Dicembre 2010 - ATRA
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la testimonianza<br />
atra orizzonti<br />
08<br />
basta che cambi una piccolissima variabile,<br />
assolutamente incontrollabile<br />
dallo sperimentatore perché il risultato<br />
non sia né affidabile né riproducibile,<br />
quindi anche non verificabile.<br />
Per quanto riguarda il condivisibile<br />
poi, è ormai da tempo, fortunatamente<br />
per la salute umana, per il<br />
benessere degli animali e per la dignità<br />
della scienza, che diversi esponenti della comunità<br />
scientifica mettono in discussione la validità della sperimentazione<br />
animale.<br />
Sempre di più ricercatori e clinici testimoniano la propria<br />
scetticità sull’utilità del modello animale nello studio<br />
di malattie umane.<br />
Non è più possibile ritenere altri animali inferiori all’uomo<br />
come dignità e come complessità anatomo-funzionale,<br />
non si hanno conoscenze complete e soddisfacenti<br />
tali da potersi permettere di manipolare a proprio piacimento<br />
il loro materiale genetico pretendendo di riuscire<br />
a ricreare in essi le stesse malattie che colpiscono l’uomo.<br />
Nel 2005, è stato messo a punto un protocollo per la propagazione<br />
in vitro del virus dell’epatite C che ha permesso<br />
per la prima volta dalla sua scoperta, nel 1989, lo studio<br />
dell’intero ciclo virale che così può essere studiato fin nei<br />
minimi particolari. È stato un grande passo avanti nella<br />
ricerca sull’HCV che ha permesso di elucidare molti<br />
aspetti della patologia completamente oscuri. Il virus dell’epatite<br />
C colpisce esclusivamente gli esseri umani ed in<br />
maniera più lieve gli scimpanzè, eppure numerosi laboratori<br />
stanno cercando di mettere a punto un modello murino<br />
geneticamente modificato che sia suscettibile all’infezione<br />
da questo virus.<br />
Attualmente seguo un progetto di ricerca volto a decifrare<br />
alcune caratteristiche della trasmissione del virus dell’epatite<br />
C nell’uomo all’Unité INSERM U966 a Tours,in<br />
Francia. La maggior parte dei progetti svolti in questo laboratorio<br />
hanno come scopo ultimo quello di trovare un<br />
vaccino sia contro l’HIV che contro i virus epatici. Anche<br />
qui ho avuto modo di discutere con colleghi e ricercatori<br />
delle mie idee sulla sperimentazione animale e sulla necessità<br />
di sviluppare sempre più metodi alternativi ad essa.<br />
Se delle volte sono riuscita ad intrattenere<br />
discorsi costruttivi anche con<br />
chi non è completamente contro la<br />
sperimentazione animale, mi sono<br />
resa conto che nell’ambiente scientifico<br />
regna una grossa ignoranza e<br />
molta ingenuità. Non esiste l’abitudine<br />
di porsi delle domande che vadano<br />
al di là dell’interesse personale<br />
del proprio progetto, non si mette in dubbio l’operato della<br />
scienza attuale e quando qualcuno cerca di spiegare il<br />
terrore che può nascondersi dentro laboratori che praticano<br />
la sperimentazione animale, la reazione dell’interlocutore<br />
è il rigetto quasi totale di questa realtà. Trovi anche<br />
chi, con la semplicità più disarmante del mondo, ammette<br />
di comprendere la tua riluttanza per la sperimentazione<br />
animale ma che un progetto di ricerca su uno scimpanzé<br />
può valerti una pubblicazione su Nature, una delle più<br />
grandi riviste scientifiche.<br />
Inoltre, per poter pubblicare un lavoro su una rivista scientifica,<br />
il laboratorio deve pagare per ogni pagina del manoscritto<br />
e più il giornale è importante più sarà costoso e, di<br />
consequenza non di libero accesso.<br />
Insomma, il sistema della ricerca scientifica non è di certo<br />
quello che mi aspettavo quando ho cominciato i miei studi<br />
e non smette di deludermi. Fortunatamente però, esistono<br />
persone che credono fermamente nell’inutilità della<br />
sperimentazione animale, che s’impegnano per difendere<br />
i diritti degli animali, per far aprire gli occhi dell’opinione<br />
pubblica. Ci sono medici e ricercatori che impegnano<br />
le proprie energie per sviluppare e validare metodi<br />
alternativi o che si applicano solo in progetti apertamente<br />
antivivisezionisti ed esistono dei fondi privati dedicati alla<br />
ricerca senza l’uso degli animali anche se questi non sono<br />
numerosissimi. Continuo a fare ricerca e mi auguro di poter<br />
proseguire con la speranza in un futuro migliore per la<br />
sorte degli animali e credo che l’arma più potente per avviare<br />
un vero cambiamento nella maniera di fare ricerca<br />
scientifica sia in mano ai governi internazionali.<br />
DOTT.SSA VALENTINA D’ARIENZO<br />
DOTTORANDA INSERM - FRANCIA