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Sempre lo stesso film che cambia con l'avvicendarsi dei ... - Edit

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STORIOGRAFIA<br />

Manualistica in Croazia 1918 – 2004<br />

<strong>Sempre</strong> <strong>lo</strong> <strong>stesso</strong> fi lm <strong>che</strong> <strong>cambia</strong><br />

<strong>con</strong> l’avvicendarsi <strong>dei</strong> diversi regimi<br />

di Gianfranco Miksa<br />

sempre <strong>lo</strong> <strong>stesso</strong> fi lm <strong>che</strong> tuttavia<br />

appare ogni volta diverso”: <strong>con</strong> que-<br />

«Osservare<br />

sta frase Stefano Petrungaro ha sintetizzato<br />

il <strong>con</strong>tenuto del suo volume “Riscrivere la storia.<br />

Il caso della manualistica croata (1918-2004”),<br />

di recente presentato in edizione croata (“Pisati povijest<br />

iznova - Hrvatski udžbenici povijesti 1918-<br />

2004”). L’opera, <strong>che</strong> ricostruisce minuziosamente<br />

la storia nazionale della Croazia degli ultimi due secoli<br />

e precisamente come questa viene riportata nei<br />

manuali scolastici del Novecento, è stata pubblicata<br />

dalla casa editrice “Srednja Europa” nella collana<br />

“Pitanja i Kontroverze” (Questioni e <strong>con</strong>troversie);<br />

la stessa serie <strong>che</strong> recentemente ha proposto il tito<strong>lo</strong><br />

“Jezik i identitet na Balkanu - Raspad srpsko-hrvatskoga”<br />

(Lingua e identità nei Balcani - Il disfacimento<br />

serbo-croato), scritta dal linguista statunitense<br />

Robert D.Greenberg e <strong>che</strong> ha suscitato diverse<br />

polemi<strong>che</strong>. Il lavoro di Petrungaro, tradotto in<br />

croato da Franko Dota, indaga dunque un segmento<br />

della memoria sociale collettiva croata e in cui<br />

scuola, politica e cultura sono elementi portanti di<br />

una rifl essione attenta alle complesse e spesso <strong>con</strong>troverse<br />

<strong>con</strong>nessioni tra avvenimenti storici, istruzione<br />

e uso pubblico della storia. A parlare del saggio<br />

scientifi co alla presenza dell’autore sono stati i<br />

docenti e studiosi Snježana Koren, Mario Strecha e<br />

Damir Agičić.<br />

Scuola, storia e politica<br />

Parlando del volume, Snježana Koren ha detto,<br />

tra l’altro: “Lo <strong>con</strong>sidero un’opera fondamentale da<br />

leggere. Petrungaro ha analizzato i principali fatti<br />

storici della Croazia, <strong>che</strong> lui <strong>stesso</strong> defi nisce ‘punti<br />

caldi della storia nazionale croata’. Vale a dire: la<br />

Croazia e le idee jugoslave, l’eclissi di Ljudevit Gaj,<br />

l’Illirismo, il 1848 in Croazia, personaggi come Josip<br />

Jelačić, il vescovo Josip Juraj Strossmayer, Ante<br />

Starčević, Gavri<strong>lo</strong> Princip e l’attentato di Sarajevo,<br />

la Prima guerra mondiale, <strong>lo</strong> Stato ustascia e le sue<br />

<strong>con</strong>troversie, la proclamazione dell’indipendenza, e<br />

la guerra d’indipendenza. Episodi storici <strong>che</strong> l’autore<br />

indaga come sono stati trattati, raccolti e poi riportati<br />

nei manuali scolastici a partire dal <strong>lo</strong>ntano<br />

1918 fi no a quelli più recenti del 2004. Un periodo<br />

di tempo nel quale si sono susseguiti quattro stati: il<br />

L’autore Stefano Petrungaro<br />

assieme all’editore Damir Agičić<br />

Regno della Jugoslavia, <strong>lo</strong> stato dell’NDH, la RSF<br />

di Jugoslavia e <strong>lo</strong> Stato indipendente della Croazia.<br />

Tutti governi <strong>che</strong> promulgavano la propria politica<br />

della storia.<br />

Petrungaro defi nisce la storiografi a croata come<br />

<strong>lo</strong> <strong>stesso</strong> fi lm <strong>che</strong> appare tuttavia sempre diverso.<br />

Sotto questa luce egli smonta e rimonta un fi lmato<br />

in cui eventi e personaggi storici vengono<br />

inseguiti attraverso le <strong>lo</strong>ro re-interpretazioni<br />

storiografi <strong>che</strong> susseguitesi nel tempo,<br />

offrendo così al lettore un’approfondita e<br />

puntuale rilettura di quanto è stato più<br />

volte riscritto. È grazie a questo sguardo<br />

<strong>che</strong> abbraccia un intero seco<strong>lo</strong> di<br />

produzione manualistica <strong>che</strong> si possono<br />

cogliere gli sviluppi interni alla<br />

storiografi a scolastica, vale a dire<br />

scarti ma an<strong>che</strong> recuperi, rotture<br />

ma an<strong>che</strong> <strong>con</strong>tinuità in relazione a<br />

<strong>con</strong>tenuti, termino<strong>lo</strong>gie e approcci<br />

<strong>che</strong> attraversano le diverse stagioni<br />

storiografi <strong>che</strong>”.<br />

Le «costanti»<br />

Petrungaro identifi ca diversi<br />

elementi strutturali e <strong>con</strong>tenutistici<br />

<strong>che</strong> rappresentato una costante<br />

nella storiografi a manualistica croata<br />

sviluppatisi nel corso del XX seco<strong>lo</strong>.<br />

Segue a pagina 8<br />

IN QUESTO NUMERO<br />

La storia, è risaputo, la scrivono i vincitori; quando comincia<br />

una guerra, la prima vittima è sempre la verità, quando la guerra<br />

fi nisce, le bugie <strong>dei</strong> vinti sono smas<strong>che</strong>rate, quelle <strong>dei</strong> vincitori<br />

diventano storia (Arrigo Petacco); o, ancora, in tempo di guerra<br />

la verità è così preziosa <strong>che</strong> bisogna nas<strong>con</strong>derla dietro una<br />

cortina di bugie (Winston Churchill)... e molto spesso devono<br />

passare anni, alle volte an<strong>che</strong> decenni, perché questa, la verità,<br />

venga fi nalmente a galla. Falsifi cazioni, mitizzazioni, smontature,<br />

rimozioni, revisioni, riabilitazioni, reinterpretazioni... sono<br />

soltano alcune delle operazioni <strong>che</strong> il passato ha subito, ad opera<br />

<strong>dei</strong> chirurghi di certa (mala) storiografi a. Un italiano, Stefano<br />

Petrungaro ha sintetizzato i vari passaggi avvenuti in Croazia in<br />

un campo specifi co come <strong>lo</strong> è quel<strong>lo</strong> della manualistica. Ne parla<br />

Gianfranco Miksa in apertura di questo numero dell’inserto<br />

“Storia e Ricerca” <strong>che</strong>, per il resto, prosegue il suo percorso illustrando<br />

l’attività di un istituto nato oltre quarant’anni fa proprio<br />

per amore per la verità sulla storia di un territorio particolare<br />

– quel<strong>lo</strong> dell’insediamento storico della Comunità Nazionale<br />

Italiana –, vale a dire il Centro di Ricer<strong>che</strong> Stori<strong>che</strong> di Rovigno<br />

(Barbara Rosi nelle pagine 2, 3 e 8). Restando in ambito storiografi<br />

co, Kristjan Knez (pagine 6 e 7) recensisce il libro del piranese<br />

Antonio Sema sulla Grande guerra sul fronte dell’Isonzo.<br />

Al centro, quasi come un “toccasana”, il viaggio di Daniela Jugo<br />

Superina tra i ban<strong>con</strong>i delle più note farmacie fi umane di una<br />

volta. Buona lettura.<br />

DEL POPOLO<br />

storia<br />

e ricerca<br />

www.edit.hr/lavoce Anno VI • n. 47 • Sabato, 6 febbraio 2010


2 storia e ricerca<br />

ISTITUZIONI<br />

di ricer<strong>che</strong> stori<strong>che</strong><br />

dell’Unione Italiana <strong>con</strong><br />

Centro<br />

«Il<br />

sede a Rovigno, rappre-<br />

senta ora più <strong>che</strong> mai un’istituzione<br />

peculiare, non comparabile <strong>con</strong><br />

alcun’altra, <strong>che</strong> cura in forme specifi<br />

<strong>che</strong> l’identità nazionale della popolazione<br />

italiana nell’area della sua<br />

presenza storica, quale complesso<br />

unitario <strong>che</strong> si estende sul territorio<br />

delle due Repubbli<strong>che</strong> di Croazia e<br />

di S<strong>lo</strong>venia, <strong>con</strong>tribuendo inequivocabilmente<br />

al processo di tutela e di<br />

affermazione della sua lingua e della<br />

sua cultura, <strong>con</strong>ditio sine qua non del<br />

ritorno di quest’area alle sue radici,<br />

quella cioè della sua inclusione nella<br />

grande famiglia europea.” Una delle<br />

premesse, queste, <strong>con</strong> cui il Centro<br />

di ricer<strong>che</strong> stori<strong>che</strong> di Rovigno – il<br />

cui Piano e Programma è stato di recente<br />

approvato dalla Giunta esecutiva<br />

dell’Unione Italiana – affronta il<br />

2010 appena iniziato.<br />

In quali direzioni si articolerà,<br />

dunque, l’attività dell’istituzione?<br />

An<strong>che</strong> se la ricerca storica <strong>dei</strong> periodi<br />

antico e moderno e dell’epoca<br />

<strong>con</strong>temporanea, rimane il segmento<br />

fondamentale, quale “ineludibile<br />

necessità di seguire e di valutare<br />

in maniera costante, documentata e<br />

scientifi ca il passato di queste regioni,<br />

quale <strong>con</strong>tributo originale alla tutela<br />

ed al<strong>lo</strong> sviluppo dell’identità nazionale,<br />

ciò <strong>che</strong> costituisce compito<br />

istituzionale durevole del Centro<br />

medesimo”, come spiega il direttore<br />

Giovanni Radossi, il CRS si volge<br />

sempre di più ai temi di carattere sia<br />

socio<strong>lo</strong>gico sia storico e alla progettazione<br />

di argomenti <strong>che</strong> hanno attinenza<br />

<strong>con</strong> la comunità nazionale italiana<br />

nella Repubblica di Croazia e<br />

nella Repubblica di S<strong>lo</strong>venia.<br />

Più progetti<br />

Il piano editoriale e di ricerca ora<br />

<strong>con</strong>ta più progetti socio<strong>lo</strong>gici e culturo<strong>lo</strong>gici<br />

legati a temi attuali; <strong>con</strong> il<br />

programma l’istituto desidera svolgere<br />

un ruo<strong>lo</strong> di coordinatore e di<br />

promotore di determinate ricer<strong>che</strong> in<br />

entrambe le Repubbli<strong>che</strong> domiciliari<br />

e nella Repubblica Italiana, il <strong>che</strong><br />

presuppone un approccio scientifi co<br />

aperto. “L’ulteriore ampliamento e la<br />

modernizzazione del<strong>lo</strong> spazio lavorativo<br />

ed il nuovo ruo<strong>lo</strong> assunto dal<br />

Centro nella collaborazione <strong>con</strong> istituti<br />

di ricerca italiani e <strong>con</strong> enti delle<br />

Repubbli<strong>che</strong> di Croazia e di S<strong>lo</strong>venia,<br />

impone ormai un maggiore impegno<br />

materiale e politico da parte<br />

di tutti nei <strong>con</strong>fronti dell’istituzione”,<br />

spiega ancora Radossi. Ma non<br />

so<strong>lo</strong>. “Il processo di creazione di una<br />

sicura ed effi cace base materiale <strong>che</strong><br />

garantisca una maggiore disponibili-<br />

tà di quadri altamente qualifi cati per<br />

le esigenze specifi <strong>che</strong> dell’attività<br />

scientifi ca e della cultura degli Italiani<br />

di queste aree, intesi come popolazione<br />

autoctona, costituisce il<br />

mezzo per la realizzazione <strong>dei</strong> <strong>con</strong>cetti<br />

informatori del Piano e del Programma<br />

del Centro per il 2010, affi nché<br />

sul territorio della Repubblica di<br />

Croazia e della Repubblica di S<strong>lo</strong>venia,<br />

dove vive e opera la popolazione<br />

italiana, ma an<strong>che</strong> più oltre, si possa<br />

coordinare l’attività di tutti i soggetti<br />

<strong>che</strong> in vario modo si occupano della<br />

trattazione e delle ricer<strong>che</strong> scientifi -<br />

<strong>che</strong> sul passato di questa regione e,<br />

<strong>con</strong>seguentemente, del<strong>lo</strong> studio degli<br />

aspetti socio<strong>lo</strong>gici e culturo<strong>lo</strong>gici attinenti<br />

oggi a questa presenza”, ribadisce<br />

il direttore.<br />

Principali<br />

temati<strong>che</strong><br />

Veniamo alle direttive e ai progetti<br />

di ricerca. Nel 2010 l’attenzione<br />

verrà particolarmente rivolta<br />

alle seguenti temati<strong>che</strong>: le ricer<strong>che</strong><br />

ar<strong>che</strong>o<strong>lo</strong>gi<strong>che</strong> in Istria e nell’area<br />

