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IL CALITRANO N. 16

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N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

Quali dunque queste origini secondo<br />

il cancelliere conzano?<br />

Capostipite era un chirurgo di bassissimi<br />

natali della costa amalfitana che partecipò<br />

ai tumulti napoletani del <strong>16</strong>45, e<br />

per i meriti delle sue indegnità fu dal capopopolo<br />

nominato giudice della vicarìa.<br />

Dopo di che, grazie ad alcuni colpi di fortuna,<br />

si era arricchito. Aveva quindi sposato<br />

Anna Paternò (dei Carafa della Staccia).<br />

Approfittando della contemporanea<br />

dilapidazione dei suoi beni da parte di<br />

Giovan Battista Ludovisi, principe di Venosa,<br />

per un tozzo di pane il Mirelli comprò<br />

varie terre, fra cui Calitri 4 . Riguardo a<br />

Calitri, lo stesso Francesco acquistò per il<br />

figlio Carlo il titolo di Marchese. Commento<br />

del Castellano: Cossì vanno le vicenne<br />

del mondo, nel quale si vedono impoverite<br />

le famiglie più cospicue, et esaltate<br />

le più basse.<br />

Il Castellano non entra nei dettagli,<br />

ma è bene ricordare che il Mirelli precedentemente<br />

era stato iscritto al patriziato<br />

napoletano e che il titolo di marchese di<br />

Calitri non pervenne a Carlo direttamente<br />

dal padre, bensì dal matrimonio che<br />

egli fece con Maddalena Carafa. Infatti,<br />

se era stato il padre Francesco ad arricchirsi<br />

ed ad utilizzare i soldi per dare lustro<br />

e nobiltà alla famiglia (sposando una<br />

nobile appartenente ai Carafa, ma senza<br />

titoli), fu il suddetto Carlo il primo ad insignirsi<br />

di titoli nobiliari. Questi gli pervennero<br />

quando egli, avvocato fiscale della<br />

Camera della Sommaria, sposò Maddalena<br />

Carafa, donna dunque dell’alta nobiltà<br />

napoletana. Il passaggio chiave è<br />

nella decisione della zia di Maddalena,<br />

donna Artemisia, di rinunciare al titolo di<br />

marchesa di Vico di Pantano (Caserta) in<br />

cambio della concessione a Maddalena<br />

del titolo di marchesa di Calitri. A seguito<br />

del diploma di Carlo II di Spagna (23<br />

febbraio <strong>16</strong>82) il viceré promulgava l’esecutoriale<br />

in cui specificava che il titolo<br />

era estensibile al marito Carlo (20 luglio).<br />

Non contenti, Carlo e Maddalena si<br />

preoccuparono di ottenere altri titoli<br />

(principe di Teora nel <strong>16</strong>89, quindi conte<br />

di Conza e duca di S. Andrea).<br />

Secondo il Castellano a manovrare il<br />

tutto non fu il figlio Carlo, ma lo stesso<br />

Francesco Mirelli, che oltre ad essere di<br />

bassi natali, si era anche arricchito malamente<br />

e forsi con usure ed inganni. Dopo<br />

Calitri aveva comprato Peterno e le giurisdizioni<br />

criminali di S. Menna e S. Andrea<br />

con diversi frodi ed inganni.<br />

Come ben sappiamo, S. Menna e S.<br />

Andrea erano terre della mensa arcivescovile<br />

di Conza, per cui quella irruzione<br />

del Mirelli, che così toglieva una grossa<br />

fetta di introiti alla curia arcivescovile di<br />

Conza, doveva aver fatto saltare i nervi al<br />

clero conzano, che appunto col Castellano<br />

andò giù durissimo sulla pretesa “nobiltà”<br />

dei Mirelli.<br />

Discendenti degli Scannasorce?<br />

Esattamente cinquanta anni prima che<br />

il Castellano scrivesse (<strong>16</strong>91) la Cronista<br />

Conzana vedevano la luce i Discorsi<br />

delle famiglie estinte, forastiere, o non<br />

comprese ne’ seggi di Napoli imparentate<br />

colla Casa della Marra, Napoli <strong>16</strong>41.<br />

Calitri 8 giugno 2000 “Riviviamo il passato”,<br />

Antonio Di Milia, Giovanni Fierravanti e Lorenza<br />

Sansone.<br />

Dei Mirelli neppure l’ombra, il che sembrerebbe<br />

avvalorare la tesi del cancelliere<br />

conzano.<br />

Il primo a dare un certo credito alla<br />

nobiltà dei Mirelli sembra sia stato il Pacichelli<br />

5 , lo stesso da cui solitamente si<br />

