativa autonoma. Nell’ambito degli<br />
eventi familiari, alcuni fattori di svolta sono costituiti da<br />
episodi negativi, ma segnati da un forte impatto emotivo:<br />
la fuga da casa, la separazione dal partner, la morte di<br />
un genitore o di un altro familiare. Significativi sono<br />
inoltre gli aspetti psicologici e motivazionali:<br />
l’inversione di rotta dalla povertà scatta nel momento in<br />
cui il soggetto matura una capacità di discernimento e<br />
forti motivazioni di cambiamento; importante, in proposito,<br />
sono il “sostegno morale” e la “fiducia ricevuta”<br />
dagli operatori <strong>Caritas</strong>. Anche la questione abitativa si rivela<br />
importante, sia in casi negativi, come la perdita della<br />
casa o lo sfratto, sia in relazione a eventi drammatici,<br />
che hanno in qualche modo avviato una maggiore determinazione<br />
nel voler risolvere i propri problemi e un<br />
più elevato livello di coinvolgimento di parenti e amici.<br />
Non sentirsi abbandonati<br />
Quali sono gli interventi che hanno favorito, tra i 124 intervistati,<br />
l’uscita dalla povertà? Il sostegno ricevuto dalla<br />
<strong>Caritas</strong> è giudicato importante, con particolare riguardo<br />
agli aiuti alimentari ed economici e alla ricerca di una<br />
sistemazione lavorativa. Ma gli ex utenti segnalano soprattutto<br />
l’importanza del “rapporto di amicizia” venutosi<br />
a creare con alcune figure <strong>Caritas</strong>: un sacerdote, un<br />
operatore, un volontario. La possibilità di sviluppare un<br />
rapporto affettivo, il “non sentirsi abbandonati”, “non essere<br />
lasciati soli”, si confermano aspetti essenziali del<br />
percorso di rinascita, elementi che caratterizzano in senso<br />
positivo il modello di aiuto <strong>Caritas</strong> rispetto a quello di<br />
8 ITALIA CARITAS | DICEMBRE 2007 / GENNAIO 2008 ITALIA CARITAS | DICEMBRE 2007 / GENNAIO 2008 9<br />
ROMANO SICILIANI