Quarnerina (V. Girardi Jurkić, K.<br />

Džin, N. Novak); la società e <strong>lo</strong> stato<br />

in Istria durante la “Serenissima” (D.<br />

Moscarda - Trieste); gli affreschi (restauri)<br />

di Vermo (M. Pauletić); i Benedettini<br />

nella Regione Giuliana (R.<br />

Cigui); la meteoro<strong>lo</strong>gia nell’istrioto<br />

di Rovigno (F. Sponza); le fi abe e<br />

le canzoni del territorio vallese (E.<br />

Manzin); l’antropo<strong>lo</strong>gia di Valle – I<br />

(S. Cergna); le legature di incunaboli<br />

e manoscritti <strong>con</strong>servate presso la<br />

Biblioteca civica di Trieste (T. Gentile);<br />

Montona: punto strategico per<br />

la difesa del <strong>con</strong>fi ne della “Serenissima”<br />

(M. Budicin); <strong>lo</strong> sviluppo e<strong>con</strong>omico,<br />

socio<strong>lo</strong>gico-demografi co e<br />

urbano durante la “Serenissima” (E.<br />

Ivetic); l’araldica delle <strong>lo</strong>calità minori<br />

istriane e il cata<strong>lo</strong>go dell’araldica<br />

istriana (G. Radossi, R. Cigui, N. Fachin);<br />

l’idioma istrioto di Valle, Sissano<br />

e Dignano (autori vari); il diario<br />

istriano-dalmata di A. Matutinovich<br />

(D. Roksandić); la storia culturale e<br />

il patrimonio artistico istriano (vari<br />

autori); statuti, testamenti, catastici e<br />

gli inventari di epoca veneta (G. Radossi,<br />

R. Cigui, T. Vorano); i cimiteri<br />

sul territorio di Pola (R. Marsetič); la<br />

toponomastica dell’adriatico orienta-<br />

le (G. Radossi, L. Lago, R. Cigui ed<br />

altri); la pittura veneta nelle isole del<br />

Quarnero nei secoli XVII-XVIII; fi -<br />

gure di <strong>con</strong>soli britannici a Trieste<br />

nel sec. XIX (E. D’Erme); la storia<br />

della scuola di lingua italiana dell’Istria<br />

epoca austriaca (R. Cigui, M.<br />

Ferrara); l’Istria, Fiume e la Dalmazia<br />

tra le due guerre mondiali e durante<br />

il se<strong>con</strong>do <strong>con</strong>fl itto mondiale;<br />

le origini <strong>dei</strong> Consigli nazionali nei<br />

territori ex austriaci/asburgici: 1917-<br />

1919 (W. Klinger); l’Istria tra le due<br />

guerre, il movimento di resistenza e<br />

la LPL sul nostro territorio (O. Moscarda<br />

Oblak, W. Klinger, L. Giuricin,<br />

R. Marsetič); l’esodo della popolazione<br />

dall’Istria e Fiume nel se<strong>con</strong>do<br />

dopoguerra (O. Moscarda Oblak,<br />

N. Sponza, A. Argenti-Tremul, A.<br />

Radossi, E. Giuricin, M. Radossi, L.<br />

Giuricin, R. Marsetič); l’inserimento<br />

degli esuli istriani nella vita sociale<br />

delle provincie italiane; l’Isola Calva:<br />

storiografi a e memorie (O. Moscarda<br />

Oblak); la struttura e le forme<br />

organizzative di attività degli italiani<br />

in Istria e a Fiume (G. Radossi, L. ed<br />

E. Giuricin, A. Radossi); l’e<strong>con</strong>omia<br />

istriana 1945-1956, a seguito della<br />

<strong>con</strong>fi sca e della nazionalizzazione<br />

<strong>dei</strong> beni rurali (O. Moscarda Oblak,<br />

A. Tremul); la tutela <strong>dei</strong> diritti degli<br />

Italiani dell’Istria, di Fiume e della<br />

Dalmazia (S. Zilli, N. Sponza, E.<br />

Cocco); l’istrianità e l’identità degli<br />

Italiani dell’Istria (F. Šuran, G. Nemez);<br />

gli Italiani dell’Istria, di Fiume<br />

e della Dalmazia 1945 2000 (L. ed<br />

E. Giuricin, M. Radossi, A. Radossi);<br />

gli stagni dell’Albonese – profi -<br />

<strong>lo</strong> storico-naturalistico (C. Pericin);<br />

storia della popolazione e della Comunità<br />

italiana della Dalmazia (vari<br />

autori); regesto della rivista “Naša<br />

S<strong>lo</strong>ga” (R. Marsetič, N. Giuricin);<br />

strutture urbane storico-architettoni<strong>che</strong><br />

negli abitati istriani al tempo della<br />

Serenissima (G. Benčić); l’archiet-<br />

tura tradizionale in Istria (R. Starec);<br />

la musica sacra, religiosa e liturgica<br />

di Rovigno (D. Di Paoli-Pau<strong>lo</strong>vich);<br />

la nobiltà di Arbe (D. Mlacović).<br />

Collaborazioni<br />

Alla realizzazione del Piano e<br />

del Programma per il 2010, saranno<br />

coinvolti 17 dipendenti in pianta fi ssa<br />

(11 <strong>con</strong> laurea universitaria, 2 studenti,<br />

2 <strong>con</strong> istruzione media e 1 <strong>con</strong><br />

istruzione media incompleta) e una<br />

settantina di collaboratori esterni; nel<br />

2010 si prevede d’impiegare un nuovo<br />

collaboratore-dipendente <strong>con</strong> laurea<br />

universitaria. La specializzazione<br />

<strong>dei</strong> quadri <strong>con</strong>tinuerà attraverso la<br />

collaborazione <strong>con</strong> la Nazione Madre,<br />

e <strong>con</strong> altri soggetti della Repubblica<br />

di Croazia e della Repubblica<br />

di S<strong>lo</strong>venia.<br />

Fondamentale la collaborazione<br />

scientifi ca e di ricerca <strong>con</strong> le istituzioni<br />

e gli enti della Nazione Madre, in<br />

particolare <strong>con</strong> quelli della Regione<br />

Friuli Venezia Giulia, rispettivamente<br />

del Veneto, è intenzione del CRS<br />

migliorare la collaborazione <strong>con</strong> le<br />

istituzioni similari, innanzitutto dell’Istria,<br />

di Fiume e della Dalmazia, in<br />

particolare per la storia <strong>con</strong>temporanea<br />

e i <strong>con</strong>tenuti socio<strong>lo</strong>gico culturo<strong>lo</strong>gici;<br />

intensifi care i rapporti di collaborazione<br />

<strong>con</strong> gli enti croati e s<strong>lo</strong>veni,<br />

ma an<strong>che</strong> curare i <strong>con</strong>tatti <strong>con</strong> le<br />

istituzioni di particolare interesse per<br />

la popolazione italiana.<br />

Particolarità<br />

strutturali<br />

“La particolarità strutturale della<br />

nostra istituzione da una parte, e la<br />

mancanza di un numero determinato<br />

di specialisti dall’altra, costringono<br />

ancor sempre i nostri dipendenti-ricercatori<br />

ad un impegno professionale<br />

superiore alle norme di legge,<br />

per non parlare dell’inevitabile ingaggio<br />

sociale sia all’interno delle<br />

strutture della minoranza <strong>che</strong> della<br />

sottostante realtà socio-territoriale<br />

– sottolinea Radossi –. La maggior<br />

parte del Programma e del Piano per<br />

Sabato, 6 febbraio 2010<br />

Tra iniziative ordinarie e particolari, argomenti e problemi da affron<br />

CRS di Rovigno, una missione c<br />

Curando l’identità nazionale della popolazione italiana <strong>con</strong>tri<br />

il 2010 comprenderà <strong>lo</strong> studio <strong>dei</strong><br />

rapporti sociali, demografi ci e<strong>con</strong>omici<br />

e culturali dell’area del nostro<br />

insediamento storico. In questo senso<br />

l’attività scientifi ca e di ricerca interesserà<br />

l’ar<strong>che</strong>o<strong>lo</strong>gia, la storia politica,<br />

e<strong>con</strong>omica e militare, la storia<br />

della cultura e dell’arte, l’araldica e<br />

la dialetto<strong>lo</strong>gia, ovvero le ricer<strong>che</strong><br />

socio<strong>lo</strong>gi<strong>che</strong> e culturo<strong>lo</strong>gi<strong>che</strong>, ed<br />

in particolare le temati<strong>che</strong> <strong>con</strong>nesse<br />

<strong>con</strong> l’analisi della situazione e la<br />

progettazione delle problemati<strong>che</strong><br />

della popolazione italiana, dando la<br />

precedenza ai progetti già avviati.<br />

Per queste ragioni l’attività<br />

scientifi ca e di ricerca sarà indirizzata<br />

verso <strong>con</strong>tenuti chiave, ovvero di<br />

attualità e si porranno in rilievo alcuni<br />

aspetti particolari <strong>dei</strong> temi proposti,<br />

naturalmente tenuto <strong>con</strong>to delle<br />

reali possibilità fi nanziarie.”<br />

I vari momenti<br />

Il CRS <strong>con</strong>tinuerà la raccolta e<br />

l’elaborazione di documentazione<br />

<strong>con</strong>cernente le Comunità degli Italiani<br />

della Croazia e della S<strong>lo</strong>venia,<br />

le altre istituzioni della Comunità<br />

nazionale italiana, nonché i fondi<br />

dell’emeroteca del Centro. Parimenti,<br />

si proseguirà nella raccolta del<br />

materiale memorialistico <strong>dei</strong> protagonisti<br />

della storia più recente. Si<br />

compirà, altresì, uno sforzo particolare<br />

nel rinvenimento, nella raccolta,<br />

nella cata<strong>lo</strong>gazione e nella trattazione<br />

del materiale d’archivio sulla<br />

II guerra mondiale (bombardamenti<br />

centri urbani, collaborazionismo <strong>con</strong><br />

diverse formazioni militari, deportazione,<br />

attività di varie formazioni/<br />

unità militari), sull’esodo dall’Istria,<br />

Fiume, Dalmazia durante e dopo la<br />

II guerra mondiale. Come fi nora,<br />

grande attenzione verrà rivolta alla<br />

raccolta e all’elaborazione del materiale<br />

riguardante le attività socio-politi<strong>che</strong><br />

e artistico culturali, segnatamente<br />

in riferimento alla popolazione<br />

italiana, al fi ne di creare i presupposti<br />

basilari per la realizzazione del<br />

progetto di ricerca su aspetti e <strong>con</strong>tenuti<br />

specifi ci, particolarmente in<br />

quei segmenti <strong>che</strong> possono costituire<br />

un <strong>con</strong>tributo scientifi co <strong>con</strong>creto,<br />

proteso a illuminare e a risolvere<br />

i problemi <strong>dei</strong> nodi esistenziali della<br />

popolazione italiana oggi, nel più<br />

vasto <strong>con</strong>testo europeo e <strong>lo</strong>gicamente,<br />

in quel<strong>lo</strong> della Croazia, S<strong>lo</strong>venia<br />

ed Italia.<br />

Il Centro <strong>con</strong>tinuerà nella ricerca<br />

e nella raccolta sistematica di<br />

tutti i tipi di materiale originale e<br />

di altra natura, inteso come fondamento<br />

funzionale della riproduzione<br />

descrittiva e dell’interpretazione<br />

professionale e scientifi ca di ogni<br />

<strong>con</strong>tenuto di carattere storico, e<strong>con</strong>omico,<br />

socio culturo<strong>lo</strong>gico ed etnico<br />

nazionale. A tale fi ne le ricer<strong>che</strong><br />

d’archivio verranno compiute negli<br />

archivi del Paese, in primo luogo<br />

in quelli della nostra regione (Pisino,<br />

Fiume, Capodistria), nonché<br />

all’estero, in particolare a Venezia,<br />

Trieste, Padova, Milano, Udine, Bo<strong>lo</strong>gna<br />

e Roma.<br />

Attività editoriale<br />

Nell’attività editoriale rivestirà<br />

particolare importanza la collaborazione<br />

materiale e professionale <strong>con</strong><br />

la l’Italia, attraverso varie forme ed<br />

orientamenti, usufruendo an<strong>che</strong> degli<br />

Istituti di ricerca della diaspora<br />

istriana in Italia (IRCI di Trieste),<br />

della Regione del Friuli Venezia<br />

Giulia, ed ovviamente, della collaborazione<br />

<strong>con</strong> l’Università Popolare<br />

e l’Università degli Studi di Trieste,


Sabato, 6 febbraio 2010<br />

<strong>con</strong> il Consiglio Regionale del Veneto,<br />

ALA (Archivio del Litorale Adriatico)<br />

- Padova, Società Dalmata di<br />

Storia Patria – Venezia, Archivio di<br />

Stato, ecc. Nel corso dell’anno si procederà<br />

– mezzi fi nanziari permettendo<br />

- alla preparazione della “ristampa”<br />

critica di alcune opere fondamentali<br />

della storiografi a istriana (C. De<br />

Franceschi) e dalmata in lingua italia-<br />

na, alla va<strong>lo</strong>rizzazione delle personalità<br />

distinte dell’area culturale italiana,<br />

quale <strong>con</strong>tributo alla <strong>con</strong>servazione di<br />

questo aspetto specifi co del patrimonio<br />

culturale e dell’identità nazionale<br />

del territorio e <strong>dei</strong> suoi abitanti.<br />

Nella programmazione dell’attività<br />

editoriale degli anni passati e di<br />

quel<strong>lo</strong> a venire, si è tenuto <strong>con</strong>to, innanzitutto,<br />

dell’esigenza di pubblicare<br />

i risultati scientifi co professionali <strong>dei</strong><br />

dipendenti del Centro e <strong>dei</strong> suoi collaboratori<br />

fi ssi, nonché degli Istituti e<br />

<strong>dei</strong> singoli (in particolare della Croazia,<br />

della S<strong>lo</strong>venia e dell’Italia) <strong>che</strong><br />

collaborano <strong>con</strong> la nostra Istituzione.<br />

Rientrano nell’attività editoriale<br />

per così dire ordinaria, le collane:<br />

ATTI , QUADERNI , ETNIA, MONO-<br />

GRAFIE XI, DOCUMENTI , RICER-<br />

CHE SOCIALI e due numeri del bollettino<br />

LA RICERCA.<br />

«Istra skozi čas»<br />

Per quanto <strong>con</strong>cerne gli ATTI, si<br />

pensa a due extra serie n. 7 e n. 8, rispettivamente<br />

“Così Rovigno prega e<br />

canta a Dio – (D. Di Paoli-Pau<strong>lo</strong>vich)<br />

e “I laghi dell’Albonese” (Cl. Pericin).<br />

<strong>Sempre</strong> per quanto <strong>con</strong>cerne le<br />

edizioni speciali, dovrebbe uscire la<br />

traduzione in lingua s<strong>lo</strong>vena di “Istria<br />

nel tempo” – “Istra skozi čas”.<br />

Inoltre, come già riferito negli anni<br />

precedenti, risultano realizzati o in fase<br />

di realizzazione i seguenti manoscritti:<br />

FONTI II (R. Marsetič - N. Giuricin<br />

– D. Bertoni, cata<strong>lo</strong>go della “Naša<br />

S<strong>lo</strong>ga”); LA ROMANITÀ AUTOCTO-<br />

NA DELL’ISTRIA (prof. dr. Pavao<br />

Tekavčić, Zagabria, ricerca dialetto<strong>lo</strong>gica);<br />

CARTEGGIO KANDLER – LU-<br />

CIANI (G. Radossi e A. Cernecca);<br />

L’ISTRIA NELL’ATTIVITÀ SCIENTI-<br />

FICA DI D. CERNECCA (dialetto<strong>lo</strong>gia,<br />

storia della letteratura e della cultura),<br />

per i quali in questo Piano momentaneamente<br />

non vengono richiesti<br />

i mezzi necessari per la stampa.<br />

La biblioteca<br />

La biblioteca rappresenta di certo<br />

uno <strong>dei</strong> principali <strong>con</strong>tenuti dell’istituzione,<br />

in quanto è an<strong>che</strong> grazie ad essa<br />

<strong>che</strong> il Centro è diventato un punto di<br />

riferimento per gli studiosi della storia<br />

di questo territorio. È risaputo <strong>che</strong>, nel<br />

1996, ha ottenuto dal Consiglio d’Europa<br />

<strong>lo</strong> status di “Biblioteca depositaria<br />

del Consiglio d’Europa”, incamerando<br />

successivamente un nuovo fondo di<br />

circa tremila libri, specializzato sulle<br />

temati<strong>che</strong> <strong>dei</strong> diritti umani e minoritari<br />

e sulla tutela dell’ambiente, in lingua<br />

inglese e francese, <strong>che</strong> è stato registrato<br />

e sistematizzato e <strong>che</strong> nel 2010 verrà<br />

ulteriormente incrementato. La biblioteca,<br />

assieme all’archivio e alla ricca<br />

collezione di carte storico-geografi <strong>che</strong><br />

e topografi <strong>che</strong>, costituisce l’ossatura<br />

dell’armamentario su cui si fonda il lavoro<br />

e le ricer<strong>che</strong> del CRS, ed avendo<br />

essa ormai raggiunto oltre i 100mila<br />

volumi di elevato va<strong>lo</strong>re bibliografi co,<br />

si pianifi ca il costante aggiornamento<br />

del suo fondo.Altre iniziative in serbo<br />

vedono il CRS coinvolto nell’organizzazione<br />

di un seminario per i docenti<br />

di storia, storia dell’arte e di geografi<br />

a delle scuole della CNI, riguardante<br />

la memoria storica e l’uso delle sue<br />

pubblicazioni nel processo formativo<br />

scolastico. Inoltre, cer<strong>che</strong>rà di portare<br />

a termine un col<strong>lo</strong>quio scientifi co sui<br />

censimenti della popolazione in Croazia<br />

(2001) e S<strong>lo</strong>venia (2002).<br />

storia e ricerca 3<br />

tare, pubblicazioni da promuovere: presentato il Piano e Programma per il 2010<br />

