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Taste und More - Rivista Numero 1

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Una di queste narra che un giorno il vescovo, mentre passeggiava, vide una coppia di giovani che stavano<br />

litigando. Allora andò loro incontro porgendo una rosa, fiore che pare egli amasse più di ogni altro, e li<br />

invitò a tenerla nelle loro mani unite: l’atteggiamento sereno e il volto sorridente del buon vecchio e quella<br />

rosa sollevata nel gesto di donarla, calmarono i due giovani, che smisero subito di discutere. In seguito si<br />

sposarono e la loro unione fu così felice, che molte altre coppie di innamorati seguirono il loro esempio,<br />

al punto da indurre il Santo a dedicare un giorno dell’anno ad una benedizione nuziale generale.<br />

Un’altra versione della stessa storia, pare di origine anglosassone,<br />

dice che il santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo<br />

volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano<br />

dolci effusioni; da questo episodio si crede possa derivare anche la<br />

diffusione dell’espressione “piccioncini”.<br />

Poi c’è l’episodio forse più romantico di tutti:<br />

Sabino, un giovane centurione romano, un giorno vide a Terni una<br />

ragazza di grande bellezza e ne rimase ammaliato, al punto da chiederla<br />

in moglie. Sfortunatamente per lui, la bella Serapia apparteneva ad<br />

una famiglia cristiana ed i suoi genitori si opposero al matrimonio, dato che Sabino era pagano.<br />

Serapia, che ricambiava i sentimenti del giovane centurione, gli consigliò di fare visita al vescovo<br />

Valentino, già in odore di santità, come suol dirsi, affinchè ascoltasse dalla sua stessa voce il messaggio<br />

di Gesu’ Cristo, si convertisse e ricevesse il sacramento del battesimo. Cosa che Sabino, spinto<br />

dall’amore, fece. Purtroppo, nel frattempo, Serapia si ammalò di tisi, male praticamente incurabile<br />

all’epoca. San Valentino allora accorse al capezzale della ragazza ormai moribonda e alle suppliche di<br />

Sabino affinché non venisse separato dalla sua amata, il Santo battezzò il giovane e li unì in matrimonio.<br />

Subito dopo la benedizione i due caddero in un sonno beatificante ed eterno...<br />

E no, non un gran lieto fine, sono d’accordo con voi.<br />

Comunque sia, il mito di San Valentino e il suo ruolo di santo patrono dell’amore e degli innamorati,<br />

si diffusero rapidamente, soprattutto in Francia e in Inghilterra, dove, nel Medio Evo, era opinione<br />

comune che il 14 di febbraio fosse anche il giorno in cui iniziava la stagione di accoppiamento degli<br />

ucceli, cosa che contribuì ad associare a quel giorno ad alla commemorazione del santo, l’idea di una<br />

festa dedicata al romanticisimo.<br />

L’abitudine di scambiarsi messaggi romantici tra innamorati era già diffusa nel Medio Evo, anche se<br />

bisogna aspettare il 1400 per trovarne testimonianza scritta: quello che potremmo definire come il più<br />

antico biglietto di San Valentino, è un poemetto che Carlo, duca d’Orleans, inviò a sua moglie

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