trae la bella immagine del castello di Calitri.<br />

Dopo di che anche altri parlarono di<br />

loro come di nobili. Ad esempio, alcuni<br />

anni prima dell’anonimo Elenco suddetto,<br />

apparve lo studio di F. De Angelis, Cenno<br />

genealogico delle famiglie Ceva-Grimaldi<br />

e Mirella, Napoli 1840.<br />

Vito Acocella accolse la versione nobiliare,<br />

ricordando che i Mirelli ebbero<br />

dei problemi con la corte dei Durazzeschi,<br />

ritirandosi sulla costiera amalfitana,<br />

e precisamente a Positano. Da Carlo VI<br />

ebbe il diritto al grandato di Spagna e<br />

portò il bizzarro nome di Scannasorice 6 .<br />

L’autore dell’Elenco fa risalire la famiglia<br />

Mirella all’omonima famiglia genovese<br />

che nel Duecento diede i natali a<br />

gente d’arme e valorosi ammiragli come<br />

Giannino (1205) e il nipote Nicola. Questi<br />

guerrieri nel 1265 seguirono Carlo I<br />

9<br />

d’Angiò alla conquista del Regno di Napoli,<br />

come risulta da un diploma di Carlo<br />

I del 1269 (lettera D, f. 35 a t.). In questo<br />

come in un altro diploma del 1283 (lett.?,<br />

f. 23 a t.), si parla di Giorgio Mirella, figlio<br />

di Robaldo, detto uomo nobile nonché<br />

capitano d’uomini d’arme. Suo figlio<br />

Pagano fu il primo ad essere soprannominato<br />

Scannasorice. Feudatari a partire<br />

dal 1276, e ciambellani di re Roberto nel<br />

13<strong>16</strong>, nel 1330 acquistarono terre a Positano<br />

e alcuni fabbricati a Napoli in via<br />

Selleria col fondaco attiguo de’ Scannasorice<br />

7 . Diplomi con ulteriori riconoscimenti<br />

furono quelli di Roberto il Saggio<br />

del 13<strong>16</strong> (let. B, f. 170 a t.), Giovanna I<br />

del 1345 (lett. A, f. 44) e Giovanna II, la<br />

quale nel 1417 attestava i loro vasti possedimenti<br />

in Calabria. Altri diplomi di<br />

questa regina risalgono al 1419, 1420 e<br />

1423. A partire da quest’ultimo documento<br />

la famiglia abbandona il soprannome<br />

Scannasorice per riprendere il vero<br />

cognome di Mirella. Questa famiglia fu<br />

ben in vista nella prima metà del Cinquecento,<br />

con guerrieri, prelati e cavalieri gerosolimitani.<br />

Qualche tempo prima del<br />

1558 la famiglia fu ascritta al sedile di<br />

Benevento.<br />

Quando nel <strong>16</strong>76 Francesco Mirelli<br />

comprò la terra di Calitri, volle portare<br />

in quel castello gli originali di tutti questi<br />

antichi diplomi: Que’ diplomi, quelle armature,<br />

le dipinte immagini di que’ Guerrieri,<br />

per tremenda sventura, le persone<br />

tutte di casa Mirella, tranne il marchese<br />

Carlo, lontano, furono sepellite nelle rovine<br />

del Castello di Calitri, [quando ] il<br />

terribile terremoto del dì 8 Settembre<br />

<strong>16</strong>94. distrusse quel Castello.<br />

Nel 1718 la famiglia ottenne da Carlo<br />

VI il diritto al Grandato di Spagna (diploma<br />

del 21 maggio dal castello di Lussemburgo).<br />

Il sovrano concedeva la Città<br />

Metropoli di Consa specificando col suo<br />

castello, palazzo, i [suoi] vassalli, con<br />

tutte sue ragioni, entrate, giurisditioni,<br />

azioni, pertinenze, l’intiero stato, et signanter<br />

con il piano della giustizia, et<br />

omnimoda g[iurisdi]tione e congnitione<br />

di prime seconde e terze cause, civili, criminali,<br />

miste, mero e misto impero, provventi<br />

et emolumenti di detta giurisditione.<br />

Poco dopo l’autore dell’Elenco riporta la<br />

lista dei diciotto bellissimi feudi, vale a<br />

dire Consa, [Calitri], Castiglione, Teora,<br />

Calabritto, Castelnuovo, Santo Ilarione,<br />

Buonin[ ], S. Andrea, Santo Menna,<br />

Sant’Antimo, Friano, San Vitale, Pescara,<br />

S. Maria in Elice, Castelfranco, Maschito,<br />

Paterno e Civita Campomarano. Il 12<br />

aprile 1785 Mons. Giovanni Battista Mirelli<br />

assunse il governo della Provincia di<br />

Viterbo nello stato pontificio e lo tenne sino<br />

al 26 giugno dell’anno successivo. Se-

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