he <strong>con</strong>tinua, cresce e si rinnova<br />

buisce al ritorno di quest’area nella grande famiglia europea<br />

Necessario creare una sicura ed effi cace<br />

base materiale, <strong>che</strong> garantisca una maggiore<br />

disponibilità di quadri altamente qualifi cati per<br />

le esigenze specifi <strong>che</strong> dell’attività scientifi ca e<br />

della cultura degli Italiani di queste aree<br />

a cura di Barbara Rosi<br />

I principali «capitoli» di studio e indagine<br />

IL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO E AR-<br />

CHITETTONICO DELL’ISTRIA, DI FIUME<br />

E DELLA DALMAZIA, DALL’ETÀ ANTICA A<br />

QUELLA MODERNA: in collaborazione <strong>con</strong> il<br />

Museo ar<strong>che</strong>o<strong>lo</strong>gico dell’Istria a Pola, i Musei civici<br />

di Rovigno e di Parenzo e il Museo Regionale<br />

di Capodistria; proseguirà la ricerca circa i monumenti<br />

antichi dell’Istria, le opere urbano-architettoni<strong>che</strong><br />

di epoca veneta delle cittadine istriane; verrà<br />

rivolta particolare attenzione an<strong>che</strong> ai monumenti<br />

romani in Dalmazia. Coordinatore M. Budicin; collaboratori:<br />

R. Matijašić (Pola), K. Mihovilić (Pola),<br />

K. Župančič (Capodistria), G. Cuscito (Trieste);<br />

Elena Uljanić (Parenzo); D. Matošović (Rovigno),<br />

K. Džin (Pola), V. Jurkić-Girardi (Pola), G. Benčić<br />

(Torre), N. Novak (Rijeka) – ar<strong>che</strong>o<strong>lo</strong>gia di Cherso-Lussino.<br />

GLI STATUTI MEDIEVALI DEI COMUNI<br />

ISTRIANI E DALMATI (VENETI): <strong>lo</strong> svolgimento<br />

della ricerca è <strong>con</strong>dizionato dalle possibilità<br />

fi nanziarie, dipendentemente dalle esperienze<br />

passate e degli indirizzi di sviluppo. Coordinatore<br />

G. Radossi; collaboratori: E. Ivetic, G. Ortali (Venezia),<br />

F. Co<strong>lo</strong>mbo (Trieste), R. Cigui, L. Margetić<br />

(Fiume), F. Salimbeni (Trieste), M. Čulić Dalbel<strong>lo</strong><br />

(Spalato);<br />

STORIA DEL PATRIMONIO CULTURA-<br />

LE E ARTISTICO DELL’ISTRIA, DI FIUME<br />

E DELLA DALMAZIA (<strong>con</strong> particolare riguardo<br />

alla componente romanza): coordinatori Rino. Cigui<br />

e Alessio Radossi; collaboratori: N. Sponza e<br />

M. Ferrara (bibliografi a); per la musica e l’architettura<br />

rurale R. Starec (Trieste) e L. Benussi (Rovigno);<br />

G. Cuscito (Muggia); L. Belušić (Fiume), S.<br />

Žitko (Capodistria), T. Vorano (Albona). Tra i segmenti<br />

particolari ricorderemo la ricerca sul patrimonio<br />

architettonico (in particolare quel<strong>lo</strong> sacro) e<br />

sull’etnografi a (cultura materiale): R. Starec (Trieste),<br />

O. Krnjak (Pola), P. Delton (Dignano), A. Mirkovich<br />

(Pola). Regesto del giornale “Naša S<strong>lo</strong>ga”<br />

(R. Marsetič, N. Giuricin). Si avvieranno delle ricer<strong>che</strong><br />

riguardanti le personalità illustri del passato,<br />

particolarmente compositori e pittori (A. Cernecca,<br />

Di Paoli-Pau<strong>lo</strong>vich, G. Radossi, E. D’Erme, Trieste).<br />

Si porterà a compimento il sottoprogetto sulla<br />

musica sacra e liturgica nel rovignese (D. Paoli-<br />

Pau<strong>lo</strong>vich). Si <strong>con</strong>tinuerà <strong>con</strong> la ricerca sui cimiteri<br />

dell’area polese (R. Marsetič), nonchè in collaborazione<br />

<strong>con</strong> l’IRCI (Trieste) sui cimiteri dell’Istria e<br />

del Quarnero. Particolare attenzione verrà dedicata<br />

al nuovo sottoprogetto sul complesso del Convento<br />

francescano di Pola (A. Krizmanich). Verrà defi nita<br />

l’equipe <strong>che</strong> si occuperà della pittura veneta sulle<br />

isole del Quarnero nel XVII-XVIII seco<strong>lo</strong>.<br />

ASPETTI DEMOGRAFICI DELL’ISTRIA,<br />

DI FIUME E DELLA DALMAZIA NEI SECO-<br />

LI XVII – XX: coordinatore E. Ivetic; collaboratori:<br />

M. Budicin, L. Lago (Trieste), O. Moscarda Oblak<br />

(Rovigno), S. Bertoša (Pola), M. Bertoša (Pola), N.<br />

Fachin (Cittanova); si avvieranno delle ricer<strong>che</strong> sugli<br />

strati sociali emarginati nelle cittadine dell’Istria<br />

- Fiume; l’esodo dopo la se<strong>con</strong>da guerra mondiale,<br />

dipendentemente dalle possibilità fi nanziarie e <strong>dei</strong><br />

quadri (A. Tremul; E. Giuricin; A. e M. Radossi; N.<br />

Sponza; W. Klinger).<br />

I DIALETTI ISTRIOTI E VENETI DEL-<br />

L’ISTRIA: coordinatori A. Pauletich (per i dialetti<br />

istrioti) e L. Ugussi (per l’area veneta); collaboratori:<br />

L. Benussi (Rovigno), Istituto di g<strong>lo</strong>tto<strong>lo</strong>gia<br />

dell’Università di Trieste, L. Ugussi (Buie), IRCI<br />

(Trieste), F. Crevatin (Trieste), M. Balbi (Gallesano),<br />

M. Budic (Gallesano), Delcaro e P. Demarin<br />

(Sissano), A. Forlani (Dignano), E. Moscarda (Gallesano),<br />

S. Cergna (Valle), P. Delton (Dignano), M.<br />

Manzin (Dignano), G. Orbanich (Pola). Un’attenzione<br />

particolare sarà rivolta alle parlate di Valle e<br />

Sissano, ovvero al nuovo segmento dedicato alla toponomastica<br />

dell’Adriatico orientale (R. Cigui, G.<br />

Radossi), in collaborazione <strong>con</strong> le Università italiane,<br />

l’Istituto Geografi co Militare di Firenze e Coordinamento<br />

Adriatico (G. De Vergottini - Bo<strong>lo</strong>gna).<br />

Particolare attenzione sarà rivolta all’antropo<strong>lo</strong>gia<br />

vallese (S. Cergna).<br />

ARALDICA ISTRIANA: coordinatore G. Radossi;<br />

collaboratori: E. Budicin (Zagabria-Rovigno),<br />

M. Bonifacio (Trieste), Museo Regionale di<br />

Capodistria (per il Capodistriano), T. Vorano (Albona),<br />

S. Žitko (Capodistria), G. Aldrighetti (Chiog-<br />

gia), R. Cigui (Rovigno), E. Ljubović (Segna), A.<br />

Meden (Canfanaro), N. Fachin (Cittanova); particolare<br />

riguardo verrà ulteriormente riservato all’araldica<br />

delle <strong>lo</strong>calità minori dell’Istria settentrionale<br />

e <strong>con</strong>tinentale (G. Radossi, N. Fachin), ovvero<br />

a quelli della nobiltà di Arbe (D. Mlacović). Le personalità<br />

degli studi riguardanti l’araldica.<br />

CENSIMENTI JUGOSLAVI DELLA POPO-<br />

LAZIONE IN ISTRIA, FIUME E IN DALMA-<br />

ZIA: 1945 2002: collaboratori E. Giuricin, A. Radossi,<br />

F. Šuran, L. Giuricin, N. Sponza, M. Radossi,<br />

O. Moscarda Oblak, E. Ivetic R. Marsetič, S. Zilli,<br />

A. Tremul, O. Mileta (Torino) e altri; dopo la pubblicazione<br />

<strong>dei</strong> risultati statistici e di altri risultati<br />

(per il periodo 1945-1991), <strong>con</strong>tinuare la ricerca<br />

<strong>con</strong> l’analisi <strong>dei</strong> dati socio<strong>lo</strong>gico-politici e storici.<br />

In seguito alla pubblicazione <strong>dei</strong> risultati del censimento<br />

svoltosi nella R. di Croazia (2001) e nella R.<br />

di S<strong>lo</strong>venia (2002), il nuovo sotto-progetto riguardante<br />

tali censimenti non è ancora iniziato in seguito<br />

alla mancanza di collaboratori e in parte di mezzi<br />

fi nanziari.<br />

STORIA DELLA PRIMA METÀ DEL SECO-<br />

LO XX IN ISTRIA, A FIUME E IN DALMAZIA:<br />

coordinatori R. Matrsetič e L. Giuricin (Fiume);<br />

collaboratori: O. Moscarda Oblak, ricercatori dell’Istituto<br />

per la storia del movimento di liberazione<br />

di Trieste, IRCI (Trieste), R. Pupo (Trieste), W.<br />

Klinger (Gradisca), M. Cattaruzza (Trieste). Le acque<br />

e i fi umi della penisola istriana – II (C. Pericin).<br />

L’ISTRIA, FIUME E LA DALMAZIA TRA<br />

I SECOLI XV e XIX: evoluzione dell’assetto politico-amministrativo,<br />

le dinami<strong>che</strong> del<strong>lo</strong> sviluppo<br />

e<strong>con</strong>omico e delle strutture sociali (popolazioni,<br />

migrazioni, rapporti città-villaggio, chiesa) della<br />

nostra regione; coordinatore E. Ivetic; collaboratori:<br />

M. Budicin, O. Moscarda Oblak, G. Benčić (Torre),<br />

G. Radossi, R. Cigui, F. Salimbeni (Trieste), D.<br />

Redivo (Trieste), D. Roksandić (Zagabria), C. Ghiraldo<br />

(Gallesano), N. Fachin (Umago), D. Visintin<br />

(Buie), M. Bertoša (Pola), R. Marsetič, W. Klinger<br />

(Gradisca), S. Bertoša (Pola). Nel 2010 particolare<br />

attenzione verrà rivolta al<strong>lo</strong> studio del Catastico albonese<br />

del XVI-XVII sec. – II. (T. Vorano)<br />

LA SECONDA GUERRA MONDIALE E IL<br />

DOPOGUERRA IN ISTRIA E A FIUME: coordinatore<br />

O. Moscarda Oblak; collaboratori: A. Pauletich<br />

(Rovigno), E. Giuricin e L. Giuricin (in particolare<br />

per il progetto sulle strutture dell’UI, il Cominform<br />

e l’esodo), R. Pupo (Trieste), A. Argenti<br />

Tremul (Capodistria), A. Radossi, ricercatori dell’Istituto<br />

per la storia del movimento di liberazione<br />

di Trieste, M. Cattaruzza (Trieste), M. Radossi,<br />

R. Marsetič, S. Zilli, G. Orbanich (Pola), F. Rocco<br />

(Trieste), G. Bosazzi (Trieste) e altri. La chiesa in<br />

Istria: posizione, politica, la popolazione italiana<br />

(autori vari). Verrà data rilevanza alla ricerca sulla<br />

componente italiana nel periodo 1943-1947 negli<br />

archivi della R. di Croazia e della R. di S<strong>lo</strong>venia.<br />

GLI ITALIANI DELL’ISTRIA, DI FIUME E<br />

DELLA DALMAZIA: PROBLEMATICA STO-<br />

RICO SOCIOLOGICA E CULTURALE: coordinatore:<br />

S. Zilli; collaboratori: M. Ferrara, E. Giuricin,<br />

L. Giuricin (Trieste), A. Radossi, S. Zucca<br />

(Trieste), L. Lago (Trieste), S. Rossit (Trieste), R.<br />

Pupo (Trieste), M. Tremul (Capodistria), E. Ivetic,<br />

S. Delton (Dignano), L. Delton (Dignano), N.<br />

Sponza, R. Turcinovich Giuricin (Trieste), E. Musizza<br />

(Pirano), M. Radossi, D. Bertoni (Capodistria),<br />

A. Pauletich (Rovigno), Fu. Radin (Zagabria),<br />

Fa. Radin (Pola), A. Argenti Tremul (Capodistria),<br />

A. Damiani (Fiume), R. Marsetič; storia<br />

della popolazione e delle Comunità degli Italiani<br />

della Dalmazia (M. Čulić-Dalbel<strong>lo</strong>); A. Debeljuh<br />

(Model<strong>lo</strong> di formazione extrascolastica per la minoranza<br />

italiana in Croazia); F. Simcic (L’italiano in<br />

Istria: strutture comunicative); A. Burra (L’identità<br />

minoritaria nel nuovo <strong>con</strong>testo regionale). Verranno<br />

trattati in particolare: la storia della popolazione<br />

italiana di quest’area e delle sue istituzioni e strutture,<br />

la posizione giuridica, l’emigrazione l’immigrazione,<br />

i mutamenti demografi ci ed i censimenti,<br />

la situazione linguistico culturale, la scuola italiana<br />

in Istria, a Fiume e in Dalmazia, gli intellettuali, la<br />

terza età, i cimiteri, l’e<strong>con</strong>omia e la politica, l’identità<br />

nazionale e la doppia cittadinanza, la memoria<br />

storica e l’identità nazionale (G. Nemec).


