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UNIVERSITÁ DELLA CALABRIA - Lettere e filosofia - Università ...

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<strong>UNIVERSITÁ</strong> <strong>DELLA</strong> <strong>CALABRIA</strong><br />

FACOLTÁ DI LETTERE E FILOSOFIA<br />

Verbale del Consiglio di Facoltà del 5 maggio 2011 Pag. n. 14 / 123<br />

Nello stesso ambito della morfo-sintassi si sta occupando attualmente di questioni riguardanti<br />

l’interpretazione sintattica e categoriale di questa particella e la sua interpretazione semanticofunzionale,<br />

sulla base anche di considerazioni di carattere etimologico. Per quanto riguarda la sua<br />

natura categoriale e sintattica, la letteratura recente (cfr. Calabrese 1993, Vincent 1997, Ledgeway<br />

1998, Manzini-Savoia 2005, Damonte 2009, Pescarini 2009) tratta la particella mu, e le sue varianti<br />

ma/mi (ku per le varietà del salentino), o come un ‘complementatore’ oppure come morfema<br />

flessivo di una forma infinitivale. Secondo Ledgeway, parallelamente ad altre varietà romanze come<br />

il napoletano antico, anche le strutture subordinate della Calabria meridionale, a sud della linea<br />

Nicastro-Catanzaro-Crotone, possono essere infatti interpretate e trattate come costruzioni con<br />

‘infinito flesso’, considerando l’elemento MODO come una marca infinitivale del tutto<br />

corrispondente alla desinenza -re dell’italiano, con la sola differenza che si troverebbe in posizione<br />

preverbale. L’intera questione viene affrontata tenendo conto:<br />

- del confronto con aree situate più a nord (area cosentina) in cui si hanno o infinitive<br />

costruite come l’italiano o strutture quali vaju viju ‘vado a vedere’, vegnu viju ‘vengo a<br />

vedere’;<br />

- del possibile rapporto esistente tra le costruzioni con MU e costruzioni equivalenti con<br />

derivati di lat. UNDE, in un’area che dal crotonese si estende fino a Mirto Crosia (cfr.<br />

Crucoli un tena a forza unn’aza nna seggia ‘non ha la forza di alzare una sedia’, chi cci vo’<br />

unn’u piji! ‘che ci vuole a prenderlo!’);<br />

- della selezione del modo e del tempo verbale che queste particelle operano; le descrizioni e<br />

le analisi finora condotte affermano che tali particelle sono sempre seguite dal presente<br />

indicativo, ma esempi tratti da nostre inchieste sul campo evidenziano come siano possibili<br />

anche casi di selezione, sempre all’interno del modo indicativo, di un tempo al passato (ad<br />

es. San Pietro Apostolo Quann’era pprontu mu facìa llu suonnu a mmundu ‘Quando era<br />

pronto a fare la terza dormita’, E quindi avianu ’e jire mu s’e ppiggliavanu ‘E quindi<br />

dovevano andare a prenderseli’; Spadola Ca avìanu mu l’alluntanavanu a la mamma ppi<br />

ccinc’ o sei juòrni ‘Che dovevano allontanarlo dalla madre per cinque o sei giorni’);<br />

- del complesso rapporto italiano-dialetto che agisce come fattore opacizzante in sincronia di<br />

questa strategia subordinante; a tale scopo, vengono presi in considerazione i diffusi<br />

fenomeni di interferenza sintattica del dialetto sull’italiano regionale presenti in alcune aree<br />

(ad es. Catanzaro ‘Sono andata da Francesca e l’ho insistita ma viene’, ‘Diglielo ma se li<br />

vengono a prendere’).<br />

e) Nel corso del triennio di riferimento ha, inoltre, partecipato, con presentazione di contributi,<br />

ai seguenti convegni nazionali ed internazionali:<br />

- XIV Giornata di Dialettologia, organizzata dal Dipartimento di Discipline Linguistiche,<br />

Comunicative e dello Spettacolo dell’<strong>Università</strong> di Padova, tenutasi il 20 giugno 2008, dove

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