4 storia e ricerca<br />

Sabato, 6 febbraio 2010 Sabato, 6 febbraio 2010<br />

PILLOLE<br />

Avete problemi digestivi? Oppure una fastidiosa<br />

micosi? Il prurito non vi dà pace? Siete febbricitanti?<br />

Oltre al medico, è il farmacista la persona<br />

giusta <strong>che</strong> potrebbe darvi una mano a risolvere questi<br />

problemi. Le sostanze curative sono vecchie quanto<br />

l’umanità, le farmacie quanto la civiltà. Per questo<br />

motivo faremo un viaggio nel passato di alcuni secoli,<br />

dando un’occhiata alle vetrine delle farmacie fi umane<br />

di una volta. Dalle fonti <strong>che</strong> abbiamo <strong>con</strong>sultato, abbiamo<br />

capito anzitutto <strong>che</strong> la competenza <strong>dei</strong> farmacisti<br />

era di altissimo livel<strong>lo</strong>, ma i seguaci di Galeno<br />

non trascuravano nemmeno la parte commerciale. Lo<br />

abbiamo dedotto dopo aver paragonato le inserzioni<br />

di al<strong>lo</strong>ra <strong>con</strong> quelle odierne, per cui è lecito chiedersi:<br />

quanta strada abbiamo fatto in duecent’anni? Come<br />

dire, oggi esistono pomate, gocce e pastic<strong>che</strong> miraco<strong>lo</strong>se<br />

più <strong>che</strong> mai. E an<strong>che</strong> acquirenti ingenui.Oggi esistono<br />

numerosi scritti sulla storia della medicina a Fiume,<br />

inclusa la componente farmaceutica. L’argomento<br />

delle farmacie fi umane è stato affrontato dai vari Ante<br />

Škrobonja, Radmila e Marijan Matejčić, Irvin Lukežić<br />

e Daina Glavočić. Nonostante tutto, l’immagine migliore<br />

ce la danno i giornali fi umani dell’epoca. Guardate,<br />

perciò, e leggete <strong>con</strong> attenzione le illustrazioni.<br />

Nel Medioevo le farmacie erano in pratica delle<br />

botteghe di barbiere, e i barbieri erano pure <strong>dei</strong> cerusici,<br />

chirurghi e farmacisti.<br />

Nel XV seco<strong>lo</strong> erano due le botteghe di barbiere a<br />

potersi fregiare della prestigiosa denominazione “farmacia”.<br />

La prima, sulla principale piazza della città,<br />

era gestita dai fratelli Pavao e Just Vidović, mentre la<br />

se<strong>con</strong>da, adiacente alla chiesetta <strong>dei</strong> Santi Fabiano e<br />

Sebastiano (nei pressi dell’al<strong>lo</strong>ra ospedale del<strong>lo</strong> Santo<br />

Spirito), era proprietà del veneziano Petrusano.<br />

Il XVIII seco<strong>lo</strong>: gli inizi<br />

Le prime vere farmacie risalgono, però, al XVIII<br />

seco<strong>lo</strong>. Si tratta di un’epoca nella quale Fiume, <strong>che</strong> dal<br />

1719 era porto franco, visse una crescita imponente.<br />

Artigianato e imprenditoria si svilupparono fortemente,<br />

mentre la popolazione subì una crescita esponenziale<br />

dai circa 1.600 abitanti della fi ne del XVII seco<strong>lo</strong><br />

ai 6.000 della se<strong>con</strong>da metà del XVIII seco<strong>lo</strong>. Le mura<br />

cittadine divenivano sempre più... strette e la cosiddetta<br />

nuova città, il borgo, cominciò a svilupparsi fuori<br />

dalle mura. Alla fi ne del XVII seco<strong>lo</strong> esistevano tre<br />

farmacie, <strong>che</strong> nel seco<strong>lo</strong> successivo divennero delle<br />

farmacie moderne <strong>con</strong> farmacisti istruiti e competenti.<br />

Il primo farmacista fi umano <strong>con</strong> tito<strong>lo</strong> di studio fu Pietro<br />

Bertossi, il quale aprì la propria farmacia nel 1709.<br />

Le altre due farmacie erano proprietà di Antonio Cortivo<br />

e Girolamo Veronese.<br />

«Guerra» tra «speziali»<br />

Verso la metà del XVIII seco<strong>lo</strong>, le farmacie erano<br />

tenute da Car<strong>lo</strong> Pisanel<strong>lo</strong>, giunto da Padova, nonché<br />

Francesco Summacampagna, <strong>lo</strong> “Speziale”. I <strong>lo</strong>ro fi gli,<br />

<strong>che</strong> portavano gli stessi nomi <strong>dei</strong> padri, <strong>con</strong>seguirono<br />

la laurea in farmacia a Vienna e <strong>con</strong>tinuarono il lavoro<br />

<strong>dei</strong> padri. L’interessante <strong>con</strong>fl itto tra queste due famiglie<br />

ci permette di scoprire alcuni dettagli sulla gestione<br />

e sull’offerta delle farmacie fi umane. Infatti, Summacampagna<br />

acquistò da Pisanel<strong>lo</strong> la farmacia “Spezieria<br />

dell’Addo<strong>lo</strong>rata”, <strong>che</strong> si trovava sulla principale<br />

piazza cittadina (oggi piazza Kobler), e quando Pisanel<strong>lo</strong><br />

volle aprire una nuova farmacia, le autorità cittadine<br />

non glie<strong>lo</strong> permisero. Erano dell’avviso <strong>che</strong> le tre<br />

farmacie esistenti fossero suffi cienti e <strong>che</strong> una quarta<br />

farmacia avrebbe rappresentato per <strong>lo</strong>ro una minaccia.<br />

Un’attività variegata<br />

Dai numerosi documenti relativi a questo caso abbiamo<br />

potuto apprendere <strong>che</strong> le farmacie svolgevano<br />

an<strong>che</strong> l’attività di lavorazione del miele e produzione<br />

di candele, <strong>che</strong> erano ben rifornite di varie erbe medicinali,<br />

come la malva e la cicoria, farina di fave, orzo<br />

e riso, e <strong>che</strong> a rifornirli erano gli erboristi. I farmacisti<br />

si lamentavano <strong>che</strong> i vari curatori dell’epoca preparavano<br />

<strong>con</strong> scarsa perizia cerotti, unguenti e pil<strong>lo</strong>le, e <strong>lo</strong><br />

facevano per di più <strong>con</strong> le materie prime acquistate a<br />

buon mercato proprio nelle farmacie. I propri prodotti,<br />

però, li rivendevano a caro prezzo. Abbiamo potuto<br />

notare pure <strong>che</strong> determinati medici e farmacisti erano<br />

soci in affari, nel senso <strong>che</strong> il medico inviava il proprio<br />

paziente so<strong>lo</strong> ed esclusivamente nella farmacia<br />

del proprio socio. Emerge pure l’esistenza di un circo<strong>lo</strong><br />

di stimati cittadini nell’ambito delle scienze medi<strong>che</strong>,<br />

collegati tra <strong>lo</strong>ro da legami di parentela o comparatico.<br />

Sbirciando nelle vetrine di una volta, alla scoperta di curiosità e tradizioni<br />

Farmacie di Fiume, «in<strong>con</strong>testabili servigi all’umanità sofferente»<br />

La più <strong>con</strong>osciuta tra quelle esistenti nella se<strong>con</strong>da metà del XIX seco<strong>lo</strong> era «All’Ange<strong>lo</strong>», in Corso, di Giovanni Prodam di Visinada<br />

di Daniela Jugo Superina<br />

La più <strong>con</strong>osciuta tra le farmacie esistenti nella se<strong>con</strong>da metà<br />

del XIX seco<strong>lo</strong> era la farmacia “All’Ange<strong>lo</strong>” di Giovanni Prodam<br />

Il protagonista<br />

Come sappiamo, il XIX seco<strong>lo</strong>, in particolare la<br />

se<strong>con</strong>da metà, ha rappresentato per Fiume un periodo<br />

d’oro. La crescita dell’e<strong>con</strong>omia è stata accompagnata<br />

dalla crescita della città, passata dai 12.000 abitanti del<br />

1850 ai quasi 18.000 del 1869. Entro la fi ne del seco<strong>lo</strong>,<br />

il numero <strong>dei</strong> fi umani salì a 50.000. Una simile crescita<br />

demografi ca comportò inevitabilmente un aumento<br />

del numero di medici e farmacisti.<br />

Presumibilmente, la più <strong>con</strong>osciuta tra le farmacie<br />

esistenti nella se<strong>con</strong>da metà del XIX seco<strong>lo</strong> era la farmacia<br />

“All’Ange<strong>lo</strong>”, situata al civico 500 del Corso,<br />

ossia nei vani occupati oggi dalla farmacia “Korzo”. Il<br />

proprietario era Giovanni Prodam di Visinada, il protagonista<br />

principale della nostra storia. Laureatosi in farmacia<br />

a Padova, si trasferì a Fiume verso la metà degli<br />

anni Cinquanta del XIX seco<strong>lo</strong>, ottenendo un impiego<br />

presso la farmacia Morovich-Oliva. La sua ascesa ebbe<br />

inizio dopo le nozze <strong>con</strong> Antonia, proveniente dalla nobile<br />

famiglia fi umana Gottardi. Prodam seppe destreggiarsi<br />

<strong>con</strong> sapienza nei circoli della Fiume <strong>che</strong> <strong>con</strong>ta.<br />

Ereditò anzitutto la farmacia “All’Ange<strong>lo</strong>” da Fran<br />

Ksaver Kovačić, trasferendola nel 1859 in Corso (già<br />

farmacia “Miller”). Non so<strong>lo</strong>. Acquistò l’intero palazzo,<br />

<strong>che</strong> venne chiamato Casa Cosulich-Prodam.<br />

Accanto al proprio nome, Prodam poneva il tito<strong>lo</strong> di<br />

“chimico-farmacista”. Ben presto si rese <strong>con</strong>to del<br />

potere della pubblicità, motivo per cui faceva pubblicare<br />

regolarmente sui giornali fi umani delle grandi<br />

inserzioni, tramite le quali pubblicizzava i propri prodotti<br />

farmaceutici. Leggendoli, oggi possiamo capire<br />

quali mali tormentavano i fi umani in quell’epoca. Proprio<br />

come oggi, le farmacie vendevano pure prodotti<br />

cosmetici provenienti da tutto il mondo.<br />

Incetta di premi<br />

A Prodam vennero <strong>con</strong>feriti numerosi premi e ri<strong>con</strong>oscimenti:<br />

nel 1864, alla prima Mostra dell’e<strong>con</strong>omia<br />

a Zagabria (sviluppatasi poi nella Fiera campionaria<br />

di Zagabria) si meritò un “segno di ri<strong>con</strong>oscimento”<br />

e la medaglia di I categoria per la qualità, mentre<br />

nel 1885 alla sua farmacia venne assegnato il “Gran<br />

Premio Italiano ‘Vittorio Emanuele’”. Fu an<strong>che</strong> il for-<br />

La testa del giornale “La varietà”: in un ampio<br />

artico<strong>lo</strong> nell’aprile del 1885 descrisse le caratteristi<strong>che</strong><br />

della nuova farmacia di Prodam: Tito<strong>lo</strong>:<br />

“Un model<strong>lo</strong> di farmacia”<br />

Alcuni dettagli dell’attuale farmacia “Korzo”,<br />

gli stessi di quelli all’epoca di Prodam<br />

La farmacia “All’Ange<strong>lo</strong>” era situata al civico 500 del Corso, ossia nei vani occupati oggi dalla farmacia “Korzo”<br />

nitore di corte dell’arciduca Giuseppe d’Asburgo nonché<br />

membro per corrispondenza dell’Accademia francese<br />

delle scienze. Nel 1885 la farmacia fu trasferita in<br />

Piazza del Municipio, mentre al suo posto venne aperta<br />

la drogheria “All’Arcange<strong>lo</strong>”, <strong>che</strong> presto tras<strong>lo</strong>cò<br />

in via del Governo (ex farmacia “Alla Salute”). Personaggio<br />

abile e capace, Prodam fu pure proprietario<br />

della Fabbrica di carta asettica e antisettica.<br />

Un gioiel<strong>lo</strong>, un’opera d’arte<br />

Nei vani della vecchia farmacia “All’Ange<strong>lo</strong>”, l’attività<br />

farmaceutica venne mantenuta per 150 anni, per<br />

cui ancora oggi possiamo ammirare gli arredi originali<br />

dell’epoca e un ambiente <strong>che</strong>, nonostante il passare<br />

degli anni, ci trasmette ancora l’antica precisione, pulizia<br />

e ordine. Nelle meravigliose vetrine intarsiate e<br />

negli armadi <strong>con</strong> specchiere vengono <strong>con</strong>servate ancora<br />

diverse vecchie bottigliette di vetro <strong>con</strong> eti<strong>che</strong>tte<br />

bian<strong>che</strong>, mentre i cassetti sono abbelliti da maniglie e<br />

targhe di porcellana. Il pavimento e il soffi tto, an<strong>che</strong> se<br />

restaurati, <strong>con</strong>servano l’eleganza e la bellezza sontuosa<br />

della farmacia di Prodam.<br />

Le caratteristi<strong>che</strong> della nuova farmacia di Prodam<br />

erano ampiamente descritte in un artico<strong>lo</strong> pubblicato<br />

su “La varieta” nel aprile del 1885, intitolato “Un<br />

model<strong>lo</strong> di farmacia”. Prodam è stato defi nito come<br />

un “uomo amante del progresso”, <strong>che</strong> viaggiava mol-<br />

tissimo, studiando come dovrebbe essere una farmacia<br />

moderna: bella, elegante, seria. Ci si aspetta molto an<strong>che</strong><br />

dal<strong>lo</strong> spazio dedicato a Esculapio. L’artico<strong>lo</strong> parla<br />

an<strong>che</strong> delle diffi coltà e delle enormi spese sostenute,<br />

“ma ora la sua farmacia è davvero un ‘bijou’, un’opera<br />

d’arte <strong>che</strong> fa onore alla nostra città”. Vi riproponiamo<br />

la descrizione integrale degli esterni della farmacia:<br />

“Un’immane insegna a fondo scuro <strong>con</strong> parole<br />

d’oro nel cui mezzo campeggia <strong>lo</strong> stemma della casa<br />

d’Austria ci dice <strong>che</strong> questa è la Farmacia Arciducale<br />

e più sotto una altra tabella porta la scritta Stabilimento<br />

chimico-farmaceutico di Gio.Prodam. D’ambo<br />

i lati della porta trovansi due lastre di vetro co<strong>lo</strong>rate<br />

nel cui mezzo a foggia di medaglione trovansi due teste<br />

belle ed artisticamente dipinte di vecchi <strong>che</strong> probabilmente<br />

raffi gurar vogliono Ippocrate e Galeno i<br />

patriarchi dell’arte medica. Tutto questo lavoro di fi -<br />

nitezza squisita è opera del nostro bravo pittore Fumi,<br />

il quale an<strong>che</strong> in questo in<strong>con</strong>tro dimostrò quanto egli<br />

valga nell’arte decorativa”.<br />

Interni mozzafi ato<br />

An<strong>che</strong> gli interni della farmacia – sfarzosi ed eleganti<br />

– lasciarono l’articolista senza fi ato. Gli armadi e<br />

le vetrine, come pure il banco vendita, erano ricoperti<br />

di fi nissimo e pregiatissimo marmo del Belgio, e vennero<br />

fabbricati dal “maestro falegname” Antonio Ho-<br />

dnig, mentre gli intarsi sono opera del signor Rizzotti.<br />

Cinque grandi specchiere mantengono la luminosità<br />

dell’ambiente e creano l’effetto ottico dell’ampiezza<br />

del vano. Particolare entusiasmo suscitò il lampadario<br />

centrale, sorretto dai “putti”, pure questo opera di<br />

Fumi. I “putti” avevano un signifi cato simbolico. Il<br />

primo, triste e in lacrime, portava la scritta “mille ma<strong>lo</strong>rum<br />

species”, il se<strong>con</strong>do, felice e sorridente, aveva<br />

la scritta “mille erbae salutis”, mentre il terzo, <strong>con</strong><br />

aria indifferente, trasmetteva il seguente messaggio:<br />

“non e<strong>lo</strong>quentia sed remediis morbi curantur”. L’artico<strong>lo</strong><br />

era pieno di panegirici nei <strong>con</strong>fronti di Prodam<br />

e parlava <strong>dei</strong> suoi successi e <strong>dei</strong> meriti verso la città.<br />

Conteneva pure un invito, rivolto a tutti gli altri commercianti<br />

fi umani, a seguire il suo esempio e quel<strong>lo</strong><br />

della sua farmacia, affi nché le <strong>lo</strong>ro rivendite <strong>con</strong>tribuissero<br />

al<strong>lo</strong> splendore e alla bellezza di Fiume.<br />

Il «male» della politica<br />

Oltre a esercitare la propria professione, Giovanni<br />

Prodam era impegnato nella politica e nella vita<br />

sociale e culturale della città. Per ben cinquant’an-<br />

5<br />

Una rara immagine della rinomata farmacia “SS. Vito e Modesto” di Giorgio Catti. Situata alla destra<br />

della Torre civica, questa farmacia si distingueva per la sfarzosità <strong>dei</strong> sui arredi esterni ed interni<br />

La testata del “Giornale di Fiume” del 24 giugno 1865<br />

Prodam ben presto si rese <strong>con</strong>to del potere della pubblicità,<br />

motivo per cui faceva pubblicare regolarmente sui giornali<br />

fi umani delle grandi inserzioni<br />

ni è stato <strong>con</strong>sigliere municipale e ha fatto molto per<br />

il progresso del mondo scolastico fi umano, nonché<br />

della vita teatrale e musicale della città. Con il proprio<br />

orientamento politico, è stato il precursore del<br />

movimento autonomista fi umano e, ormai anziano,<br />

si iscrisse al Partito autonomista. Per questo motivo<br />

è stato spesso fatto bersaglio dai croati fi umani e il<br />

giornale “S<strong>lo</strong>boda” di Sušak gli dedicò una poesia<br />

satirica <strong>che</strong> recitava:<br />

I za camzi, i za buhe<br />

Prahi delaj jos za muhe<br />

za misi, pantigane<br />

Mesaj paste, dragi Zvane.<br />

Forse sarebbe il caso di menzionare i due fi gli di<br />

Prodam. Attilio Prodam era membro dell’associazione<br />

“Giovine Fiume” nonché del Consiglio nazionale<br />

dopo la Prima guerra mondiale, mentre Guido Prodam<br />

fu il primo aviatore fi umano, e nel 1911 sorvolò<br />

il Quarnero.<br />

Le «altre»<br />

Sappiamo poco, invece, delle altre farmacie fi umane.<br />

La rinomata farmacia “SS. Vito e Modesto”, dalla<br />

metà del XIX seco<strong>lo</strong> era tenuta in Corso da Giorgio<br />

Catti. Situata alla destra della Torre civica, questa<br />

farmacia si distingueva per la sfarzosità <strong>dei</strong> sui arredi<br />

esterni ed interni. Sopra le vetrine, bene in vista c’era<br />

uno stemma in rilievo, mentre sui muri tra le vetrine<br />

c’erano <strong>dei</strong> rilievi ovali. Le cornici delle vetrine erano<br />

state progettate addirittura a Budapest. Pure questa<br />

farmacia si fregiava della prerogativa di “Fornitore di<br />

Corte”.<br />

La parte più occidentale dell’attuale Corso si chiamava<br />

all’epoca via del Governo. Qui si trovava la già<br />

menzionata farmacia “Alla Salute” – il proprietario<br />

era Antonio Mizzan –, specializzata nel <strong>con</strong>fezionamento<br />

di speciali pac<strong>che</strong>tti di medicinali destinati alle<br />

navi per affrontare viaggi più lunghi. Nei pressi della<br />

chiesta di San Vito c’era una farmacia <strong>che</strong> portava<br />

il nome “Redentore”, gestita da Antonio Schindler,<br />

mentre la proprietaria era Maria de Scarpa. In via Germania<br />

(oggi via Viktor Car Emin e parte di via Fiorel<strong>lo</strong><br />

la Guardia), invece, c’era la farmacia “Indefi cienter”,<br />

proprietà di Giorgio Gottardi.<br />

Più sani, più belli<br />

La nostra storia si <strong>con</strong>clude verso la fi ne del XIX<br />

seco<strong>lo</strong>. Siamo andati troppo <strong>lo</strong>ntano? Siamo <strong>cambia</strong>ti<br />

o forse no? Il desiderio delle persone di essere più<br />

sane, più belle e più giovani è perpetuo e la farmacia<br />

è il posto giusto dove queste persone devono poter<br />

trovare una soluzione ai <strong>lo</strong>ro problemi. Dalle vie rumorose<br />

e polverose, entriamo in un ambiente praticamente<br />

sterile, luminoso, ordinato e sicuro. An<strong>che</strong><br />

il farmacista incarnava queste caratteristi<strong>che</strong>. Gli<br />

spieghiamo quali sono i nostri problemi, cerchiamo<br />

un <strong>con</strong>siglio e una soluzione immediata e, se abbiamo<br />

fortuna, otteniamo un sorriso di incoraggiamento<br />

e un pac<strong>che</strong>ttino miraco<strong>lo</strong>so. Tiriamo un sospiro<br />

di sollievo. Per ogni nostro cruccio esiste una pozione,<br />

una pomata o una pasticca <strong>che</strong> <strong>lo</strong> cancelleranno.<br />

Ma chi dice <strong>che</strong> non esiste un elisir, una quintessenza<br />

della vita?


6 storia e ricerca<br />

RECENSIONE<br />

Antonio Sema (Pirano 1949 –<br />

Montenars 2007) è stato uno<br />

tra i più attenti storici militari<br />

degli ultimi anni. Le sue analisi si<br />

sono soffermate sulle intricate que-<br />

stioni delle terre in cui viviamo, ma<br />

an<strong>che</strong> sui problemi <strong>dei</strong> Balcani, i cui<br />

nodi divennero di interesse pubblico<br />

a seguito del dissolvimento della<br />

Jugoslavia. Una delle caratteristi<strong>che</strong><br />

delle sue interpretazioni e presentazioni<br />

<strong>dei</strong> problemi risiede, indubbiamente,<br />

nell’intreccio tra la ricostruzione<br />

storiografi ca e le <strong>con</strong>siderazioni<br />

di natura strettamente politica,<br />

geopolitica e strategico-militare, <strong>che</strong><br />

gli permise di penetrare più a fondo<br />

nella comprensione delle crisi e<br />

<strong>dei</strong> <strong>con</strong>fl itti da lui studiati. Tra i suoi<br />

campi d’indagine troviamo alcuni<br />

saggi sulla crisi jugoslava e soprattutto<br />

lavori sul primo <strong>con</strong>fl itto mondiale<br />

lungo il fronte austro-italiano,<br />

ma an<strong>che</strong> parecchi studi sulla storia<br />

militare dell’esercito italiano. Era<br />

particolarmente attratto dall’indagine<br />

delle caratteristi<strong>che</strong> specifi <strong>che</strong><br />

<strong>che</strong> la guerra <strong>con</strong>venzionale assumeva<br />

in un territorio eterogeneo come<br />

quel<strong>lo</strong> dell’Adriatico settentrionale e<br />

delle regioni <strong>con</strong>termini.<br />

Attenta analisi<br />

di s<strong>con</strong>tri cruenti<br />

Il volume si presenta notevolmente<br />

diverso dai lavori dedicati all’argomento,<br />

vale a dire di carattere<br />

prettamente militare e specialistico,<br />

e propone una trattazione molto più<br />

complessa. Analizzando un segmento<br />

del fronte austro-italiano, <strong>lo</strong> storico<br />

ha focalizzato l’attenzione sulle<br />

novità introdotte lungo quel teatro di<br />

s<strong>con</strong>tri cruenti, ha messo in risalto le<br />

peculiarità della cosiddetta “guerra<br />

speciale”, caratterizzata da aspetti e<br />

situazioni <strong>che</strong> diffi cilmente si ris<strong>con</strong>travano<br />

sugli altri scacchieri in cui si<br />

s<strong>con</strong>trarono le macchine belli<strong>che</strong> degli<br />

opposti schieramenti.<br />

Quando nella se<strong>con</strong>da metà degli<br />

anni Novanta del seco<strong>lo</strong> scorso<br />

iniziarono ad uscire i volumi <strong>che</strong><br />

avrebbero composto la tri<strong>lo</strong>gia incentrata<br />

sui combattimenti lungo<br />

l’Isonzo, l’opera fu sì accolta <strong>con</strong><br />

interesse ma al <strong>con</strong>tempo an<strong>che</strong> <strong>con</strong><br />

una certa indifferenza, sebbene il lavoro<br />

proponesse una lettura diversa,<br />

meno <strong>con</strong>venzionale e stereotipata di<br />

quel <strong>con</strong>fl itto. Si trattava di una presentazione<br />

<strong>dei</strong> fatti <strong>che</strong> si distanziava<br />

notevolmente dagli usuali testi dedicati<br />

alla storia bellica, troppo tecnica<br />

e <strong>con</strong>centrata in buona parte sugli<br />

armamenti, sulla composizione delle<br />

formazioni, sugli s<strong>con</strong>tri, ecc. Attraverso<br />

<strong>lo</strong> studio delle dodici offensive<br />

isontine Sema spiega come due anni<br />

e mezzo di guerra di <strong>lo</strong>goramento<br />

forgiarono i due eserciti impelagatisi<br />

in quel massacro. Il tomo, denso<br />

d’informazioni, di <strong>con</strong>siderazio-<br />

Sabato, 6 febbraio 2010<br />

Volume di uno tra i più attenti storici militari italiani degli ultimi ann<br />

Pagine della Grande guerra, Ant<br />

Uno studio complesso, <strong>che</strong> affronta un argomento intricato e ricco<br />

di Kristjan Knez<br />

ni e di valutazioni, non si limita alla<br />

sola illustrazione delle tatti<strong>che</strong> messe<br />

in atto dall’una e dall’altra parte, ma<br />

penetra profondamente in quei settori<br />

non propriamente militari, <strong>che</strong><br />

potremmo defi nire ausiliari, ma <strong>che</strong><br />

fornirono un <strong>con</strong>tributo fondamenta-<br />

Analizzando un segmento del fronte<br />

austro-italiano, ha focalizzato<br />

l’attenzione sulle novità introdotte lungo<br />

quel teatro di battaglia, ha messo in<br />

risalto le peculiarità della cosiddetta<br />

guerra speciale, caratterizzata da<br />

aspetti e situazioni <strong>che</strong> diffi cilmente si<br />

ris<strong>con</strong>travano sugli altri scacchieri<br />

le e quindi giovarono altamente alla<br />

buona riuscita delle operazioni belli<strong>che</strong><br />

in un <strong>con</strong>fl itto ormai totalizzante<br />

<strong>che</strong> assorbiva tutte le forze e le energie<br />

delle nazioni coinvolte.<br />

Strategie a <strong>con</strong>fronto<br />

Lo studioso affronta, comparando<br />

i metodi adottati dalle due parti,<br />

la dimensione dell’apparato propagandistico,<br />

l’uso <strong>dei</strong> servizi segreti<br />

per <strong>lo</strong> spionaggio ed il <strong>con</strong>trospionaggio,<br />

l’introduzione di nuove armi<br />

sempre più devastanti: dai cannoni al<br />

gas. Una certa attenzione è riservata<br />

an<strong>che</strong> alla vita <strong>dei</strong> fanti nelle trincee,<br />

alla situazione in cui vennero a trovarsi<br />

i civili, mentre un ampio margine<br />

ris<strong>con</strong>tra la disanima della questione<br />

nazionale e del<strong>lo</strong> s<strong>con</strong>tro etnico,<br />

<strong>che</strong> per un impero eterogeneo<br />

come quel<strong>lo</strong> austro-ungarico aveva<br />

rappresentato una soluzione per te-<br />

nere l’esercito ben saldo quasi sino<br />

alla fi ne.<br />

I comandi austriaci si mossero<br />

proprio in tale direzione, sfruttarono<br />

il sentimento nazionale <strong>dei</strong> popoli<br />

slavi, <strong>che</strong> costituivano il 42 per cento<br />

dell’esercito della duplice monarchia,<br />

incanalando i <strong>con</strong>trasti etnici e<br />

l’aggressività di quelle truppe <strong>con</strong>tro<br />

l’ex alleato, <strong>che</strong> li aveva traditi ed<br />

aggrediti.<br />

Lo storico propone quindi l’evoluzione<br />

di uno spirito identitario <strong>dei</strong><br />

combattenti, <strong>che</strong> proprio su quei<br />

campi di battaglia avrebbero individuato<br />

una Patria da difendere, <strong>che</strong><br />

non corrispondeva so<strong>lo</strong> all’Impero<br />

ma piuttosto alla propria terra, assalita<br />

e minacciata. Gli S<strong>lo</strong>veni, coinvolti<br />

direttamente an<strong>che</strong> perché la linea<br />

del fronte s’era incuneata proprio nei<br />

territori da <strong>lo</strong>ro compattamente abitati,<br />

non ritenevano <strong>che</strong> quella guerra<br />

fosse esclusivamente una faccenda<br />

imperiale, e si schierarono an<strong>che</strong> per<br />

difendere la <strong>lo</strong>ro patria dagli “appetiti”<br />

italiani, le cui armi erano scese in<br />

campo proprio per amputare i territori<br />

del Litorale austriaco.<br />

L’opera, pubblicata dalla Libreria<br />

<strong>Edit</strong>rice Goriziana e da tempo esaurita,<br />

<strong>lo</strong> scorso anno è stata riproposta<br />

al pubblico. Essa riunisce in un tomo<br />

(per complessive 671 pagine), i tre<br />

volumi, usciti tra il 1995 e il 1997,<br />

del<strong>lo</strong> storico piranese.<br />

Ricostruzione basata<br />

su una ricca<br />

documentazione<br />

Il lavoro di Antonio Sema si presenta<br />

anzitutto come un testo complesso<br />

<strong>che</strong> affronta un argomento altrettanto<br />

intricato e ricco di sfaccettature.<br />

Per approfondire l’argomento<br />

<strong>lo</strong> storico ha <strong>con</strong>sultato, analizzato e<br />

vagliato una mole non indifferente di<br />

fonti, sia edite sia inedite. Ha fatto riferimento<br />

ad una vasta bibliografi a:<br />

dagli studi specifi ci sulla prima guerra<br />

mondiale alle analisi del fronte<br />

austro-italiano e <strong>dei</strong> combattimenti<br />

lungo l’Isonzo, quindi ha riletto criti-<br />

«Dunque, l’indicibile della guerra<br />

a Nord Est, quel<strong>lo</strong> <strong>che</strong> faceva<br />

indietreggiare an<strong>che</strong> i più attenti<br />

studiosi, era l’oscenità di una virulenza<br />

etnica presente e operante nelle<br />

fanterie slave e lucidamente incentivata<br />

dalle autorità politico-militari della<br />

Felix Austria nel quadro del suo<br />

impegno bellico <strong>con</strong>tro l’Italia»<br />

camente la letteratura militare, an<strong>che</strong><br />

quella successiva al <strong>con</strong>fl itto <strong>che</strong> risentiva<br />

<strong>dei</strong> miti creati attorno a quel<strong>lo</strong><br />

s<strong>con</strong>tro. Non mancano nemmeno<br />

le analisi e le attente letture della memorialistica,<br />

da quella prodotta dai<br />

protagonisti di rilievo a quella <strong>dei</strong><br />

soldati semplici <strong>che</strong> puntualmente è<br />

comparata <strong>con</strong> le fonti d’archivio, o,<br />

ancora, le opere relative ai servizi segreti,<br />

cioè al lavoro di intelligence.<br />

L’autore ha utilizzato una copiosa<br />

mole di fonti a stampa, nella fattispecie<br />

la vasta documentazione raccolta<br />

nei volumi “L’esercito italiano nella<br />

grande guerra (1915-1918)”, editi<br />

dall’Uffi cio Storico del Ministero<br />

della Guerra (poi Ministero della<br />

Difesa) - Comando del corpo di Stato<br />

Maggiore o “L’ultima guerra dell’Austria-Ungheria<br />

1914-1918. Relazione<br />

uffi ciale compilata dall’Archivio<br />

di guerra di Vienna” dell’Uffi cio<br />

Storico del Ministero della Guerra<br />

– Comando del corpo di Stato Maggiore.<br />

La ricostruzione delle vicende<br />

belli<strong>che</strong> è altresì il risultato di una<br />

puntuale indagine delle fonti inedite,<br />

come, ad esempio, quelle <strong>con</strong>servate<br />

all’Archivio Centrale del<strong>lo</strong> Stato a<br />

Roma o all’Uffi cio Storico del<strong>lo</strong> Stato<br />

Maggiore dell’Esercito.<br />

Siffatto importante lavoro storiografi<br />

co è corredato an<strong>che</strong> un ricco<br />

apparato i<strong>con</strong>ografi co formato da<br />

242 foto, di cui 229 d’epoca, provenienti<br />

da raccolte private, nonché da<br />

varie istituzioni italiane e austria<strong>che</strong>.<br />

Le medesime documentano la vita al<br />

fronte, <strong>lo</strong> svolgimento delle operazioni<br />

militari, l’uso delle armi e raffi -<br />

gurano pure i protagonisti: dagli alti<br />

gradi dell’esercito ai soldati semplici,<br />

ma an<strong>che</strong> la realtà <strong>dei</strong> luoghi.<br />

Gli argomenti trattati<br />

Il volume abbonda di argomenti<br />

e dipana non po<strong>che</strong> questioni, mol-<br />

te delle quali solitamente non trovano<br />

ampio spazio nelle trattazioni<br />

inerenti alla Grande guerra. Una peculiarità<br />

<strong>che</strong> emerge dalle sue pagine<br />

è senz’altro la dimensione nazionale<br />

del<strong>lo</strong> s<strong>con</strong>tro ossia il <strong>con</strong>fl itto<br />

in un’area multietnica, si sofferma,<br />

infatti, sul fattore nazionale come<br />

elemento della strategia difensiva<br />

asburgica per mobilitare il mondo<br />

slavo, ma su questo punto ritorneremo<br />

più in là.<br />

Sema ritiene <strong>che</strong> gli obiettivi delle<br />

due parti coinvolte non fossero per<br />

nulla s<strong>con</strong>tati e si differenziassero<br />

notevolmente, perché se quelli più<br />

<strong>con</strong>osciuti cioè Trento e Trieste “rappresentavano<br />

una vaga aspirazione<br />

per gli italiani, incerti addirittura sulla<br />

<strong>lo</strong>ro esatta <strong>lo</strong>calizzazione” dall’altra<br />

parte vi erano “alcune realtà slave<br />

<strong>che</strong> invece sapevano benissimo quale<br />

fosse la posta in gioco” (p. 31).<br />

Nella prima parte del volume<br />

vi sono diverse <strong>con</strong>siderazioni sulla<br />

“piccola guerra”, <strong>che</strong> permise all’Austria-Ungheria<br />

di attestarsi e<br />

quindi d’impedire la marcia del regio<br />

esercito verso oriente, e fece così<br />

naufragare l’imprevedibilità dell’attacco.<br />

Tale fase fu di particolarmente<br />

importante per le difese imperiali,<br />

infatti, “la sorpresa italiana era fallita<br />

prima di incominciare, colpita da<br />

una sofi sticata aggressione al morale<br />

<strong>dei</strong> suoi capi e <strong>dei</strong> suoi uomini.<br />

Dopo aver accertato i risultati della<br />

piccola guerra, gli austriaci difesero<br />

strenuamente Gorizia e Trieste <strong>che</strong>,


Sabato, 6 febbraio 2010<br />

poco prima, si apprestavano a cedere<br />

senza molte diffi coltà. Visti dunque i<br />

limiti militari e informativi <strong>dei</strong> <strong>lo</strong>ro<br />

avversari, avevano deciso <strong>che</strong> valesse<br />

la pena resistere <strong>con</strong>tro nemici<br />

così sprovveduti da attendere <strong>che</strong><br />

fossero i civili fi <strong>lo</strong>-italiani a pregarli<br />

di occupare i paesi da tempo privi di<br />

austriaci” (p. 41).<br />

Lo studioso esamina poi l’utilizzo<br />

dell’apparato informativo da parte<br />

del Comando Supremo austro-ungarico<br />

a supporto del processo decisionale<br />

strategico ma an<strong>che</strong> l’impiego<br />

della disinformazione della polizia<br />

austriaca per scoraggiare gli Italiani<br />

nelle operazioni di guerra e ancora<br />

impreparati sul piano del<strong>lo</strong> spionaggio.<br />

Si parla dell’ingaggio <strong>dei</strong> giornalisti-propagandisti<br />

<strong>che</strong> “giorno<br />

dopo giorno <strong>con</strong>fi ccavano le parole<br />

d’ordine nel cervel<strong>lo</strong> <strong>dei</strong> combattenti<br />

e <strong>dei</strong> <strong>lo</strong>ro popoli”. Non meno importante<br />

fu il ruo<strong>lo</strong> svolto dal clero, fortemente<br />

legato alla corona e quindi<br />

un prezioso alleato (nel 1916 nelle<br />

zone prossime al fronte dai pulpiti i<br />

preti defi nivano l’Italia un “ingordo<br />

e perfi do nemico”).<br />

Gli aspetti militari<br />

Per quanto <strong>con</strong>cerne la dimensione<br />

prettamente militare, <strong>lo</strong> storico<br />

dedica la sua attenzione all’utilizzo<br />

della <strong>con</strong>troguerriglia costituita<br />

da formazioni slave, ai sabotaggi,<br />

<strong>che</strong> sovente avvenivano an<strong>che</strong> molto<br />

<strong>lo</strong>ntano dalla linea del fronte o ai<br />

primi bombardamenti <strong>che</strong> dal cie<strong>lo</strong><br />

toccarono sia le retrovie sia i centri<br />

urbani.Il fronte dell’Isonzo riservò<br />

agli eserciti non pochi problemi legati<br />

alla <strong>con</strong>formazione del terreno e<br />

all’orografi a della regione e rappresentò<br />

una prova non indifferente per<br />

gli eserciti <strong>che</strong> si fronteggiarono per<br />

due anni e mezzo. Dei complessivi<br />

600 chi<strong>lo</strong>metri della linea di combattimento<br />

ita<strong>lo</strong>-austriaca, dal<strong>lo</strong> Stelvio<br />

all’Adriatico, ben 400 erano posti in<br />

alta montagna, ad un’altitudine compresa<br />

tra i 2000 ed i 3-4000 metri.<br />

Sin dai primi giorni di guerra il<br />

generale Boroević ordinò di tenere<br />

salde tutte le posizioni e di non arretrare<br />

se le divisioni italiane avessero<br />

sfondato le linee. Il regio esercito si<br />

trovò ben presto davanti ad un effi -<br />

ciente sistema di trincee e di reticolati.<br />

Cadorna riteneva <strong>che</strong> so<strong>lo</strong> attraverso<br />

attacchi ben preparati dell’artiglieria<br />

si potesse superare il deda<strong>lo</strong><br />

difensivo austro-ungarico, “bisognava<br />

al<strong>lo</strong>ra coordinare il tiro di questa<br />

all’azione della fanteria, mediante<br />

una precisa identifi cazione <strong>dei</strong> bersagli<br />

da colpire: cosa non facile dal<br />

momento <strong>che</strong> gli italiani si trovavano<br />

ad attaccare dal basso i soldati austriaci<br />

installati su posizioni comunque<br />

più elevate” (pp. 88-89).<br />

Gli assalti italiani si trasformavano<br />

in vere e proprie mattanze,<br />

infatti, la <strong>con</strong>quista di un singo<strong>lo</strong><br />

punto richiedeva un tributo di sangue<br />

sproporzionato. Le <strong>con</strong>quiste<br />

sovente erano effi mere. Sema scrive<br />

<strong>che</strong> “nelle prime due offensive, quei<br />

fanti avevano dimostrato la <strong>lo</strong>ro capacità<br />

di <strong>con</strong>quistare le trincee, ma<br />

non di mantenerle a lungo a fronte<br />

<strong>dei</strong> <strong>con</strong>trattacchi. Il sistema degli<br />

Austriaci era stato costruito proprio<br />

per questo: non era una linea difensiva<br />

ma un nastro profondo qual<strong>che</strong><br />

centinaio di metri organizzato in maniera<br />

da <strong>con</strong>sentire, a caro prezzo,<br />

la penetrazione da un lato, ma non<br />

l’uscita dall’altro lato, ingabbiando<br />

l’attaccante per <strong>con</strong>sentirne l’eliminazione”<br />

(p. 128).<br />

Prima <strong>che</strong> l’esercito sabaudo<br />

<strong>con</strong>quistasse Gorizia (agosto 1916),<br />

città <strong>che</strong> aveva an<strong>che</strong> una valenza<br />

simbolica in quanto “irredenta”, ci<br />

vollero sei offensive e una miriade<br />

di morti. L’attacco era iniziato già<br />

nell’autunno dell’anno prima. Per<br />

favorire l’avanzata la città stessa doveva<br />

subire una distruzione completa,<br />

pertanto il 18 novembre 1915 le<br />

boc<strong>che</strong> da fuoco iniziarono un pesante<br />

martellamento delle posizioni<br />

avversarie e si utilizzarono an<strong>che</strong> gli<br />

aerei. Malgrado l’impiego massiccio<br />

dell’artiglieria, la macchina bellica ai<br />

comandi di Cadorna ottenne molto<br />

poco. L’unico risultato <strong>con</strong>seguito<br />

fu l’aumento dell’odio <strong>con</strong>tro gli italiani,<br />

<strong>lo</strong> sgombero <strong>dei</strong> paesi limitrofi<br />

alla zona d’operazioni an<strong>che</strong> nel settore<br />

dell’alto e medio Isonzo, forse<br />

per timore di bombardamenti sul cir<strong>con</strong>dario<br />

(p. 144).<br />

Nell’estate del 1916 gli sforzi<br />

si <strong>con</strong>centrarono nuovamente sulla<br />

“Nizza austriaca”. Gli Italiani ammassarono<br />

1176 cannoni, <strong>con</strong>tri i 640<br />

austro-ungarici, ed i bombardamenti<br />

devastarono le linee nemi<strong>che</strong> mentre<br />

le artiglierie pesanti a lunga gittata<br />

s<strong>con</strong>volsero le retrovie e le vie di comunicazione.<br />

Dopo l’infermo provocato<br />

dai proiettili iniziarono gli assalti<br />

volti alla <strong>con</strong>quista <strong>dei</strong> punti strategici.<br />

E fu nuovamente un bagno di sangue,<br />

le avanzate costavano migliaia di<br />

vite. La notoria aggressività <strong>dei</strong> dalmati<br />

croati fu domata a cannonate e<br />

un gran numero fu catturato so<strong>lo</strong> perché<br />

fu intrappolato nelle caverne. Per<br />

la <strong>con</strong>quista del San Mi<strong>che</strong>le, e la cattura<br />

di circa un migliaio di prigionieri,<br />

per esempio, le truppe italiane lasciarono<br />

sul campo oltre 5000 uomini.<br />

Un altro aspetto non meno importante<br />

era il fatto <strong>che</strong> gli Italiani combattessero<br />

in massa, mentre le formazioni<br />

imperial regie erano impegnate<br />

in gruppi <strong>con</strong>tenuti e al <strong>con</strong>tempo attaccavano<br />

i punti più vulnerabili del<br />

fronte. I fanti di Cadorna, <strong>che</strong> uscivano<br />

dai fossati al grido di “Savoia”,<br />

si ritrovavano sotto una pioggia di<br />

proiettili e granate, “poi, oltre i reticolati<br />

e già dentro le trincee austria<strong>che</strong>,<br />

bastava una scarica di fucileria<br />

ed ecco, la linea italiana ‘come disorientata’<br />

si fermava, e poi, prima<br />

a gruppi, poi in massa, arretrava. In<br />

quel momento era intervenuta la decisione<br />

psico<strong>lo</strong>gica, e lì non <strong>con</strong>tava<br />

l’atteggiamento del singo<strong>lo</strong>, ma quel<strong>lo</strong><br />

<strong>dei</strong> gruppi di singoli <strong>che</strong> formavano<br />

la massa all’attacco. Quando la massa<br />

si trovava in una simile <strong>con</strong>dizione,<br />

signifi cava pure <strong>che</strong> percezione e reazioni<br />

<strong>dei</strong> singoli erano profondamente<br />

modifi cate: ed ecco, in quel fatale ‘periodo<br />

di indecisione’ la fucileria austriaca<br />

colpiva non più soldati isolati,<br />

ma gruppi di uomini”. Smarrimento e<br />

paura determinavano <strong>lo</strong> sfaldamento<br />

del gruppo <strong>che</strong> avanzava, e sebbene<br />

l’attacco era una azione collettiva, il<br />

trauma di ogni singo<strong>lo</strong> uomo in grigioverde<br />

diventava devastante se propagato<br />

ai compagni d’armi.<br />

Per siffatte ragioni “l’austriaco<br />

badava appunto a sfruttare tale peculiarità<br />

mantenendo i propri soldati<br />

organizzati e disciplinati e trasformando<br />

quelli nemici in un branco<br />

disorganizzato di uomini terrorizzati<br />

destinati al macel<strong>lo</strong> o alla resa”<br />

(p. 131). La guerra di <strong>lo</strong>goramento<br />

è rammentata sì per gli assalti <strong>con</strong>tro<br />

altre posizioni, attraverso il fi <strong>lo</strong><br />

spinato e le mitragliatrici <strong>che</strong> falci-<br />

diavano gli uomini, ma an<strong>che</strong> per<br />

la dura vita all’interno delle trincee<br />

stesse, in <strong>con</strong>dizioni esistenziali precarie,<br />

in <strong>con</strong>dizioni igienico-sanitarie<br />

pessime e, se tutto ciò non bastasse,<br />

sotto il costante tiro nemico, <strong>che</strong> rendeva<br />

perico<strong>lo</strong>so ogni movimento ed<br />

ogni soldato poteva essere freddato<br />

senza preavviso. Considerate le<br />

sfavorevoli posizioni degli Italiani,<br />

erano proprio quest’ultimi a trovarsi<br />

particolarmente esposti, in quanto<br />

erano sotto il <strong>con</strong>trol<strong>lo</strong> ottico durante<br />

l’intera giornata e ciò generava la<br />

<strong>lo</strong>ro rabbia, determinata dalla <strong>con</strong>vinzione<br />

di essere spiati da un “nemico<br />

occhiuto e inafferrabile”.<br />

Il «<strong>con</strong>fl itto» etnico<br />

An<strong>che</strong> tra l’Adriatico e le Alpi<br />

cozzarono i <strong>con</strong>trapposti militarismi<br />

e imperialismi. In quel<strong>lo</strong> <strong>stesso</strong> spazio<br />

geografi co, però, si <strong>con</strong>sumarono<br />

pure altri obiettivi e quel<strong>lo</strong> scacchiere<br />

ci offre an<strong>che</strong> la lettura di un’altra<br />

dimensione: quella dell’antagonismo<br />

etnico. Antonio Sema analizza dettagliatamente<br />

proprio il fenomeno del<strong>lo</strong><br />

s<strong>con</strong>tro etnico per l’appunto. Nelle<br />

trincee del fronte ita<strong>lo</strong>-austriaco furono<br />

<strong>con</strong>vogliati an<strong>che</strong> i <strong>con</strong>trasti nazionali<br />

<strong>che</strong> tra Otto e Novecento accesero<br />

<strong>lo</strong> scenario politico del Litorale<br />

austriaco e non so<strong>lo</strong>. Quella carnefi<br />

cina fu il risultato della “(…) <strong>lo</strong>gica<br />

imperiale delle etnie, messa in atto<br />

nei tempi e nei modi previsti” (p. 91),<br />

storia e ricerca 7<br />

i <strong>che</strong> ha analizzato le vicende delle nostre terre ma an<strong>che</strong> <strong>dei</strong> Balcani<br />

onio Sema sul fronte dell’Isonzo<br />

i sfaccettature, corredando<strong>lo</strong> <strong>con</strong> un vasto apparato i<strong>con</strong>ografi co<br />

Lo studioso affronta, comparando i metodi adottati dalle due<br />

parti, la dimensione dell’apparato propagandistico, l’uso <strong>dei</strong> servizi<br />

segreti per <strong>lo</strong> spionaggio e il <strong>con</strong>trospionaggio, l’introduzione<br />

di nuove armi sempre più devastanti: dai cannoni al gas<br />

Una certa attenzione è riservata an<strong>che</strong><br />

alla vita <strong>dei</strong> fanti nelle trincee, alla<br />

situazione in cui vennero a trovarsi i<br />

civili, mentre un ampio margine ris<strong>con</strong>tra<br />

la disamina della questione nazionale<br />

ed è suffi ciente osservare la composizione<br />

nazionale delle truppe, posizionate<br />

nei vari settori del fronte, per<br />

comprendere la strategia adottata.<br />

Al<strong>lo</strong> scoppio delle ostilità l’Austria<br />

fece pertanto leva sul patriottismo<br />

e sul nazionalismo degli Slavi<br />

meridionali ed incanalò quindi i dissapori<br />

tra le nazionalità in uno scenario<br />

<strong>che</strong> non era più <strong>con</strong>traddistinto<br />

dalla competizione elettorale e parlamentare<br />

– vale a dire una <strong>lo</strong>tta legalitaria<br />

e tutto sommato mite – bensì<br />

da uno s<strong>con</strong>tro armato <strong>che</strong> avrebbe<br />

trasformato le pietraie del Carso, le<br />

sponde dell’Isonzo e le montagne<br />

delle Alpi Giulie in un’ecatombe<br />

senza precedenti. Tutto ciò <strong>con</strong>tribuì<br />

a rinsaldare l’esercito imperial regio<br />

<strong>che</strong> si abbarbicò sulle posizioni meglio<br />

difendibili <strong>con</strong> l’obiettivo di resistere<br />

e impedire il passaggio al nemico.<br />

La componente slavo-meridionale<br />

combatteva in realtà una guerra<br />

nazionale nell’ambito del <strong>con</strong>fl itto<br />

sostenuto dall’Impero danubiano. Se<br />

nei primi mesi del 1917 il morale generale<br />

delle truppe austro-ungari<strong>che</strong><br />

era “molto depresso” è interessante<br />

rammentare le risposte s<strong>lo</strong>vene, <strong>che</strong><br />

stupirono non poco i <strong>con</strong>temporanei.<br />

Gli S<strong>lo</strong>veni non so<strong>lo</strong> attaccavano <strong>con</strong><br />

veemenza le posizioni italiane ma al<br />

<strong>con</strong>tempo erano in grado di raccogliere<br />

costantemente <strong>dei</strong> vo<strong>lo</strong>ntari da<br />

mandare al fronte, ed un soldato serbo<br />

catturato espresse <strong>che</strong> i medesimi,<br />

“generalmente indifferenti a tutto”,<br />

si presentavano come “i più accaniti<br />

<strong>con</strong>tro gli italiani”, segno evidente<br />

<strong>che</strong> quel popo<strong>lo</strong> <strong>con</strong>siderasse il <strong>con</strong>fl<br />

itto <strong>con</strong>tro il Regno sabaudo una<br />

faccenda <strong>che</strong> <strong>lo</strong> tangeva molto da vicino.<br />

An<strong>che</strong> successivamente, dopo<br />

oltre tre anni di duri s<strong>con</strong>tri, vi erano<br />

ancora militari s<strong>lo</strong>veni <strong>che</strong> di propria<br />

iniziativa affl uivano nelle fi le del<br />

se<strong>con</strong>do “Gebirgs Schützen” cioè<br />

un’unità formata per<strong>lo</strong>più da slavi<br />

della Carniola, dell’Istria, di Trieste<br />

e di Gorizia, <strong>che</strong> agli occhi dell’intelligence<br />

italiana si mostrarono come<br />

“i più accaniti nemici” e “disposti a<br />

combattere fi no all’ultimo uomo –<br />

aizzati dai <strong>lo</strong>ro uffi ciali – a difendere<br />

i <strong>lo</strong>ro territori slavi dall’invasione<br />

italiana” (p. 346). Era il risultato palese<br />

dell’effi cacia del nazionalismo<br />

s<strong>lo</strong>veno “curato” e propagato tra la<br />

fi ne dell’Ottocento e gli albori del<br />

Novecento, teso a rinvigorire l’idea<br />

identitaria e <strong>che</strong> al <strong>con</strong>tempo aveva<br />

espresso esplicitamente quali fossero<br />

i limiti della s<strong>lo</strong>venità – il cosiddetto<br />

territorio etnico –, <strong>che</strong> ad occidente,<br />

per una singolare coincidenza, corrispondeva<br />

proprio al fi ume Isonzo.<br />

Nuove offensive e la<br />

disfatta di Caporetto<br />

La critica situazione registrata<br />

dall’esercito francese ed il crol<strong>lo</strong> della<br />

Russia zarista (1917) fecero sì <strong>che</strong><br />

il peso delle operazioni terrestri dell’Intesa<br />

cadesse sugli Italiani e sugli<br />

Inglesi. Tale mutamento <strong>con</strong>tribuì<br />

an<strong>che</strong> a <strong>con</strong>siderare diversamente il<br />

ruo<strong>lo</strong> del fronte italiano, ormai divenuto<br />

centrale nella strategia alleata e<br />

principale per la duplice monarchia.<br />

Segue a pagina 8


8 storia e ricerca<br />

RECENSIONE<br />

Antonio Sema e il fronte dell’Isonzo<br />

Da pagina 7<br />

Nella primavera del<strong>lo</strong> <strong>stesso</strong> anno l’impero di Car<strong>lo</strong> I versava in una<br />

situazione critica, le energie militari si stavano esaurendo, le riserve militari<br />

e materiali pure, la fame era ormai cronica, disperate erano le <strong>con</strong>dizioni<br />

delle masse e si temeva <strong>che</strong> quella situazione potesse accendere la<br />

rivoluzione del proletariato e la sollevazione delle nazionalità, in primo<br />

luogo di quelle slave. Il 12 maggio il regio esercito, <strong>con</strong>tro ogni previsione<br />

austro-ungarica, sferrò un’offensiva nella Bainsizza. La difesa austriaca<br />

però reagì prontamente, e, sebbene gli Italiani avessero oltrepassato<br />

l’Isonzo in alcuni settori e registrato perdite <strong>con</strong>tenute, gli attacchi<br />

rimasero essenzialmente al punto di partenza. In realtà non si presumeva<br />

né di trovare una resistenza effi cace né tantomeno <strong>che</strong> l’esercito imperial<br />

regio disponesse di una forza importante sia in uomini sia in mezzi.<br />

Per <strong>con</strong>cludere l’offensiva primaverile, costata tanto sangue ma <strong>che</strong> dette<br />

risultati discreti, si decise di <strong>con</strong>centrare <strong>lo</strong> sforzo bellico sul Carso. E<br />

il 23 maggio, infatti, un violento cannoneggiamento aperse le ostilità, in<br />

dieci ore furono sparati circa cinquecentomila colpi. Malgrado la buona<br />

copertura dell’artiglieria austriaca gli Italiani avanzarono. Il Duca d’Aosta<br />

ordinò di <strong>con</strong>tinuare ininterrottamente gli attacchi, mentre per dare<br />

man forte all’armata dell’Isonzo il Comando Supremo austro-ungarico<br />

fece affl uire nuove truppe dalla Russia e dal Tiro<strong>lo</strong>.<br />

Sembrava <strong>che</strong> il regio esercito, l’unico <strong>che</strong> avanzasse tra gli alleati<br />

dell’Intesa, fosse ormai prossimo a travolgere il fronte e <strong>con</strong>temporaneamente<br />

un nemico ormai profondamente provato. Le sorti del <strong>con</strong>fl itto<br />

però avrebbero riservato altri scenari. Alla fi ne di maggio le posizioni<br />

italiane non erano ancora ben <strong>con</strong>solidate e per tale motivo Cadorna decise<br />

di rafforzarle an<strong>che</strong> perché voleva evitare un possibile attacco avversario<br />

in grande stile. Ciò signifi cava <strong>che</strong> per difendersi meglio era doveroso<br />

attaccare ancora. Gli sforzi pesavano completamente sull’Italia in<br />

quanto le forze alleate sarebbero potute giungere non prima di agosto.<br />

Il 31 maggio gli Austro-Ungarici iniziarono un tiro metodico di distruzione<br />

e l’aviazione colpì le retrovie italiane bombardando Udine,<br />

Cervignano e San Giorgio di Nogaro. L’attacco delle fanterie fu preceduto<br />

dalle squadre d’assalto nonché dall’uso degli aerei <strong>che</strong> mitragliavano<br />

a bassa quota. Lo schieramento italiano crollò inesorabilmente, la linea<br />

del fronte fu travolta in molti punti ed i soldati furono accerchiati.<br />

Alla fi ne di agosto il regio esercito sferrò una nuova offensiva, era la<br />

sua undicesima ed ultima prima della catastrofe di Caporetto. La medesima<br />

però aveva in<strong>con</strong>trato non pochi ostacoli: gli Austriaci difendevano<br />

il territorio palmo a palmo e opposero una resistenza durissima, in più<br />

il caldo e la sete misero a dura prova gli Italiani in primo luogo perché i<br />

servizi <strong>lo</strong>gistici non erano all’altezza. Le truppe erano stan<strong>che</strong> e al <strong>con</strong>tempo<br />

an<strong>che</strong> i comandanti. “Il ‘momento dell’eccitazione’ era svanito, e<br />

<strong>con</strong> esso an<strong>che</strong> il sogno di una potenza in ascesa. Si <strong>con</strong>tinuò a combattere,<br />

ma forse non fu più <strong>lo</strong> <strong>stesso</strong>, pur se rimase la <strong>con</strong>sueta determinazione<br />

<strong>dei</strong> soldati” (p. 440). L’offensiva d’agosto aveva provocato perdite<br />

spaventose: 143 mila Italiani e 110 mila Austro-Ungarici.<br />

Con il ritiro di intere armate dal fronte orientale, i Tedeschi ammassarono<br />

importanti <strong>con</strong>tingenti a ridosso del fronte isontino a sostegno<br />

degli alleati di Vienna e in previsione di un imponente attacco <strong>con</strong>tro<br />

gli Italiani. Per <strong>lo</strong> sfondamento furono impiegati soldati particolarmente<br />

motivati e <strong>con</strong>traddistinti da un odio antitaliano: Carinziani, S<strong>lo</strong>veni<br />

della Carniola e della Stiria, Croati della Dalmazia e dell’Erzegovina,<br />

Tirolesi e la “<strong>con</strong>sueta carne da cannone bosniaca”. “An<strong>che</strong> la dodicesima<br />

offensiva, dunque, s’inquadrava nella tipo<strong>lo</strong>gia della guerra etnica<br />

e speciale” (p. 506). Tra le truppe si diffuse la notizia della poca vo<strong>lo</strong>ntà<br />

di combattere degli Italiani e della <strong>lo</strong>ro stan<strong>che</strong>zza. Quando si scatenò<br />

la battaglia nell’alto Isonzo, oltre alle truppe motivate e decise a colpire<br />

inesorabilmente il nemico, vi erano le nuove armi adatte a demolire<br />

psico<strong>lo</strong>gicamente e materialmente gli avversari medesimi. L’artiglieria<br />

a lunga gittata colpiva le installazioni delle retrovie scatenando il panico.<br />

Gli attacchi della fanteria erano preceduti dall’emissione di gas e immediatamente<br />

intervenivano le cannonate <strong>con</strong> granate a gas urticanti e<br />

asfi ssianti dopodiché iniziava il martellamento delle bombarde e si <strong>con</strong>cludevano<br />

<strong>con</strong> i lanciafi amme tedeschi. Su quel fronte di montagna <strong>lo</strong><br />

s<strong>con</strong>volgimento regnava sovrano.<br />

Il bombardamento tedesco fu defi nito “eccellente e di effetto decisivo”,<br />

le protezioni italiane furono letteralmente spazzate via e alla fi ne<br />

intervennero le unità d’assalto <strong>che</strong> irruppero nelle linee nemi<strong>che</strong>. “La distruzione<br />

del sistema di comunicazione telefonica aggravata dalla nebbia,<br />

dalla rottura del fronte e dalla penetrazione in profondità dietro le linee<br />

italiane, facilitò l’attacco d’infi ltrazione <strong>che</strong> rese irreversibile il disfacimento<br />

del sistema difensivo italiano, distruggendo unità isolate dal grosso<br />

<strong>con</strong> l’aggirarle o il cir<strong>con</strong>darle” (p. 509). Era la rotta di Caporetto.<br />

Storico «<strong>con</strong>trocorrente»?<br />

A nostro avviso riteniamo di non poter accogliere tale eti<strong>che</strong>tta, fu<br />

piuttosto uno storico <strong>che</strong> non accettava le interpretazioni di comodo, ma<br />

ne proponeva altre, <strong>che</strong> spesso capovolgevano le <strong>con</strong>oscenze ormai cristallizzate,<br />

e pertanto erano <strong>con</strong>siderate “fuori dal coro”. Le sue analisi<br />

ed affermazioni propongono nuove letture <strong>dei</strong> problemi, <strong>che</strong> sovente,<br />

per opportunismo, si ritiene inopportuno ricordare ed affrontare. Così<br />

“(…) gli ingenui e gli epigoni della vulgata politically correct di <strong>con</strong>fi -<br />

ne preferirono credere <strong>che</strong> il male ed il sangue fossero giunti al <strong>con</strong>fi ne<br />

orientale dopo l’arrivo dell’Italia, dimenticando <strong>che</strong> lungo quel fronte<br />

c’era stato un prolungato bagno di sangue tra maschi adulti italiani, s<strong>lo</strong>veni<br />

e croati per la <strong>con</strong>quista della terra e di altro ancora” (p. 563). Nelle<br />

trattazioni <strong>con</strong>cernenti il <strong>con</strong>fl itto lungo l’Isonzo si tendeva ad accantonare<br />

le motivazioni etni<strong>che</strong> e nazionali di alcuni combattenti. “Dunque,<br />

l’indicibile della guerra a Nord Est, quel<strong>lo</strong> <strong>che</strong> faceva indietreggiare an<strong>che</strong><br />

i più attenti studiosi, era l’oscenità di una virulenza etnica presente<br />

e operante nelle fanterie slave e lucidamente incentivata dalle autorità<br />

politico-militari della Felix Austria nel quadro del suo impegno bellico<br />

<strong>con</strong>tro l’Italia”(p. 562). Era doveroso celare tale dimensione perché altrimenti<br />

sarebbe caduto come un castel<strong>lo</strong> di carte l’interpretazione <strong>che</strong><br />

presentava il 1918 – <strong>con</strong> l’arrivo dell’Italia e poi del fascismo nella Venezia<br />

Giulia – come l’inizio di tutti i mali e <strong>dei</strong> problemi. “Per questo,<br />

per poter <strong>con</strong>tinuare a dire quelle verità, era necessario <strong>che</strong> il resto tacesse”<br />

(p. 567).(kk)<br />

Anno VI / n. 47 del 6 febbraio 2010<br />

“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina<br />

IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina<br />

Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat<br />

edizione: STORIA E RICERCA<br />

Redattore esecutivo: Ilaria Rocchi / Impaginazione: Vanja Dubravčić<br />

Collaboratori: Daniela Jugo Superina, Kristjan Knez, Gianfranco Miksa, Barbara Rosi /<br />

Foto: Ivor Hreljanović, Kristjan Knez, Daniela Jugo Superina, Ivo Vidotto, archivio e internet<br />

La pubblicazione del presente supplemento, sostenuta dall’Unione Italiana di Fiume / Capodistria e dall’Università Popolare di Trieste,<br />

viene supportata dal Governo italiano all’interno del progetto EDITPIÙ in esecuzione della Convenzione MAE-UPT N° 1868<br />

del 22 dicembre 2008, Contratto 248a del 18/10/2006 <strong>con</strong> Novazione oggettiva del 7 luglio 2009<br />

Sabato, 6 febbraio 2010<br />

STORIOGRAFIA Manualistica in Croazia 1918 – 2004<br />

<strong>Sempre</strong> <strong>lo</strong> <strong>stesso</strong> fi lm <strong>che</strong> <strong>cambia</strong> <strong>con</strong> l’avvicendarsi <strong>dei</strong> diversi regimi<br />

Dalla prima pagina<br />

Si tratta di elementi come la prospettiva teleo<strong>lo</strong>gistica<br />

ossia la tendenza a individuare un presunto percorso<br />

lineare <strong>che</strong> tenderebbe verso un fi ne (in genere, l’instaurazione<br />

del<strong>lo</strong> Stato del momento) se<strong>con</strong>da la quale dietro<br />

a qualsiasi episodio storico si cela sempre <strong>lo</strong> stato sia<br />

esso quel<strong>lo</strong> della Jugoslavia oppure quel<strong>lo</strong> della Croazia;<br />

e poi la radicata idea della <strong>con</strong>tinuità storica ricercata<br />

an<strong>che</strong> lì dove non è presente (espressa attraverso la<br />

parola “sempre – uvijek”) soprattutto pensando a presunte<br />

identità collettive <strong>che</strong> compattamente attraverserebbero<br />

i secoli e arriverebbero fi no a noi; l’espressione<br />

religiosa, il deciso dualismo tra “<strong>lo</strong>ro” e “noi” (socialisti/<br />

fascisti, recentemente: croati/non-croati), artico<strong>lo</strong> <strong>che</strong><br />

inevitabilmente <strong>cambia</strong>va signifi cato di chi sono i “noi”.<br />

Prima era intesa come entità <strong>che</strong> raccogliesse i popoli<br />

della jugoslavia (“Mi jugoslaveni”), e quindi in diretto<br />

legame <strong>con</strong> la relativa linea del patriottismo socialistico<br />

jugoslavo. Poi l’artico<strong>lo</strong> ha preso funzione a identifi care<br />

il popo<strong>lo</strong> croato (“Mi hrvati”) <strong>che</strong> oggi si autodefi nisce<br />

in opposizione <strong>con</strong>tro gli ex <strong>con</strong>nazionali e altri popoli<br />

balcanici. E poi ancora la precisa immagine sul posto<br />

della donna, in termini patriarcali e maschilisti.<br />

G<strong>lo</strong>rifi cazione <strong>dei</strong> va<strong>lo</strong>ri bellici<br />

Un’altra interessata costante delle produzione manualistica<br />

croata <strong>che</strong> Petrungaro pone come esempio è<br />

la g<strong>lo</strong>rifi cazione <strong>dei</strong> va<strong>lo</strong>ri bellici, la celebrazione della<br />

guerra, del guerriero e i va<strong>lo</strong>ri patriarcali, come l’eroismo,<br />

il coraggio, il tradimento. Sono tutte strategie adoperate<br />

<strong>dei</strong> manuali scolastici al tempo dell’ex Jugoslavia,<br />

per g<strong>lo</strong>rifi care la Lotta Popolare di Liberazione,<br />

ereditate poi an<strong>che</strong> dalla Croazia per la guerra d’indipendenza.<br />

Per quest’ultime si tratta di presentazioni<br />

dettagliate delle battaglie, per il quale viene adoperato<br />

un linguaggio celebrativo soprattutto per i caduti, per le<br />

vittorie militari <strong>con</strong> tante foto di soldati, armi e bandiere<br />

<strong>che</strong> esaltano ogni più picco<strong>lo</strong> aspetto della guerra. E<br />

ancora ritratti di eroi di guerra <strong>che</strong> agli studenti vengono<br />

imposti come modelli <strong>con</strong> i quali identifi carsi.<br />

Nella so<strong>lo</strong> <strong>con</strong>clusione del volume, Petrungaro avverte<br />

<strong>che</strong> <strong>con</strong> un tale model<strong>lo</strong> di manualistica storiografi<br />

ca riservata alla scuole, dove sono presenti scene di<br />

morte, di violenza, di guerra, porta alla perdita della sensibilità<br />

da parte <strong>dei</strong> giovani. Accade quindi <strong>che</strong> i ragazzi<br />

per risolvere la diffi coltà di ogni giorno adottano la violenza”<br />

ha esposto Snježana Koren la quale infi ne si è auspicato<br />

<strong>che</strong> il volume dell’autore italiano sarà an<strong>che</strong> uno<br />

strumento utilizzato dai professori scolastici per comprendere<br />

meglio i tanti aspetti della storiografi a croata.<br />

Membri nel CdA, l’Unione Italiana<br />

propone Kristjan Knez e Ilaria Rocchi<br />

La Giunta esecutiva dell’Unione<br />

Italiana ha proposto la nomina<br />

di Kristjan Knez e Ilaria Rocchi<br />

quali membri del Consiglio<br />

d’Amministrazione del Centro di<br />

Ricer<strong>che</strong> Stori<strong>che</strong> di Rovigno in<br />

rappresentanza del fondatore. La<br />

nomina passa ora al vaglio dell’Assemblea.<br />

L’Unione Italiana<br />

detiene i diritti di fondazione del<br />

Centro di Ricer<strong>che</strong> Stori<strong>che</strong> di<br />

Rovigno, ai sensi della Legge sulle<br />

Istituzioni (“Gazzetta Uffi ciale<br />

della Repubblica di Croazia” N°<br />

76/1993, 29/1997 e 47/1999).<br />

Il ventinovenne Kristjan Knez,<br />

di Pirano, attualmente è laureando<br />

presso la Facoltà di Lettere e Fi<strong>lo</strong>sofi<br />

a dell’Università di Trieste<br />

(corso di laurea in storia). È socio<br />

effettivo della Comunità degli Italiani<br />

“Giuseppe Tartini” di Pirano,<br />

e dal giugno 2002 è pure membro<br />

del Consiglio della stessa. Dal novembre<br />

2002 è membro del Consiglio<br />

della Comunità autogestita<br />

della nazionalità italiana di Pirano.<br />

È <strong>con</strong>sigliere dell’assemblea<br />

dell’Unione Italiana, socio della<br />

Società Istriana di ar<strong>che</strong>o<strong>lo</strong>gia e<br />

storia patria di Trieste, della Società<br />

di Minerva di Trieste, della<br />

Società dalmata di storia patria<br />

di Venezia, dell’Istituto per la storia<br />

del Risorgimento italiano (Comitato<br />

di Trieste e Gorizia), della<br />

Sodalitas adriatico-danubiana (e<br />

segretario) e dal 2008 è socio corrispondente<br />

nazionale della Deputazione<br />

di Storia Patria per la Venezia<br />

Giulia.<br />

Collabora <strong>con</strong> la Società di studi<br />

fi umani di Roma, <strong>con</strong> la Fondazione<br />

“Antonio Colluto” di Portogruaro<br />

e <strong>con</strong> il Centro di ricer<strong>che</strong><br />

scientifi <strong>che</strong> della Repubblica di<br />

S<strong>lo</strong>venia di Capodistria. È collaboratore<br />

del quotidiano di Fiume<br />

“La Voce del Popo<strong>lo</strong>” (pagina culturale<br />

e inserto “Storia e ricerca”)<br />

ed ha <strong>con</strong>tribuito alla stesura di alcuni<br />

testi di carattere storico per il<br />

sito del Centro di documentazione<br />

multimediale della cultura giuliana,<br />

istriana, fi umana e dalmata di<br />

Trieste. Nel 2004, assieme ad un<br />

gruppo di intellettuali dell’Istria e<br />

di Fiume ha fondato la Società di<br />

studi storici e geografi ci di Pirano,<br />

ed è stato eletto presidente del-<br />

La cultura del ricordo<br />

Alla presentazione, Petrungaro, ha parlato, esprimendosi<br />

in perfetto croato, del perché della scelta di analizzare<br />

la storia croata attraverso i manuali scolastici: “Una<br />

delle ragioni – ha precisato – sta nel fatto <strong>che</strong> il manuale<br />

scolastico di storia è, per i più, l’unico libro di storia <strong>che</strong><br />

si legga nella vita. Il manuale di storia, notoriamente, passa<br />

tra le mani degli scolari, tra quelle <strong>dei</strong> <strong>lo</strong>ro insegnanti,<br />

è un elemento della storia rac<strong>con</strong>tata in classe. In questo<br />

modo riesce a raggiungere un vastissimo pubblico, rendendo<strong>lo</strong><br />

una sorta di best-seller tra i lavori storiografi ci.<br />

Questo è uno <strong>dei</strong> motivi <strong>che</strong> indu<strong>con</strong>o a prestargli attenzione:<br />

esso getta le basi di quell’approccio <strong>che</strong> si avrà in<br />

futuro nei <strong>con</strong>fronti del passato. Esso veicola infatti non<br />

soltanto informazioni bensì an<strong>che</strong> una cultura del ricordo.<br />

Si tratta di s<strong>che</strong>mi mentali, categorie e passaggi <strong>lo</strong>gici <strong>che</strong><br />

infl uis<strong>con</strong>o sul nostro modo di rivolgerci al passato, e <strong>che</strong><br />

a sua volta infl uisce sul modo <strong>che</strong> abbiamo di <strong>con</strong>cepire<br />

la nostra identità, soprattutto quella collettiva” ha rilevato<br />

l’autore il quale alla domanda quale <strong>con</strong>clusione ha tratto<br />

dalla ricerca e quindi, poi, dal saggio scientifi co, spiega:<br />

“Ogni punto <strong>con</strong>clusivo assume ovviamente differenti<br />

forme in differenti epo<strong>che</strong>, ma tra i risultati più interessanti<br />

della ricerca fi gura proprio la trasversalità di alcuni<br />

s<strong>che</strong>mi di pensiero e quindi di alcuni strutture va<strong>lo</strong>riali e<br />

infi ne narrative. Al di là delle rotture, an<strong>che</strong> la <strong>con</strong>tinuità<br />

ha il suo posto in questa storia. Lo s<strong>che</strong>ma rimane spesso<br />

<strong>lo</strong> <strong>stesso</strong>: se, ad esempio, nella prima Jugoslavia ad essere<br />

celebrata era la Prima guerra mondiale, nella Jugoslavia<br />

socialista era la Se<strong>con</strong>da, mentre attualmente è la guerra<br />

d’indipendenza degli anni Novanta. Un’altra <strong>con</strong>clusione<br />

di rilievo è <strong>che</strong> i manuali di ultima generazione rappresentano<br />

una svolta – e in meglio - rispetto alla manualistica<br />

del resto del seco<strong>lo</strong>. Alcuni autori si sono sforzati di aggiornare<br />

i propri lavori, avvalendosi delle acquisizioni internazionali<br />

in materia di pedagogia, manualistica e didattica<br />

storica. L’attenzione degli studiosi e della società civile<br />

dovrà ora <strong>con</strong>centrarsi sul piano politico e normativo,<br />

<strong>che</strong> è ciò <strong>che</strong> <strong>con</strong>diziona fortemente la manualistica: sono<br />

ora i piani e i programmi didattici <strong>che</strong> andrebbero in parte<br />

riscritti”, ha <strong>con</strong>cluso. Stefano Petrungaro intanto porta<br />

avanti la ricerca storiografi ca sulla Croazia in età <strong>con</strong>temporanea.<br />

La sua monografi a “Pietre e fucili. La protesta<br />

sociale nelle campagne croate di fi ne Ottocento” già pubblicata<br />

in Italiana per <strong>con</strong>to della casa editrice “Viella” di<br />

Roma nel 2009, è in fase di preparazione per l’edizione<br />

croata la quale dovrebbe uscire nel corso dell’anno.<br />

Gianfranco Miksa<br />

la stessa (ri<strong>con</strong>fermato nel 2008).<br />

Autore di diversi saggi e articoli,<br />

curatore di volumi e pubblicazioni,<br />

è, tra gli altri ri<strong>con</strong>oscimenti<br />

pluripremiato al Concorso d’arte e<br />

di cultura “Istria Nobilissima.<br />

Ilaria Rocchi di Fiume, classe<br />

1966, laureata in Storia a Trieste,<br />

è giornalista della “Voce del Popo<strong>lo</strong>”,<br />

redattrice responsabile della<br />

rubica culturale e curatrice dell’inserto<br />

“Storia e ricerca”. È docente<br />

di Storia alla Scuola media<br />

superiore italiana di Fiume, <strong>con</strong>sigliere<br />

dell’Assemblea e membro<br />

del Comitato esecutivo della<br />

Comunità degli Italiani. Collabora<br />

<strong>con</strong> la Società di studi fi umani<br />

di Roma; è tra gli autori delle<br />

monografi e “Tra storia e ricordi:<br />

110 anni di vita scolastica” (Scuola<br />

media superiore italiana – Fiume,<br />

Fiume 1998) e “Italiani a Fiume”<br />

(ed. Comunità degli Italiani,<br />

Fiume, Fiume 1996; e ried. 2006),<br />

coautrice della ricerca “Storia dell’istruzione<br />

media superiore italiana<br />

a Fiume dal 1945 ad oggi” (ed.<br />

Comunità degli Italiani di Fiume,<br />

Fiume 2008).

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